Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: V4l3    09/12/2020    2 recensioni
Dal testo [...] Alex ripensò a quella conversazione avuta con Francesca e si chiese perché sia lei che la madre fossero così convinte che lui l’avrebbe aiutata, non erano parenti, non avevano niente in comune e lei ora era lì per stravolgergli la vita.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
39

Stringeva il volante come a volerlo sbriciolare con le dita, la sua guida era scattosa e nervosa, ma non riusciva a calmarsi.

Possibile reagisse così solo perché quel ragazzino era risbucato come un coniglio dal cilindro?

Possibile non riuscisse a ragionare con lucidità quando pensava ad Alex e ad ogni cosa la riguardasse? 

Sbuffando entrò nel parcheggio dell'ospedale. Erano giorni che si era ripromesso di andarla a trovare e finalmente aveva trovato un attimo per andare da lei, felice di poter allontanare la mente da Alex e soprattutto all'idea di lei con quello.

Salì le scale, salutando l'infermiera solita che ormai conosceva sia lui che Mike, avendoli visti lì giorno e notte nel periodo peggiore per Jane e, quando si trovò davanti la porta dalla stanza della donna, rimase colpito piacevolmente vedendola seduta sul letto senza nessuna fasciatura a coprirle il capo

-E' permesso?- chiese bussando leggermente allo stipite della porta, la donna si voltò abbassando il libro che stava leggendo, sorpresa e subito il sorriso colorì i suoi occhi e le sue labbra

-Jas! Ciao!- le si avvicinò e l'abbracciò posando le labbra sul suo capo per lasciarle un piccolo bacio

-Come stai?- le chiese sedendosi accanto sul letto

-Molto meglio, grazie! Tuo padre?- Jason le guardò il viso, ormai ritornato per lo più come se lo ricordava, l'unica nota stonata era una cicatrice che le spuntava all'altezza della fronte, ora visibile, avendo i capelli legati in una morbida coda di cavallo, il suo sguardo era smeraldo e quel pallore che l'aveva caratterizzata all'inizio della convalescenza, per fortuna sembrava essersi dissolto

-Non si è ancora ripreso, non è una situazione semplice, ma uno come lui non molla tanto facilmente- scherzò facendo spuntare un sorriso anche a Jane

-E come mai non sei a Londra?- gli chiese curiosa, lui fece un'alzata di spalle e sbuffò

-Lo sai che l'aria di città non mi piace, così, sono fuggito- ammise facendola ridacchiare

-Avevo scommesso che saresti tornato in un mese, ma come al solito, non reggi più di due settimane- lo rimbeccò e lui sorrise sornione

-E ti pare poco? Stare lì è un incubo, te l'assicuro- a quelle parole la vide scuotere la testa ridendo

-Sei davvero cattivo- lui le accarezzò una guancia

- Che dicono i medici?- chiese volendo sapere come stesse davvero, la donna sospirò

-Il mio bacino è migliorato, diciamo che la frattura è rientrata,anche il braccio sta meglio, grazie alla fisioterapia, il problema adesso è la gamba, il sangue non circola come dovrebbe- spiegò –purtroppo credo che dovranno operarmi di nuovo perché alcuni vasi sanguigni sono stati compromessi con la rottura – Jason le prese una mano stringendola leggermente

-Hai sentito anche altri pareri medici?- chiese vedendole fare un cenno con il capo

-Mia sorella e il marito si sono informati facendo vedere la mia cartella anche ad un altro paio di medici, ma il responso è sempre lo stesso- ammise

-E quando ci sarebbe l'operazione?- sapere che dovesse di nuovo finire sotto i ferri gli aveva procurato un brivido

-Mah penso nei prossimi giorni, stanno facendo tutte le analisi del caso- gli disse per poi alzare una mano e accarezzargli una guancia sorprendendolo

-Cosa c'è Jas? Cosa ti turba?- gli chiese inclinando leggermente il capo con quello sguardo così dolce che lo colpì dritto al cuore.

