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Autore: MackenziePhoenix94    04/12/2020    0 recensioni
Seguito di: "The Dark Side Of The Moon"
“Vuoi aggrapparti a me?”
“Cosa?”
“Aggrappati a me” ripeté lui, questa volta sottoforma di ordine malcelato; Ginger aveva sempre odiato quel tono di comando che il giovane uomo usava spesso quando parlava, ma a Jen provocò l’effetto opposto e la spinse ad obbedire, benché sentisse improvvisamente le guance calde, in netto contrasto con l’acqua fredda che ancora non era stata scaldata dai raggi del sole: gli passò le braccia attorno al collo e si avvicinò un po’ di più, ma senza stringersi contro il suo corpo, altrimenti il rossore sarebbe diventato impossibile da nascondere “meglio? Adesso ti senti più sicura?”.
La giovane alzò lo sguardo e si rese conto che il viso di Roger era terribilmente vicino, come mai prima d’ora; si rese conto che i suoi occhi azzurri erano molto più chiari di quello che aveva sempre creduto, e si rese anche conto che sul naso e sugli zigomi aveva delle piccolissime lentiggini di cui aveva ignorato l’esistenza fino a quel momento.
Deglutì a vuoto nel vano tentativo di inumidire la gola che, tutto d’un tratto, si era fatta secca ed arida, e ciò non aveva
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Jennifer richiuse lentamente la porta della stanza, ed altrettanto lentamente si voltò a guardare David: l’unica altra persona presente nella camera da letto; si guardò attorno con un’espressione sconcertata, chiedendosi dove fosse Roger e come fosse riuscito a sparire così in fretta e così silenziosamente.

Gilmour, nel frattempo, aveva posato la busta marrone sopra un tavolino e stava controllando accuratamente i cassetti del comodino, senza farsi scrupoli a frugare al loro interno; piegò le labbra in una smorfia alla vista del vassoio col pranzo ancora intatto, che lui stesso si era preoccupato di portare all’ex cognata, si allontanò dal comodino e si avvicinò all’armadio.

S’inginocchiò sulla moquette e controllò i due cassettoni, il tutto sotto lo sguardo sconcertato di Jennifer, che non riusciva a capire né cosa stesse facendo il suo ex cognato né dove si fosse nascosto il suo ex marito; sollevò le iridi verdi verso le due ante dell’armadio e le tornò subito in mente la notte in cui lei e Roger avevano avuto il loro primo rapporto intimo completo, che corrispondeva anche al suo primo rapporto intimo completo in assoluto: la mattina seguente, presi com’erano l’uno dall’altra, si erano completamente dimenticati della presenza di Pamela a poche stanze di distanza, e quando la donna aveva bussato alla porta della camera della figlia adottiva più piccola, il bassista aveva indossato in fretta i boxer ed i pantaloni e si era nascosto dentro l’armadio.

Aveva scelto quel nascondiglio perché era l’unico in grado di contenere la sua altezza statuaria.

Jennifer non riuscì a trattenere uno strillo quando David, dopo essersi alzato dalla moquette, appoggiò le mani sui due pomelli dell’armadio; si coprì la bocca e lui si voltò di scatto a fissarla: dalla reazione che lei aveva appena avuto, era certo di essere vicinissimo alla soluzione dell’enigma.

“Non vuoi che apra questo armadio? Perché? Cosa nascondi al suo interno?”.

Non cosa, si ritrovò a pensare la giovane donna, ma chi, piuttosto.

Allontanò le mani dalle labbra e mandò giù un grumo di saliva.

“Non sto nascondendo nulla, David, semplicemente voglio che tu smetta di fare ciò che stai facendo! Perché stai frugando nella mia stanza? Cosa speri di trovare?”

“Non lo so, Jennifer, dimmelo tu. Cosa dovrei trovare nella tua stanza? Sei sicura di avermi dato tutte le pillole che ti sei portata appresso, oppure rischio di avere qualche altra brutta sorpresa?”.

Jen deglutì di nuovo.

Ohh, sì, stava rischiando di andare incontro ad una bruttissima sorpresa, ma non era affatto quella che lui credeva…

“Avevo portato con me due flaconi di tranquillanti e ti ho consegnato l’unico che mi era rimasto. Cosa speri di trovare? Pensi davvero che ti abbia mentito e che nasconda altri medicinali in qualche angolo della stanza? Mi credi davvero capace di farlo? Mi stai accusando di questo?” domandò la giovane donna con un’espressione affranta.

“Mi dispiace, Jen, non vorrei accusarti di nulla di simile” rispose l’uomo in tono fermo “ma come posso fidarmi delle tue parole quando il tuo viso dice tutto l’opposto? Stai nascondendo qualcosa dentro questo armadio? Ci sono altri flaconi di pillole?”

“No” disse in tono altrettanto fermo Jen, e quella non era una bugia: in effetti non aveva nascosto nessun flacone lì dentro.

“Allora non c’è alcun motivo per cui non dovrei aprirlo” prima che Jennifer potesse fermarlo, Gilmour spalancò le ante dell’enorme armadio; la giovane donna trattenne il fiato e subito dopo spalancò gli occhi: all’interno del mobile c’erano solo i suoi vestiti piegati con cura e quelli appesi sulle grucce.

Di Roger non c’era traccia.

Automaticamente, Jennifer spostò la sua attenzione verso la porta del bagno, David se ne accorse e si allontanò dall’armadio, dentro cui non aveva trovato nulla di strano; chiese all’ex cognata se stesse nascondendo qualcosa dentro il bagno, magari proprio all’interno del mobiletto dei medicinali, lei ribatté dicendo che non c’era assolutamente nulla di anomalo neppure lì, ma lo pregò di non entrare assolutamente.

“E perché non dovrei entrare se davvero non c’è nulla che non vada e non mi stai nascondendo niente?” chiese il chitarrista, con un sospiro, stanco di ricominciare con quel giochetto.

“Perché dovresti fidarti delle mie parole”

“Vorrei poterlo fare, Jennifer, ma l’ultima volta che mi sono fidato delle tue parole, poi ti ho ritrovata che eri più all’altro mondo che in questo. Mi dispiace, ma voglio essere sicuro che non ci sia nessun’altra brutta sorpresa, cerca di capirmi”

“David, n…” prima che Jennifer potesse anche solo avere il tempo di concludere la frase, il chitarrista aveva già aperto la porta del bagno ed era sparito al suo interno; Jen non ebbe la forza di seguirlo e si limitò a chiudere gli occhi, preparandosi già al peggio ed alle urla che sarebbero provenute da lì dentro da un momento all’altro.

Invece, non solo non giunse alcun urlo, ma Gilmour uscì poco dopo a mani vuote e per nulla alterato, come se non avesse avuto alcuna spiacevole sorpresa; Jennifer lanciò una rapida occhiata al bagno, siccome la porta era ancora spalancata, e trattenne a stento un’espressione sorpresa rendendosi conto che era vuoto.

Roger non era neppure lì dentro.

Ma, allora, dove diavolo si era nascosto?

La giovane donna decise di lasciare momentaneamente da parte quel mistero e si concentrò sull’ex cognato; incrociò le braccia sotto il seno e gli chiese, in tono ironico, se fosse soddisfatto dal momento che non aveva trovato nulla di quello che si aspettava.

“Non sono soddisfatto, sono sollevato. Ti devo le mie scuse, Jen, ma cerca di capirmi: mi preoccupo per te, ora più che mai dopo quello che è successo. Temo che ti stai lasciando andare senza fare nulla per reagire”

“Non mi sto lasciando andare, ho solo bisogno di riposare. E visto che domani ci aspetta un lungo viaggio in pullman, come tu stesso mi hai informata, vorrei cercare di dormire il più possibile”

“Non hai mangiato nulla” insistette il chitarrista, riferendosi al vassoio con il pranzo che giaceva sopra il comodino; Jennifer guardò il vassoio a sua volta e si morse il labbro inferiore.

Era nervosa perché non sapeva dove Roger si fosse nascosto e se sentisse o meno quello di cui stavano discutendo.

“Non avevo fame”

“Ma ti sei vista allo specchio ultimamente? Quanto pesi?”

“Non lo so, perché me lo stai chiedendo?”

“Perché sei troppo magra. Ti si vedono le ossa delle scapole”

“Ho mille pensieri per la testa, il cibo non rientra nelle mie preoccupazioni principali. Forse ho perso un paio di chili, ma credo che sia naturale visto che sono stata costretta ad affrontare un orribile divorzio ed un’orribile battaglia legale… Ed ora mi devo preparare psicologicamente per affrontarne un’altra”

“Sì, Jennifer, è perfettamente naturale, ma te lo ripeto ancora una volta: cerca di metterti nei miei panni. Non posso non preoccuparmi per te visto quello che è accaduto neppure ventiquattro ore fa. Mi dispiace aver messo a soqquadro la tua stanza, ma trovavo strano il fatto che non volessi farmi entrare. Perché non volevi farmi entrare, se non stavi nascondendo nulla, Jen?”

“Perché sono stanca e voglio riposare, tutto qui. Non c’è altro dietro. Sono solo stanca. Le ultime… Le ultime ventiquattro ore sono state davvero difficili, ho molti pensieri in testa e vorrei solo restare da sola fino al momento della partenza… Non chiedo altro. Non mi sembra una richiesta così assurda, od impossibile da soddisfare, non credi? David, per favore” la giovane donna sospirò profondamente “ti ringrazio per essere venuto e per preoccuparti così tanto per me, ma adesso sto… Bene. Davvero. Non sto bene come davvero vorrei, ma non sono intenzionata a commettere più nessuna sciocchezza come quella di ieri. Vorrei solo riposare un po’ e trovare un modo per fare chiarezza nella confusione che ho in testa”

“Allora ti consiglio di spegnere la luce ed infilarti sotto le coperte non appena me ne sarò andato, Jennifer. Se sei così stanca, chiudi gli occhi e riposati, ma non pensare a nulla, altrimenti finirai a fissare il soffitto ad occhi sbarrati. Lascia tutti i pensieri e le preoccupazioni per il nostro ritorno a Londra. Ti ho detto che non devi preoccuparti di nulla, perché penserò io a tutto quanto: quel figlio di puttana non otterrà l’affidamento esclusivo di Harry e sarà costretto a farti vedere India, d’ora in poi, che gli piaccia o meno. Non può trattarti come un pezzo di carne da macello. Sei la madre dei suoi figli, ed è tuo diritto vederli e far parte della loro vita. Saremo noi a fare la prima mossa, vedrai. Lo trascineremo noi in tribunale e gli faremo rimpiangere il giorno in cui ha deciso di dare inizio a questo gioco al massacro” David posò la mano destra sulla spalla sinistra di Jennifer e la strinse appena; lei, in tutta risposta, sorrise, più per tranquillizzare David che per una reale convinzione che nutriva nei confronti delle sue parole.

