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Autore: Felpie    23/11/2020    4 recensioni
In un tempo di università, amicizie, amori ed esperienze nessun giovane può conoscere il proprio destino. E Merlino non sa proprio cosa lo aspetta, quando sceglie di prendersi in casa un viziato figlio di papà - che poi così tanto viziato e tanto figlio di papà non è - che diventerà ben presto molto di più di un semplice conquilino.
Tra litigi, lotte per la supremazia, risate e malintesi la vita in quel semplice, piccolo appartamento turberà la quiete che Merlino ha costruito intorno a sé e lo porterà nella più magica avventura della sua vita.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Galvano, Gwen, Lancillotto, Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Spazio autrice uuh un altro spazio prima del capitolo persona davvero troppo ritardataria
Scusatemi immensamente per il ritardo. La verità è che non volevo pubblicare il capitolo, per tanti motivi: perché il prossimo sarà l'ultimo, perchè il capitolo 18 è stato ricco, perché ho paura di essere stata banale. Per tanti motivi, insomma. Però eccolo qui, già pronto da parecchio, così come il prossimo. In attesa, semplicemente in attesa.
In questo capitolo ci sarà molto spazio per Artù e Merlino perché, diamine, finalmente si sono messi insieme, bisogna che qui passino un po' di tempo come coppietta.
So che Artù potrà sembrare un po' impacciato, ma sia con Ginevra che con Mithian non si è mai dimostrato troppo non impacciato, quindi volevo rimettere questo particolare perché personalmente lo trovo adorabile. Il capitolo ha accenni al sesso, quindi se a qualcuno dà fastidio, per favore, non leggetelo (non sono molti, in ogni caso). Come si suol dire, lettore avvisato, mezzo salvato.
Vi ringrazio per le bellissime recensioni che mi avete lasciato, a chi non mi aveva mai detto nulla ma che mi ha seguito fin qui, aspettando con ansia il momento del bacio, e a chi ha commentato con più frequenza. Ringrazio Resha_Stark che ha recensito la storia mezzo secondo dopo che l'avevo pubblicata praticamente, MAAE_8830 per aver amato il capitolo, LadyKant per averci tenuto a farmi sapere che la storia le piace e per aver atteso impaziente questo momento, BalestraHolmes per avermi fatto ridere con una semplice frase (e sì, tutti dovremmo avere un Gwaine al nostro fianco), Koa__ per le sue recensioni sempre precise, lunghe e puntuali e i suoi complimenti e simoasr94 per non aver mollato e per aver continuato a leggere, attendendo questo momento. E ringrazio chi ha inserito la storia tra le seguite/ ricordate/ preferite. Siete fantastici. Questa storia esiste anche perché ci siete voi a leggerla.
Vi lascio al capitolo ora, spero che vi piaccia. Come ho già detto, il prossimo sarà l'ultimo. Spero di pubblicarlo il 1° Dicembre perché, davvero, è pronto, devo solo avere il coraggio di mettere la parola "fine" a questa storia. Se non sarà il 1° dicembre, non temete, arriverà. Darò un finale ai nostri coinquilini.
A presto,
Felpie




 


A modo tuo
Andrai, a modo tuo
Camminerai e cadrai, ti alzerai
Sempre a modo tuo
(A modo tuo - Ligabue)

 





Quando si sveglia la mattina dopo, Merlino ci mette qualche secondo a capire dove si trovi: il letto è più largo del suo, ha un odore diverso e soprattutto qualcuno è steso accanto a lui. Sbatte le palpebre un paio di volte, soffermandosi a guardare Artù che dorme accanto a lui: hanno chiuso male le tende ieri sera – chi è che ha chiuso le tende, ieri? – quindi della luce filtra dalla finestra e i raggi del sole si depositano dolcemente sul viso riposato del principe. Ha un'espressione rilassata, con il lenzuolo tirato sopra le spalle ed i capelli biondi sparsi sul cuscino; Artù è girato verso di lui ed ha le labbra leggermente dischiuse.

Merlino si mette a sedere, il lenzuolo che scivola sul suo torace nudo, e si tocca leggermente le labbra con le dita: è successo davvero? Ha dei ricordi confusi di come si è conclusa la serata, non tanto perché fosse ubriaco – ci avevano pensato l’ansia e l’adrenalina a fargli smaltire il vino bevuto a cena – ma per l'intensità del momento e delle parole che Artù gli aveva detto.

