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Autore: BeaS    03/12/2020    1 recensioni
Nessuna delle due si sarebbe immaginata che le cose sarebbero andate a finire così, ma prima o poi avrebbero dovuto fare qualcosa. Un passo alla volta e tutto sarebbe andato bene, dovevano solo venirsi incontro.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills, Mary Margaret Blanchard/Biancaneve, Regina Mills, Zelena
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 3
 
“Possiamo fare una pausa? Mary Margaret mi aspetta da Granny’s.” Chiese David, ormai erano ore che lavoravano.
Regina guardò l’ora sul computer, era arrivato il momento di andare a pranzo.
“Si certo, anche io devo mangiare.” Si guardò attorno come se il suo pranzo fosse in giro per il suo ufficio, quando sapeva benissimo che non si portava mai niente da casa da mangiare. Questo David lo sapeva e non ci mise molto a chiedere alla sua migliore amica, se si volesse aggiungere a loro per pranzo.
Regina accettò molto volentieri, non aveva mai amato essere il terzo in comodo, ma con i due coniugi era praticamente impossibile. Molte volte David si metteva accanto a lei quando al tavolo con loro c’erano anche amiche della moglie, e preferiva lasciarle vicine a parlare, oppure Mary Margaret parlava più con lei che con il marito.
Giunsero velocemente al diner, Regina fu preceduta da David che le aprì la porta e la fece passare. Con un bellissimo sorriso la mora entrò dentro, cercò velocemente la sua amica e con grande sorpresa si accorse che non era da sola. Era affiancata da Emma.
I due nuovi arrivati si avvicinarono alle ragazze, gli sposini si scambiarono un veloce bacio da sopra il tavolo e lo sceriffo rivolse il suo sguardo al sindaco.
“Ciao” disse dolcemente Regina appena fu seduta davanti alla bionda. In risposta ricevette un occhiolino dall’altra e un sorriso luminoso, contornato da capelli biondissimi, e due fari verdi puntati su di lei. Nel giro di due secondi la mora arrossì, ma cercò di nasconderlo prestando tutta la sua attenzione al menù.
Ruby arrivò a prendere gli ordini e come era apparsa se ne riandò.
“Allora…” cominciò la maestra “come sta andando la preparazione della festa?” la curiosità andava sempre a braccetto con Mary Margaret.
“Per ora tutto bene. Lavorare con Regina è sempre facile, non esiste persona più organizzata. L’unico eventuale problema che potrebbe venire a crearsi, come tutti gli anni, sono le improbabile richieste dei cittadini. Regina si ritrovò ad annuire, condivideva in pieno quello che diceva David.
Come sempre il natale si stava avvicinando e con lui la festa dei lumi, la celebrazione più bella di Storybrooke. La cittadina era una delle maggiori colonie inglesi, fondata dai padri pellegrini. Con il loro arrivo portarono anche la festa dei lumi, un’antica celebrazione, la tradizione voleva l’utilizzo di luci e giochi di luce in occasione della festività del 25 dicembre. La luce rappresentava metaforicamente la figura di Cristo come "luce del mondo", con l’avvento della modernità, le candele, le torce con tele catramate e i piccoli vasi furono sostituiti dall’elettricità. Ma la tradizione non è mai cambiata, la festa comincia la seconda settimana di dicembre e termina i primi giorni del nuovo anno.
“Purtroppo David ha ragione, proprio per questo quest’anno ho anticipato del lavoro, in modo tale da poter ascoltare le esigenze e i bisogni di tutti.” Ogni cittadino aveva la possibilità di allestire un gazebo per le vendite della propria attività, ovviamente tutto sotto la sicurezza e il consenso del comune.
“Che ne dici se ti aiutassi con i cittadini?” intervenne Emma “prima dell’inizio della festa io non ho mai molto lavoro e sai che David a breve deve darsi da fare con tutti gli allestimenti.”
Regina sapeva benissimo che una mano da parte della bionda non le avrebbe fatto male, poteva accettare tranquillamente, tutt’al più se non avesse più avuto bisogno di lei glielo avrebbe detto.
“Si certo, grazie Emma.” Le rispose con un sorriso.
“Quello che vuoi.” Le disse con un sorriso furbo in volto. Regina continuo a fissarla, era come calamitata dai suoi occhi. Era come se i suoi occhi stessero sorridendo per lei, come se le stessero parlando, la stavano affascinando, molto più rispetto alle altre volte.
“Posso esserti utile in altro?” le chiese ancora Emma.
Potresti scavalcare il tavolo, prendermi per la camicia e baciarmi. Togliermi il fiato, togliermi i vestit…
I suoi pensieri erano completamente partiti senza il suo consenso, senza che lei se ne accorgesse. Stava per rispondere negativamente, prima di sentire un piede di Emma accarezzare il suo.
Appena sentì l’approccio dell’altra strabuzzò gli occhi, il suo cuore ebbe un sussulto e subito dopo prese a correre velocemente. Girò leggermente lo sguardo verso i loro amici e si rese conto che non stavano prestando attenzione a loro due. Riportò lo sguardo sullo sceriffo e le chiese silenziosamente cosa stesse facendo. Sentì il piede salire piano piano, le calze leggere le permettevano di sentire tutto molto più amplificato, come se fosse nuda. La sua pelle stava andando a fuoco e in men di un secondo sentì un fremito tra me gambe e le fu praticamente impossibile non aprirle un po' di più.
Emma si stava particolarmente lasciando andare nell’ultimo periodo, gli sguardi, le parole, i suoi gesti… chissà cosa l’aveva spinta a tirare fuori tutto quel carattere. Prima che potesse avere un infarto allontanò le gambe da quelle dell’altra. Cosi non andava bene, stavano bruciando troppo le tappe, tutto quel contatto fisico l’avrebbe fatta impazzire.
“Io devo andare, ho tanto lavoro da sbrigare e poco tempo a disposizione.” Disse, scattando in piedi senza guardae nessuno negli occhi. “Emma, tra un’ora nel mio ufficio.” Girò sui tacchi e sparì del locale.
 
