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Autore: Fiamminga    23/11/2020    0 recensioni
Sesshomaru ha lasciato Rin al villaggio, con l'intenzione di farla crescere tra gli umani, al sicuro. Rin è ormai una donna quando, troppo tardi, si rende conto di cosa voleva dire quando pensava di voler stare con lui per sempre.
[Sessh/Rin] [Inu/Kag]
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Rin, Sesshoumaru | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango, Rin/Sesshoumaru
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Rin si era addormentata tra le sue braccia, lasciandogli il tempo di tranquillizzarsi. All’esterno poteva essere un pezzo di ghiaccio ma all’interno aveva passato, quella mattina, un minuto intero di furioso terrore.

Era pronto a sterminare tutto il clan dei demoni drago, se fosse servito ma Rin, la sua piccola sorprendente Rin, aveva dimostrato di essere la sua giusta compagna: non aveva dimostrato paura, aveva perdonato i suoi nemici e si era dimostrata moralmente superiore a loro.

Strinse il suo corpo esile contro il suo, beandosi silenziosamente del suo odore e del suo respiro calmo e regolare.

Era stato sciocco lasciarla da sola dopo la loro prima unione, così presto, anche se era all’interno del suo castello e in compagnia della femmina del suo fratello. Era evidente che non avrebbe potuto smettere un momento di preoccuparsi per lei.

Finché la sapeva tra gli umani aveva contato sul quel poco di buon senso che aveva suo fratello, sicuro che Inuyasha non lo avrebbe fatto adirare facendo vivere Rin meno di come meritava … e si era dimostrato degno di fiducia.

Tuttavia lì, tra gli altri demoni, Rin correva dei pericoli maggiori.

In ogni caso sapeva che le voci sarebbero corse in fretta che in poco tempo si sarebbe sparsa la voce che la nuova compagna dell Inu no Taisho era una donna umana che viveva nel suo castello, una splendida donna che nessuno poteva osare toccare o insultare.

Rin era la signora del castello adesso, e anche se qualcuno dei suoi sottoposti avesse avuto da ridire di certo non c’era nessuno che potesse opporsi a lui più di quanto potessero i demoni drago e loro erano definitivamente usciti di scena, a questo punto.

Nessuno avrebbe provato a sfidarlo a meno di non trovare sostenitori e, anche in quel caso, Sesshomaru progettava di sbaragliare chiunque si permettesse di contestarlo, a prescindere dal motivo. Se inoltre il motivo era Rin aveva doppiamente ragione di combattere.

Rin si agitò tra le sue braccia, svegliandosi pian piano. Quando alzò gli occhi su di lui gli sorrise -Sei ancora qui?-

Lui annuì.

Non aveva intenzione di lasciarla, almeno non per le prossime ore. Sentiva il bisogno primordiale di starle accanto e scacciare chiunque li infastidisse anche se sapeva razionalmente che non ci sarebbe stato nessuno.

Rin stette tranquillamente tra le sue braccia continuando a mantenere il suo leggero sorriso -Sesshomaru-sam… Sesshomauru, il tuo modo di dimostrare ansia è molto strano-

-Non sono ansioso- spiegò lui. Non era propriamente vero e Rin lo sapeva. Chissà per quale strano motivo quella donna aveva sempre saputo cosa gli passasse per la testa e per il cuore senza che lui lo dicesse.

-Certo- rispose diplomaticamente lei, circondandogli il collo con le braccia e rivolgendogli un tenero bacio sulle labbra -Ma non mi lamento, perché è strano anche il tuo modo di dimostrare tenerezza-

Sesshomaru e la tenerezza erano due cose lontane miglia e miglia, ne era sicuro. L’unica cosa che poteva paragonare ad essa, nel suo cuore era la necessità bruciante di tenere Rin al sicuro, sensazione che aveva provato fin dal loro primo incontro.

Ma se a lei piaceva pensarla in quel modo non l’avrebbe contraddetta.

Lasciò che lei lo baciasse perché leniva il suo animo inquieto. Avrebbe dovuto passare i prossimi trent’anni a difendere lei e i loro figli, e questo lo metteva già in allerta.

Immaginò almeno tre o quattro mezzi demoni per il castello camminare con lunghi capelli bianchi … e piccole orecchie sulla testa. Il pensiero lo infastidì e sperò vivamente che la sua progenie non somigliasse ad Inuyasha nemmeno lontanamente.