... mi faceva sentire speciale...

... avrei voluto toccarti...

… mi ha fatto star bene. Mi ha fatto stare davvero bene…

Mi sono innamorato di te, cazzo.

Oh. Porca. Miseria.

Era successo davvero. Artù gli si era dichiarato – perché se quella non era una dichiarazione in pieno stile non sapeva cos'altro potesse essere – e poi lui lo aveva baciato.

Lui lo aveva baciato.

Ma da dove diavolo gli era saltato fuori quel coraggio? Non credeva di esserne in grado. Solo che dopo tutto quello che Artù gli aveva detto era stata la cosa che gli era venuta più spontanea.

Avevano passeggiato ed Artù gli aveva preso timidamente la mano; Merlino si era sentito arrossire, ma aveva ricambiato la stretta leggera ma dolce. Avevano camminato per un po' così, parlando poco e godendosi molto il silenzio e l'aria fresca della notte, prima di andare in direzione di casa. Artù lo aveva attirato a sé e lo aveva baciato ed avevano continuato così fin sotto il portone; si erano interrotti solo per le scale, per poi ricominciare a baciarsi una volta entrati in casa, appoggiati alla porta.

Un brivido corre lungo la schiena del moro, ripensando a quei momenti.

In quel momento Artù si muove accanto a lui, mugugnando qualcosa di indistinto.

“Buongiorno” lo saluta Merlino.

“Uhm... buongiorno” mormora Artù, stropicciandosi gli occhi per metterlo a fuoco “Sei sveglio da tanto?”

L'altro scuote la testa “No, mi sono appena svegliato anche io”

“E perché sei già seduto?”

“Pensavo”

Artù ghigna e si mette su un fianco, con la testa appoggiata sulla mano, per guardarlo meglio “E a che pensavi?”

“Che quei bambini hanno davvero delle grandi doti artistiche”

Il biondo sgrana gli occhi, preso in contropiede e poi gli dà una manata – forte – sul petto; subito il moro si lamenta “Ahia! Sei troppo manesco, Artù”

“Sei troppo deboluccio, Merlino” ribatte l’altro, prima di aggiungere più dolcemente “Ti stendi di nuovo?”

Il moro sorride, prima di sdraiarsi di nuovo accanto al biondo, appoggiato su un fianco in modo da sorridergli.

Le labbra di Merlino vengono catturate di nuovo da quelle di Artù ed in un attimo si ritrova imprigionato sotto il suo petto, con le mani dell’altro a sfiorargli i fianchi e i capelli.

“Sei prepotente anche a letto” protesta il moro, ribaltando le posizioni “Devi imparare a non controllare ogni cosa”

“Quello che controlla ogni cosa sei tu, Merlino” ribatte l’altro, ma deve soffocare un gemito quando il moro gli morde piano la pelle del collo.

“Artù…” sussurra il moro, chiudendo gli occhi.

“Shh, Merlino non rovinare il momento con le tue chiacchiere” lo zittisce bruscamente l’altro, baciandolo un attimo dopo.

E Merlino tace, concentrandosi solo sulle dita di Artù che gli sfiorano delicatamente il corpo, sul suo respiro caldo e sul cuore che gli sta pompando sangue a tutta velocità nelle vene, mentre il midollo surrenale – sì, anche in questi momenti il suo cervello pensa alla medicina – libera l’adrenalina e lo fa eccitare.

Così, coperti da un semplice lenzuolo, Merlino pensa di essere finito in un altro mondo, fatto un po' di caramelle e dolcezza e un po' di passione ed amore travolgente. Perché in questo momento lui si sente letteralmente travolto da Artù, da tutta la sua persona prepotente anche in questo, ma non ha alcuna intenzione di lamentarsi. Perché intrappolato sotto il suo corpo si sente bene, si sente al posto giusto. Perché Artù è forse tutto ciò che ha sempre desiderato ed in cui non aveva mai nemmeno osato sperare. Ed ora è sopra di lui, mentre lo bacia, mentre lo tocca, mentre lo accarezza dolcemente. Mentre fanno l’amore come se avessero tutto il tempo del mondo.

Quando sono di nuovo uno affianco all’altro, sudati e con il fiatone, rimangono entrambi in silenzio per qualche minuto, osservando il soffitto, in preda ai pensieri – nel caso di Merlino.

