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Autore: Vento di Fata    11/12/2020    1 recensioni
[AU!] [Akuroku, accenni di Zemyx, XemSai, KaiXion, background VanVen]
"Sono tutti quel tipo di bambini che gli insegnanti definiscono “problematici” o “disagiati”, e forse è questo che li ha fatti avvicinare, come un branco di cani randagi che si raduna per difendersi contro il mondo e per leccarsi le ferite dopo ogni battaglia.
Alle volte Roxas, con i vestiti di seconda mano che ha troppa paura di sporcare e la cartella di scuola nuova e un fratello che gli vuole bene che lo aspetta a casa, si sente un pesce fuor d’acqua, sembra sempre che ci sia qualcosa che li divide, una consapevolezza che non riesce a comprendere, qualcosa che non li fa avvicinare. Ma in fondo gli piacciono quella nuova vita e quegli amici, anche se ogni tanto sente Ventus che torna tardi dal secondo lavoro e piange in salotto, quando crede che sia lui che Vanitas stiano dormendo."
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Axel, Roxas, Saix, Xion
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessun gioco
Capitoli:
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Nota dell’autore: qualche accenno ad abusi famigliari passati, ad attacchi di panico e all’uso di medicine psicotrope. Niente di troppo pesante ma ritengo comunque giusto avvisare. Come sempre questo è il link alla playlist della fanfiction, le canzoni di questo capitolo vanno da “Words” a “First Love/Late Spring”.
 
And I was so young
When I behaved
Twenty-five

Yet now I find
I've grown into
A tall child


And I don't wanna go home yet
Let me walk to the top of the big night sky


Please hurry leave me
I can't breathe
Please don't say you love me

- First Love / Late Spring, Mitski 
 
Please don’t say you love me, my chest is about to burst
 
 
3 settembre - Lettera numero 1
Non so di preciso cosa scrivere. Come iniziano le lettere? Con un saluto e un “come stai” credo.
Ciao Lea.
Come stai?
Ok, è un inizio stupido. Ovvio che non stai bene, sei in galera. Isa mi ha detto dove mandare questa lettera, così posso tenerti compagnia. Subito dopo mi ha detto che stava scappando col suo ragazzo. Te lo ricordi Xemnas, quello che abita in fondo alla strada e ha un bel po’ di soldi? Alla fine è lui il fidanzato di Isa. Ma immagino tu lo sapessi, è tuo fratello.
Ventus ovviamente non sa che ti sto scrivendo, ha trovato la foto del mio compleanno che avevo messo nell’album e abbiamo fatto la litigata del secolo, e adesso non ci parliamo. Perciò ho chiesto a Vanitas di comprarmi i francobolli, e stranamente non ha fatto storie, si è solo raccomandato di non mandare in giro foto di me nudo. Come se ti interessassero. Ti mando una foto che ho fatto l’altro giorno però, di Demyx che suona. Quella chitarra nuova gli piace proprio, adesso sta imparando una canzone dei Polyphia che si chiama G.O.A.T., e non so come siano ancora integre le sue dita.
Non so di preciso cos’altro scrivere... sono passate poco più di due settimane ma mi sembra un’eternità. Mi Ci manchi. Almeno, a chi è rimasto, per gli altri non so. Ma sono sicuro che anche loro sentono la mancanza del nostro scemo di quartiere.
Stammi bene. Cerca di non raccogliere la saponetta nelle docce.
Roxas
 
28 settembre – Lettera numero 2
Ciao Lea.
Xion mi ha chiamato ieri. Ha detto che hanno dato lei e Naminé in affido a una famiglia a Land of Departure. Sembrava felice, mi ha raccontato della casa-famiglia e degli amici che hanno trovato. La loro famiglia affidataria ha regalato loro delle valigie per portare a casa le loro cose e le hanno portato dei fiori, spero siano brave persone come me le ha descritte. Se lo meritano.
Io non sto facendo niente di nuovo, a parte la nuova grande idea di Ventus di andare da uno psicologo, lo stesso dove va lui da quando sono arrivato: devo iniziare anche io perché dice che dobbiamo parlare con qualcuno. Traumi infantili e strade sbagliate e tutte quelle cose lì. Ce ne ha messo di tempo a realizzare che forse ad avere una famiglia come la nostra saremmo cresciuti un po’ fottuti.
Oltre a questo, tutto è come al solito. Io continuo a fare foto e scrivere, Demyx continua a suonare e Ienzo e Zexion stanno per andare all’università. È un po’ che non vado avanti con la mia storia, sai quella che continuo a scrivere da quando avevo undici anni. Forse è perché ora che non siamo più tutti vicini ho perso l’ispirazione. Ti manderò uno spoiler quando andrò avanti, e quando uscirai te la farò leggere intera. Sei anni sono abbastanza per finirla, spero.
Chissà che faccia avremo tra sei anni. Ti riconoscerò senza capelli rossi?
Ci manchi. Stammi bene.
Roxas
p.s. la foto l’ho fatta in gita la settimana scorsa in un museo. Il porcospino preistorico mi ricordava te.
 
