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Autore: aristotle0    24/11/2020    1 recensioni
[Christine, la macchina infernale]
Lettera di Dennis per Arnold
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Posai la penna stilografica e ripiegai la lettera che avevo appena finito di scrivere, con ancora le lacrime agli occhi. Guardai fuori dalla finestra del mio studio, il sole nascosto dalle nuvole rendeva la città sinistra. Azzeccato, pensai.

Mi alzai dalla sedia e uscii dalla stanza senza dimenticarmi la lettera, imbustata per bene. Scesi le scale e la gamba sinistra mi cedette, succedeva ancora; afferrai una stampella (abbandonata accanto alle scale, meglio prevenire che curare pensai, e risi malinconicamente), raggiunsi l'entrata ed uscii di casa. Mi avvicinai alla mia Duster, vecchia amica, almeno tu non mi hai abbandonato, e partii in direzione del cimitero di Libertyville

Accostai sulla strada, non ci avrei messo molto, e subito gli occhi mi si appannarono. Meglio non pensarci, Dennis, ragazzo mio, mi dissi. Entrai nel cimitero e subito intravidi la sagoma di Leigh, china sulla tomba di Arnold Cunningham. Mi sentì arrivare e si girò, si sfregò il dorso della mano sugli occhi e mi sorrise tristemente. Mi venne accanto e mi abbracciò.

"Otto dannatissimi anni, Dennis, otto. E continuo a sognarmi quel fottuto LeBay, lui e la sua dannatissima macchina."

Cacciò un singhiozzo e tornò a guardare la lapide con gli occhi lucidi.

"Continuo a sognarlo pure io, Leigh, non mi dà tregua. Benedetta quella volta che non lo sogno."

Mi avvicinai alla lapide di Arnie, tirai fuori la busta contenente la lettera e la posai accanto alla foto del mio amico.

---

"Me ne andrò nell'Ohio, Leigh, mi hanno offerto un posto come insegnante di lettere. Non metterò più piede qui, mai più."

Le si illuminarono gli occhi, quegli stessi occhi di cui mi ero follemente innamorato.

"Congratulazioni allora. Dobbiamo brindare assolutamente!"

La invitai a casa mia e ci avviammo in direzione della Duster, stavamo salendo quando mi guardò.

"Non è colpa tua Dennis, non lo è."

La fissai tristemente.

"No, no. Lo so."

Lo so.

Salimmo in macchina.

---

"Caro Arnie,

Sono Dennis, ti ricordi di me? Mi guardi da lassù, amico? Di sicuro sei in un posto migliore, adesso. La notte non dormo e se per fortuna riesco a dormire lui è sempre lì, LeBay, quel pidocchioso di merda. È colpa mia, lo so. Fin dall'inizio. Se non avessi preso un'altra strada non l'avresti mai vista, quella dannata Christine, non l'avresti mai amata. Non avrei mai dovuto, mi dispiace. È colpa mia. È tornata, vecchio mio, quella bastarda di una macchina. È tornata. Ho letto sul giornale di omicidi stradali e, Dio, è lei. Ci scommetterei. Convivo nel terrore, sperando non torni da me o da Leigh. E non posso far a meno di pensare che per colpa mia altre persone stanno morendo, per colpa mia. Non saresti mai morto, Dio, dovresti essere qua con me a sbronzarti e a parlare di quante cose abbiamo fatto assieme, di tramezzini al tacchino, di formicai, di quel cazzone di Buddy, e a vedere partite di football. Non lassù chissà dove, Arnie, non lassù.
Lo sai quel detto 'Non capisci di tenere veramente a qualcuno finché non lo perdi'? Ed è così, dannazione, è così.
Negli ultimi tempi ho avuto modo di pensare, credo di poter affermare che ti ho sempre amato, Arnold Cunningham, sempre.

Tuo, Dennis Guilder."

   
 
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