Il suo pensiero rimaneva sempre lo stesso, anche se non riusciva a farlo comprendere a Gilmour: anche se in tribunale avessero vinto loro due, sarebbe comunque stata in parte una sconfitta, perché Harry ed India sarebbero cresciuti con due genitori separati, che neppure comunicavano tra di loro. Due genitori che non erano neppure in grado di scambiarsi due parole senza finire, poi, per recriminarsi qualcosa a vicenda.

Lei iniziava con le migliori intenzioni, lui passava subito all’attacco e lei si ritrovava costretta a passare alla difesa.

Una futura e possibile cena a quattro era fuori discussione. Assolutamente irrealizzabile.

Ma non per colpa sua.

“Grazie… Grazie per tutto quanto” mormorò la giovane donna, sistemandosi una ciocca di capelli neri dietro l’orecchio destro “ma ora, per favore…”

“Sì, hai ragione, ora ti lascio riposare. Dormi, Jen, e non pensare troppo a quel coglione. Non ne vale la pena, credimi, non vale proprio la pena soffrire e stare male per una persona come lui. Guarda cosa ha fatto a noi e guarda anche cosa ha fatto a te”.

Jennifer annuì e sorrise ancora, ma bloccò David sulla soglia della porta accorgendosi della busta marrone che era rimasta sopra il tavolino; lui scosse la testa ed alzò la mano sinistra.

“Ne hai più bisogno tu di me. Vorrei riuscire a buttare giù un paio di chili prima del volo di ritorno per l’Inghilterra” commentò il chitarrista, sperando di riuscire a strappare un sorriso genuino all’ex cognata; si guardò attorno ed inspirò a fondo “certo che in questo albergo non badano proprio a spese”

“Perché? Che vuoi dire?” chiese Jennifer, incuriosita da quelle parole.

“Sto parlando del profumo per ambienti che c’è nella tua stanza” disse l’uomo, insipirando profondamente per la seconda volta, concentrandosi su quello strano particolare “assomiglia molto ad un’acqua di colonia maschile che Virginia mi ha regalato lo scorso Natale. È praticamente identico”

“Davvero? Non ci avevo fatto caso”

“Magari sarà solo una mia impressione… Buon riposo, Jen, ci vediamo domani. Ricordati che il pullman dovrebbe arrivare nel primo pomeriggio, salvo imprevisti”

“Mi occuperò subito delle valige, così mi toglierò qualunque pensiero dalla mente fin da ora” commentò a sua volta Jen; ringraziò ancora David per le sue premure, chiuse la porta e fissò per un istante la chiave prima di girarla due volte verso sinistra, toglierla dalla serratura e stringerla nel pugno destro.

Si voltò, si guardò attorno e si rese conto che nella stanza regnava il silenzio più assoluto: le ante dell’armadio erano ancora spalancate e lo stesso valeva per la porta del bagno; non c’era nessuno lì dentro, ad eccezione di lei, e ciò rendeva la situazione ancora più assurda ed al limite del paradossale.

Dove diavolo era Roger?

“Roger?” lo chiamò per nome e continuò a guardarsi attorno, finché i suoi occhi verdi non si soffermarono sul letto matrimoniale; si avvicinò al letto, s’inginocchiò sulla moquette e sollevò le coperte: sotto la struttura in ferro battuto non c’era nessuno, ad eccezione di qualche piccolo batuffolo di polvere.

Contemporaneamente, mentre era ancora inginocchiata sulla morbida moquette che ricopriva il pavimento della stanza, vide una tenda scostarsi ed apparve la figura alta, magra ed inconfondibile che apparteneva a Roger e solo in quel momento la giovane donna si ricordò della porta finestra che conduceva alla terrazza panoramica: il bassista, non appena aveva l’aveva vista alzarsi per andare ad aprire la porta, si era rifugiato in terrazza ed era rimasto nascosto lì fino a quando David non se ne era andato, rientrando solo a pericolo scampato.

Jennifer lasciò ricadere le coperte, si alzò dal pavimento e strinse le labbra in una smorfia disgustata, scuotendo la testa da destra a sinistra.

“Sei patetico” disse a Roger, mentre lui richiudeva la porta scorrevole “te ne rendi conto da solo o devo ripetertelo una seconda volta?”

“Non sono affatto patetico, semplicemente non desidero avere nulla a che fare con quelle persone. E quando dico che non voglio avere nulla a che fare con loro, intendo dire che non le voglio neppure incontrare per sbaglio. Non sono venuto qui per parlare con loro. Ho già sprecato abbastanza tempo e fiato con quelle persone”

“Non ci posso credere, ti rifiuti perfino di pronunciare i loro nomi! Ricordi, vero, che coloro che ora chiami quelle persone sono, in realtà, i ragazzi con cui hai suonato insieme per quasi vent’anni e che per altrettanti hai frequentato anche al di fuori degli Studi di registrazione?”

“Se è per questo, un paio di volte li ho anche definiti bidoni

“E ne sei orgoglioso?”

“Non ho detto altro che la verità, e continuo ad essere certo delle mie parole: i Pink Floyd sono finiti e l’ultimo album ne è la prova concreta. Qualcosa si salva, ma tutto il resto non è altro che spazzatura dall’inizio fino alla fine” commentò il bassista in tono sprezzante, incrociando le braccia; Jennifer accentuò la smorfia di disgusto: l’ego e l’arroganza di Roger erano talmente cresciuti a dismisura da nausearla.

“Strano, sono certa che David mi abbia raccontato una storia completamente diversa dalla tua. Lui mi ha detto che è il tuo ultimo album che, proprio come il precedente, non sta andando affatto bene. E mi sembra anche di avere visto qualcosa di sfuggita su un paio di giornali”

“Il mio album precedente è stato sabotato per colpa di una stupida intervistatrice che non ha voluto attenersi alle domande concordate in precedenza e non per causa mia. E per quanto riguarda Radio K.A.O.S, i giornali stanno esagerando, come sempre del resto: il suo messaggio è chiaro e comprensibile, ed all’interno dello stesso album c’è un libretto che racconta in modo dettagliato la storia che si sviluppa attraverso le diverse tracce, quindi quelle critiche non hanno alcun motivo di esistere”

“Roger, credo che la questione del libretto spieghi già tutto quanto riguardo alla presunta chiarezza dell’album stesso”

“Non siamo qui per parlare dei miei lavori” ribatté il bassista, a denti stretti, punto sul vivo; non riusciva a capire perché tutti quanti continuassero a ripetere che il suo ultimo lavoro da solista fosse contorto, noioso e praticamente impossibile da capire: che colpa ne aveva lui se la gente era così stupida da non capire che quel maledetto libretto era stato inserito all’interno dell’album per essere letto e non per bellezza? “è stato David a dirti queste falsità? Mh, sai, anche se ero fuori in terrazzo, e la porta finestra era chiusa, sono riuscito a sentire benissimo tutto quello che vi siete detti. Ho notato che il rapporto tra voi due è cambiato parecchio rispetto a quello che io ricordavo. Mi sembrava che tu non volessi avere nulla a che fare con lui e che lo considerassi uno schifoso bastardo per quello che ha fatto a tua sorella, invece ora mi sembrate molto, molto, molto vicini. Ti sei già stancata del tuo amante e sei passata  a lui?”

“Si può sapere di cosa diavolo stai parlando? Tra me e David non c’è assolutamente nulla”

“Ohh, certamente… Certamente… Come no. Lui si preoccupa così tanto per te, ma dietro non c’è assolutamente nulla. Ovvio. Palese. Ed il tuo amante cosa ne pensa di questa situazione che si è venuta a creare tra voi due? Non è geloso? Non ha il cuore a pezzi, visto che avete anche un figlio? Dimmi un po’, in che modo riuscite a gestire quest’ assurda situazione che si è creata tra tutti voi?”

“Si può sapere di cosa diavolo stai parlando?” ripeté Jennifer una seconda volta, corrucciando le sopracciglia, perché non riusciva a comprendere le parole di Roger; sembrava quasi il discorso incoerente di un pazzo.

Waters, in risposta, allargò le braccia e scoppiò in una risata sarcastica perché si sentiva profondamente preso per il culo dalla sua seconda ex moglie.

Sul serio credeva che fosse così idiota?

“Del tuo amante, Jennifer. Sto parlando di quel coglione con cui hai avuto una relazione alle mie spalle. Tu credi davvero che non abbia capito di chi si tratta?”.

Jen spalancò gli occhi incredula e si domandò subito come Roger fosse riuscito a capire che il suo amante era Bob; era sicura di non avere lasciato alcun indizio alle proprie spalle, a meno che non le fosse sfuggito qualche scatto rubato che poi era stato pubblicato, in cui si vedava l’evidente somiglianza tra Brendon e Bob.

Sì, il suo ex marito doveva essere incappato nell’articolo di una rivista di gossip e poi era sceso alle giuste conclusioni da solo, combinando insieme tanti piccoli tasselli a cui prima non aveva prestato particolare attenzione.

Jen era certa che fosse andata proprio in quel modo, ma chiese ugualmente a Roger come avesse scoperto l’identità dell’uomo con cui aveva avuto una relazione extraconiugale per mesi e mesi, e la risposta che ricevette la lasciò totalmente spiazzata.

“Il viaggio in Grecia mi ha aperto gli occhi”

“Il viaggio in Grecia?” ripeté la giovane donna, rendendosi conto che c’era qualcosa che non quadrava; sì, lei e Bob erano finiti a letto insieme per la prima volta proprio in Grecia, durante la breve vacanza per aiutare Lindy con la crisi coniugale che l’aveva portata a divorziare da Nick, ma si erano incontrati in modo del tutto causale.

“Sì, Jennifer, proprio il viaggio in Grecia! Smettila di trattarmi come uno stupido perché ho già capito tutto quanto da tempo, quindi puoi anche gettare la maschera ed iniziare a comportarti come una donna adulta, visto che è proprio quello che dovresti essere! Ci ho messo un po’ per collegare tutti i pezzi, perché in un primo momento non riuscivo a ragionare a mente lucida, ma quando finalmente ci sono riuscito, ho capito anche alcuni episodi accaduti in precedenza, che tu hai sempre tentato di sminuire”

“Ma… Cosa… Quali episodi?”

“Smettila di fingere con me!” sbottò il bassista, ormai al limite della propria sopportazione.

“Io non sto fingendo, maledizione! Non riesco davvero a capire di che cosa stai parlando!”

“Sto parlando di te e Richard!”

“Di me… E Richard?”

“Sì! E di chi altri, sennò?”.