19 ottobre – Lettera numero 3
Nessuna risposta eh? Non so nemmeno se ti arrivano queste lettere. Preferisco pensarlo piuttosto che tu le stia ignorando volontariamente. Sei abbastanza stronzo da farlo ma sono ottimista.
Anyway.
Ienzo e Zexion sono andati all’università, con scorno di Demyx che ancora piange quando nomino Zex. Biologia e chimica, borsa di studio con più di tre quarti della retta coperti. Bastardi fortunati. Io non so dove voglio andare a studiare, magari letteratura? O filosofia. Sono bravo a scrivere e farmi seghe mentali, direi che fanno entrambi per me. Forse prima dovrei pensare a finire le superiori. Odio la matematica.
La psicologa sembra una tipa a posto alla fine. Si chiama Aerith e sa un sacco di cose sulla fotografia. Abbiamo parlato di quello e le ho mostrato un paio di foto nostre di quando ero appena arrivato. Non quelle degli ultimi anni, è simpatica ma i cazzi miei non se li può ancora fare così tanto. Ha detto che sembriamo bravi ragazzi, sicuro.
Potete leggere libri in prigione? Ho appena finito di leggere un libro e secondo me potrebbe piacerti, parla di un principe che viene fatto prigioniero e mandato come schiavo in una nazione straniera. Chiederò a Vanitas.
Questa volta niente foto, ho finito la pellicola e non posso svuotare il mio album per farti piacere.
Occhio al tuo bel faccino.
Roxas
 
24 novembre – Lettera numero 4
Vai a farti fottere, Lea. Tu e il tuo silenzio.
La psicologa mi ha chiesto di noi due. Ha chiesto che rapporto avevamo e se mi hai mai costretto a fare qualcosa che non volevo. Le ho detto che se fosse stato così lo avrei detto a Ventus, non sono un idiota, mi ha risposto che non devo avere paura di dirle la verità. Perché non è colpa mia, ero piccolo e tu più grande, ero in un momento fragile della mia crescita e così via.
Glielo ha detto Ventus di parlarmene, ovviamente, io nemmeno avevo accennato che fossimo mai stati soli. Quando siamo arrivati a casa gli ho fatto una scenata, ci sono venuti a bussare i vicini da quanto urlavamo, ed è finita che ho dormito al parco.
Odio tutto questo e mi sento una merda, mi sembra che ogni cosa che tento di fare sia sempre la cosa peggiore. Voglio solo fumare insieme a te come facevamo prima e guardarti mentre dormi con la luce che ti illumina il viso e baciarti fino a stare male e parlare di stronzate con tutti gli altri e fare gli idioti insieme e dimenticarmi di ogni cosa. Ma se ne stanno andando tutti e ovviamente a nessuno di loro importa, e immagino nemmeno a te.
Perché non mi rispondi?
Andate a fanculo tutti.
 
28 febbraio – Lettera numero 5
Buon Natale e buon anno in ritardo.
Scusami. Non pensavo davvero quello che ho scritto. Ero arrabbiato con Ven e con la psicologa, con te e con il mondo intero immagino.
Lo so che ti importa di me, e che anche agli altri importa. Persino Demyx me lo ha detto, una sera che eravamo al parco, e ha pure chiamato Xion per insultarmi in due. E hai tutto il diritto di non rispondermi, visto come è finita l’ultima volta che eravamo insieme di persona.
Io e Ventus ancora non abbiamo fatto pace, non che prima l’avessimo fatta, ma non ha commentato quando ho chiesto a Vanitas i francobolli per ricominciare a mandarti lettere, quindi immagino che sia un passo avanti. Tanto penso lo sapesse dall’inizio che ti scrivevo.
Per farmi perdonare ti mando un paio di foto, una di Xion che va in skate e quella di te e Isa quando avevate entrambi i capelli lunghi. Come regalo di Natale ti riscrivo anche una parte della storia. Leggi con parsimonia e rispetto, sei il primo al mondo a vederla.
Un abbraccio.
Roxas

"Forse era stato destino che si incontrassero tutti e sette quel giorno, forse sfortuna o forse semplice caso. Madain non lo sapeva. Sapeva solo di volere vendetta..."
 
