Storie originali > Avventura
Segui la storia  |       
Autore: Khailea    04/12/2020    0 recensioni
Un'avventura action con trame avvincenti e personaggi unici e caratteristici!
Saghe appassionanti e ricche di colpi di scena, special divertenti e di ogni genere!
Unisciti alle stravaganti avventure degli studenti della Werewolf Shadow!
I personaggi di cui si parla in queste storie sono inventati da un gruppo di role chiamato Werewolf's Shadow 2.0.
Questo è il secondo progetto di fiction scolastica del gruppo fatto con l'approvazione dei suo componenti.
Non ci sono collegamenti con il precedente progetto e la trama é molto diversa.
Il logo del lupo appartiene al nostro gruppo esattamente come i personaggi e l'ambientazione.
Se volete unirvi a noi potete fare richiesta qui https://www.facebook.com/groups/660949357417726/members/
Genere: Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Personaggi in questo capitolo:
Jack 
Daimonas 
Ailea
Khal 
Lighneers  
Zell
Astral 
Lacie 
Hope 
Grace 
Milton 
Seraph 
Alexander 
Johanna 
Samantha
Nadeshiko
Ayame 
Ryujin
Yume
Cirno
Vladimir
Annabelle
 
 
La mappa è composta da:
-Motore superiore
-Motore inferiore
-Reattore
-Stanza di sicurezza
-Stanza da letto=medbay
-Stanza delle armi
-Stanza per contattare la terra
-Stanza scudi
-Stanza dell’ossigeno
-Quadro elettrico
-Quadro di controllo
-Ripostiglio
-Caffetteria
 
 
 
 
 
 
Attraverso il razzo CH-26 ventidue persone erano state scelte per raggiungere la nuova stazione spaziale creata per la scoperta di forme di vita in pianeti vicini.
Ciascuno di loro era stato attentamente selezionato sulla terra in base ai loro studi e ad una serie di prove fisiche per determinare la loro resistenza.
Questi sono stati infine i candidati:
Un giovane ragazzo di appena vent’anni, dalla pelle pallida, quasi grigiastra in penombra, dai capelli e gli occhi neri. Il suo nome era Jack, e tra tutti ciò che più l’aveva distinto era stata la sua resistenza al dolore incredibilmente elevata.
Assieme a lui c’era il suo compagno, Daimonas. Aventi età simili quest’ultimo aveva i capelli marroni e gli occhi azzurri, ed era stato scelto per le sue ottime capacità nella costruzione e riparazione di oggetti.
La terza persona era una giovane donna di venticinque anni, dai capelli neri ed i particolari occhi aventi una malformazione genetica che li rendeva dall’iride gialla e le pupille rosse. Superando egregiamente le prove di forza e di resistenza era stata scelta tra i membri dell’equipaggio.
Era poi di ventisette anni Khal, un uomo alto dai capelli bianchi e gli occhi azzurri, scelto in quanto il suo intelletto si era dimostrato durante varie prove ed esami incredibilmente acuto.
C’era poi il fratello minore Alexander, di ventisei anni, che seppur inferiore nelle capacità fisiche lo eguagliava nel campo informatico, riuscendo a gestire intricati sistemi di computer con più facilità rispetto ad altri.
Per un motivo simile era stato scelto il giovane Vladimir, di ventiquattro anni, con capelli ed occhi marroni, che era stato in grado di eccellere nelle competizioni riguardanti ogni forma di tecnologia presente nei test.
La sua capacità di riparare oggetti meccanici e tecnologici è stata reputata essenziale.
Non avrebbero però dovuto adoperare solo tecnologie pacifiche, anzi la stazione spaziale era stata dotata di un sistema d’armamento in caso di minacce esterne. Sarebbe stato usato solo in casi estremi, ma per il suo funzionamento il giovane Astral, di ventotto anni dai capelli e gli occhi marroni, era sembrato a tutti perfetto. Avendo dimostrato un’innata capacità in qualsiasi arma a sparo non c’erano stati dubbi a riguardo. La sua conoscenza nei cannoni di cui era stata provvista la nave avrebbe inoltre garantito il loro corretto funzionamento.
Assieme a lui era stata mandata anche la sorella minore Lacie, di ventisei anni anche lei dai capelli marroni ma gli occhi azzurri. Quest’ultima era stata formidabile negli esercizi a gravità zero, e la sua rapidità nel svolgere importanti mansioni aveva fatto sì venisse presto notata.
Per l’incredibile forza era stato poi scelto Zell, un ragazzo di venticinque anni dai capelli azzurri e gli occhi biondi, in grado di sollevare un’incredibile quantità di peso e che quindi avrebbe potuto svolgere un ruolo importante per le mansioni più pesanti.
Per la sua rapidità invece era stato scelto Lighneers, di ventisei anni dai capelli verdi e gli occhi rossi. Non solo era tra le persone più intelligenti ad aver superato le prove, ma la rapidità nel svolgere mansioni di riparazione era stata altrettanto importante.
Per invece un’eccellente conoscenza negli studi presenti sulla stazione era stata scelta la giovane Hope, di ventisei anni dagli occhi gialli e i capelli marroni. Avendo conoscenze sufficienti in molti altri campi era già stata presa in considerazione, ed a segnare il giudizio finale era stata la sua ottima capacità di gestione di quei complicati meccanismi, che avrebbero protetto la base perfino da urti di meteore.
Per le sue ottime capacità di riparazione del reattore e dei motori era stata scelta Grace, una giovane ragazza di ventisette anni dai capelli rossi e gli occhi azzurri. Nessuno era in grado di eguagliarla in tali capacità, e la sua rapidità migliorava ad ogni prova.
Per una notevole capacità medica era stata scelta Milton, una ragazza dai capelli e gli occhi neri di ventiquattro anni. Non poteva certo mancare qualcuno di simile, ed avendo ottenuto ottimi risultati anche in altri compiti è stata una scelta dovuta.
Per l’utilizzo e la riparazione di qualsiasi tipo di arma è stata invece scelta Seraph, una donna di ventotto anni dai capelli biondi e gli occhi verdi. Oltre alle armi esterne alla stazione infatti una stanza sarebbe stata provvista di armi interne, tutti aventi delle sicure per evitare incidenti.
Viste le sue ottime capacità di navigazione e controllo dei comandi era stata poi scelta Johanna, una giovane ragazza di ventiquattro anni dai capelli biondi e gli occhi azzurri. Era stato provato anche tramite test di realtà virtuale la sua ottima esperienza, ed era quindi risultata un’ottima candidata.
La giovane Samantha invece, Sammy per gli amici, era una ragazza giovanissima, di appena diciassette anni, considerata un genio prodigio e scelta così nel gruppo per raggiungere la stazione spaziale.
Vista l’agilità e la resistenza c’era poi Nadeshiko, di ventisette anni dai capelli ed occhi azzurri. Non solo in caso di danni esterni alla stazione la sua agilità sarebbe potuta tornare utile, ma anche per quanto riguardava parti interne molto fragili.
Per sistemi chimici e per il reattore invece era stata scelta Cirno, anche lei dai capelli e gli occhi azzurri, ma di venticinque anni. Aveva ottenuto il massimo dei voti in particolar modo in chimica, ed era quindi sembrata perfetta per determinati sistemi.
La giovane Ayame invece, di ventisei anni dai capelli neri e viola e gli occhi simili, era risultata scaltra ed agile, con ottime capacità di resistenza in situazioni difficili e con una valida conoscenza dei sistemi di sicurezza.
Ryujin invece, un uomo dai capelli e gli occhi neri di ventiquattro anni, era stato scelto per la sua bravura nella gestione delle stanze d’ossigeno, e dei livelli raggiunti durante le prove fatte.
Per gli impressionanti risultati raggiunti alle prove di intelligenza era stata scelta anche Yume, di ventisette anni dai capelli e gli occhi viola, la quale eccelleva anche nella manutenzione delle armi.
L’ultima persona delle ventidue scelte era Annabelle, una giovane ragazza dai capelli rossi e gli occhi verdi, anche lei molto giovane, di ventidue anni. I suoi risultati erano stati ottimi sia dal punto di vista dell’intelligenza che dalle prestazioni di resistenza.
Tale gruppo avrebbe raggiunto quindi nell’arco di poco tempo la stazione spaziale, e da lì sarebbe cominciato un lungo viaggio verso il pianeta considerato ospitale per le analisi.
Avrebbero dovuto compiere giornalmente una serie di azioni di manutenzione per assicurarsi la stazione continuasse a viaggiare senza problemi, collaborando nella maniera più pacifica possibile.
Nessuno di loro sapeva cosa aspettarsi, ed in silenzio per l’emozione attendevano l’arrivo. Da lì il razzo sarebbe tornato sulla terra, isolandoli completamente da essa.
Una volta arrivati la loro prima reazione fu la meraviglia e lo stupore, ma i loro corpi non ancora abituati alla gravità presente nella zona, ed anche per via del viaggio, avevano bisogno di riposare.
Si recarono quindi nelle camere pronti per iniziare la loro missione il prima possibile.
Non tutto però era come sembrava…qualcosa infatti si aggirava tra quelle mura.
Qualcosa di diverso, e mortale.
 
 
 
 
 
 
1 giorno:
 