Sospirò, posando una mano su quella della donna e imprimersi quel calore che Jane era sempre stata in grado di trasmettergli e di cui, ora, ne aveva immensamente bisogno

-Possibile sia un libro aperto per te?- le chiese abbozzando un sorriso che lei ricambiò divertita

-Non lo sei affatto, Jas- gli rispose dopo qualche attimo –non lo sei mai stato e credo tu non possa mai esserlo, ma ho imparato a capire quando il tuo sguardo è tormentato da qualcosa- Jason abbassò gli occhi sorridendo amareggiato

Lei lo amava, lo avrebbe sempre amato; un amore diverso, contorto forse, perché nato sotto una luce sbagliata, non era certo l'amore che aveva provato per Mike, quello vero, quello della passione, dei sogni, della complicità, ma quello che avevano creato in quegli anni era comunque una forma di amore che ti scalda il cuore e l'anima, sapendo che la persona che si ha davanti ti capisce e ti sta accanto comunque vada. Ripensare a come l'avesse trattata, gli procurò una fitta al cuore, non capiva come facesse ancora ad esprimere tanta dolcezza nei suoi confronti

-Non è un periodo facile- ammise dopo qualche minuto di silenzio, osservando le dita sottili di Jane, la sua carnagione chiara e liscia –Mi sembra di non riuscire a trovare la strada giusta per andare avanti, ho sempre la sensazione di sbagliare tutto ciò che faccio, tutto quello che dico- le confidò sospirando

-E' per colpa di quella ragazza che vive con te?- la domanda lo colpì, perché sperava di non doverne parlare, ma Jane era solita non girare intorno a certe cose, anche se lui l'aveva sempre bloccata dal sapere e, pur non condividendo, per amore, Jane lo aveva sempre assecondato.

La guardò e un lungo sospiro gli uscì dalle labbra prima di parlarle

-Sì- ammise –ma non si tratta di colpa sua o mia- aggiunse, Jane ascoltò non staccando mai lo sguardo da lui

–E' la figlia di Emma- poco dopo il suo risveglio in ospedale, le aveva detto che le avrebbe raccontato tutto quando sarebbe uscita, ma non era giusto aspettare –la ragazza che ho amato molto quando ero in Italia- e di nuovo sentì quel dolore sordo al cuore che con fatica ripescava quei ricordi.

-Siamo stati prima di tutto molto amici, molto- spiegò –pur amandola moltissimo, non ho potuto fare molto per lei, se non rimanerle amico per sempre, anche quando, per alcuni problemi piuttosto gravi si allontanò e se ne andò- girò il capo verso la finestra osservando il sole fare capolino tra le nuvole –sapeva dei miei sentimenti, ma proprio per i vari problemi che aveva, mi ha voluto proteggere; in qualche modo il suo era un amore che andava al di là di quei sentimenti classici, sono stato la sua spalla dove poteva piangere tutte le lacrime del mondo, quando credeva che niente e nessuno la potesse salvare; sono stato colui che ha cercato di starle accanto in ogni momento per aiutarla, per farla sentire meno sola, per farle vivere al meglio ogni giorno; sono quello che sapeva della sua sofferenza ma non è riuscito ad aiutarla quanto avrebbe davvero voluto- la mano di Jane gli si strinse alla sua e Jason la guardò con sguardo dolce-ma se prima mi davo tante colpe, adesso sto iniziando a perdonarmi- un leggero sorriso gli colorì il viso –anche se è un percorso lungo e complicato, sto imparando- e lo doveva anche ad Alex, a quello che era diventata per lui e quello che lei stessa gli aveva insegnato e, in quel viaggio di ritorno da Londra, raccontato

-Emma ha avuto una figlia?- la domanda di Jane lo riscosse dal suo silenzio e fece un cenno del capo

-La sua situazione familiare era un disastro, quando ha saputo della gravidanza se n'è andata per poter proteggere la sua bambina- Jane rimase in silenzio –ci siamo sempre scritti e a volte anche sentiti telefonicamente, ma negli ultimi tempi i nostri rapporti si erano notevolmente affievoliti- un'espressione amara gli comparve sul viso –pensavo che avesse finalmente voltato pagina, invece un giorno mi sono ritrovato davanti la porta sua figlia che mi ha detto che sua madre, prima di morire, aveva voluto che lei venisse a vivere con me, per poter continuare ad essere protetta e lontana dalla sua famiglia- gli occhi di Jane si sgranarono a quella rivelazione, sorpresa da quelle parole

-Vorresti dirmi che Emma è morta e sua figlia, per volere della stessa Emma, è venuta a vivere qui con te?- chiese per capire se avesse davvero compreso quanto le era stato detto; Jason fece un cenno con il capo

-La ragazza non poteva continuare a vivere in Italia, per cui, per proteggere la sua identità l'ha mandata da me chiedendomi di prendermi cura di lei, almeno finchè Alex lo riterrà necessario- spiegò tenendo per sé la speranza che quel tempo fosse il più lungo possibile

-Ma non è nulla per te- quella frase fece arricciare le labbra di Jason

-Adesso lo è- disse spiazzandola completamente –e molto- aggiunse vedendo lo stupore dipingersi sul viso della donna che aveva davanti.

