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Autore: VaniaMajor    13/12/2020    3 recensioni
Kagome possiede un portafortuna. Non avrebbe mai immaginato che a causa sua sarebbe stata portata in un altro mondo, coinvolta in una guerra orribile e legata misteriosamente a un demone dai capelli d'argento...Ma chi è il Principe dai capelli neri dei suoi sogni? Perchè la sua onee-chan deve soffrire tanto? E c'è speranza di tornare a casa...viva?! La ricerca delle Hoshisaki è iniziata. Una AU di Inuyasha e della saga di Cuore di Demone!
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Author’s note: C’era una volta una scrittrice di fanfictions chiamata VaniaMajor…Leggenda vuole che si allontanò dal mondo di Inuyasha per alcuni anni, dedita alla scrittura di storie provenienti dall’Universo che le aveva dato il nome. Ora, a quanto pare, è tornata. Spero sia per voi una gradita notizia!

CAPITOLO 5
 
UN MONACO DEPRAVATO

 
L’atmosfera all’interno era un mondo a sé rispetto a ciò che Kagome aveva visto di En fino a quel momento. L’atrio era ben illuminato, accogliente e piacevolmente caldo. Un lungo corridoio dava accesso a numerose stanze, chiuse da porte scorrevoli. Quelle in fondo erano aperte e c’era un via vai di donne che portavano cibo, bevande, incensi profumati che spandevano ovunque la loro fragranza. Numerose voci ridevano e scherzavano. Qualcuno suonava uno strumento a corde, pizzicando un’aria allegra. Sembrava proprio una festa con tutti i crismi.
Un uomo sulla cinquantina, con la testa pelata imperlata di sudore, si affrettò a raggiungerle all’ingresso, inchinandosi a profusione nel vedere la veste da miko di Kagome e l’arma da Cacciatrice di Sango.
«La Luce ci onora, stasera, di innumerevoli doni!- esordì, lusinghiero- Onorevoli fanciulle, desiderate una camera? La cena?»
«Entrambe, oste. Scorto la miko dal nostro Imperatore.- rispose Sango per entrambe, poi accennò con il mento al chiasso in fondo al corridoio- C’è una festa per il ritrovamento di Shinsetsu?»
Il viso dell’oste si aprì in un sorriso fulgido.
«Avete sentito la novità? La Luce ci benedice!- disse, orgoglioso come se la Hoshisaki fosse stata trovata nella sua locanda- Lo stimato monaco sta festeggiando con graziose fanciulle e liquore benedetto. Dice che fortificano le sue qualità spirituali.»
Sango e Kagome si scambiarono un’occhiata cupa. Quel monaco era un donnaiolo vizioso! Come aveva potuto cascarci, la gente del villaggio?!
«Pensate che gli farebbe dispiacere una nostra visita?» chiese Kagome, con cautela.
«Onorate fanciulle, ne sarà lieto! La vostra carica lo onorerà e la vostra bellezza gli sarà di giovamento!» commentò l’oste, inchinandosi profondamente e voltandosi poi per scortarle verso la stanza del monaco.
«Di gran giovamento, altroché…» sibilò tra i denti Sango, accarezzando la cinghia del suo Hiraikotsu, il volto tempestoso. Kagome le posò una mano sul braccio, ricordandole di trattenersi. Prima era il caso di interrogare quell’imbroglione per capire se si trattava di un semplice truffatore o se c’era sotto qualcosa di peggio. Uno scagnozzo di Naraku, per esempio. Sospirò tra sé, chiedendosi perché si preoccupasse tanto per i fatti di quel mondo quando il suo scopo ultimo era solo tornare a casa.
«Detto tra noi…- sussurrò l’oste, piegandosi verso di loro con una mano a lato della bocca- l’onorato monaco sta consumando tutta la mia riserva di sake. Spero che l’Imperatore pagherà davvero il conto, o mi troverò nei guai.»
L’espressione di Sango peggiorò talmente che Kagome si aggrappò di peso al suo braccio, confezionando una gioiosa frase di circostanza per mascherare gli intenti omicidi della Cacciatrice. Quel monaco era proprio un disgraziato! Si fermarono appena prima della porta aperta, attendendo che l’oste le annunciasse. Kagome fu sorpresa dal suono giovanile della voce del monaco, che sovrastò le garrule risatine delle sue accompagnatrici.
«Due giovani fanciulle?! Una miko e la sua scorta? Fatele entrare, le vedrò volentieri!»