Appena svegli tutti i membri del gruppo avevano iniziato a svolgere le varie attività assegnate. Non c’era avevano sentito il bisogno di alcuna particolare presentazione, visto avevano molto tempo per conoscersi ed a ciascuno erano stati consegnati dei file con delle brevi descrizioni altrui.
Tra coloro che erano più vispi c’era Hope, che in quel momento si trovava nella stanza degli scudi a controllare i parametri.
-Bene, sembra essere tutto in ordine.-
Tutti loro erano dotati anche di un apparecchio tramite il quale potevano contattarsi a distanza, e che avevano scelto di usare per scambiarsi informazioni riguardo alle condizioni dell’intera stazione.
La stanza in cui lei si trovava non era molto grande, ma notevolmente ed avente in alcuni punti delle ringhiere rosse, dalla cui altra parte si trovavano dei lunghi apparecchi che, producendo energia ed una forte luce giallastra, alimentavano gli scudi.
Bisognava fare attenzione a non cadere visto quella ringhiera era l’unico strumento di protezione, ma non sarebbe stato un problema.
-Con queste tute infondo non si possono fare grandi movimenti.-
Gli unici indumenti che potevano indossare erano delle speciali tute provviste anche di un casco, in caso di esplorazione all’esterno della stazione. Si era data comunque la possibilità di far scegliere il colore delle tute a tutti quanti, per una questione psicologica.
Si era supposto che colori troppo grigi e monotoni avrebbero potuto smorzare l’umore.
Lei aveva scelto l’arancione, non troppo sgargiante ma nemmeno troppo piatto.
-Sembra essere tutto in ordine, in caso controllerò di nuovo più tardi.-
Erano appena arrivati, quindi dovevano prendere la mano con ogni compito. Potevano anche esser stati preparati a dovere ma la realtà era spesso diversa.
Sicuramente però giorno dopo giorno sarebbe diventato tutto molto più fluido nei movimenti.
Come c’erano molte persone che fin da subito stavano lavorando c’era anche chi voleva concedersi qualche minuto in più di relax.
Astral a questo proposito stava riposando nella camerata, un grande stanzone dai muri e dal pavimento in metallo, dentro il quale ad un metro di distanza ciascuno erano stati sistemati ventidue letti.
Non c’erano mobili e mensole per una questione di inutilità, ma visto dove si trovavano e la loro missione nessuno se ne lamentava.
Infondo ogni giorno avrebbero avuto molto lavoro da fare.
-Yaaw…ancora cinque minuti.-
Fortunatamente i letti erano comodi e delle misure giuste per ciascuno di loro.
Il ragazzo di tanto in tanto controllava se ci fossero dei problemi tramite il dispositivo per contattare gli altri, ma non c’era nessun messaggio a riguardo di problemi o simili.
Naturalmente avrebbe lavorato anche lui duramente, ma intanto che poteva riposare ne approfittava.
-Chissà Lacie come se la sta cavando. Era così eccitata dall’iniziare le sue prime missioni.-
O almeno così lei le aveva chiamate. Buffo che a casa invece dava più una mano a mettere in disordine che altro.
-Mi sarebbe piaciuta una finestra qui, ma non è un problema infondo.-
Poteva sempre vedere l’esterno da quelle presenti in caffetteria. Grazie al cielo erano rinforzate ed a strati grandi quanto una testa, altrimenti l’avrebbe messo in agitazione.
Il problema principale da superare era anche la claustrofobia, ma anche per questo lui si imponeva di rimanere rilassato e prendeva confidenza con l’ambiente che lo circondava.
-Sarà come un’incredibile vacanza.-
Il fatto fossero in ventidue era anche una buona fortuna, visto la stazione era così grande. Bastava poco per imbattersi in qualcuno o trovarlo già a svolgere il compito che si intendeva fare.
Era così anche per Annabelle, che camminando aveva cercato di imparare ad orientarsi il prima possibile tra i vari corridoi.
Imparata la sequenza delle stanze serviva solo conoscere a quali altre parti i corridoi erano collegati.
Alla fine comunque era arrivata fino alla stanza del sistema di navigazione.
Questa era molto piccola, con tre quadri di controllo per gestire la nave e la sua rotta.
Grazie ad un grande vetro si poteva ammirare la vastità dello spazio all’esterno, e si sarebbe potuti rimanere ore a guardare ammaliati ciò che li circondava.
La nave comunque non aveva necessariamente bisogno di un pilota, la rotta era stata infatti settata fin dal principio, e procedeva senza intoppi.
Bastava che qualcuno controllasse i valori fossero stabili.
-Sembra essere tutto in ordine…-
Era l’unica per il momento ad aver controllato la rotta, ma tutti erano stati comunque informati delle coordinate, quindi chiunque avrebbe potuto correggerle.
Un solo valore avrebbe potuto allontanarli di centinaia di kilometri dal punto d’arrivo.
Un solo valore come quello che ora era segnato nel sistema.
A giudicare dai passi che sentiva dall’altra parte della porta però, qualcun altro presto sarebbe arrivato, per questo la ragazza si affrettò ad uscire, avviandosi lungo il corridoio scrivendo ai suoi compagni
-Bene, qui tutto in ordine. Controllerò altre stanze.-
Era molto importante che tutti si impegnassero già, a prescindere dall’età. Proprio per questo Sammy, nel quadro elettrico, stava già controllando ogni apparecchiatura.
Visto era la più piccola sentiva d’aver bisogno di dimostrare qualcosa agli altri, ovvero che valeva quanto loro, e che poteva sorprenderli tutti con le sue capacità.
Già il fatto fosse lì non era da poco, ma la vera sfida era iniziata non appena erano sbarcati.
Era un po’ scomodo lavorare in quello stanzino pieno di apparecchi però, sia per il poco spazio che per la luce ridotta, ma era certa di potersi abituare rapidamente.
-Sammy! Già all’opera?-
Non riconoscendo la voce, visto non aveva ancora inquadrato per bene tutti, la ragazza si voltò, vedendo gli azzurri capelli di Nadeshiko da un angolo.
-Oh, ciao. Si, volevo controllare fosse tutto in ordine.-
Rispose poi mentre l’altra si avvicinò. Sperava le avrebbe dato una mano in caso.
-Come sei brava, ma sei qui tutta sola?-
Domandò l’altra sedendosi sul pavimento accanto a lei.
-Si ma non è un problema. Almeno sto già imparando a conoscere i vari sistemi elettrici.-
-Come sei brava. Sono così fortunata ad avere una compagna come te!-
Con un sorriso smagliante Nadeshiko le si buttò addosso, abbracciandola in segno di affetto. Sammy non ne fu infastidita, anche perché sapere d’aver qualcuno così gentile sulla nave non era poca cosa, quindi ricambiò felice l’abbraccio.
-Così brava e sicuramente così buona…-
-Com…ah!-
Sammy non riuscì più a parlare che un rivolo di sangue le riempì la bocca; un dolore lancinante allo stomaco iniziò a protrarsi come una scarica elettrica fino alla testa, mentre le orecchie fischiavano terribilmente.
Tentò addirittura di muoversi, ma era come se le sue gambe non rispondessero più.
Il dolore era talmente atroce da impedirle perfino di urlare.
Spaventata mosse però il capo cercando di guardare Nadeshiko, e capire cosa stesse facendo, ma si pentì all’istante quando vide la cosa che la stava trattenendo.
Gli occhi della ragazza si erano completamente rivoltati, ed il viso era divenuto improvvisamente d’una tonalità grigia, con alcune grosse vene lungo il collo e le tempie bluastre.
La testa però non era la cosa più macabra e grottesca, almeno non quanto la gigantesca bocca che era comparsa sul suo stomaco, e che spalancandosi aveva iniziato a dilaniare Sammy strappandole carne ed organi.
Ormai aveva raggiunto le ossa, che si spezzarono come rami sotto le sue fauci.
Quell’ultima immagine rimase impressa nel terrore degli occhi della ragazza, il cui corpo venne tranciato a metà.
Il suono del torace che cadde a terra però non riuscì a nascondere un sussulto dall’altra parte della stanza, e non appena Nadeshiko lo udì riprese le sue sembianze umane, voltandosi di scatto.
Giusto in tempo per vedere Vladimir che, terrorizzato, correva verso la stanza delle armi urlando ed attivando il suo comunicatore per avvisare gli altri.
-Un mostro! Ha preso Samantha! Sto andando dalle armi aiutatemi!-
La corsa era estenuante, ma l’adrenalina che scorreva nel corpo del ragazzo gli diede la carica necessaria per aumentare la distanza tra lui e Nadeshiko.
Lei però continuava a correre rapida, come se la gravità nemmeno esistesse per lei.
Mentre correva Vladimir riuscì a vedere con la coda dell’occhio una viscida lingua uscire dal suo stomaco, ed urlò terrorizzato sperando gli altri riuscissero a raggiungerlo in tempo.
Le sue preghiere vennero esaurite, perché Seraph comparve da un angolo del corridoio, e sparò in testa a Nadeshiko, che cadde a terra producendo versi inumani e grotteschi.
-Leghiamola!-
Assieme alla bionda c’erano anche Astral e Grace, che s’affrettarono a raggiungere la creatura con degli spessi tubi ed a legarglieli attorno.
Nonostante la testa di Nadeshiko fosse spappolata non c’erano segni di cervella contro il muro, solo sangue, ed il corpo continuava a muoversi.
-Buttiamola fuori!-
Alle parole di Vladimir i quattro afferrarono le gambe del mostro, e con non poca fatica visto, i suoi spasmi ed i vari movimenti, riuscirono a portarla fino all’oblò dal quale tutti sarebbero potuti uscire per esplorare l’esterno della nave.
Quello però non sarebbe stato certo un viaggio di piacere, e soprattutto non avrebbe avuto ritorno, perché la creatura venne buttata senza il casco all’esterno e le porte furono subito richiuse.
Completamente scioccati i quattro caddero a terra scossi da forti tremiti, e Vladimir dette di stomaco per la paura provata.
-Che cazzo era…-
Il sussurro di Astral era quasi impercettibile, ma a prescindere nessuno avrebbe saputo rispondergli.
Il resto del gruppo dopo aver sentito ciò che era successo a Sammy era subito corso da lei, lasciando che Lighneers si occupasse di prendere uno dei kit medici per tentare di salvarla.
-Sto arrivando!-
Purtroppo il ragazzo inciampò a pochi metri di distanza, cadendo sul kit e danneggiandolo.
Vedendo però la situazione era chiaro per tutti non ci fosse nulla da fare.
La reazione generale fu il panico. Johanna scoppiò subito in lacrime riuscendo a malapena a trattenere dei conati. Milton si paralizzò sul posto sentendo la testa sul punto di esplodere, mentre Hope urlando tentò invano di rianimare la povera ragazza in un atto di disperazione, almeno fino a quando Alexander non la trascinò via di forza.
Lacie invece corse immediatamente dal fratello, spaventata potesse essergli successo qualcosa. Jack invece preoccupato per il suo ragazzo raggiunse subito Daimonas, spostandosi fuori dalla stanza assieme a lui non appena aveva notato il suo pallore.
Allo stesso modo Zell aveva trascinato fuori Annabelle, andata in iperventilazione, mentre tra quelli rimasti all’interno Yume iniziò ad urlare terrorizzata, non riuscendo a calmarsi nemmeno con l’aiuto di Ryujin.
Perfino coloro che stavano cercando di mantenere un contegno, come Ayame, Khal ed Ailea, faticavano a trattenere i tremori dei loro corpi.
-Non possiamo lasciarla così…-
Senza poter nascondere il disgusto per la scena Cirno fu comunque la prima ad agire per sistemarlo, riunendo il corpo e sistemandolo in un angolo della stanza.
-Come dovremmo fare?-
Chiese Ailea con un conato quando vide le budella muoversi.
-Come prima cosa dobbiamo fare un incontro con gli altri. Decideremo il da farsi lì.-
Ayame aveva ragione, anche se ci volle una buona mezz’ora perché tutti si tranquillizzassero.
Tutti andarono quindi in caffetteria, la stanza più grande della stazione, provvista di numerosi tavoli e distributori di cibo e bevande, e con parte dei muri sostituiti con spesse finestre che davano modo di vedere lo spazio esterno.
Il racconto di Vladimir però non facilitò la situazione, soprattutto quando nel gruppo calò un tetro silenzio, interrotto solo da Zell.
-Come facciamo a sapere che quello che stai dicendo è vero però?-
-Stai scherzando?!-
Urlò in risposta Vladimir alzandosi dalla sedia pallido.
-Non c’era nessuno con te, come facciamo a sapere non sei stato tu?-
Continuò tuttavia Zell incalzante, ma fortunatamente Grace prese le difese dell’altro.
-Noi abbiamo visto quel mostro. Non era umano.-
-Quindi gli alieni sono veri? Ma Nadeshiko era salita con noi!-
La confusione di Milton era comprensibile, e difficilmente vi trovarono una risposta.
-Ieri sera mi era sembrato di sentire degli strani rumori…pensavo fossero le tubature, ma forse c’era qualcosa oltre a noi nella stazione. Qualcosa che ha preso il corpo di Nadeshiko.-
La supposizione di Seraph era spaventosa, anche perché apriva un gran numero di domande a cui difficilmente avrebbero trovato risposta.
-Quindi è diventata una sorta di impostore, ma come facciamo a sapere non ce ne sono altri?!-
-Calmati Ailea, non è detto sia così.-
In realtà Jack non voleva pensarci al momento, anche se era un’opzione assolutamente plausibile.
Purtroppo però il suo tentativo di tranquillizzarla sortì l’effetto opposto.
-E perché lo credi? Forse sei proprio tu un impostore e ci vuoi ingannare!-
-Ma cosa stai dicendo!-
I due iniziarono ad urlarsi contro, ma Daimonas cercò di mettersi in mezzo.
-Jack è stato con me tutto il tempo, sono sicuro non sia un impostore.-
-Anche Nadeshiko è stata con noi tutto il tempo, e guarda come è finita Samantha!-
-Smettetela di urlare! Così non si risolverà nulla. Intanto pensiamo anche a cosa farne del suo corpo.-
Cirno non aveva tutti i torti, ed a nessuno piaceva l’idea della ragazza in decomposizione a pochi metri da loro.
-Non possiamo tenerla qui, non c’è una stanza adatta ed il corpo marcirà in poco tempo.-
Rispose Khal con fare serio.
-Stai dicendo dovremmo buttarla fuori?!-
Ayame aveva indovinato, ma la cosa non piacque a nessuno.
-Non possiamo farlo! Merita una degna sepoltura sulla terra!-
Disse infatti Ryujin fissando il ragazzo.
-Vuoi condividere la stanza con un cadavere allora? Non abbiamo un posto dove tenerla chiusa, ogni luogo ha degli incarichi da rispettare. Voi volete rimanere qui per chissà quanto tempo con un morto?-
Pur essendo crudele Khal aveva raggiunto un punto importante.
Fortunatamente però Grace trovò una soluzione provvisoria.
-Prima di fare qualsiasi cosa contattiamo la terra e cerchiamo di rimanere al sicuro. Per il momento sigilleremo il corpo in una busta e la lasceremo nel quadro elettrico. A prescindere da tutto non possiamo più stare qui.-
-Ma quanto tempo impiegheranno a rispondere nya?-
-Troppo, i sistemi di comunicazione non funzionano ancora bene. Sono lenti.-
Disse Astral rispondendo alla sorella.
-Se in due giorni non avremo risposte dovremo espellere il cadavere dalla stazione. Tenerlo più a lungo appesantirà solo lo stato mentale di tutti.-
Purtroppo nessuno si oppose alle parole di Alexander, anche se Hope vicino a lui prese a singhiozzare vista la situazione critica in cui si trovavano.
-Cosa facciamo ora?-
Domandò ad un certo punto Johanna con un nodo alla gola, e fu Lighneers a rispondere.
-Dobbiamo continuare a prenderci cura della nave.-
-Non sarà facile…-
Yume aveva ragione, in quel momento soprattutto sarebbe stata molto dura per tutti.
-Se qualcuno sente o vede qualcosa di strano deve contattare subito gli altri per un incontro. Se ci sono altri impostori dobbiamo smascherarli.-
Tutti annuirono alle parole di Cirno, ed Annabelle fu la prima ad alzarsi per allontanarsi.
-D’accordo, per il momento allora proseguiamo con i nostri compiti.-
Era molto più facile a dirsi che a farsi, ma in fin dei conti non avevano molta scelta, quindi ad uno ad uno si allontanarono dalla stanza, guardando gli altri con diffidenza e paura.
A passo svelto Vladimir fu il più rapido a raggiungere un’altra stanza, ovvero le camere da letto. Più si muoveva per i corridoi più sentiva una forte ansia impadronirsi del suo corpo, e chiuse immediatamente la porta appoggiandovisi contro per cercare di calmarsi.
-E’ morta…quella cosa è morta, e tu sei vivo.-
Ma se ce ne fossero state altre?
L’idea lo terrorizzava abbastanza da farlo andare in iperventilazione, ma in quel modo avrebbe probabilmente solo fatto il loro gioco. Doveva mantenere la calma e tenere d’occhio chiunque, evitando di fidarsi delle semplici parole ed assicurandosi di non essere mai solo. L’unica speranza era quella di venir raggiunti presto da un altro razzo sulla terra, che li avrebbe portati al sicuro immediatamente.
-Ma che siamo su Alien?-
Era una mezza battuta, ma lasciava comunque intravedere il suo spavento. Almeno nel quadro elettrico era solo con l’unico rumore emesso dalle macchine, e controllarle poteva aiutarlo a distrarsi.
-Andrà tutto bene…non mi accadrà nulla, devo solo fare attenzione ed andrà tutto bene.-
Certo non era il solo a provare una tale angoscia, probabilmente tutti erano nelle stesse condizioni ma non volevano darlo a vedere. Tra questi c’era ad esempio Grace, che si mosse con calma ed attenzione lungo i corridoi fino a raggiungere la stanza in cui si trovava l’apparecchio per contattare la terra. Esternamente si poteva dire calma, ma era un totale fascio di nervi. Ogni rumore la faceva voltare, ed essere disarmata l’agitava ancora di più.
-Merda…ma stiamo scherzando…-
Una di loro era già morta, ed a causa di un alieno. Non poteva crederci, sarebbe stata meno scioccata se qualcuno ad un certo punto fosse impazzito ma così era troppo, non sapevano come riconoscerli, come difendersi, nemmeno se questi dormivano o meno. Proprio per questo era ancor più urgente qualcuno venisse ad aiutarli. Sedendosi davanti al macchinario digitò subito un messaggio, breve e conciso: “Uno di noi è morto, c’è qualcuno che vuole ucciderci. Aiuto”.
Se avesse scritto c’era un alieno non le avrebbero creduto, quindi era meglio far credere la causa di tutto fosse un essere umano. Per un breve secondo sospirò sollevata, ma quando si accese una spia rossa il cuore si fermò.
-No merda! Non può già esserci un guasto!-
Digitò nuovamente il messaggio, ma ancora una volta non riuscì ad inviarlo.
-Forza stupido pezzo di ferraglia!-
Presa dalla rabbia e dal panico calciò la struttura, e la spia verde finalmente si accese. Un metodo un po’ ortodosso e molto poco scientifico, ma almeno aveva avuto un po’ di fortuna.
Rimase a fissare il macchinario per almeno un quarto d’ora, sperando il messaggio arrivasse il prima possibile, ma non arrivò nemmeno un segnale; effettivamente li avevano avvertiti che il macchinario non funzionava ancora bene, e che forse avrebbe impiegato molto tempo ad inviare anche solo un breve messaggio, però non potevano volerci addirittura ore, giusto?
-Rispondete…andiamo…-
Digitò lo stesso messaggio tentando nuovamente di inviarlo, ma quando la luce rimase rossa si arrese definitivamente.
-Devo prima aggiustarlo eh…ok.-
Sarebbe comunque rimasta nei paraggi, in modo che nessuno potesse cancellare qualsiasi messaggio in arrivo. Non era stata però l’unica a preoccuparsi di questa eventualità, infatti Milton era subito corsa nella stanza di sicurezza della stazione, avviando ogni singolo schermo presente in essa. Se qualche mostro fosse saltato fuori lei lo avrebbe notato.
-Rimarrò qui per tutta la notte se necessario.-
Non poteva, aveva altri compiti da svolgere per assicurarsi la stazione non subisse danni, ma per il momento li avrebbe accantonati tutti per la sicurezza delle persone al suo interno. Il pensiero della morte di Sammy la faceva rabbrividire e piangere, ma non voleva chiudere gli occhi troppo a lungo per evitare di perdere qualcosa di importante. Aveva inoltre chiuso la porta della stanza controllando fosse vuota, sperando così di non essere aggredita.
-Mi dispiace Sammy…-
Sospirò ad un certo punto la ragazza quando gli occhi iniziarono a farle male per quanto li teneva sbarrati. Dalle telecamere vedeva tutto, anche le chiazze di sangue ancora presenti nei corridoi…sperava almeno la ragazza non avesse sofferto troppo.
Nel frattempo Khal si era diretto al quadro di controllo, ispezionando la stanza in modo non ci fossero altri clandestini. Non prestò molta attenzione ai macchinari, se non quando degli asteroidi si avvicinavano e venivano segnalati dagli apparecchi, ma erano un male minore in confronto a quello con cui avevano a che fare.
Però se fosse riuscito in qualche modo a catturare un alieno vivo la sua carriera sarebbe andata letteralmente alle stelle, il problema era come riuscirci. Non avevano informazioni su come fossero realmente e se c’era un modo per capire chi di loro lo era, non sapevano nemmeno come era stato possibile Nadeshiko lo fosse diventata.
C’era forse un mutagene sulla stazione?
Anche loro si sarebbero trasformati in quelle cose?
Oppure erano solo abili nel mimetismo e travestimento ed avevano assunto le sue sembianze?
L’unico modo per rispondere a tutte quelle domande era trovarne un altro, prima che loro trovassero lui.
Non era stato comunque a pensare alla possibilità di batterli sul tempo, Seraph infatti non appena l’incontro era finito si era precipitata subito nella stanza delle armi, prendendo un fucile al plasma creato dagli scienziati che li avevano mandati lì.
Già questo in verità le dava qualche dubbio sulla sua sicurezza, ma la paura di venir divorata era maggiore.
-Metti giù quell’affare.-
Una voce alle sue spalle la fece sussultare, e puntando la canna contro la porta fu pronta a difendersi.
-Cosa vuoi Zell?-
-Voglio evitare che ammazzi per sbaglio qualcuno.-
Rispose l’altro incrociando le braccia, senza paura dell’arma.
-Non lo farò.-
-Sei spaventata, scossa, e non hai mai avuto un allenamento serio con questi affari. Nessuno di noi lo ha.-
Disse lui serio guardandola.
-Devo proteggermi.-
-Mettendo in pericolo gli altri? Se ti vedessero fare casini con quella cosa potrebbero bloccarti da sola in una stanza prendendoti per pazza. E lì si che sarai uno spuntino facile.-
Non aveva pensato a quell’eventualità, ma ancora non abbassò l’arma. Chi diceva che poteva fidarsi?
-Lo dico solo per il tuo bene. Poi fai quello che ti pare, ma dal modo in cui quella cosa ha ucciso Sammy dubito siano privi di intelletto.-
-Cosa intendi?-
-Lei era da sola, non ci hanno attaccati come se si trattasse di una bestia feroce che pensa solo a mangiare. Quella cosa ha aspettato il momento giusto, ma noi abbiamo avuto fortuna e l’abbiamo scoperta. Sto dicendo più che con delle armi dobbiamo usare l’astuzia, partendo dal non separarci come hai fatto tu.-
Rispose il ragazzo incrociando le braccia e voltandosi.
-Poi fai come ti pare.-
Così dicendo la lasciò sola, certo però d’aver giocato dei buoni punti a suo favore. Effettivamente Seraph ritrovandosi sola nella stanza provò un brivido di paura alla schiena, rimanendo ferma insicura su cosa poter fare.
Molti altri si sentivano come lei, ma avevano preferito concentrarsi esclusivamente sul lavoro, come ad esempio Cirno e Yume, che si erano spostate rispettivamente nel reattore e nel motore inferiore. Il reattore per il momento si manteneva stabile, quindi Cirno non aveva bisogno di apportare alcuna modifica ai dati, ma trovarsi in quell’ampio stanzone in compagnia solo di quel gigantesco macchinario che ruotava ed emetteva una luce bianca, la rassicurava in qualche modo.
Forse dipendeva tutto dal suo monotono movimento ipnotico, ma non le importava, non voleva pensare, voleva solo lavorare, calmarsi ed organizzarsi in seguito su ciò avrebbero dovuto fare in quell’assurda situazione. Così era anche per Yume, che con una chiave inglese aveva smontato e rimontato varie volte una parte superficiale del motore inferiore. Era un compito inutile che si era data, ma la teneva occupata mentalmente e questo bastava, inoltre aveva l’illusione che l’oggetto tenesse tra le mani potesse essere utile per difendersi, quindi tanto meglio.
Il motore inferiore ed il reattore erano collegati tramite un piccolo schermo e un microfono, in modo che se ci fossero stati dei problemi nelle stanze le persone al loro interno potessero organizzarsi meglio parlandosi a vicenda, ristabilendo l’equilibrio tra i tre apparecchi. Così valeva anche per il motore superiore, ma quando Daimonas vi entrò notando Yume e Cirno nello schermo, le ignorò, e loro fecero altrettanto. Il ragazzo non apportò alcuna modifica al macchinario, controllando semplicemente i valori e la potenza.
Le mani ancora gli tremavano, ed iniziava a sentire una forte ansia nel petto per ogni rumore apparentemente sospetto. Si ripeteva che in qualche modo il fatto ci fosse un microfono ed uno schermo lo potesse proteggere, che non sarebbe stato attaccato se l’alieno avesse rischiato d’essere scoperto, ma più fissava la porta più la paura aumentava.
Non c’era un solo luogo in cui erano al sicuro, e questa consapevolezza era caduta sulla testa di tutti, ma alcuni ancora non lo accettavano. Ayame ad esempio era costa nel ripostiglio dove tenevano le scorte di cibo, chiudendo la porta e sistemandosi nell’angolo a cercare di riprendere il controllo del suo respiro.
-Non è reale, non è reale, non è reale!-
Come poteva esserlo?
Per lei era tutto troppo assurdo, doveva esserci un qualche gas che aveva causato in tutti quanti delle allucinazioni, ma nessun macchinario aveva rilevato nulla.
-Questo posto cade a pezzi, sicuramente i sistemi di controllo sono guasti! Se li aggiusto salterà fuori qualcosa e…-
Il solo pensiero di uscire da lì era paralizzante, il timore di morire e di essere uccisa così brutalmente come era successo a Sammy non la faceva nemmeno alzare.
-Voglio tornare a casa.-
Se avesse potuto sarebbe andata via immediatamente, ma per il momento non c’era alcuna via di fuga.
Era come se fossero bloccati in una trappola mortale.
Anche Johanna si sentiva allo stesso modo, bloccata da un terrore che le aveva persino impedito di uscire dalla caffetteria, rimanendo sola in quello spazio enorme. Quando era arrivata lì era convinta che poter vedere l’immensità e la bellezza dello spazio attraverso la finestra l’avrebbe calmata e rasserenata ogni volta, ma ora non vedeva altro che un luogo freddo e spaventoso, dal quale non potevano fuggire dai mostri che li assalivano.
Presto il suo corpo iniziò a tremare, e quando notò nel riflesso del vetro una figura accanto a sé si voltò immediatamente, urlando spaventata e tentando di colpirla con un pugno.
-Merda!-
Effettivamente qualcosa aveva colpito, il naso di Lighneers, che al momento sembrava tutto tranne che intatto. Dopo qualche secondo di spavento nei quali Johanna fece svariati passi indietro, vedendo il ragazzo piegato sulle ginocchia e con le mani sanguinanti si rese conto di ciò che aveva fatto.
-Oddio scusami! Non volevo farti del male!-
-E menomale, altrimenti mi staccavi il collo?-
Rispose lui ironico muovendosi il naso per aggiustarlo, anche se continuava a sanguinare.
-Prendo dei fazzoletti!-
La ragazza corse subito a prendere un intero rotolo, cercando di aiutarlo a bloccare l’emorragia.
-Scusami, mi hai spaventata…-
-La prossima volta mi presenterò a cinque metri di distanza.-
Quello era sicuramente il modo peggiore per iniziare una convivenza di chissà quanti giorni, ma la paura era solo una delle tante sfide il gruppo avrebbe dovuto sopportare.
Di loro ne rimanevano solo venti.
 