24 marzo – Lettera numero 7
Ciao Lea.
Buon compleanno! Adesso hai vent’anni, hai smesso di essere un teenager e sei ufficialmente un adulto. Magari adesso metterai su un po’ di giudizio e quando uscirai ti troverai un noioso lavoro da impiegato.
Ti mando il libro di cui ti ho parlato come regalo di compleanno. Non è molto lungo ma è d’intrattenimento.
Scusami se non scrivo molto, ma ultimamente sono sempre triste e mi sembra di essere perso e non so nemmeno cosa sto pensando. Forse sto crescendo. Che schifo.
Auguri.
Roxas
 
10 dicembre – Lettera numero 16
Ciao Lea.
Oggi io e Ventus abbiamo parlato.
Stavo studiando ed è entrato in camera con una fetta di torta al cioccolato e mi ha chiesto se potesse sedersi con me. Gli ho detto che è casa sua, non ha bisogno di fare tanti convenevoli.
Poi mi ha chiesto come stavi. Quello non me lo aspettavo, ma secondo me c’era sotto qualcosa quindi non gli ho risposto. Però ha detto che non ce la fa a vedermi così miserabile, e se scriverti mi rende felice non dovrebbe impedirmelo. Anche Aerith mi ha detto una cosa simile l’altro giorno.
Final-fottutamente direi. Magari adesso Ventus la può piantare di guardare storto le nostre foto ogni volta che entra in camera.
La professoressa di letteratura ha letto una mia storia e ha detto che ho talento. Potrei fare lo scrittore, mi ci vedi? Roxas Carol, autore mondiale di libri fantasy.
La foto che ti mando stavolta è quella di Xion e Demyx il giorno del compleanno di Dem. Quella notte tu e lui eravate talmente fatti che volevate provare a volare. Idioti.
Vi ricatterò fino alla tomba con le foto che ho fatto.
Un abbraccio.
Roxas
 
21 agosto – Lettera numero 24
Ciao Lea.
Ho diciassette anni da otto giorni e tu sei al gabbio da due anni e quattro giorni.
Sono andato al mare insieme a Demyx per festeggiare il mio compleanno. Abbiamo fatto il bagno e lui ha suonato la chitarra sulla spiaggia e abbiamo videochiamato tutti gli altri.
Xion ha una nuova amica! Si chiama Kairi e fa la scuola d’arte. Ce l’ha presentata ed è veramente simpatica, penso proprio che ti piacerebbe. Naminé invece è cresciuta tantissimo, è identica a Xion quando aveva la sua età. Anche Isa mi ha chiamato. Gli ho chiesto se ti ha parlato e ha detto di sì, ma non ha voluto dirmi nulla, il maledetto, nemmeno se leggevi le mie lettere. Tenetevi i vostri segreti da gemelli immagino, lo scoprirò quando uscirai. Ienzo e Zexion si stanno ammazzando di studio ma niente di nuovo in quel caso, sembrano felici e Demyx ha pianto di nuovo quando Zexion ha detto che gli mancava. All’inizio dell’estate ha iniziato a cercare dei conservatori vicino alla loro università e si è iscritto ai test d’ingresso per quanti più possibili.
Anche io dovrei pensare a dove andare a studiare. Ho sentito che a Twilight Town c’è un’università con un corso di letteratura. Immagino dovrò tornarci di persona a vedere com’è. Ti manderò le foto, promesso.
Un abbraccio.
Roxas
 
13 ottobre – Lettera numero 26
Ciao Lea.
E anche Demyx è andato. Conservatorio di Radiant Garden, pianoforte e chitarra classica, a cinque minuti di bus dall’università dove vanno Ienzo e Zexion. Sono rimasto solo io, non pensavo che avrei potuto sentire la mancanza di quando eravamo un branco di randagi, ma immagino sia parte della nostalgia. L’anno prossimo finirò la scuola e andrò via anche io. È strano pensare che sono passati solo tre anni da quando abbiamo iniziato a separarci.
Immagino che crescere sia anche questo, allontanarsi, prendere strade diverse e alla fine dimenticarsi... non è una bella sensazione. Spero che non ci dimenticheremo gli uni degli altri. Tu sicuramente non lo farai, finché ci sarò io a ricordarti tutto.
Hai fatto amicizia con una cozza, adeguati.
Un abbraccio.
Roxas
 
