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Autore: ChrisAndreini    22/11/2020    3 recensioni
Cinque coppie, cinque cliché, tropes letterari e delle fanfiction ovunque, e un narratore esterno e allo stesso tempo interno che sembra attirare a sé le più assurde coincidenze e situazioni da soap opera.
Un gruppo di amici si ritrova a passare l'anno più movimentato della loro vita guidati dai propositi, dall'amore, e da una matchmaker che non accetta un no come risposta.
Tra relazioni false, scommesse, amici che sono segretamente innamorati da anni, identità segrete e una dose di stalking che non incoraggio a ripetere, seguite le avventure della Corona Crew nella fittizia e decisamente irrealistica città di Harriswood.
Se cercate una storia piena di fluff, di amicizia, amore, e una sana dose di “personaggi che sembra abbiano due prosciutti negli occhi ma che alla fine riescono comunque a risolvere la situazione e ottenere il proprio lieto fine”, allora questa è la storia che fa per voi.
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Corona Crew'
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Andare avanti significa affrontare

 

Sabato 6 Luglio 

Quando Clover si svegliò quella mattina, con il sole che filtrava dalle finestre, le braccia di Diego attorno al suo corpo, e un mal di testa allucinante, ci mise parecchi minuti a ricordare cosa fosse successo la notte prima, e avrebbe volentieri accettato un’amnesia.

Da quando era uscita da casa Sleefing, non c’era nulla che non rimpiangesse di aver fatto.

A partire dall’aver provato a soccorrere quella povera donna. Non si pentiva di essere riuscita, forse, ad aiutarla, ma era colpa sua se era stata accoltellata.

E tutto il resto… gahhh, come le era saltato in mente?!

Cosa l’aveva spinta ad aprirsi così con Diego?! Perché l’aveva fatto?! Era il momento peggiore per una cosa del genere. E la persona peggiore.

Forse Clover era così ribelle dentro che doveva necessariamente infrangere le regole, pure quelle che si era autoimposta?!

No, no, probabilmente era solo molto, troppo, fragile di suo, la notte scorsa.

Assonnata, spaventata… no, anzi… scossa per quello che era successo. 

…confortata dalla dolcezza e sensibilità del suo ex migliore amico e finto ragazzo…

No, Clover, svegliati! Era solo un sogno!

Non letteralmente… non era così in denial da credere che fosse stato davvero solo un sogno, ma era come se la serata del giorno prima fosse stata una bolla di pace in mezzo alla realtà, e quella mattina la bolla era scoppiata, Clover si era svegliata, e tutto sarebbe tornato esattamente come prima.

Non poteva andare in altro modo, Clover non aveva la forza di affrontare le conseguenze delle sue confessioni, e di quello che era successo dopo.

Solo a pensarci le sue guance si facevano rosse come peperoni.

Ma come le era saltato in mente?!

Clover cercò di riordinare i suoi pensieri e pensare al futuro invece che al passato.

Più in particolare all’immediato futuro, quello dove riusciva con abilità a districarsi dalle braccia di Diego, rivestirsi, e sparire da quella stanza come se non ci fosse  mai stata.

Chissà, magari se se la giocava bene poteva anche fare in modo che fosse Diego a credere che fosse stato solo un sogno.

Sì, era un’ottima idea.

Dopotutto Diego era stanco, si erano addormentati che probabilmente erano passate le sette.

A proposito… che ore erano?

A giudicare dal mal di testa di Clover non era un orario troppo avanzato, visto che aveva ancora sonno. Ma si doveva tener conto che aveva comunque sbattuto la testa, il giorno prima.

Clover valutò per un secondo l’idea che l’intera serata fosse solo un risultato di un’illusione provocata dalla botta, ma archiviò il pensiero abbastanza in fretta, visto che proprio in quel momento Diego la strinse con più forza e premette il volto sulla sua schiena, ancora profondamente addormentato, e facendola sobbalzare leggermente perché la schiena della ragazza era ancora piena di lividi.

Clover non si aspettava che fosse così appiccicoso. Forse per quello era ancora single?

…nah, qualsiasi ragazza sarebbe stata fortunata ad avere qualcuno come Diego accanto.

Ovviamente Clover si tirava fuori dall’etichetta di ragazza qualsiasi, in senso negativo.

Provò a staccarsi lentamente e senza fare movimenti bruschi, e riuscì con una certa difficoltà a districarsi dall’abbraccio di Diego e dargli un cuscino da abbracciare con tutta la forza che voleva.

Bisognava ammettere che era davvero tenero, addormentato e felice.

Quando erano piccoli avevano dormito spesso insieme, nella vecchia casa di Diego, e in quel momento, così vulnerabile e rilassato, Clover rivedeva il bambino che era stato più che mai.

La distrasse per qualche minuto.

Quando si riscosse, iniziò a guardarsi intorno in cerca della sua borsa, dei vestiti, e dei suoi effetti personali più importanti, cercando di fare il più silenziosamente possibile.

Recuperò con grande abilità il telefono, e mise i suoi pantaloni, un po’ sporchi di sangue ma non abbastanza da dare nell’occhio.

Purtroppo, la sua maglia era completamente inutilizzabile.

Si guardò intorno in cerca di una maglia di Diego da prendere in prestito per quella mattina, possibilmente evitando di aprire l’armadio che aveva la brutta abitudine di scricchiolare e svegliare Diego (la mattina dopo la sbronza del compleanno di Felix ne era una prova).

Alla fine riuscì a individuare la maglia che Diego aveva provato a prestarle prima che lei gli saltasse addosso, spiritualmente e letteralmente.

Non vedeva l’ora di uscire da quella stanza per riordinare meglio le idee e smettere di arrossire al pensiero. 

Purtroppo, proprio mentre finalmente prendeva l’ultimo pezzo del puzzle necessario ad uscire senza rimpianti (il più necessario, dato che col cavolo che avrebbe mostrato al mondo le sue cicatrici), qualcosa le sfiorò la benda sul fianco, e per poco non urlò, presa alla sprovvista.

Ma era solo Diego.

I suoi occhi stanchi erano fermi sul suo stomaco, reso perfettamente visibile dalla luce, e lo guardava con un sorriso rilassato e soddisfatto.

-Sono felice che la ferita non abbia ricominciato a sanguinare- commentò, con voce ancora impastata dal sonno, alzando poi la testa per incontrare lo sguardo di Clover, e ampliando il suo dolce sorriso.

Parecchie emozioni passarono nella mente e nel cuore di Clover quando lo guardò finalmente negli occhi.

Vergogna per aver pensato di scappare come una ladra.

Confusione totale per non aver pensato come prima cosa a mettersi la maglietta, quando per dieci anni la sua priorità assoluta era stata coprire le cicatrici in ogni momento, anche quando era sola.

Paura nel rendersi conto che il motivo per cui non le aveva coperte era che si sentiva a suo agio con Diego.

Sorpresa nel rendersi conto che non voleva scappare perché temeva la reazione di Diego, ma per non affrontare i propri sentimenti su tutta la situazione, perché di Diego ormai si fidava completamente.

Terrore, terrore puro, perché ora che Diego si era svegliato, le aveva sorriso, e continuava a trattarla come se fosse un essere umano anche adesso che le sue cicatrici erano completamente scoperte e illuminate, Clover si era appena resa conto, come colpita da un fulmine, che non aveva una cotta per lui.

Si era innamorata.

Era ufficialmente innamorata di Diego.

E sì, questo le provocava non poco terrore, vista la situazione in cui erano.

Si ritirò dal ragazzo come se si fosse scottata, arrossendo fino alla punta delle orecchie e indossando in fretta la maglietta, pronta a scappare come un coniglio senza neanche salutarlo.

Purtroppo la sua reazione non fece che svegliare del tutto Diego, che si mise a sedere e si stropicciò gli occhi.

-Scusa i modi rudi. Buongiorno, splendore- borbottò ridacchiando tra sé.

Clover si maledisse mentalmente per essersi innamorata di un tale idiota, e si maledisse ancora di più perché non aveva molta voglia di correggere l’uso del soprannome.

