Cap
41 Conseguenze
Nell’esatto
momento in cui la freccia di luce aveva
trafitto e ucciso Tritone l’arco tenuto ancora in mano da
Aris si era dissolto
nell’aria in mille particelle di luce.
In
quella radura dove fino a qualche istante fa vi
erano riecheggiate grida, urli e rumori di battaglia, adesso vi era un
completo
silenzio, qualcuno avrebbe potuto anche definirlo inquietante.
Il
re del mare era finalmente morto, si era dissolto
in spuma sotto gli occhi sgomenti di tutti i presenti. Ma cosa sarebbe
successo
ora? Volti confusi di cacciatori e tritoni si guardavano attorno in
attesa di
capire cosa fare, era come se fossero in attesa che qualcuno gli
dicesse cosa
fare e forse era proprio così.
In
quegli attimi preziosi di quiete i cacciatori
superstiti si radunarono sulla riva con le armi ancora ben strette in
mano, l’esercito
di tritoni, al contrario, era rimasto immobile come pietrificato in
attesa di
nuovi ordini; i loro volti stanchi e confusi si cercavano
l’un l’altro per tentare
di capire cosa fare. Nel momento esatto in cui Tritone era morto i loro
ordini
erano stati sospesi; per chi combattere se non c’era
più un re? Chi li avrebbe
guidati in battaglia? Per chi avrebbero dovuto combattere adesso?
In
un turbinio confuso di parole e gambe Aris
incespicando nei propri passi si mise a correre verso Elena.
Si
gettò a terra al suo fianco stringendola forte a
sé,
voleva rassicurarla, scacciare la sua paura, ma anche lui ne aveva
avuta molta
in quei lunghi istanti in cui aveva temuto di perderla per sempre.
“va
tutto bene, è finita” La ragazza tremante si fece
avvolgere dal suo abbraccio, incapace di realizzare cosa fosse appena
successo.
Il suo battito rimbombava come un tamburo nelle sue orecchie, la paura
e
l’adrenalina avevano preso il sopravvento scuotendo il suo
corpo che si
ritrovava a tremare.
E
nonostante la sua logica le ripetesse di essere
ormai al sicuro le sue emozioni avevano avuto la meglio,
iniziò a piangere
tentando invano di asciugare gli occhi che le appannavano la vista
“ho avuto
così paura” ammise lei a denti stretti.
Il
rosso le accarezzò i capelli tentando di
rassicurarla, “lui non potrà più farci
del male.”
La
ragazza si scostò da lui giusto il tempo di
prendergli la mano e consegnargli gli anelli.
“no,
tienili tu, dobbiamo ancora risolvere con i
cacciatori” il ragazzo le richiuse gli anelli nella sua mano.
“perdonate
l’intrusione” l’interruppe Nick
avvicinandosi “ma qualcosa laggiù sta diventando
instabile” con la mano indicò
ai due ragazzi il centro del lago.
Avevano
ignorato i lampi e le scintille che venivano
dal lago, il tridente dopo essere scivolato dalle mani del re, era
caduto
nell’acqua sprofondando lentamente verso il centro del lago,
adesso proprio
dalle sue profondità una luce immensa aveva preso a
illuminare tutta l’acqua, sia
i tritoni che gli umani si ritrovarono ad arretrare spaventanti da quel
nuovo
evento, nel giro di pochi istanti proprio dal fulcro della luce prese a
formarsi un mulinello sempre più grande. Sotto gli occhi
meravigliati di tutti,
il tridente iniziò ad emettere scariche elettriche.
“sta
diventando instabile” gli gridò Ursula uscendo a
fatica fuori dall’acqua. “Se non fai qualcosa
subito ucciderà tutti quelli che
sono in acqua!” gli intimò lei.
“il
potere del tridente non può rimanere incustodito,”
sussurrò Aris a bassa voce ad Elena, sapeva cosa
significasse prendere in mano
il tridente.
I
cacciatori stavano assistendo a tutta la scena senza
muovere un dito.
“cosa
aspetti Aris, prendi quel maledetto tridente e
ferma questa catastrofe!” gli gridò Nick incapace
di capire perché tanta
esitazione.
“Se
Aris impugnerà il tridente diventerà il nuovo Re
di Atlantica.” Gli rispose Elena
“e
questo vuol dire che non potrò mai più vivere
sulla
terra” concluse Aris per entrambi.
Altre
saette blu iniziarono a schizzare fuori dal lago
verso il cielo, il tridente si stava sovraccaricando, il cielo si era
oscurato
e sembrava in arrivo una tempesta di fulmini.
