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Autore: NoThing_Personal    30/11/2020    0 recensioni
Questa storia ha come protagonista una ragazza molto timida, molto più del normale o forse ha solo paura, una paura tanto assurda quanto reale... Ciò che le serve è solo qualcuno di cui fidarsi, ma si sa che la persona giusta non è mai la più semplice da accettare.
Dal 13°cap: «Tu credi nei sogni Haley? Forse eravamo davvero destinati a trovarci» le impedì di muoversi
«Come fai ad essere così sicuro dei sogni? Come hai fatto a non perdere te stesso dopo quello che hai passato?» mi chiese curiosa
«Non puoi mai essere certo di nulla Haley, ogni tanto devi solo crederci con tutto te stesso e quello che cerchi troverà il mondo per raggiungerti.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Haley
 


22 -  Avalanche
 

Cut me open and tell me what's inside
Diagnose me 'cause I can't keep wondering why
And no, it's not a phase 'cause it happens all the time
Start over, check again, now tell me what you find
It's like an avalanche, I feel myself go under
'Cause the weight of it's like hands around my neck
 
 

Tagliami in profondità e dimmi cosa c'è dentro me
Formula una diagnosi perchè non posso continuare a chiedermi il perchè
e no, non è una fase perchè accade tutto il tempo
Ricomincia, rincontrolla, ora dimmi cosa hai trovato
È come una valanga, sento che vado sotto
Perché il suo peso è come mani intorno al mio collo

(Bring Me The Horizon - Avalanche )

 
 

 
 
