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Autore: _Trixie_    03/12/2020    5 recensioni
Ci sono storie che accadono a Natale e che sembrano essere state scritte dal destino in persona: il camino scoppiettante in una fredda sera di dicembre, il vischio appeso proprio sopra le loro due teste, la neve che cade al momento giusto...
E poi ci sono storie in cui il destino non sembra azzeccarci poi più di tanto e la colpa di tutto quanto non può che ricadere su una madre iperprotettiva e impicciona, un padre rassegnato all'inevitabile, una regina con un urgente bisogno di un'altra mela avvelenata e un'eroina che quella mela avvelenata la morderebbe volontariamente pur di sfuggire a tutto quanto.
O, forse, a volte il destino ha l'aspetto di un piccolo bambino che nella magia del Natale ci crede davvero.
[Calendario dell'avvento SQ, sì, pure questo dicembre ve lo sorbite
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills, Regina Mills
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Catching up with folks we barely know
Sure it's madness, but it's magic.
- Cozy little Christmas, Katy Perry
 

 
«Ho pensato che non sarebbe stato un problema, per voi» disse Snow, cinguettando, rivolta a Emma e Regina. Se Snow fosse infastidita dalla prospettiva di trascorrere il Natale con la sua ex-matrigna, la ragione di tutta l’infelicità della sua via, Emma non avrebbe saputo dirlo. Mary Margaret le sembrava genuinamente entusiasta.
«E come sempre ti sbagliavi, Snow» sancì Regina, perentoria. Emma lanciò un’occhiata infastidita al sindaco. Certo che Snow si sbagliava, ma c’era modo e modo di dirlo, no?
«Ma a Neverland non era un problema» disse Mary Margaret, più confusa che offesa dal tono ostile di Regina.
«Neverland era diverso» rispose Emma, prima che il sindaco potesse aprir bocca. Regina si limitò ad annuire e incrociare le braccia al petto, guardandosi intorno.
Erano nella terza camera da letto dello chalet, quella che, nelle intenzioni di Snow, sarebbe stata destinata a Emma. Quando aveva prenotato, Mary Margaret aveva pensato che fosse proprio il posto adatto a loro. Tre camere, così ciascuno avrebbe avuto la propria: Snow e David, con una vera porta a dividerli dal resto della casa e della famiglia; una per Henry, con un letto da una piazza e mezza e una scrivania, così che potesse avere il suo spazio per scrivere, se avesse voluto; e una per Emma, con un letto matrimoniale e una splendida vista sulla valle sottostante.
Ma poi si era aggiunta Regina.
E Snow aveva pensato che sì, fosse un inconveniente, ma da poco. Quante volte Emma e Regina si erano stese l’una accanto all’altra, a Neverland? Non che fosse entusiasta all’idea di sapere che sua figlia avrebbe dormito accanto alla Regina Cattiva, ma Snow era ormai più che convinta che, escludendo Henry, Emma fosse quella che meno avesse da temere da Regina. E non si trattava solo del fatto che fosse la vera mamma di Henry, anche se Emma detestava quando si rivolgeva a lei in quel modo. Regina è la vera mamma di Henry, Mary Margaret, la rimproverava sua figlia. No, il fatto era che, in qualche modo, l’unica persona intorno alla quale Regina si concedesse di abbassare le proprie difese era, paradossalmente, proprio Emma. Si fidava di Emma. E viceversa.
Snow l’aveva notato per la prima volta a Neverland. Regina non chiedeva mai nulla a nessuno, abituata come era a governare un intero reame, e così anche Emma, cresciuta con la convinzione di non avere nessuno al mondo, era solita non rendere conto a nessuno, ma a Snow non erano fuggiti gli sguardi che si lanciavano in continuazione, una comunicazione silenziosa le cui parole sembravano note a loro e loro soltanto, perché, nonostante Mary Margaret non riuscisse mai a coglierne il significato, per loro non sembrava esserci nulla di più chiaro l’una per l’altra. Uno sguardo di Regina e Emma annuiva o scuoteva la testa, senza esitazione. Un’occhiata di Emma e Regina alzava gli occhi al cielo o le faceva un cenno di assenso.