-Non volevo svegliarti. Torna pure a dormire- Clover gli diede qualche pacca sulla testa e afferrò la borsa pronta a scappare, sperando in tutti i modi di evitare una conversazione.

-Aspetta, che ore sono? Ti offro un caffè?- Diego però la fermò sui suoi passi, deciso a non farla andare via.

In effetti Clover era talmente di fretta che alla fine non aveva controllato l’orario.

Diede una veloce occhiata al cellulare.

-Sono le 10- gli fece presente. Avevano dormito meno di tre ore. Uff. -Dovresti tornare a dormire- gli suggerì poi, in tono zuccheroso, già davanti alla porta.

-Forse, ma anche tu… perché hai tanta fretta?- Diego era via via più sveglio, sia fisicamente che mentalmente, perché si rese finalmente conto che Clover stava chiaramente scappando, e lui sarebbe rimasto lì sedotto e abbandonato.

Clover fece un passo indietro.

-Non voglio continuare a disturbarti, non sto scappando- mentì, facendo un sorrisino davvero falso.

Diego inarcò un sopracciglio.

-Se non stessi scappando non usciresti mai così- le indicò il viso, e Clover si specchiò. 

In effetti era ridotta malissimo.

I capelli erano una massa terrificante comparabile a quelli di Anna appena sveglia in Frozen, il trucco sbavato le copriva interamente la faccia rassomigliante una maschera da clown, ma soprattutto… quella maglia sopra il resto stonava tantissimo.

Legò i capelli in una veloce coda e cercò di togliere al meglio il trucco.

-Se vuoi puoi farti una doccia, e io intanto vado a prendere due caffè- propose Diego, incoraggiante e, a tratti, speranzoso, forse? Nah, Clover stava solo immaginando ciò che avrebbe voluto immaginare.

Accettare quell’invito sarebbe significato cedere ai sentimenti che provava, e non poteva permetterselo. 

Ma non poteva andarsene senza aver messo le cose in chiaro.

-Grazie dell’offerta, Diego, ma quello che è successo ieri non cambia niente- gli fece presente, in tono freddo, lanciandogli un’occhiata ammonitrice.

Gli occhi di Diego ebbero un guizzo che Clover non riuscì ad interpretare, o forse non volle interpretare, ma poi accennò un sorriso, come se le parole di Clover non gli avessero fatto alcun effetto.

-Se non cambia nulla, perché scappi?- la provocò, lanciandole uno sguardo di sfida.

Non arrossire, non arrossire, non arrossire!

Aveva beccato completamente il punto, maledizione!

Clover distolse lo sguardo da lui.

-Non sto scappando, voglio solo tornare a casa perché la notte è stata dura, il letto è molto scomodo, e voglio fare un pisolino degno di questo nome- mentì, scorbutica, incrociando le braccia e riuscendo miracolosamente a non arrossire.

-Va bene, non ti trattengo in questo schifo di posto, allora- Diego provò a restare rilassato, ma la sua voce tradiva un grande fastidio, ed evitò a sua volta lo sguardo di Clover, battendo gli indici tra loro.

A Clover dispiaceva mollarlo così, ma era anche per il suo bene.

Non gli conveniva rimanere incastrato con una come lei.

-Buona giornata allora- lo salutò, aprendo la porta per uscire.

-Ti scrivo per farti sapere come sta la ragazza di ieri- fu il saluto di Diego, un po’ sottovoce.

Clover si sentì riempire il petto di calore (Diego mi conosce così bene!), e stringere la gola per il senso di colpa (perché continuo ad allontanarlo?).

Si limitò a fargli un cenno, con un piede già fuori dalla stanza.

-Grazie- rispose con voce indifferente, chiudendo poi la porta alle sue spalle.

Dovevano creare un premio per persona peggiore del mondo e darle il primo posto.

Fece un profondo respiro e rifletté su cosa fare.

Probabilmente sarebbe dovuta tornare a casa. Un autobus a quell’ora era fattibile. Ma non poteva prenderlo conciata in quel modo.

Magari poteva fare tappa in camera di Norman, ma era troppo vicina, era capace che Diego si rendesse conto che lei era ancora nell’edificio, e non voleva fare ulteriori brutte figure.

Il luogo più vicino era il Corona, e Max, a quell’ora, era sicuramente di turno, dato che era sabato.

Max… ecco la risposta.

Doveva assolutamente parlare con Max!

È vero, la regola numero 1 stabiliva chiaramente che era vietato rivelare della relazione finta a qualcuno, ma Juanita lo sapeva, ed era una persona dalla parte di Diego.

Quindi ci stava che Clover raccontasse tutto a Max, il suo migliore amico e persona più affidabile e rispettosa del mondo.

E poi, dopo aver distrutto in mille pezzi la regola numero 5, infrangere una volta la numero 1 non avrebbe di certo rovinato la sceneggiata.

Era deciso! Sarebbe andata da Max e si sarebbe tolta quel brutto peso dal petto.

E poi Max era bravo a truccare, sicuramente poteva aiutarla anche ad apparire presentabile.

Una volta era uscito con una truccatrice che gli aveva presentato proprio Clover. Le due si erano un sacco divertite a sperimentare su di lui e a insegnargli.

…poi lei lo aveva mollato perché gelosa proprio di Clover, e ovviamente Clover aveva scelto di restare amica di Max. Bah, una pessima fiamma.

Chissà se Manny la evitava per lo stesso motivo. Erano molti i ragazzi e le ragazze che vedevano Clover come una minaccia.

Clover scosse la testa per eliminare quei pensieri. Max era felice con Manny, e Clover era felice per lui. E poi aveva i propri problemi amorosi a cui pensare, ed erano molto più gravi.

Talmente immersa nei suoi pensieri, e tentando di non attirare l’attenzione, non si accorse del ragazzo che arrivava dalla direzione opposta delle scale, e sembrava distratto quanto lei.

Il risultato fu uno scontro all’altezza dei peggiori anime scolastici.

Solo che Clover aveva dormito tre ore, subito un’aggressione, e aveva ancora un fortissimo mal di testa, quindi cadde come una pera cotta all’indietro, rischiando di sbattere nuovamente la testa a terra.

-Ma sei scemo?! Guarda dove vai!- urlò al malcapitato, che si rivelò essere un sorpreso Mathi, che era rimasto in equilibrio per miracolo e trasalì vistosamente sentendola urlare.

-C_Clover!- esclamò, spaventato, affrettandosi a porgerle la mano per aiutarla ad alzarsi.

-Mathi? Ma quindi non sei tornato a casa per le vacanze? Sei sparito da un giorno all’al…- l’indagine di Clover si interruppe di scatto quando la ragazza, alzandosi per conto proprio (perché non aveva bisogno di un uomo, neanche Mathi, per alzarsi dopo essere caduta), si rese conto che la mano che Mathi gli aveva porto aveva una bruciatura recente sul palmo.

-Tutto bene? Che hai fatto alla mano?- chiese, prendendola e osservandola preoccupata.

-Ah!- Mathi la ritirò immediatamente, come se si fosse nuovamente scottato al contatto di Clover -Uh, nulla. Niente! Mi sono bruciato con il caffè, tutto qui- mentì, surclassando la questione come se non fosse niente di che, ed evitando accuratamente lo sguardo della ragazza.

Mathi era uno dei più bravi a mentire, nella Corona Crew. Clover si trovava spesso in difficoltà a capire quando era sincero e quando mentisse, ma quella volta fu davvero facile.

Anche perché quale caffè lascia bruciature perfettamente tonde?

Avrebbe voluto indagare di più, ma Mathi non glielo permise.

-Scusa, devo andare. Mi dispiace tantissimo per prima- afferrò gli oggetti  che gli erano caduti nello scontro e scappò in fretta via, superando Clover e dirigendosi probabilmente nella propria camera.

-Ehi, aspetta…- Clover provò a fermarlo, ma lui non la degnò della minima intenzione.

In circostanze normali lo avrebbe seguito e torchiato, ma al momento era decisamente troppo stanca, provata, e brutta per badare anche a lui.

Scosse la testa, afferrò la borsa, e si avviò verso il Corona, senza voltarsi indietro.

Non ci mise molto, dato che era dietro l’angolo, e appena arrivò ordinò un caffè da Sonja, al bancone, chiedendo di Max. 

