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Autore: Rei Ryugo    01/12/2020    0 recensioni
Oneshot Pokémon per Halloween 2020 di stampo horror/thriller.
Genere: Angst, Horror, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Videogioco
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Davanti a lei c'erano solo alberi neri: manichini vestiti di foglie, che da nulla la potevano difendere. Non la potevano nascondere: non dal suo fiuto da lupo selvatico; dal suo naso di tenebra celato in un ancor più tenebroso viso acuminato. Non aveva volto; non aveva espressione; ricordava una civetta delle nevi, ma era talmente nero che i suoi occhi non potevano essere in alcun modo trovati. 

- Mamma! Mamma! - gridava la povera Buneary, in fuga da quella bestia senza volto e senza espressione. 

Saltellava più che poteva, come se il salto fosse l'unica cosa che sapeva fare, mentre la belva scalpitava sulla neve, con le sue zampe artigliate. Ogni volta che la piccola pensava di essere spacciata, pensava a cosa le avrebbero fatto quelle zampe: se prima di divorarla, la vesta si sarebbe divertita a rovinare quella bella pelle che sua madre le aveva donato con la vita. Più volte aveva pensato di non farcela: eppure, l'istinto di sopravvivenza continuava a spingerla, credendo in lei e nelle sue possibilità. Un pensiero di troppo, un panico ormai troppo pronunciato: la Buneary inciampò su un rametto, cadendo a terra con un forte "splat". La neve era gelida: il dolore dell'inverno la congelò sul posto. Provò a rialzarsi, ma la bestia senza volto e senza espressione riuscì a raggiungerla, saldandola al suolo con le sue zampe artigliate.

- T-ti prego... - disse ormai spacciata la Buneary, con il viso ricolmo di lacrime. 

La bestia girò delicatamente con le sue zampe la piccola coniglietta, come un predatore che, colmo di pietà e di pentimento, voleva pensarci bene prima di togliere una vita in quel freddo autunno nella Foresta Ombrosa. Eppure, quando la Buneary la guardò dritta negli occhi, ella non vi lesse della grazia, e nemmeno della pietà: vi vide solo un volto vuoto senza alcuna speranza sopra. 

- No...

La bestia aprì la bocca, mostrando i suoi denti acuminati come rasoi.

- NOOOOOOOOOO!!!

Leila spense la televisione, con uno sguardo annoiato e delle labbra che volevano gridare di delusione al cliché e al povero copione del regista.

- Pfff! Che pacco...

La Lopunny si alzò dal divano in foglie di Baccabana, con un'espressione annoiata e profondamente delusa. Erano le undici di sera e mezzo, trentuno Ottobre del centosettantesimo anno del drago. 

- Ma cos'hanno nel cervello?! - disse la pokémon Coniglio, - come fanno a definire "innovazione" una cosa come questa? Un mostro senza volto e senza espressione che va a cacciare in una notte buia e tetra, in un bosco per giunta! Come se non ci fossero tremila e mila film tutti con la stessa ambientazione!

Leila era profondamente delusa da "il mostro senza volto", il film di Poli Muddero. Era un'appassionata del genere horror e del thriller: amava le forti emozioni, che la facevano sentire viva e libera come la prima brezza del mattino sotto un letto di rugiada.

- Non é innovativo per niente... Non é nemmeno spaventoso, se per questo... Giusto Dorin? Si girò verso il divano, con sguardo in cerca di complicità. Il suo migliore amico non era più sul divano: sotto il tavolo di legno di Baccaliegia, un Nidorino stava accovacciato e tremante, con le zampe anteriori che gli coprivano gli occhi completamente.

- Che diavolo ci fai sotto il tavolo!?! Ripigliati!

- Graaah! Che paur

Il Nidorino sbatté la testa contro il tavolino, ribaltandolo quasi verso l'esterno, prima di tornare di nuovo nella posizione originale. Dagli occhi, le sue mani si spostarono sulla sua testa, cercando di diminuire il dolore provocato dalla testata. Leila fece uno sbuffo divertito, guardando il pokémon Velenago come se vedesse un fratellino disattento.