Jennifer fissò a lungo l’uomo, poi si lasciò cadere sul bordo del letto, gettò la testa all’indietro e scoppiò in una risata che servì solo ad innervosire ulteriormente Roger; non riusciva proprio a capire cosa avesse mai detto di così divertente, dato che stavano parlando della relazione extraconiugale che Jen aveva avuto alle sue spalle per mesi interi.

Trovava quella storia così divertente? Beh, per lui non lo era affatto. Chissà quante risate lei e Richard si erano fatti alle sue spalle per tutto quel tempo… Probabilmente le stesse che anni prima si erano fatti anche Judith ed il suo amante.

Chissà quanto lo avevano preso per il culo per l’impalcatura di corna che non sapeva di possedere.

“E tu credi davvero che io abbia avuto una storia ed un figlio da Richard?”

“Non è che lo credo, ne sono certo”

“E da cosa nascerebbe questa enorme certezza?”

“Dal vostro avvicinamento durante le sessioni di registrazione di The Wall. Questo spiega perché passavi la maggior parte del tuo tempo con lui, perché non hai voluto dirmi nulla della sua dipendenza dalla cocaina, perché eri contraria alla sua uscita dal gruppo e perché un giorno ti ho sorpresa mentre gli stavi accarezzando un braccio. Il viaggio in Grecia è stato solo la ciliegina sulla torta. E chissà quanto tempo sarebbe passato prima che scoprissi tutto, se tu non avessi scoperto di… Essere incinta. Mi hai tenuta nascosta la sua dipendenza dalla cocaina perché anche tu ne facevi uso, mh? Quando io non c’ero, passavate il tempo a sballarvi insieme?”

“Roger” mormorò Jennifer; era così sconvolta da non avere quasi voce per parlare “ma si può sapere cosa stracazzo stai dicendo?”

“Perché? Perché mi guardi come se fossi un pazzo che sta dicendo cose del tutto prive di alcun senso? Chi mi assicura che non hai mai sniffato nulla insieme a lui, dal momento che ora fai un uso abbondante di tranquillanti?”

“Perché lo avresti notato se a quel tempo avessi avuto una dipendenza dalla cocaina a mia volta, maledizione!” ribatté lei, offesa e ferita nel profondo, poteva quasi sentire le vecchie ferite che aveva al cuore lacerarsi di nuovo e sgrondare sangue: non solo Roger la stava accusando di avere avuto (ed avere tutt’ora) una storia d’amore con Richard, ma stava anche insinuando che avesse fatto uso di cocaina. Era proprio andato fuori di testa “Roger, in quel periodo sono stata particolarmente vicina a Rick perché stava passando un bruttissimo momento e volevo solo aiutarlo a ritrovare la propria strada! Non c’è mai stato nulla tra noi due e posso assicurarti sui nostri figli che non ho mai assunto cocaina. Voglio stare il più lontano possibile da quelle schifezze, visto tutto il dolore che hanno arrecato a mia sorella”

“Però sei pronta a fare una eccezione per quanto riguarda le pasticche, vero?”

“Quanto sei stronzo” sibilò la giovane donna, scuotendo di nuovo la testa “quanto sei profondamente stronzo, bastardo e meschino! Ma non provi neppure un briciolo di rimorso a rivolgermi parole come queste? Non ti penti mai di quello che dici? Non pensi mai che forse dovresti imparare a mettere in moto il cervello prima di aprire la bocca?”

“Hai proprio una bella faccia tosta a rivolgermi queste parole, lo sai? Io sarei lo stronzo? Io?” l’uomo indicò il proprio petto con l’indice destro, per enfatizzare maggiormente le sue parole “io non ho mai intrapreso alcuna relazione extraconiugale alle tue spalle, Jennifer, non ho mai frequentato un’altra donna per mesi e mesi fino a quando non sono stato costretto a confessarti tutto quanto!”

“E Carolyne?”

“Carolyne, cosa?”

“Mi hai tradita con lei, dopo avermi giurato che tra voi due era tutto finito. E quando abbiamo divorziato, non hai perso un solo istante di tempo per fiondarti di nuovo tra le sue braccia. Quando hai rotto con me, sei subito corso da lei… Ed io dovrei credere che non vi siete mai sentiti né visti durante i sei anni in cui siamo stati sposati? Stai puntando il dito contro di me perché sai di essere tu, in realtà, dalla parte del torto!”

“Ti posso assicurare che io e Carolyne abbiamo troncato ogni rapporto dopo l’appuntamento disastroso in quel ristorante francese in pieno centro a Londra. Ci siamo incontrati per puro caso a Los Angeles, mentre stavamo registrando The Wall, ma non c’è stato assolutamente nulla tra noi due”

“Vi siete incontrati a Los Angeles?” Jennifer sgranò ancora di più gli occhi: era la prima volta che sentiva quella storia “che cazzo vuol dire che vi siete incontrati a Los Angeles? E questo quando è successo? Perché non me lo hai mai raccontato?”

“È successo il giorno in cui mi sono svegliato nell’attico completamente da solo, perché tu eri uscita insieme a David e Nick per andare a parlare al tuo amore” spiegò Roger, caricando di disprezzo le parole ‘tuo amore’ “l’ho incontrata mentre cercavo qualcosa di carino da regalarti e ci siamo spostati in una caffetteria per bere qualcosa. Abbiamo solo chiacchierato un po’ e poi ognuno è andato per la sua strada. Tutto qui”

“Tutto qui? Hai incontrato per puro caso, sempre se è vero, la donna con cui mi hai tradita mentre eravamo a Los Angeles, ed io dovrei credere che in quell’occasione avete solo parlato?”

“Sì, abbiamo solo parlato, e ti dirò di più: è stato grazie a Carolyne che sono riuscito a capire che Richard ormai era solo un peso inutile per il gruppo… E se proprio vuoi saperlo, è stata lei a darmi il completo intimo che poi ti ho regalato, perché io non ero riuscito a trovare nulla in quella dannata boutique!” fu il turno del bassista di rigirare il coltello nella piaga, ed ottenne la reazione sperata perché Jennifer, dinanzi a quella rivelazione inaspettata, socchiuse le labbra in un’ espressione sconvolta.

“Hai avuto il coraggio di regalarmi un completo intimo che ti ha suggerito quella troia bionda con cui ti ho trovato a letto insieme? Ma come hai potuto farmi una cosa simile?”

“E tu come cazzo hai potuto farti sbattere da Richard per mesi e mesi, alle mie spalle? Come hai potuto rimanere incinta di lui?”

“Ma lo vuoi capire che tra me e lui non c’è mai stato nulla? La vacanza in Grecia è stata solo una coincidenza, io e lui abbiamo ripreso a parlare da pochissimo tempo! Richard non è mai stato altro che il fratello maggiore che non ho mai avuto, maledizione, ma in che modo devo fartelo capire? Perché ti ostini a credere che tra me e lui ci sia qualcosa, o che ci sia qualcosa tra me e David? Ti fa sentire meglio credere in qualcosa che non c’è mai stato e che mai ci sarà?” sbottò la giovane donna, a sua volta al limite della sopportazione; aveva sempre odiato discutere con Roger, anche da sposati, perché quando si metteva in testa un’idea era pressoché impossibile fargli cambiare opinione a riguardo: Roger Waters apparteneva a quella categoria di persone che se si metteva in testa l’assurda convinzione che i maiali volavano, non cambiavano idea neppure alla vista di un povero suino che si schiantava al suolo.

E difatti, ci aveva pure scritto una canzone. Divisa in due parti.

Una canzone che, per assurdo, doveva essere una dedica d’amore.

Il bassista si passò di nuovo le mani tra i capelli; se avesse continuato in quel modo, ben presto si sarebbe ritrovato tra le mani intere ciocche castane.

Non riusciva a capire perché la sua seconda ex moglie si ostinasse a negare l’evidenza: ormai lo aveva capito da tempo che il suo amante era Rick, il fantomatico amico d’infanzia e fratello maggiore che non aveva mai avuto, dunque che senso aveva continuare a mentire e negare? Tanto valeva scoprire tutte le carte a quel punto, perché nulla avrebbe fatto la differenza.

“D’accordo, va bene, fingiamo che il tuo amante non sia quel cocainomane di Rick, ma un altro uomo… Il punto della questione resta sempre lo stesso, Jennifer: tu mi hai tradito con un altro uomo e sei rimasta incinta di lui. Avrei anche potuto capire e perdonare l’errore di una notte, ma il tuo caso era completamente diverso. Come hai potuto?” l’uomo allargò le braccia e le lasciò ricadere lungo i  fianchi; era partito da St.Louis con la chiara intenzione di risolvere in fretta la questione legata al tentato gesto estremo di Jennifer senza rivangare il passato, ma ora che la loro conversazione era andata inesorabilmente verso quella direzione, ed il dolore era tornato prepotentemente a martellargli nel petto, era diventato un fiume in piena: le parole gli uscivano di bocca senza che potesse fermarle “hai sempre disprezzato Judith per quello che mi aveva fatto, ma non ti sei dimostrata affatto migliore. Sei riuscita perfino a superarla in meschinità. Perché hai agito in quel modo? Perché non mi hai mai detto se c’era qualcosa che non andava, ed hai preferito farmela pagare così crudelmente?”.

Jennifer scosse la testa lentamente, incredula.

Roger non aveva ancora capito nulla, non si era ancora reso conto degli errori che lui per primo aveva commesso ed era fermamente convinto di essere l’unica e sola vittima all’interno di quell’orribile storia che lui stesso aveva contribuito a creare.

“Ho provato tantissime volte a parlarti, Roger, ed a dirti che ci stavamo allontanando l’uno dall’altra, ma tu non mi hai mai ascoltata. Ogni volta hai liquidato in fretta le mie parole, etichettandole come le paranoie di una bambina, perché eri concentrato su The Wall. Hai buttato nel cesso il nostro matrimonio per colpa di uno stupido album, ormai la tua vita ruotava solo intorno a quel progetto! Neppure ti rendi conto di quanto eri diventato freddo e distaccato nei miei confronti. Ero completamente invisibile ai tuoi occhi, non parlavamo quasi mai, litigavamo spesso, non facevamo più sesso e non ti sei mai accorto che io avevo un altro uomo. Ti sei perfino opposto fermamente alla possibilità di allargare la nostra famiglia quando ti ho parlato di avere un altro figlio”

“Beh, mi sembra che comunque tu sia riuscita ad avere un altro figlio, o sbaglio?”