“Quindi?” mormora Artù, un po' a disagio, sollevandosi su un gomito per poter guardare il moro negli occhi

“Quindi?” chiede l’altro, confuso, girandosi verso di lui.

“Merlino, maledizione, dì qualcosa! Qualsiasi cosa, un minimo commento”

“Un commento?” domanda il moro e questa volta con un tono divertito ed un sorrisetto disegnato sulle labbra.

“E smettila di ripetere ciò che dico” sbuffa Artù.

“Hai davvero bisogno che io ingigantisca ancora di più il tuo ego?”

“Io non… okay, ma è la mia prima volta con un uomo… non lo so, ecco!”

Merlino ridacchia, cosa che gli fa guadagnare all’istante un’occhiata in tralice.

“Ho le ginocchia di gelatina. Anzi mi sento tutto di gelatina”

Il biondo sgrana gli occhi – e si trattiene dallo strozzarlo probabilmente “Ma che razza di commento è?”

“Quello che penso in questo momento” si limita a dire l’altro, prima di sorridere e farci una carezza sul viso “È stato fantastico, Artù, va bene? Ora la smetti di farti delle fisime sciocche?”

In risposta ottiene uno sbuffo seccato ed uno stizzito “Non ti sopporto”

“Non era quello che dicevi qualche minuto fa, mi sembra. O stanotte” sogghigna Merlino.

“Adesso ti prendo a pugni”

“Sei davvero manesco, dovremmo lavorare parecchio su questa cosa”

“Tu mi fai diventare così” sbuffa Artù, attirandolo a sé per stargli un po' più vicino.

Si guardano per qualche istante negli occhi, prima che il biondo rompa il silenzio “Quindi?”

“Quindi che cosa?” sbuffa Merlino, non capendo le sciocche domande che Artù gli sta rifilando.

“Quindi… ora?”

“Ora cosa?”

“Merlino, smettila di ripetere ciò che dico”

“E tu aiutami a capire cosa mi vuoi dire: sul serio, il verbo nella frase serve per mandare un messaggio, un solo avverbio non può…” inizia il moro, sollevandosi leggermente per mettersi seduto.

“Quindi ora cosa siamo” lo interrompe bruscamente il biondo, senza guardarlo negli occhi, ma anche lui sollevandosi.

Oh… quel quindi.

E adesso che gli risponde? Inventa di sana pianta che è stata una notte di solo sesso e tanti saluti o che desidera con tutto il cuore un’occasione con lui perché non gli è indifferente proprio per nulla?

Guarda Artù ed i suoi occhi azzurri ci mettono esattamente due secondi e mezzo a colpirlo.

Verità, decisamente meglio la verità, soprattutto perché non sa mentire e sicuramente non vuole farlo ora e con ciò che sente e prova.

Merlino sente le guance scaldarsi, mentre si ritrova a balbettare “Noi… siamo… ehm… tu che cosa vuoi che siamo?”

“Te l’ho chiesto prima io”

“Io… vorrei che fossi il mio ragazzo…” mormora il moro, distogliendo anche lui lo sguardo, proprio mentre Artù, invece, lo solleva per osservarlo meglio; Merlino si rigira di scatto e balbetta “Però, ecco, insomma, io lo capisco che… se per te è difficile… cioè non è ciò a cui sei abituato e…”

“È quello che voglio” lo interrompe il biondo e l’altro sgrana un po' gli occhi.

“Davvero?”

“Davvero. Pensavo di essere stato chiaro, ieri sera”

“Ero molto concentrato a guardare i disegni dei bambini”

“Sei insopportabile. Sappi che ho una gran voglia di prenderti a pugni” sbuffa Artù, prima di abbassare lo sguardo e mormorare “Tu non hai davvero niente da dirmi?”

E Merlino lo guarda con tenerezza, con una dolcezza spontanea e genuina, mentre pensa che Artù è in ansia per qualcosa che gli deve dire lui, per qualcosa che vuole sentirsi dire da lui. E la cosa lo rende tremendamente felice.

Rimane in silenzio per un altro minuto buono, in cui cerca di scegliere con la massima cura le parole da dire.