- C-che diavolo fai! - Disse, trattenendosi la bocca con le proprie zampe, - P-perché sei così ridicolo? 

- N-Non è divertente! Fa male sul serio!

- Sto scherzando sto scherzando... Dovresti imparare a rilassarti un po' di più...

La coniglietta uscì dalla piccola saletta, per recarsi nel cucinotto e prelevare da una cesta di paglia qualche Baccarancia. Tornò indietro verso il soggiorno, portandone alcune per Dorin. 

 - Dai, tieni. Lo sai che non dicevo sul serio.

Il Nidorino prese tra le zampe la bacca blu, continuando a guardare Leila con sguardo pensieroso. Si soffermò per qualche istante sul suo piccolo musetto, costellato di qualche lentiggine quasi arancione che continuava anche sulla sua guancia sinistra. Si posò poi sui suoi occhi: quei piccoli occhi dorati che sembravano delle piccole stelle in un cielo imbrunito. Si stampò un sorriso sul volto del pokémon veleno, prima di addentare la bacca e godersi il meritato snack. 

 - Però davvero... dovresti smetterla di frignare così tanto per un film. Non capisco nemmeno perché tu li veda, nonostante ti diano così fastidio...

Il Nidorino non era mai stato un cuor di leone: era facilmente impressionabile, e a scuola vi erano un sacco di coetanei che si divertivano a fargli qualsivoglia dispetto. L'unica volta che aveva mostrato un po' di coraggio era stato quando questi si erano impegnati nel prendere in giro Leila Bloom, considerata due anni fa la sfigatella della classe. Non aveva niente da invidiare in bellezza rispetto alle altre compagne, ma la sua passione per le storie misteriose le aveva affibbiato una brutta reputazione da nerd e asociale. Quando aveva deciso di ribellarsi e di passare alle maniere forti, i bulli avevano risposto anche loro con la violenza: avrebbero continuato a picchiarla, se il suddetto Nidorino non fosse intervenuto a salvarla. Da allora erano rimasti migliori amici per tre anni, fino all'età di piena adolescenza di diciassette anni.

- Non sono così male... - commentò timidamente il pokémon Velenago, per poi guardare la coniglietta con un sorriso innocente, -se posso guardarli con te, non sono così spaventosi! 

La coniglietta arrossì di getto, fumando dalle orecchie come un treno a carbone. Si coprì immediatamente la faccia con l'orecchio sinistro, distogliendo lo sguardo dal commento ingenuo di Dorin.

- Pfff! C-cosa stai dicendo?! - Disse rimproverante Leila, - S-s-s-se eri letteralmente a terra! E poi...

 - Dico la verità! -rispose lui, - a scuola sei sempre sotto tono, ma quando vedi questi film sembri molto divertita! Hai davvero un bel sorriso!

- (C-c-c-cosa sta dicendo?! - pensò tra sé e sé, coprendosi con le orecchie, - cosa gli è preso?!)

 Senza dire niente, il Nidorino finì di mangiare le Baccarancia che gli erano state concesse, pe r poi muoversi verso la parte posteriore del divano. Prese con la bocca una confezione verde, che si confondeva con le foglie di Baccabana. Si avvicinò alla coniglietta, poggiandole sul divano il pacchetto. La Lopunny si girò verso di lui, guardando con curiosità il pacchetto. Era legato con un nastro rosa, il suo secondo colore preferito.

- Lo so... che oggi bisognerebbe solo regalare dolcetti. Ma... visto che domani è il tuo compleanno... ed è tanto tempo che stiamo insieme...

Il Nidorino distolse lo sguardo, come se il gesto che stava per fare provocasse in lui profondo imbarazzo.

- Ho pensato... di farti qualcosa di speciale...quest'anno...

A differenza di Dorin, Leila non era esattamente la pokémon più ingenua del mondo: quando un ragazzo accostava le parole "regalo" a "speciale", tutto quello che c'era dentro quel pacchetto era secondario. Il cuore della Lopunny, per qualche strana ragione, iniziò a battere velocemente.

 - Senti... Leila...