L’oste uscì, inchinandosi, e fece cenno alle due di entrare. Kagome e Sango si trovarono alla presenza di cinque o sei giovanissime ragazze, tutte brille e, a parte una che sedeva in un angolo e suonava, avvinghiate in un modo o nell’altro alla figura che sedeva al centro della stanza, con una tazza di sake in mano e un sorriso malandrino sul volto.
Sia Sango che Kagome rimasero un attimo interdette nel trovarselo davanti. Si aspettavano un uomo maturo, magari un anziano con il naso rosso degli ubriaconi e lo sguardo subdolo. Invece, era un giovane uomo dai lineamenti affascinanti, i capelli neri legati sulla nuca in un corto codino e occhi violetti che brillavano di una vivace intelligenza. Vestiva con un’ampia tunica nera, su cui era drappeggiato un manto viola. Ai suoi piedi era posato un lungo bastone adorno di anelli, con una decorazione metallica in cima che pareva micidiale se usata come arma.
Prima ancora che potessero riaversi dalla sorpresa, il presunto monaco si alzò da terra con uno scatto e le raggiunse, prendendo una mano di entrambe nelle sue.
«La Luce mi benedice!- esordì, con un sorriso sfavillante- Che meravigliose creature! Fanciulle, non oso credere a tanta bellezza! Siete forse Angeli venuti a prendere la mia anima? Tanta grazia non è di questa terra!»
Sia Kagome che Sango avvamparono, impreparate a un approccio del genere, mentre dietro di loro le altre ragazze protestavano per essere passate in secondo piano. Sango ritirò la mano con uno scatto, più infuriata di prima, e Kagome si liberò con una risatina incerta. Il monaco non insistette, giunse le mani e chinò la testa in un saluto rispettoso.
«Accomodatevi, mie signore. Favorite di cibo e bevande.- disse, facendo un gesto verso la sua cena e tornando a sedersi- A cosa devo la vostra gradita visita?»
«Ci è stato detto che voi possedete Shinsetsu.» fu la brusca risposta di Sango. Il monaco annuì, all’apparenza tranquillo.
«Potremmo…uhm…vederla?- chiese Kagome, sedendosi davanti al monaco e sorridendo con quella che sperava fosse un’espressione priva di tensione- Io e la mia scorta ci stiamo recando al Palazzo di Sesshomaru-sama, veniamo dal confine e abbiamo assistito a molti orrori. Se un’arma contro Naraku è davvero ricomparsa, vorremmo accertarcene.»
Il monaco parve crederle senza esitazioni, forse convinto dall’aspetto combattivo di Sango, la cui carica di Cacciatrice era palese. Senza una parola, infilò una mano sotto la veste, all’altezza del cuore e quando la estrasse sul suo palmo brillava un frammento di pietra rosata molto simile al pendente di Kagome. Sembrava davvero un oggetto sacro. Le ragazze lanciarono esclamazioni di ammirazione e gioia. Il monaco sorrise di nuovo.
«Questa è Shinsetsu, la Gentilezza. Avvertite la sua aura? Il suo potere risanatore?» mormorò. Kagome si accorse che Sango si era inginocchiata al suo fianco e guardava la pietra con espressione confusa, incerta. Era vero, da quella pietra proveniva un potere positivo, che sembrava risanare. Kagome, però, scoprì di non avere dubbi: quella Hoshisaki era un falso. Non sapeva come avesse fatto il monaco a infonderle tanto potenziale, oppure se l’avesse trovata e scambiata per Shinsetsu in buona fede, ma il potere di quella pietruzza era infinitamente più debole del suo pendente.
Sango si voltò a guardarla, una domanda sulla punta della lingua, ma le bastò un’occhiata al volto di Kagome per capire di essersi ingannata. La ragazza venuta da lontano aveva già dimostrato di avere poteri straordinari e adesso, con tutta evidenza, aveva avvertito che quella Hoshisaki era falsa. Non doveva dimenticare che si trovava al cospetto della reincarnazione di Kikyo. Tornò a guardare il monaco, irritata.
«La porterete a Sesshomaru-sama?» lo provocò.
«Ho molte faccende da sbrigare lungo la strada, ma…sì, la porterò al nostro sovrano.- disse il monaco, con un sospiro stanco, riponendo nuovamente il frammento sotto le sue vesti- Dopotutto, sono un monaco combattente e servo En.»
«Un monaco combattente?» chiese Kagome, incredula. Lui le sorrise.