20 dicembre – Lettera numero 28
Ciao Lea.
Grandi novità: Xion e Naminé sono state adottate ufficialmente! Ho convinto Ven e Vanitas a farmi prendere il treno così da andare a trovarle per festeggiare. Land of Departure è un posto bellissimo. C’è una cattedrale enorme con dei rosoni magnifici, appena avrò finito di mettere nell’album le foto che voglio tenere per me te ne manderò alcune, intanto ti mando quella che ho fatto a Xion, Naminé e anche Kairi, che mi hanno presentato.
Sembrano così felici qui, le loro mamme sono fantastiche, e sono contento che lo siano. Dopo quello che è successo qui a World That Never Was se lo meritano.
Hanno chiesto di te e di Isa, dato che nemmeno lui si degna di farsi sentire abbastanza, ma come puoi immaginare non avevo molto da dire. Vogliono che ti saluti e si raccomandano che tu passi a trovarle appena fuori da lì, altrimenti ti cercheranno e ti prenderanno a schiaffi di persona.
Non fare l’occhio da triglia, io sono solo il messaggero.
La settimana scorsa Aerith mi ha chiesto di parlarle di te. Ha detto che è inutile discutere di ciò che c’era se io non gliene parlo. Non sapevo cosa rispondere, onestamente. Forse non sono ancora pronto a parlare di quello che c’è stato, fa ancora male pensarci. Non mi pento di niente, ma ripensarci mi ricorda di quanto dolore nascondessimo pur di sorriderci. Vorrei aver capito prima quanto tu fossi nella merda, e so che tu diresti che ero solo un ragazzino e non potevo farci niente, ma almeno non avrei fatto così tanto il coglione.
Ora che anche Demyx non c’è e sono rimasto solo qui, è inutile nascondersi dietro un “ci”.
Mi manchi, Lea.
Un abbraccio.
Roxas
Wow, sto imparando a esprimere i miei sentimenti, Aerith sarà fiera di me.
 
10 maggio – Lettera numero 33
Ciao Lea.
Oggi ero a casa da solo e ho risposto a una telefonata. Era mia madre.
Appena ha capito che non ero né Ventus né Vanitas, è scoppiata a piangere e mi ha pregato di rivederci, ha detto che vuole ricominciare da capo senza l’ombra di papà su di noi. Non sapevo cosa risponderle e le ho sbattuto il telefono in faccia.
Non so cosa pensare, onestamente. Ho ricordi vaghi di quando ero lì con loro, sono passati quasi dieci anni, ma ricordo che non ha mai mosso un dito per allontanarmi da papà. E non ho dimenticato che ha avuto la faccia tosta di incolpare Ventus se la nostra famiglia è così spezzata. Perché non è colpa di tuo marito che picchia te e tuo figlio maggiore, ma di quest’ultimo che ha avuto il buon senso di allontanare suo fratello da quello schifo, giustamente.
Ah. Immagino di essere ancora incazzato, meglio se mi fermo qui. Ne parlerò stasera con Ven.
Un abbraccio.
Roxas
 
13 agosto – Lettera numero 36
Ciao Lea.
Buon compleanno a me. Indovina chi ha richiamato? Per la prima volta ha risposto Vanitas, pensavo di conoscere le sue capacità di distruggere qualcuno a parole, ma oggi ha toccato nuovi e altissimi livelli, forse perché gli ho raccontato della telefonata di qualche mese fa. Le ha detto che se veramente avesse voluto il mio bene e quello di Ventus ci avrebbe allontanati da papà al primo schiaffo, e avrei dovuto essere lontano da lui non appena era stato chiaro che non sarebbe cambiato.
Ventus poi è venuto in camera con me e mi ha chiesto se volessi rivederla. Ha detto che è una scelta solo mia, visto che sono grande e anche un adulto (da poco più di sedici ore, ma dettagli) e che per quanto lui pensi che sia una cattiva idea posso decidere di darle un’altra possibilità. Non sapevo cosa dire. Penso che una seconda possibilità si debba dare a tutti, vero? Dopotutto credo che lei fosse una vittima tanto quanto me e Ven. Ci penserò.
Tu al mio posto immagino non avresti esitazioni a dire di no. Sei sempre stato deciso quando si parla di genitori di merda, io evidentemente lo sono di meno.
Prometto che non prenderò decisioni stupide. E non ridere, sono capacissimo di non prenderle.
Un abbraccio.
Roxas
p.s. siccome mi sentivo nostalgico ho ritrovato le foto che ho fatto il giorno del mio compleanno, quando mi hai portato a Twilight Town. Visto che ora sei lontano e non puoi rompermi le palle, penso di poterti confessare che ti ho scattato una foto di nascosto e che è la mia preferita tra quelle che ti ho fatto quel giorno, e no non te la mando perché so che la bruceresti, ma ti mando una di quelle che ci siamo fatti al tramonto. È stato bello guardarlo insieme.
Vorrei aver fermato il tempo in quel momento.
 