 
 
 
 
 
2 giorno:
 
Quella notte nessuno riuscì a dormire, tormentati dalla paura di poter essere uccisi nel sonno, eppure non avevano altra scelta se non riposare e risparmiare le energie. Milton e Grace furono le prime a svegliarsi, seguendo l’itinerario a loro assegnato e dirigendosi nella stanza per il controllo dell’ossigeno. Durante il tragitto entrambe erano state in silenzio ed a debita distanza, ma non avevano potuto ignorarsi per tutto il tempo.
-Hanno risposto al messaggio di aiuto?-
Chiese ad un certo punto la bruna, ricordava che Grace era stata ore intere il giorno prima a controllare.
-Non ho ancora visto, per quanto ne so no.-
Ogni attimo di attesa era snervante, ma non poteva durare in eterno. Era responsabilità degli scienziati che li avevano mandati lì assicurarsi non capitasse nulla di grave, ed avevano già fallito nel loro compito. Milton non riuscì a risponderle, spaventata in parte dal timore potesse essere un altro di quei mostri. Però l’aveva controllata tutto il tempo e sapeva aveva inviato il messaggio, quindi si sentiva in colpa per quei pensieri.
-Almeno la camera sembra funzionare.-
Disse infine riferendosi alle varie valvole dell’ossigeno, erano le uniche apparecchiature che forse non necessitavano di alcun particolare controllo.
-Il resto di questo posto cade a pezzi.-
Brontolò tuttavia la rossa, lasciando intendere non era un buon momento per parlare.
Forse non lo sarebbe mai più stato, almeno fino a quando non fossero tornati sulla terra.
Dopo di loro anche Lighneers si alzò, dirigendosi prima di procedere con qualsiasi altro compito alla stanza in cui erano custodite le armi. Visto ciò era successo il giorno prima era scontato che, prima o poi, qualcuno avrebbe deciso di utilizzarle, ma questo non significava ci sarebbero riusciti.
Manometterle non fu affatto un lavoro da poco, soprattutto per evitare gli esplodessero in faccia, e non poté nemmeno farlo con tutte; si limitò in realtà alle prime di ogni fila, visto dubitava nella fretta di prenderle qualcuno le avrebbe spostate scegliendo quelle più infondo.
Anche solo un’arma guasta poteva uccidere più persone, quindi giocare d’astuzia in tal modo era la soluzione migliore.
Con un piccolo sorriso soddisfatto si affrettò ad andarsene da lì, controllando nessuno dai corridoi l’avesse notato. Oltre a lui però nei corridoi non c’erano molte altre persone, se non ad esempio Ailea e Cirno.
-Che stai facendo?-
Chiese subito la bruna non appena lo notò.
-Sto andando nella stanza di sicurezza, e voi?-
Domandò lui senza però mostrare il dispositivo che segnava i compiti della giornata.
-Stiamo facendo una ronda.-
Affermò sicura Cirno portando le mani ai fianchi.
-Una ronda?-
-Vogliamo controllare sia tutto in ordine e che non ci siano brutte altre sorprese.-
Spiegò subito Ailea annuendo.
-Quindi…fate quello che stiamo facendo tutti?-
Alla risposta ironica del ragazzo Cirno rispose prontamente sicura.
-No, perché noi cerchiamo altri alieni.-
-Ooooh, trovato nulla di strano?-
Se avessero saputo ciò aveva appena fatto sarebbe stato un grosso problema, ma per il momento lui era pulito quanto loro.
-No, Seraph è nel ripostiglio a controllare le scorte degli alimenti, e ci ha detto nessuno per ora ha fatto spuntini notturni.-
Spiegò subito Ailea, ma la risposta di Lighneers raggelò entrambe.
-Tranne che con Sammy.-
Per un po’ tra i tre calò un pesante silenzio, dove le ragazze non seppero come rispondere a quella frase ironica quanto crudele.
-Terremo d’occhio tutti Lighneers, fai attenzione a come parli.-
Disse infine Ailea, andandosene assieme all’altra ragazza ma comunque facendo molta attenzione ai movimenti di lui. Non che la cosa lo preoccupasse particolarmente, infondo per quella giornata era più che apposto.
Fischiettando, invece di andare alla stanza di sicurezza, si diresse verso le camerate, ormai vuote visto tutti erano usciti. Se quelle due fossero tornate avrebbe semplicemente detto loro si era sentito male, ed aveva bisogno di stendersi un po’; era assolutamente plausibile infondo, chissà quanti nei prossimi giorni avrebbero fatto così.
Mentre guardava i letti degli altri però notò un piccolo diario nascosto sotto quello in cui aveva dormito Astral, e bastò controllare pochi fogli per intuire si trattava del suo rapporto del girono precedente. Senza pensarci troppo il ragazzo strappò l’ultima pagina, ovvero quella che si riferiva alla morte di Sammy, e mangiandola rimise il quaderno al suo posto.
Chissà, magari avrebbero fatto un lavoro abbastanza pulito da far risultare non c’era alcun alieno su quella stazione.
Anche Zell a modo suo aveva deciso di agire, recandosi non appena fu libera alla stanza del reattore, fingendo di controllare alcuni parametri del macchinario. Neppure dalle telecamere si poteva vedere che in realtà stava modificando i valori base, generando così un lento ma imminente sovraccarico. Certamente non intendeva restare lì troppo a lungo, quindi uscì subito cercando di non destare alcun sospetto, rimanendo però a portata d’orecchio per eventuali sviluppi.
Nel frattempo qualcuno era costretto a svolgere un compito molto meno piacevole, visto era costretto ad entrare nel quadro elettrico dove si trovava il cadavere di Sammy. Questo era stato chiuso in un grosso sacchetto di plastica, ma non appena Jack lo vide nell’ombra quasi diede di stomaco.
-Coraggio, devo solo premere qualche pulsante, collegare dei cavi ed andarmene.-
Scoprì però con molto dispiacere la puzza del corpo aveva già riempito la stanza, rendendo molto difficile respirare all’interno. Più volte sarebbe voluto uscire, ma non poteva abbandonare dei cavi scoperti rischiando di causare un incendio.
-Ci sono quasAH!-
A causa soprattutto della poca illuminazione il ragazzo aveva toccato uno dei cavi ancora elettrificati, prendendo così una forte scossa che lo tenne bloccato per qualche secondo. Non appena riuscì a staccarsi si allontanò di tutta fretta, sentendo il cuore battere a mille.
-Dio mio!-
Urlò più forte del previsto, ma almeno non abbastanza da risvegliare i morti. Si rese conto praticamente subito che come battuta era abbastanza insensibile, e fu felice di non averla detta ad alta voce, ancora però doveva sistemare quei cavi, e la scossa presa lo rallentò parecchio, visto fece ancor più attenzione a non ripetere quello spiacevole inconveniente.
Nel frattempo qualcuno aveva visto dalle telecamere ciò era successo, e fece del proprio meglio per non riderne. Era da poco Annabelle si era spostata nella stanza di sicurezza, ma aveva già visto un paio di cose interessanti, come Khal che andando nella stanza delle armi ne prendeva una per poi nasconderla sotto il suo cuscino. Se Lighneers non l’avesse già manomessa l’avrebbe fatto lei stessa, ma era un pensiero in meno. Lei invece era impegnata nel bloccare alcuni comandi degli schermi, in modo non potessero controllare proprio tutto, e che lasciassero più campo libero per lei.
-Che stai facendo?-
La voce di Ayame, arrivata senza che se ne accorgesse, la fece quasi sobbalzare, ma la ragazza evitò di darlo a vedere, voltandosi senza sorriderle.
-Controllo le telecamere.-
-Stavi digitando qualcosa però.-
Continuò l’altra con sospetto, senza avvicinarsi.
-Si, dei comandi sono bloccati, sto cercando di sistemarli.-
Almeno poteva crearsi una scusa credibile, visto non poteva sapere era stata lei stessa a bloccarli.
-Vuoi darmi una mano?-
Chiese poi lasciandole spazio sulla sedia accanto alla sua, ma Ayame scosse il capo.
-Controllerò più tardi.-
Così dicendo la ragazza si allontanò immediatamente, lasciando l’altra sola con un sospiro scocciato. Ora avrebbe dovuto rifare tutto da capo, e cambiare i comandi un’altra volta.
Non tutti comunque si sentivano ancora abbastanza tranquilli nel iniziare a lavorare, quindi si erano spostati nella caffetteria per calmare i propri nervi. In quel caso però c’erano solo Daimonas e Yume, che portò al ragazzo una tazza di thè.
-Sei riuscito a dormire?-
Dalle occhiaie sotto gli occhi del ragazzo si poteva facilmente dire di no, eppure non aveva affatto sonno.
-Magari più tardi prova a riposare.-
Continuò lei cercando di mostrarsi gentile, ma il ragazzo scosse il capo. Era quasi arrivato alla paranoia, pensando addirittura che gli avesse drogato il thè per farlo addormentare e ucciderlo. Sapeva bene fosse un pensiero esagerato, ma gli ci vollero svariati minuti anche solo per prendere il primo sorso.
-Credi ce ne siano altri?-
Chiese ad un certo punto guardandola, mettendola in difficoltà.
-Non lo so…spero di no.-
Almeno era onesta, non sapeva nulla proprio come gli altri, ma cercava di mantenere il controllo della propria mente.
Nel frattempo che parlavano, Ryujin si era diretto verso il reattore, per controllare non ci fossero problemi di alcun tipo. Purtroppo però non si rese conto in tempo dei parametri che erano drasticamente crollati, e quando lo fece ormai fu troppo tardi. Un’esplosione di energia pura lo travolse, spingendolo contro il muro del corridoio oltre la porta e fermandogli il cuore.
L’esplosione fu udita da tutti, e la prima ad arrivare fu Lacie, seguita da Ailea e Cirno.
-Cos’è successo?!-
Chiese Ailea guardandosi attorno per cercare un altro alieno.
-Il reattore!-
Cirno fu la prima a rendersi conto della luce rossa che stava producendo, e corse immediatamente all’interno della stanza per settare i parametri, mentre le altre due controllarono Ryujin.
-Non respira più nya!-
Lacie cercò subito di salvarlo, ma fu tutto inutile. Sembrava essere stato un semplice incidente, ma Ailea chiamò subito tutti gli altri per un incontro nella caffetteria, lasciando per il momento il corpo del ragazzo dove si trovava.
-Ho controllato il reattore l’altro giorno ed era perfetto, qualcuno deve averlo manomesso!-
Urlò Cirno non appena tutti furono messi al corrente della morte di Ryujin.
-Come facciamo a sapere non sei stata proprio tu?-
La domanda di Khal non era certo scontata, e quando tutti si misero a fissare la ragazza questa provò quasi paura.
-Non provare a ripeterlo! Io non ho fatto proprio nulla!-
-Hai delle prove?-
Chiese Alexander incrociando le braccia.
-Che prove dovrei avere?!-
-Che dimostrino non hai ucciso Ryujin, altrimenti è facile supporre tu sia un’altra di quelle cose.-
Continuò il ragazzo spaventando anche gli altri, che si allontanarono da lei.
-Ma state scherzando!-
-Se così stanno le cose dobbiamo subito buttarla fuori!-
Urlò Vladimir con ancora l’immagine di Sammy negli occhi, non voleva finire come lei ed era disposto a tutto per evitarlo.
-Calmiamoci adesso, nemmeno noi abbiamo prove contro di lei.-
Disse Hope cercando di evitare il peggio.
-E preferisci rischiare di morire?!-
Ribatté Vladimir senza usare mezzi termini.
-Cirno è stata con me tutto il giorno oggi, ed è stata lei a sistemare i valori del reattore.-
Ailea cercò subito di mettersi in difesa della ragazza, anche perché non avrebbe avuto senso lei fosse ancora viva se Cirno fosse stata un alieno.
-Questo non prova nulla. Potrebbe averlo fatto per non dare sospetti.-
Ribatté serio Alexander.
-Non ha tutti i torti. Nessuno ieri ha visto Cirno lavorare?-
Chiese allora Lighneers, lasciando che tutti ci pensassero.
-Io ieri ero nel motore inferiore, dalla telecamera che lo collega al reattore ho visto che Cirno l’ha solo guardato, senza cambiare nulla.-
Disse ad un certo punto Yume, ricordando quel piccolo dettaglio.
-Anche io l’ho vista.-
Disse a sua volta Daimonas, scagionando così del tutto Cirno che tirò un sospiro di sollievo.
-Quindi siamo punto e a capo. Abbiamo un altro morto e non sappiamo di chi è la colpa.-
Astral portò ancor più agitazione nel gruppo, e ciascuno di loro guardò gli altri diffidente.
-Annabelle tu eri nella stanza di sicurezza, non hai visto nessuno?-
Chiese ad un certo punto Ayame, ma l’altra scosse la testa.
-Ho avuto anche altri compiti, mi sono assentata per almeno un quarto d’ora.-
Non era vero, sapeva perfettamente che era stato Zell, ma che bisogno c’era di dirlo?
A lei sicuramente non avrebbe fatto comodo.
-Non possiamo star così senza fare nulla. Non possiamo nemmeno tenere due cadaveri in una stanza.-
Disse Seraph portandosi le mani alle tempie.
-Il quadro elettrico è già pregno dell’odore di un solo cadavere…-
Ammise Jack dispiaciuto, ma effettivamente per lui era stato insopportabile rimanere lì dentro.
-Però le loro condizioni sono molto differenti, ed avevamo detto di aspettare due giorni almeno.-
Ribatté Zell, anche se ormai gli altri non erano più così d’accordo.
-Io non riesco nemmeno a passare davanti a quella stanza nya…-
-Aspettiamo almeno domani, per vedere se ci dicono qualcosa dal quartier generale.-
Rispose Grace seria, vedendola come un’eccessiva mancanza di rispetto nei confronti dei morti.
-Non è la cosa importante però al momento. Dobbiamo capire chi è stato a manomettere il reattore.-
Milton aveva ragione, ed Alexander fu subito d’accordo.
-Qualcuno è stato e dovrà andarsene.-
-Basta! Perché state insistendo tanto?!-
Johanna a quel punto non riuscì più a trattenersi, scoppiando in un pianto isterico che spaventò tutti.
-Sembra tu e Vladimir vogliate ad ogni costo uccidere uno di noi! Perché state continuando ad insistere quando nessuno ha detto nulla di simile!?-
Entrambi i ragazzi raggelarono quando gli sguardi di sospetto passarono su di loro.
-Ehi non girare la situazione a tuo piacere! Siamo tutti terrorizzati e dobbiamo proteggerci!-
Disse subito Vladimir, ma non servì a nulla.
-Però voi due avete spinto particolarmente per buttare fuori qualcuno.-
Rispose Zell buttando benzina sul fuoco, e così fece anche Lighneers.
-Volevate uccidere Cirno senza nemmeno una prova.-
-Non volevamo ucciderla!-
Urlò Alexander, quando tutti ormai sembravano essere contro di loro, e quando non ci fu altro che silenzio la paura divenne orrore.
-Ragazzi…non saltiamo a conclusioni affrettate.-
Tentò di dire ancora una volta Hope, ma Astral scosse il capo.
-Andiamo per votazione. Chi tra di voi pensa di espellere Alexander e Vladimir.-
-Cosa?!-
Vladimir si alzò in piedi spaventato, quando molte mani vennero alzate; Daimonas, Ailea, Lighneers, Zell, Astral, Lacie, Seraph, Ayame, Annabelle, Johanna e Cirno diedero il loro voto. Non serviva nemmeno contare, sembrava tutto fosse già deciso.
-No, no non sono stato io!-
Alexander immediatamente tentò di fuggire, ma Astral lo bloccò.
-No! No! Khal! Ti prego aiutami! Khal!-
Il fratello tentò subito di alzarsi per raggiungerlo, ma venne bloccato a sua volta da Lighneers.
-Se non vuoi fare la sua stessa fine stai giù.-
-Khal!-
-No! Vi prego no! Non voglio morire! Non voglio morire!-
Vladimir era stato preso da Zell, che bloccandogli entrambe le braccia lo stava trascinando verso l’oblò che avevano usato per espellere il corpo di Nadeshiko. Gli altri erano tutti rimasti nella caffetteria, spaventati da ciò che avevano fatto, ma convinti non ci fosse altro modo.
Senza nemmeno il casco per respirare i due soffocarono nel giro di pochi secondi, ed i loro cadaveri presto volarono davanti all’ampia finestra della caffetteria, come monito per tutti loro.
Nessuno poteva più dire di essere al sicuro, la paura era stata più forte della ragione, ed ora erano rimasti in diciotto.
 