“Sì, l’ho avuto, ma non voglio parlare di lui perché non c’entra nulla in questa storia. Non voglio mettere di mezzo un bambino di quattro anni che non ha nessuna colpa” rispose Jennifer, categorica “disprezzavo Judith perché la ritenevo una donna arida e fredda che ti aveva tradito senza alcun motivo apparente, ma mi sono ricreduta durante la vacanza in Grecia che sono stata costretta a fare in sua compagnia. Non sto dicendo che adesso mi stia simpatica o che siamo diventate amiche, perché questo è impossibile, ma una lunga chiacchierata insieme a lei mi ha aiutata a vedere il vostro matrimonio da un’ottica completamente diversa: tu hai fatto a lei quello che, poi, hai fatto a me, Roger. L’hai tradita ripetutamente e poi ti sei trasformato in una lastra di ghiaccio nei suoi confronti. Lei voleva creare una famiglia insieme a te, ma tu non eri intenzionato ad avere figli… E credo che tra noi due sarebbe finita molto più in fretta, in modo simile, se non fossi rimasta per sbaglio incinta di Harry. Alla fine, sei rimasto con me per obbligo e non perché desideravi che fossimo una famiglia, e la prova concreta è stata il tuo tradimento”

“Ma non riesci a capire le mie parole, oppure ti ostini a non farlo? Cristo, ti è bastato parlare un po’ con Judith per sentirti in dovere di sputare sentenze sul mio primo matrimonio? Erano altri i problemi tra me e lei. Avremo finito per divorziare anche se avessi accontentato il suo capriccio di avere dei bambini. Judith non nutriva alcun vero sentimento materno: desiderava diventare madre solo perché lo erano Juliette, Lindy e Ginger. Era semplicemente gelosa di loro tre, tutto qua”

“Tutto qua. Per te è sempre e solo una questione di tutto qua” commentò sprezzante Jen, per poi aggrottare le sopracciglia alla vista dell’ex marito che si avvicinava alla porta e posava la mano destra sul pomello “dove stai andando? Guarda che non abbiamo finito di parlare. Non abbiamo affrontato neppure un terzo di tutti gli argomenti che abbiamo in sospeso”

“Se non esco subito da questa stanza, la testa finirà per scoppiarmi. Carolyne aveva ragione, sono stato uno stupido a venire qui e non so proprio cosa speravo di ottenere da un confronto con te, visto che ti sei dimostrata la solita sciocca bambina piagnucolosa” Waters girò il pomello verso destra, tirò la porta e corrucciò le sopracciglia vedendo che non si apriva; si voltò di scatto verso Jennifer, che non si era mossa di un solo millimetro dal bordo del letto, per chiederle spiegazioni a riguardo “perché la porta non si apre?”

“Perché mi sono assicurata di chiuderla a chiave non appena sono riuscita a convincere David ad andarsene” rispose lei, mostrando finalmente la piccola chiave di ferro che per tutto quel tempo aveva nascosto nel pugno destro; Roger guardò a sua volta il piccolo oggetto.

“E perché cazzo hai chiuso la porta a chiave, si può sapere?”

“Perché sapevo che avresti reagito in questo modo e questa è l’unica occasione che ho per poter parlare faccia a faccia con te. Mi dispiace, ma non ti lascerò andare fino a quando non avrai ascoltato tutto quello che ho da dirti”

“Stai scherzando?”.

Jennifer scosse la lunga chioma nera e Roger, per la frustrazione, assestò un calcio alla porta chiusa.

“Dammi la chiave” ordinò subito dopo, allungando la mano destra con il palmo rivolto all’insù in direzione di Jen “te lo chiederò solo una volta gentilmente”

“No, scordatelo, non sono intenzionata a darti un bel niente e tu non proverai a prenderla con la forza. Se lo fai, inizio ad urlare… E mi sembra di ricordare che qui dentro ci sia qualcuno che non desidera affatto rendere pubblica la propria presenza nell’albergo. Pensa che situazione imbarazzante che si verrebbe a creare se io iniziassi ad urlare così forte d’attirare l’attenzione di qualcuno? Oppure…” Jennifer allungò la mano destra e sollevò la cornetta del telefono “posso sempre chiamare la reception e dire che ho bisogno d’aiuto… O posso anche digitare il numero della camera di David, se preferisci. A te la scelta”.

Il bassista impallidì per poi avvampare vistosamente, sapeva di essere con le spalle contro il muro e così sfogò di nuovo la propria frustrazione prendendosela una seconda volta con la porta, assestandole un calcio così violento da provocare una vibrazione che riecheggiò per tutta la stanza; Jen si limitò a scuotere la testa.

E poi Roger aveva pure il coraggio di dire che tra loro due era lei quella infantile.

“Non ti conviene neppure prendere a calci la porta perché rischi di essere proprio tu ad attirare l’attenzione di qualcuno. Chissà, magari i tuoi calci potrebbero non essere passati inosservati e tra poco qualcuno busserà alla porta”

“Apri questa stracazzo di porta, allora, o vuoi tenermi in ostaggio qui dentro?”

“Io non voglio tenerti in ostaggio, ma questo è l’unico modo per riuscire a parlare con te, Roger, visto che negli ultimi quattro anni la tua segretaria non ha fatto altro che ripetermi quanto fossi impegnato e che dovevo prendere appuntamento. Ero così disperata che l’ho perfino fatto, ma ovviamente non sono mai stata richiamata. Ti lascerò uscire, ma prima dobbiamo finire di parlare”

“Ma io non sono intenzionato ad ascoltare ancora ciò che hai da dirmi. Anzi, non voglio proprio più parlare con te” disse il bassista appoggiandosi al legno chiaro della porta ed incrociando le braccia; Jen inarcò il sopracciglio sinistro davanti a quell’ennesima dimostrazione d’infantilità.

“E quindi cosa vorresti fare? Rimanere muto fino a quando non sarò io la prima a cedere?” il silenzio che seguì la domanda venne interpretato dalla giovane donna come una muta risposta affermativa; ohh, e poi era lei la sciocca bambina! “molto bene, allora. Se è questo che vuoi, allora questo avrai. Vedremo chi sarà il primo a cedere!”.



 
Surreale: non poteva essere descritta con nessun altro aggettivo la situazione che Jennifer stava vivendo in prima persona nella sua stanza d’albergo.

Erano trascorse quasi tre ore da quando quell’assurda sfida aveva avuto inizio, il sole nel frattempo era calato e nessuno dei due aveva ancora gettato la spugna: Jennifer se ne stava semisdraiata sul letto matrimoniale a leggere un romanzo che aveva acquistato poco dopo l’arrivo negli Stati Uniti, mentre Roger era seduto sulla moquette, con la schiena appoggiata alla porta e con i gomiti appoggiati alle ginocchia, e continuava a giocherellare con un anello che si era sfilato dall’indice sinistro.

Si era alzato solo una volta, per andare in bagno, e poi era tornato subito ad occupare il suo posto davanti alla porta; Jen, di tanto in tanto, cercando di non farsi notare, gli aveva lanciato un paio di occhiate con la speranza di capire a cosa stesse pensando, ma non ci era mai riuscita per colpa degli occhiali da sole che non si era mai tolto e che si ostinava ancora ad indossare, per evitare qualunque contatto visivo diretto con lei o con chiunque altro.

Era ridicola l’ostinazione con cui si rifiuava di avere dei contatti diretti con loro, come era altrettanto ridicola la decisione di cancellare completamente i suoi primi quarant’anni di vita solo perché se ne era costruita una seconda in America.

Jennifer distolse gli occhi verdi dalle pagine del romanzo quando vide Roger alzarsi una seconda volta; credeva fosse sul punto di cedere, invece il bassista prese la busta marrone che conteneva i due cappuccini (ormai freddi) e le due ciambelle, tornò di nuovo a sedersi sulla moquette e tirò fuori un dolcetto ricoperto di glassa bianca allo zucchero.

“Quelle le ha prese David” disse la giovane donna, non resistendo alla tentazione di vedere quale sarebbe stata la reazione di Roger, e lui lasciò ricadere subito la ciambella nella busta, la richiuse e la posò sul pavimento; sulle labbra carnose di Jennifer apparve un sorriso divertito “dio, quanto sei ridicolo. Pensi che sia avvelenata quella ciambella? Ma, d’altronde, cosa posso mai pretendere da un uomo che ama definirsi tale, ma che in realtà si comporta come un bambino capriccioso. Un uomo avrebbe affrontato a testa alta un ex compagno di band, non sarebbe scappato a nascondersi in terrazza perché non vuole più avere nulla a che fare con lui. David di sicuro non lo avrebbe fatto… E neppure Richard”.

Jen stuzzicò apposta l’ex marito nominando Wright: visto che era convinto che tra loro due ci fosse qualcosa, tanto valeva approfittarne per colpire il suo ego spropositato.

“E sono altrettanto certa” continuò ancora, prima di poter essere interrotta “che nessuno di loro due si ostinerebbe a tenere addosso degli occhiali da sole all’interno di una stanza… Di sera, per giunta. Potresti farmi il favore di toglierti quelle dannate lenti scure, così posso guardarti negli occhi?”.

Roger, senza dire una sola parola, sfilò finalmente gli occhiali da sole, permettendo a Jennifer di vedere le sue iridi chiarissime e lei si ritrovò in modo del tutto involontario a trattenere il fiato, suscitando la perplessità del bassista.

“Quindi… Sei davvero tu”

“Che vuol dire?” domandò lui, uscendo dal mutismo assoluto autoimposto “certo che sono io, chi altri avrei dovuto essere?”

“Lo so che sei tu, ma me ne sono resa conto solo adesso che finalmente riesco a guardarti negli occhi. Sei cambiato così tanto da sembrare un completo sconosciuto”

“Stai parlando del mio nuovo taglio di capelli? D’accordo, non li porto più lunghi come un tempo, ma tutto il resto è rimasto lo stesso di sempre: gli occhi, il naso, la bocca ed il viso sono gli stessi di sempre”

“Non sto parlando di una semplice questione di look estetico, Roger, sto parlando di tutta la tua persona. Tu non sei più il giovane uomo che dodici anni fa mi ha chiamato dalla stanza d’albergo in cui era bloccato  causa di una brutta epatite. Ricordi ancora quella telefonata? E ricordi la nostra frequentazione nei mesi successivi? Ricordi quando sei venuto in negozio per la prima volta? Ricordi la nostra prima cena insieme? La prima volta che mi hai portata a casa di tua madre? La giornata che abbiamo trascorso a Camber Sands? Il nostro primo bacio? Dov’è finita quella persona? Dov’è finito il giovane uomo che ho conosciuto dodici anni fa?”