La ragazza ebbe la delicatezza di non commentare l’aspetto terrificante di Clover, e si limitò a chiamare il collega, che dopo essere uscito dalla cucina e aver visto Clover, chiese immediatamente la pausa e incoraggiò l’amica a raggiungerlo sul retro per parlare. Clover fece appena in tempo a prendere il proprio caffè.

-Che diavolo è successo?!- l’aggredì Max, una volta lontani da orecchie indiscrete, preoccupato a morte.

-Ti riferisci alle ferite, ai vestiti, o al trucco?- chiese Clover, cercando di mettere ordine nella sua testa per capire da dove cominciare.

-A tutto quanto! Cosa è successo nelle sette ore che sono passate dalla nostra serata film ad adesso?!- chiese Max, facendola sedere e restando in piedi accanto a lei, in attesa di risposte.

-Solo sette ore? Sembrano passati mesi- commentò Clover, sorpresa, sbadigliando e prendendo un sorso di caffè.

-Clover…!- la incoraggiò Max, sempre più teso.

-Va bene va bene. Parto dall’inizio… sono quasi stata accoltellata ieri notte- cominciò ben poco rassicurante.

-COSA?!- il tono di Max superò quello dei momenti più acuti di Denny. Wow, si vedeva che erano fratelli.

-Lasciami spiegare…- provò a rassicurarlo, facendolo sedere accanto a lei e provando a calmarlo.

E spiegò.

Raccontò dell’aggressione, del viaggio in ambulanza, e di Diego che le aveva fasciato le ferite. Raccontò della deposizione al poliziotto, e di come Diego le avesse proposto di dormire da lui, dato che era più vicino e aveva la macchina. Evitò di raccontare le esatte dinamiche della sua conversazione con il finto ragazzo, e la questione delle cicatrici. Max non ne sapeva nulla, e confessarlo ad una persona bastava e avanzava. Ma ammise di essere stata a letto con lui.

E subito dopo averlo ammesso, prese il volto tra le mani, imbarazzata.

-Oh… capisco. Che serata!- commentò Max, una volta finito il racconto, sconvolto.

-Che faccio adesso, Max?!- si autocommiserò Clover, abbattuta.

-Beh, ti consiglierei di andare dalla ragazza per sapere come sta e posticipare qualsiasi impegno avessi lunedì, dato che devi andare in centrale- provò a proporre Max, incerto.

-Non sull’aggressione, su Diego!- lo corresse Clover.

-Beh, non sono affari miei quello che fai con il tuo ragazzo- Max alzò le spalle, un po’ imbarazzato ma in tono mite.

-Max, il problema è che mi sono innamorata di lui, sul serio- insistette Clover, autocommiserandosi ulteriormente e in maniera molto enfatica.

-Ottimo, visto che state insieme, no?- Max le diede qualche pacca sulla spalla, incoraggiante. Clover gli lanciò un’occhiataccia, poi si rese conto che in tutto il discorso aveva omesso un punto fondamentale, e non aveva spiegato a Max che lei e Diego non stavano insieme.

Fu giusto in procinto di aprire la bocca e ammetterlo, quando notò lo sguardo divertito di Max, e capì che la sua omissione non era necessariamente un errore.

-Tu lo sapevi!- esclamò, tirandogli un pugnetto sulla spalla, seccata.

-Sapere cosa?- chiese Max, facendo il finto tonto.

-Che è tutta una finta!- rispose Clover, ovvia, mettendo il muso e incrociando le braccia.

Mentre parlava della questione il suo sensore aveva notato che Max aveva capito della relazione, per questo lei non l’aveva esplicitata direttamente.

Il sorrisino colpevole di Max le diede ragione.

-Noooo, ma che dici? Perché, è una finta?- continuò a fare il finto tonto, guadagnandosi altri pugnetti isterici e ridacchiando tra sé.

-Se lo sapevi perché non mi hai chiesto niente?!- si indignò Clover, arrossendo per essere stata beccata così facilmente, ma sentendosi anche più tranquilla per non aver infranto di proposito la prima regola. E poi Max la tranquillizzava con la sua sola presenza.

-Perché sei la mia migliore amica, e pensavo che me l’avresti detto con i tuoi tempi- dopo la presa in giro, Max tornò serio e incoraggiante, come sempre.

-Beh, dovevo aspettarmi che tu l’avresti capito. Mi conosci troppo bene- sbuffò, rassegnata, sollevando lo sguardo verso il cielo limpido.

-E proprio perché ti conosco bene so che non useresti mai la parola con la A senza intenderlo. Sei innamorata di Diego, quindi?- Max tornò al discorso precedente, e Clover si riprese la testa tra le mani, pronta ad autocommiserarsi di nuovo.

-Sì, di brutto. Non ho mai provato niente del genere per nessuno ed è terribile. Come cancelli i sentimenti?- si lamentò.

Fortuna che non aveva fatto questa domanda a Norman, perché dopo il suo dissidio con Amabelle, era capace che le tirasse un pugno.

Ma tralasciando…

-Beh… io personalmente i sentimenti preferisco esprimerli, non cancellarli. Se Diego ti piace perché non provi a dirglielo, e magari rendere la relazione reale?- propose Max, il semplice Max, che tenero che era a proporre una cosa così infattibile.

-Max, non so se l’hai notato, ma io non sono te. I sentimenti non li esprimo, mai. Li imbottiglio in fondo al mio cuore e li lascio lì finché non esplodono mandando a monte la mia vita- gli fece notare, gesticolando furiosamente per far passare meglio il concetto.

Max la guardò eloquente.

Rimasero in silenzio per qualche secondo.

-No, sul serio, Max. Non ho intenzione di dirglielo- insistette poi Clover, pur consapevole che il consiglio di Max era effettivamente il migliore.

-Va bene, è una tua scelta. Ma perché? Magari anche tu gli piaci. Insomma, si imbarazzava a baciare qualcuno per cui non provava nulla, sicuramente non sarebbe andato a letto con te se non provasse anche lui qualcosa- provò a farla ragionare.

E aveva ragione.

Consciamente Clover sapeva che aveva ragione.

Ma aveva una profonda paura irrazionale, e non se ne sarebbe andata con i discorsi logici.

-Il punto non è lui, sono io!- obiettò Clover -Cioè… in realtà è anche lui. Il punto è che non voglio stare con lui perché sono un casino, e lui è fantastico, e non posso portare casino nella sua vita. L’ho già ferito abbastanza, io…- si interruppe. Non avrebbe voluto tirare fuori la questione delle lettere, ma il senso di colpa, ben imbottigliato in fondo al suo cuore, iniziava a premere per uscire.

-Quando mai l’avresti ferito? Se si esclude stamattina, sia chiaro- indagò Max, iniziando ad esasperarsi, ma restando gentile e comprensivo.

-Lascia stare, è una storia lunga. Comunque no, non glielo dirò. Almeno non prima del matrimonio di Miguel e Paola. Cercherò di farmi sparire questi sentimenti- decise, convinta del nuovo piano di azione.

Max sospirò.

-Vorrei dirti che sei una ragazza testarda che cerca ogni scusa per allontanare la propria felicità anche a costo dell’infelicità di chi la circonda, ma so che non cambierebbe molto, quindi fai quello che ti senti, ma pensa anche a quello che prova Diego, va bene?- le suggerì, cercando il giusto compromesso tra amico incoraggiante, e voce della ragione.

-Ne terrò conto- Clover alzò le mani, anche se non aveva la minima intenzione di tenerne conto -Grazie Max- sorrise poi all’amico, che ricambiò incoraggiante, dandole qualche altra pacca sulla spalla. Clover seppellì il volto sul suo petto come un gatto in cerca di coccole e conforto. 

Era davvero felice di essersi sfogata con lui, Max era davvero l’amico perfetto per questo genere di cose.

Anche se forse, per certi versi, troppo accomodante.

-Max, scusa se ti disturbo, ma tante ha urgente bisogno di te in cucina- l’arrivo di Sonja interruppe il momento.

Clover si sollevò e Max la lasciò andare, leggermente teso.