-E' una ragazzina, Jas- disse in un sussurro, avendo capito subito e lui si limitò ad annuire –Non sei suo padre- continuò facendolo ridere

–Dio no!- disse –Per fortuna non lo sono!- il suo sorriso scemò vedendo lo sguardo di Jane, fattosi triste

-Provi qualcosa per lei- non fu una domanda, ma una semplice costatazione e Jason si limitò a fissare quello sguardo smeraldino fattosi più liquido non sapendo cosa dire, quando le vide abbassare il capo verso le sue mani strette in grembo

-E' grottesco- le uscì dalla bocca come in un sussurro

-Perché?- chiese ferito per quelle parole –Perché mi sono innamorato di una ragazza di vent'anni?- lei alzò di scatto il capo ad incrociare lo sguardo adirato dell'uomo che ancora le sedeva accanto

-Innamorato- ripeté incredula e lui, sentendosi punto sul vivo, si alzò sbuffando portandosi le mani ai fianchi guardando verso la finestra

–Innamorato?- chiese stavolta e lui si ritrovò a guardarla colpevole

-Come è possibile?- continuò la donna incredula –Lei...tu...- scosse la testa come a dover riordinare le idee dopo quanto aveva capito, a quel punto Jason le si avvicinò di nuovo prendendole le mani per attirare la sua attenzione

-Jane, ascoltami bene- le disse facendosi guardare–Ero venuto qui per stare con te e basta, non so neanche perché diavolo siamo finiti a parlare di questo!- aggiunse avviandosi nuovamente verso la finestra sospirando

-I miei sentimenti non devono uscire allo scoperto, è una confessione che mi sono lasciato sfuggire ora qui con te, ma è un discorso chiuso- specificò –stiamo affrontando una serie di problemi e quello che sento potrebbe essere la goccia che potrebbe far traboccare il vaso- si girò a guardarla –la sto aiutando- Jane sembrò comprenderlo

-Lei non sa nulla di quello che provi?- chiese e lui scosse la testa

–Non lo deve neanche immaginare- e sperò davvero che non lo avesse sospettato, Jane sospirò

-Come si fa a reprimere quello che si prova?- chiese –Forse con me ci sei riuscito perché non era reale del tutto, ma se quello che provi per lei è vero, come farai?- Jason rimase di sasso a fissarla

-Che diavolo dici, Jane? Io ho provato e provo amore per te! – disse rabbuiandosi e lei sospirò prima di continuare a parlare

–Non era e non è amore- disse lapidaria lasciandolo interdetto –e lo puoi vedere da come sono andate le cose tra di noi- aggiunse facendo sentire Jason in difetto

-Anche quello che c'era tra noi era amore- si ritrovò a ribattere facendola sorridere amaramente

-Forse all'inizio, forse per me- e queste parole gli fecero male, capendo quanto potesse avere ragione, abbassò il capo frustrato

-Lo vedi, sbaglio su ogni fronte- si ritrovò a dire esasperato, dopo attimi di assoluto silenzio, in quel momento sperò di poter sparire per non dover continuare con quanto gli stesse accadendo

-Ti ho già detto che abbiamo sbagliato entrambi, Jas, non ti devi colpevolizzare- lui rialzò il capo vedendola ferma sul letto a fissarlo con sguardo più dolce

-E' strano e fa male, lo ammetto, sentirti dire che ti sei innamorato e di una ragazza così giovane- Jason si strinse nelle spalle sapendolo –ma sono felice che hai trovato il coraggio di dirmelo- lui sospirò ancora e poi si ritrovò a sorriderle

–Con Mike? Come va?- chiese per cambiare discorso vedendole incupire la sua espressione incrociando le bracci al petto 

–Sì, una volta, è stata pure troppa- Jason le si sedette nuovamente accanto

-Avete discusso?- chiese e lei fece un cenno con il capo guardandolo

-Certe cose non cambiano mai, Jas, quelle che ci hanno ferito, quello che ci è successo, non possiamo pensare che siano cancellate in poco tempo- gli disse con volto cupo e lui sapeva di cosa stesse parlando, sapeva per esperienza cosa volesse dire