“È proprio qui, davanti ai tuoi occhi”

“No, perché quel giovane uomo che io ho conosciuto non mi avrebbe mai fatto quello che tu mi hai fatto. Non mi avrebbe mai portato via mia figlia, impedendomi di vederla per quattro anni, ed ora non sarebbe in procinto di fare lo stesso anche con Harry”

“Anche tu, quando ti ho tradita, volevi impedirmi di vedere Harry per sempre. Volevi trascinarmi in tribunale ed ottenere l’affidamento esclusivo”

“Ma poi ho rinunciato a vendicarmi perché, nonostante tutto, volevo concedere una seconda possibilità alla nostra famiglia. Ti ho perdonato, ed ho accettato la tua proposta di matrimonio. Tu, invece, sei passato subito all’attacco… Anche questo è stato un suggerimento di Carolyne?”

“Tu non mi hai perdonato, non lo hai mai fatto veramente. Hai solo aspettato il momento più opportuno per mettere in atto la tua vendetta. Dici che io sono cambiato, ma potrei dire la stessa cosa anche su di te… Non sei più la ragazza che ho conosciuto dodici anni fa. Anche tu sei una completa estranea”

“E non ti chiedi perché sono cambiata? O cosa mi ha fatto cambiare così profondamente? O chi? Roger, ma tu hai la più vaga idea di come sono stati gli ultimi quattro anni per me? Hai la più vaga idea di quello che ho passato e di quello che sto passando tutt’ora?”

“Anche tu mi hai fatto soffrire”

“E tu, invece, mi hai letteralmente distrutta. Mi hai completamente screditata agli occhi di nostra figlia, ed ora vuoi portarmi via per sempre anche nostro figlio… Ma come credi che cresceranno i nostri bambini? Pensi davvero che portarli via dalla loro madre sia la scelta migliore? E con quale coraggio dici di aver sofferto per il nostro divorzio se ti sei subito consolato con quella troia bionda? Io non ho mai avuto nessun altro durante questi quattro anni, anche se non mi credi, mentre tu non hai perso un solo istante per portare all’altare un’altra donna e questo può significare solo una cosa: tu per me non hai mai provato nulla, altrimenti non mi avresti mai rivolto quelle parole orribili” Jennifer si fermò un istante per asciugarsi gli occhi; non doveva piangere, non doveva dimostrarsi debole, ma diventava sempre più difficile… Quasi impossibile “sai di cosa mi sono appena resa conto? Per tutto il tempo in cui siamo stati sposati, non c’è stata una sola volta in cui tu mi abbia detto ti amo. È strano, ma l’ho realizzato solo ora. Non mi hai mai detto una sola volta di amarmi. Mai. Io, invece, te l’ho ripetuto tantissime volte”

“E quindi credi che ti abbia sposata solo perché mi annoiavo? Mio dio, Jennifer, quello che stai dicendo è assolutamente ridicolo!” esclamò il bassista con una risata di scherno.

“Se quello che sto dicendo è assolutamente ridicolo, allora dimmi almeno un’occasione in cui mi hai detto di essere innamorato di me”

“Ti ho scritto una canzone d’amore, cos’altro ancora volevi? E non l’ho fatto per nessun’ altra”

“Mi hai scritto una canzone d’amore che parla di maiali con le ali e due mesi più tardi mi hai tradita con quella che è la tua attuale moglie” rispose la giovane donna con una smorfia “sei davvero felice insieme a lei?”

“L’ho sposata. Se non mi rendesse felice, non le avrei mai fatto alcuna proposta, non credi?”

“Ed è riuscita a farti dimenticare in un attimo i sei anni in cui siamo stati sposati?”

“A quello ci hai pensato tu, da sola, andando a letto per mesi e mesi con lo stesso uomo e rimanendo incinta di lui”

“Ho sbagliato, Roger, mi dispiace, ma quando tu hai sbagliato io ho fatto un passo indietro e ti ho concesso la possibilità di rimediare. Sai benissimo quanto sia stato difficile per me, ma l’ho voluto fare perché volevo dare un’altra occasione alla nostra famiglia, e perché nonostante tutto il sentimento che provavo per te era ancora forte. Io sono stanca di questo gioco al massacro e sono sicura che lo stesso vale anche per te. Per favore, cerchiamo di comportarci come due persone mature, per una volta, e di parlare senza sputarci addosso alcuna recriminazione. Continuare a farci la guerra in questo modo non ci porterà da nessuna parte, finiremo solo per distruggerci a vicenda e fare del male ai nostri figli: io non vedo India da quattro anni e lo stesso vale per te con Harry, e la situazione non farà altro che peggiorare se quando i due tour finiranno, ci ritroveremo di nuovo in tribunale. Io non voglio questo e non l’ho mai voluto”

“E cosa vorresti, allora?”.

Jen abbassò per un momento gli occhi sulle mani che continuava a tormentarsi.

Cosa voleva? Sapeva molto bene cosa voleva e non aveva alcuna paura a dirlo ad alta voce, ciò che temeva davvero era la risposta che quasi sicuramente avrebbe ricevuto dal suo ex marito.

“Vorrei rimediare… O comunque, vorrei che fosse possibile rimediare in un modo o nell’altro. Vorrei che questa volta fossi tu a concedere una seconda possibilità alla nostra famiglia, come io ho fatto dieci anni fa”.

Roger inarcò le sopracciglia e fissò Jennifer con un’espressione incredula.

“Mi stai chiedendo l’impossibile, lo sai? Primo: sono sposato con un’altra donna. Secondo: hai sempre saputo qual è il mio pensiero riguardo a quello che è successo tra noi due. Te l’ho spiegato ancora molto tempo fa, durante il viaggio di ritorno da quel primo pranzo a casa di mia madre: l’errore di una notte può essere superato, una relazione extraconiugale stabile no. Come posso fidarmi nuovamente di una persona che ha avuto un amante alle mie spalle? Quando accadono situazioni sgradevoli come questa, immancabilmente si spezza quel senso di fiducia che non può essere recuperato in nessun modo. Jennifer, mi stai chiedendo davvero l’impossibile, ed io sto continuando a perdere tempo. Domani sera ho un concerto, e vorrei tornare a St.Louis il prima possibile, visto che mi attendono quasi cinque ore di viaggio. Dammi quella dannata chiave, per favore, e lasciami uscire da questa stanza. Credo che ora non ci sia proprio altro di cui dobbiamo discutere. Ci siamo detti tutto quello che avevamo da dirci” disse Waters, allungando la mano destra con il palmo rivolto all’insù, ma Jen si rifiutò di consegnare il piccolo oggetto: no, per lei la conversazione non era ancora giunta al capolinea “Jennifer, dammi quella dannata chiave o giuro che la prendo io, anche con le cattive maniere se necessario. Sono stanco di stare qui dentro, voglio tornare da Carolyne ed India”

“No”

“Jennifer”

“No!”

“Jennifer!”

“No!”

“Maledizione, dammi quella chiave! Ora!” il bassista si alzò dal pavimento, si avvicinò al letto e provò ad afferrare la chiave che la giovane donna teneva stretta nel pugno destro, ma lei non glielo permise e si dimostrò abbastanza rapida da nascondere la mano dietro la schiena, mentre con l’altra cercava di allontanare Roger; nel tentativo di tenerlo il più lontano possibile dalla chiave della stanza, Jennifer si ritrovò con la schiena contro il materasso e con Roger sopra di sé.

Si rese conto solo in quel momento di quanto fossero vicini.

Quanto tempo era passato dall’ultima volta in cui erano stati così vicini l’uno all’altra, con i visi che quasi si sfioravano e con i corpi che sembravano pronti a fondersi in uno soltanto? Provò a scavare nei propri ricordi personali e non riuscì a trovare alcuna risposta: neppure ricordava quando avevano avuto il loro ultimo rapporto intimo completo, perché nell’ultimo periodo del loro matrimonio si erano trasformati in due estranei che condividevano lo stesso letto.

Lui tornava a casa sempre troppo stanco per qualunque cosa e lei non insisteva perché c’era già chi la soddisfava dal punto di vista sessuale.

Jen si morse il labbro inferiore.

Roger poteva anche ripetere con estrema convinzione di essere sposato con un’altra donna e di essere felice di averla al proprio fianco, ma il suo bassoventre sembrava essere non affatto indifferente all’ improvvisa vicinanza tra loro due.

“Dammi quella chiave, così posso andarmene” ripeté, per l’ennesima volta, a bassa voce l’uomo; anche lui si era accorto della reazione involontaria che aveva avuto il suo corpo, e quello era un altro motivo in più per andarsene il prima possibile da quella stanza e da quell’albergo: la situazione generale gli era completamente sfuggita di mano e stava rischiando di precipitare in modo irreparabile.

Stava camminando sui carboni ardenti e doveva battere ritirata prima di rimanere ustionato.

Jennifer, dal canto suo, capì che quella era la sua grande occasione ed agì di conseguenza: anziché consegnare la chiave della stanza al suo ex marito, gli buttò le braccia attorno al collo e si appropriò delle sue labbra carnose.

Aveva quasi completamente dimenticato quanto fossero morbide e come un loro semplice tocco fosse in grado di farle perdere la testa.

Roger s’irrigidì e subito provò ad allontanare da sé Jennifer, per interrompere quel contatto intimo e profondo che non doveva esserci perché lui per primo non voleva che accadesse nulla di simile (cristo, anche se erano passati già quattro anni abbondanti, Jen rimaneva, e sarebbe sempre rimasta, la donna che non si era fatta scrupoli a tradirlo con un altro uomo ed a restare incinta di lui. Non aveva mai perdonato Judith per essersi comportata in un modo simile, non le aveva mai concesso una seconda possibilità, perché con lei avrebbe dovuto fare un’eccezione?), ma un istante più tardi le passò il braccio destro attorno alla vita e nella mano sinistra strinse con forza una ciocca di capelli neri per attirarla di più verso di sé; il cuore di Jennifer iniziò a battere molto più veloce del normale, lo sentiva rimbombare con prepotenza nella gola e nelle orecchie, ma non prestò attenzione né a quello né al bisogno sempre più impellente di riprendere fiato perché era ormai a corto di ossigeno.

Non voleva assolutamente staccarsi da quelle labbra carnose, non voleva assolutamente interrompere il bacio per paura che entrambi sarebbero tornati bruscamente con i piedi a terra; aveva atteso per così tanto tempo quel momento, lo aveva bramato con tutta sé stessa, che ora non desiderava affatto rovinarlo con le proprie mani.
Non se lo sarebbe mai perdonata, non dopo tutta la fatica che aveva fatto.

Non ora che tutto si stava sistemando.

La giovane donna si ritrovò costretta ad allontanarsi dalla labbra di Roger per riempire i polmoni di ossigeno; inspirò profondamente, con le labbra socchiuse, ansimando, e prima che lui potesse essere colto da qualunque tipo di ripensamento, impossessarsi della chiave e sparire di nuovo, e per sempre, dalla sua vita, si tolse la vecchia e larga maglietta a maniche corte che usava come pigiama, rimanendo con addosso solo un misero paio di slip neri.

