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Autore: Clara_Oswin    11/12/2020    0 recensioni
Storie di pescatori narrano la presenza nelle acque di Deep Alley, di creature dal corpo per metà umano e per metà pesce. Nuotando un giorno in quelle acque Elena, trasferita da poco in quella città con la madre, terrorizzata vede qualcosa, non sa che quell'incontro cambierà per sempre il corso della sua vita. Segreti e verità mai svelate la catapulteranno in un mondo estraneo dal suo, dove alla fine anche lei si ritroverà a scegliere tra la vita e la morte.
Per saperne di più: Pubblico in questa sezione perché la storia si ispira molto ai personaggi originali di Ariel ed Eric, presenti nel corso della trama e durante la loro storia, questo però è un punto di partenza per qualcosa di nuovo, in cui la fiaba originale della disney si intreccia in un racconto di sirene come non l’avete mai letto.
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ariel, Eric, Re Tritone, Ursula
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Cap 41 Conseguenze

 

Nell’esatto momento in cui la freccia di luce aveva trafitto e ucciso Tritone l’arco tenuto ancora in mano da Aris si era dissolto nell’aria in mille particelle di luce.

In quella radura dove fino a qualche istante fa vi erano riecheggiate grida, urli e rumori di battaglia, adesso vi era un completo silenzio, qualcuno avrebbe potuto anche definirlo inquietante.

Il re del mare era finalmente morto, si era dissolto in spuma sotto gli occhi sgomenti di tutti i presenti. Ma cosa sarebbe successo ora? Volti confusi di cacciatori e tritoni si guardavano attorno in attesa di capire cosa fare, era come se fossero in attesa che qualcuno gli dicesse cosa fare e forse era proprio così.

In quegli attimi preziosi di quiete i cacciatori superstiti si radunarono sulla riva con le armi ancora ben strette in mano, l’esercito di tritoni, al contrario, era rimasto immobile come pietrificato in attesa di nuovi ordini; i loro volti stanchi e confusi si cercavano l’un l’altro per tentare di capire cosa fare. Nel momento esatto in cui Tritone era morto i loro ordini erano stati sospesi; per chi combattere se non c’era più un re? Chi li avrebbe guidati in battaglia? Per chi avrebbero dovuto combattere adesso?

In un turbinio confuso di parole e gambe Aris incespicando nei propri passi si mise a correre verso Elena.

Si gettò a terra al suo fianco stringendola forte a sé, voleva rassicurarla, scacciare la sua paura, ma anche lui ne aveva avuta molta in quei lunghi istanti in cui aveva temuto di perderla per sempre.

“va tutto bene, è finita” La ragazza tremante si fece avvolgere dal suo abbraccio, incapace di realizzare cosa fosse appena successo. Il suo battito rimbombava come un tamburo nelle sue orecchie, la paura e l’adrenalina avevano preso il sopravvento scuotendo il suo corpo che si ritrovava a tremare.  

E nonostante la sua logica le ripetesse di essere ormai al sicuro le sue emozioni avevano avuto la meglio, iniziò a piangere tentando invano di asciugare gli occhi che le appannavano la vista “ho avuto così paura” ammise lei a denti stretti.

Il rosso le accarezzò i capelli tentando di rassicurarla, “lui non potrà più farci del male.”

La ragazza si scostò da lui giusto il tempo di prendergli la mano e consegnargli gli anelli.

“no, tienili tu, dobbiamo ancora risolvere con i cacciatori” il ragazzo le richiuse gli anelli nella sua mano.

“perdonate l’intrusione” l’interruppe Nick avvicinandosi “ma qualcosa laggiù sta diventando instabile” con la mano indicò ai due ragazzi il centro del lago.

Avevano ignorato i lampi e le scintille che venivano dal lago, il tridente dopo essere scivolato dalle mani del re, era caduto nell’acqua sprofondando lentamente verso il centro del lago, adesso proprio dalle sue profondità una luce immensa aveva preso a illuminare tutta l’acqua, sia i tritoni che gli umani si ritrovarono ad arretrare spaventanti da quel nuovo evento, nel giro di pochi istanti proprio dal fulcro della luce prese a formarsi un mulinello sempre più grande. Sotto gli occhi meravigliati di tutti, il tridente iniziò ad emettere scariche elettriche.

“sta diventando instabile” gli gridò Ursula uscendo a fatica fuori dall’acqua. “Se non fai qualcosa subito ucciderà tutti quelli che sono in acqua!” gli intimò lei.

“il potere del tridente non può rimanere incustodito,” sussurrò Aris a bassa voce ad Elena, sapeva cosa significasse prendere in mano il tridente.