Shade era entrato come un tarlo nella mia testa.
Continuavo a chiedermi se stessi facendo la cosa giusta, se quello che provavo stando accanto a Nathan lo provasse anche Elisabeth o fosse più forte il suo, di sentimento.
Eppure Shade aveva detto che Beth era stata con un professore della scuola, allora se ci teneva veramente a Nathan perché avrebbe fatto questo? Perché mi avrebbe torturato per tutti questi mesi se poi una persona valeva l’altra.
Oppure c’era qualcosa che mi sfuggiva?
E se Nathan fosse ancora innamorato di Elisabeth e per questo fosse andato da lei.
Mi guardai allo specchio della mia camera e sospirai.
Se non fossi stata abbastanza per lui?
Sentivo un senso di smarrimento crescere dentro di me e manifestarsi sotto forma di lacrime
Nel pomeriggio del giorno successivo andai al campetto di basket un po’ prima rispetto al messaggio che Nathan e Blake mi avevano inviato, ne approfittai per fare un paio di tiri liberi, ma così facendo finì per non accorgermi del loro arrivo finché Blake non mi si parò davanti togliendomi la palla e scartandomi andò a canestro al posto mio
«Esibizionista» gli sorrisi
Nathan mi abbracciò da dietro
«Mia…» mi sussurrò all’orecchio
Io alzai le spalle facendo finta che quel gesto non mi avesse agitato e cercai di sorridere
Aspettammo l’arrivo di Lucas, Jeremy e cominciarono a giocare finché il sole non si decise a tramontare.
Io ne approfittai per cercare di distrarre un po’ la mia mente da strani ma non ci riuscivo.
«Ti va di venire a casa mia?» chiese Nathan quando la partita giunse al termine «Mia madre dice che è da tanto che non ti vede e si lamenta» disse tranquillamente.
«Ok se non disturbo» risposi io arrossendo
«Come potresti disturbare tu?» rise per poi scompigliarmi i capelli
Quando Nathan aprì la porta di casa la luce era ancora spenta
«Strano»
Mi lasciò la mano e andò a controllare la camera di sua madre, intanto io chiusi la porta e mi fermai lì in attesa del suo ritorno.
Dopo pochi secondi ritornò e la sua faccia era preoccupata.
«Che succede?» chiesi preoccupata a mia volta
«Non lo so dovrebbe essere già a casa, di solito» si diresse in cucina e io lo segui.
Prese il cellulare e lo senti chiamare probabilmente sua madre dato il tono della conversazione 
«Ehi, allora?» disse preoccupato
«Ti lamenti di me ma tu sei uguale» attese una risposta poi parlò ancora
«Lo so che non è colpa tua. Lo so mamma, non ti preoccupare, solo avvisa la prossima volta»
Il suo viso si rasserenò e la sua voce tornò normale
«Si, è una settimana che me lo dicevi e solo ora ti viene in mente di dirmi che lavoravi fino a tardi, sei incorreggibile» disse scuotendo la testa io lo guardavo un po’ perplessa
«E’ qui te la passo» e mi fece segno di avvicinarmi, mi diede il telefono e immediatamente senti la voce calda e affettuosa che mi ricordava l’affetto di una madre
«Ciao» mi disse felice «Mi dispiace che tu sia venuta ma questa sera lavoro fino alle dieci … »
«Non preoccuparti Nicole davvero» cercai di tranquillizzarla.
«Perché non resti a dormire, così appena torno vi porto qualcosa di buono» aveva un tono così contento
«Non vorrei creare fastidio, immagino che poi sarai stanca non voglio creare problemi» a quella frase Nathan che stava ascoltando la conversazione vicino a me cominciò a ridere.
«Dì a mio figlio di smetterla» comunicai la risposta e lui rise ancora di più poi sua madre mi disse
«Ci vediamo dopo allora, le tue cose sono nella mia stanza nel terzo cassetto» mi disse gentilmente, la ringraziai