“Tu mi piaci, Artù. Mi piaci tanto. E so che sembra sciocco detto così, con il lessico di un bambino di cinque anni, ma voglio essere diretto. Sei… cazzo, sei perfetto. Sotto ogni punto di vista. Sei spiritoso, sei divertente, sei gentile, ti prendi cura degli altri, ti impegni in ciò in cui credi… e sì, sei bello, so che aspettavi dicessi questo…”

“Veramente volevo farti notare che hai detto una parolaccia, ma anche che pensi che io sia bello, sì. Però continua, stavi andando forte”

“Ora smetto”

Pensare di prepararsi un discorso da fare ad Artù è una cosa totalmente folle.

“Non puoi, ieri ho parlato io, ora tocca a te. 1 a 0 e palla al centro”

“Non voglio smettere” precisa Merlino “Ma tu mi fai saltare i nervi”

“Certo che hai le idee chiare…”

“Sì, stupido Asino, ho le idee chiarissime, ma tu sembri divertirti a disgregarmele completamente e a ricomporle come pare a te. Pensavo fossi viziato, figlio di papà, arrogante, prepotente, altezzoso, sprezzante e paternalistico. Ed è vero, sei davvero prepotente in ogni cosa che fai, anche mentre dormi, perché ti sei fregato tutte le coperte…”

“Questa cosa non è assolutamente…”

“E anche ora, mentre sto cercando di dirti che non faccio che pensare a te ultimamente, stai cercando di nuovo di prendere parola” lo zittisce il moro “Perciò, se ti riesce di stare un minuto in silenzio, continuo dicendoti che non sei ciò che pensavo e forse sì, potresti davvero fare il supereroe per la dolcezza che mostri verso gli altri e per la tua voglia di dare una mano. E lo fai anche senza accorgertene e forse questa è la parte più bella di te. Perché se non sono crollato del tutto dopo Will è stato merito tuo. Perché se mi sono lasciato andare di più è merito tuo. Perché se sono salito su una moto più e più volte, dannazione, è solo merito tuo. Perché sei speciale, Artù, in un modo che è completamente tuo e fai bene a sentirtici perché non sarei mai salirei mai in moto con qualcun altro con la tranquillità che ormai provo salendo dietro di te”

Merlino si sente un fiume in piena mentre dice quelle parole e non riesce più a fermarsi; perfino Artù è ammutolito e lo guarda con la bocca leggermente aperta e gli occhi grandi. E così è, se possibile, ancora più bello.

Lo sguardo gli cade su di lui e il moro perde un attimo il filo del discorso; ovviamente Artù sfrutta la cosa a suo vantaggio e lo bacia. Il moro lo scansa bruscamente.

“Che fai?” domanda incredulo Artù.

“Stavo parlando”

“Ed io volevo baciarti” ribatte il biondo “Parlavi troppo, come sempre”

“Se qui ci baciamo ogni volta che uno dei due parla troppo davvero non ne usciamo”

“Sei tu che parli troppo, io la dico sempre giusta”

“Ad essere precisi, tu non la dici mai giusta” ridacchia Merlino, tornando però serio un attimo dopo “Ti daranno del gay, lo sai, vero?”

“Non mi importa”

“A tutti importa, la prima volta”

“Forse sì” Artù lo guarda “Ma ne varrà la pena”

E la morsa che questa volta Merlino sente ha un nome ed una descrizione precisa, che possono essere riassunti con il termine “Artù Pendragon”.

Vedendo che il biondo sta per aggiungere qualcosa, Merlino lo anticipa “Se mi dici un altro quindi sappi già che non capirò”

Artù sbuffa “Non userò il tuo preziosissimo avverbio, stai tranquillo. Volevo solo sapere che facciamo ora”

“Io, personalmente, ho fame. Una fame da lupi. E ho voglia di pancakes. E poi credo che dovrò andare all’università, bisogna che almeno le lezioni del pomeriggio le seguo”

“Vedrai gli altri?”

“Forse Gwaine, credo che Gwen abbia il tirocinio”

“Glielo dirai?”

“Di noi?” domanda Merlino “Sai che Gwaine è il nostro fan numero 1?”

“Non mi sorprende”

“Comunque pensavo che potremmo dirglielo insieme. O vedere dopo quanto lo capiscono” propone il moro “Intanto vieni in cucina, devo preparare l’impasto”

Merlino sguiscia fuori dal letto e subito Artù lo segue, come un cagnolino, e si siede al tavolo, osservandolo mentre prende gli ingredienti.

“Puoi anche aiutarmi, lo sai?”