13 settembre – Lettera numero 37
Ciao Lea.
Alla fine ho deciso di accettare di vederla. Sono scemo? Forse. Ventus mi guarda come se avessi detto che voglio scappare di casa con il mio sugar daddy, e Vanitas deve decidere se stare dalla sua parte o dormire sul divano? Assolutamente sì.
Siccome Castle Oblivion è a sei ore da qua ci incontreremo a metà strada, a Traverse Town, per la fine del mese. Ventus non vuole vederla, ma ha detto che mi accompagnerà Vanitas, per assicurarsi che tutto vada bene e nostra madre non faccia scherzi. Dire che sono nervoso sarebbe un eufemismo, ma spero che tutto vada liscio e di riuscire a dare un po’ di chiusura a questa faccenda.
In caso, se in prigione incontri un certo Kuja Carol rompigli un braccio da parte mia, di Ven e di Vanitas.
Un abbraccio.
Roxas
 
1° ottobre - Lettera numero 38
Direi che dal fatto che su questo foglio ci sia scritto “Ospedale di Traverse Town” tu possa intuire che non è andata per niente bene.
Non sono morto, non mi hanno picchiato, ho solo avuto un attacco di panico che mi ha fatto finire al pronto soccorso. Hanno detto a Vanitas che si tratta di nevrastenia, che è un parolone per dire che ho avuto un esaurimento nervoso. Sono svenuto e ho passato la notte in ospedale, che gioia. Adesso sto aspettando che Vanitas finisca di parlare con Ventus e poi potremo andare a casa.
Avrei dovuto immaginarlo, onestamente.
Avrei dovuto cazzo immaginarlo che ci fosse qualcosa sotto per volermi vedere quando ci ha ignorati per dieci anni.  A quanto pare la riduzione di pena per buona condotta vale anche per i pezzi di merda. Già, paparino caro era lì con lei. Tutti e due belli lindi e imbellettati, pronti ad accogliermi a braccia aperte, e Vanitas sembrava pronto a compiere un omicidio.
Penso sia inutile fare la cronaca della litigata, ma non so come mentre Vanitas litigava con mia madre, papà ha avuto il coraggio di avvicinarsi e dirmi che gli ero mancato. Mi ha chiesto di ricominciare e ha pure provato ad abbracciarmi. Penso sia in quel momento che ho avuto l’attacco di panico e sono svenuto.
Ricominciare. Ma anche no, cazzo? Non ha nemmeno mai nominato Ventus, quello che tecnicamente sarebbe il suo primo figlio, ma immagino che sia più facile cercare di abbindolare quello che non si è preso le legnate da te. Non voglio mai più vederli. Non voglio ascoltare le loro fottute scuse e belle parole o qualsiasi cazzata esca dalla loro bocca di merda. Non avrei mai dovuto accettare questa stronzata.
Lo odio.
 
24 ottobre - Lettera numero 39
A quanto pare, ho paura a lasciar andare il mio conflitto con i miei genitori perché senza di esso non avrei chi incolpare della mia infelicità. Col cazzo.
Ha rovinato la vita di mio fratello al punto non riesce a nominarlo senza mettersi a piangere, e dovrei far finta che non sia successo?
Vaffanculo. Vaffanculo.
Sono stanco di tutta questa merda.
 
13 maggio - Lettera numero 40
Ciao Lea.
È un po’ che non ti scrivo. Sei mesi? Sette? Non lo so, ero in un brutto momento e immagino di aver avuto bisogno di processare tutto per conto mio. Ho almeno una ventina di lettere che non ti ho mandato perché erano sempre le stesse parole di rabbia e odio e per quanto fossi in un pozzo di autocommiserazione non sono stato così idiota da mandartele.
Ho passato tutto novembre a fare visite e test e quanto pare alla radice del mio esaurimento nervoso a Traverse Town c’è un disturbo d’ansia generalizzata, che ha fatto in modo che il mio piccolo cervellino smettesse di funzionare quando lo stress è diventato troppo. Semplice biologia pare, la mia fantasmagorica infanzia ha fatto sì che alcuni cavi nel mio cervello siano collegati male e per questo non riesco ad affrontare le situazioni di pressione o emotività senza perdere il controllo della mia ansia.
Sorpresa sorpresa, il mio cervello si è fritto da solo prima che ci pensasse qualsiasi delle mie tante brutte abitudini. E quindi dopo un paio di prescrizioni e fin troppe visite da Aerith e dallo psichiatra, ora sono ufficialmente parte del club traumatizzati con medicazioni al seguito. Accoglietemi con festoni e trombette, prego.
E a proposito della mia ansia, Aerith mi ha suggerito di provare a scriverti di meno. Secondo lei affidarmi troppo a queste lettere per sfogarmi o esprimere ciò che penso potrebbe portarmi a usarle come unico “tubo di scappamento” e quindi a non migliorare nella gestione delle mie emozioni e della mia ansia, dato che non farei altro che reprimere tutto fino alla prossima lettera. Oltre al fatto che probabilmente stai già di merda per conto tuo, e non posso continuare a spalarti addosso anche i miei problemi, ma quello è un ragionamento mio.
Non smetterò di scriverti, ovviamente, perché mi manchi sempre (sudo miele ogni volta che lo dico, apprezza lo sforzo) e mi piace pensare che queste lettere e le foto ti facciano un po’ di compagnia, ma cercherò di concentrarmi sulle cose belle e a non sfogare tutto ciò che provo su questi fogli, così magari riuscirò a strapparti un sorriso. Credo che più di tutti tu ne abbia bisogno.
Stammi bene.
Un abbraccio.
Roxas
 
