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Autore: valwrites    07/12/2020    1 recensioni
11x01 fill-in fic. In cui Ian e Mickey comunicano, per una volta.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ian Gallagher, Mickey Milkovich
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'Gallavich - Stagione 11'
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La testa gli pulsava all’impazzata. Non era sicuro fosse per la musica alta o per l'ennesima birra che stava trangugiando quel giorno. Non era neanche sicuro che fosse la sua testa a pulsare. Forse era il suo cuore? Forse era l’effetto di quell’ansia maledetta che si impossessava di lui ogni qual volta gli veniva ricordato che sì, forse Ian si pentiva di averlo sposato? Che diavolo doveva significare tutto quel discorso sulla monogamia? Perchè l’aveva tirato in ballo? 

Era da quel momento che in testa aveva solo un unico pensiero: cazzo, Ian vuole scopare con altra gente.

Ed eccola lì, la conferma: Ian non lo amava allo stesso modo in cui Mickey amava lui. Lo aveva sempre assillato, quel pensiero. Alla fine, era stato sempre lui a correre dietro a Ian, a non arrendersi mai. Ian invece l’aveva fatto così tante volte. 

Non sapeva bene cosa fare, o come reagire. Mise nuovamente un muro alto e spesso in mezzo a loro. Non pensava che l'avrebbe dovuto fare mai più. Non dopo aver sposato l’unico ragazzo -cazzo, l’unico uomo- che avesse mai amato in tutta la sua vita. 

Eppure ora erano lì, a casa di Lip, il braccio destro di Ian circondava la sua spalla, con la mano dell’altro tracciava il tatuaggio sul suo cuore con il suo nome scritto sopra. E Mickey stesso gli accarezzava la schiena e rideva. Ma cosa rideva a fare, quando dentro di sé si sentiva nuovamente crollare? Lo faceva per Ian, si rese ben presto conto. Se Ian voleva fottersi altra gente Mickey gli avrebbe lasciato strada libera, non si sarebbe di certo messo a fare la moglie gelosa. Ma perchè allora sul foglietto Ian aveva scritto “monogamia”? A che gioco crudele stava giocando? Prima tira fuori l’argomento, dal nulla. Dopodichè opta per la monogamia. Non voleva quindi scopare altra gente? O voleva, ma al contempo non voleva ferire i suoi sentimenti? Non sapeva cosa pensare. Per quanto lo riguardava, Mickey non voleva scopare nessun’altro in vita sua, nè tantomeno voleva che fosse Ian a farlo. Eppure sul foglietto lui aveva scritto “scopare con altra gente”. Era stata la prima cosa a cui aveva pensato, a dire il vero: accontentare Ian, ritrovarsi sulla stessa pagina, nonostante ciò volesse dire accettare una cosa che non avrebbe mai voluto, una cosa a cui in realtà non aveva mai pensato perchè, cazzo, si trattava di Ian. Non voleva litigare, voleva che stessero bene. Si sentiva già abbastanza in colpa per il fatto dei soldi. 

Improvvisamente la situazione divenne insostenibile. Scrollò le spalle, Ian lo liberò dal peso del suo braccio.

“Vado a fumare una sigaretta.” Non lo guardò negli occhi, si voltò e si diresse il più velocemente che poteva verso la porta sul retro. Rischiò di inciampare in martelli, secchi di vernice e bambini. 

Faceva caldo fuori. Era fine agosto, del resto. Ispirò profondamente. Fece su e giù per le scale del portico una decina di volte, decidendo alla fine di sedersi. Aveva già fatto la stessa cosa non più di due ore prima. Ian era ancora a lavoro e mentre guardava un film con Liam, si rese conto della cazzata che aveva fatto. Come aveva potuto spendere tutti i loro soldi, dietro le spalle di Ian? Come aveva potuto ricordargli che le sue medicine non fossero molto economiche? Dopo tutto quello che aveva passato per colpa di quella malattia? A cosa diavolo stava pensando, esattamente? Perché doveva sempre stare sulla difensiva? Perché, per una cazzo di volta, una, non poteva cercare di comunicare normalmente? Si sentì uno schifo. 

Ora si sentiva ancora peggio. Si prese la testa tra le mani. Sentiva il peso di quel foglietto nella tasca posteriore dei jeans. Che cazzo di problemi aveva? 

Aveva quasi finito di fumare la sigaretta quando la porta alle sue spalle cigolò. Non aveva bisogno di girarsi per sapere chi fosse, lo aveva già riconosciuto dal rumore dei suoi passi. Per qualche momento non successe nulla. Mickey non si girò, aspettò che Ian venisse da lui. Sapeva che lo avrebbe fatto. Alla fine lo sentì scendere i gradini e fermarsi proprio dietro di lui. La sua presenza così vicina era qualcosa di magico per Mickey, ma allo stesso tempo straziante. Era un promemoria vivente che diceva: ehi, niente dura per sempre! Il torso di Ian però si fuse quasi con il suo corpo, le sue braccia lo circondarono da dietro. Lo sentì poggiare delicatamente la guancia sulla sua testa. Mickey afferrò le sue braccia. Si era arreso al fatto che fosse ormai un suo istinto innato. Non ci poteva fare nulla. Aveva sempre un bisogno irrefrenabile di toccarlo, specialmente in situazioni del genere. 

“Stai bene?” Un soffice mormorio. Mickey si sentì sulla soglia delle lacrime. Scosse la testa in su e in giù, piano. Non stava bene, ma annuì comunque perchè sapeva che Ian non si sarebbe mai bevuto una cosa del genere. Lo sentì emettere un suono che Mickey sapeva bene stare per “sì, come no”. Maledetta testa rossa. 