-Lo so bene, Jane, ma come ti ho già detto, potreste imparare a convivere con il vostro passato e trovare il coraggio di aprire i vostri cuori dicendovi quello che non avete avuto il coraggio di dirvi all'epoca- lei sospirò

-A che scopo?- chiese –Perché dovrei? Perchè dovremmo?- aggiunse –Ci conosciamo bene e quando ci troviamo in una stessa stanza quello che riusciamo a dire serve solo a ferire l'altro- Jason abbassò il capo

-Lo so e credo sia più che normale riversare il rancore che avete, ma parlare, servirà per entrambi ad andare avanti, a ricominciare a vivere davvero, Jane- quando la guardò scorse il suo sguardo più liquido

-Lo dovete a voi stessi, altrimenti rischiate di vivere in rimpianti e rancori ancora per molto- lei abbozzò un sorriso voltando il capo verso la finestra

-Credo che non riusciremo mai a farlo- replicò in un sussurro – il dolore è tanto e la delusione ancora troppo viva- lui le prese il viso per farsi guardare

-Lui non aspetta altro Jane, e anche tu infondo- lei ampliò lo sguardo abbassando il capo –la rabbia e i rancori finiranno prima o poi, ma cosa vi lasceranno?- le sorrise –Tornerà e tornerà sempre da te, dipende solo da quello che vuoi- lei sospirò sciogliendo quel contatto

-Non so cosa voglio, Jas, per ora mi accontento di stare meglio- poi lo guadò di nuovo negli occhi –Dovresti farlo anche tu, per te stesso- Jason rimase sorpreso da quella frase e lei continuò

-Immagino che Mike sappia tutto di te e quella ragazza e forse fa anche il tifo per voi due- il suo sguardo si fece più serio –ma io no- Jason si trovò ad aprire la bocca e lo sguardo colpito

–Penso che non sia giusto per nessuno dei due, penso che tu ti sia trovato a provare quei sentimenti, solamente perché quella ragazza ti ha riportato a galla nella testa e nel cuore, a rivivere quei sentimenti molto forti, ma non è quello che sarebbe successo se non avessi avuto dei trascorsi importanti con la madre- Jason si alzò dal letto sentendosi a disagio per quelle parole che, dette da Jane, acquisivano un sapore talmente amaro che gli sembrò di avere appena sentito la sua bile

-Quello che dici mi sembra dettato un po' da ciò che provi per me- si ritrovò a ribattere allontanandosi, ma lei scosse la testa

-No, Jas- disse con pacatezza, ma assolutamente convinta –lo dico perché ti conosco da tempo e penso che quello che ti sta accadendo sia il risultato di ciò che ti ha riportato alla mente l'arrivo di Alex- Jason la guardò credendo di star sognando, in qualche modo sperava o aveva creduto che Jane avesse potuto in qualche modo, come Mike, appoggiare quel suo sentimento, ma sentendola parlare in quel modo non potè non sentire un certo disagio

-Non so come dovrai aiutarla, ma pensa bene a ciò che fai, perché ti potresti ritrovare a doverti leccare delle ferite talmente profonde che niente e nessuno potrà curarti- Jason abbozzò un sorriso di circostanza

-Perché dovrei rinunciare a quello che provo?- la provocò e lei dopo averlo osservato a lungo rispose

-Perché a volte fa meno male lasciare quando si è ancora in tempo, piuttosto che continuare a credere a qualcosa che poi si può rivelare per ciò che non è, te lo dico per esperienza- Jason a quel punto si ritrovò a serrare le mascelle ferito da quelle parole

-E' meglio che vada- disse semplicemente avviandosi alla porta, per poi fermarsi e guardarla 

–So solo che ho davanti a me, una persona che ha rinunciato a qualcosa di molto importane continuando poi a fuggire da quello che avrebbe dovuto affrontare e, Jane, ti posso assicurare che non commetterò il tuo stesso errore- lei a quel punto stese le labbra in un leggero sorriso

-Anche io pensavo di non commettere errori, eppure sono qui, in un letto di ospedale perché non ho saputo controllare i miei sentimenti- rispose

Uscito dall'ospedale il suo umore era più nero di quel pomeriggio carico di pioggia pronta a riversarsi da lì in pochi minuti, camminò a passo svelto verso l'auto sentendo un peso al petto che gli impediva di respirare con regolarità.

Jane era stata crudele a parlargli in quel modo, sottolineando il fatto che si trovasse in quelle condizioni per causa di quello che c'era stato tra loro. Sapeva quanto avesse in fondo ragione, ma sentirselo dire in faccia, con quella schiettezza, aveva fatto male, più di quanto avesse voluto ammettere.