12 agosto – Lettera numero 43
Ciao Lea.
Questa sarà l’ultima lettera che ti scriverò dalla mia vecchia stanza. Anzi, a dire la verità in questo momento dovrei proprio fare le ultime scatole, ma prima di finire volevo scriverti.
Ci stiamo trasferendo a Twilight Town. Mi hanno preso all’università lì, e Vanitas ha detto che erano anni che mettevano da parte i soldi per una casa più grande, e aspettavano solo di avere un buon motivo per andarsene da World That Never Was. Quindi adesso stiamo svuotando casa e domani passerò il mio compleanno traslocando.
Sarà strano andare a Twilight Town senza di te. Il pensiero mi fa andare il cuore a mille, ma non potrei mai pentirmene. Ti manderò qualche foto, promesso.
Ora devo correre, prima che Ventus si accorga che non sto facendo scatole.
Stammi bene.
Un abbraccio.
Roxas
 
27 giugno – Lettera numero 53
Ciao Lea.
Passare da un ansiolitico a un altro fa schifo. È come se mi avessero schiaffato in un barile di catrame, ho sempre freddo e non riesco a fare nulla di troppo impegnativo perché inizia a girarmi la testa. Sto lentamente abbassando le dosi del vecchio ansiolitico, poi dovrò fare una settimana o qualche giorno senza nulla e infine ricominciare con la nuova cura, forse non con un farmaco solo perché Aerith ha parlato anche di antidepressivi.
Spero che questo schifo che sento sia solo per le dosi che diminuiscono, perché mi sento uno straccio e non riesco nemmeno a studiare.
Il lato positivo, ho scoperto che mi piacciono i ghiaccioli al sale marino, ne sto mangiando a chili ultimamente quando mi sento veramente di merda. So che saresti fiero di avere ragione sul fatto che sono buonissimi.
Stammi bene.
Un abbraccio.
Roxas
 
24 luglio – Lettera numero 54
Perché non mi rispondi
Sono passati quasi cinque anni, perché non vuoi più parlarmi?
Manchi tantissimo a tutti
Ti voglio bene e odio pensare che tu mi stia lasciando indietro
Mi dispiace di non essere riuscito ad aiutarti
Mi manchi.
 
14 febbraio – Lettera numero 61
Ciao Lea.
Tra un esame e un altro, oggi sono riuscito ad andare a trovare Demyx, Ienzo e Zexion. Adesso Demyx e Zexion vivono assieme, e da qualche parte lungo la strada sono riusciti finalmente a mettersi insieme mettendo fine a dieci anni di sofferenze, mentre Ienzo lavora e i suoi unici amori sembrano essere quello e i suoi tre gatti.
Pensavi che Demyx si sarebbe dato una calmata una volta che finalmente si fosse dichiarato? Illuso. Mi ha fatto venire un’emicrania dopo quindici minuti, e avrei sopportato tutto se le sue chiacchere non fossero stato tutte riguardo a Zexion. Come se non fosse stato seduto accanto a me tutto il tempo. Quel poveraccio sembrava ancora più imbarazzato di me.
Anche se confesso che sentirlo di nuovo così allegro mi ha fatto felice. Sta superando le cazzate che gli avevano messo in testa i suoi genitori sui suoi tic e i suoi comportamenti, e si vede quanto lo sollevi. Abbiamo parlato dell’università e dei lavori che stiamo trovando, di Xion che si sta facendo crescere un po’ i capelli e anche di te e Isa, che come sempre si fa sentire poco e vedere anche meno. Due assenteisti siete, ecco.
Ci mancate però.
Vedi di farti sentire, idiota!
Questo lo ha voluto aggiungere Demyx, non dare la colpa a me.
Un abbraccio.
Roxas
 