Quel fare imbarazzato; quelle parole lente e quel tono dolce; quell'incertezza di non sapere cosa si stava facendo e, allo stesso tempo, con la volontà di continuare il discorso, non facevano altro che far diventare tutto lo scenario ancora più incandescente e imbarazzante di quanto già non lo fosse. 

 - È da un po'... che te lo volevo chiedere...

La Lopunny non stava capendo più niente: era completamente rossa in viso, e tutto le sembrava andare così veloce che la sua mente era solo desiderosa di trovare dei freni, da qualche parte.

 - V-vorresti... usc-

- Kyaaaaah!

La coniglietta tirò un urletto acuto così forte da far tremare le finestre, tagliando in modo netto tutta l'atmosfera creatasi in quella stanza. Il Nidorino strabuzzò gli occhi confuso. La Lopunny gridò con tutta la sua voce: - Qual'é il tuo problema?!

Senza proferire altra parola, si fiondò sulla porta di casa, uscendo e scappando a gambe levate. Nello sbattere, la porta fece cadere lo Zubat nero di carta affisso su di essa, andando a toccare con le ali la propria candela. Non era pronta a tutto quello: lo aveva sempre pensato come un amico, un compagno di giochi con cui condividere la propria passione, e non l'aveva mai visto in altro modo, nemmeno di una briciola di pane in più.

- (Cos'ha che non va!? Cos'ha che non va?!)

Continuò a correre per tutta la vietta del quartiere, superando l'entrata al villaggio e finendo nel Sentiero Fogliesecche: uno stretto percorso racchiuso in file di querce secolari. Mentre correva, non vedeva la strada dove le sue zampe saltellavano: nella sua mente, vi erano solo le immagini del suo migliore amico. Lei non era mai stata una tipa sincera con i suoi sentimenti: era la classica ragazza che, quando la situazione diventava troppo seria, preferiva ridicolizzarla, piuttosto che affrontarla.

 - (Cos'ha che non va?! Cos'ha che non v-)

Così come le sue emozioni erano confuse, lo era anche il suo passo: non vide un rametto caduto sulla strada, inciampandoci sopra. Nella caduta sul terreno, fece cadere a terra il pacchetto. Esso era legato con un nastro rosa, ma non era legato saldamente: il pacchetto si aprì, rivelando ai suoi occhi persi il suo contenuto. Vi era un Nastrocuore, dalle colorazioni bordò e le stelle rosso chiaro. La Lopunny si rialzò in piedi, per poi accovacciarsi di nuovo verso quell'oggetto prezioso: bordò era il suo colore preferito, un colore profondo ma dalla bellezza elegante. Uno sguardo triste si stampò sul suo volto: non voleva credere che Dorin fosse andato a cercare per lei un oggetto così importante. 

 - Dorin... - bisbigliarono le sue labbra.

Un fruscio di vento accarezzò le sue orecchie, scuotendo timidamente le fronde degli alberi. Leila guardò di nuovo intorno a sé: si rese conto nella corsa di essersi persa nella foresta, e di essersi allontanata troppo dalla strada di ritorno. Sentì uno scricchiolio di rami spezzati: si girò verso il luogo da cui proveniva il rumore, in modo nervoso.

- Do...dorin?

Nessuno rispose. Solamente il vento continuò a fischiettare, in mezzo a quella foresta buia. 

 - Dorin... sei tu?

Nessuno rispose. Si sentì un altro rametto spezzarsi: il battito della coniglietta cominciò ad aumentare, suonando a tempo sulla sua cassa toracica.

- Dorin... se è uno scherzo tuo... sappi che non è divertente...

La coniglietta strinse il prezioso nastro tra le sue zampe, come per cercare di darsi coraggio. Si accovacciò leggermente con le spalle, guardandosi intorno senza fare movimenti troppo bruschi. Cercò con i suoi occhi una via d'uscita sicura, dove potesse scappare in caso, quel brutto presentimento, si rivelasse come una ancor più brutta situazione.

- Mi dispiace... di essere scappata in quel modo, - disse lei, - è solo... che non mi aspettavo... 

