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Autore: coopercroft    25/11/2020    0 recensioni
Ritrovare un padre dopo anni di abbandono e adozioni, finite spesso male. Sherrinford ha un nome eccentrico, come tutti nella sua singolare famiglia. Un padre chiamato “Ice Man”, una zia Eurus rinchiusa in una fortezza e uno zio detective famoso : Sherlock Holmes. Come potrà adattarsi a vivere con loro? Dopo anni di vita fisicamente disastrosa al limite dell’autodistruzione. Ritrovare un affetto stabile lo aiuterà a superare il dolore e i torti subiti?
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Watson, Mycroft Holmes, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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È mattina, lo vedo dalla luce che filtra da sotto la tenda. Guardo il mio vecchio orologio da polso. Sono le otto. Mi alzo dal letto e osservo la camera, è arredata con gusto, deve essere quella destinata agli ospiti. Ha un'ampia scrivania, un armadio vecchio stile. Mi sgranchisco le gambe, guardo dalla finestra che dà sul cortile d'ingresso. Tutto è così lussuoso, veramente troppo per me.

Sento dei rumori provenire dal piano terra. Decido di scendere e indossare i vecchi vestiti che mi sono portato. Li annuso sospettoso, ha ragione Holmes, puzzano di fumo e stantio.

Ma ho solo quelli, quindi scelgo i migliori. La camicia non è proprio da buttare, è azzurra con le righe in tono. Infilo i calzoni blu scuro, anche se sono un po' logori, il maglione di lana un tono più chiaro. Ho i calzini di marca che mi ha passato Holmes. Le scarpe sono nuove, quindi accettabili. Mi osservo allo specchio, sono presentabile. Scendo di sotto per vedere cosa sta combinando.

Lui è in cucina, sembra uscito da una sartoria. Indossa un completo tre pezzi chiaro. Non ha nulla fuori posto, la cravatta sembra gli sia incollata addosso.

L'ho sempre giudicata scomoda, svolazza ovunque, forse è per questo che lui la blocca con il fermaglio. Ne deve avere parecchi di quei gingilli, evidentemente gli piacciono.

Mycroft si volta e mi squadra, abbozza un mezzo sorriso ironico. Lo so che mi sta giudicando. Evidentemente non rientro nei suoi canoni di eleganza.

"Buongiorno Sherrinford, hai riposato bene? Ti avrei chiamato tra poco." Socchiude gli occhi e inclina il capo valutandomi.

"Vedo che stamattina sei presentabile ma dovresti provvedere a portare in lavanderia i tuoi vestiti." Torna ad occuparsi della colazione. Mi mette un dubbio e annuso la manica.

"Lo so, non profumano di bucato ma si dovrà accontentare di questi, non ho altro." Lo fisso irritato, è sempre così insopportabilmente spocchioso.

Si pulisce le mani nello strofinaccio ricamato e non trattiene il suo disappunto. "Sherrinford, non pretendo di esserti simpatico, ma ti invito a trattenere le tue emozioni. Ti si legge tutto in faccia." Solleva appena il capo senza fissarmi.

"Bene, signor Holmes, così non le devo spiegare niente e risparmio fiato." Metto fine alla guerriglia e mi offro di aiutarlo.

"Posso fare qualcosa? " Smette di affaccendarsi e mi indica la cucina. È bianca, con mobili lisci e funzionali, niente spazio per inutili soprammobili. Il forno, il piano cottura perfettamente puliti tanto che mi chiedo se li usa.

"Prendi il caffè e scaldalo, tosta le fette di pane. Non combinare disastri, penso tu abbia capito che odio il disordine." Lo guardo di sbieco, non so se più arrabbiato o divertito. Mette in tavola dei biscotti e del latte. Ha apparecchiato con un ordine ossessivo. Penso che nasconda qualche mania compulsiva.

Faccio attenzione a non scombinargli la cucina, è talmente ordinata che non devo chiedere dove cercare il pane e il caffè. Ho solo problemi a portare la caffettiera colma, perché le mani mi tremano e la devo tenere stretta. Holmes se ne accorge e senza dire niente mi aiuta.

Mi sfiora mentre la prende e quel suo tocco delicato mi scombussola. Non riesco a capirne il motivo. Non sento di provare dell'affetto, lo conosco da poco, eppure il suo contatto mi confonde. Mi siedo, lui si sfila la giacca e si arrotola le maniche, mi invita a mangiare. Prendo del tempo aggiustandomi la camicia, non sono abituato a tutto questo.

"Non faccio colazione tutti i giorni, mi capita spesso di saltare i pasti. Quindi non si preoccupi se non mangio molto."

"Non sono io che mi devo preoccupare ma tu ragazzo, vista la tua magrezza. Ho una richiesta da farti." La voce incespica nelle parole studiate. "Vorrei che tu facessi una visita medica, visto come hai vissuto negli ultimi anni, solo per assicurarmi che tu stia bene. La struttura è del governo e sono molto preparati."