Vide gli occhi azzurri del bassista spalancarsi leggermente, ma non era certa se quella reazione fosse da attribuire al misero indumento che ancora indossava od alla propria magrezza eccessiva; non era sicura se Roger avesse o meno notato i numerosi chili che aveva perso da quando avevano divorziato: ormai nel suo armadio non c’era una sola maglietta che non le stesse larga, come non c’era un solo paio di jeans che non fosse costretta ad indossare con una cintura.

Waters non disse una sola parola: senza staccare gli occhi da quelli di Jennifer, si tolse prima la giacca scura e poi la maglietta a maniche corte, e lei non riuscì a non trattenere il fiato quando lo vide a petto nudo.

Il fisico era l’unico particolare a non essere cambiato in lui: le braccia dai bicipiti ben delineati erano rimaste le stesse di sempre, così come erano rimasti gli stessi di sempre anche i pettorali, gli addominali ed il ventre perfettamente piatto; non aveva alcun chilo in eccesso da dover smaltire, come nel caso di David e Nick.

Jennifer si ritrovò di nuovo con la schiena contro il materasso, mentre con le mani armeggiava con la cintura e la zip dei pantaloni di Roger; per l’eccitazione, proprio come era già accaduto in altre occasioni in passato, le mani le tremavano così tanto che, alla fine, il bassista si ritrovò costretto a togliersi i pantaloni da solo, prima che la sua seconda ex moglie glieli strappasse letteralmente.

Si sfilò da solo anche i boxer, e Jen lo imitò con il suo misero paio di slip; gli passò le braccia attorno alle spalle, le gambe attorno ai fianchi e finalmente, dopo una spinta decisa e profonda che le tolse il fiato e la costrinse ad inarcare la schiena, lo sentì dentro di sé.

Serrò gli occhi, strinse i denti, ma si lasciò scappare ugualmente uno singhiozzo.

Aveva atteso e desiderato così a lungo quel momento che ora le sembrava tutto un sogno troppo bello per essere vero.



 
Roger si svegliò per primo, nel cuore della notte.

Aprì gli occhi, circondato dalla semioscurità, si tirò su col busto, si strofinò gli occhi con la mano destra e lanciò un’occhiata alla sveglia digitale posizionata sopra il comodino alla sua destra.

L’una meno un quarto.

Waters si passò una seconda volta la mano destra sugli occhi e si lasciò scappare un’imprecazione a bassa voce.

Era fottuto.

Era letteralmente fottuto.

Aveva promesso a Carolyne di tornare a St.Louis prima che fosse buio, invece era piena notte e non aveva ancora abbandonato Chicago… E non solo non si trovava sulla strada di ritorno, ma era anche finito a letto con la sua seconda ex moglie, dopo aver assicurato a Carolyne che avrebbero solo parlato.

Era letteralmente fottuto, Lyn avrebbe capito tutto con un solo sguardo e non aveva la più pallida idea di quali spiegazioni darle.

No… Forse non era del tutto fottuto. Forse era ancora in tempo per tornare a St.Louis prima dell’alba, e prima che la sua dolce metà si svegliasse e trovasse un posto vuoto affianco al suo, ma doveva partire immediatamente.

Roger scostò le coperte, buttò le gambe al di là del bordo del letto… E sentì un paio di braccia attorno alle spalle: non si era accorto che il movimento brusco compiuto per spostare il lenzuolo aveva svegliato Jennifer.

La giovane donna appoggiò il mento sulla spalla sinistra dell’uomo ed avvicinò le labbra al suo orecchio.

“Dove stai andando a quest’ora?” sussurrò, con voce assonnata; lui chiuse gli occhi e prese un profondo respiro prima di rispondere, sentiva i capelli neri e folti di Jennifer solleticargli la gola.

“Devo tornare a St.Louis, mi aspettano quasi cinque ore di viaggio. Ed anche se schiaccio al massimo il pedale dell’acceleratore, non arriverò prima dell’alba”

“Non dovresti premere troppo il pedale dell’accelleratore, altrimenti prima o poi finirai per schiantarti contro un palo della luce od a finire fuori strada. Resta qui, nessuno ti costringe a partire adesso. Fuori è buio e sei stanco. Ripartirai domani mattina, non appena sarà chiaro”

“No, non se ne parla… Devo tornare il prima possibile da India… E Carolyne. Sono già abbastanza nella merda, non voglio peggiorare ulteriormente la mia situazione” mormorò il bassista in risposta e sentì il corpo caldo e nudo di Jennifer irrigidirsi contro la propria schiena.

“Vuoi tornare da lei?”

“È mia moglie. Ovvio che voglio tornare da lei il prima possibile, anche perché, come ti ho detto, sono già abbastanza nella merda senza aggravare ulteriormente la mia posizione. Se parto adesso, forse ho qualche speranza di trovare Carolyne ancora addormentata”

‘A meno che non sia rimasta sveglia tutta la notte in attesa del tuo ritorno’ pensò il bassista distorcendo le labbra in una smorfia; sì, conoscendo Lyn una simile opzione non era da escludere: con ogni probabilità, al proprio ritorno in albergo l’avrebbe trovata sveglia e pronta a litigare furiosamente.

Con ogni probabilità, mentre lui era lì, completamente nudo ed in compagnia di Jennifer altrettanto completamente nuda, lei si stava ripassando mentalmente tutti gl’insulti che gli avrebbe vomitato addosso senza alcuna pietà… E ne aveva qualunque diritto, visto che si era comportato per l’ennesima volta come un grandissimo coglione che non era in grado di essere fedele alla donna a cui aveva giurato amore eterno.

No, non era del tutto esatto.

Con Jennifer aveva sbagliato una prima volta, mentre erano solo una coppia, ma nei sei anni in cui erano stati sposati, non aveva guardato nessun’altra donna e non era andato a letto con nessuna groupie esaltata: era stato fedele a lei, almeno fino a quando non aveva ricevuto una bella pugnalata alle spalle del tutto inaspettata.

Jennifer sbatté le palpebre: la stanchezza ed il sonno erano scivolati completamente via con la risposta di Waters, che l’aveva lasciata spiazzata; immaginava che volesse tornare a St.Louis perché là c’era India e perché aveva un concerto in programma, ma non che fosse così ansioso di ricongiungersi con quella troia bionda… Non dopo quello che c’era appena stato tra loro due, maledizione.

Avevano fatto sesso, ci avevano dato dentro… E lui voleva tornare da Carolyne.

Non si aspettava un simile colpo basso.

“Vuoi tornare il più in fretta possibile a St.Louis perché speri che la tua assenza non venga notata, così potrai raccontare che abbiamo solo parlato e… Basta? Saresti in grado di raccontarle una simile bugia?”

“Non lo so cosa racconterò al mio arrivo, d’accordo? Penserò a qualcosa strada facendo, tanto avrò a mia disposizione quasi cinque ore... L’unica cosa certa che so in questo momento è che non voglio ritrovarmi a dover firmare i documenti di un divorzio”

“Quindi… Quindi vuoi davvero tornare da lei dopo quello che c’è appena stato tra noi due? Io pensavo che… Pensavo che…”

“Cosa? Cosa pensavi?” Roger si voltò di scatto a guardare Jennifer, che nel frattempo aveva sciolto l’abbraccio e si era allontanata “che tra noi due si fosse tutto magicamente risolto solo perché abbiamo fatto sesso? Che saremo tornati a vivere sotto lo stesso tetto, con Harry ed India, solo perché siamo finiti senza vestiti nello stesso letto? Jennifer, la carne è debole… Tutto qua. Perché credi che non abbia mai voluto incontrare Judith dopo averla sbattuta fuori di casa? Perché sapevo che, se mai ci fossimo incontrati, dalle parole saremo finiti in camera da letto e questo non avrebbe risolto nulla… Avrebbe solo contribuito a rendere tutto quanto ancora più doloroso ed insopportabile. E questo è uno dei motivi per cui non ho mai concesso la stessa opportunità anche a te, perché già sapevo che sarebbe finita in un modo simile… E non mi sono affatto sbagliato”

“Credi che saremo finiti a letto insieme se tra noi due fosse davvero tutto finito? Lo volevo io tanto quanto lo volevi tu, altrimenti ti saresti tirato indietro e te ne saresti andato”

“La carne è debole”

“Io, invece, sono convinta che non si tratti di una mera attrazione fisica  e nulla di più” mormorò Jennifer; si avvicinò di nuovo a Roger e gli passò una seconda volta le braccia attorno alle spalle “Roger, ti prego, ascoltami: sono stanca di questa situazione, sono stanca di questo gioco al massacro che non ci sta portando da nessuna parte. Se continuiamo in questo modo, finiremo non solo per rovinare noi stessi, ma per fare lo stesso con le vite dei nostri bambini: io non vedo India da quattro anni, come tu non vedi Harry, e questo non è giusto. I nostri due maialini non si meritano tutto questo per un errore che ho commesso io. So che le mie parole valgono ben poco dinanzi al gesto che ho compiuto, ma voglio comunque dirti che mi dispiace terribilmente per quello che ho fatto. Mi dispiace e me ne pento terribilmente. Ho sbagliato, ho sbagliato, ho sbagliato a fare quello che ho fatto. Non posso tornare indietro nel tempo per rimediare, ma posso assicurarti che se dovessi darmi un’altra occasione, non accadrà più nulla di simile”

“Perché mai dovrei darti un’altra occasione visto che sono già passati quattro anni ed adesso c’è un’altra donna nella mia vita?”

“Perché io ti ho concesso non una seconda, ma bensì una terza possibilità quando mi hai tradita, Roger, e come io ho perdonato te per andare avanti, dovresti fare lo stesso anche con me. Tutti meritano una seconda possibilità, e lo stesso vale anche per la nostra famiglia… Voglio porti la stessa domanda che tu mi hai fatto anni fa, quando hai scoperto della mia frequentazione con Danny: Carolyne ti rende felice? Lei ti rende veramente felice? Pensaci bene e poi rispondi. Non mentire solo perché desideri ancora ferirmi”.

Il bassista si strofinò le mani sugli occhi e poi se le passò tra i capelli castani, scompigliandoli; dopo averlo osservato con più attenzione, Jen era scesa alla conclusione che quel nuovo e radicale taglio di capelli non era affatto sgradevole e donava in modo particolare ai tratti spigolosi del suo viso.

Sì, stava maledettamente bene con quel nuovo taglio di capelli.

Waters scosse lentamente la testa.