“Non sei tu che non vuoi che mi avvicini ai fornelli?”

“Sì, ma alla dispensa ti ci puoi avvicinare, almeno per passarmi le cose” ribatte il moro.

“No, grazie, sto bene qui”

Il giovane medico alza gli occhi al cielo, ma sorride mentre lo fa quindi probabilmente non è poi così credibile; fa andare le fruste per amalgamare meglio gli ingredienti tra loro, mentre Artù gli domanda “Hai qualcosa da dirmi?”

“Ancora?” ridacchia Merlino.

“No, dico… cose che dovrei sapere. Sai, come quando mi sono trasferito qui”

“Cose che dovresti sapere…” sussurra pensieroso il giovane medico, divertito dai toni teneri e incerti dell’altro; appoggia le fruste che sgocciolano impasto e si gira vero il biondo, appoggiandosi al piano cottura con la schiena “Uhm… trovo sciocco ricordarsi tutti i mesiversari, alcuni sono totalmente inutili tipo i quattro mesi, mi piace dormire insieme ma se provi a svegliarmi con un bacio o solo perché ti annoi sono capace di soffocarti con un lenzuolo, mi piace il caffè a letto, ma non mi azzarderei mai a chiedertelo perché non voglio assolutamente che ti avvicini alla macchinetta, potrebbe scapparmi un “amore” per chiamarti…”

“Ti prego, non chiamarmi “amore”, sa troppo di ragazzo” sbuffa Artù, facendolo sogghignare.

“Uhm, allora credo proprio che lo farò spesso” il biondo gli rifila un’occhiataccia, ma Merlino continua “Poi… credo proprio che ti fregherò le magliette, ne hai qualcuna davvero carina. Basta credo”

Si gira per riprendere in mano le fruste e domanda “Tu mi devi dire qualcosa?”

“Io… vorrei tenerti per mano. E credo di essere un tantinello geloso. E se mi freghi una maglietta che mi piace potrei essere io ad ucciderti”

Merlino si ferma un attimo “Sono d’accordo, per la mano…”

Rimangono in silenzio per qualche minuto, l’unico rumore nella casa dato dalle fruste che girano veloci; il moro afferra la padella, accende il fuoco ed inizia a versare un po' di impasto.

“Stavo pensando…”

“Oh no, non di nuovo, ti prego” ridacchia Merlino ed Artù lo guarda storto.

“Sei un idiota, Merlino. Un vero e proprio idiota”

“Un vero e proprio idiota di cui sei innamorato?”

“Non ancora per molto se continui così” sbuffa Artù, ma quando il moro gli fa apparire davanti un pancake enorme l’argomento cade subito “Comunque volevo solo sapere se avevi già preso il biglietto per tornare a casa a Natale”

Merlino è leggermente preso in contropiede dalla domanda, che non si aspettava minimamente, ma fa finta di non darlo a vedere – o almeno ci prova – mentre continua a cucinare “In realtà no”

“Perché non… non lo passiamo insieme?”

“Come?”

“Sai, la nostra tradizione natalizia. Io, te e Rudolph. Lo hai detto tu che una tradizione è tale solo se viene fatta più volte”

“Mi hai ascoltato sul serio, allora…” mormora il moro, girando l’impasto più per ingannare il tempo che per altro “Certo che tu sei uno che va da zero a mille. Macché mille, un milione”

“Scusami, so che è una cosa affrettata e a cui non avevi mai nemmeno pensato e…”

“Ti farebbe piacere?” lo interrompe bruscamente Merlino, girandosi e trovandosi davanti un sorrisetto divertito.

“In realtà voglio vederti mettere il maglione che ti ho regalato”

“Non mi metterò mai quello stupido maglione”

“Ma te lo ha regalato il tuo ragazzo, devi metterlo”

Il tuo ragazzo.

Che belle parole, pronunciate da Artù. Soprattutto perché sono per lui.

“Però capisco se vuoi tornare a casa, Hunit e Gaius ti aspetteranno” aggiunge subito frettolosamente il biondo, fingendosi molto interessato al pezzo di pancake rimasto nel piatto.

“Credo che rimarrò qui” dichiara Merlino, senza girarsi a guardare l’espressione di Artù, ma girando il pancake nella padella “L’anno scorso ho studiato molto di più e a mamma è piaciuto molto venirmi a trovare a Gennaio. Non vedo troppi problemi a rifarlo anche quest’anno, se riescono a prendere i biglietti adesso non costeranno nemmeno tanto”

Il moro spegne i fornelli e appoggia un piatto con una pila di pancakes ancora caldi sul tavolo.