-Arrivo subito, Sonja, grazie di avermi chiamato- si affrettò a rientrare, dopo aver dato un veloce saluto all’amico.

Sonja esitò un po’ prima di rientrare, e guardò Clover.

La ragazza si preparò psicologicamente all’”occhiata”, quella che riceveva sempre dalle persone che credevano che lei e Max avessero del tenero.

Il giudizio e la gelosia malcelata che non mancava mai nei volti di chi provava o aveva provato qualcosa per Max.

Ma Sonja la stupì non poco, perché le sorrise, incoraggiante, e le porse una salvietta struccante e una trousse.

-Non so se sono il tuo genere di trucchi, ma spero ti possano aiutare. E se vuoi puoi usare il bagno dello staff- la incoraggiò sorridente.

Clover si sistemò un po’ i capelli, e prese la trousse un po’ imbarazzata.

-Grazie, ne ho bisogno- ammise, non osando immaginare come dovesse apparire all’esterno.

Sonja la precedette dentro, e Clover la seguì pensierosa.

Se Max non si fosse trovato così bene con Manny, anche lei, come Amabelle, avrebbe considerato Sonja come la ragazza perfetta per lui.

E poteva capire perché l’amico fosse così combattuto tra i due.

Ma aveva troppi problemi romantici personali per preoccuparsi anche di quelli di Max.

 

Venerdì 12 Luglio 

Max fissava incredulo un messaggio arrivato al cellulare da venti minuti buoni, mangiando distrattamente i popcorn che aveva preparato per la serata cinema, ma per quanto lo fissasse, non riusciva ancora a metabolizzare il suo contenuto.

“Clover: Scusa BFF, ma oggi non ci sarà alla serata film, un casino con la polizia, poi ti spiego tutto”

Il messaggio in sé non era neanche così sconvolgente, ma erano già le nove e mezza di sera, e per la prima volta, non c’era nessuno, neanche Denny, alla serata film.

Ed era la prima volta che l’evento del venerdì veniva cancellato così improvvisamente.

Max non sapeva bene che fare al momento. 

Di solito, anche le rarissime volte in cui Clover non aveva potuto partecipare a causa di un impegno, c’era almeno Denny.

Adesso Denny era chiuso in camera da giorni e non parlava con nessuno, se non per asserire con assoluta convinzione di stare bene e di essere solo stanco.

Max era preoccupato per lui, ma non voleva neanche insistere e pressarlo, quindi era rimasto in disparte. Magari poteva avvicinarsi a lui giocando insieme a qualche videogioco.

Solo che Max era davvero pessimo ai videogiochi, e Denny troppo competitivo, quindi rischiava di essere più un peso che un aiuto.

Sbuffò, incerto su cosa fare, e tolse il messaggio di Clover, al quale aveva prontamente risposto con un comprensivo “Non preoccuparti, recuperiamo. Spero che le cose con la polizia si risolvano presto”.

Prese pertanto la chat di Manny, per chiedergli un consiglio nella speranza di non disturbarlo troppo dal lavoro informatico.

 

Manny

Hey, ti disturbo? Come va a lavoro?

Heyyyyy, tu non disturbi mai

Anche se il lavoro è un po’ pieno al momento

Non vedo l’ora di finire u.u

Aww, mi dispiace. Se vuoi ti scrivo più tardi

Nono, va bene!!

Come va la serata cinema?

Siete in pausa?

Serata cinema un po’ vuota :(

Mi dispiace :(

Spero davvero di liberarmi un prossimo venerdì per partecipare

Il prossimo probabilmente no

Ma quello dopo sì, promesso!

Mi farebbe molto piacere, ma non rischiare

Non vorrei che ti licenziassero per colpa mia

Nah, non credo lo farebbero

È una cosa di famiglia dopotutto ;)

Ed è part-time quindi anche se mi licenziano ne sarà valsa la pena :P

Ahahah

Allora spero proprio che riuscirai a liberarti

Mi manchi

Anche tu ♥︎

Ci vediamo domani a colazione?

Prima che tu vada a lavoro

Sarebbe bello se un giorno venissi a trovarmi a lavoro

Ma tranquillo lo so che non ti piace il Corona

Un giorno prometto che ti dirò il motivo

Dammi solo un po’ di tempo, va bene?

Certo, prenditi tutto il tempo che ti serve

Ma sappi che sono un bravo ascoltatore e non giudico mai nessuno per nulla

Lo so, ho fatto jackpot con te

Sei meraviglioso ♥︎

Sono io ad essere fortunato ♥︎

Devo tornare a lavoro

Ti scrivo più tardi

A più tardi

 

Max sospirò sognante rileggendo i messaggi e i cuori. Non si rese neanche subito conto che con tutto quel complimentarsi a vicenda non aveva chiesto alcun consiglio su come parlare con Denny, ma non se ne pentì.

E poi il problema si risolse da solo.

Beh, più o meno.

Circa un minuto dopo aver finito di scambiarsi messaggi, quando Max stava valutando l’idea di vedersi da solo un documentario sull’archeologia, una vocina gli parlò da dietro il divano.

-Non c’è nessuno?- chiese, facendo sobbalzare Max così tanto che rischiò di cadere dal divano.

-Denny, non ti ho sentito arrivare. Come stai?- chiese al fratello, rimettendosi a sedere dritto e cercando di non sembrare troppo sorpreso che fosse fuori dal letto.

-Scusa il ritardo, non mi ero accorto dell’ora visto che non ho sentito nessuno arrivare. Aspettiamo Clover e continuiamo Friends?- suppose Denny, ignorando la domanda di Max e sedendosi vicino a lui, piccolo piccolo nel tentativo di occupare meno spazio possibile.

-Clover non c’è quindi la serata film è annullata. Però se vuoi vedere Friends possiamo vederlo insieme. Sono secoli che non vediamo qualcosa solo noi due- Max spiegò in fretta la situazione, e offrì i popcorn al fratello, che ne prese alcuni e se li mangiò famelico.

-Stavi chattando con Manny?- chiese Denny a sorpresa, senza guardare il fratello negli occhi.

Max si domandò da quanto tempo fosse lì, ma decise che era meglio non indagare. Certo che Denny se voleva era davvero silenzioso, avrebbe potuto fare il ninja.

-Sì, purtroppo stava lavorando. Ma ha detto che forse ci raggiunge tra due settimane- spiegò, illuminandosi speranzoso.

Denny studiò la sua espressione con curiosità, in stato di profonda contemplazione.

Max sperò di non avere qualcosa in faccia o tra i denti, e provò a risollevare un po’ l’atmosfera.

-Allora, metto Friends? Hai qualche stagione in particolare che preferisci?- chiese Max, prendendo il telecomando e preparandosi a sistemare la televisione.

-Max, posso farti una domanda?- lo interruppe il fratello, in un sussurro.

Max gli diede la più totale attenzione.

-Certo, qualsiasi cosa- si mise a completa disposizione.

Denny aprì la bocca, pronto a parlare, ma la richiuse subito, scuotendo la testa.

-No, non posso. Fraintenderesti, come fraintendono sempre tutti!- si richiuse a riccio, abbracciando stretto un cuscino.

Max solitamente non forzava mai nessuno ad aprirsi. Era nella sua natura. Non arrendevole, ma rispettosa. A tratti pure troppo. …forse un po’ arrendevole.

Ma ultimamente lasciar perdere, persino per lui, iniziava a diventare pesante.

Aveva lasciato perdere con Clover, non aveva mai insistito con Manny, né con Sonja. Ma Denny era suo fratello, e da quando aveva parlato con Mathi, il giorno in cui gli aveva rivelato del suo compleanno, si rendeva sempre più conto che il suo non insistere aveva portato il fratello a richiudersi sempre di più in sé stesso e non confidarsi con lui.

Lo aveva sempre lasciato solo il giorno del suo compleanno.

Pensava di lasciargli i suoi spazi, invece l’aveva abbandonato. Aveva abbandonato involontariamente la persona che più di tutte aveva sofferto della scomparsa della loro madre.

E voleva rimediare.

Mise una mano sulla spalla del fratello.

-Puoi parlarmi di tutto quello che ti senti, prometto che non fraintenderò- gli assicurò. Lui non giudicava, e cercava sempre di capire tutti. Denny più di chiunque altro.

