Anime & Manga > Saint Seiya
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Autore: Quattro Venti    23/11/2020    0 recensioni
"Le parole sciupano l’attimo.
Non dai loro vita. Le lasci lì, in punta di lingua, a galleggiare nel mare dei sottintesi. Tu non dici. Lui capirà."

I mosaici acquistano senso solo osservandoli da lontano; noi ci siamo baloccate a scegliere e ad assemblare delle tessere spaiate per puntare l’obbiettivo sul rapporto tra Aiolia e Shura, con l’occasionale comparsata del resto della compagnia cantante.
Cento momenti, cento esercizi di stile, cento variazioni sul tema. Una storia d’amicizia, odio, amore e reiterata imbecillità.
Perché sì, Odi et amo eccetera eccetera sarà anche il più abusato dei cliché; ma due cliché ci fanno ridere. Cento cliché ci commuovono. Perché si avverte oscuramente che i cliché stanno parlando fra loro e celebrano una festa di ritrovamento (Umberto Eco, 1977).
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Capricorn Shura, Leo Aiolia
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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064. Nella nebbia


Prompt: Autunno/ Fandom: Saint Seiya / Autore:  Zefiro/ Personaggi:  Aiolia, Shura (in absentia) / Quando: autunno 1986




All’ombra de’ cipressi e dentro l’urne
Confortate di pianto è forse il sonno
Della morte men duro?
(Ugo Foscolo,
Dei Sepolcri, vv.1-3, 1807)




 


Nella nebbia i contorni si fanno più sfocati attorno a quella tomba vuota al centro del cimitero. Una tomba senza proprietario – o è forse la tomba ad essere padrona del morto? – che Aiolia non riesce a togliersi dalla testa. Perché ce lo voleva spedire lui, Shura, a far crescere le margherite, e voleva farlo colle proprie mani. E invece no. Invece quello stronzo è andato all’altro mondo colle proprie gambe, lasciandolo da solo colla sua rabbia e una manciata di nebbia tra le dita. Non è giusto, pensa Aiolia fissando quella lapide come se potesse rispondergli. Non è affatto giusto.



L'unica cosa che accomuna la vostra adorabile Zefiro di quartiere a quel lagnoso montato plagiatore di Ugo Foscolo (a parte le origini greche molto diluite e una logorrea imbarazzante che sfocia a tratti nel diarroico) è la necessità di avere un sepolcro per i propri cari estinti. Perché sì, il sepolcro non serve tanto a chi se n'è andato - che se ne sta contento e beato, si spera, nell'aldilà - ma a chi resta, per avere un qualcosa che trattenga una parte del caro estinto la cui memoria, altrimenti, si diluirebbe tra le pieghe del tempo.
Una volta questa drabble riempiva questa casella; adesso le abbiamo trovato una migliore collocazione, che ne pensate?



   
 
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