****

Salì in auto prendendo un profondo respiro avviando il motore per dirigersi al Blue Line

Una volta dentro, notò subito un po' di gente, alcuni li salutò velocemente per poi dirigersi al suo solito posto, dove si sedette a peso morto; Mike gli si avvicinò posandogli  una birra davanti

-Tutto bene?- gli chiese con il suo solito sorriso e Jason cercò di ritrovare un po' di calma facendo un cenno con il capo bevendo un po' di quella bevanda che tanto amava, anche se quella sera sembrava avesse un sapore troppo amaro

-Alex è stata accompagnata da Thomas prima- gli riferì Mike appoggiandosi al bancone –Dove diavolo eri finito? –Jason spostò l'attenzione proprio su Alex che in quel momento uscì dalla cucina: aveva indossato abiti più comodi rispetto a come era andata al colloquio quella mattina coperti, ora, dal grembiule scuro con la scritta del pub sul davanti, portava i suoi bei capelli lunghi legati in una morbida treccia, con alcuni ciuffi ribelli, sorrideva con in mano alcuni piatti che posò ad un vicino tavolo, scambiando due battute con uno dei due uomini, ma nel momento in cui si girò per tornare in cucina i loro occhi si incrociarono e lui vide il sorriso di lei ampliarsi un poco facendolo sentire improvvisamente molto meglio, si avvicinò muovendosi con disinvoltura fra i tavoli

-Ehi, ciao- lo salutò spostandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio

-Ciao- rispose lui ritrovandosi ad arricciare le labbra in un sorriso

-Tutto bene?- si limitò a rispondere con un cenno del capo bevendo ancora un po' di birra

-Jane?- a quella domanda sia lui che Mike si irrigidirono

-Meglio- rispose semplicemente rivolgendosi poi verso Mike che lo guardò con aria interrogativa

-Alex, c'è questa comanda- disse Mike passandole un foglietto  con un ordine e lei subito si avviò in cucina non prima di aver rivolto verso Jason un'ultima occhiata, come a volersi sincerare che il malumore che lo aveva fatto comportare come quella mattina, si fosse davvero dissolto.

-Sei stato da Jane?- Jason sospirò prima di fare un cenno d'assenso con il capo a Mike che a sua volta si ritrovò a sospirare pesantemente appoggiandosi con i gomiti al bancone

-Ti ha detto che sono stata a trovarla, immagino- constatò e Jason fece nuovamente un cenno del capo senza aprire bocca

-E'così diversa- il moro alzò il viso per osservare il rasato, assorto, con lo sguardo verso il bancone in legno scuro –E'sempre Jane, ma è anche molto diversa, sembra più diretta quando parla- Jason sospirò ancora una volta, diretta era un eufemismo, pensò nel ricordare quello che gli aveva detto

-Le ho parlato di Alex- confessò e Mike si ridestò dai suoi pensieri, guardandolo –in realtà aveva capito che c'era qualcosa che non andava -sbuffò finendo la birra –l'ho sempre bloccata, quando faceva domande, o mi chiedeva di lei- guardò Mike negli occhi –l'ho sempre frenata, non ha mani saputo molto neanche di Emma, ma oggi gli ho raccontato chi fosse e chi è Alex- Mike si passò una mano sul capo sospirando

-Immagino che non l'abbia presa molto bene- affermò e il moro si trovò a fare un'alzata di spalle prima di rispondere

-A dire il vero sembrava come se già sapesse tutto, mi ha detto che aveva capito quanto Alex fosse una persona importante per me, sapendo quando sia restìo con le persone in generale, ma permettendo ad una sconosciuta di vivere a casa mia- spiegò- diciamo che ha fatto due più due, ma poi mi sono ritrovato a dirle che provo dei sentimenti per questa ragazza e lei a quel punto ha esternato chiaramente che non condivide per nulla questa cosa-

Mike prese un bicchiere e se lo riempì di birra bevendone un lungo sorso

-Che ti aspettavi? Prova ancora amore per te- Jason scosse la testa

-No, non l'ha detto per questo, ma credo lo pensi davvero-affermò Jason-le fa ribrezzo che io provi qualcosa per una ragazza di neanche vent'anni- Mike abbozzò un sorriso di circostanza servendo due ragazze che si allontanarono subito dopo verso il proprio tavolo