«Passami mio figlio per favore devo dirgli una cosa» continuò poi ma il suo tono si fece un po’ minaccioso
«Va bene a dopo Nicole, grazie» e la passai a lui che mi disse tappando il microfono del telefono 
«Ramanzina?» disse a voce bassa e io annui con la testa «Lo sapevo» disse sconsolato, io sorrisi.
«Mamma alla cena ci penso io ci vediamo più tardi, ciao» e chiuse la telefonata senza aspettare nemmeno la risposta e mi sorrise vittorioso.
Nathan non mi volle fare cucinare e alla fine ordinammo due pizze, mentre le aspettavamo andammo a farci la doccia, presi le mie cose nella camera di Nicole e avvisai mio padre che mi sarei trattenuta da loro stanotte.
Ci mettemmo comodi sul divano a vedere un film che lui considerava un vera lacuna da colmare da parte mia
Mi avvolse tra le sue braccia mentre scorrevano i brevi titoli di testa di Ghostbuster per coccolarmi
«Ehi, non volevi vedere il film tu?» gli chiesi notando che non mi lasciava seguire il film
«Tu lo devi vedere ma io ti posso baciare, lo so a memoria» mi sorrise e io diventai rossa
Non riuscivo a concentrarmi molto con Nathan che si divertiva a punzecchiarmi, mentre io cercavo di tenere a freno il mio corpo che ogni tanto era scomodo e nello stesso tempo cercavo di concentrarmi sul film perché pensare di essere accanto a lui da sola mi metteva un po’ d’ansia.
Era la prima volta che mi trovavo da sola con lui in questa circostanza o con qualunque essere umano maschile. Non sapevo che fare
«Sai da piccoli io e Blake ci travestimmo da ghostbuster per Halloween» mi disse baciandomi sulla guancia
«Sarete stati adorabili» dissi io trattenendo una risata vedendo le tute grigie che indossavano ed immaginai addosso a loro
«Si lo eravamo molto» mi disse in tono quasi offeso mentre iniziava a farmi il solletico
«No, Nathan no» gli dissi per fermarlo mentre cercavo di non ridere
Mi ritrovai sdraiata sul divano mentre cercavo di resistere agli attacchi di Nathan
«Mi arrendo» cercai di ottenere una tregua ero senza fiato, lui si fermò e si chinò su di me per baciarmi ma non lo fece, aprì gli occhi e i suoi occhi mi incatenarono ai suoi
 «Sai una cosa?» disse con una voce roca e per quanto la mia mente continuasse a negare anche un po’ sensuale.
«Cosa?» domandai curiosa
«Sei bellissima» sussurrò lieve sfiorandomi il naso, io arrossi inevitabilmente
Le nostre labbra si incontrarono e dimenticai il film o qualunque altra cosa, era la sua magia, mi faceva sentire sicura e forte.
Le mie mani percorsero la sua schiena, lo senti approfondire il bacio e diventò più intenso e quando la sua mano tocco il mio ventre sotto la maglietta persi il controllo del mio corpo
“Striscia sotto di me verme” quella maledetta voce tornò e una scossa elettrica mi immobilizzò, i brividi percorsero il mio corpo e un senso di nausea mi costrinse a proteggermi dall’esterno.
«Haley!» sentivo lo voce di Nathan distante chilometri eppure era accanto a me «Resta con me»
Mi senti avvolgere dalle sue braccia e la sua voce piano piano si avvicinava
Gli strinsi debolmente la mano che mi aveva preso e poi mi appoggiai a lui stanca
«L’ho sentito di nuovo, Ross, credevo se ne fosse andato» sussurrai cercando di non piangere «E’ come se fosse sempre qui” gli dissi indicando la testa spaventata
«Dimmi cosa posso fare per farti stare meglio» mi disse dolcemente baciandomi sulla fronte
«Fallo andare via» lo pregai cercando rifugio nel suo calore
Nathan prese una coperta e mi avvolse cercando di calmarmi
Ero terrorizzata, no non volevo che questo incubo diventasse la mia vita ogni volta.