I cacciatori stavano assistendo a tutta la scena senza muovere un dito.

“cosa aspetti Aris, prendi quel maledetto tridente e ferma questa catastrofe!” gli gridò Nick incapace di capire perché tanta esitazione.

“Se Aris impugnerà il tridente diventerà il nuovo Re di Atlantica.” Gli rispose Elena

“e questo vuol dire che non potrò mai più vivere sulla terra” concluse Aris per entrambi.

Altre saette blu iniziarono a schizzare fuori dal lago verso il cielo, il tridente si stava sovraccaricando, il cielo si era oscurato e sembrava in arrivo una tempesta di fulmini.

Elena lo strinse in un abbraccio,

“se tu mi dirai di non andare,” le prese il volto fra le mani asciugandole le lacrime, poi la fissò dritto negli occhi “io non andrò”.

Per quanto la ragazza avesse voluto dirgli di non andare, di restare lì con lei e lasciare che qualcun altro della famiglia reale prendesse il tridente, cosa peraltro impossibile visto che lì vi era solo Aris, non l’avrebbe fatto. Non poteva essere così egoista.

Si specchiò nei suoi occhi azzurri cristallini senza vacillare, sapeva che quel momento sarebbe potuto arrivare.

“Questo non cambierà niente” gli bisbigliò lei senza mostrare la minima esitazione ma facendosi comunque sfuggire l’ennesima lacrima.

“Invece cambierà tutto” le rispose lui raccogliendo sul pollice la sua lacrima.

Una folata di vento li travolse inaspettatamente, i suoi capelli le sferzarono il viso come liane impazzite, ciò fu un bene perché la riportò alla realtà, non voleva guardarlo in faccia, non voleva fargli vedere quanto quelle parole che stava per dire la facessero soffrire.

“Devi andare Aris, tutti loro contano su di te.”

“Lo so. Ma che ne sarà di noi?”

“Troveremo un modo Aris, ci inventeremo qualcosa...”, posò la mano su quella di lui ancora ferma sulla sua guancia, poi gli sorrise come solo lei poteva fare. “…lo facciamo sempre”

Il rosso la guardò intensamente, le accarezzò la guancia asciugando le ultime lacrime, poi la baciò.

“non è un addio.” si staccò da lei a malincuore

“lo so” gli rispose la bionda, poi senza ulteriori indugi si tuffò nel lago.

 

****

La corrente era fortissima e lo trascinava sempre più verso il fondo, senza la sua coda e con quelle due misere gambe aveva difficoltà a muoversi, ma come facevano gli umani a nuotare in quelle condizioni!? Si lasciò guidare dal mulinello che lo portò dritto verso il suo cuore, il tridente.

Un’aura brillante lo circondava e piccole scariche lo avvolgevano come fosse immerso nella corrente elettrica, gli anelli incastrati nella sua elsa erano incandescenti, per un istante ebbe un’esitazione. E se non l’avesse afferrato? Se avesse lasciato a qualcun altro quel compito? Nella sua mente fece capolino l’immagine di Elena e di tutti gli esseri umani e tritoni che erano in superficie e che contavano su di lui. Non poteva deluderli, anche se questo avesse comportato la rinuncia alla sua felicità.

In preda ad un turbinio di emozioni pensò ai suoi genitori, Eric e Ariel.

Quasi poteva immaginare le parole che suo padre avrebbe potuto dirgli, che aveva fiducia in lui e a differenza di quanto avesse detto Tritone, lui sarebbe stato un buon re. Sua madre, che conosceva così poco forse gli avrebbe detto di pensarci bene, e gli avrebbe ricordato che il vincolo con il tridente era un contratto a vita.

Ripensò ad Elena, che con i suoi occhi fissi nei suoi gli aveva tramesso tutta la sua sicurezza. Loro avrebbero trovato un modo, lo facevano sempre.

“Io sarò un buon Re”

E con mano ferma afferrò il tridente.

 

****

 

Nel momento in cui Aris aveva afferrato il tridente la tempesta era cessata. L’acqua si stava calmando e la luce che era rimasta sul fondo adesso si muoveva velocemente verso la superficie.

Dalle acque del lago cremisi emerse Aris con la sua coda lucente e nelle mani stretto il Tridente e la freccia di Artemide.

“Io sono Aris, Discendente di Alimede, nipote di Re Tritone e regina Atena, figlio di Ariel. Reclamo il trono come cinquantasettesimo Re di Atlantica!” Scandì bene davanti a tutto il suo vasto pubblico, nonostante l’emozione la sua voce non vacillò nemmeno per un momento.

L’esercito lo guardò ammirato, poi repentinamente si inchinò davanti al nuovo re; “lunga vita a Re Aris, Lunga vita ad Atlantica” gridarono quelli in coro con deferenza.