-A me ha detto di lasciarmi alle spalle il mio passato; per lei quello che è successo tra noi è stato determinato soprattutto da quello che ho vissuto con mia madre- Jason lo guardò colpito, sapendo bene quanto fosse delicato quel discorso per Mike: il fatto che la madre avesse sofferto di depressione, il disagio che da sempre si portava addosso nel vivere in quel posto, con l'obbiettivo di volersene sempre andare, arrivando a farlo lasciando lì i suoi figli; forse Jane aveva centrato in pieno il punto con Mike, ma lo aveva fatto troppo presto, andando come un cecchino a centrare quell'argomento sicuramente spinoso

-Senti, credo che l'incidente le abbia fatto fare un bel reset della sua vita fino ad ora- esordì il moro dopo poco -si è resa conto di tutti gli errori che ha fatto, che abbiamo fatto noi nei suoi confronti, perché ammettiamolo, Mike, di responsabilità con lei ne abbiamo a valanga- Mike si passò le mani sugli occhi sospirando

-Sì, è vero, ma non è facile sentirla parlare così- Jason sospirò ancora una volta voltandosi verso il locale, pensando che avesse ragione anche il suo amico, ma se si metteva nei panni di Jane probabilmente avrebbe fatto molto peggio nei loro confronti; poi la sua attenzione venne attirata da quel tizio che entrò nel locale con un suo amico, sentendo subito le mani prudergli, che diavolo voleva ancora? Li vide avvicinarsi al bancone parlottando e una volta davanti a Mike lo salutò con una stretta di mano

-Ciao, Mike, è bello rivederti- disse

-Ciao Thomas, anche per me, sei in ferie?- chiese e il ragazzo sorrise

-Sì, non molto purtroppo- e si rivolse al suo amico –Due birre?- quello acconsentì e Mike li servì, ma prima di allontanarsi per sedersi a qualche tavolo, richiamò il rasato

-Scusa, Mike, ma Alex è in cucina?- Mike girò lo sguardo verso Jason poco lontano e così fece anche Thomas e, incrociando quello sguardo, si rabbuiò

-Sì, è dietro, te la devo chiamare?-chiese Mike un po' titubante, notando il modo in cui quei due si fossero adocchiati

-Se al cane da guardia non da fastidio, ovviamente- puntualizzò Thomas.

A quel punto Jason si alzò dal suo sgabello con uno scatto andandogli davanti con aria minacciosa, dimentico di tutto quello che si era ripromesso

-Che cazzo hai detto?- gli chiese a un soffio dal viso, l'amico di Thomas per lo spavento si tirò indietro, mentre alcuni lì accanto, vedendo la scena, si voltarono interessati, forse sperando di vedere una bella rissa, come non si vedevano da troppo tempo in quel pub

-Che vorrei vedere Alex, se al suo cane da guardia non dà fastidio- ripetè il ragazzo sfrontato e Jason lo prese per il colletto della giacca che indossava pronto a scaraventarlo fuori dal locale, se non fosse intervenuto Mike

-Ehi! Fermatevi!- disse mettendosi in mezzo cercando di allontanarli –Non facciamo cazzate!- ruggì guardandoli male, mentre i due continuavano a trucidarsi con gli sguardi

-Thomas, fammi il favore di andarti a sedere, ti chiamerò Alex credo sia libera- disse il rasato rivolto prima al giovane –E tu, Jas, rimetti il culo sul tuo fottuto sgabello!- gli intimò spingendolo e il moro dopo un'ultima occhiataccia verso quel ragazzino si voltò e si rimise a sedere con la voglia prepotente di chiudergli quella bocca con un sonoro pugno

-Ma si può sapere che cazzo ti prende?- una volta sinceratosi che anche Thomas si stesse allontanando, Mike si parò davanti a Jason con lo sguardo allucinato –E' un ragazzino, ti provoca e tu ci caschi?- chiese retoricamente –Ma sei diventato tutto scemo?- detto questo gli posò davanti un'altra birra –Amico, rischi una bella denuncia e qualche notte di galera, se gli spacchi la faccia!- gli disse a denti stretti –E non mi sembra questo il momento più adatto!- aggiunse, Jason si trovò a sbuffare

-Falla finita, Mike!- lo fermò – Non mi frega un accidente di denunce o altro, a quello prima o poi gli spacco la testa! Non lo sopporto!- ruggì e Mike a quel punto lo prese per una spalla avvicinandoselo al viso in malo modo