Era l’unico nella Corona Crew che non aveva mai fatto battutine sulla sessualità di Denny.

Nonostante anche lui, come tutti, non credesse molto alla sua eterosessualità.

Ma non l’avrebbe mai forzato ad uscire dall’armadio.

E dubitava che sarebbe uscito tanto presto. Era ancora troppo in denial.

-Tu come hai capito di essere… insomma… bisessuale?- chiese Denny, decidendo di aprirsi, e sorprendendo non poco Max, che ritirò il pensiero precedente.

Si sarebbe aspettato tutto tranne quello, a dire il vero.

-Mmmm- si prese il mento, riflettendo su come iniziare. 

Era stato un lungo viaggio dalle prime avvisaglie fino al coming out ufficiale.

-Vabbè, se non vuoi parlarne non fa niente, chiedevo solo così, per curiosità, ma…- Denny provò a tornare sui suoi passi, seppellendo il volto nel cuscino che abbracciava, e iniziando ad alzarsi dal divano. Max lo fermò e lo tenne seduto.

-Credo di aver iniziato ad avere dei dubbi alle medie- ammise, riflettendo bene sulla questione.

Era vero che lo aveva capito ufficialmente a 16 anni, ma ci rifletteva già da parecchio.

-Alle medie? Così presto?- chiese Denny, sorpreso.

-Beh, lì mi sono venuti dei dubbi, ma non credevo fossero fondati. Insomma, mi piacevano le ragazze, e pensavo che probabilmente stavo fraintendendo quello che provavo per alcuni ragazzi. Pensavo di voler solo essere loro amico o qualcosa del genere, ma era strano- spiegò, provando a mettersi nei panni del sé delle medie. Che stupido che era stato.

-Strano in che senso?- chiese Denny, pendendo dalle sue labbra.

-Ricordi Brad?- chiese Max, un po’ incerto.

Denny si irrigidì.

-Vorrei averlo dimenticato- borbottò a denti stretti.

In effetti era impossibile non ricordare Brad, anche se nella Corona Crew c’era la regola implicita di non citarlo mai, per nessun motivo.

Purtroppo Max era quello che aveva sofferto di più a causa sua, e non gli sarebbe uscito tanto presto dalla mente.

-Lo so, anche io. Ma ti devo confessare una cosa… è stato la mia prima cotta maschile- ammise, sospirando.

Denny lo guardò ad occhi sgranati.

-Cosa?!- esclamò, sorpreso -L’omofobo che ha umiliato pubblicamente Felix costringendolo a fare coming out?! Il responsabile del cyberbullismo ai danni di Amabelle per secoli quando aveva confessato di essere pansessuale? Avevi una cotta per lui?!- Denny era quasi offeso.

Max alzò le mani in segno di resa.

-Avevo una cotta per quello che consideravo il mio migliore amico delle elementari e delle medie. Non volevo tirare fuori quello che ha fatto negli anni di liceo- si giustificò, sospirando sonoramente.

-Scusa, non volevo ricordare quelle cose- si rammaricò Denny, abbracciando stretto il cuscino.

Max lo guardò di sbieco, cercando di capire cosa gli passasse per la testa.

Non credeva che fosse un caso che avesse portato alla luce i guai che avevano passato alcuni membri della Corona Crew per via della loro sessualità. Max, per molto tempo, aveva avuto paura di fare coming out nel timore che si ripetessero. Forse per Denny era lo stesso. Forse uno dei motivi per cui aveva paura di ammettere la sua palese omosessualità era anche per via di Brad.

-Denny...- voleva dirgli che non c’era nulla di male ad essere sé stessi, e che era Brad ad essere in torto, ma si interruppe. Aveva promesso al fratello che non avrebbe frainteso.

-Cosa?- Denny lo incoraggiò a parlare. Max ritornò all’argomento principale.

-Quando avevo una cotta per “tu-sai-chi”, mi sono chiesto se fosse possibile, e gliene ho parlato. Certo, non gli ho detto che avevo una cotta per lui, non l’ha mai saputo, anche perché ho fatto coming out solo dopo che se n’era già andato dal gruppo, ma gli ho chiesto se secondo lui è possibile avere una cotta sia per ragazze e ragazzi, e, non ti dico cosa mi disse, ma mi convinse di essere solo confuso. Dopotutto le ragazze mi piacevano, ne ero completamente certo- continuò il racconto.

Denny lasciò andare un po’ il cuscino, abbassando metaforicamente anche le proprie difese.

-Poi?- lo incoraggiò a continuare, curioso.

-Arriviamo al liceo, a Clover, e a Friends. Troppe cotte tra personaggi carini, maschi e femmine, e la cotta per il ragazzo seduto dietro di me a lezione. Tanta, tantissima confusione. Non nego che capire sé stessi è la cosa più difficile del mondo, soprattutto quando si tratta della propria sessualità- solo al ricordo di tutti i drammi mentali che si era fatto in quel periodo gli tornava il mal di testa.

-Perché è così difficile?!- commentò Denny, sbuffando seccato.

-Me lo sono chiesto anche io, ma posso dirti la conclusione a cui sono arrivato?- si avvicinò al fratello, provando a trasmettergli il più possibile la propria partecipazione.

Denny annuì, quasi supplicante.

-In realtà è semplice, siamo noi a complicarlo. Pensiamo a quello che vogliono gli altri, a come potrebbero reagire, a come la nostra vita cambierebbe se fossimo qualcosa di diverso da quello che la gente si aspetta. Ed è questo a bloccare la nostra mente- suppose, pensando alla propria esperienza.

-No, non può essere così semplice- Denny scosse la testa, per niente convinto.

-Eppure per gli etero lo è. Non hanno neanche bisogno di fare coming out. Loro si prendono cotte per il sesso opposto, non si prendono cotte per lo stesso sesso, e vivono la vita indisturbati e senza farsi drammi- gli fece notare Max, alzando le spalle.

Beati gli etero.

Denny scosse la testa con più forza.

-Magari anche gli etero hanno dei dubbi, ogni tanto. Magari non capiscono bene i propri sentimenti, o hanno delle fasi, oppure…- provò a giustificarsi, a tornare sui suoi passi.

Max avrebbe dovuto lasciar perdere, ma non ce la fece.

-Forse- gli diede il beneficio del dubbio -Ma se si pongono dei dubbi, la maggior parte delle volte sono fondati. Perché i dubbi vengono dal cuore, e se il tuo cuore ti dice qualcosa, difficilmente sbaglia- gli suggerì, con un sorriso incoraggiante.

-Non hai ancora risposto alla mia domanda- Denny tornò all’argomento principale, stringendo più forte il cuscino.

-Quale?- Max pensava di essere stato abbastanza esaustivo.

-Quando hai capito, con assoluta certezza, di essere bisessuale?- ripeté Denny, più deciso.

Max non ci pensò per molto.

-Immagino quando Timmy mi ha baciato, alla festa di Halloween. Ero confuso, e spaventato, ma ho capito subito che tutti i miei dubbi erano fondati. È stato magico- non era durata molto, con Timmy, ma portava comunque il ricordo nel cuore.

-Magico?- Denny sembrava chiedere dettagli.

-Era giusto. Piacevole. Non è stato strano o disgustoso, o sbagliato come quella volta che Amabelle mi ha convinto a baciarla al gioco della bottiglia per farla vincere- Max rabbrividì al ricordo -Lui mi piaceva, io gli piacevo, e ho pensato… perché dovrebbe essere sbagliato, o solo una fase? Segui il tuo cuore- concluse il discorso.

Denny sembrava davvero toccato dall’argomento.

Fissava Max come se avesse aperto gli occhi per la prima volta.

-Non avevi paura?- chiese, incredulo.

-Ero terrorizzato. Soprattutto dopo quello che era successo ad Amabelle e Felix. Ma sono felice di aver affrontato la mia paura, ed essere andato avanti. E ora sono un orgoglioso bisessuale con un ragazzo meraviglioso- diede una pacca sulla spalla del fratello, che abbassò la testa, e fissò con ardore le proprie scarpe.