 
 
 
 
 
3 giorno:
 
Dopo quello che era successo il giorno prima, era impossibile mantenere un minimo di serenità tra le persone erano sulla stazione. Johanna aveva pianto per tutta la notte, tormentata dall’immagine dei cadaveri dei due ragazzi che ancora fluttuavano nello spazio, ripetendo che era colpa sua per aver avuto un crollo emotivo e per averli accusati. Nessuno le aveva detto altrimenti, o aveva cercato di consolarla, ma anche coloro che avevano votato si sentivano allo stesso modo, ora che avevano ripreso un attimo di lucidità. Nessuno aveva ancora detto nulla a Khal, che era rimasto nella caffetteria per tutto il tempo a guardare il corpo del fratello.
La situazione era diventata drammatica, ed alcuni non avevano ancora trovato la forza di alzarsi dal letto, in particolare Jack, Seraph, Zell e Grace, che erano rimasti a fissare il soffitto per svariate ore.
-Ehi…quale era il vostro dolce preferito sulla terra?-
Chiese ad un certo punto Jack, spiegando la sua domanda quando Grace lo guardò perplessa.
-Voglio solo alleggerire l’atmosfera.-
-La torta di zucca.-
Zell fu il primo a rispondere, rompendo un po’ il ghiaccio. Almeno in quel modo rinforzava la propria copertura, e visto il girono prima aveva fatto abbastanza poteva anche muoversi con calma.
-Torta al cioccolato…-
Disse poi Grace, pensando fosse un’idea stupida parlare di cose simili in quel momento, ma ritrovandosi comunque a farlo, e così fece anche Seraph.
-Torta degli angeli.-
-Wow, anche io solo cioccolato. Meno male altrimenti rispetto alle vostre mi sentirei un bambino.-
Disse Jack scherzandoci un po’ sopra, provando a ridere, ma non riuscendoci nemmeno sforzandosi.
-Magari una volta tornato a casa le proverò tutte…-
Disse infine, rigirandosi nel letto pensando a tutto ciò era sulla terra, che aveva dato per scontato ed ora rischiava di non rivedere mai più.
-Io penso passerò un po’ di tempo al mare. Mi farebbe bene.-
Ammise ad un certo punto Grace, ricordando i vari problemi aveva a casa con il padre che non era stato esattamente molto supportivo quando lei era partita, dicendo era troppo pericoloso; odiava dovergli dare ragione ora che la situazione era cambiata.
-Io preferisco la montagna. E’ più tranquilla.-
Disse invece Seraph respirando piano.
-Dopo tutta questa dose di silenzio e tranquillità io cercherò dei posti il più rumorosi possibile.-
La risposta di Zell fece quasi ridere Jack, che però continuava a sentirsi tremendamente pesante. Però chissà, forse l’idea del biondo non era poi così male.
Per un po’ anche Lighneers era rimasto ad ascoltare la conversazione, ma presto si allontanò decidendo di approfittare del fatto così tanti erano ancora a letto.
Visto il giorno prima c’era stato un guasto al reattore era plausibile potesse capitare lo stesso anche ad uno dei motori, quindi si diresse verso quello superiore per apportare qualche piccola modifica.
In silenzio controllò varie volte non ci fosse nessuno nei paraggi e nemmeno negli schermi del reattore e del motore inferiore, iniziando subito il suo lavoro.
La cosa più facile da fare era manomettere alcuni dei cavi, in modo il contatto causasse un incendio. Questo si sarebbe appiccato nel giro di poco, dandogli comunque il tempo di allontanarsi per non destare sospetti.
-Lighneers?-
La voce di Yume però gli impedì di portare a compimento il piano, bloccandolo sul momento.
-Ehi.-
Non aveva senso chiederle cosa ci facesse qui, anzi avrebbe solo potuto destare qualche sospetto. La salutò quindi in maniera neutrale, senza avvicinarsi. Cosa che invece fece lei.
-E’ successo qualcosa?-
Chiese guardandolo da una distanza di sicurezza.
-L’esplosione di ieri deve aver danneggiato un po’ il sistema. I cavi qui si erano staccati.-
-Oh, menomale l’hai notato allora.-
Disse lei con un piccolo sorriso, continuando a fissarlo; a quanto pare doveva proprio sistemarli.
-Hai qualcosa da dirmi?-
Chiese ad un certo punto il verde, visto lei non si era ancora allontanata.
-No è che, dopo ieri volevo controllare come stavano alcuni…-
-Intendi quelli che hanno votato per espellere Vladimir ed Alexander?-
Il silenzio di Yume bastò come risposta, ma non lo preoccupò minimamente.
-Vorrei poter dire non c’era altra scelta, ma sarebbe solo una scusa.-
-Eravamo tutti spaventati, ma credo non sia stata la cosa giusta da fare.-
Disse infine lei quasi come a rimproverarlo, era probabile li considerasse tutti responsabili.
-Ormai è tardi, e la situazione non permette molta lucidità.-
La risposta secca di Lighneer la lasciò senza altro da dire.
-Ora, se vuoi scusarmi, o un po’ di cose da fare.-
Così dicendo il ragazzo si alzò da terra, allontanandosi rapidamente a lasciandola sola, ma poco importava, c’erano sempre tante occasioni per lavorare. Qualcun altro però era riuscito a fare decisamente meglio di lui…Cirno non molto prima si era spostata nella stanza adibita al sistema di navigazione, dando una rapida occhiata ai parametri quando ad un certo punto notò c’era qualcosa che non andava.
-Oh no! La nostra traiettoria è deviata di un punto!-
Non doveva essere successo da molto tempo, ma la loro rotta rischiava già di essere compromessa. Rapidamente la ragazza tentò di sistemarla, ma un lancinante dolore al petto la bloccò, facendola accasciare a terra. Qualcosa l’aveva trafitta, ed un fiotto di sangue uscì dalla sua bocca mentre la vista le si annebbiava.
-Ma come sei brava Cirno, così attenta…non come Nadeshiko.-
Nonostante i suoni si stessero ovattando riconobbe subito la voce di Annabelle, e voltandosi vide un mostro identico a quello del primo giorno.
Gli occhi della ragazza erano rivoltati all’indietro, mentre la carnagione era nettamente cambiata in una tonalità più grigia, e lungo il collo erano presenti grosse vene blu pulsanti. Lo stomaco era poi aperto in due da una gigantesca bocca avente almeno tre fila di denti affilati, ed una viscida e lunga lingua la cui punta era conficcata nel petto di Cirno.
Questa cercò subito di usare il proprio dispositivo per chiamare aiuto, ma le venne strappato di mano.
-Non avere paura, finirà tutto molto presto.-
A parlare era stata la bocca più grande, mentre la testa semplicemente sorrideva. Prima che Cirno potesse dire altro percepì la lingua muoversi nel suo petto, uscendo con uno strattone portandosi con sé il suo cuore. Gli occhi della ragazza si spensero rapidamente con ancora l’immagine di quel mostro all’interno.
Senza nemmeno preoccuparsi qualcuno fosse nei dintorni Annabelle mangiò rapidamente il cuore, riprendendo sembianze completamente umane ed allontanandosi dalla stanza.
Per il momento nessuno avrebbe saputo nulla.
Intanto, Khal, che ancora si trovava da solo, stava sempre peggio. Fissare il cadavere di Alexander lo stava lentamente portando alla follia, e ad un certo punto cercò di allontanarsi dalla finestra per riprendere un po’ di lucidità. Senza rendersene conto però aveva raggiunto nuovamente la stanza delle armi, prendendo una di queste tra le mani, accarezzandola. Gli altri erano nelle camere da letto, quindi non poteva prendere la sua.
Ricordava perfettamente i volti di coloro che avevano votato contro Alexander, ed un macabro pensiero si insinuò nella sua mente.
Perché aveva dovuto perderlo così?
A causa di un branco di sconosciuti…
-Khal?-
La voce di Milton lo riscosse dai suoi pensieri, la ragazza era davanti alla porta insieme a Lacie, che lo guardava corrugando la fronte.
-Stai bene?-
Chiese ancora la bruna.
-Avete ucciso mio fratello…come dovrei stare?-
Rispose lui con voce roca, spaventandole entrambe.
-Khal…mi dispiace tanto.-
A passi molto lenti Milton tentò di avvicinarsi, mentre l’altro rimase immobile e Lacie era pronta a chiamare aiuto in caso di bisogno.
-Non dovevano andare così le cose. Non era stato lui.-
Lacie avrebbe voluto dire qualcosa, ma pensando a come si sarebbe potuta sentire se al posto di Alexander ci fosse stato Astral si ammutolì, capendo il dolore della perdita di un fratello.
Anche Milton non poteva dir nulla, se non tentare di calmarlo.
-Metti via l’arma per favore.-
Ormai gli era abbastanza vicino da afferrarla, ma non appena vi mise una mano sopra Khal cercò subito di spingerla via. Milton però non si diede per vinta e provò nonostante la minor forza a strappargliela di mano, a quel punto anche Lacie si avvicinò, ma Khal premette sul grilletto poco prima potesse toccarlo, e l’arma esplose tra le mani dei due.
Entrambi persero alcune dita della mano che volarono in vari angoli della stanza, mentre numerosi pezzi di metallo si conficcarono nel loro cranio e negli occhi. Mentre i corpi dei due caddero a terra ed una pozza di sangue s’allargava sempre di più, Lacie venne solamente sbattuta contro il muro a causa dell’esplosione, senza subire alcun danno eccessivo.
Quando riuscì a riprendersi tuttavia era già troppo tardi, e con un urlo chiamò subito aiuto per cercare di salvarli entrambi.
Suo fratello fu il primo ad arrivare, ed abbracciandola la portò via per aiutarla a calmarsi, a quel punto si radunarono tutti nella caffetteria, cercando di capire cosa fosse successo.
-L-l’arma è esplosa nya! Non so perché!-
Disse subito Lacie terrorizzata potessero cacciarla, ma tutti sembravano crederle inizialmente.
-Sta dicendo la verità, nelle loro teste ci sono frammenti di metallo, e le dita sono andate.-
Disse subito Astral cercando di proteggerla.
-Non stiamo dicendo nulla contro di lei. E’ piuttosto evidente non centrasse nulla ma…come si è creata una simile situazione?-
Chiese comunque Hope guardando la ragazza ancora sotto shock.
-Io e Milton abbiamo visto Khal nella stanza delle armi, era strano, molto strano nya. Credo volesse vendicare il fratello.-
-Dopo quello è successo è comprensibile.-
Ammise Grace, pensando ormai il ragazzo era impazzito.
-Quindi ci avrebbe ucciso, se non fosse morto prima.-
Azzardò Annabelle rabbrividendo.
-Non ci possiamo fidare di nessuno a questo punto.-
Disse Ayame guardando tutti i presenti come se fossero degli assassini.
-No! Questo è stato proprio l’atteggiamento che ci ha portato a sbagliare nei confronti di Alexander e Vladimir!-
Obbiettò subito Johanna, spaventata potesse ripetersi qualcosa di simile.
-Infatti non agiremo più così.-
Affermò Yume guardando tutti i presenti.
-Però…ora come facciamo? Sul serio ragazzi, abbiamo altri due cadaveri, non possiamo tenerne così tanti.-
Nessuno rispose a quella domanda, era molto difficile dire di abbandonarli all’esterno, ma sembrava l’unica soluzione possibile.
-Ancora non hanno risposto al nostro segnale di aiuto?-
Chiese Daimonas alzando gli occhi da terra.
-No…-
Grace era turbata quanto tutti gli altri, ma Ailea ad un certo punto si alzò di scatto, pallida in volto.
-Dov’è Cirno?-
Quando tutti si resero conto della sua mancanza corsero a cercarla, dividendosi in piccoli gruppi per essere più al sicuro, ma fu Annabelle per prima a dare l’allarme.
-E’ dal sistema di navigazione! Oddio vi prego venite! Non respira!-
Se qualcuno l’avesse vista avrebbe potuto dire era una grande attrice, perché nonostante il tono estremamente allarmato la sua espressione era gelida e senza alcun sentimento. Soltanto all’arrivo degli altri si mostrò molto più spaventata, e così anche il resto del gruppo.
-Oh no…-
Ailea si coprì immediatamente la bocca, scioccata dalla scena davanti a sé.
-Questo non è stato un incidente.-
Disse Seraph facendosi avanti, e la sua affermazione seguente gettò tutti nel panico.
-Ce n’è un altro tra noi.-
Poco mancò che Daimonas cadesse a terra a quella rivelazione, e nessuno fu più in grado di muoversi.
Erano rimasti in quattordici, e tutte le loro sicurezze si stavano lentamente sgretolando.
 