“E tu? Sei sicuro di non voler tornare a casa?”

“Preferisco le tue patate bruciacchiate”

E il sorriso che Artù gli riserva è per Merlino la cosa più bella del mondo.

Ciò che Merlino nota, in quei primi giorni di relazione, è che da quando si sono imbarcati in questa storia, i ruoli tra lui ed Artù sembrano essersi invertiti: Artù è sempre attento, con un occhio sempre posato su di lui, mentre il moro si è di colpo rilassato e vive serenamente, giorno dopo giorno, quella storia d’amore.

Però ogni tanto, in alcuni momenti, riscopre quella quotidianità tanto scontata – almeno prima – e si ritrova a guardarlo, come incredulo che sia successo veramente. E sorpreso di accorgersi di quanto davvero desiderasse quella routine e quella normalità.

Gli piace guardare Artù farsi la barba, mentre parlano di cosa mangiare per cena. Gli piace preparargli i biscotti alla cannella a sorpresa perché sa che Artù sgranerà gli occhioni azzurri e lo bacerà dolcemente, prima che finiscano a farlo in cucina. Gli piace quando ha freddo, mentre sono sul divano a guardare un film, e Artù se ne accorge – e lo fa sempre, ogni volta – e lo copre con una coperta. Gli piacciono queste e mille altre cose che hanno sperimentato in quella sola settimana. E che Merlino ha sempre desiderato, senza mai saperlo del tutto.

Merlino si sofferma spesso a guardare Artù – il suo ragazzo da ben una settimana – e non può non notare il leggero segno di un morso che gli è rimasto sulla spalla, il taglietto che si è fatto per sbaglio perché si è tagliato male la barba, i capelli arruffati perché non si è ancora pettinato da quando si è alzato. Tutte cose intime, familiari e così quotidiane che gli sembra di viverle da una vita, non solo da poco più di un anno o da una settimana, a seconda di quando si vuole far iniziare il loro periodo insieme. Non aveva mai notato il modo di Artù di infilarsi la maglia, mettendo prima la testa e poi solo dopo le braccia, né aveva mai fatto caso alla piccola cicatrice che ha sulla pancia – nonostante il suo coinquilino girasse nudo per casa fin dai tempi più antichi – e non aveva mai trovato particolarmente belle le sue magliette, che invece ora sanno di lui e che ora lo attirano tremendamente.

Non sa se da fuori si veda qualcosa di diverso, in lui. Lui, personalmente, si sente felice. E non pensa che qualcuno gli debba chiedere se è felice – scusate, comici italiani, questa volta non servite – per notarlo, perché, almeno secondo lui, ci manca davvero poco perché leviti dal terreno quando cammina.

I due decidono di non dire nulla agli amici, almeno non da soli, e caso vuole che Lancillotto organizzi una serata al locale per festeggiare in piccolo il suo compleanno solo pochi giorni dopo. E per fortuna, perché già solo all’università, un giorno che Artù lo va a prendere con la moto, rischiano di farsi scoprire mentre si scambiano un fugace bacio sulle labbra, protetti dal tronco di un albero. Scoppiano entrambi a ridere quando sentono le voci di Freya e Gwen, non prima però di aver sudato freddo per un attimo, temendo di essere stati scoperti così malamente.

Merlino non fa che chiedersi ripetutamente come reagiranno o cosa penseranno gli altri, sia perché un po' gli importa – sono comunque i suoi migliori amici, se pensano che lui ed Artù non siano una bella coppia vorrebbe dire che qualcosa non va – e sia perché vuole ridere di loro, almeno un po'. Solo poco, però. Il giusto.

“Ci pensi?” Artù lo distrae dai suoi pensieri.

“A cosa?” Merlino deve sovrastare il rumore dell’acqua corrente.

“È la nostra prima uscita ufficiale di coppia”

Merlino si interrompe dal lavare i pochi piatti del pranzo e guarda il ragazzo sbalordito “Da quando sei così smielato e sentimentale?”

“Pensavo ti piacesse il sentimentalismo” rispose piccato il biondo “Altrimenti possiamo parlare del fatto che questa sera prenderemo la moto”

“Assolutamente no” replica Merlino, per nulla stupito del rapido cambio di tono del ragazzo: che Artù è prepotente, lo aveva capito fin dal primo giorno di convivenza.