Elena
lo strinse in un abbraccio,
“se
tu mi dirai di non andare,” le prese il volto fra
le mani asciugandole le lacrime, poi la fissò dritto negli
occhi “io non
andrò”.
Per
quanto la ragazza avesse voluto dirgli di non
andare, di restare lì con lei e lasciare che qualcun altro
della famiglia reale
prendesse il tridente, cosa peraltro impossibile visto che
lì vi era solo Aris,
non l’avrebbe fatto. Non poteva essere così
egoista.
Si
specchiò nei suoi occhi azzurri cristallini senza
vacillare, sapeva che quel momento sarebbe potuto arrivare.
“Questo
non cambierà niente” gli bisbigliò lei
senza
mostrare la minima esitazione ma facendosi comunque sfuggire
l’ennesima
lacrima.
“Invece
cambierà tutto” le rispose lui raccogliendo
sul pollice la sua lacrima.
Una
folata di vento li travolse inaspettatamente, i
suoi capelli le sferzarono il viso come liane impazzite, ciò
fu un bene perché
la riportò alla realtà, non voleva guardarlo in
faccia, non voleva fargli
vedere quanto quelle parole che stava per dire la facessero soffrire.
“Devi
andare Aris, tutti loro contano su di te.”
“Lo
so. Ma che ne sarà di noi?”
“Troveremo
un modo Aris, ci inventeremo qualcosa...”, posò
la mano su quella di lui ancora ferma sulla sua guancia, poi gli
sorrise come
solo lei poteva fare. “…lo facciamo
sempre”
Il
rosso la guardò intensamente, le accarezzò la
guancia asciugando le ultime lacrime, poi la baciò.
“non
è un addio.” si staccò da lei a
malincuore
“lo
so” gli rispose la bionda, poi senza ulteriori
indugi si tuffò nel lago.
****
La
corrente era fortissima e lo trascinava sempre più
verso il fondo, senza la sua coda e con quelle due misere gambe aveva
difficoltà a muoversi, ma come facevano gli umani a nuotare
in quelle
condizioni!? Si lasciò guidare dal mulinello che lo
portò dritto verso il suo
cuore, il tridente.
Un’aura
brillante lo circondava e piccole scariche lo
avvolgevano come fosse immerso nella corrente elettrica, gli anelli
incastrati
nella sua elsa erano incandescenti, per un istante ebbe
un’esitazione. E se non
l’avesse afferrato? Se avesse lasciato a qualcun altro quel
compito? Nella sua
mente fece capolino l’immagine di Elena e di tutti gli esseri
umani e tritoni
che erano in superficie e che contavano su di lui. Non poteva
deluderli, anche
se questo avesse comportato la rinuncia alla sua felicità.
In
preda ad un turbinio di emozioni pensò ai suoi
genitori, Eric e Ariel.
Quasi
poteva immaginare le parole che suo padre
avrebbe potuto dirgli, che aveva fiducia in lui e a differenza di
quanto avesse
detto Tritone, lui sarebbe stato un buon re. Sua madre, che conosceva
così poco
forse gli avrebbe detto di pensarci bene, e gli avrebbe ricordato che
il
vincolo con il tridente era un contratto a vita.
Ripensò
ad Elena, che con i suoi occhi fissi nei suoi
gli aveva tramesso tutta la sua sicurezza. Loro avrebbero trovato un
modo, lo
facevano sempre.
“Io
sarò un buon Re”
E
con mano ferma afferrò il tridente.
****
Nel
momento in cui Aris aveva afferrato il tridente la
tempesta era cessata. L’acqua si stava calmando e la luce che
era rimasta sul
fondo adesso si muoveva velocemente verso la superficie.
Dalle
acque del lago cremisi emerse Aris con la sua
coda lucente e nelle mani stretto il Tridente e la freccia di Artemide.
“Io
sono Aris, Discendente di Alimede, nipote di Re
Tritone e regina Atena, figlio di Ariel. Reclamo il trono come
cinquantasettesimo
Re di Atlantica!” Scandì bene davanti a tutto il
suo vasto pubblico, nonostante
l’emozione la sua voce non vacillò nemmeno per un
momento.
L’esercito
lo guardò ammirato, poi repentinamente si
inchinò davanti al nuovo re; “lunga vita a Re
Aris, Lunga vita ad Atlantica”
gridarono quelli in coro con deferenza.
Aris
sollevò una mano richiamando a sé tutta
l’attenzione, “al mio esercito ordino la ritirata,
aiutate i feriti, recuperate
i caduti in battaglia, avranno una degna sepoltura, poi rientrate ad
Atlantica
e siate ambasciatori della mia ascesa, al mio ritorno molte cose
cambieranno. È
finito il regno del terrore di mio nonno.”