 
“Volevi vedermi?” chiese Emma appena entrò nell’ufficio del sindaco, ovviamente senza bussare, come suo solito.
“Si, entra pure.” Disse Regina, poggiando la penna sulla scrivania e indirizzando tutta la sua attenzione allo sceriffo.
“Emma non va bene così, non possiamo continuare in questo modo.” Sembrava quasi esasperata.
“In che modo scusa?” le chiese subito, non le sembrava di aver fatto niente di male.
“Non puoi farmi piedino, ammiccarmi in quel modo e indirizzarmi frasi con doppio fine in pubblico, soprattutto davanti ai nostri amici.” Si alzò dalla sua sedia, si diresse al carrello dei liquori e se ne versò un po', senza chiedere se anche l’altra ne volesse. Non era sicura del perché stesse facendo quel discorso, le sembrava che stesse cercando di prenderlo per far capire all’altra che non ce l’avrebbe fatta a resistere alle sue tentazioni, più che veramente perché avesse sbagliato qualcosa. Forse un po' d’alcol l’avrebbe aiutata.
“Credi davvero che uno di loro se ne sia mai accorto? Perché non è così” le disse Emma alzandosi dalla sedia sulla quale si era seduta, avvicinandosi a lei.
Forse aveva sbagliato, non si sarebbe dovuta alzare dalla sedia, dietro alla scrivania sarebbe stato tutto più sicuro e avrebbe avuto più spazio per respirare.
“Regina…” le disse “pensi davvero che io abbia esagerato? Solo perché ho avvicinato il mio piede alla tua gamba?” le disse in modo convinto.
Effettivamente non aveva fatto niente che lei non volesse, perché se davvero fosse stata contraria non avrebbe aperto di più le gambe.
“E se avessi fatto questo?” la bionda le scostò una ciocca di capelli, puntò i suoi occhi sulle labbra rosse e carnose del sindaco e si avvicinò pericolosamente all’altra. Il cuore di Regina stava galoppando furiosamente nel suo petto, il respiro era affannoso e sentiva un calore intenso all’altezza delle guance.
Oddio. Fu l’unica cosa che riuscì a pensare in quel momento. Lo voleva così intensamente, desiderava così tanto sentire le labbra di Emma sulle sue. Il suo sapore dolce mischiato a quello del cioccolato, che beveva tutte le mattine, sentire le mani della bionda attorno al suo viso mente la baciava così delicatamente.
La desiderava.
Sentì il fiato caldo dello sceriffo infrangersi sulla sua bocca, le sue mani attorno alla sua vita, la tenevano stretta ma erano delicate allo stesso tempo. Stava impazzendo, sentiva il suo cervello volare su di una nuvola e le sue forze venire meno.
La lingua calda e bagnata di Emma che passò sulle sue labbra in fremito, fu il colpo di grazia per quelle poche facoltà mentali rimaste a Regina.
Fece a mala pena in tempo ad inserire le mani tra i capelli biondi dell’altra che l’interfono sulla sua scrivania suonò.
“Signor sindaco, c’è sua sorella qui fuori che l’attende.” Le disse Ashley
Vicinissima, era così vicina al paradiso. Le era stato strappato nel giro di un secondo da sua sorella.
Ti odio Zelena, a te e al tuo pessimo tempismo. Giuro che ti strappo tutti i capelli. E l’avrebbe fatto davvero se non ci fosse stata altra gente insieme a loro.
 