E la cosa era continuata anche dopo, una volta tornati a casa, a Storybrooke. Il che aveva stupito Snow ancora di più: a Neverland, c’era in gioco la vita di Henry e, nel bene o nel male, collaborare e andare d’accordo era l’unica strada percorribile perché potessero andarsene da quella maledetta isola tutti insieme. Ma a Storybrooke, Henry non era in pericolo. Eppure, quella sotterranea, onnipresente intesa tra Emma e Regina era andata avanti. Litigavano? Sì, certo. Le assemblee cittadine erano diventate particolarmente interessanti da quando lo sceriffo e il sindaco si ostinavano a dover discutere ogni singolo punto dell’ordine del giorno fino allo sfinimento reciproco. Ruby aveva persino iniziato a portare i pop-corn, che condivideva con David nonostante lo sguardo di rimprovero misto a disgusto che il sindaco lanciava loro. Ma anche quelle discussioni avevano delle regole. Regole che, di nuovo, sembravano note solo ed unicamente a Emma e Regina.
Così, dividere una stanza per qualche giorno non era sembrato certo un problema, a Mary Margaret. Ma, evidentemente, doveva aver ignorato un qualche altro patto segreto tra Emma e Regina. Sospirò.
«Allora sarà meglio trovare un’altra soluzione» suggerì Snow, pensierosa. «Forse una di voi potrebbe dormire con Henry..?» suggerì poi, esitante.
Sia Emma sia Regina storsero il naso. «Il ragazzino ci teneva ad avere una stanza tutta per sé. Visto che al loft la condividiamo…»
«Devi trovarti una casa, signorina Swan» sentenziò Regina.
«Se mi dessi un aumento, forse».
«Ti pago fin troppo, visto il lavoro che non fai!».
«Che non faccio?! Ho spezzato una maledizione! Ti ho salvata dal cappello di Jefferson! A Neverland ho-»
«State litigando?!» urlò Henry dal piano terra, dove lui e David stavano parlottando fitto fitto tra loro.
«No!» risposero Emma e Regina all’unisono, guardandosi in cagnesco.
«Tornando alla stanza…» si inserì Snow, all’improvviso a disagio in loro presenza. «Ecco, sì-»
«Mi sembra chiaro che la signorina Swan dormirà sul divano. E io dormirò qui».
«Neanche per sogno!» esclamò Emma. «Mi sarei offerta di farlo, ma considerando la tua totale mancanza di cortesia-»
«Non si governa un regno con la cortesia, signorina Swan».
«Non me ne frega un ca-»
«Emma Swan» intervenne Snow, più per istinto che per reale intenzione. Interveniva sempre, a scuola, quando un bambino si stava lasciando sfuggire una parolaccia in sua presenza.
Emma prese un respiro profondo, guardando Mary Margaret per un breve istante, prima di marciare verso il letto e lasciarsi cadere sul lato destro. «Io dormirò qui» annunciò, incrociando le braccia al petto.
«Beh, allora» fece Regina, raggiungendo il lato libero del letto, sedendosi con eleganza, la schiena dritta, come se fosse il trono da cui dispensava giustizia e punizioni su tutti i suoi sudditi, «io dormirò qui».
«Se credi che io abbia problemi, allora ti sbagli!» fece Emma.
«Non ci sono problemi nemmeno per me».
«Bene!»
«Bene!» rispose il sindaco, ogni lettera iniettata di acidità.
«Bene» fece Snow, schiarendosi la gola. «Quindi, alla fine, non c’è alcun problema per voi».
Emma e Regina le rivolsero un identico, risentito sguardo.
 
 

 
NdA
Buona sera <3
“And there was only one bed!”, ma a quanto pare per Emma e Regina non è un problema, quindi…
La canzone di oggi è: Cozy little Christmas di Katy Perry
(Sorry per l’ora tarda, non era mia intenzione, ma non so perché oggi ho sentito un bisogno impellente di riordinare ogni singolo armadio della mia camera ahaha).
A domani,
T. <3
 
   
 
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