“Come posso concederti una seconda possibilità dopo quello che mi hai fatto? Sapevi quanto il tradimento di Judith mi avesse ferito nel profondo… Mi ero confidato con te perché nutrivo la massima fiducia nei tuoi confronti, Jennifer, e tu come mi hai ripagato? Usando le mie stesse parole contro di me, per colpirmi nel modo più crudele possibile. Hai idea di quanto abbia sofferto? Di quanto mi sia sentito distrutto ed annientato?”

“E tu hai idea di quanto mi sia sentita distrutta ed annientata quando mi hai detto che ero libera di commettere qualunque stupidaggine perché avrei fatto solo un piacere sia a te che ad India? Perché credi che abbia svuotato quel flacone di tranquillanti senza preoccuparmi delle conseguenze? Ho visto quale sarebbe stata la mia vita senza Harry… Ed Harry è tutto ciò che mi rimane della nostra famiglia. Non sarei in grado di vivere una vita senza nessuno di voi… Senza te. Io non ti odio, Roger, anche se avrei molti motivi per non voler più vedere la tua faccia per il resto della mia vita. Sono pronta a cancellare per sempre dalla mente gli ultimi quattro anni, se tu vuoi concedermi una seconda possibilità. Ti prego, non mi lasciare… Non ora” la voce di Jennifer si era trasformata in un sussurro tremolante; quasi non riusciva a vedere il viso del bassista perché aveva gli occhi pieni di lacrime pronte a traboccare da un momento all’altro, e non provava affatto vergogna per le suppliche che gli stava rivolgendo.

Sì, lo stava letteralmente supplicando perché era disperata e non se ne vergognava affatto: era semplicemente una donna innamorata, profondamente pentita dell’errore che aveva commesso quattro anni prima con troppa leggerezza e che voleva riavere indietro la famiglia che aveva faticato a creare; aveva visto quella in cui era cresciuta andare a pezzi, aveva visto quella dell’adorata sorella maggiore andare a pezzi a sua volta e si era ripromessa che nulla di simile sarebbe mai accaduta a quella che lei avrebbe costruito con le proprie mani.

Invece, stava accadendo di nuovo… Per la terza volta.

“Come puoi chiedermi di non lasciarmi quando tu per prima lo hai fatto proprio nel momento in cui avevo bisogno di te, Jennifer?” sussurrò a sua volta l’uomo, scuotendo ancora la testa “come posso farlo? Mettiti nei miei panni, per favore”

“Mi dispiace… Mi dispiace davvero per tutto quanto” Jennifer si lasciò scappare un primo singhiozzo e si strinse ancora di più contro il corpo dell’ex marito “mi dispiace, perdonami, per favore. Non lasciarmi, ti prego, non ce la faccio. Non ne posso più di questo incubo ad occhi aperti. Non lasciarmi, non ora”.

Jen piegò la testa di lato, verso sinistra, avvicinò il viso a quello di Roger e lo baciò; si aspettava di essere rifiutata ed allontanata, invece si ritrovò seduta a cavalcioni sulle gambe del bassista, con le sue braccia attorno ai fianchi, stretta contro il suo corpo.

Si sentì sollevare e subito dopo avvertì la consistenza morbida del materasso sotto la propria schiena; passò le gambe attorno ai fianchi stretti di Roger, perché non voleva lasciarlo assolutamente andare per nessuna ragione al mondo, e questa volta non riuscì a trattenere un gemito quando i loro corpi si fusero in uno solo.

Stavano consumando un altro rapporto intimo. Di nuovo. A poco tempo di distanza dal precedente.

Non poteva essere una questione di mera attrazione fisica.

Jennifer pregò Roger di non fermarsi; quando sentì le sue spinte farsi più profonde e decise, si ritrovò costretta a mordersi il labbro inferiore per non lasciarsi scappare una serie di versi indecenti che non sarebbero passati inosservati alle orecchie delle persone che occupavano le stanze vicine alla sua, ed affondò le unghie nella schiena dell’ex marito, lasciandogli dei lunghi e profondi segni rossi, da cui fuoriuscì qualche piccola gocciolina di sangue.

Non riuscì, invece, a trattenere un secondo gemito nel momento in cui raggiunse l’orgasmo e non urlò solo perché si appropriò di nuovo delle labbra di Roger; si aggrappò letteralmente a lui, per baciarlo con passione, tremando da capo a piedi come una foglia per l’eccitazione, le forti emozioni, mentre sentiva ancora gli ultimi echi di piacere infrangersi contro il suo corpo come le onde del mare.

Con un profondo sospiro, la giovane donna si lasciò andare contro il materasso, senza fiato e svuotata di ogni energia.

Il paragone con le onde del mare le riportò subito alla mente Brighton, e Brighton le riportò alla mente Ginger.

Pensò a lei quando chiuse gli occhi, ed i suoi pensieri erano ancora rivolti alla sorella maggiore scomparsa prematuramente quando scivolò nel sonno.



 
Nick salì diverse rampe di scale e si fermò al pianerottolo del quarto piano; percorse il lungo corridoio principale, imboccò uno più piccolo e stretto a destra e si fermò davanti alla porta della stanza di Jennifer.

Tra loro due non c’era un legame profondo come quello che univa la sua ex moglie e Jen; tuttavia, il batterista si sentiva responsabile per lei, visto che la sua vita era stata rovinata da quello che per molti anni aveva considerato il suo più stretto amico, lo stesso stretto amico che, quattro anni prima, li aveva abbandonati, li aveva rinnegati e faceva perfino finta che nessuno di loro esistesse.

Lo stesso stretto amico che non perdeva occasione per gettare loro addosso fango e per definirli ‘bidoni’.

Nick, ad insaputa di David, si era prodigato in un ultimo disperato tentativo per sistemare tutto quanto, subito dopo l’annuncio pubblico di Roger della sua uscita dai Pink Floyd e dello scioglimento del gruppo stesso: era uscito a cena con Waters, in un ristorante giapponese, ed aveva provato a giungere ad un accordo in comune e per un attimo si era anche illuso di esserci riuscito… Peccato che si era trattato solo di un enorme fraintendimento, perché il bassista aveva capito che finalmente il comando assoluto del gruppo sarebbe stato solo ed esclusivamente suo.

Nick continuava a scontrarsi spesso con David; le loro discussioni non erano mai violente o movimentate come quelle che in passato esplodevano tra Gilmour e Waters, tuttavia il chitarrista s’irritava con facilità quando il batterista prendeva le difese dell’ex amico: David non riusciva a capire come Nick potesse ancora avere il coraggio di prodigarsi per giustificare i comportamenti oltraggiosi di Roger, e Nick non era in grado di far comprendere a David che per lui non era semplice cancellare con un colpo di spugna un’amicizia così lunga, iniziata quando lui ed il bassista andavano a scuola insieme.

Per David era stato molto più semplice eliminare Roger dalla propria vita, perché loro due non erano mai stati veramente amici; Mason lo aveva capito nel momento stesso in cui Gilmour era entrato nel gruppo per sostituire Syd.

Ricordava ancora molto bene il giorno in cui un produttore aveva elogiato David in modo particolare e lo aveva indicato come il possibile leader del gruppo, e ricordava altrettanto bene l’ombra scura che era scesa sul volto di Roger e la lunga occhiata con cui aveva letteralmente fulminato l’amico d’infanzia; stranamente, in quell’occasione, per tutto il resto della giornata, Roger si era scagliato contro David per ogni minima sciocchezza, trovando stonature e sbavature anche laddove non c’erano.

Mason prese un profondo respiro e bussò alla porta della camera; soffermarsi troppo sui ricordi del passato non serviva a nulla, non voleva trasformarsi in un vecchio che avrebbe rimpianto per sempre i bei tempi andati, con sospiri nostalgici.

Si schiarì la gola e bussò una seconda volta.

“Jen? Jen, scusa se ti disturbo… So che è mattina presto, ma sto scendendo per andare a fare colazione con i ragazzi. David e Rick sono già in sala e probabilmente sono già andati all’attacco del buffet… Insomma… Mi chiedevo se ti andasse di scendere insieme a me e di restare un po’ con noi, così facciamo colazione insieme, sai… Dopo ci sono gli ultimi preparativi da sistemare, la mattinata volerà in un attimo e prima ancora di rendercene conto, sarà già ora di salire sul pullman e di partire per il Massachusetts…” l’uomo rimase in silenzio per qualche istante e poi parlò di nuovo “Jen? Jen, sei sveglia? Ti andrebbe, allora, di scendere a fare colazione con noi?”.

Il batterista si ammutolì di nuovo, ma ancora non sentì alcuna voce dall’altra parte della porta; bussò ancora, questa volta più forte.

“Jen?” adesso iniziava ad agitarsi “Jen, va tutto bene? Per favore, non mi sembra il caso di fare questo genere di scherzi dopo quello che è accaduto di recente… Adesso apro la porta ed entro, d’accordo? Sto per girare il po…”.

Nick spalancò gli occhi verdi rendendosi conto che la porta era chiusa a chiave; provò a girarlo ancora, ed a tirare con forza, ma non accadde nulla: la porta era proprio chiusa a chiave… Esattamente come era accaduto il giorno in cui avevano trovato Jennifer semicoscienze, con un flacone vuoto di tranquillanti sopra il comodino… Anche in quell’occasione la porta era sprangata dall’interno, e David era stato costretto a prenderla a spallate, rischiando di fratturarsi qualcosa e di non essere in grado di suonare per un bel po’ di tempo.

Pensò subito al peggio e si precipitò velocemente al pianoterra, rischiando quasi d’inciampare, ed altrettanto velocemente entrò nella sala a loro riservata per i pasti; i suoi compagni di band stavano già facendo colazione, chiacchierando allegramente, ed a qualche tavolo di distanza c’erano anche Gala che stava spalmando della marmellata su alcune fette di pane, e Jamie che rigirava un cucchiaio in una tazza di latte e cereali.

Davanti ad un altro tavolo ovale c’erano alcuni tournisti, tra cui Guy: il giovane bassista continuava ripetutamente a lanciare lunghe occhiate in direzione di Gala, ma lei, pur sentendosi addosso il suo sguardo, non sembrava intenzionata a scostare lo sguardo dalle fette di pane tostato.

Mason arrivò al suo tavolo senza fiato e si ritrovò costretto ad appoggiarsi con le mani allo schienale di una sedia vuota ed a prendere un paio di respiri profondi.

“Guarda che non c’è bisogno di precipitarsi qui così velocemente” commentò Rick, rivolgendo al batterista un’occhiata sconcertata “se qualcosa finisce nel buffet, basta chiederlo ai camerieri e loro provvedono subito. Ormai non sei più un ragazzino, dovresti evitare le corse pazze giù per le scale perché hai superato i quarant’anni… Lo dico per te e per la tua salute”.

Nick scosse la testa, mandò giù un grumo di saliva e finalmente riuscì a parlare, anche se aveva ancora il respiro corto e spezzato.