-Non hai mai pensato di essere gay?- la voce di Denny era un sussurro così flebile che a malapena si sentì.

-Sì, certo, per un breve periodo. Quando ero confuso. Ma non è durato molto. Le donne mi piacciono quanto gli uomini, non c’è dubbio al riguardo- e il passato amoroso di Max non poteva che confermarlo.

Denny rimase completamente in silenzio per almeno un minuto.

Al ché Max decise di cambiare argomento.

-Vuoi vedere Friends?- propose, frenandosi con difficoltà dall’indagare sul motivo che aveva portato il fratello ad indagare sulla questione.

Denny annuì, e Max mise il primo episodio della seconda stagione.

Dopo un paio di episodi, Denny si alzò.

-Credo che andrò a dormire- asserì, iniziando a dirigersi in camera.

Si fermò poi sui propri passi, e si girò verso Max, incerto.

-Posso farti un’altra domanda?- chiese, preoccupato.

-Ovviamente- gli concesse Max, incoraggiante.

-Hai visto Mathi, di recente? Come sta?- chiese, torturandosi le mani e non guardando il fratello negli occhi.

Max cercò di ricordare.

In effetti non aveva visto Mathi ultimamente, solo qualche giorno prima, al Corona. Era entrato per prendere un caffè da portar via ed era stato evasivo tutto il tempo di attesa, rispondendo monosillabico alle domande di Max e non guardandolo negli occhi.

Prima di andarsene, gli aveva chiesto sottovoce come stesse Denny, ma era sparito prima che Max potesse dargli una risposta esaustiva dopo il “sta bene” di cortesia.

Sicuramente era successo qualcosa tra i due.

-Sta bene, penso- rispose, sperando che almeno con Denny avrebbe potuto elaborare, ma il fratello annuì, facendosi bastare la risposta.

-Bene, buonanotte- e si eclissò in camera impedendo a Max di continuare.

Max lasciò perdere, e tornò alla televisione.

Sperava davvero di aver aiutato in parte il fratello. Andò in cucina e pulì la ciotola ormai vuota di popcorn. 

Era ancora presto per andare a dormire, così prese il computer e controllò il sito dell’università per aggiornamenti, poi entrò nel blog di fiori, dove ormai passava almeno due volte al giorno per chattare con Strelitzia. Si scambiavano un sacco di storie sui fiori e i miti, e qualche cosa che era accaduta nelle loro vite, senza andare troppo nel dettaglio.

Era un amic* di penna davvero importante, per Max. Era molto felice di averci stretto un rapporto così stretto in poco tempo.

Aprì per abitudine la chat privata con Strelitzia: 

 

Sono diventato uno psicologo

Ultimamente sembra che tutti i miei amici mi chiedano consigli sulle relazioni

Forse più che uno psicologo un terapista di coppia?

Che fiore consiglieresti a qualcuno che deve fare coming out?

 

Sapendo che difficilmente Strelitzia sarebbe stat* online, controllò altre sezioni, e consigliò qualche fiore qui e lì.

La risposta, però, arrivò prima di quanto pensasse.

 

Strelitzia: Un Garofano verde, senza ombra di dubbio

Strelitzia: Oscar Wilde insegna!

Giusto, mi era sfuggito Oscar Wilde

Buonasera

Strelitzia: Buonasera Gelsomino

Strelitzia: Qual buon vento ti porta online a quest’ora di venerdì?

I piani per la serata sono andati in fumo

E mi prendo una pausa dal lavoro di terapista guardando tanti bei fiori

Strelitzia: Anche io sono in pausa da lavoro

Strelitzia: Sfiancante

Strelitzia: Odio il turno di venerdì sera

Dai, almeno non è sabato

Io lavoro quasi sempre il sabato e la domenica sera

Strelitzia: Che mostro di capo

Nah, l’ho chiesto io

Porta il cibo in tavola

Strelitzia: Il cibo in tavola è importante

Strelitzia: Già che ci siamo, mi consigli un fiore per ottenere il favore di qualcuno?

Il fiore preferito di quella persona

Strelitzia: Lol, giusto

Strelitzia: Allora, nei miei cinque minuti di pausa, di che vuoi parlare?

Ortensie, mi incuriosiscono

Strelitzia: Fiore interessante…

 

Passarono almeno dieci minuti a parlare di fiori, poi Strelitzia fu costrett* ad andarsene.

Max era molto più rilassato dopo quella conversazione.

Però, più parlava con Strelitzia, più si rendeva conto che aveva qualcosa di decisamente familiare, anche se non avrebbe saputo dire cosa.

Ma era come se conoscesse la persona dietro a quel nome.

Scosse la testa, era improbabile.

Tra sette miliardi di persone nel mondo, era del tutto impossibile che avesse incontrato in un sito una persona che conosceva nella vita reale.

Eppure doveva essere abituato alle mistiche coincidenze della sua vita.

 

Lunedì 15 Luglio 

-Questo no, ha una faccia strana!- esclamò Amabelle scuotendo la testa.

-Cosa ha a che fare la faccia con la sua capacità di prendersi cura di un cane?!- chiese Petra, seccata, scartando però il possibile acquirente.

Non è che non avesse capito cosa Amabelle aveva in mente, ma era davvero curiosa di sentire le sue sempre più sciocche scuse.

Erano sole in casa di Petra, perché gli uomini erano a lavoro, e Bonnie a fare shopping. Pertanto avevano portato Charlotte in camera per farla svagare un po’ in compagnia, con loro e Fallon.

-Come la carica dei 101 ci ha insegnato, i cani devono assomigliare ai propri padroni per essere tenuti con cura- Amabelle prese Lottie e se la mise vicino, comparandosi in questo modo a lei, ed esibì gli stessi occhi da cucciolo.

-Quindi dovremmo trovare una vecchietta tenera, dato che Charlotte ha il pelo bianco- Petra finse di non capire il sottotesto dell’affermazione di Amabelle, e tornò al portatile per controllare altre persone che avevano risposto alla sua richiesta.

-È curioso che tu lo dica, proprio ieri ho proposto alla signora Lucie di adottare Lottie, ma purtroppo il cane di Gevvie non è molto amichevole con gli altri animali, quindi ha dovuto rifiutare a malincuore- ammise Amabelle, ripensando alle due adorabili signore della Fiera di New Malfair.

-Peccato, sarebbe stata in ottime mani. Oh, che ne dici di questa ragazza?- Petra girò il portatile per mostrare la foto di una ragazza con i capelli ricci tinti di bianco e gli occhi bicromatici che sembrava praticamente la versione umana di Charlotte.

-No! Quella tipa fa il DAMS con me e mi sta antipatica a pelle- Amabelle cestinò la richiesta senza neanche permettere a Petra di replicare, e l’amica sospirò, seccata.

-Amabelle, dì semplicemente che non vuoi far adottare Lottie, invece di trovare sempre scuse- la provocò, spostando il portatile dalla sua portata per evitare che cancellasse anche il resto delle richieste.

Amabelle fece il muso, e accarezzò il cane.

-Vuoi davvero privarmi dell’unico animale oltre a Fallon che non mi odia?! Non hai un cuore?!- strinse con forza Lottie, che non sembrò affatto seccata dall’affetto estremo, e anzi imitò il suo sguardo afflitto.

Non c’è che dire, erano fatte l’una per l’altra.

-Se sei disposta a nasconderla in casa tua fai quel che vuoi, ma la tieni da me, e Mirren inizia a sospettare qualcosa. Senza contare che se Bonnie la vedesse potrebbe finire molto male- le ricordò Petra.

Amabelle posò il cane a terra, che tornò da Fallon e cominciò a giocare con lei.

Ultimamente Fallon stava molto meglio. Era sempre acciaccata, ma le medicine stavano facendo effetto, ed era l’unica consolazione rimasta a Mirren, quindi Petra era davvero felice che fosse al suo fianco.

-Hai ragione, Petra…- ammise Amabelle, pensierosa.

Petra fu presa in contropiede dalla sua arrendevolezza. Non era affatto un comportamento da Amabelle.

Che il suo litigio con Norman l’avesse fatta maturare, finalmente? 