 
 
 
 
 
4 giorno:
 
Alla fine non c’era stata veramente altra scelta. All’inizio del quarto giorno, dopo che la stazione non aveva ancora ricevuto alcuna risposta dalla base sulla terra, il gruppo si era visto costretto ad espellere tutti i cadaveri che si erano ammucchiati nel quadro elettrico. Per qualche motivo però questi ancora non si erano allontanati dalla struttura, ed erano chiaramente visibili dalla finestra della caffetteria; un orribile monito per coloro erano rimasti.
Grace non aveva nemmeno più la forza di controllare se era arrivato qualche messaggio, sentendo quasi come se li avessero abbandonati lì a morire. Per cercare di evitare di pensarci aveva iniziato a lavorare nel ripostiglio, ricatalogando ogni singolo oggetto al suo interno, ma si era dovuta fermare più volte quando la paura e l’ansia prendevano la meglio sulla sua mente.
Quanto ancora poteva andare avanti?
Non per molto, questo era certo.
Anche gli altri si sentivano esattamente allo stesso modo, soprattutto con tutti i danni che scoprivano di continuo alla nave. Ormai non sapevano più dire se erano manomissioni o no, soprattutto nel sistema del reattore. Seraph una volta raggiunta la stanza del reattore fece molta attenzione ad ogni singolo indicatore, temendo potesse capitare qualcosa simile all’esplosione dell’altro giorno. Nonostante fosse sola sentiva una forte tensione sulle spalle, che le impediva di concentrarsi completamente nell’incarico.
-Forse avrei dovuto chiedere a qualcuno di stare con me…-
Almeno se le fosse successo qualcosa sarebbero stati certi del colpevole, anche se non sarebbe stata entusiasta di passare il suo tempo con l’alieno che aveva ucciso Cirno. Non sapeva più se una sua decisione era giusta o meno, e non sapeva nemmeno come poter fare per capirlo.
-Cerchiamo di continuare semplicemente questi incarichi, poi andrò a riposarmi.-
Forse l’unico modo per dirsi al sicuro era stare in un gruppo numeroso, anche se a prescindere con l’atmosfera di diffidenza creatasi non sarebbe stato molto piacevole.
Al contrario suo invece Annabelle e Lighneers erano molto più tranquilli nel lavorare insieme, perché sapevano di essere entrambi al sicuro. Al momento la ragazza era davanti alla porta, controllando non arrivasse nessuno mentre Lighneers manometteva gli schermi per bloccarli.
-Quindi tu non centri con la faccenda di Khal e Milton?-
Chiese ad un certo punto Annabelle.
-Non direttamente.-
-Lo sai, lui ha ancora una pistola sotto al suo letto.-
Disse la ragazza ricordando d’averlo visto nei primi giorni.
-A questo punto non serve a niente, ma avrebbe fatto comodo farlo sapere anche agli altri.-
Rispose il ragazzo completando rapidamente il proprio lavoro; era sicuramente più facile quando si ha la certezza nessuno possa disturbarti. Non intendevano però parlare più di tanto, in quanto avrebbero rischiato qualcuno li sentisse.
-Cosa ne pensi del resto del gruppo?-
-Le menti di tutti stanno collassando dalla paura. Più ne moriranno più arriveranno al limite della sopportazione.-
Era qualcosa di completamente naturale, che qualsiasi creatura provava, ma fino a quando loro avrebbero giocato d’astuzia senza mettersi troppo in luce sarebbe andato tutto bene.
I due non erano gli unici a conversare, ma al contrario loro Ailea e Lacie mentre parlavano nella caffetteria erano involontariamente ascoltate da Daimonas, che si fermò poco prima della porta quando le sentì.
-Non possiamo andare avanti così, dobbiamo fare qualcosa.-
-E cosa nya? Non sappiamo come eliminarli.-
Il ragazzo rabbrividì portandosi una mano alla bocca per non urlare. Erano entrambe dei nemici?
Già solo da quelle frasi poteva accusarle, ma doveva esserne certo. Non aveva votato per espellere Alexander e Vladimir, e non voleva macchiarsi le mani di sangue senza avere una prova certa.
-Lo so ma se mettessimo delle trappole?-
Propose Ailea sospirando.
-Non sembrano stupidi questi alieni nya.-
Alieni…quindi non stavano parlando delle altre persone sulla stazione. E’ sicuramente un sollievo per il ragazzo, ma ora tutti erano nuovamente ipotetici nemici che volevano ucciderlo.
E se le due sapessero si trovava fuori dalla porta, e lo stavano ingannando?
La sua mente iniziava a riempirsi di numerosissime paure, che lo schiacciavano impedendogli di fare perfino un passo avanti. Se il suo ragazzo fosse stato lì con lui forse si sarebbe sentito meglio, ma Jack doveva lavorare ad alcuni incarichi, e per aiutarlo si era perfino proposto di fare i suoi. Forse la cosa migliore era quella di tornare alle camere, e provare a dormire un po’.
Nel frattempo Astral e Zell stavano lavorando della stanza del sistema di navigazione, controllando se dopo l’uccisione di Cirno qualcuno avesse modificato anche la rotta o altri parametri.
-Alla rotta posso pensarci io, tu controlla il resto.-
Disse subito Zell non appena erano entrati, ma Astral obbiettò subito.
-Posso guardarci pure io.-
-Non iniziare anche tu con la cosa siete tutti alieni.-
Lo rimproverò il biondo mettendosi al comando.
-Con tutti quei morti non possiamo certo stare tranquilli.-
-Sì ma non possiamo nemmeno fare il gioco degli alieni. Sicuramente stanno puntando a dividerci con la paura.-
Non era un discorso insensato, però Astral non si sentiva comunque molto tranquillo, anche se Zell continuava ad insistere.
-Il problema però è un altro. Noi eravamo tutti in caffetteria, mentre Cirno era qui. Chi ci dice non ci sia un alieno nascosto da qualche parte, non con le sembianze di uno di noi ma pronto ad attaccarci nell’ombra?-
L’altro non aveva ancora pensato a questa eventualità, ma il pensiero lo agitò molto, soprattutto perché poteva significare ce ne erano molti più di quel che pensavano. Sperò con tutto il cuore che Lacie stesse bene, nonostante fossero separati. Almeno impiantando il seme di questo nuovo timore Zell riuscì a distrarlo, evitando così il ragazzo vedesse la rotta era ancora modificata di un criterio. Continuando a muoversi l’errore nello spostamento della stazione li avrebbe portati troppo lontani dalla meta per tornare indietro, e lì sarebbe tutto finito.
Tutti quanti però faticavano a dar fiducia al prossimo, anche Ayame che in quel momento stava solo camminando per i corridoi controllando se qualcuno stesse facendo qualcosa di strano. Ad un certo punto però le sembrò di notare qualcosa nel ripostiglio, e quando vi entrò notò che dentro c’era già Yume, con un coltello in mano.
-Aaaah!-
Spaventata la ragazza si allontanò subito, scivolando nella foga e cadendo sul piede destro.
-Ayame!-
Yume preoccupata subito le si avvicinò, spaventandola però ancor di più.
-Stammi lontana! Aiuto!-
L’altra aveva perfino abbandonato il coltello a terra, ma Ayame era talmente terrorizzata da non capire più nulla, e tentò di scappare nonostante il piede le facesse male dall’urto.
-Aiuto!-
Le sue urla raggiunsero presto gli altri, che si affrettarono a raggiungerla.
-Che succede?!-
Chiese subito Jack non appena la raggiunse.
-Mi vuole aggredire, aveva un coltello!-
Urlò subito Ayame indicando Yume, che alzò immediatamente le mani per difendersi.
-Stavo solo sistemando il ripostiglio, non volevo farle del male!-
L’allarme in ogni caso era stato dato, e presto tornarono tutti alla caffetteria per capire ciò che era successo.
-Vi giuro che non volevo farle nulla di male. E’ stato solo un fraintendimento.-
Disse Yume cercando di giustificarsi, Ayame però non ne era assolutamente convinta.
-Cosa ci facevi con un coltello!?-
-Te l’ho detto, sistemavo il ripostiglio!-
-Ma perché avevi un coltello in mano?-
Continuò stavolta Annabelle, mettendo più benzina sul fuoco.
-Ragazzi calma, ci sono dei coltelli e lo sappiamo tutti, non possiamo farci prendere dal panico.-
Ancora una volta Hope cercava di mediare pacificamente, ma tutti erano talmente spossati ed in preda alla paranoia da non riuscire nemmeno a sopportare quel tentativo.
-Perché ogni volta fai così?! Lei è una di voi e vuoi difenderla? E’ questo che vuoi!-
Urlò Ayame puntandole il dito contro, facendo spalancare gli occhi della ragazza.
-Stai delirano, io cerco solo di mantenere la lucidità.-
-Però è strano tu ci riesca così facilmente con otto cadavere là fuori…-
Commentò Lighneers a bassa voce, insinuando sospetti in tutti i presenti.
-Sei sempre l’ultima a raggiungere la caffetteria, e non hai mai un alibi per i tuoi lavori.-
Aggiunse Zell scioccandola.
-State mentendo, e lo sapete bene.-
-Come facciamo a sapere non stai mentendo te? Come facciamo a sapere non stanno mentendo tutti!-
Urlò Annabelle in un’apparente crisi nervosa.
-Abbiamo già affrontato questo tipo di discorso, e sappiamo tutti non è una buona idea.-
Disse Hope con evidente paura.
-Non è una buona idea per un impostore…-
Sussurrò Ailea pallida in volto.
-Chi è a favore dell’espulsione di Hope alzi la mano.-
-No! No!-
Alle parole di Zell alzarono la mano il biondo, Lighneers, Astral, Ayame, Ailea, Annabelle e Seraph. Seppur di una sola persona avevano vinto.
-No! Io non sono un alieno! Vi prego!-
Immediatamente Zell ed Annabelle la bloccarono, mentre gli altri guardarono la povera ragazza venir trascinata via. Tentò di combattere, di fermarli, ma fu tutto inutile, ed il suo cadavere si unì a quello degli altri oltre la finestra.
Ne restavano soltanto tredici.
 
 
 
 
 
 
5 giorno:
 
Nessuno aveva voluto alzarsi dal letto quel giorno, troppo spaventati e spossati per gli ultimi avvenimenti, e provati mentalmente per le loro stesse azioni. Era passata solamente un’ora dopo l’espulsione di Hope che la maggior parte di coloro che avevano votato aveva iniziato a pentirsi della propria scelta, in particolare Ayame che, una volta calmatasi, resasi conto dell’accaduto aveva dato di stomaco in preda alla tensione.
Daimonas ormai non riusciva più a dormire, ed aveva frequenti allucinazioni su ogni ombra gli capitava di notare, per questo motivo Jack si era messo nel letto con lui, provando a calmarlo con alcuni baci e delle carezze. La sua presenza fu fondamentale per il povero ragazzo, che finalmente riuscì ad addormentarsi.
Ayame intanto continuava a tremare nel letto e nessuno, soprattutto Yume, le si era ancora avvicinata. In fin dei conti a causa sua la viola aveva rischiato di essere espulsa, perché avrebbe dovuto aiutarla ora? Sorprendentemente invece fu Seraph l’unica ad avvicinarsi.
-Ti senti bene?-
Chiese controllando non avesse la febbre.
-Mi viene da vomitare…-
-Può essere lo stress. Qualcuno potrebbe prepararle del thè?-
Chiese la bionda guardandosi attorno, e dopo qualche minuto di silenzio Ailea si alzò dal proprio letto.
-Ci penso io.-
-Grazie.-
Seraph rimase vicino al letto di Ayame continuando a controllare le sue condizioni. Erano in una situazione critica, e se qualcuno si fosse ammalato sarebbe solo peggiorata ulteriormente. Avevano molti incarichi da svolgere per far sì la stazione continuasse a funzionare, non potevano permettersi malattie o simili; già le morti erano bastate.
-Vado anche io con lei. Meglio non stare da soli.-
Disse Jack poco dopo la ragazza era uscita, e diede un bacio al proprio ragazzo ormai addormentatosi prima di andare.
-Beh, vogliamo provare a passare il tempo in qualche modo?-
Chiese Lighneers ad un certo punto, ma Grace gli rispose infastidita.
-Nessuno di noi vuole far nulla.-
-Almeno parlare. Con questo silenzio divento matto.-
-Effettivamente anche a me da fastidio…-
Ammise Johanna sospirando e sfregandosi gli occhi, gli altri però non erano così tanto in vena di chiacchiere.
-Beh, anche solo tre persone bastano.-
Borbottò il ragazzo mettendosi a sedere.
-Perché devi includere anche me?-
Obbiettò Grace ancora una volta.
-Mi stai rispondendo, no?-
Solo per dargli contro la ragazza rimase in silenzio, girandosi dal lato opposto per non vederlo. Per il momento non voleva parlare di nulla, soprattutto perché ancora non erano arrivati messaggi dalla base sulla terra. Ogni volta andava a controllare avrebbe voluto rompere il macchinario, ed una volta tornata a casa sicuramente avrebbe fracassato la testa di tutti quegli stupidi scienziati. Era stata lei a voler andar lì, questo era vero, ma loro avrebbero dovuto far più attenzione ai sistemi di comunicazione.
Nel frattempo Jack aveva raggiunto Ailea, che sobbalzando lo notò avvicinarsi nella penombra.
-Ehi, scusa non volevo spaventarti.-
Disse subito lui per tranquillizzarla, anche se non servì a molto.
-Cosa sei venuto a fare?-
Il tono con cui lo chiese fu più aggressivo di quel che voleva, ma era solo a causa della paura.
-In due magari si è più sicuri che da soli.-
Questo era vero, ed infondo la ragazza aveva sperato qualcuno la raggiungesse.
-Grazie…vuoi anche tu un po’ di thè?-
-Io no, ma se ne  facessi uno per il mio ragazzo mi farebbe molto piacere.-
Rispose il ragazzo sorridendo.
-Ma certo.-
Per un paio di minuti entrambi rimasero in silenzio, poi la ragazza cercò di conversare un po’ per evitare di fissarsi sui rumori della stazione.
-Da quanto tempo state insieme?-
-Mh? Oh! Sei anni.-
-Wow, complimenti.-
Disse la ragazza sinceramente stupita.
-Si ahah, mi meraviglio anche io…sai, avevo intenzione di chiedergli di sposarmi qui sulla stazione…-
Alla sua confessione la ragazza spalancò gli occhi, sia intenerita che dispiaciuta.
-Direi l’atmosfera ormai si è rovinata.-
Sospirò Jack appoggiandosi ad uno dei tavoli.
-…potresti dirglielo comunque. Sono sicura lo renderesti molto felice.-
Tentò di dire l’altra, ma il ragazzo scosse la testa.
-Vorrei farlo, ma se mi accadesse qualcosa credo starebbe solamente peggio. Però se riusciremo a tornare a casa glielo dirò non appena metteremo piede sulla terra.-
Era un pensiero veramente bello, ma purtroppo non così realistico come sarebbe potuto essere all’inizio di tutta quella situazione.
-Ehi, se ti va potresti venire al nostro matrimonio. Dopo una situazione simile spero di rimanere in contatto con voi altri.-
Ailea lo guardò per l’ennesima volta colma di sorpresa, ma la proposta le fece inaspettatamente piacere, ed annuì senza pensarci. Era una prospettiva che li vedeva sopravvivere a quei mostri, una prospettiva felice per loro.
Aggrapparsi a quella piccola cosa forse poteva farla andare avanti. La loro conversazione venne però improvvisamente interrotta da un forte rumore di qualcosa di metallico che cadeva a terra, ed entrambi sobbalzarono.
-Vai a vedere se gli altri stanno bene.-
Disse subito Jack prendendo un coltello dalla cucina.
-E tu che farai? Vieni con me!-
Ribatté la ragazza intuendo ciò che voleva fare.
-Se posso fermare una di quelle cose lo farò.-
Doveva proteggere Daimonas ed il resto del gruppo, e senza dar tempo alla ragazza di dire altro corse verso uno dei corridoi.
Ailea immediatamente corse verso le camere, abbandonando nella caffetteria il thè che aveva preparato.
-Siete tutti qui?-
Urlò la ragazza guardandosi attorno, ed apparentemente non mancava nessuno.
-Che succede?-
Chiese Seraph alzandosi dal letto di Ayame.
-Abbiamo sentito un rumore, Jack è andato a controllare.-
Spiegò subito Ailea, svegliando così Daimonas.
-Jack?-
-Dobbiamo andare a cercarlo.-
Disse Astral pronto a muoversi.
-Ma dove? E come?-
Chiese Johanna iniziando a tremare.
-Non possiamo dividerci ancora.-
Come Zell parlò tutti si ammutolirono, sentendo degli agghiaccianti versi provenire dai condotti di ventilazione. Non erano umani, e non erano minimamente animali, ma di qualsiasi cosa si trattasse erano spaventosi, e non ne capivano nemmeno una parola. Erano tutti talmente terrorizzati da non rendersi nemmeno conto che nel letto di Annabelle c’erano solo dei cuscini sotto la coperta, mentre la ragazza si trovava in quel momento dentro uno dei condotti di ventilazione, parlando di come sembravano tutti topi in una gabbia e che avrebbe mangiato le loro interiora.
Forse era solo un bene nessuno potesse capirla.
Quando il mormorio cessò nessuno fu in grado di muoversi, ma le menti di tutti erano praticamente sul punto di spezzarsi, e sia Johanna che Ayame diedero di stomaco a causa del terrore provato.
Annabelle riuscì a tornare molto presto nella stanza senza farsi notare, ma Jack ancora mancava.
-Dobbiamo andarlo a cercare!-
Disse subito Daimonas preoccupato, ma Lighneers gli impedì di alzarsi dal letto.
-Siamo tutti qui e lui è l’unico che manca. Non ci vuole molto a capire che è lui un impostore!-
Daimonas rabbrividì a quelle parole, scuotendo il capo con sicurezza.
-Lui è uno di noi!-
-E’ vero, era con me in caffetteria e non ha fatto nulla!-
Ailea cercò subito di difendere il ragazzo, ma di fronte agli sguardi incerti degli altri capì quanto la situazione era drastica. Improvvisamente ricordò tutti quelli che avevano espulso, tutti quelli per cui lei aveva votato, e provò un forte giramento di testa; era così che si erano sentiti, e lei aveva contribuito alla loro morte.
-Però non è tornato con te, ed hanno iniziato quei versi mentre non c’era.-
Annabelle incalzò le parole di Lighneers, portando più gente dalla sua parte, ma Ailea ancora non demordeva.
-Era con me quando abbiamo sentito un rumore!-
-Ma non quei versi, vero?-
Alla domanda di Zell la ragazza si ammutolì, mentre Daimonas bianco in volto la guardava sperando riuscisse a difendere il proprio ragazzo.
-Dobbiamo trovarlo, prima che lui trovi noi! Venite!-
Lighneers si alzò di colpo dal letto, chiamando quanta più gente possibile dalla sua parte.
-No! Fermatevi! No!-
Daimonas cercò di trattenerli uno ad uno, Lighneers, Zell, Annabelle, Seraph, Astral, Ayame, e perfino Ailea provò ad aiutarlo, ma furono gli unici a muoversi, visto gli altri rimasero impietriti sul posto.
-Jack! Jack!-
Daimonas era ormai in lacrime, ma Ailea fu costretta a bloccarlo.
-Lasciami! Lasciami andare! Fammi andare da lui ti prego!-
Ailea lo strinse a sé, unendosi in un pianto addolorato assieme a lui. Doveva salvarlo, se fosse andato l’avrebbero espulso assieme a Jack.
-Jack!-
Non appena il gruppo lo trovò non ci fu nulla da fare, lo trascinarono via senza dargli modo di dire nulla, senza ascoltare le sue suppliche, sommando il suo corpo a quelli che fluttuavano fuori dalla stazione.
Erano rimasti in dodici.
 