I
soldati lo guardarono stupiti, ma senz’altro
sembrarono tutti più o meno felici di poter tornare a casa
dalle loro famiglie.
Poco alla volta iniziarono ad aiutare i feriti e raccolsero i corpi dei
loro
compagni morti per riportarli ad Atlantica dove avrebbero avuto una
degna
sepoltura.
I
cacciatori guardavano tutto con estrema attenzione,
cosa significava? Avevano forse vinto? Quella era una ritirata in piena
regola,
ma allora perché il loro nuovo re non andava con i suoi
soldati?
Un
soldato con un’armatura diversa da quella degli
altri si avvicinò ad Aris, era mal ridotto e aveva ancora
tracce di sangue su
tutta l’armatura, ripose la spada nel fodero poi
parlò a bassa voce al suo
nuovo sovrano. “Vostra maestà, non è
saggio rimanere da soli con tutti questi
cacciatori ancora pronti a dare battaglia. Permettetemi di restarvi
accanto.”
“come
vi chiamate?” chiese Aris.
“Sono
il comandante delle guardie reali, Sebastian, al
vostro servizio.” Fece un inchino con il capo.
“Sebastian,
per quanto io non corra rischi grazie alla
protezione del tridente, vi concedo di restare. Quello che vedrai oggi
sarà
l’inizio di qualcosa di nuovo.” Gli rispose
enigmatico il nuovo sovrano.
Il
soldato arretrò e rimase a guardare le operazioni
di ritirata. Elena e Nick erano rimasti sulla riva, il ragazzo la stava
aiutando ad alzarsi, vista la gamba mal ridotta la sosteneva. Dal folto
del
bosco si fecero avanti Ben e Rachel, Ursula sulla battigia
cercò di riprendersi
come meglio poteva.
Non
appena Elena si ricordò delle condizioni delle
strega le corse incontro per quel che poteva “Ursula, devi
resistere, non puoi
morire adesso!” cercò di esortarla la ragazza.
“le
mie ferite…sono troppo gravi” disse quella
respirando a fatica “non c’è
più niente… che io possa
fare…”
“ma
forse posso fare qualcosa io!” si ricordò
dell’infuso preparato per salvare sua madre. “ho
ancora dell’infuso preparato
per svegliare mia madre dal coma, forse potrebbe aiutarti a
guarire.”
“l’infuso
preparato con i fiori della notte?” ecco
come si chiamavano quei fiori allora… “si, proprio
quelli! Vedrai ti
riporteremo a casa, starai di nuovo bene, ma ti prego non morire. Aris
ha
bisogno di te adesso più che mai!” Fece un cenno a
sua madre in lontananza che
iniziò ad avvicinarsi.
“dobbiamo
portarla subito a casa nostra, ho una cura
che potrebbe aiutarla.”
Mentre
le operazioni di sgombramento dei tritoni aveva
luogo Aris si avvicinò a loro.
“che
succede El?”
“dobbiamo
portare subito Ursula a casa, ho ancora della
pozione che potrebbe aiutarla.”
Il
ragazzo fece un cenno al soldato rimasto dietro di
lui. Questo sembrava proprio un lavoro per metterlo alla prova.
“Sebastian,
prendi la carrozza di tritone e trasporta Ursula dove ti
indicherò io. Hai una
persona fidata che puoi portare con te?”
Il
soldato fece un cenno ad un tritone lì vicino che
stava aiutando a trascinare via un corpo. “Si Vostra altezza,
affiderei la mia
vita a Flounder”
“Bene
allora, perché ho una missione della massima
urgenza da affidarvi.”
Mentre
Aris impartiva ordini ai due soldati, Elena si
occupò di spiegare la situazione a sua madre. Non poteva
abbandonare Aris lì, e
nonostante sua madre insistesse per portarla all’ospedale lei
rifiutò
categoricamente.
“non
appena tutto sarà finito andrò in ospedale e mi
ricovererò per un mese se sarà necessario, ma tu
vai a casa e usa quella
maledettissima pozione chiusa in cantina!” le
gridò al culmine della sua
pazienza la bionda.
E
davanti a tanta decisione neppure Rachel osò
opporsi, la donna lanciò un lungo sguardo a Ben
“se le succede qualcosa…”
bisbigliò in tono semi minaccioso.
“Lei
non corre più nessun pericolo” le rispose
l’uomo lanciando
un’occhiata alla figlia mentre parlava con il tritone che
stringeva il
tridente. “lui la proteggerà a costo della
vita” sbuffò quasi un po’ risentito
della protezione di cui lei adesso godeva. Quel tritone, il nuovo Re di
Atlantica, il ragazzo che usciva con sua
figlia e che non aveva mai sopportato, era diventato
più potente di tutti
loro messi assieme, avrebbe potuto proteggere Elena molto meglio di
come
avrebbe fatto lui, e se da una parte questo lo rassicurava
dall’altro lo
infastidiva terribilmente.