Quando la sua compagna continuò a sentirlo teso come la corda di uno strumento continuò a baciarlo sempre più dolcemente, rimanendo a contatto contro di lui e poi, tirandolo con sé, finì a terra in modo che lui le stesse sopra.

Sesshomaru aveva la vaga idea che lei volesse dirgli qualcosa. In ogni caso era molto rassicurante averla così, protetta completamente dal suo corpo. Quando Rin provò ad infilare una mano sotto il suo kimono, Sesshomaru comprese.

-Rin-

-Mmm- disse lei, tutta rossa sulle guance - Non … non volete … voglio dire, non vuoi?- chiese timidamente: -Sono sicura che vi… ti calmerebbe-

-Sì- disse lui, sinceramente. Era infatti una cosa comune tornare ad unirsi al proprio compagno dopo una situazione di pericolo per riaffermare il legame e tranquillizzarsi a vicenda, ma non era questo ciò che lo preoccupava. - Penso sia presto dopo ieri sera-

Lei scosse la testa - No … non tanto. A meno che tu non hai … non hai voglia, ecco- continuava a dire con timidezza. Sesshomaru confidava che, con il passare del tempo, la sua compagna smettesse di vergognarsi.

-Non è così- spiegò - Se la mia compagna lo desidera, le darò tutto il piacere che vuole-

-I-io… ecco, non era … voglio dire, non pensavo a me. A te invece. Volevo … insomma, volevo aiutare te-

Lui emise un basso gorgoglio soddisfatto al pensiero che la sua compagna voleva dargli piacere.- Sto bene- disse - Ma voi umani siete fragili. Forse non dovremmo stancarti troppo-

-Sesshomaru, siamo fragili, ma non così fragili. Posso farlo-

-Non senti dolore dopo l’ultima volta?-

-Un po’. Non fa male, mi sento solo un po’ indolenzita- spiegò a bassa voce -Ma non vuol dire che sto male. Posso farlo … voglio-

Quell’ultima parola cambiò il corso dei suoi pensieri. Se la sua compagna lo voleva allora lui avrebbe ubbidito, perché era il suo compito, ma ricordò che anche se Rin le aveva detto di non essere fragile, lui non desiderava stancarla troppo.

-Vuoi?- le chiese, solo per vedere le sue guance tingersi ancora di più di rosa e lei non lo deluse, annuendo con gli occhi bassi e lo sguardo innocente.

La toccò delicatamente, con tutta la cura di cui era capace e come aveva sempre fatto. Sa svestì in silenzio mentre lei lo lasciava fare, fremendo di imbarazzo e per l’anticipazione e poi lasciò che lei facesse lo stesso con lui.

La sua compagna era la donna più bella che avesse visto. Non lo pensava secondo parametri oggettivi. Aveva visto altre demoni nude, e persino vestite, che potevano vantare una bellezza senza fiato ed eterea ma Rin era così vicina al suo cuore, di una bellezza così umana, semplice e pura, da non potersi nemmeno paragonare alle altre.

La tenne stretta e la amò di nuovo, in silenzio.

Aveva avuto qualche altro incontro con donne che per qualche stupido motivo amavano parlare. Uno dei motivi per cui provava così tanto trasporto per Rin era che lei non aveva bisogno di inutili parole, romantiche o meno. Lei gliele leggeva dentro e allo stesso tempo non aveva bisogno di mostrare le sue.

Il loro silenzio era sempre stato intenso e denso di significati come lo era in quel momento, pieno di sospiri e tocchi che significavano tante cose diverse. Sta tranquillo. Non avere paura. Sorà qui per te ogni volta che vorrai.

Era grato che Rin non volesse sentirsi dire queste cose perché non sapeva come dirle a voce. La chiarezza emotiva non l’aveva mai posseduta, ma ora aveva Rin e questo era l’essenziale.

Chiaro e semplice, stare con Rin era sempre stato terribilmente facile.

Chissà perché.

La aiutò a raggiungere il suo piacere, prima di svuotarsi dentro di lei per la seconda volta. Il suo ventre era caldo, accogliente e stretto e se lei fosse stata un po’ più resistente, Sesshomaru avrebbe preferito stare più tempo con lei.

Rin era ancora giovane e il suo corpo ancora inesperto, ma avevano il tempo per aspettare.