“Scusa.” Mickey si girò verso di lui. Sembrava perso tanto quanto lo si sentiva lui in quell’istante. Forse erano semplicemente due idioti che non sapevano minimamente cosa stessero facendo. 

“Perché cazzo mi chiedi scusa, ora?” Lo vide deglutire. La mano di Ian rafforzò la presa sulla sua.

“Non avrei… non avrei dovuto tirare in ballo… la cosa. Non c’entrava nulla. Stavamo parlando di soldi. Non…”

“Senti, Gallagher. Se vuoi scopare altra gente, accomodati.” Si sentì pervadere da una strana esigenza a vomitare solamente a pronunciare quelle parole. Ian però sembrò deluso.

“Quindi tu… vuoi scopare altra gente?”

“Cazzo, no. Cosa ti viene in mente?” 

“Cos’era allora tutta quella scenata prima? Perché non mi hai voluto far vedere il tuo foglietto? Perché… perché mi stai dando il permesso di… scopare altra gente?” 

“Perchè se è ciò che vuoi, non sarò io a fermarti.”

“Quindi non ti interessa che io scopi con altri?”

Mickey si morse le labbra. Certo che gli interessava. Se solo Ian avesse avuto la minima idea della voglia di vomitare che lo stava pervadendo in quel momento. Ma non poteva dargliela vinta, giusto? 

“Certo che mi interessa, Gallagher. Cosa pensi, che abbia inseguito il tuo culo per anni per poi sposarti e vederti scopare altra gente? Che cazzo di problemi hai?” 

“Io… mi sembrava che fosse quello che volevi tu. Non mi hai fatto vedere cosa hai scritto.”

Scrollò le braccia di Ian dal suo corpo e si alzò. A volte era bello sovrastarlo, sentirsi più grande di lui. Si morse le labbra. Al diavolo. Prese il foglietto e glielo lanciò. Ian fu sorpreso, non se l’aspettava. Eppure la sorpresa svanì dal suo viso non appena poggiò gli occhi sul pezzo di carta stropicciato. La sua espressione crollò. Gli occhi sembrarono perdere quel minimo di vitalità ancora presente in essi, le sue labbra si trasformarono in una linea dritta. Lo pervase di nuovo quella sensazione. Ian parlò senza guardarlo, con gli occhi fissi sul foglio. Eppure la sua voce era ferma.

“Quindi vuoi scopare altra gente.” 

Mickey si ritrovò a sbuffare. “Col cazzo.”

Finalmente Ian lo guardò negli occhi. Ora sembrava semplicemente arrabbiato. “Il tuo foglietto del cazzo sembrerebbe dire un’altra cosa.”

Fanculo. Fanculo tutto questo. Fanculo le sue barriere di merda. Erano sposati, cazzo. Forse era l’ora di far crollare quel muro del cazzo. Sospirò. Si inginocchiò di fronte ad Ian e gli prese il viso tra le mani. 

“Ian, cazzo. Dopo tutto quello che abbiamo passato, pensi davvero che io voglia qualcun’altro che non sia tu? Pensi che manderei tutto a puttane dopo averti sposato, cazzo? Perché non vuoi capire che ti amo più di ogni altra cosa al mondo?” Si fermò. Asciugò col pollice una lacrima che era scappata dall’occhio di Ian. Lo baciò. “Ian. Lo devi capire, finalmente. Devi capire che non c’è cosa che tu possa fare che mi allontanerebbe da te. Non sarà la tua malattia a farlo, né il fatto che mi riempi di calci mentre dormi, né il fatto che non ti sai fare un maledetto toast senza bruciarlo.” Lo vide ridere e un peso indescrivibile gli scese dal cuore. Stavano bene, stavano bene. Ian appoggiò la testa sul suo petto. Gli diede un bacio tra i capelli. 

“Allora perché…”

“Ho scritto ciò che ho scritto perchè pensavo fosse ciò che volessi tu.”

Ian alzò la testa. “Perché penseresti una cosa del genere?”

Eccoci, pensò. Perché mi hai già abbandonato così tante volte, per esempio

Ma si fidava di Ian, ormai. Conosceva le sue insicurezze, e a volte lo odiava per questo. Doveva saperlo, ormai, che lui non lo avrebbe lasciato mai. 

“Sei stato tu a volerne discutere, quindi…”

Di punto in bianco Mickey fu attratto verso il corpo di Ian. Le loro labbra si scontrarono violentemente. Ian teneva stretta in pugno la sua canottiera, esattamente nello stesso punto su cui, qualche decina di minuti prima, aveva tracciato dolcemente le sue dita. Il suo alito sapeva di birra. Lo sentì sorridere nel bacio e non riuscì a trattenersi dal fare lo stesso. 

“Mick?” Le loro bocche si erano separate l’una dall’altra, ma si trovavano ancora estremamente vicine, il respiro di Ian era denso sul suo viso. 

“Hm?” Lo baciò di nuovo, la sua testa rossa tra le mani. 

“Non voglio che scopi con nessun altro, ok? E io non voglio scopare con nessun altro. Solo con te.” Sussurrò. Aveva gli occhi semichiusi. 

“Ok. Credo che riuscirò a trattenermi per te.” 

Ian sorrise. Era la visione più bella, più raggiante del mondo, per Mickey. “Vaffanculo.” Gli disse, ridacchiando. La sua risata, qualcosa di unico. Mickey ne fu subito contagiato.

“Ti amo, idiota.” 

Ian lo baciò di nuovo. “Ti amo anch’io.”

 
   
 
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