-Smettila, coglione! Rischi di mettere nei guai anche Alex con questo tuo diavolo di carattere!- sbottò a denti stretti –Quelli dell'immigrazione soggiornano nel mio cavolo di hotel!- Jason a quel punto sgranò lo sguardo, sorpreso a quella rivelazione

Vedendolo improvvisamente gelato da quanto gli aveva appena comunicato, Mike lo lasciò con un profondo sospiro

-Sono venuti oggi, hanno prenotato per almeno una settimana  e prima o poi mi chiameranno per parlare di te e Alex- Jason lo guardò con occhi sgranati –Stanno qui in città, ho parlottato un po' con il tizio e mi ha detto che non potevano più fare avanti e indietro con Londra, per cui ora sono stanziali qui, ti conviene legarti le mani se non vuoi davvero combinare un disastro- in quel momento uscì dalla cucina Alex con un ordine, e subito venne intercettata da Thomas che le fece un cenno con la mano, lei ricambiò il sorriso e dopo aver servito un ennesimo tavolo, si sedette con loro; Jason a quella scena sentì il sangue ribollirgli nelle vene

-Distraiti, Jas, finirai con commettere qualche cavolo di errore- disse Mike osservando anche lui come Alex stesse ridendo a qualche battuta di Thomas

-Dio, impazzirò, lo so- ammise Jason coprendosi gli occhi con le mani, sentendo il mal di testa iniziare a farsi sentire –me lo sono ripetuto un milione di volte, Mike, ma non ce la faccio- si lagnò e Mike sospirò sapendo bene quanto il suo amico fosse difficile da controllare.

****

Era stata una serata estenuante, pensò Jason, alzandosi dallo sgabello; non era servito parlare con qualcuno lì al pub, tirare due tiri a biliardo, fumare; nulla gli aveva permesso di tenere la testa occupata, ogni attimo era fatto per allungare uno sguardo verso quel maledetto tavolo dove Alex alla fine era rimasta, avendo poco lavoro in cucina, raggiunta pure da Liz che ogni tanto gli aveva rivolto uno sguardo per poi sorridere divertita in sua direzione, facendogli venire il dubbio che lo stesse letteralmente provocando, giungendo alla conclusione che avrebbe strozzato pure lei.

Ormai erano rimasti lui e quei due ragazzini che proprio in quel momento stavano uscendo e Jason si trovò a sospirare di sollievo per non averceli più davanti agli occhi

-Ci vediamo domani- disse Alex uscendo dalla cucina senza più grembiule o piatti, rivolta a Mike che le sorrise salutandola facendole un occhiolino, come sempre, prima di rientrare in cucina per chiudere tutto

-Alex!- Liz le si avvicinò –Allora fammi sapere se vuoi venire con noi, ti passo a prendere- le disse, Jason si trovò a incupire lo sguardo

-Thomas mi ha detto che vuole passare lui e poi veniamo noi da te- sentì ribattere Alex e subito il suo stomaco si strinse tanto da fargli ribollire le birre che aveva ingerito, così senza aspettarla si diresse fuori il locale per potersi accendere una sigaretta cercando di calmare i nervi; come si faceva a far finta di niente?

Sbuffò infastidito guardando verso la porta dove la vide uscire e dirigersi verso di lui con quelle labbra tirate in un leggero sorriso, la sciarpa ben avvolta intorno al collo e sulle spalle per ripararsi dal freddo di quella sera, teneva le mani nelle tasche e aveva occhi solo per lui; poi però una voce la chiamò facendola fermare e Jason non trattenne una parolaccia capendo di chi fosse

-Ehi!- Thomas le si avvicinò, Alex gli sorrise sorpresa di vederselo arrivare incontro

-Pensavo fossi andato via- lui ridacchiò divertito, stringendosi il cappotto addosso

-Volevo chiederti quando possiamo avere un po' di tempo per noi- le disse prendendola alla sprovvista -E' successo tutto così in fretta, Alex, vorrei parlare con te di ciò che è successo, chiarirci- Alex sentì l'imbarazzo assalirla: in fondo al suo cuore, sperava che Thomas, con il suo arrivo, non riprendesse in mano il discorso di Londra, proprio perché non avrebbe avuto parole per spiegare il suo tornare indietro, in quel paesino sperduto e da quell'uomo; quella mattina avevano preso un caffè, ma avevano scherzato e parlato di tutto tranne di ciò che era accaduto, grazie anche alla presenza di Liz e Mark, ma ora non c'era modo per tirarsi indietro.

