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Autore: PathosforaBeast    11/12/2020    0 recensioni
Clara attraversò la stanza con l’eleganza di una pattinatrice artistica sul ghiaccio. Il collo allungato, le spalle dritte, il cappotto invernale che nonostante gli immensi strati di stoffa sembrava volteggiare insieme a lei tra la folla e lo sguardo deciso di chi a vent’anni vuole cambiare il mondo. Si guardò intorno, notandolo seduto in un angolo e stretto tra un laptop e le maniche della camicia arrotolate attorno ai gomiti, completamente assorto da uno schermo bianco che sembrava non volerlo aiutare.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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agli angeli senza ali.
 
 
Segni.



La giornata era fredda e scendeva una pioggia fitta. Alex entrò in un bar più per scaldarsi che perché desiderasse veramente qualcosa. Ordinò l’ennesimo bicchiere di whiskey ma mentre lo beveva, si sentì toccare una spalla. Era una donna poco più giovane di lui, che lo fissò, poi sorrise: “Ma davvero non mi riconosci? Per te salvare la vita a una persona è ordinaria amministrazione?”
Allora Alex si ricordò.
 
Non era una mattinata così diversa da questa. Era anonima, con la stessa pioggia autunnale che ingrigisce il cielo e ti chiede un momento per poter riscaldare l’anima. Clara attraversò la stanza con l’eleganza di una pattinatrice artistica sul ghiaccio. Il collo allungato, le spalle dritte, il cappotto invernale che nonostante gli immensi strati di stoffa sembrava volteggiare insieme a lei tra la folla e lo sguardo deciso di chi a vent’anni vuole cambiare il mondo. Si guardò intorno, notandolo seduto in un angolo e stretto tra un laptop e le maniche della camicia arrotolate attorno ai gomiti, completamente assorto da uno schermo bianco che sembrava non volerlo aiutare.
 
“Pensi che avrei mai potuto dimenticarti?” Alex le rispose, riprendendo a bere. “ Il passato non è una ferita che si cicatrizza e scompare, è… eravamo noi”.
Lei riaccavallò le gambe, accennando un sorriso: “ Neanche io avrei mai potuto farlo. Tutto quello che abbiamo vissuto, tutto quello che abbiamo condiviso è stato incredibile. Eppure…” si strinse una mano al petto e per un momento tanto effimero quanto prezioso sembrò che il mondo si fosse zittito di fronte ai suoi occhi lucidi.
“ … non è stato abbastanza”. Finisce di bere, schiarendosi mente e cuore.
 
Era bastata una semplice scusa di vedersi di fronte a un caffè ( “che se proprio devo dirtelo, nonostante apprezzi la tua cortesia, nemmeno mi piace! È troppo amaro, preferisco le cose dolci, come me”.) per arrivare a lasciare gli addetti al banco sempre così graziosamente affascinati dalla ormai rinomata ‘coppia delle 13’ con i loro sorrisi felici e le voci squillanti, che ormai era diventata una consuetudine vedere il dolce della casa già pronto al solito tavolo, quello accanto alla finestra e il vaso di ortensie, fino a che i visi diventavano pericolosamente vicini. Per Alex era impossibile riuscire a trattenere un sorriso a ogni timido sobbalzo di Clara, alle sue guance che diventavano rosse perché le parole erano così futili da lasciar parlare gli occhi per lunghissimi, interminabili minuti mentre studiavano ogni centimetro di pelle.
“Lo sai che tra poco saranno le tre e che se non mi lascerai andare, mi vedrò costretta a rinchiuderti in stanza con il mio responsabile così la lavata di capo questa volta non dovrò essere io a prendermela, mh?” continuava a sussurrare all’orecchio mentre continuava a lasciare baci sulla spalla e tremare per le carezze sui fianchi. Allora continuava a mordersi un labbro, nell’invano tentativo di voler nascondere un sorriso. “Mio bel giornalista, lo sai che sei proprio una cattiva influenza?”
“E io che pensavo di essere un galantuomo perché ti stavo per lasciar andare via così velocemente” disse mentre lei sussultò perché la discesa delle sue labbra divenne sempre più sensuale e diretta. “Dimmi solo che lo vuoi quanto me”.
 
Doverla vedere scappare a lavoro, anche se con la certezza che sarebbe ritornata da lì a poco, era sempre strano. Tutte le volte sembrava che quel grattacielo non l’avrebbe mai più ridata al mondo, che l’avrebbe inghiottita tra i suoi vetri azzurri e le cravatte di un nero nitido. Tutto restava ovattato ad eccezione del rumore della zip che, richiusa, era così meccanico e del profumo di lei che sembrava imprimersi dentro le ossa e delle labbra ancora meravigliosamente sensibili.
Clara si avvicinò nel primo taxi che si fermò si fronte a lei, con il vento che le scompigliava i capelli mentre con una risata diceva al taxista: “ Mi porti via altrimenti il mio ragazzo non mi lascerà più andare! Il mio turno inizia alle tre e un quarto, dobbiamo volare!” E prima che riuscisse ad entrare, Alex corse verso di lei e le lasciò un bacio sul collo. “ Vai e rendimi fiero”.
Lei continuò a sorridere finché non iniziò ad allontanarsi con quella piccola auto gialla verso l’orizzonte e diventare un minuscolo punto che colorava lo scenario.
Finché un’onda grigia e un’esplosione riempirono anche l’angolo più insignificante di New York.
Spiazzando ogni colore, rumore o risata che c’era stata fino a quel momento.
Radendovi tutti al suolo.
 
Ci erano voluti anni, pianti e tante notti insonni per far arrivare Alex alla conclusione che quella era stata l’ultima volta in cui si erano realmente vissuti. Si susseguirono una serie di conversazioni imbarazzate e imbarazzanti finché le differenze divennero molto più forti delle somiglianze e lasciarsi come buoni amici divenne la soluzione meno dolorosa.
 
“ Clara, ricordati solo una cosa. Voglio che tu tenga bene in mente che quell’11 Settembre non sono stato io o qualche dio a noi sconosciuto a salvarti”. Alex le disse, osservandola irrigidirsi. “ È stata la tua voglia di vivere e sopravvivere. Sei stata la sola a darti la forza necessaria per arrivare fin qui”.
“ Istinto di sopravvivenza, mi dici?” rispose Clara, posando il bicchiere ancora mezzo pieno sul bancone e sfiorando la scia rossa tracciata dal suo rossetto. “Io so solamente che se tu non ci fossi stato, io non sarei più qui. Non sarei più una donna fatta di carne ed emozioni” disse, sfilandosi la collana e girandola attorno al polso. “ Sarei solo un misero ricordo”.
Clara inspirò e nascose il viso nell’incavo della sua spalla lasciando un bacio nel punto che sapeva che lui amasse. “ Non ti dimenticherò mai. Grazie per tutto”.
Alex le accarezzò i capelli. “… ma ora è tempo di andare, giusto?”
Le sfiorò per un’ultima volta la guancia, posando le labbra sulla guancia umida. Prese il suo viso tra le mani, come amava lei, nascondendola agli occhi del mondo e rendendola visibile solo a lui.
La baciò.
“ Ti apparterrò per sempre”.
 
 
 



 




 

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