 
 
 
 
 
6 giorno:
 
Il giorno seguente fu ancor più duro degli altri. Il gruppo si era quasi dimezzato e certamente gli animi erano distrutti. In pochissimi ormai avevano la forza di lavorare, ma non era certo una preoccupazione per Zell, anzi rendeva tutto più facile. Si era spostato nel motore superiore perché sapeva era una delle stanze dove capitava più spesso qualcosa si rompesse, quindi non sarebbe stato così facile notare un altro danno.
Aveva iniziato a lavorare con molta calma, ma perfino lui non aveva notato che c’era un bullone svitato vicino al punto in cui stava lavorando, e non se ne accorse fino a quando un getto di vapore non lo colpì sulla mano.
-AH!-
Abbandonando il cacciavite e facendolo cadere a terra si strinse la mano cercando di contenere il dolore, anche se aveva preso una bella ustione.
-Zell?-
La voce di Grace arrivò subito dopo il suo urlo, la ragazza infatti aveva appena ricontrollato i sistemi di comunicazione, e trovandoli per l’ennesima volta inattivi aveva cercato qualche altro incarico da fare, ma aveva sentito l’urlo del ragazzo.
-Sono qui.-
Urlò lui alzando l’altra mano per attirare la sua attenzione.
-Cos’è successo?-
Chiese la ragazza confusa.
-Qualcuno deve aver manomesso il motore, ci stavo lavorando ma non è così semplice da aggiustare…mi dai una mano?-
Non era la prima volta vanificava tutto il suo lavoro, ma poco importava. Più gente spariva più occasioni arrivavano per riuscirci.
-Certo.-
Nessuno aveva notato ciò che stava realmente facendo, nemmeno Astral e Yume, che trovandosi nella stanza del motore inferiore avevano iniziato a lavorare ad alcune riparazioni, senza prestare attenzione allo schermo dell’altra stanza.
-E’ tutto apposto lì?-
Chiese Astral mentre i due si trovavano ai lati opposti della stanza.
-Sì…Astral…-
-Dimmi.-
-Posso farti una domanda?-
Chiese la ragazza quasi indugiando.
-Certo, non ho segreti.-
-…credi espellere tutte quelle persone sia stata la scelta giusta?-
Il ragazzo non si era mai tirato indietro in quel genere di decisione, ed era per questo che lei era un po’ diffidente nei suoi confronti.
-Ormai è un po’ tardi per pensarci.-
-Non direi. Non sto dicendo se te ne penti, ma se credi sia stato giusto.-
Ci fu un lungo periodo di silenzio, intervallato solamente dai sospiri del ragazzo che cercava di trovare la risposta migliore da darle.
-No, ma voglio proteggere mia sorella. Sono disposto a tutto pur di farlo.-
-Si è visto…-
Il rimprovero di lei non lo toccò particolarmente, avrebbe pagato le conseguenze delle sue scelte un giorno, ma per il momento tutto ciò manteneva Lacie in vita era una buona scelta. Non era certo di cosa ne pensasse la sorella a riguardo, ma sperava potesse capire, Lacie però in quel momento aveva ben altro per la testa.
Si trovava assieme a Lighneers nel quadro di controllo, osservando i vari parametri del sistema di navigazione, ma continuava a fissare il ragazzo con diffidenza.
-La vuoi smettere?-
Disse ad un certo punto lui irritato.
-Non so facendo niente nya.-
-Mi stai guardando come se fossi meglio di me.-
Ribatté l’altro a denti stretti.
-Io non ho ucciso un ragazzo innocente.-
L’affermazione della ragazza ammutolì l’altro per qualche secondo, prima che questo la guardasse con uno sbieco sorriso.
-Oh? E allora cos’hai fatto? Oh sì, ne hai ammazzati due, ricordi Vladimir ed Alexander?-
Stavolta fu il turno della ragazza di tacere, ma ormai Lighneers non avrebbe mollato il colpo.
-Non ti tormentano la notte le loro urla? E che mi dici di Khal?-
-Io non ho fatto niente a Khal nya.-
-Gli hai ammazzato il fratello, come avresti reagito tu se ti avessero portato via Astral?-
Non voleva nemmeno pensarci, il senso di colpa era forte ma non voleva ricordare, eppure nonostante la sua espressione addolorata Lighneers continuava ad accusarla come se lui fosse senza colpe.
-Saresti impazzita anche tu, ci avresti uccisi tutti quanti…-
Era troppo da sopportare per lei, presa dalla rabbia la ragazza gli diede uno schiaffo sul viso, correndo via subito dopo, lasciando il ragazzo con un sorriso divertito sulle labbra.
-Patetica.-
Nel frattempo che i due parlavano qualcun altro aveva continuato a muoversi per tutta la stazione; Johanna ed Ayame intendevano contattare nuovamente la base sulla terra, ma volevano assicurarsi gli altri fossero occupati.
-Perché dobbiamo farlo di nascosto?-
Chiese Johanna sussurrando.
-Perché stanno tutti impazzendo, ci butteranno fuori per un niente a questo punto.-
Non aveva tutti i torti, fino ad ora era andata sempre così, ma entrambe non potevano certo dirsi senza colpe…
-Non mi fido di nessuno, e nemmeno del fatto Grace abbia chiesto veramente aiuto.-
Johanna rabbrividì al pensiero fino ad ora nessuno fosse a conoscenza della loro situazione, però c’era ancora qualcosa che non capiva.
-Perché hai voluto ti seguissi se non ti fidi di nessuno?-
-Perché in due potremmo non venire uccise.-
Era vero, ma non certo. In ogni caso entrambe raggiunsero la stanza per le comunicazioni, trovandola per loro fortuna vuota. Entrambe sapevano come usare il macchinario, ma fu Ayame ad attivarlo ed a mandare il messaggio “Aiuto, degli alieni ci stanno uccidendo. Stiamo morendo aiuto”.
Riuscirono ad inviarlo immediatamente, ma la risposta non arrivò così rapidamente come speravano.
-Prova ancora…-
Tentò di dire Johanna, sperando numerosi segnali avrebbero attirato l’attenzione, ma il risultato fu lo stesso.
-Stronzi! Ci state lasciando qui a morire!-
Urlò ad un certo punto Ayame, cominciando a prendere a pugni il macchinario.
-Fermati!-
Johanna cercò subito di bloccarla, ma l’altra cominciò addirittura a tirare dei calci, quindi fu costretta addirittura a farla cadere dalla sedia.
-Bastardi! Moriremo tutti! Moriremo tutti!-
Ayame stava vivendo una crisi di panico, e mentre urlava non riusciva a trattenere le lacrime. Vedendola in quel modo anche Johanna pianse rendendosi conto aveva ragione, per quanto ne sapevano nessuno sarebbe mai arrivato.
Non erano le uniche però a vivere un momento di rottura. Ailea nella caffetteria non faceva altro che fissare i corpi di coloro avevano buttato fuori. I loro volti erano tutti contratti in una morsa d’agonia, e più li fissava più questi si deformavano assumendo il suo volto. Quanto ci sarebbe voluto prima di raggiungerli?
Da un momento all’altro il resto del gruppo l’avrebbe espulsa perché era lì da sola. Però se lo meritava, lei aveva fatto la stessa identica cosa agli altri, quindi era ovvio dovesse raggiungerli.
Lo spazio stesso si stava distorcendo sotto i suoi occhi, ma quando sentì i passi di qualcuno avvicinarsi si voltò di scatto.
-Ailea?-
Seraph non aveva intenzione di farle nulla, l’aveva solo notata vicino al vetro e si era chiesta se stesse male, ma l’altra senza nemmeno risponderle corse via verso le camere, certa che se l’avesse raggiunta l’avrebbe costretta ad uscire. Ma lei non sarebbe morta per colpa loro, non gliel’avrebbe data vinta così facilmente.
Durante la sua corsa passò anche davanti alle camere da letto, ma non vi si fermò nemmeno quando sentì il pianto disperato di Daimonas.
Da quando Jack era stato portato via non era riuscito a fare altro, non voleva vedere il suo cadavere fuori dalla finestra della caffetteria e non voleva nemmeno accettare non ci fosse più. Sdraiato nel letto del compagno aspettava invano che questo tornasse, singhiozzando quando il dolore diventava insopportabile.
-Oh poverino, stai tanto male?-
La voce di Annabelle era più divertita che dispiaciuta, e quando il ragazzo la guardò intravide un sorriso sulle sue labbra; era la prima volta che provava l’impulso di picchiare una ragazza.
-Sono certa supererai tutto questo…-
Continuò lei sedendosi vicino a lui, ma Daimonas infastidito fece per allontanarsi.
-Dove vai? Stiamo parlando, o forse vuoi fare altro?-
Con una forza inaspettata gli afferrò entrambi i polsi bloccandolo nel letto, salendo sopra di lui sorridendo. Daimonas cercò di cacciarla, ma la sua presa era così forte da impedirglielo. Guardandola provò una forte paura.
-Forse vuoi mangiare?-
La paura divenne terrore quando gli occhi di Annabelle si rivoltarono, lasciando solo un nitido bianco, e la sua pelle divenne grigia, ma nel momento in cui lo stomaco si aprì rivelando una grottesca bocca il primo istinto del ragazzo fu quello di urlare.
Grazie al cielo però riuscì anche a liberare uno dei piedi, tirando un calcio proprio alla bocca liberandosi grazie alla spinta della presa sui suoi polsi.
-Aiuto!-
Iniziando ad urlare si rese conto che la bocca stava trattenendo il suo piede, e presto i denti affilati bucarono lo stivale facendolo sanguinare.
-Dove stai andando?-
Daimonas si dimenò con tutta la sua forza, cadendo dal letto e strisciando per allontanarsi, ma lei ancora non lo lasciava ed anzi cominciò a tirarlo a sé con le mani libere, afferrandogli anche l’altro piede mentre tentava di maciullare la scarpa.
-AAAAH!-
Il ragazzo cercò un qualsiasi appiglio ai letti vicini, ma la sua mano raggiunse qualcosa di assolutamente inaspettato; una delle pistole dell’armeria.
Non importava come fosse finita lì, immediatamente la puntò contro il petto dell’alieno, sparando. L’arma emise un potente ed inconsueto raggio, che riuscì ad aprire un gigantesco buco nel petto di Annabelle, ma a causa della potenza emessa esplose nella mano del ragazzo, che perse due dita e venne ferito al volto da alcune delle schegge.
Però era vivo.
Ancora terrorizzato calciò il corpo della ragazza riuscendo finalmente a liberare il piede sanguinante, ma perlomeno lei non si stava muovendo.
Dopo le ripetute urla di Daimonas altre persone arrivarono nella stanza, scoprendo con orrore il cadavere di Annabelle ed il suo vero aspetto.
Dopo quella scena nessuno fu più in grado di dormire, quella notte in particolare Johanna venne svegliata da orribili incubi che la terrorizzavano a tal punto da farla urlare nel sonno. Grace e Seraph cercavano di aiutarla, ma era tutto inutile, ed ogni suo urlo aumentava la paranoia di Daimonas, che pur di non dormire teneva le palpebre aperte con le mani. Era stato aggredito ed era sopravvissuto, ma proprio per questo era certo l’avrebbero attaccato di nuovo. Potevano essere tutti degli alieni e lo stavano solo ingannando per puro divertimento. La paranoia aveva preso possesso della sua mentre, riversandosi anche sul suo corpo tremante ricoperto di ferite. Aveva impedito a tutti di avvicinarsi, e teneva un frammento della pistola ancora tra le mani. Presto il gruppo preferì lasciarlo in pace, mentre Astral si era spostato nel letto della sorella per abbracciarla ed aiutarla ad addormentarsi.
Ad un certo punto Ailea, non riuscendo più a sopportare le urla di Johanna, si alzò tornando in caffetteria, continuando a fissare la finestra dalla cui altra parte ora c’era anche Annabelle.
-Stai impazzendo.-
La voce di Lighneers la fece sussultare, ma lui rimase comunque ad una certa distanza.
-Fissare quei cadaveri ti fa stare più tranquilla che stare in quella camera.-
Continuò lui senza la minima espressione in volto.
-Non è così.-
-Sì invece.  E’ dall’altro giorno non fai altro, mi chiedo cosa tu stia vedendo, o pensando.-
Un brivido percorse l’intera schiena della ragazza quando ricordò le deformazioni aveva visto quel pomeriggio.
-Stai impazzendo. Se continui così sarai la prossima.-
Erano rimasti in undici, ma sarebbe stato così ancora per poco.
 