Però
lo doveva ammettere, se non fosse stato per Elena
nessuno di loro sarebbe stato lì.
****
La
velocità era essenziale, e mentre la carrozza con
un Ursula sempre più moribonda veniva inghiottita dalle
acque del lago, Rachel
nella sua macchina sfrecciava verso casa per eseguire il delicato
compito
affidatogli dalla figlia.
Non
un solo soldato di Atlantica era rimasto nel lago,
solo Aris e i cacciatori. Adesso potevano
iniziare le trattative vere e proprie.
“chiedo
che un portavoce dei cacciatori si faccia
avanti per parlare con me.” Scandì il ragazzo.
Nella
radura si diffuse un brusio generale, nessuno
aveva intenzione di proporsi, la paura era ancora una presenza
palpabile
nell’aria.
Fu
Ben quindi a fare un passo avanti verso di lui.
Nessuno
sapeva che lui era il capo supremo e che
quella era una sua responsabilità, ma tutti gli furono grati
per aver preso in
mano la situazione.
Aris
si avvicinò alla battigia, Ben si avvicinò alla
riva, Elena rimase in mezzo a loro due con gli anelli nella tasca dei
pantaloni
strappati.
“Elena,
questo non è un posto per te, va via da qui.”
la voce di suo padre per la prima volta suonò come un ordine.
“io
non me ne vado.” Rispose a tono lei. Come si
permetteva di cacciarla? Pensava davvero di poter avanzare qualche
richiesta su
di lei per il solo fatto di condividere una parte del DNA? Lei aveva
tutto il
diritto di restare!
Ben
le lanciò una lunga occhiataccia di
disapprovazione.
“lei
resta.” Disse perentorio Aris con un tono che non
ammetteva repliche.
“bene,”
sussurrò a denti stretti Ben. “ma restano
ancora da chiarire le tue intenzioni…”
“Io
voglio la Pace fra i nostri due popoli” lanciò uno
sguardo istintivo verso Elena “, questa notte molte vite sono
state rubate da
un conflitto che era evitabile.”
“la
pace non potrà mai esistere finché avrete quegli
stramaledetti
anelli.” Ribattè Ben
“anche
voi ne avete alcuni” sottolineò Aris
“sì,
ma noi a differenza tua non possiamo usarli, adesso
ne hai il controllo totale, hai tutto il potere. È bello
fare discorsi di pace
quando si sa di avere una potentissima arma dalla propria
parte.”
“calma”
tentò di stemprare Elena. “non siamo qui per
attaccare nessuno, cerchiamo di ragionare e trovare una soluzione che
vada bene
per entrambi.”
“Ma
tu da che parte stai? Ah, che domanda stupida…
dalla sua ovviamente. Non te ne importa niente della tua gente, della
tua
Razza.” La denigrò Ben.
“Non
parlarle in questo modo.” Aris strinse le dita
attorno al tridente, la situazione si faceva carica di tensione,
qualche scintilla
aveva ripreso a saettare.
“non
ti immischiare ragazzo, potrai anche essere un Re
ma questa è una questione tra me e mia
figlia.”
“lei
non è mai stata tua figlia. Elena è la mia
ragazza, ed è sotto la mia protezione, ancora
un’altra parola e io…”
“dai,
vediamo che sai fare ragazzino! Così finalmente
farai vedere la tua vera natura a questa ingenua di mia figlia! Avanti,
che
aspetti?” lo provocò con il sorriso sulle labbra.
“ehi,
ehi! Vediamo di non perdere la testa,” Nick che aveva
visto che qualcosa non andava si era subito avvicinato per rimediare.
“Senza
offesa per nessuno ma capo... è troppo coinvolto,
è meglio se lasciate parlare
me, non vorremmo ritrovarci a dover combattere una seconda battaglia
questa
notte.”
Ben
strinse i pugni, ma purtroppo quel ragazzo aveva
ragione, così non sarebbero arrivati da nessuna parte. Fece
un passo indietro
lasciando che Nick contrattasse con il pesce.
Potevano anche trovare un accordo che risolvesse la questione
fra
cacciatori e tritoni, ma lui non avrebbe mai abbassato la guardia,
dopotutto
restava il ragazzo che aveva ghermito il cuore di sua figlia, e questo
non
gliel’avrebbe perdonato mai.
“ciao
di nuovo, Nick” Aris gli fece un cenno