“Non era una domanda”

“Non possiamo andare a piedi? O in taxi?” si lamenta il moro.

“Speri sul serio di vincere questa discussione?” sogghigna Artù, prima di avvicinarsi a lui e baciarlo dolcemente, con la palese intenzione di distrarlo.

Merlino geme, prima di riuscire a mormorare “Guarda che non puoi sperare di farmi dimenticare che vuoi andare in moto così”

“Uhm… quindi non sto… riuscendo minimamente… a distrarti?” il biondo gli lascia dei baci sulla linea della mascella, scendendo poi giù fino al collo e Merlino si scopre a trattenere un brivido.

“Non ti sopporto”

“Davvero?”

“No” Merlino scansa leggermente il ragazzo, per guardarlo negli occhi “Stavo pensando una cosa”

“Credevo avessimo ormai appurato che non funziona quando pensi, no? Pensi sempre male”

“Che ne dici se stiamo a casa a Capodanno, anche quest’anno?” propone Merlino, ignorando il commento di Artù “Preferisco le feste in casa, piuttosto che in un locale affollato. È molto più intimo e ci divertiamo di più”

“Che ne dico, eh?” commenta il biondo, afferrandolo per la vita “Dico che possiamo fare tutto ciò che vuoi, Merlino”

Ovviamente la discussione sulla moto torna fuori prima di uscire ed altrettanto ovviamente Merlino perde malamente, così si ritrova stretto alla schiena del suo coinquilino, mentre sfrecciano per le strade buie e alquanto deserte. Almeno questa è una buona scusa per stringersi a lui. Peccato che se fossero fermi Merlino riuscirebbe a registrare meglio quest’informazione.

Alcuni sono già lì, altri arrivano dopo di loro e nel tempo di attesa i due ragazzi si scambiano continuamente occhiate complici e sguardi languidi; non hanno deciso né il modo né il momento in cui rivelare la cosa, ma non ce n’è bisogno perché, nell’esatto istante in cui Artù si alza e sparisce alla vista per andare a prendere da bere per tutti, sette paia di occhi si girano verso Merlino, che si sente all’improvviso molto osservato.

“Ehm… che succede?”

“Non devi dirci nulla, Merlino?” chiede Gwen, con un tono troppo soave per essere vero.

“Uhm… no?” prova il moro, ben sapendo che non ha molte speranze. I suoi subdoli amici hanno aspettato che si dividessero per attaccare il più indifeso – alias quello con la minor faccia di bronzo in certe circostanze.

“Allora? La gran serata?” esclama Freya, con uno sguardo malizioso, mentre tutti sorridono malignamente.

“Come fate a sapere che avevo una gran serata?” Merlino getta rapidamente un’occhiataccia a Gwaine, l’unico a cui lo avesse effettivamente riferito, ma questo alza le spalle con fare innocente, come a dire che lui non c’entra assolutamente nulla con quella storia.

“Ricordi Morgana e il suo futuro come spia? Pensi davvero che sareste potuti scampare ad una cosa del genere?” interviene Gwen.

“Come hai fatto, Morgana, a sapere una cosa del genere?”

“Non si possono rivelare certi trucchi, no?”

“Merlino, Artù ti ha chiesto di uscire praticamente all’uscita dell’ospedale. Doveva mettere i cartelli al neon per risultare meno evidente” dichiara Freya “Eravamo tutti in attesa del vostro appuntamento”

“E se proprio lo vuoi sapere c’era un giro di scommesse” ridacchia Leon.

“Avete scommesso sulla nostra uscita?”

“Ovviamente, Merlino, ovviamente” interviene Morgana, con un ghigno malizioso “Io, naturalmente, conoscendo mio fratello, ho scommesso contro Gwaine che sarebbe scappato qualcosa di più di un bacio, mentre lui diceva che tu saresti stato troppo sconvolto per fare alcunché, avresti fatto una scenata e rovinato il momento”

Merlino sente le orecchie scaldarsi, mentre balbetta “Diciamo che non mi sento di dire che ha vinto solo uno di voi due…”

Gli occhi chiari della ragazza si accendono come due fari, ma non dice nulla, anche perché è Parsifal ad intervenire “Io ho scommesso con Freya su dove lo avreste fatto la prima volta: lei diceva nel salotto, mentre io puntavo molto sulla camera di Artù”

“Questa conversazione è incredibilmente imbarazzante” afferma Merlino, spostando lo sguardo su Gwen e Lancillotto “Vi prego, non ditemi che avete scommesso anche voi o mi metto ad urlare”

“Allora inizia a preparare la voce perché Lancillotto era convinto che ti pagasse Artù la cena, mentre io ho insistito perché dividesse equamente a metà” ribatte la ragazza, con un sorrisetto.