 
 
 
 
 
7 giorno:
 
La paranoia di tutti aveva toccato i picchi massimi, alcuni del gruppo avevano iniziato addirittura a portare con sé alcune armi, come ad esempio Ayame che teneva tra le mani uno dei fucili laser.
Siccome già due pistole erano esplose lei aveva fatto un attento controllo assieme a Seraph, scoprendo moltissime manomissioni e tentando di ripararle, anche se spesso non era stato sufficiente.
In quel momento si trovava nella stanza del sistema di navigazione, e cercava di lavorare ai parametri concentrandosi il più possibile. Quando però sentì dei rumori provenire dai condotti di ventilazione si spaventò, e sparò una serie di colpi a raffica fermandosi solo quando il fucile fu scarico.
Tremando si guardò attorno senza però sentire altro, ma non trovandosi più al sicuro in quella stanza preferì correre via, rifugiandosi nelle camere dove Daimonas stava riposando.
Riposare non è il termine migliore, semplicemente dopo esser stato medicato il ragazzo era rimasto fermo sul letto, ma continuava a stare sveglio stringendo una pistola che Ailea gli aveva portato per la sua sicurezza. Aveva paura ad usarla in verità, temendo fosse un inganno della ragazza per far sì l’arma esplodesse uccidendolo, quindi l’aveva appoggiata ad una certa distanza da sé.
La presenza di Ayame certo non gli fece bene, e continuò a fissarla come se potesse rivelarsi un mostro da un momento all’altro.
-Smettila di fissarmi.-
Sibilò la ragazza spaventata dal fatto lui avesse un’arma carica, mentre la sua era scarica, ma Daimonas non disse nulla, continuando a guardarla senza nemmeno sbattere le ciglia. Ad un certo punto la ragazza uscì stremata da quello sguardo, ma la situazione non era certo meglio in altre camere.
Nella stanza usata per controllare l’ossigeno infatti Grace e Johanna stavano litigando quasi urlandosi contro.
-Non puoi tenere quell’arma qui!-
Continuava a dire la bionda sperando di convincerla.
-Come dovrei difendermi allora?!-
-Non ho intenzione di farti niente io!-
-Potresti benissimo star mentendo, ed anche in quel caso se arrivasse un alieno cosa faremmo? Mi faresti mangiare e scapperesti?-
Urlò la rossa irritata dalla sua insistenza.
-Non lo farei mai! Tu invece rischi con un colpo di far saltare un tubo e farci morire tutti!-
-So usare un’arma!-
Johanna non ce la faceva più, stare in una stanza con qualcuno che non ti ascoltava e non faceva altro che urlare iniziava veramente ad essere insopportabile, quindi abbandonò l’incarico che stava svolgendo e se ne andò, anche se non sapeva bene dove.
Gli unici per il momento a muoversi per i corridoi senza discutere erano Astral ed Ailea, che dovevano svolgere alcune missioni assieme. Una serie di chiazze rosse però attirarono la loro attenzione.
-Astral…-
Il ragazzo in un primo momento si immobilizzò, ma insieme entrambi seguirono una lunga scia di sangue, che portava fino al quadro elettrico, la cui porta era al momento chiusa.
Non sapevano cosa potesse esserci dall’altra parte, e nemmeno se era il caso di chiamare qualcuno. Temevano più che altro che se non avessero agito immediatamente le cose sarebbero solo peggiorate, quindi in un atto di coraggio aprirono la porta, trovando dall’altra Lighneers in una pozza di sangue.
Le sue gambe erano dentro un condotto di ventilazione sul pavimento, ma sembrava esser stato colpito diverse volte dai colpi di un’arma. Quando i due riuscirono a notare nella penombra alcuni dettagli però ne furono decisamente sollevati; la pelle del ragazzo era grigia, ed una grottesca bocca semiaperta apriva lo stomaco.
-Merda…forse siamo stati fortunati.-
Disse Astral avvicinandosi.
-Sembra già morto.-
Toccandolo ne ebbe la certezza, ma fu comunque necessario chiamare gli altri dopo essersi sbarazzati del cadavere.
-Quanti sono…sembra non finiscano mai!-
Distrutta Grace fissava il cadavere di Lighneers dalla finestra della caffetteria, guardando anche quello di Annabelle e Nadeshiko con disgusto.
-Non potrebbero essere finiti?-
Chiese Johanna titubante ma speranzosa, ma la risposta di Zell fu tutto tranne che d’aiuto.
-Potrebbero essercene di più invece. Tre non sono pochi.-
-Non possiamo saperlo, magari invece è così.-
-E perché dovrebbe essere così Yume? Come fai ad esserne tanto certa?-
Rispose il biondo guardandola, facendola rabbrividire.
-Ancora non abbiamo dimenticato la storia del coltello con Ayame.-
Continuò lui freddamente.
-Abbiamo già detto che è stato un fraintendimento!-
Ribatté la ragazza irritata, ma sicura che non sarebbe successo nulla.
-In realtà no…non ne siamo sicuri.-
La voce di Daimonas era bassa e rotta, il modo in cui la guardava quasi la terrorizzò.
-Se continuiamo a buttare fuori le persone faremo solo il gioco loro!-
Yume tentò di trovare dell’appoggio negli altri, ma nessuno disse nulla in suo favore.
-Se però riusciamo a trovare gli ultimi alieni ed a cacciarli prima che ci uccidano…allora saremo salvi.-
Le parole di Ayame segnarono la fine per Yume. Senza nemmeno proporre una votazione Zell l’afferrò per le braccia, trascinandola verso l’oblò usato fino a quel momento. Gli altri non dissero nulla, senza opporsi a ciò stava accadendo, forse pensando che se non agivano avrebbero avuto meno colpe del ragazzo, ma infondo al cuore tutti sapevano non era così.
Erano rimasti solo in nove.
 
 
 
 
 
 
8 giorno:
 
Nessuno era più uscito dalle camere a quel punto, tranne per brevi momenti. Astral non lasciava la sorella sola nemmeno per un minuto, Grace e Seraph a turno controllavano le porte ed i condotti di ventilazione nei dintorni per evitare attacchi improvvisi, mentre Johanna ed Ailea in un angolo contenevano alcuni attacchi di panico. Zell era certamente tra quelli più isolati a questo punto, non che la cosa lo preoccupasse però. Anche Daimonas non parlava con nessuno, fissando il vuoto incessantemente, ma dove gli altri non vedevano nulla lui vedeva Jack, che gli sorrideva ed accarezzava le mani.
In quelle piccole allucinazioni finalmente trovava un po’ di pace. L’unica persona che per il momento era stata costretta ad allontanarsi era Ayame, che aveva ricevuto un segnale dalla stazione di navigazione.
Il primo pensiero era quello di qualche asteroide, ma al suo arrivo controllando i parametri e la rotta sentì il terreno crollare sotto i suoi piedi. Quando tornò dagli altri tutti potevano dire era successo qualcosa di molto grave.
-Moriremo…-
-Cos’è successo?-
Chiese subito Grace raggiungendola, mentre la ragazza crollava a terra senza forze.
-Moriremo qui…-
Allarmati tutti si avvicinarono, almeno chi erano in grado di alzarsi, sperando potesse spiegarsi meglio.
-Cosa hai visto Ayame?-
Chiese Seraph prendendole il mento costringendola a guardarla.
-La rotta…è sbagliata.-
Proprio come era successo a lei, tutti sentirono il mondo sgretolarsi attorno a loro. Incapaci di dire nulla smisero addirittura di respirare per qualche secondo.
-No…no deve esserci un errore!-
Disse subito Johanna rifiutandosi di credere a quelle parole.
-La rotta è stata cambiata di un punto…sono otto giorni che ci stiamo muovendo.-
La stazione era stata pensata per uno specifico percorso, il carburante era sufficiente per andare e per tornare, non per fare altro.
-Se tornassimo indietro adesso potremmo salvarci! Potremmo almeno avvicinarci alla terra!-
Seraph cercò subito di trovare una soluzione, ma era impossibile a quel punto.
-Anche solo per voltarci vista la struttura di quest’affare ci vorrà un giorno intero. Il carburante non ci basterà.-
Astral mettendosi le mani tra i capelli strinse più a sé la sorella, cercando di calmare il suo pianto.
-Abbiamo cibo, acqua ed ossigeno. Possiamo comunque resistere fino all’arrivo di qualcuno.-
Ayame scosse il capo alle parole di Grace.
-Se non ci hanno risposto fino ad ora, forse è perché il segnale non è in grado di raggiungerli.-
Daimonas scelse le parole peggiori da dire, ma erano anche vere. Forse era quello il vero problema nelle comunicazioni, il segnale non puntava più verso di loro quindi non poteva più raggiungerli.
Sarebbero morti lì, senza più possibilità di tornare a casa.
 
 
 
 
 
 
9 giorno:
 
Ormai più nessuno aveva la forza di parlare, provati dalle notizie del giorno precedente. Erano bloccati nello spazio senza apparentemente alcun modo di tornare indietro, e con deli alieni che tentavano di ucciderli e di intralciarli nei loro compiti. Perché farli a questo punto se erano destinati a morire?
Daimonas riusciva a pensare solamente a questo, ed a come Jack non era più lì assieme a lui. Avrebbe dato di tutto per rivederlo ancora una volta, certo non da morto all’esterno della stazione. Non riusciva nemmeno ad avvicinarsi alla caffetteria, sapendo che si trovava dall’altra parte.
-Jack…-
Ogni giorno era sempre più difficile, e le cose stavano solamente peggiorando, il fatto in quel momento si trovasse da solo nella camera da letto non aiutava affatto. I suoi pensieri vagavano senza freno, ed il dubbio e la diffidenza nei confronti degli altri l’avevano portato ad isolarsi completamente.
L’unica cosa che faceva era stare nel vecchio letto di Jack, sperando di potersi tranquillizzare, ma quando sentì qualcosa pungerlo scattò immediatamente.
Trovò sotto il lenzuolo una piccolissima scatolina nera, ed aprendola vi trovò all’interno un anello. Rendendosi conto di ciò che si trattava rimase immobile per svariati minuti fissandolo; era bellissimo, ed era da parte di Jack.
-Jack…-
Per la prima volta dopo tanto tempo un sorriso comparve sulle sue labbra, mentre trattenendo il respiro si mise l’anello. Era perfetto, proprio come il suo ragazzo.
-Ti amo anche io Jack.-
Era come se fosse lì accanto a lui, poteva immaginarselo perfettamente mentre gli faceva la proposta di matrimonio, e naturalmente tutto ciò che sarebbe accaduto dopo nella loro vita; una casa, una famiglia, anni pieni di felicità.
Pensando a tutto ciò, fu quasi più facile per lui prendere la pistola gli avevano lasciato, e puntarsela alla testa per poi premere il grilletto. Il colpo gli attraversò il cranio, rendendo il tutto indolore, e nessuno se ne accorse. La maggior parte delle persone rimaste infatti si era rintanata in altre stanze, per cercare qualche momento di calma nei compiti assegnati.
Johanna ed Astral stavano lavorando nella stanza dell’ossigeno, cercando di risparmiarne quanto più possibile, mentre Seraph aveva praticamente dovuto trascinare Ayame per convincerla ad aiutarla nel sistemare il motore inferiore.
-Non ha senso lavorare se siamo condannati.-
Continuava a dire la ragazza, ma Seraph non demordeva.
-Sai, una volta ho visto un film. Parlava di un apocalisse zombie, e cinque sopravvissuti in una casa decidevano di suicidarsi, ma c’erano solo quattro proiettili nella pistola che avevano. L’ultimo rimasto aveva deciso di farsi uccidere dagli zombie, ma come è uscito di casa sono arrivati i militari per salvarli.-
Ayame non rispose a quel piccolo aneddoto, pensando che quello era solamente un film, ed una simile fortuna a loro non sarebbe mai capitata.
-Non dobbiamo darci per vinti, non si può mai sapere quando può accadere qualcos…-
Una fortissima esplosione sbalzò entrambe le ragazze dall’altra parte della stanza, una manomissione al motore aveva provocato un’immediata reazione a catena non appena Seraph aveva toccato alcuni fili, colpendole addirittura con una fortissima scossa elettrica.
Immediatamente l’intero gruppo arrivò alla stanza, trovando addirittura l’inizio di un incendio.
-Dobbiamo spegnerlo nya!-
Lacie fu la prima a scattare verso l’estintore, ma solo uno non era sufficiente, quindi Astral corse a prendere anche quello che si trovava nelle camere, e fu a quel punto si rese conto del cadavere di Daimonas.
-Merda…-
Purtroppo non poteva ancora occuparsene, e fu costretto a tornare subito indietro per aiutare a spegnere l’incendio. Questo venne rapidamente domato, ma per le due ragazze non c’era più nulla da fare.
-Oddio…no…-
Johanna fu costretta a voltarsi dall’altra parte quando Zell ed Astral portarono via i corpi, ma al ritorno del ragazzo scoppiò definitamente quando questo rivelò del suicidio di Daimonas. La persona che ne fu scioccata di più però fu Ailea, che corse immediatamente verso le camere, trovandolo ancora intoccato.
-No no no no no no!-
Era stata lei a lasciargli quella pistola, se non l’avesse fatto forse non avrebbe potuto fare nulla, ma il colpo peggiore fu quando notò l’anello che portava al dito; era quello che gli voleva regalare Jack, senza dubbio.
Nella sua mente qualcosa si spezzo definitivamente, mentre piangendo abbracciava il cadavere di quel ragazzo che non aveva mai fatto nulla di male. Quando gli altri la raggiunsero ancora non lo lasciava andare.
-Ailea…-
Johanna la guardò dispiaciuta, non capendo tuttavia il perché di quella reazione.
-Dobbiamo portarlo f…-
-NO!-
Non lasciò nemmeno che Grace finisse la frase, prendendo la pistola la puntò contro tutti i presenti, fissandoli con occhi sbarrati.
-Non lo toccate…-
-Ailea, metti giù quella pistola.-
Disse Astral ammonendola, ma quando lei sparò un colpo d’avvertimento si paralizzò.
-Non lo toccate!-
Urlava con voce rotta, ma nessuno osò dire altro. Tutto ciò che potevano fare era aspettare che si calmasse.
Il loro numero però si era drasticamente ridotto a sole sei persone.
 