Aris sollevò una mano richiamando a sé tutta l’attenzione, “al mio esercito ordino la ritirata, aiutate i feriti, recuperate i caduti in battaglia, avranno una degna sepoltura, poi rientrate ad Atlantica e siate ambasciatori della mia ascesa, al mio ritorno molte cose cambieranno. È finito il regno del terrore di mio nonno.”

I soldati lo guardarono stupiti, ma senz’altro sembrarono tutti più o meno felici di poter tornare a casa dalle loro famiglie. Poco alla volta iniziarono ad aiutare i feriti e raccolsero i corpi dei loro compagni morti per riportarli ad Atlantica dove avrebbero avuto una degna sepoltura.

I cacciatori guardavano tutto con estrema attenzione, cosa significava? Avevano forse vinto? Quella era una ritirata in piena regola, ma allora perché il loro nuovo re non andava con i suoi soldati?

Un soldato con un’armatura diversa da quella degli altri si avvicinò ad Aris, era mal ridotto e aveva ancora tracce di sangue su tutta l’armatura, ripose la spada nel fodero poi parlò a bassa voce al suo nuovo sovrano. “Vostra maestà, non è saggio rimanere da soli con tutti questi cacciatori ancora pronti a dare battaglia. Permettetemi di restarvi accanto.”

“come vi chiamate?” chiese Aris.

“Sono il comandante delle guardie reali, Sebastian, al vostro servizio.” Fece un inchino con il capo.

“Sebastian, per quanto io non corra rischi grazie alla protezione del tridente, vi concedo di restare. Quello che vedrai oggi sarà l’inizio di qualcosa di nuovo.” Gli rispose enigmatico il nuovo sovrano.

Il soldato arretrò e rimase a guardare le operazioni di ritirata. Elena e Nick erano rimasti sulla riva, il ragazzo la stava aiutando ad alzarsi, vista la gamba mal ridotta la sosteneva. Dal folto del bosco si fecero avanti Ben e Rachel, Ursula sulla battigia cercò di riprendersi come meglio poteva.

Non appena Elena si ricordò delle condizioni delle strega le corse incontro per quel che poteva “Ursula, devi resistere, non puoi morire adesso!” cercò di esortarla la ragazza.

“le mie ferite…sono troppo gravi” disse quella respirando a fatica “non c’è più niente… che io possa fare…”

“ma forse posso fare qualcosa io!” si ricordò dell’infuso preparato per salvare sua madre. “ho ancora dell’infuso preparato per svegliare mia madre dal coma, forse potrebbe aiutarti a guarire.”

“l’infuso preparato con i fiori della notte?” ecco come si chiamavano quei fiori allora… “si, proprio quelli! Vedrai ti riporteremo a casa, starai di nuovo bene, ma ti prego non morire. Aris ha bisogno di te adesso più che mai!” Fece un cenno a sua madre in lontananza che iniziò ad avvicinarsi.

“dobbiamo portarla subito a casa nostra, ho una cura che potrebbe aiutarla.”

Mentre le operazioni di sgombramento dei tritoni aveva luogo Aris si avvicinò a loro.

“che succede El?”

“dobbiamo portare subito Ursula a casa, ho ancora della pozione che potrebbe aiutarla.”

Il ragazzo fece un cenno al soldato rimasto dietro di lui. Questo sembrava proprio un lavoro per metterlo alla prova. “Sebastian, prendi la carrozza di tritone e trasporta Ursula dove ti indicherò io. Hai una persona fidata che puoi portare con te?”

Il soldato fece un cenno ad un tritone lì vicino che stava aiutando a trascinare via un corpo. “Si Vostra altezza, affiderei la mia vita a Flounder”

“Bene allora, perché ho una missione della massima urgenza da affidarvi.”

Mentre Aris impartiva ordini ai due soldati, Elena si occupò di spiegare la situazione a sua madre. Non poteva abbandonare Aris lì, e nonostante sua madre insistesse per portarla all’ospedale lei rifiutò categoricamente.

“non appena tutto sarà finito andrò in ospedale e mi ricovererò per un mese se sarà necessario, ma tu vai a casa e usa quella maledettissima pozione chiusa in cantina!” le gridò al culmine della sua pazienza la bionda.

E davanti a tanta decisione neppure Rachel osò opporsi, la donna lanciò un lungo sguardo a Ben “se le succede qualcosa…” bisbigliò in tono semi minaccioso.