-Immagino che ti debba una spiegazione- si sforzò di rispondergli vedendolo stringersi nelle spalle

-Ho paura di aver esagerato- la guardò attentamente –mi sono lasciato andare e credo di averti messo un bel po' di pressione chiedendoti di vivere insieme, senza conoscerci così tanto, senza aver fatto un passo alla volta- sospirò scuotendo leggermente la testa –ma quello che sento non è cambiato e vorrei avere la possibilità di ricominciare da capo- Alex sentì la dolcezza e la forza di quelle parole, il coraggio che in quel momento Thomas stesse dimostrando, parlandole come sempre a cuore aperto; un sorriso le spuntò sulle labbra

–Hai ragione, Thomas, non mi sono comportata molto bene- ammise abbassando leggermente il capo –è stato un periodo un po' complicato per me, ma in realtà non c'è molto da dire, io dovevo tornare- la mano di Thomas le si posò delicatamente sul viso facendogli alzare di nuovo lo sguardo per incrociare quello scuro e caldo del ragazzo

-Mi sei mancata- le disse lasciandola senza parole e un sorriso sincero colorì il volto del ragazzo che lei si ritrovò a ricambiare sentendo il calore di quel sentimento che lui mostrava senza alcuna riserva.

Un violento strattone, però interruppe bruscamente quel momento.

Alex presa in contropiede si ritrovò ad incespicare sui suoi stessi piedi, ma per fortuna a tenerle un braccio c'era Jason e lo stesso Thomas aveva avuto la prontezza, nonostante fosse stato spinto malamente, di prenderle al volo una mano per non farla cadere

-Jason!- Alex guardò stralunata l'uomo al suo fianco, nero di rabbia, le teneva stringendola tanto da farle male, ma quello che la ferì fu l'occhiataccia che le rifilò per poi guardare di nuovo verso Thomas

-Levati dai piedi!- disse rabbioso facendo un passo verso Thomas quel tanto da far sciogliere le loro mani

-Stavo appunto pensando quanto ci avrebbe messo a farsi vedere il suo cane da guardia- dopo la sorpresa iniziale, Thomas aveva ritrovato subito la sua solita compostezza e quelle parole ghiacciarono letteralmente il sangue nelle vede di Alex che mossa dall'istinto, si aggrappò al braccio di Jason, sicura che stesse per prenderlo a pugni

-Thoams!- lo richiamò arrabbiata, ma Jason la fermò portandosi davanti a lei

-Se non te ne vai, giuro che ti faccio ingoiare i denti!- gli disse fronteggiandolo, occhi negli occhi, Alex sentì le gambe farsi molli per la paura che quei due stessero per fare a botte

-Per favore smettetela!- cercò di farsi sentire e strattonò il braccio che Jason ancora teneva stretto a sé

-Vorrei davvero capire perché ti intrometti sempre, ogni volta che Alex ed io parliamo- continuò un imperterrito Thomas, per nulla intimorito dal trovarsi davanti un uomo alto venti centimetri più di lui e fisicamente più grosso, nonché furioso

-Thomas! Per favore!- Alex, liberatasi da Jason, riuscì a mettersi in mezzo

–Ci vediamo domani, va bene?-gli disse supplicandolo con lo sguardo e spingendolo gentilmente –Adesso è tardi, parleremo domani- lui a quel punto abbassò lo sguardo su di lei e la seriosità del suo volto sparì per ritrovare un'espressione più tranquilla

-Hai ragione- le disse con un sorriso dolce –Ti vengo a prendere alle tre-

-Perfetto, a domani!- e solo in quel momento alzò il viso verso un Jason che la fissava con sguardo nero come la notte sopra di loro, le ricordò un animale selvatico e per un attimo venne attraversata dal timore che non l'assecondasse, piombando su Thomas con tutta la sua rabbia, ma senza dire nulla lo vide girarsi, prendendole di nuovo il braccio per farsi seguire

-Ah! Alex!- quando Thomas la richiamò lei si fermò di nuovo e si girò verso di lui, sperando capisse di accantonare per il momento il discorso, ma lui le si avvicinò al viso per lasciarle un bacio sulla guancia

–Buona notte- le sussurrò mentre Alex avvertì il sangue farsi fuoco e ghiaccio allo stesso tempo, la presa di Jason sul suo braccio fremette e vide Thomas fare un sorrisetto di scherno verso il moro prima di allontanarsi.

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: V4l3