Tossisco, quasi mi soffoco. Non mi sono mai piaciuti i medici e nemmeno gli ospedali. Però capisco il perché me lo chiede.

"Ha visto i buchi sul braccio, vero? Quando le ho fatto vedere la voglia sul gomito. Teme che mi faccia ancora? Avere un figlio drogato non fa piacere, specie a un uomo di potere come lei."

Arrossisco per la vergogna e l'indignazione, mi sento offeso. Mi alzò di scatto senza toccare il cibo nel piatto.

"Mi dispiace di non rientrare nei suoi standard, signor Holmes. Ma io sono quello che vede, mi deve prendere così, oppure mi lasci andare." Alzo troppo la voce e un sottile dispiacere mi percorre.

Si pulisce la bocca con un candido tovagliolo. Non mostra nessuna emozione. Si alza e mi prende per un braccio, il suo tocco è delicato.

"Siediti, finisci di mangiare. Non è come pensi, non mi riguarda se ti droghi, bevi o fumi, voglio solo capire cosa è meglio fare per te. Sei troppo giovane per avere una salute fragile. Ne parliamo con calma ma dopo che hai finito la colazione." Il suo volto è teso, la fronte corrucciata.

La stretta si fa più decisa, non lo credevo così forte, mi divincolo, mi costringe a sedermi e a finire la colazione.

"Bada, Sherrinford, non sono così tollerante come pensi." L'ho decisamente irritato, mi gira le spalle senza guardarmi.

"Bene, decido io, vieni con me questa mattina stessa. Ho già avvertito la clinica, un check up ti farà bene non è niente di spaventoso, te lo assicuro."

Ingoio l'ultimo boccone e bevo il latte ormai tiepido. È abituato a comandare, non accetta rifiuti. Non mi piace, ma lo farò.

"Non mi faccio da tre settimane, e ho bevuto la sera prima d'incontrarci. Ma sembra che lei lo sappia già. Sono pulito stia tranquillo." Lo guardo incollerito, ma lui nemmeno mi calcola.

"Bene, quindi è un sì, mi sembra di capire." Sorride compiaciuto e inizia a riordinare.

"Un sì che ha sentito solo lei. Ma va bene lo stesso, se la fa contento." Lo odio quando si comporta in modo autoritario.

Sospira. "Lo faccio per te, Sherrinford. Non hai fatto una vita agiata in questi anni." Si oscura, sente il mio risentimento e sembra che, in qualche modo, lo accetti.

Sentiamo il campanello di casa suonare. Si dirige verso la porta e io lo guardo interrogativo.

"È Anthea, la mia segretaria, devo consegnarle il tampone." Holmes fa entrare una giovane donna elegante che continua a guardare il cellulare. Poi solleva lo sguardo verso di me.

"Notevole Mycroft, è decisamente il suo ritratto, praticamente lei da giovane! Piacere Sherrinford, sono Anthea la segretaria di suo padre."

Mi sorride e mi allunga la mano. È piacevole e morbida. Sento una strana sicurezza mentre le restituisco il saluto. Ha un sobrio tailleur chiaro e capelli ondulati folti e ramati che le ricadono sulle spalle. Occhi castani, labbra carnose, un trucco leggero che le rende giustizia.

Non posso non notare il suo corpo sinuoso, insomma rimango colpito, Holmes ha una segretaria perfetta.

Lui mi osserva dal fondo della stanza, solleva le sopracciglia quando arriva con la provetta da consegnare.

"Sherrinford, lasciale la mano ti prego, avrai occasione di vederla ancora." Leva gli occhi al cielo innervosito.

"Notevole potrei dirlo anch'io, Anthea." Mi sono esposto, ma lei è bellissima. Non vedo donne così di classe da parecchio tempo. Lei ride.

"Sei galante Sherrinford. Esci un po' dagli schemi della famiglia Holmes. Ma va bene così."

"Anthea!" Holmes la richiama e le consegna il campione.

"Bada di darmi una risposta. Tu ragazzo fila a prepararti."

La saluto con un cenno della mano salendo le scale. Holmes sembra veramente irritato per il mio comportamento, lei mi sorride complice. Sembra divertita.

Raggiungo svelto la camera, mi lavo, mi sistemo e aspetto che lui venga a chiamarmi. Nel frattempo chiamo il vecchio Stuart lo devo avvisare che non mi vedrà per un po'. Lo rassicuro dicendogli che sto bene, lui mi ha aiutato molto offrendomi il lavoro di rider in quel periodo difficile.

Mi siedo sul letto e mi tormento le mani, la tentazione di ribellarsi è forte ma oggi devo stare alle regole. Ieri giravo per le strade senza una meta, oggi invece sono in una casa calda, immerso nel lusso. E la più importante di tutte è che ho un padre. Cioè, una specie di padre.

"Sherrinford, andiamo." Holmes chiama e io eseguo.

 Prendo la giacca e scendo. È questo il tipo di rapporto che si aspetta di avere con me?

 

   
 
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