“Lei non corre più nessun pericolo” le rispose l’uomo lanciando un’occhiata alla figlia mentre parlava con il tritone che stringeva il tridente. “lui la proteggerà a costo della vita” sbuffò quasi un po’ risentito della protezione di cui lei adesso godeva. Quel tritone, il nuovo Re di Atlantica, il ragazzo che usciva con sua figlia e che non aveva mai sopportato, era diventato più potente di tutti loro messi assieme, avrebbe potuto proteggere Elena molto meglio di come avrebbe fatto lui, e se da una parte questo lo rassicurava dall’altro lo infastidiva terribilmente.

Però lo doveva ammettere, se non fosse stato per Elena nessuno di loro sarebbe stato lì.

****

La velocità era essenziale, e mentre la carrozza con un Ursula sempre più moribonda veniva inghiottita dalle acque del lago, Rachel nella sua macchina sfrecciava verso casa per eseguire il delicato compito affidatogli dalla figlia.

Non un solo soldato di Atlantica era rimasto nel lago, solo Aris e i cacciatori. Adesso potevano iniziare le trattative vere e proprie.

“chiedo che un portavoce dei cacciatori si faccia avanti per parlare con me.” Scandì il ragazzo.

Nella radura si diffuse un brusio generale, nessuno aveva intenzione di proporsi, la paura era ancora una presenza palpabile nell’aria.

Fu Ben quindi a fare un passo avanti verso di lui.

Nessuno sapeva che lui era il capo supremo e che quella era una sua responsabilità, ma tutti gli furono grati per aver preso in mano la situazione.

Aris si avvicinò alla battigia, Ben si avvicinò alla riva, Elena rimase in mezzo a loro due con gli anelli nella tasca dei pantaloni strappati.

“Elena, questo non è un posto per te, va via da qui.” la voce di suo padre per la prima volta suonò come un ordine.

“io non me ne vado.” Rispose a tono lei. Come si permetteva di cacciarla? Pensava davvero di poter avanzare qualche richiesta su di lei per il solo fatto di condividere una parte del DNA? Lei aveva tutto il diritto di restare!

Ben le lanciò una lunga occhiataccia di disapprovazione.

“lei resta.” Disse perentorio Aris con un tono che non ammetteva repliche.

“bene,” sussurrò a denti stretti Ben. “ma restano ancora da chiarire le tue intenzioni…”

“Io voglio la Pace fra i nostri due popoli” lanciò uno sguardo istintivo verso Elena “, questa notte molte vite sono state rubate da un conflitto che era evitabile.”

“la pace non potrà mai esistere finché avrete quegli stramaledetti anelli.” Ribattè Ben

“anche voi ne avete alcuni” sottolineò Aris

“sì, ma noi a differenza tua non possiamo usarli, adesso ne hai il controllo totale, hai tutto il potere. È bello fare discorsi di pace quando si sa di avere una potentissima arma dalla propria parte.”

“calma” tentò di stemprare Elena. “non siamo qui per attaccare nessuno, cerchiamo di ragionare e trovare una soluzione che vada bene per entrambi.”

“Ma tu da che parte stai? Ah, che domanda stupida… dalla sua ovviamente. Non te ne importa niente della tua gente, della tua Razza.” La denigrò Ben.

“Non parlarle in questo modo.” Aris strinse le dita attorno al tridente, la situazione si faceva carica di tensione, qualche scintilla aveva ripreso a saettare.

“non ti immischiare ragazzo, potrai anche essere un Re ma questa è una questione tra me e mia figlia.”

“lei non è mai stata tua figlia. Elena è la mia ragazza, ed è sotto la mia protezione, ancora un’altra parola e io…”

“dai, vediamo che sai fare ragazzino! Così finalmente farai vedere la tua vera natura a questa ingenua di mia figlia! Avanti, che aspetti?” lo provocò con il sorriso sulle labbra.

“ehi, ehi! Vediamo di non perdere la testa,” Nick che aveva visto che qualcosa non andava si era subito avvicinato per rimediare. “Senza offesa per nessuno ma capo... è troppo coinvolto, è meglio se lasciate parlare me, non vorremmo ritrovarci a dover combattere una seconda battaglia questa notte.”

Ben strinse i pugni, ma purtroppo quel ragazzo aveva ragione, così non sarebbero arrivati da nessuna parte. Fece un passo indietro lasciando che Nick contrattasse con il pesce. Potevano anche trovare un accordo che risolvesse la questione fra cacciatori e tritoni, ma lui non avrebbe mai abbassato la guardia, dopotutto restava il ragazzo che aveva ghermito il cuore di sua figlia, e questo non gliel’avrebbe perdonato mai.

“ciao di nuovo, Nick” Aris gli fece un cenno

“ciao Aris,” lo salutò ironico il ragazzo. “ci rivediamo”.
  
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