Quando si girò verso destra, la paura che stava provando si manifestò come terrore reale; un terrore che le sue viscere più profonde non riuscirono a comprendere. Dietro di lei, dietro la sua pelliccia liscia e vellutata, vi era un volto di tenebra, in cui niente vi si poteva specchiare. Non aveva volto; non aveva espressione; ricordava una civetta delle nevi, ma era talmente nero che i suoi occhi non potevano essere in alcun modo trovati. La coniglietta si congelò sul posto, riconoscendo in lui il mostro senza volto della pellicola precedentemente vista con il suo migliore amico.

- Tu...

Il vento accarezzò di nuovo le sue fredde orecchie, mentre quell'essere ignoto piegò leggermente il volto verso sinistra, mantenendo fisso lo sguardo sulla coniglietta.

- Tu.. non sei... reale...

Si poteva sentire da quella creatura il naso inspirare ed espirare, come se stesse annusando l'odore della Lopunny. Il suo naso da lupo selvatico, il suo naso di tenebra celato in un ancor più tenebroso viso acuminato, analizzava la sua preda, cercando di capire se fosse meritevole del lauto pasto. 

- Tu... non puoi essere vero...

La civetta non aveva un volto, ma continuava a guardare quello di Leila: quelle lentiggini quasi arancioni e quegli occhi dorati come stelle nel firmamento. Sul volto della civetta apparvero dei denti concentrici: in esso si poteva vedere solamente il buio.

- Kyaaaaaaa!!

- Leila!

Il Nidorino stava correndo: dopo che la sua migliore amica era scappata, aveva cominciato a rincorrerla, nella speranza di riuscire a raggiungerla per evitare che si perdesse. 

- Leila! Dove se-

- Sono qui!

Da dietro un albero, la coniglietta apparve in tutta la sua figura vellutata: lo salutò con la mano, con la stessa grazia che quella patita di film horror comunque manteneva.

- Cosa ti è saltato in mente?! Lo sai che il bosco è pericoloso di notte!

- Non è colpa mia! - Rispose lei, con il solito tono incalzante, - Sei tu che mi hai preso alla sprovvista! Chiedere queste cose ad una ragazza dal nulla! Hai idea di quanto sia inappropriato?!

 Il Nidorino si sentì imbarazzato: abbassò lo sguardo, scusandosi nervoso.

- P-perdonami! E'... solo che... non sapevo come chiedertelo...

La Pokémon sorrise di fronte all'ingenuità del suo migliore amico: si abbandonò in un sorriso di benevolenza, come se si trovasse di fronte all'amore della sua vita.

- Scusami... è anche un po' colpa mia.

Il pokémon Velenago rialzò lo sguardo, sorpreso di sentire delle scuse da parte della sua migliore amica.

- Il fatto è che... è la prima volta... che qualcuno mi chiede qualcosa del genere... 

Lei distolse lo sguardo e cercò di coprirsi il lato destro con l'orecchio: era estremamente carina quando faceva quel movimento.

- Quindi...

La coniglietta rivolse di nuovo il viso verso Dorin, sorridendo a bocca chiusa. Non bastarono parole: il Nidorino si sentì gonfiare di gioia, vedendo il sentimento corrisposto della sua amata. Si incamminarono verso la strada del ritorno, passeggiando piano come due innamorati. Il pokémon Velenago si girò verso di lei, guardando le sue zampe.

- Leila... Dove hai messo... il mio pacchetto?

La coniglietta distolse lo sguardo, mostrandosi annoiata ma allo stesso tempo molto imbarazzata. 

- L-l'ho perso... mentre correvo...

Il Nidorino non incalzò oltre: un oggetto si poteva incontrare, ma l'amore per la sua anima gemella era insostituibile. Procedettero oltre, allontanandosi da quel luogo tenebroso dal vento freddo e gelido. In una piazzola, all'ombra di querce secolari dal legno nero, una pozza di sangue si specchiava nel chiaro di luna, scorrendo piano piano sul terreno misto a fango ed erba strappata. Immersa nel lago, vi era il corpo di una Lopunny dalle lentiggini arancioni, e gli occhi giallo spenti ormai senza vita, mentre stringeva nelle zampe anteriori un nastro bordò dalle stelle rosso chiaro. 


   
 
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