«Tesoro come stai?» mi svegliò la voce di Nicole
Mi ero addormentata tra le braccia di Nathan dopo l’attacco di panico e mi aveva tenuta stretta finora, lo guardai sorridermi dolce mentre mi accarezzava la spalla
«Meglio ora, scusate» dissi impacciata
Nicole tentò di abbracciarmi ma Nathan la bloccò
«Staremmo meglio con un buon dolce che ho visto di la in cucina» disse stringendomi a se «Ora veniamo di la»
Nicole mi sorrise e ci aspettò in cucina
«Scusa avevo paura di un altro attacco se ti avesse abbracciato mia madre» mi spiegò dolcemente mentre piccoli baci sfioravano la mia pelle «Sicura di sentirti bene ora?» mi chiese serio
«Mai stata meglio» confermai pendendo la sua mano mentre mi aiutava ad alzarmi
Mi prese la mano e mi aiutò ad alzarmi
«Come procede il lavoro Nicole?» domandai ancora impacciata mentre entravo in cucina per salutarla  
«Procede un po’ lento ma sto cercando di farlo accelerare» e sorrise sciogliendo l’abbraccio «Ma parlami di te e dimmi pure se questo testone si comporta male con te che lo metto in riga subito» mi disse riferendosi a Nathan
«Sono qui e vi sento» rispose fingendosi offeso
«Lo so bene per questo lo dico» disse Nicole
Mi sedetti al solito posto di fronte a sua madre e mentre mangiavo un pezzo di torta, chiacchierai un po’ con sua madre della scuola e di suo figlio.
Nathan era taciturno, di solito mi punzecchiava con delle frasi che poi mi facevano arrossire e ridere oppure cambiava argomento soprattutto quando si parlava di lui.
Invece si limitò a guardarmi e poi alzarsi mettendo il piatto nel lavandino, risposi un po’ distratta alle altre domande non facevo altro che pensare al suo sguardo serio, inespressivo guardandomi.
A mezzanotte sua madre mi salutò e andò a dormire mentre io restai in salotto e mi sedetti sulla poltrona lontana dal suo sguardo ora di ghiaccio.
«Se hai sonno puoi andare a dormire in camera mia, io non ho sonno» disse dopo un po’ con lo stesso tono distaccato, più che un invito era un ordine e me ne andai in camera sua lasciando la porta chiusa a metà.
Mi appoggiai allo schienale del letto e incrociai le braccia attorno alle ginocchia.
Attesi, ma niente, nessuna lacrima scese.
Restai ugualmente così rannicchiata. Cos’era successo prima?
Mandai un messaggio a Nathan:

Non dormo senza la buonanotte 

Buonanotte

Mi scrisse venti secondi dopo
Perché si stava comportando così ora, lo avevo spaventato?
Mi alzai e andai in soggiorno e lo vidi seduto dove lo avevo lasciato con la testa appoggiata allo schienale e gli occhi chiusi
Andai dietro di lui e lo abbracciai da quella posizione
«Vieni a dormire» gli sussurrai
Lo senti aprire gli occhi
«Sono stato io a fare qualcosa che ti faceva lui, in cosa ti ricordo lui?» mi chiese di getto
Restai impietrita con la bocca aperta
«No, in nessun modo, è successo. Ti ho sempre avvertito che sarebbe potuto succedere si mi fossi aperta con te, ti ho avvisato in mille modi. Sono io il problema non tu Nathan» gli dissi con voce tremante
«Non voglio costringerti a convivere con ciò che sono se ti spaventa lo capsico» continuai camminando facendo il giro del divano per ritrovarmelo davanti
«Mi spaventa il fatto che la molla che ti fa scattare le tue reazioni siano dovute il più delle volte al mio istinto, mi sono chiesto tutto il tempo se sono come Ross e in cosa. Mi spaventa l’idea di perderti» disse chiudendo gli occhi e abbassando la testa
Sali sopra di lui, gli avvolsi la testa tra le mie braccia e lo strinsi a me
«Anche io sono spaventata all’idea di perderti, per questo mi devi parlare di tutto e io farò lo stesso» dissi non so con quale coraggio
«Quindi ti prego dimmi se tieni ancora ad Elisabeth sii sincero. Con lei era più facile lo so» dissi cercando di sembrare molto più sicura di quanto non lo fossi realmente
Ma volevo che il nostro rapporto fosse sincero. Sempre.
«No scheggia, se sono andato da lei è perché è stata colpa mia. L’ho sempre usata e anche quando avevo capito quello che le stavo facendo, continuai a farlo, perché non volevo stare solo certe volte. Ecco perché ha preso di mira te. Perché io ti ho sempre cercato, anche quando eri solo un sogno, ti cercavo già in mezzo alla gente. E le ho fatto del male. Mi sento in colpa di quello che ti ha fatto passare perché non potendo prendersela con me, ha riversato la sua rabbia su di te» mi disse stringendomi a se
Le sue parole mi fecero sentire strana, bene ma in qualche modo provavo un po’ di tristezza per Beth, sapevo come ci si sentiva a venire usati da una persona.
Eppure il ragazzo che stavo tenendo tra le mie braccia ora non aveva niente di cupo.
Mi staccai da lui e incontrai i suoi zaffiri stupendi da togliere il fiato.
«Andiamo a letto ora» gli sussurrai baciandogli la guancia
Lui annui e mi prese in braccio per portarmi in camera, ci stendemmo nel letto abbracciati guardandoci negli occhi
«Più passano i giorni e più mi sento innamorato di te e mi spaventa il fatto che non so come reagirai ora» mi disse facendo scontare i nostri nasi «Per cui non dire nulla ti prego era solo una cosa che ti volevo dire io»
Lo baciai cercando di trasmettere tutto quello che provavo per lui, tutto il calore che mi aveva dato in questi mesi, era ciò che avevo sempre sognato. Piano piano lui stava portando alla luce quella ragazza solare che io credevo scomparsa.
«Nathan ..» gli dissi riprendendo fiato
«Shhh ..» mi zitti appoggiando due dita sulle labbra «Non ci pensare ora»
Mi opposi alla sua resistenza e mi misi sopra di lui
«Scheggia cosa diavolo…» mi disse ma spinsi giù il suo busto
«Fermo un secondo» gli dissi stavo cercando di calmare me stessa per mostrargli quanto ci tenessi e lui non collaborava.
Respirai profondamente, presi la sua mano destra e maldestramente me la portai verso il ventre.
Mi morsi il labbro inferiore cercando di controllare il respiro che si agitava sotto i suoi occhi
«Haley» mi disse con una voce strana
Non lo ascoltai e alzai la mia maglietta, nel momento in cui le sue dita si scontarono con la mia pelle mi si mozzò il fiato, lui era immobile la sua mano sul mio ventre mentre cercavo di regolarizzare il mio respiro
Guidai piano la sua mano ferma contro la mia tremante sopra il mio seno all’altezza del cuore e mi concentrai cercando di ignorare la strana sensazione della sua pelle contro la mia, la posizione in cui ero e il tremore che mi voleva paralizzare.
Lo guardai attraverso l’oscurità per trovare i suoi occhi che erano la mia luce infondo all’oscurità
«Sei questo per me Nathan» riuscii a dire «Senti. Oltre i miei limiti, più in là la mia paura, c’è tutto quello che provo per te» sussurrai
La sua mano si appoggiò al mio petto senza il mio aiuto e un’ondata di calore mi avvolse.
Appoggiai al suo petto entrambe le mani, mentre le sue dita scendevano con lentezza accarezzandomi la pelle con delicatezza, come una danza.
Ogni volta che sfiorava un punto il mio respiro si spezzava e tremava in attesa di un’altra carezza.
Si alzò con il busto e mi prese le labbra, sentivo una sensazione diversa mentre lo baciavo.
Volevo sentirmi un po’ più parte di lui, volevo sentirlo parte di me.
Desideravo che la sua mano non si staccasse da me ma così non fu e si staccò da me con un respiro pesante, mi fece tornare accanto a lui per stringermi a se
«Sei stupenda» mi sussurrò prima di colmare il senso di vuoto che si era creato tra noi con un altro bacio,
Mi addormentai cercando di sincronizzare i nostri respiri.
 