-Dobbiamo assolutamente cacciare Bonnie da casa! Operazione smatchmakers 2.0 inizierà da adesso!- no… evidentemente no.

Però l’idea di un’operazione smatchmakers non era male, se si trattava di Bonnie.

Il problema, in tutto ciò, era Amabelle.

-Meglio di no, non sei molto brava a separare le coppie, finiresti per farli stare insieme più del normale- la scoraggiò.

-Ow, Tray, mi ferisci! Pensi non sia brava a scoppiare le coppie?- Amabelle tornò a fare il muso.

-No- risposte Petra, franca, tornando a guardare le richieste sul computer.

-Questo significa… che pensi che sia brava ad accoppiare le coppie! Awww, Tray!!- Amabelle fraintese il commento e abbracciò l’amica, che provò a non arrossire ma fallì miseramente.

Non era assolutamente quello il significato del suo messaggio, ma vabbè.

Purché Amabelle non si immischiasse nei fatti di Bonnie e di suo padre.

-Magari potrei aggiungere tuo padre all’operazione Matchmakers, lo faccio innamorare di qualcuno così molla Bonnie!- si propose, provando a battere le mani.

Petra la fermò in tempo.

-Non ci provare nemmeno! Se Bonnie scopre che ha un’altra prima del divorzio si becca tutti i soldi, come da accordo prematrimoniale- spiegò, spaventata dalla possibilità.

Non perché temesse di diventare povera, ma non voleva che Bonnie diventasse troppo ricca.

Era stato un accordo davvero geniale, perché di solito Brogan finiva sempre per lasciare una moglie per un’altra.

Ma Petra e Mirren si stavano battendo molto per impedire che accadesse lo stesso anche a Bonnie.

-Oh… è furba la ragazza- Amabelle si sgonfiò come un palloncino, buttandosi sul letto abbattuta.

-Già, quindi troviamo qualcuno di buono per Charlotte ed evitiamo che Bonnie provi a farle del male- Petra tornò al computer, e incoraggiò Amabelle a fare altrettanto.

-Uffi, io voglio stare con Lottie! E anche Lottie vuole stare con me, vero Lottie?- Amabelle la prese come un peluche, e per tutta risposta Charlotte le leccò il naso, affettuosamente.

-Visto? Mi ama!- Amabelle si fece leccare con gioia. Petra sospirò.

Era passato quasi un mese da quando l’avevano adottata, e Petra iniziava ad affezionarsi davvero tanto alla cucciolotta. 

Era giocosa, piena di energia, affettuosa e dolcissima. Un po’ indisciplinata, ma Petra la stava lentamente addestrando, ed aveva imparato a fare i suoi bisogni in giardino e a non abbaiare a sproposito, un grandissimo risultato.

Ma non poteva tenerla chiusa nella legnaia per sempre. Meritava un padrone affettuoso che potesse darle tutte le attenzioni e lo spazio di cui necessitava.

Ma anche lei, come Amabelle, era sempre più restia a cercare la persona giusta.

Il suono della porta d’ingresso che si apriva, seguito da una voce irritante che parlava al telefono fece sobbalzare le due ragazze, che si affrettarono a nascondere Lottie sotto al letto e ad uscire dalla stanza per controllare.

Facendo spuntare la testa dalle scale, notarono che Bonnie era appena rientrata, con parecchie buste di negozi di marca e il telefono tenuto in equilibrio precario sulla spalla.

Iniziò a salire le scale senza accorgersi delle due ragazze, che si nascosero in fretta in bagno per evitare di essere beccate a spiarla.

-Allora, che facciamo?- chiese sottovoce Amabelle.

-Di solito dopo lo shopping prepara un bagno caldo, sistema i vestiti nell’armadio, e poi si fa un trattamento di bellezza, o qualcosa del genere- spiegò Petra, ricordando le abitudini dell’odiata matrigna.

-Bene, allora che facciamo?- ripetè Amabelle, un po’ preoccupata.

Petra fece spuntare la testa dal bagno e controllò la camera di Bonnie, ovviamente chiusa, dove sicuramente Bonnie era entrata.

Prima che potesse dare il via libera ad Amabelle per tornare in camera sua, la porta della stanza controllata si aprì di scatto, e Bonnie uscì, in accappatoio e ancora parlando al telefono, lasciando la porta socchiusa dietro di sé. Credeva probabilmente di essere sola in casa.

O forse semplicemente non si curava affatto della presenza di Petra e Amabelle.

Petra non si fece comunque vedere, e aspettò che entrasse nel suo bagno privato prima di fare cenno ad Amabelle di seguirla.

Uscirono silenziosamente dal secondo bagno e si avviarono in fretta in camera, chiudendo poi la porta alle proprie spalle.

Entrambe tirarono due profondi sospiri di sollievo simultanei.

-Perché mi è venuta così tanta ansia? Era solo Bonnie- osservò Amabelle, sorpresa.

-Ma se scopre Charlotte è finita, quindi prendila e riportala nella legnaia prima che Bonnie finisca il bagno o torni in camera per qualche motivo- Petra mise fretta all’amica, che si affrettò a piegarsi per prendere Charlotte, lasciata sotto il letto.

Petra rimase a controllare il corridoio per assicurarsi che Bonnie non le vedesse.

Poi accaddero due cose nello stesso istante.

-Petra, Charlotte non è sotto il letto!- esclamò Amabelle preoccupata.

E una palla di pelo bianca passò davanti a Petra, dirigendosi allegramente verso la camera di Bonnie, dove entrò prima che Petra potesse elaborare ciò che aveva visto.

Ci fu un istante di silenzio mentre le informazioni si registravano nella sua mente.

La ragazza si voltò verso Amabelle, che intuì dal suo sguardo cosa aveva appena visto.

-Fancangelica!- poi entrambe imprecarono la loro ship preferita di Gorgeous, e fecero spuntare la testa dalla porta per controllare la camera di Bonnie e il bagno dove la donna era chiusa.

-Va bene, tu controlla Bonnie, io vado a riprendere Lottie- Petra dettò ordini con determinazione, e Amabelle eseguì senza la minima obiezione, anche se la distribuzione dei compiti non era necessariamente la migliore.

Amabelle era goffa e rischiava di farsi beccare. Petra poteva più facilmente distrarre Bonnie nel caso avesse tentato di uscire prima.

Ma Petra si era accorta che Lottie non ascoltava mai gli ordini di Amabelle, quindi era lei ad avere più probabilità di recuperarla velocemente e senza vittime.

Purtroppo, quando entrò con attenzione nella stanza di Bonnie, le vittime c’erano già state. Parecchie vittime, perlopiù vestiti.

E un paio di scarpe.

In parole povere, tutto lo shopping di Bonnie era diventato un insieme di coriandoli.

Come avesse fatto una cagnolina così piccola a fare un macello simile in poco meno di un minuto era inspiegabile, ma continuava ad andare da una parte all’altra facendo casino, e Petra doveva assolutamente fermarla e recuperarla prima che Bonnie tornasse o era la volta buona che faceva fuori sia lei che Petra.

-Charlotte, fermati subito e vieni qui!- le impose, in tono autoritario ma la cagnolina era davvero su di giri.

Lanciò un’occhiata alla porta per controllare il bagno, ma Amabelle era davanti alla porta con l’orecchio appoggiato e la faccia schifata, quindi probabilmente Bonnie stava cantando in vasca, e significava che c’era ancora del tempo.

-Charlotte! Vieni qui!- impose alla cagnolina, alzando un po’ la voce.

La camera, dopotutto, era insonorizzata.

Lottie però non le diede ascolto.

Per fortuna le venne in soccorso Fallon, che la raggiunse quieta, e abbaiò raucamente per rimbrottare la cucciola.

Come sotto una specie di incantesimo, Charlotte smise di correre e abbaiò di rimando.

Petra approfittò della sua distrazione per gettarsi su di lei e afferrarla prima che potesse scappare di nuovo.

Poi ringraziò in fretta Fallon con una carezza sul capo e uscì dalla stanza velocemente, facendo cenno ad Amabelle di raggiungerla per scendere insieme le scale, andare in giardino e nascondere Charlotte.

-Tutto bene?- le chiese Amabelle preoccupata, all’orecchio.