 
“Regina ti ho detto che mi dispiace, per quanto ancora sarai arrabbiata con me? Non sapevo che stessi copulando con la tua ragazza.” Disse Zelena appena rimase da sola con la sorella.
“Primo Emma non è la mia ragazza, secondo non stavamo copulando, terzo cosa ti fa pensare che lo stessimo facendo se non hai assolutamente visto nulla?” Cercò subito di difendersi.
In effetti Zelena non aveva visto nulla, le due si erano staccate appena avevano sentito la voce della segretaria e quando la rossa era entrata le due erano più che distanti.
“No ancora, ma non metto in dubbio il fatto che lo diventerà presto. E poi si vedeva dalle vostre facce, è sicuramente successo qualcosa.” Sembrava quasi fiera di quello che stesse dicendo, come se avesse vinto una causa. “Sono tua sorella Regina, con me puoi parlare di qualsiasi cosa, e lo sappiamo tutti che Emma ti viene dietro da tanto tempo.”
Era mai possibile che tutti se ne fossero accorti tranne lei?
“Davvero Zel, non è successo niente. O meglio, stava per succedere, finché non sei entrata tu.” Al ricordo di cosa la sorella avesse interrotto la rabbia rimontò in lei.
“La prossima volta allora appendi un calzino sulla porta, oppure un paio di mutande. Che ne sapevo io?” si difese subito l’altra.
Regina prese un bel respiro e si rimise seduta, era stanca. Tutti quei sentimenti la stavano stancando.
“Ok ok, non ne parliamo più per favore. Dimmi che vuoi.” Tagliò corto.  
 