 
 
 
 
 
10 giorno:
 
Con la scoperta della manomissione della rotta non c’era più bisogno di lavorare nella quadro di controllo, ma Zell preferiva essere previdente, e per questo motivo non gli sembrava una così cattiva idea deviarla di un altro punto. Più lontano andavano meglio era infondo, tuttavia prima ancora potesse iniziare sentì dei passi avvicinarsi alla porta, e si fermò.
-Zell?-
Grace era entrata portando con sé una pistola, ma non sembrava aver capito cosa il ragazzo stesse tentando di fare, quindi lui non si preoccupò della sua presenza.
-Cosa stai facendo?-
-Volevo vedere se riuscivo a cambiare rotta.-
Ammise lui senza essere troppo specifico, per una volta aveva detto la verità, anche se non in maniera piuttosto chiara. Era però divertente come situazione da quel punto di vista.
-Se gli altri non sono d’accordo non toccare nulla.-
L’ammonì comunque lei con sguardo serio.
-Va bene, non puoi giudicarmi per aver provato però.-
Disse lui sospirandosi, allontanandosi del tutto dal sistema di navigazione, mentre la ragazza non rispose. Entrambi rimasero in silenzio per svariati minuti, prima che lui capisse perché non se ne andava.
-Va bene, vado via.-
Infondo non era il caso destare troppi sospetti, e visto che erano in pochi e la tensione era a mille era facile rischiare. Nel frattempo Astral si era deciso ad entrare dopo tanto tempo nel quadro elettrico; l’odore non era migliorato molto da quando ci avevano lasciato i cadaveri dei loro compagni, ma era necessario completare alcuni lavori per evitare si staccasse la luce.
Anche a casa quando capitava era lui ad occuparsene, ma non era mai stato un problema, e nemmeno il buio in verità. Tutt’altra cosa era lassù, dove nell’oscurità non avrebbero avuto modo di difendersi contro gli alieni che li stavano aggredendo. Un brivido lo percorse quando pensò al fatto fino a nemmeno una settimana prima erano in ventidue lì, ed ora si erano drasticamente ridotti, per non parlare della rotta sbagliata.
Non voleva però lasciarsi andare alla disperazione come aveva fatto Daimonas, nonostante fosse molto dispiaciuto della sua morte. Voleva essere forte per sua sorella, aggrappandosi alla speranza che, se avessero trovato un modo per sopravvivere, prima o poi qualcuno li avrebbe raggiunti.
Purtroppo però non tutti stavano agendo come lui…Ailea infatti dalla sera prima non si era mossa dalle camere, senza lasciare nemmeno per un minuto il cadavere di Daimonas. Non voleva portassero via anche lui, e più fissava l’anello che il ragazzo aveva al dito più ricordava le parole di Jack.
Il loro matrimonio sarebbe sicuramente stato bellissimo…si, e lei avrebbe potuto partecipare, sarebbe stata testimone della loro felicità e nessuno avrebbe potuto rovinare quel bellissimo momento.
Doveva solo evitare che lo portassero via, e recuperare Jack uscendo dalla stazione con una tuta, poi i due avrebbero potuto celebrare il loro splendido matrimonio.
-Non lascerò che gli altri rovinino la loro felicità...non temere Daimonas, vi sposerete presto, Jack mi ha detto tutto. Organizzerò personalmente il vostro matrimonio, vedrai sarà bellissimo.-
Disse la ragazza sorridendo felice, lasciando per la prima volta il corpo da solo sul letto.
-Devo solo impedire gli altri rovinino tutto. Andrà bene, vedrete.-
Stringendo la pistola tra le mani si alzò dirigendosi verso la porta, ma quando si rese conto l’arma era già scarica la lanciò contro la parete; la sera prima gli altri avevano cercato di costringerla a lasciare andare Daimonas, e lei per fermarli aveva aperto il fuoco senza remore. Anche contro i grotteschi alieni che vedeva non si era risparmiata, e li aveva uccisi tutti. Eppure ogni volta loro ricomparivano, con nuove minacce e stratagemmi, ma questa volta non ce l’avrebbero fatta, li avrebbe buttati tutti fuori dalla stazione, e quando il pensiero d'averne dimenticato uno l'avrebbe assalita le sarebbe bastato guardare fuori dalla finestra e contarli.
Nel frattempo Johanna e Lacie si erano viste costrette ad andare proprio nella caffetteria, visto non potevano restare senza mangiare, e cercando di dar le spalle alla finestra si erano sistemate su uno dei tavoli.
-Dici Ailea sta bene?-
Chiese la bionda preoccupata ricordando il comportamento della ragazza alla morte di Daimonas.
-No nya. Io starei lontana da lei per un po’.-
Non era una cosa normalmente avrebbe fatto, ma si trattava di una situazione estrema ed anormale, quindi era meglio usare piedi di piombo. Johanna sospirò dispiaciuta, ma era comunque d’accordo con lei.
-Spero non si faccia del male…-
Un improvviso getto di sangue fece trasalire le due, ma Johanna non riuscì nemmeno ad urlare quando si rese conto che Ailea, usando un coltello, le aveva provocato un profondo taglio che non accennava minimamente a smettere di sanguinare.
-Johanna nya!-
Lacie non riuscì purtroppo ad aiutare la ragazza, perché Ailea le saltò subito addosso cercando di colpirla alla testa con la lama.
-Aiuto nya!-
Tentò di urlare più volte, ma nessuno sembrava essere nei paraggi e la forza di Ailea sembrava quasi aumentare.
-Ti prego fermati nya!-
Non capiva perché lo stesse facendo, ma nei suoi occhi vedeva solamente i segni della follia. Johanna nel giro di pochi minuti si accasciò a terra, completamente priva di forze e sul punto di morire dissanguata, mentre Ailea riuscì a colpire per la prima volta Lacie alla guancia.
Il dolore fu lancinante, ma la bruna sembrava soltanto gioirne ed all’estasi di quel primo colpo seguirono i successivi; con almeno dieci coltellate la ragazza perforò il cranio di Lacie, fino a quando il suo viso fu quasi irriconoscibile.
-Lacie!-
L’urlo disperato di Astral riecheggiò per tutta la stanza, ma nemmeno allora Ailea si fermò. Il ragazzo correndo la raggiunse, colpendola con un forte pugno al viso e rompendole il naso, allontanandola dal corpo della sorella. Quando però si rese conto che ormai era troppo tardi la furia del ragazzo esplose, ed afferrando lo stesso coltello che aveva usato per ucciderla le si gettò addosso, afferrandola per i capelli e colpendola più volte senza pietà.
-Bastarda! Muori! Muori!-
Tra le lacrime continuò a colpirla senza sosta, come se in questo modo potesse riavere indietro la sorella. Odio, dolore, rammarico, disperazione, tutte queste emozioni crebbero nel suo cuore fino a farlo scoppiare, torturandolo mentre continuava ad urlare.
Non sentì nemmeno le braccia di Zell bloccarlo e trascinarlo via, ma ormai il disastro era già accaduto da tempo. Grace a sua volta arrivò poco dopo, scioccata di fronte al bagno di sangue che si era creato nel giro di pochi minuti. Astral continuava a piangere, e cercò in ogni modo di liberarsi dalla presa del biondo, ma il dolore l’aveva indebolito e non poté far altro che guardare il corpo della sorella inerme sul pavimento.
Ormai erano rimasti solo in tre.
 
 
 
 
 
 
11 giorno:
 
-Lacie! Lacie!-
Erano ormai sei ore che Astral non faceva altro che urlare nella disperazione. Grace e Zell avevano deciso di legarlo per evitare potesse fare qualcosa di simile ad Ailea, ma non era stato affatto facile. Zell si era ritrovato con il segno di un morso sulla mano, mentre Grace aveva ricevuto vari calci e testate dal ragazzo.
L’avevano lasciato nelle camere sperando si calmasse, ma fino ad ora la situazione non era cambiata.
-Merda…merda merda!-
Grace tenendosi le mani tra i capelli non sapeva cosa fare, non avevano nemmeno spostato i cadaveri degli altri ed a questo punto la situazione era completamente disperata.
-E’ come se fossimo rimasti in due, non ci si può occupare in due di una stazione intera!-
Zell non rispondeva, limitandosi a fissarla con le braccia incrociate. In due persone si poteva fare ancora molto, come impedire che l’intero sistema saltasse. Era ad un particolare procedimento che si riferiva; fino ad ora non era ancora successo, ma se fosse capitato un serio danno ai sistemi di controllo dell’ossigeno si sarebbe dovuto attivare un sistema di sicurezza che ne evitasse la dispersione, era però necessario attivare due pulsanti allo stesso tempo, in due punti diversi.
Se fosse rimasta anche solamente una persona, questa sarebbe senz’altro morta.
Nelle camere intanto Astral continuava ad urlare ed a piangere, se forse fosse stato più veloce, se non l’avesse lasciata sola, la sua sorellina sarebbe stata ancora lì. Non avrebbe mai dovuto lasciarla partire per un viaggio così pericoloso, si dava la colpa di tutto ciò che era successo e non desiderava altro che farla finita. Degli altri due non gli importava assolutamente nulla, senza Lacie non aveva senso continuare a vivere.
-Mi dispiace…perdonami mi dispiace…-
Singhiozzando non riusciva nemmeno a pensare ad altro che non al proprio dolore, fino a quando non gli venne in mente un modo per mettere fine a tutte queste sofferenze. Sarebbe stato estremamente doloroso, ma desiderava solo raggiungerla dall’altra parte.
Trascorse almeno un’ora prima che Grace portasse qualcosa da mangiare al ragazzo, una semplice zuppa per evitare si soffocasse, ma quando superò la porta delle camere il piatto le cadde tra le mani.
-Zell!-
Chiamando il ragazzo si precipitò immediatamente da Astral, ancora legato ma il cui corpo era coperto di sangue.
-Cazzo!-
Non le ci volle molto per notare la lingua del ragazzo a terra, doveva essersela staccata a morsi, lasciandosi morire dissanguato nel giro di poco tempo.
-Zell!-
Ormai non c’era più speranza, ma non voleva accettarlo, non voleva ritrovarsi praticamente sola in quel posto orribile.
-Dove cazzo sei Zell!-
Con la voce spezzata si alzò pronta per andarlo a cercare, ma si paralizzò vedendolo dall’altra parte della stanza con un sorriso beffardo.
-C’è qualcosa che non va?-
La sua pelle era diventata completamente grigia, i suoi occhi bianchi, e sul suo stomaco era aperta un’orrenda bocca la cui lingua si muoveva come fosse un serpente.
-Cazzo…-
Abbandonando il corpo di Astral la ragazza corse subito via, lanciando ogni oggetto possibile contro quel mostro. Entrando lungo i corridoi corse a perdifiato verso l’armeria, sperando di potersi almeno difendere utilizzando i fucili e le pistole rimaste, ma non appena vi arrivò tutte le luci si spensero improvvisamente, lasciandola nel buio.
Tremando la ragazza provò comunque ad afferrare una delle armi, raggiungendo a tentoni un angolo per non essere presa alle spalle. Riusciva a sentire il cuore batterle nelle orecchie, mentre il sudore le imperlava il corpo tremante. Trattenne addirittura il fiato per cercare di percepire un qualsiasi rumore, ma questo non arrivò mai, almeno fino a quando le luci non si riaccesero, diventando tutt’un tratto rosse, ed un assordante allarme le impedì di udire qualsiasi altra cosa.
-No!-
Si trattava dell’allarme che si attivava in caso di un’emergenza con il sistema dell’ossigeno, se non avesse attivato i comandi sarebbe morta soffocata nel giro di pochi minuti. Se il suo destino era quello voleva almeno tentare di combattere, e nonostante le gambe faticassero perfino a reggerla in piedi per via della paura si rialzò, dirigendosi verso la porta imbracciando il fucile.
Non c’era tempo da perdere e così si gettò immediatamente fuori dai corridoi, correndo con ancor più foga di prima per raggiungere la caffetteria, scelta dagli scienziati in quanto la camera era connessa a tutti i corridoi. Le luci ad intermittenza le fecero girare la testa e l’allarme era quasi assordante, ma dell’alieno non c’era ancora traccia. Il percorso fu breve ma la privò di buona parte delle sue energie, e quando arrivò nella stanza vide immediatamente, proprio sotto alla gigantesca finestra, due piccole torrette che, comparse dal terreno, avevano due grossi pulsanti rossi sopra.
La distanza che le separava però era notevole, ma la ragazza non si perse d’animo avvicinandosi a quella di destra e tentando d’utilizzare la canna del fucile per colpire il pulsante a sinistra, ma ancora la distanza era troppa.
-Merda!-
Imprecando strinse i denti cercando di pensare a qualcos’altro, e presa dalla disperazione tentò di mettersi quasi al centro delle due torrette, appoggiando il piede contro una e tentando ancora di usare il fucile per colpire l’arma; in questo modo riuscì a ridurre la distanza, ma il corpo tremava così tanto da non essere in grado di muoversi simultaneamente, impedendole così di premere i pulsanti allo stesso tempo. La fatica dopo poco le fece cedere le gamba, e cadendo a terra sbatté la testa con forza contro il pavimento. La vista rapidamente cominciò ad affannarsi, ma non era questo ciò la spaventava di più; i polmoni non erano più in grado di prendere aria, ed iniziarono a soffrirne nel giro di pochi secondi. La testa le sembrava di esser sul punto di esplodere, ed avrebbe dato qualsiasi cosa per poter far smettere quell’atroce dolore.
Appoggiando una mano contro al vetro, come se da un momento all’altro potesse comparire qualcuno dall’altra parte pronto ad aiutarla, guardò per un’ultima volta i volti di coloro che erano morti prima di lei, colpiti dalle luci rosse che ancora segnavano l’allarme. Completamente privati dell’aria i loro corpi erano orribilmente deformati e la differenza della pressione li aveva portati a gonfiarsi orribilmente in vari punti, dove la pelle si era aperta rivelando la carne sottostante, alcuni avevano addirittura perso degli occhi e le membra di coloro erano stati mutilati erano attorcigliate tra di loro.
Sotto questo orribile spettacolo Grace avrebbe voluto urlare terrorizzata, ma la vista si annebbiò completamente, venendo sostituita da una coltre nera, e senza potersi più reggere sul braccio la mano scivolò via dal vetro, lasciando solamente un segno sopra d’esso.
 
 
 
 
 
 
 
-Ma noooo! Ma che gioco di merda!-
Protestò Ailea sbattendo la mano sulla scrivania, evitando di pochissimo il proprio computer, e Nadeshiko fu subito pronta a canzonarla.
-Solo perché non hai vinto ahaha.-
-Ma che vuoi tu che ti sei subito fatta scoprire.-
Replicò Vladimir ridendo dall’altra parte dello schermo.
-Miiiiiiii! Guarda che sei fai così ti ammazzo anche nella realtà!-
-Ma se non sei nemmeno riuscita a farlo in questa partita ahahah.-
-Io sono stata la prima invece a morire…uffa speravo di poter giocare di più.-
Sospirò intanto Sammy, dispiaciuta di aver potuto solamente guardare la partita.
-Eh sono stati bravi i nostri impostori effettivamente. Certo però che anche voi altri potevate evitare di buttare fuori una persona dopo l’altra.-
Disse Hope cercando di consolarla, ma Lighneers la canzonò immediatamente.
-I dunno, you acting kinda sus.-
-Però dai niente male essere arrivata fino alla fine, la prossima volta magari vinco pure.-
Disse nel frattempo Grace, soddisfatta del suo risultato; e dire non voleva nemmeno giocare all’inizio.
-Sempre che io non sia nuovamente impostore.-
Rispose Zell tronfio, ma venne interrotto da un urlo di Cirno, che poco ci mancò fracassasse le orecchie a tutti.
-La prossima volta io vincerò senz’altro!-
-Ti prego non urlare così però…-
Disse infatti Alexander togliendosi le cuffie.
-Potremmo fare qualche altra partita però, è stato divertente.-
Disse intanto Jack tutto allegro.
-Sì, non è così male.-
Ammise Daimonas, più che altro felice di poter passare il tempo rilassandosi in quel modo.
-Nya però non è giusto! Volevo durare di più!-
-Andiamo Lacie, cosa dovrei dire io? Sei venuta nella mia stanza non appena sei morta e mi hai fatto morire il personaggio pur di continuare a giocare…-
Replicò Astral tamburellando le dita sulla scrivania.
-Nyahaha scusa Astry, è che volevo tanto vincere.-
-Menomale che Alexander non ha fatto così anche con me ahaha.-
Scherzò Khal intromettendosi, anche se avrebbe spezzato un dito al fratello se solo ci avesse provato.
-Io purtroppo ho avuto alcuni problemi di connessione, però sono contenta siamo riusciti a continuare la partita fino alla fine.-
Disse Johanna sorridendo, aveva anche fatto qualche video da mandare a Mattia verso la fine del gioco.
-Con la stazione piena di fantasmini non la smettevo più di ridere.-
Aggiunse Annabelle  divertitasi nei panni di un impostore.
-Avrei voluto strozzarti, volevo essere io un impostore!-
Ribatté Ayame sbuffando.
-Magari alla prossima partita.-
Disse Milton già pronta per farne un’altra.
-Io passo per stasera, ho giocato abbastanza, devo allenarmi.-
-Anche io. Mi dispiace ma devo finire dei compiti.-
Disse Ryujin unendosi a Seraph, che nel giro di poco si sarebbe disconnessa.
-Beh ora che sappiamo è un gioco piace a tutti possiamo organizzarci per più serate.-
Yume solitamente preferiva passare il tempo in altro modo, ma anche quell’alternativa non era così male.
-A prescindere mi rifarò! Vedrete vincerò!-
Cirno si era talmente infuocata che la sua reazione fece ridere praticamente tutti, ma era stato un gioco veramente divertente.
Chissà come sarebbe stato andare veramente in una stazione nello spazio.
 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Avventura / Vai alla pagina dell'autore: Khailea