Quando ebbero finito e Rin era di nuovo quasi addormentata sotto di lui, Sesshomaru si ritrovò di nuovo tranquillo, sapendo di avere la sua compagna al sicuro con la prova della loro unione dentro di lei. L’unica cosa che poteva essere meglio di questo era vederla rotonda con il loro primo figlio nel ventre ma lui pensò che questo, anche se estremamente soddisfacente, gli avrebbe comportato tutta un’altra serie di lunghe ansie.

Rimase a sorvegliare la sua compagna, o nei termini in cui l’aveva messa Rin con un sorriso - coccolare sua moglie - per lungo tempo mentre erano ancora nudi e avvolti dal suo moko moko.

Almeno finché non sentì un’altra presenza.

Si rizzò, infastidito.

-Sesshomaru?- chiese Rin, perplessa.

-Rivestiti. Abbiamo una visita- lui si sistemò solo il suo kimono ed uscì ad salutare il nuovo arrivo.

-Madre- disse freddamente seccato. Perché sua madre decideva di apparire nei momenti meno opportuni?

-Finalmente, Sesshomaru. Avevo paura di dover aspettare per tutta la notte che voi finiste- disse, con il suo solito sorriso in faccia.

Lui alzò un sopracciglio, ricordando Rin nella stanza - Madre, non parlate in questi termini se c’è Rin. Gli umani hanno uno strano senso del pudore per queste cose-

-Ho sentito dire- disse la donna demone, mettendosi una mano sul viso -Che bizarra peculiarità-

-Saiyuuki-sama- disse Rin uscendo e inchinandosi velocemente. Aveva provato a rendersi presentabile e forse un umano sarebbe stato ingannato ma Rin aveva ancora addosso le prove della loro unione e qualunque demone avrebbe potuto sentirlo.

Fortunatamente a sua madre non importava assolutamente nulla.

-Che sorpresa-

-Infatti- aggiunse lui - Perché siete tornata? Avevate detto che avevate da fare-

-Infatti- disse sua madre, mentre il suo sorriso si apriva - Sono andata nella mia vecchia residenza, dove tanto tempo fa dimenticai un oggetto che credevo davvero ininfluente- disse, tirando fuori dalla manica una piccola matassa rossa - Vedi?-

-Che cos'è?- chiese Sesshomaru, anche se si era reso conto che era un filo per cucire.

-L'oggetto che mi diede Toga… tantissimo tempo fa. Fu una strana situazione, a dire il vero- disse, girandosi tra le mani la matassa. - Vedi, io e tuo padre non ci siamo mai amati, ma abbiamo sempre mantenuto un certo rispetto uno per l’altra, poiché c’eri tu. Perciò di tanto in tanto tornava da me per chiedermi consiglio e parlarmi di te-

-Me?- chiese lui, perplesso.

-Certo. Fu in una di quelle visite che mi diede il medaglione della Meido, dicendomi come dovevo usarlo. E poi venne anche da me raccontandomi di questa tale Izayoi che aveva incontrato-

-La madre di Inuyasha?- chiese Rin.

-Sì, precisamente. Venne ad informarmi delle sue intenzioni perché da uomo qual era credeva meritassi di sapere bene cosa era successo e perché aveva deciso di farne la sua compagna. Pensava mi sarei arrabbiata perché non aveva scelto me. A dire il vero non mi interessava ma lo ascoltai lo stesso-

La donna demone sembrava persa nei ricordi - Mi raccontò di come l’aveva incontrata. Mi disse di amarla e di volerla farla sua. Io gli dissi che credevo fosse impazzito ma lui rise. Mi disse che era andato alla ricerca di un modo per stare con Izayoi anche se lei era umana e io non lo vidi per molto tempo-

-Cosa volete dire, madre?-

-Aspetta e lo saprai presto. Ebbene, successe tutto piuttosto in fretta. Lasciò la sua compagna da sola per un certo tempo, senza sapere che portava in grembo suo figlio … mossa azzardata che poi gli costò la vita. Ma mentre era lontano per i suoi viaggi la sua ricerca per varie vicissitudini incontrò Ryukotsusei e ne venne ferito quasi a morte. Prima di andare via, sapendo che sarebbe morto, mi portò questo- fece vedere il gomitolo - E mi disse che l’aveva preso per te-

Lo porse al figlio e Sesshomaru lo prese in mano, ma non appena lo toccò riuscì sentirne lo strano e vibrante potere. Non era un oggetto demoniaco, né spirituale … ma divino.