“Ma quanto ci mette Artù a prendere delle dannate birre? Mi sono sorbito le vostre folli idee tutte da solo” sbuffa Merlino, guardandosi intorno nella vana speranza di vedere l’amico il coinquilino il ragazzo comparire in mezzo alla folla con i bicchieri tra le mani.

Il ragazzo di Artù Pendragon.

Questo sì che suona decisamente bene.

“Che mi sono perso?” esclama il ragazzo, appoggiando il vassoio con tutte le ordinazioni.

“Oh, niente, abbiamo degli amici che farebbero concorrenza a qualsiasi comare di qualsiasi villaggio” sbuffa Merlino “Sul serio, ragazzi, esistono le riviste di gossip”

“Ma voi due siete più interessanti” taglia corto Morgana “E noi vogliamo sapere i dettagli”

Il moro sente le guance andare a fuoco e guarda il suo ragazzo, sperando in un suo supporto, ma Artù è seduto comodamente con il boccale di birra già in mano.

“Niente da fare, Morgana, sei comunque mia sorella. Non posso dirti i dettagli”

“Questo non ti ha mai fermato, prima d’ora” sogghigna l’altra, alquanto divertita “A meno che non sia stata una cosa così speciale che non vuoi farmela sapere perché ti vergogni. In quel caso saresti scusato”

“Stai aspettando che io lo ammetta ad alta voce?”

“Sì”

“Allora sì, è stato speciale e non ho alcuna intenzione di condividere i dettagli con te”

Alle parole di Artù, Merlino sente le guance incendiarsi e guarda la sua birra chiara con molta attenzione.

Morgana sta per aggiungere qualcosa, ma il fratellastro l’anticipa, con un ghigno degno di quelli della sorella “A meno che tu non voglia condividere i dettagli della tua storia con Gwaine, di cui, se ricordo bene, non mi hai ancora detto nulla”

“Per questa volta l’hai scampata, fratellino” dichiara, sconfitta la ragazza.

“Però una cosa io e Merlino ve la vogliamo dire: pensavamo di dare una festa in casa per Capodanno, come l’hanno scorso. Ci siete?” conclude Artù.

“Ci mancherebbe! Aspettavo solo l’invito ufficiale, mi sarei presentato lì in ogni caso” esclama Gwaine, facendo scoppiare a ridere tutti e spostando la conversazione verso altri argomenti.

La serata continua piacevolmente fino all’ora di chiusura del locale, tra brindisi vari indetti da Gwaine e Leon in favore di Lancillotto per il suo compleanno, in favore di Merlino ed Artù, in favore dell’amore ed in favore dell’alcol. Alla fine tutti – eccetto Artù, Gwen e Parsifal, nominati per quella sera autisti ufficiali – sono un po' sopra le righe e nessuno riesce a smettere di sorridere.

L’aria è fredda, fuori dal locale, ed Artù passa un braccio sulle spalle di un Merlino tremante, mentre si avvicinano alla moto parcheggiata lì davanti.

“Quanto siete teneri” commenta Parsifal, con un sorrisetto.

“Vi prego, non ditelo” sbuffa Artù, passando il casco al ragazzo.

“Perché no, amore?” ridacchia Merlino, alquanto divertito da questo atteggiamento di Artù poco incline alle cose dolci proclamate tanto per.

“Buona serata, ragazzi” aggiunge, salendo sulla moto e stringendosi al biondo “Ci vediamo tutti a Capodanno da noi, vero?”

“Ovviamente” conferma Gwen con un sorriso dolce, mentre Artù mette in moto.

E l’ultima cosa che entrambi sentono, prima di ripartire, è l’urlo di Gwaine che si perde nel vento “Comunque, Merlino, cerca di contenerti! E tu, Artù, copriti quel succhiotto che si vede da chilometri di distanza!”
   
 
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