8 agosto – Lettera numero 67
Ciao Lea.
Sei un gran bello stronzo, lo sai?
Tra poco meno di due settimane uscirai, e Isa ha detto che preferisci che non ti scriva più una volta fuori. Stronzo tu e stronzo lui che non mi ha dato uno straccio di motivo, anche se lo so che glielo hai detto il perché. Bastardo.
Non te lo meriteresti, ma da una parte di capisco. Anche io dopo tutta quella merda vorrei ricominciare da zero. Quindi, questa sarà l’ultima lettera. Non sono mai stato bravo con gli addii, e non so cosa scrivere.
Mi mancherai? Sicuramente. Mi mancherà scriverti e mandarti le foto, anche se eri un muro di silenzio, ma se non altro potevo scrivere quello che volevo senza preoccuparmi di un giudizio o peggio, di una psicoanalisi. Mi mancherai come mi sei sempre mancato in questi sei anni, forse anche di più perché non ci saranno nemmeno le lettere. Sei uno dei miei migliori amici e ti ho sempre voluto e continuerò a volerti così tanto bene da starci male quando ci penso. Ma adesso è passato, siamo cresciuti entrambi e capisco che proprio perché ti voglio così bene devo accettare il fatto che vuoi allontanarti. Non sono uno che crede molto nel destino, ma forse già dall’inizio era scritto che prima o poi ci saremmo separati. Fa un po’ meno male pensarla in questa ottica, se devo essere sincero.
Ok, la lettera sta diventando un po’ troppo lunga e probabilmente l’avrai gettata via, perciò credo sia meglio chiudere qui. Buona fortuna con tutto, Lea. Ti voglio bene.
Un abbraccio.
Roxas
 
*
 
«Dopo quella lettera non c’è stato più niente?» chiede Aerith. Roxas scuote la testa, lasciando di nuovo la foto sul tavolo.
«Non ha mai risposto a nessuna delle lettere, e pochi giorni prima che gli spedissi l’ultima lettera Isa mi disse che non voleva essere contattato una volta uscito.» racconta, un velo di tristezza sugli occhi. «Non mi ha voluto dire perché.»
«Quanto è passato da quel giorno?»
«Poco più di un anno credo. I primi giorni sono stati orribili, pensavo di essermi rassegnato ormai all’idea che non mi rispondesse, ma sapere con certezza che non voleva che gli scrivessi o lo chiamassi... ha fatto molto più male di quanto avrei creduto.» le lacrime che riempiono gli occhi di Roxas non sorprendono né lui né Aerith. Con un gesto brusco Roxas si asciuga gli occhi con la manica del maglione, cercando di ignorare il modo in cui gli trema il labbro inferiore.
«Ne soffri ancora molto?» chiede gentilmente Aerith, porgendogli la scatola di fazzoletti che è ormai diventata una presenza stabile nei loro appuntamenti. Roxas la prende con la mano che non tiene premuta sul viso, e si asciuga gli occhi e soffia il naso prima di continuare.
«Penso sia evidente che ancora ci sto male,» inizia; «ma non posso certo stare qui a piangermi addosso. Se ha deciso di voltare pagina devo farlo anche io.»
Aerith gli sorride, annuendo mentre scrive. «Sei anni fa non lo avresti mai detto, lo sai?» dice.
«Sei anni fa non ero in terapia e non ero sotto psicofarmaci» ribatte senza perdere un colpo Roxas, ma senza cattiveria nella voce. Aerith ride delicatamente a quella battuta, come fa sempre, ma poi si fa di nuovo seria e gli fa una domanda.
«Se lui venisse da te oggi, cosa faresti?» lo chiede gentilmente, come ogni volta che gli fa questa domanda, lasciandogli lo spazio se vuole di rifiutarsi e cambiare argomento, di parlare dell’università, del lavoro o di qualcun altro dei suoi amici.
«Gli tirerei un pugno in faccia e gli urlerei addosso perché non si è degnato di rispondermi o di farsi sentire per sette anni, poi chiamerei tutti gli altri perché lo prendano a pugni anche loro,» risponde, tormentandosi con le mani l’orlo della gonna color carta da zucchero che indossa, l’ansia che gli fa sudare i polpastrelli e battere forte il cuore; «e gli chiederei perché cazzo ci ha mollati come idioti quando noi ci saremmo ammazzati per lui, anche dopo sei anni di lontananza, e poi...» Roxas si zittisce quando un piccolo singhiozzo gli spezza la voce, gli occhi bassi, cercando di trattenere ulteriori lacrime. «Possiamo finire qui per oggi?» chiede, sentendosi quasi soffocare dalle emozioni che stanno di nuovo alzando la testa dopo tutti questi anni.
Aerith fa un sorriso gentile e alza lo sguardo verso l’orologio, bianco come quasi tutta la stanza. «Direi di sì, sono quasi le cinque e abbiamo parlato abbastanza per oggi.» raccoglie i fogli e li mette in una cartellina, alzandosi imitata da Roxas, che prende lo zaino da terra e se lo mette in spalla. «Ci vediamo la settimana prossima con il dottor Cid per rivedere il dosaggio delle medicine, va bene?»
«Certo» Roxas si liscia un’ultima volta la gonna e riesce a fare un sorriso ad Aerith. «Buona serata, Aerith.»
«Buona serata, Roxas.»
 