-Lo lasciò per me?-

-Certamente. Mi spiegò a cosa serviva e di come originariamente lo aveva cercato per sé stesso. Io davvero non ci volevo credere perché come mai potevo sospettare che tu, così diverso da lui, senza un briciolo di pietà nel cuore, potessi seguire le sue orme in questo modo?- sospirò in modo teatrale - Ma quando qualche anno fa sei venuto da me con questa bambina ho cominciato a chiedermi se davvero Toga non avesse visto giusto. Per questo sono venuta qui, quando ho saputo che l’avevi portata con te-

-Ma quindi cos’è questo oggetto?- chiese Rin, guardando il filo nelle sue mani.

-Toga lo ha chiesto a Musubi- disse infine sua madre.

-Musu …- Rin prima non comprese e poi rimase a bocca aperta - Musubi il dio?-

-Precisamente- Saiyuki alzò le spalle - In fondo era andato a scomodare la Morte per Tenseiga, non mi aveva sorpreso che aveva cercato il dio dell’amore per un po’ di filo rosso-

Sesshomaru non stentava a crederci. Quell’oggetto davvero vibrava di un impensabile potere divino.

-Mi spiegò che, se vi legherete le mani con questo filo, la vostra forza vitale si mescolerà. Sesshomaru potrebbe essere incline a provare qualche emozione in più … non che a questo punto sia un problema, ma tu bambina condividerai la lunghezza della sua vita-

-D-davvero?-

-Sì, ma attento, Sesshomaru- spiegò la madre, più seria - Non la rende immortale. Se tu morissi morirebbe anche lei e viceversa. è un oggetto potente e una debolezza molto seria. Sei disposto ad averla?-

Sesshomaru guardò sua madre e poi alzò un sopracciglio.

Rin non era la sua debolezza e non lo era mai stata. Srotolò la matassa rossa proprio davanti a lei, chiudendosela ad un polso. Guardò Rin che sembrava pensierosa.

-Rin?- per un lungo attimo pensò che lei non volesse. Stava per chiederle se non voleva vivere così a lungo con lui ma lei lo sorprese di nuovo, chiedendo a sua madre:

-è solo questo il filo? Non ce n’è altro?-

-Solo questo-

-Se si taglia mantiene lo stesso potere?- disse, guardando anche Sesshomaru.

Oh, Rin. Sempre così dolcemente altruista.

-Sì- confermò sua madre, il cui sorriso era un po’ più genuino del solito.

Rin lo guardò intensamente e lui non ebbe bisogno di altre spiegazioni. Andò a riprendere tenseiga e tagliò a metà il filo,

Ora non ce n’era abbastanza per legarlo a due polsi ma Rin legò la sua estremità al suo dito mignolo e poi fece lo stesso con il suo.

Non appena il filo rosso toccò la sua pelle scomparve.

-è sparito- disse lei, sorpresa.

-Guarda la tua mano- suggerì invece lui.

Rin fece come gli aveva detto e vide che sul suo dito c’era un piccolo segno bianco come una cicatrice.

Sesshomaru sentì un improvviso decorrere del suo potere. Riusciva a sentirlo fluire attraverso il filo rosso ora invisibile, verso Rin proprio davanti a lei.

-Come facciamo a sapere se funziona?- chiese la ragazza, che senza poteri spirituali non poteva accorgersi del cambiamento della loro aurea.

-Funziona- disse lui, semplicemente.- Lo percepisco-

-Perciò …- fece lei - Quanto puoi ancora vivere, Sesshomaru?-

Era tipico di Rin, davvero: -Hai accettato senza sapere per quanto tempo sarai legata a me?- le chiese.

-è importante?- chiese lei, innocentemente.

Lui, per una volta, le sorrise davvero. -No, non lo è-





Dopo qualche minuto andarono insieme per il castello.

Davanti alla camera di Kagome, Inuyahsa si era svegliato sentendo il loro arrivo e li aveva osservati.

Rin teneva la mano di Sesshomaru, come se non fossero già legati eternamente dal filo rosso.

Sesshomaru fece un passo avanti verso suo fratello e, nella notte silenziosa, depose nelle sue mani di suo fratello l’altra metà del filo rosso.

Quello era il dono lasciato dal loro padre. Era quello che accomunava il loro sangue e ora li avrebbe accomunati, per lungo tempo, ad altri due esseri umani che il destino aveva già messo sulla loro strada.

   
 
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