Passarono tre settimane in tranquillità, Elisabeth dopo aver provato a venire a scuola per un paio di giorni non si era più vista, Blake mi disse che aveva chiesto e ottenuto un trasferimento. L’insegnate venne allontanato dalla scuola, ed il preside indette una serie di riunioni di istituto per parlare di bullismo.
Shade si limitava a punzecchiarmi con le solite battute, ma riuscivo a non dargli peso, anzi sembrava che ciò lo infastidisse ancor di più, visto che cominciai a sorridergli e passargli qualche risposta per alcuni test.
Non mi importava di nulla se non di vedere Nathan, lui mi faceva giorno dopo giorno acquistare fiducia in me e nella mia persona.
Mano a mano che i giorni passavano guardandomi allo specchio potevo reggere il mio stesso sguardo, ero diventata più solare. Ma la verità è che avevo accanto Nate che mi aiutava a trovare ogni giorno, grazie a piccoli gesti la sicurezza e me stessa che sempre avevo cercato.
Quando per la prima volta Nathan mi invitò ad uscire solo noi passammo una serata bellissima. Mi portò al cinema dove non riuscì per nulla a sentirmi a mio agio, troppe persone e comunque sentivo i suoi occhi su di me, ma quando mi prese la mano e cominciò a giocarci come sempre, mi rilassai e riuscì anche a godermi il film. Poi me fece scegliere un posto dove non ero mai stata ma che mi sarebbe piaciuto andare.
Quando gli dissi che volevo provare a giocare a bowling scoppiò a ridere e mi prese in giro per tutto il giorno
«Non ho mai sentito di un primo appuntamento al bowling, non è che vuoi tirarmi la prima palla che ti capita addosso e scappare da me?» mi chiese stringendomi la mano e posando le sue labbra sulle mie
«Perché ti avverto che non funzionerà, e se vinco io il prossimo film al cinema lo scelgo io» mi sorrise
«Sarà la mia prima volta come potrei fare a vincere secondo te?» gli chiesi incredula
«Al tuo primo bacio mi hai spaccato uno zigomo, non ti concedo il dubbio della prima volta una seconda volta» mi disse ridendo
Arrossi inevitabilmente e lo colpi per poi scoppiare a ridere insieme a lui.
Il nostro rapporto era una cosa del tutto nuova e dopo le mie prime paure iniziali capi che infondo non era cambiato nulla rispetto a come eravamo prima, parlavamo, condividevamo le canzoni che ci facevano pensare l’uno all’altro, ci sostenevamo a vicenda.
Quello che invece era cambiato era il mio sorriso, i miei occhi, tutto quello che avevo dentro non mi spaventava più. Eravamo legati e mi piaceva da morire tutte queste nuove sensazioni.
E Nathan era così perfetto, era tutto naturale con lui, non credevo sarebbe mai potuto succedere a me, ed invece avevo trovato una persona a cui piacevo per quello che ero. Avevo trovato una persona che mi spingeva a migliorare me stessa, senza snaturare la mia natura un po’ strana.