 
Erano giorni che non vedeva e non sentiva più Emma, sapeva che era impegnata, esattamente come lo era lei, però avrebbe voluto vederla. Anche solo un messaggio.
La festa dei lumi era arrivata ormai, quella stessa sera si sarebbero accese tutte le luci in città, i gazebi avrebbero aperto e le strade si sarebbero riempite di gente. Anche, e soprattutto, per questo Regina amava quella festa, non l’avrebbe mai detto a nessun, ma era davvero felice di vedere i suoi cittadini contenti e gioiosi.
“Henry, tesoro andiamo.” Chiamò il figlio dal piano inferiore, sapeva quanto il suo principessino amasse passare la prima sera di festa per strada, a mangiare qualsiasi sorta di schifezza gli si parasse davanti.
Henry schizzò di sotto e via subito fuori. Si incamminarono verso il centro, faceva freddo quelle sere ma non erano distanti ed una passeggiata non avrebbe fatto male a nessuno dei due. Arrivati a destinazione, tra una chiacchiera e l’altra, si ritrovarono davanti ad uno striscione appeso sopra le loro teste, tutto illuminato con la scritta “Storybrooke” al centro. Proseguendo passarono diversi a tendoni e gazebi allestiti da diversi negozianti del paese, era davvero bello. Regina non aveva seguito l’organizzazione sul campo, ma solo la parte burocratica ed era davvero contenta del risultato ottenuto dai suoi cittadini.
“Henry” sentirono urlare da una vocina poco più avanti. Appena la piccola Robin vide il cugino gli corse in contro e lo abbracciò forte. Il più grande fece appena a tempo a darle un bacio che questa si buttò subito tra le braccia della zia. “Come stai zia? Mi sei mancata tanto” le disse subito la nipote appena fu presa in braccio dal sindaco. Regina le schioccò un bacio sulla guancia e le disse “Anche tu mi sei mancata amore mio, adesso che ti vedo sto benissimo, e tu principessa?” Regina era profondamente innamorata di sua nipote, fin dal primo momento lei e la piccola si erano sempre trovate. Cercava sempre di essere più di una semplice zia per la piccola, una madre, un padre, una sorella maggiore, il suo mentore, tutto. E sapeva benissimo che era così anche per la piccola, Robin riusciva a capire, non perché fosse intelligente, cosa che in realtà era, ma perché sentiva la stessa connessione con sua zia.
“Sto bene zia. Andiamo a fare una passeggiata tutti insieme?”
Regina non potette resistere, mise giù la bambina, le tenne la mano e si avvicinò al resto del gruppo.
“Sorellina.” Disse subito Zelena, era affiancata dalla coppia di sposini e le due newyorkesi. Non vi era ombra di Emma.
“Emma è in giro, sta dirigendo i controlli su tutte le strade.” Le disse subito la sorella maggiore. “Sta tranquilla, tra poco la rivedrai.” Le disse ammiccando nella sua direzione.
Continuarono la loro passeggiata lungo il viale, dove si alternavano fiaccolate, a mura interamente ricoperte di luci, che conducevano al porto, il quale era stato adibito a zona ristoro. Appena Henry sentì il profumo di mangiato, fu attirato dalle bancarelle lungo la passeggiata del mare.
“Mamma, posso andare a mangiare qualcosa? Ti prometto che non mi allontano troppo e comunque ci sarà sicuramente Emma in giro.” Le disse il figlio.
Erano soliti dividersi in questi casi, c’erano talmente tante cose da mangiare che ognuno prendeva ciò che voleva e poi si ritrovavano tutti alla loro panchina lungo il molo.
“Va bene, porta Robin con te. Sicuramente vorrà mangiare le stesse cose.”
“Aspettate, vengo anch’io. Oggi ho voglia di schifezze.” Si sbrigò a dire Zelena.
Nel giro di pochi secondi tutti si erano divisi, il sindaco stava passeggiando sul lungomare, prestando attenzione al cibo esposto e più andava avanti più era indecisa su cosa prendere.
“Buona sera bellezza.” Le venne sussurrato all’orecchio, nonostante fosse coperto dai capelli percepì benissimo il flusso caldo della ragazza dietro di lei. E poi il modo in cui l’aveva chiamata… la lusingava e la eccitava allo stesso tempo. Le faceva diventare le gambe molli.
Si girò verso la bionda e le sorrise, tutti i timori, le paure e le insicurezze si erano volatizzate. “Emma” era sorpresa di vederla dietro di se, pensava che stesse in servizio tutta la sera. “Che ci fai qui?” chiese conferma.
“Non mi vuoi qui, accanto a te?” le chiese lo sceriffo con un sorriso furbo. Il gatto e il topo erano diventate ormai, solo che Regina non era mai stata il gatto in quella situazione.
“Si certo, certo. No, cioè…” si stava incartando da sola “Volevo dire, si certo. Ma non ti aspettavo. Pensavo che lavorassi stasera.” Cercò di chiarire subito.
“Ci sono stati talmente tanti volontari quest’anno che mi è bastato coordinarli e il gioco era fatto. Mi faccio un giro e ogni tanto butto un occhio.” Si il sindaco aveva sentito dei volontari che si volevano occupare della sicurezza della festa.
“Posso unirmi a te?” le chiese la bionda.
Unirsi? Unirsi a cosa? Si chiese Regina, forse la domanda era talmente tanto evidente sul suo volto che non ci fu bisogno di formularla.
“A te, possiamo cercare insieme qualcosa da mangiare?”
“Si certo, tanto avevo appena cominciato a vedere cosa ci fosse. C’è qualcosa che desideri?” le chiese il sindaco continuando a guardare le prelibatezze davanti a lei.
“Te” rispose subito l’altra.
La testa di Regina girò di scatto, talmente tanto velocemente che pensava di essersi fatta male. Emma aveva davvero detto quello che aveva sentito? Perché se così fosse stato le avrebbe subito detto che poteva averla. E invece… “Come?”
“The, vorrei del the” ripeté.
“Del the, ovvio, solo del the.” Che altro poteva volere? Sicuramente non lei.
“Sennò a cosa pensava signor sindaco?” le chiese la bionda facendosi più vicina a lei. La guardò fissa negli occhi, con un sorrisetto ad incorniciarle il volto, mentre si leccava le labbra.
Sei così invitante Regina, ma giocare con te è così divertente ed eccitante. Pensò subito Emma.
“Ehm, io…” tentò, me era ovvio che i suoi intenti erano vani, la bionda era troppo vicina. L’unica cosa alla quale stava pensando era di sentire le labbra dell’altra sulle sue.
“Emma” voleva che lo facesse, che la portasse il più lontano possibile da tutti e la baciasse, finché non le fosse mancata l’aria.
“Si, mia regina?!” Le disse l’altra avvicinandosi di più a lei. Emma voleva portarla all’esasperazione, giocare con lei, vederla morire dalla voglia, sicuramente era così, perché era proprio lo stato in cui si trovava ora.
Si fece scappare un piccolo gemito, che si schiantò direttamente sulle labbra della bionda, la quale sentì un fremito tra le gambe. Regina sarebbe stata la sua morte, o Emma sarebbe stata la morte di Regina?
“Io, io voglio…” non sapeva neanche lei cosa dirle davvero, non avrebbe mai avuto il coraggio di dirle di fare qualsiasi cosa volesse col suo corpo.
“Ziaaa!” si sentirono le urla di Robin, che si avvicinavano sempre di più alle due.
Emma si allontanò lentamente dal viso di Regina, senza smettere mai di guardarla.
“Amore mio, hai preso la cena? Dov’è tua madre?” le chiese subito Regina appena non vide Zelena dietro la più piccola. “Si zia. Stai bene? Riesci a respirare? Che hai?” la raffica di domande arrivò subito, senza dare tempo al sindaco di rispondere. Appena Regina la vide così preoccupata la prese in braccio, la portò alla sua altezza e si rivolse a lei. “Si piccola, perché tutte queste domande? Sto benissimo.”
“La mamma ha detto che sarebbe stato meglio se ti fossi venuta a controllare, perché non riuscivi più a respirare. Ti posso salvare io zia.” Disse tutto d’un fiato la piccola. La mora non ci mise molto a capire a cosa si riferisse, guardò Emma come in cerca di aiuto, ma l’altra non sapeva proprio cosa rispondere.
“Dove si trova tua madre amore?” chiese Regina alla bambina, siccome non riusciva a trovare la sorella da nessuno parte.
“E’ li.” Disse, indicando col suo piccolo ditino una panchina non lontana da loro. Fulminò la sorella con lo sguardo, tanto sapeva che poteva vederla anche a quella distanza, e rimise giù a terra la nipote. Si piegò leggermente sulle ginocchia e le disse “Sto benissimo principessa, perché non vai da tua madre? Vi raggiungiamo subito” detto questo la piccola tornò di corsa dalla madre a mangiare la cena che avevano preso insieme.
Regina volse lo sguardo ad Emma e disse “Forse è meglio andare, a quanto pare ci stanno aspettando.” Si incamminò verso la panchina, ma dopo neanche un passo la sua mano venne stretta da quella della bionda, con po' di forza da parte dell’altra si ritrovò di nuovo a pochi centimetri da lei.
“Dove pensi di andare?” le chiese.
“Dagli altri. Non ti sembra che mi sia resa già abbastanza ridicola davanti a mia sorella?” le fece notare.
“Presumo che faresti una figura peggiore, davanti a tutti. Se ti presenterai sena cibo.”
Giusto, il cibo. Dannata Swan! Pensò Regina.
 