Nonostante sia ottobre inoltrato, fa ancora abbastanza caldo perché Roxas una volta tornato a Twilight Town possa godersi un’oretta da solo prima di tornare a casa.
Con i denti strappa l’incarto del ghiacciolo al sale marino mentre cammina, le cuffie – sempre quelle con le orecchie da gatto che gli aveva regalato Demyx, che anche se mezze scassate e probabilmente pagate sei munny scarsi ancora funzionano – sulle orecchie e l’altra mano che digita un messaggio a Ventus per avvisarlo che è arrivato. Cammina per un po’ nella luce del tramonto, fermandosi a guardare le vetrine di qualche negozio, prima di avviarsi per andare a sedersi sul muretto del suo solito spiazzo.
Quando volta l’angolo però, si blocca vedendo che qualcuno è già seduto su quel muretto, il fumo di una sigaretta che sale e si disperde nell’aria dorata dal tramonto, e l’incarto ancora sigillato di un ghiacciolo vicino alla sua gamba.
Col cuore in gola, Roxas fa qualche passo per avvicinarsi, e lo sconosciuto sembra accorgersene, ma resta con lo sguardo verso il tramonto. I capelli appena lunghi da essere legati in un codino si muovono per la brezza leggera, rossi come il fuoco e come il sole che cala davanti a loro.
Le cuffie gli scivolano sul collo e Roxas si siede non lontano da lui, una mano in grembo e l’altra che ancora tiene il ghiacciolo. «Si scioglierà se non lo mangi.» dice a nessuno in particolare.
«Lo avevo comprato per te, a dire la verità, ma mi pare tu sia già fornito.»
Roxas si volta verso di lui, stringendo lo stecco talmente forte che lo sente spezzarsi, il cuore in gola che sembra voler esplodere.
«Cosa ci fai qui, Lea?»
 
 

 
Boom, cliffhanger.
Lo so, sono in ritardo di una settimana e nemmeno ho illustrato come promesso, ma in queste due settimane sono successe talmente tante cose che non ho avuto tempo né presenza di mente per occuparmene. Nell’ordine l’università mi ha fatto a pezzi, ho compiuto gli anni, mio padre mi ha detto che a gennaio avrò una gattina per casa (si chiamerà Garnet Til Alexandros I, a chi coglie la citazione un biscottino), ho litigato con la mia migliore amica e per consolarmi ho comprato Cyberpunk 2077 al day one per poi scoprire che su ps4 gira come un gioco della ps3, anche se mi piace comunque, e per finire in bellezza Conte ha permesso lo spostamento tra i comuni quindi la prospettiva di un Natale a videogiochi e pizza d’asporto è volato via dalla finestra in favore di parenti antipatici e “ma perché non sei più femminile, guarda che sei ingrassat*”. Wohoo.
Ma non sono qui per tediarvi con i miei problemi! Che dire, questo capitolo mi ha dato un bel po’ di emozioni, e ancora non ne sono pienamente soddisfatto, ma so che se rimanessi troppo ad arrovellarmici finirei per non pubblicarlo mai, quindi ecco a voi. Spero di avervi un po’ coinvolti, io in più riprese mi sono immedesimato tanto nel Roxas che stavo scrivendo da mettermi a piangere, ma forse è una cosa che succede a tutti quando si scrive fanfiction.
Il prossimo e ultimo capitolo verrà pubblicato domenica (stavolta per davvero), quindi se volete scoprire come continui Spirals assicuratevi di seguirla e/o ricordarla!
Detto questo vi saluto, spero che abbiate gradito il capitolo e se lo avete fatto vi invito a lasciare una recensione per dirmi cosa ne pensate, anche le critiche se costruttive sono ben accette.
See you on the flip side.
Vento di Fata
  
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