Un pomeriggio trovai Nicole e mio padre parlare in cucina mentre io ero appena rientrata con Nathan da una passeggiata.
«Sapevo che ti avrei trovata qui» mi disse mio padre con una strana voce
In effetti ora passavo quasi tutto il mio tempo con Nathan, Blake e Lucas al campetto e a casa sua.
Avevo quasi imparato a giocare discretamente, in confronto a quei tre ero una frana ma ero veloce e mi divertivo a cercare in tutti i modi di fargli perdere la palla e bloccarli a canestro.
Mio padre era venuto a prendermi perché mia madre era stata ricoverata in ospedale e voleva che andassi con lui, Nathan mi strinse la mano mentre io ero rimasta totalmente estranea a quella notizia.
Cosa avrei dovuto provare?
Ero ancora così fredda e indifferente al mondo?
Nathan si propose di accompagnarmi lui appena fossi stata pronta vedendo la mia esitazione, ma Nicole scosse la testa.
Annui capendo che forse si erano scambiati più informazioni rispetto a quelle che mi stavano comunicando.
Mi fece salire in macchina e mi portò a casa senza proferire parola
«Non dovevamo andare all’ospedale» dissi atona non volendo scendere dalla macchina
«Haley» mio padre pronunciò il mio nome strozzato
Una strana sensazione mi avvolse e allora capì.
Lo guardai negli occhi per la prima volta dopo settimane e lo vidi abbassare la testa, era già troppo tardi.
Una strana sensazione di mancanza mi pervase, mi sentivo sconfitta, non avrei mai potuto far cambiare più idea a mia madre riguardo alla persona che ero veramente.
Da quando stavo con Nathan avevo imparato a dare importanza ai piccoli gesti e cercavo di migliorare me stessa facendo qualcosa per gli altri.
Ma non riuscivo ancora a comunicare bene con i miei genitori mi sentivo comunque sempre ferita dalla loro freddezza.
Entrammo a casa in silenzio senza più scambiarci una sola parola e andai in cucina per prendere un bicchiere d’acqua, avevo la gola secca e un senso di nausea cresceva.
Sospirai appoggiandomi al tavolo della cucina e stringendo i pugni fino a farmi male, odiavo queste sensazioni così pensanti che mi facevano soffocare.
«Credo dovremmo parlare» si schiarì la voce mio padre entrando in cucina «Siediti per favore» mi incoraggiò
Mi sedetti di fronte a lui e per la prima volta dopo anni mi rivolse direttamente lo sguardo
«Abbiamo provato a volerti bene sai? Solo che …» cominciò mio padre
Quelle parole erano state delle pugnalate al petto
«Non lo voglio sapere, non voglio sapere quanto sia stato difficile crescere la figlia che vi ha rovinato la vita. Io sto bene così» dissi stringendo i pugni
«Non sono mai stato bravo con le parole, nessuno della nostra famiglia veramente» disse sforzando un sorriso «Vorrei che le cose tra noi potessero essere diverse…Ho sbagliato lo so» mi disse inaspettatamente < «Che succede?» dissi sospettosa guardandolo
«Nicole mi ha detto che i tuoi attacchi di panico non sono del tutto spariti e presumo che le cause siano varie, mi ha consigliato visto il rapporto che abbiamo e quello che è successo a tua madre, di starti vicino, forse un po’ d’aiuto reciproco seve un po’ a tutti» il mio cuore rallentò
«Perché?» chiesi sottovoce
«Sto provando un rapporto padre figlia. Siamo solo noi ora» mi disse semplicemente
«Non l’unica figlia che ti è rimasta» dissi seccata cacciando dentro la rabbia che voleva manifestarsi
«Sto provando a rimediare dimmi come» mi chiese improvvisamente
«Mi serve tempo» gli dissi alzandomi da tavola mi mancava l’aria
Mi lasciò andare nella mia stanza e restai sola con i miei pensieri ma sebbene provassi ad allontanare il dolore da me questo comunque ritornava sempre più forte, non ci sarei mai riuscita da sola. E io ora non ero più sola.
Il giorno successivo scrissi a Nathan cos’era successo e dopo nemmeno venti minuti me lo ritrovai a bussare alla porta della mia stanza.
Mi avvolse in un abbraccio e restò con me cercando di tirarmi su il morale
«Mi sento solo arrabbiata Nathan, cosa c’è che non va in me?» gli chiesi
«Sei solo ferita è normale, ci sono passato. Vedi il lato positivo, hai la possibilità di avere un rapporto con tuo padre, tutti commettiamo errori, lascialo rimediare» mi tranquillizzò
«E poi tu e lui siete molto simili, un caratteraccio unico ma sotto, sotto scommetto che anche lui ti vuole bene, deve solo imparare come può dimostratelo, sta a te avere pazienza e insegnarglielo»
Gli tirai un pugno giocoso sul petto.
Era unico con poche parole riusciva a farmi sentire bene.
Mi sbilanciai in avanti verso di lui delicatamente e chiusi la distanza tra le nostre labbra, racchiudendo in un bacio tutte le emozioni che provavo per lui.
Lui era il mio regalo, l’unica cosa al mondo che mi facesse stare bene. La mia meteora di luce.
Lui all’inizio rimase interdetto, non era abituato, nonostante stessimo insieme ormai da un mese e mezzo, che fossi io a prendere iniziative, ma poi lo senti davvero felice.
Bastava che gli dessi una briciola di affetto e lui ricambiava più travolgente e passionale, sempre attento e intenso.
Lo senti tracciare le linee sulle mie guance, ruotandomi la testa di lato, seguendo i lineamenti del mio viso con una scia di baci, arrivò al collo e lì si fermò.
Sentivo il sui respiro sulla mia pelle sotto l’orecchio, le labbra a un millimetro dalla zona delicata sopra la clavicola.
Non potevo vederlo, ma lo immaginai con gli occhi chiusi, trasportato dall’entusiasmo ad un punto di non ritorno, combattuto tra la voglia di schioccare un bacio lì e la paura di un mio possibile attacco di panico, la paura di farmi male.
Era fermo, immobile, il suo respiro prese lo stesso ritmo del mio battito del cuore
Deglutii
«Va bene» gli dissi ma lui non rispose, né si mosse
«Tu sei mio scudo, non la lama, non potrai mai ferirmi ora lo so»
Mi spezzò il fiato quando Nathan completò il suo gesto.
Le sue labbra rimasero attaccate sul mio collo, piegai la testa sulla sua, accarezzandogli i capelli, mentre inspiravo il suo profumo.
Avrei voluto essere molto più sicura di me, non era normale che dovessi impiegare tutto questo tempo per abituarmi a lui.
Io sapevo di volerlo ma avevo paura della mia mente, non avrei sopportato di ferirlo ancora, di respingerlo involontariamente.
«Ti amo» usci dalle sue labbra staccandosi un po’ da me e cercando i miei occhi
Le sue parole mi sorpresero era così inaspettato, io non sapevo cosa dire. Non poteva averlo detto così dal nulla.
Ma le parole mi morirono in gola, lui lo notò e cercò di alleviare il silenzio che avevo creato
«Ti prego scheggia, non guardarmi così spaventata» mi disse accarezzandomi la guancia e posando un bacio leggero sulle mie labbra
Lo strinsi a me per paura che se ne andasse.
Lui lo capì lo stesso e mi abbracciò comunque anche se dentro di me lo sapevo che avrebbe desiderato essere ricambiato a quelle parole.
 
  
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