 
Mancavano pochi minuti a mezzanotte, tutto il paese si trovava al molo per assistere allo spettacolo delle luminarie che si sarebbero librate in volo dal mare.
Le prime luci si iniziarono a mostrare non molto lontane dalla banchina, sulla quale si trovavano tutti, e lo spettacolo iniziò.
Centinaia di luminarie presero il volo e come in una danza soave cominciarono a girare l’una attorno all’altra sempre più in alto, creando un’atmosfera così bella e felice tra tutti.
Regina sentì un leggero calore sulla mano destra, abbassò lo sguardo e vide le dita di Emma che timide stavano accarezzando il suo dorso.
La bionda era completamente immersa nelle luci davanti a loro, stava compiendo quel gesto involontariamente. Le era venuto naturale, aveva sentito Regina vicino a lei ed era stato inevitabile non avere un pezzetto di quella donna tra le sue mani.
Il sindaco era completamente immerso in quello spettacolo, il più bello che avesse mai visto. I sui capelli erano diventati di un biondo oro e vedeva nei suoi occhi riflesse le luminarie. Al centro di quelle distese verdi c’erano due fari oro, e Regina non poteva che amare uno spettacolo simile.      
 
 
 
Angolo autrice:
 
Buon pomeriggio a tutti, finalmente siamo entrati in dicembre e anche nel racconto siamo entrati nel mese più bello dell’anno. Le nostre protagoniste stanno facendo qualche passo avanti, o forse solo Emma, ma questo non voglio svelarvelo.
Spero vi piaccia il capitolo, alla prossima…
 
BeaS
   
 
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