-Le hai dato degli zuccheri?- indagò Petra lanciandole un’occhiataccia.

Il volto colpevole e rosso di Amabelle fu una risposta soddisfacente.

Avevano appena raggiunto la legnaia quando un urlo spaccatimpani le fece sobbalzare.

-Non osare mai più darle degli zuccheri!- esclamò quindi Petra, stringendo forte Charlotte come a proteggerla dalle urla… e per evitare che combinasse qualche altro casino.

-Cosa ha combinato?- chiese Amabelle, confusa e anche molto curiosa.

-L’orrore… l’orrore…- rispose Petra, rabbrividendo per i flashback del Vietnam.

-Avrei tanto voluto vederlo- gli occhi di Amabelle invece erano brillanti e soddisfatti.

E obiettivamente anche Petra era soddisfatta.

Dopotutto aveva appena visto davanti ai suoi occhi il sogno della sua vita. Il pensiero della sofferenza e il fastidio di Bonnie la faceva gongolare con sadico divertimento.

Ma non c’era niente da ridere, se si pensava alle conseguenze.

-Dobbiamo trovare qualcuno che la adotti il prima possibile… e addestrarla anche- commentò, posando il cane esagitato sulla sua cuccia di fortuna e cercando un vecchio giocattolo di Fallon per farla divertire.

-Secondo me ti preoccupi troppo- provò a rassicurarla Amabelle, accarezzando soddisfatta Lottie.

Forse aveva ragione, ma Petra aveva un brutto presentimento.

Sperava davvero che non ci sarebbero state conseguenze troppo gravi per quella bravata.

 

Martedì 16 Luglio

Felix si era preparato a quel momento con ogni fibra della sua concentrazione e impegno. 

Ed era stato davvero difficile, dato che senza l’aiuto di Mirren studiare era sempre stato quasi impossibile, per lui.

Soprattutto in quel momento dove ogni cinque minuti sentiva il bisogno di fare una pausa caffè o sigaretta.

Insomma, dalla rottura momentanea con Mirren la sua vita stava decisamente andando a rotoli.

Ma, grazie a forze misteriose, era comunque riuscito a laurearsi.

Si era distratto un paio di volte durante l’enunciazione della tesi, e aveva rischiato un attacco quando la referente gli aveva chiesto dei ready-made, perché la sua mente era andata a Mirren e al loro litigio, ma alla fine era riuscito a concentrarsi abbastanza, e a portare a casa un sudatissimo 102, che era molto più di quanto si aspettasse considerando il suo percorso discontinuo.

Dopo aver ricevuto i complimenti della famiglia, dei professori, e tutti i gesti di rito necessari prima di uscire definitivamente dall’aula e non rientrare mai più, Felix finalmente riuscì a prendere una boccata d’aria, e la prima cosa che fece, andando in un angolo isolato fuori dall’edificio vicino alle scale antincendio, fu prendere una sigaretta e riordinare le idee.

Il programma per smettere che gli aveva fornito Mirren era ormai stato completamente dimenticato, ma chi poteva biasimarlo? Ultimamente la sua mente era un casino e ne aveva davvero bisogno.

Non quanto aveva bisogno di Mirren, però.

Il loro rapporto era tossico? 

A volte Felix si chiedeva se non dipendessero troppo l’uno dall’altro, o se fosse solo lui a dipendere da Mirren con tale disperazione.

Ma per tutto il tempo che aveva passato dentro quell’aula, non c’era stato un istante in cui la sua mente, tra un argomento, una domanda e una risposta, non avesse pensato distrattamente anche a Mirren.

Ai commenti che avrebbe potuto fare alle varie domande, o al suo modo di formulare le risposte.

O la pacca sulla spalla che sicuramente gli avrebbe dato dopo aver ricevuto il voto finale, accompagnata da un enorme sorriso incoraggiante.

Quando Felix aveva ricevuto la data dell’esame il suo primo pensiero era stato “che bello, è martedì! Mirren può venire e assiste… ah, no”.

Ovviamente non glielo aveva detto, e di conseguenza solo la sua famiglia lo sapeva, perché dirlo a chiunque altro sarebbe equivalso a farlo sapere a Mirren, e non sapeva se in questa possibilità avrebbe temuto più la sua presenza o la sua assenza.

Ma in generale la sua assenza, anche se non era colpa di Mirren, era più dolorosa di quanto si sarebbe aspettato.

Mentre fumava la sua quarta sigaretta della giornata (ed era solo mezzogiorno, maledizione) e rifletteva sui propri sentimenti, cercando di restare lucido, alla fine tutta la determinazione che l’aveva portato ad ignorare Mirren fino a quel momento, nella vana speranza che cambiasse idea e tornasse da lui strisciando, sparì.

Felix fece un profondo sospiro, e prese una decisione finale.

Avrebbe lasciato perdere.

Sì, era finita.

La prossima volta che avrebbe visto Mirren lo avrebbe fermato e gli avrebbe chiesto scusa, proponendogli di tornare amici come prima.

Avrebbe sofferto un po’, all’inizio, ma aveva avuto tempo per rassegnarsi al suo triste destino. Tanto Mirren era troppo rigido per cambiare idea, e non mentiva quando diceva che non sarebbe mai uscito con lui, quindi che senso aveva continuare a lottare?

Gli si spezzò un po’ il cuore nel petto alla prospettiva, ma per la prima volta da quando aveva litigato con Mirren, si sentiva più leggero. 

Perché una vita con Mirren come amico era mille volte meglio di una vita senza Mirren.

La loro amicizia veniva prima di qualsiasi cosa.

Spense la sigaretta quasi finita, e decise di prendere il telefono per scrivergli un messaggio e provare ad organizzare un incontro.

Lo aveva tenuto spento per tutta la durata dell’esame, ma non aspettava alcuna chiamata o messaggio, quindi per poco non gli venne un infarto quando un centinaio di messaggi e chiamate perse lo attendevano all’accensione.

La confusione e curiosità però si trasformarono presto in terrore, leggendo il contenuto di alcuni di quei messaggi.

Il suo cuore gli sprofondò nel petto, e il colore sparì dal suo volto.

-Felix, sei pronto a festeggiare?- chiese sua madre, raggiungendolo in quel momento entusiasta.

Felix non la degnò neanche di una risposta.

Si limitò a porgerle la corona di alloro e lo zaino con la tesi, prima di correre il più velocemente possibile verso la moto.

Qualcosa di terribile era appena successo, aveva una destinazione da raggiungere il più in fretta possibile, e non era proprio il caso di festeggiare.

Sperava solo di non arrivare troppo tardi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

E con questo concludiamo la trilogia dell’”andare avanti”. Uff, non credevo che sarei riuscita a finire il capitolo nei tempi che mi ero impostata, è uscito più lungo di quanto pensassi.

Inoltre sono lieta di informarvi che siamo ufficialmente a metà storia!!! 

Sì, solo a metà storia, ma tranquilli, le domande principali avranno risposta molto presto ;)

Passando al capitolo.

Clover si unisce al gruppo delle persone testarde e stupide che fanno infuriare i fan (gruppo già formato da Denny, Amabelle e Mirren che ricopre anche il ruolo di presidente) ma almeno è perfettamente consapevole di stare facendo una cascata.

Max dovrebbe cambiare major e fare lo psicologo, perché da ottimi consigli (in questo circo di gente matta, testarda e triste, Max è davvero un raggio di sole, dovremmo avere tutto un Max nella nostra vita) e Strelitzia è sempre più sus. 

La scena con Petra, Amabelle e Lottie è stata mezza improvvisata perché volevo un minimo di azione e fluff in mezzo a tutti drammi e sofferenze ed è stata davvero divertente da scrivere. 

E Felix si è finalmente laureato. Bravo il nostro Felix! E vuole parlare con Mirren. Bravissimo il nostro Felix!!

…e ha ricevuto un qualche messaggio di emergenza che gli ha rovinato la giornata.

NOOO!!!

Il prossimo capitolo sarà una montagna russa, soprattutto per i fan Mathenny e Ferren.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nel prossimo episodio: Felix riceve pessime notizie, Denny va a trovare Mathi

   
 
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