“Sono appena stato da Jennifer per chiederle se  desiderava fare colazione insieme a noi. Ho bussato più volte alla porta, l’ho chiamata non so quante volte, ma non ha mai risposto. Ho provato ad aprire la porta, ma era chiusa a chiave… Io… Non voglio pensare che… Però…”.

Non servì neppure che Nick terminasse la frase: David lasciò subito andare la sua fetta di pane tostato ed imburrato, si alzò velocemente dalla sedia, ordinò agli altri due di non muoversi e si precipitò in fretta verso la zona degli ascensori.



 
Roger sollevò le palpebre, girò la testa verso la porta della camera e la fissò con un’espressione accigliata e con occhi ancora appannati dal sonno; per un istante, nel dormiveglia, gli era sembrato di sentire qualcuno bussare, per cui rimase immobile ed in silenzio per vedere se il rumore si sarebbe ripetuto o se, invece, non si era trattato altro che dell’eco di un sogno.

Quando non accadde nulla, capì che era stato null’altro che un parto della sua mente; si tirò su col busto, si passò una mano sugli occhi e, proprio come aveva fatto la notte precedente, lanciò subito un’occhiata alla sveglia digitale posizionata sopra il comodino: i numerini verdi fosforescenti segnavano le sette e mezza.

Il bassista si lasciò scappare un grugnito a bassa voce e si coprì il volto con le mani dalle dita lunghe ed affusolate, cariche di anelli metallici: ora sì che era completamente e terribilmente fottuto; non sarebbe mai tornato a St.Louis in tempo per trovare Carolyne ed India ancora profondamente addormentate nei rispettivi letti.

Sarebbe rientrato in albergo verso l’ora di pranzo (a meno che non avesse trovato traffico strada facendo), ed avrebbe trovato Carolyne furiosa, pronta ad urlargli contro e pronta a chiedergli spiegazioni riguardo la sua assenza molto più lunga del previsto… E tutto quello perché non era partito subito, dopo essersi svegliato nel cuore della notte: avrebbe dovuto dimostrarsi freddo ed impassibile dinanzi alle suppliche di Jennifer, rivestirsi, appropriarsi finalmente della chiave della stanza ed uscire, e forse… Forse… Se la sarebbe cavata.

Invece no.

Non solo non era partito quando ancora aveva avuto la possibilità di limitare i danni (forse), ma era finito nuovamente a letto con Jennifer… Per la seconda volta. Aveva fatto sesso con lei. Due volte. E gli era pure piaciuto. Aveva sentito caldi brividi di piacere quando lei gli aveva affondato le unghie nella pelle della schiena, graffiandogliela per lungo.

Waters spalancò gli occhi chiari.

I graffi.

I graffi, maledizione.

Quanto cazzo erano visibili?

Facendo attenzione a non interrompere il sonno della giovane donna, il bassista scostò il lenzuolo, si alzò dal letto, indossò il paio di boxer scuri ed entrò in bagno per esaminare davanti allo specchio i segni che aveva sulla schiena; riuscì a trattenere a stento un’imprecazione quando si rese conto che erano molto più profondi e visibili di quello che aveva immaginato: dieci lunghe strisce rosse che partivano dalle spalle e si fermavano all’altezza dei fianchi, dieci lunghe strisce rosse che avrebbero impiegato giorni a sparire e che non poteva tenere nascoste a Carolyne.

Come cazzo le avrebbe giustificate a Lyn?

E come cazzo avrebbe giustificato il livido bordeaux che aveva sul lato sinistro del collo, proprio nel punto in cui Jennifer gli aveva morso e succhiato la pelle? Anziché allontanarla, l’aveva lasciata fare, pur sapendo quali sarebbero stati i risultati.

Ed eccoli i risultati: un bel casino del cazzo.

Roger tornò in camera, indossò in fretta gli altri vestiti e ritornò in bagno per assicurarsi di avere un aspetto che fosse almeno decente; gli bastò soffermarsi sul proprio riflesso allo specchio per cambiare completamente idea: aveva un aspetto stravolto, ed i capelli arruffati e quel maledetto livido sul collo non aiutavano affatto.

Fortuna che aveva con sé gli occhiali da sole… Almeno quelli lo avrebbero aiutato a nascondere le occhiaie causate dalla notte movimentata e dalle poche ore di sonno.

Aprì il rubinetto, si siacquò il viso con dell’acqua fresca per cancellare tutti i possibili residui di stanchezza e si passò le mani bagnate tra i capelli, nel tentativo di lisciarli all’indietro e di dare alla propria persona un aspetto più presentabile; ritornò di nuovo in camera, recuperò gli occhiali da sole, si avvicinò alla porta, strinse il pomello nella mano destra… E si ricordò solo in quel momento che era chiusa e che era Jennifer ad avere ancora la chiave.

E non aveva la più pallida idea di dove fosse finita quando loro due avevano iniziato a darci dentro.

‘Merda’ pensò con uno sbuffo seccato, convinto di avere il mondo intero contro; lanciò un’altra rapida occhiata a Jennifer, che non si era mossa di un solo millimetro, e s’inginocchiò sul pavimento alla ricerca della chiave, domandandosi in quale dannato angolo della stanza potesse mai essersi cacciata.

La scovò poco prima di rimanere vittima di un attacco di panico: chissà come, era finita sotto il letto; Waters allungò il braccio sinistro, afferrò il piccolo oggetto di metallo e si alzò in piedi, incredulo per l’inaspettato colpo di fortuna che aveva avuto.

Recuperò gli occhiali da sole, indossò anche quelli e si avvicinò nuovamente alla porta; inserì la chiave all’interno della piccola serratura e la girò un paio di volte verso destra, lentamente, facendo attenzione a non fare troppo rumore, e tirò un profondo respiro di sollievo quando finalmente la porta si aprì.

Irrigidì i muscoli della schiena quando sentì um borbottìo alle proprie spalle e si voltò di scatto; pensava di vedere Jennifer sveglia, pronta a chiedergli cosa stesse facendo, invece la giovane donna era ancora profondamente addormentata: si era solo rigirata nel sonno, e sempre nel sonno aveva mormorato delle parole incomprensibili.

Roger si allontanò dalla porta e si avvicinò, sempre senza fare rumore, al letto matrimoniale; piegò leggermente la testa verso destra ed osservò Jennifer, che dormiva sdraiata sul fianco destro e con le braccia avvolte attorno al cuscino.

Si soffermò in modo particolare ad osservare proprio le sue braccia: solo ora, con i primi raggi di sole che facevano timidamente capolino dalla finestra e dalla porta finestra scorrevole, si era reso conto di quanto fossero più sottili di quello che ricordava… Anche il viso era molto più sottile di quello che ricordava. E sotto la pelle della schiena riusciva a scorgere le ossa. Non ci voleva certo un dottore per capire che quella magrezza non aveva nulla di sano e naturale.

Facendo attenzione a non svegliare la giovane donna, il bassista allungò la mano destra e le sistemò una ciocca di capelli neri, che le ricadeva sul viso, dietro l’orecchio; dall’altra parte della stanza c’era un tavolino su cui era posizionato un piccolo blocco di fogli bianchi, su cui spiccavano lo stemma ed il nome dell’albergo, ed una penna nera, per chiunque volesse scrivere una lettera per spedirla ad un famigliare, ad un amico od alla propria dolce metà.

Roger prese un foglio e la penna, scrisse poche e veloci parole, e posò il messaggio sopra il comodino, affinché Jennifer lo notasse subito al suo risveglio; lanciò un’ultima occhiata alla sua seconda ex moglie ed uscì dalla stanza, richiudendo la porta alle proprie spalle ed emettendo un secondo profondo respiro.

Non voleva pensare ora, non voleva assolutamente soffermarsi né sulla notte appena trascorsa né su quello che lui e Jennifer si erano detti e né tantomeno su quello che avevano fatto (per ben due volte di seguito), ma naturalmente il suo cervello la pensava in modo diverso e, mentre attraversava il piccolo corridoio laterale e quello principale più largo e lungo, già si stava maledicendo mentalmente per una serie infinita di cose; quando arrivò nella zona degli ascensori, avvertì già il bisogno impellente di svuotare lo stomaco, benché fosse vuoto da quasi ventiquattro ore.

 Schiacciò il pulsante per richiamare l’ascensore a sinistra e, mentre aspettava che le porte scorrevoli si aprissero, appoggiò la fronte contro la struttura metallica: la sentiva calda e sudata, come se fosse in preda ad una febbre molto alta.

In realtà, sapeva benissimo di non avere la febbre e che quello non era altro che uno scherzo della propria mente. Era un malessere psicologico. Un dolore psicosomatico, così lo aveva definito Carolyne.

Carolyne.

Carolyne.

Sua moglie.

Aveva. Tradito. Sua moglie.

Aveva tradito la sua attuale moglie andando a letto con la sua seconda ex moglie.

Stupendo.

Meraviglioso.

‘Complimenti, Roger, sei stato candidato per ricevere il premio di ‘coglione del millenio’ e sai che c’è? Sei il favorito per la vittoria’ pensò ad occhi chiusi, lasciandosi scappare un gemito; nonostante le palpebre serrate con forza, sentì il ronzio inconfondibile dell’ascensore che stava salendo dal pianoterra e pregò affinché arrivasse il prima possibile al quarto piano perché non desiderava altro che lasciarsi alle spalle sia l’albergo che Chicago il prima possibile.

Cosa cazzo avrebbe raccontato a Carolyne? Cosa avrebbe detto quando lei avrebbe notato il livido che aveva sul lato sinistro del collo? E quando avrebbe visto i graffi sulla schiena? Ohh, non aveva bisogno di vedere né il livido né i graffi lunghi e più profondi di quello che pensava: le sarebbe bastato un solo sguardo al suo aspetto pietoso ed avrebbe capito tutto da sé, senza porre una sola domanda.

E sarebbe stato fottuto, letteralmente fottuto, perché avrebbe chiesto subito le carte del divorzio e si sarebbe ritrovato di nuovo da solo… E questa volta lo sarebbe stato per davvero, perché in America non c’era nessuno, ad eccezione di India: la sua famiglia, tutto il resto della sua vita, era rimasto relegato dall’altro capo del mondo, nella grigia e piovosa Inghilterra.

“Ohh, dio, ti ringrazio” mormorò quando sentì il trillo che annunciava l’arrivo a destinazione dell’ascensore; ma la sensazione di sollievo durò solo pochi istanti, e svanì completamente nel momento stesso in cui le porte metalliche scorrevoli si aprirono.

Roger Waters sospirò di nuovo, aprì gli occhi azzurri, girò il viso verso destra… Ed incrociò gli occhi altrettanto chiari di David Gilmour.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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