«Sì, miko-sama. Come voi, combatto contro Naraku. La mia esistenza sarà forse breve e sanguinosa, la guerra non lascia scampo.- disse, assumendo man mano un tono melodrammatico che strappò sospiri desolati alle fanciulle che lo circondavano- Quanti di noi giovani periscono per mano dei malvagi emissari di Gake? In quanti vedono scomparire la propria stirpe, privati della consolazione di essere vendicati da figli e nipoti? Io potrei essere il prossimo. È per questo…» Senza preavviso, il monaco allungò le mani per afferrare quelle di Kagome, fissandola negli occhi con sguardo ammaliatore. «Per questo vi chiedo, bellissima fanciulla…concedetemi l’onore di un figlio!»
Kagome rimase a bocca spalancata per quella richiesta assurda, poi il monaco si fece indietro con la stessa velocità con cui si era lanciato su di lei. I suoi riflessi lo salvarono da un incontro spiacevole con l’Hiraikotsu di Sango, che colpì il pavimento con un tonfo allarmante.
«Non la toccare, maniaco!» disse la guerriera, con voce fonda e minacciosa, gli occhi fiammeggianti. Il monaco parve guardarla con un nuovo interesse.
«Oh, mi spiace…non intendevo sottovalutare la vostra bellezza, mia cara. Se volete, potrei fare anche un figlio con voi.» disse, con un sorriso smagliante.
Il viso di Sango si tese in una smorfia micidiale, mentre le sue braccia tornavano a sollevare Hiraikotsu, pronte per un nuovo colpo. Kagome la chiamò con tono allarmato, abbracciandola alla vita per cercare di fermarla. Sango interruppe il movimento a fatica, respirando in ansiti rabbiosi, con una Kagome terrorizzata dalla piega presa dagli eventi che le aderiva a un fianco.
«Non qui…non è il luogo…- balbettò, fuori di sé dalla rabbia per la condotta di quel finto monaco libertino- Andiamo…fuori!»
«Non intendo litigare con delle belle fanciulle. Mi adopererò quindi per riportarvi alla calma.- le avvertì il monaco, alzandosi, poi sorrise alle sue ammiratrici- Ragazze, aspettateci qui. Andiamo per qualche attimo sulla riva a chiacchierare.»
***
Era calata la notte e la riva del fiume era solo parzialmente illuminata dal chiarore delle lampade appese fuori dalla locanda. L’improvvisa passeggiata dei tre ospiti di riguardo, preceduta da una litigata che era giunta fino alle orecchie del proprietario, aveva gettato scompiglio e preoccupazione fra i gestori, ma sia il monaco che Kagome avevano loro assicurato che si trattava di uno screzio senza importanza e che andavano a passeggiare proprio per chiarirsi con tranquillità.
Ora, i tre erano soli. Il monaco le fronteggiava con un’espressione tranquilla da cui iniziava però a trapelare una certa sarcastica determinazione. La maschera di uomo pio e devoto stava per essere messa da parte.
«Cosa dovete dirmi, mie signore?- chiese, le braccia conserte- Non credo che sia stata la mia proposta alla onorata miko a farvi alterare. Ho letto i vostri sguardi all’ingresso, non sono uno sciocco. Qual è il vostro problema con il sottoscritto?»
«Il fatto che sei un truffatore, monaco.- rispose Sango, gelida- Sempre che tu sia davvero un monaco.»
Il giovane uomo sollevò un sopracciglio con fare sarcastico.
«Diffidente quanto bella, vedo. Ebbene, sono un monaco, consacrato tale quando avevo dodici anni. Non capisco di cosa mi si stia accusando.» rispose, serafico. Sango avanzò di un passo, la bocca tesa in una smorfia di rabbia e disprezzo.
«Non giocare con me, monaco! La tua Shinsetsu è falsa!» sibilò. Il monaco spalancò per un attimo gli occhi violetti, poi rise.
«Oh! È tutto qui il problema? I miei complimenti alla miko per essersene accorta. Non faccio per vantarmi, ma vedere attraverso le mie purificazioni non è cosa facile.» Fece un piccolo inchino verso Kagome, che quasi gli rispose allo stesso modo, frenandosi all’ultimo. Maledizione, quel monaco aveva un modo di fare fin troppo accattivante!
«Allora confessi?!- continuò Sango, furibonda- Come ti permetti di prendere in giro la povera gente?! Ti approfitti di loro, ingannandoli!»
Il monaco storse la bocca in una smorfia di derisione.
«Prendere in giro? Io non la vedo così, cacciatrice. Sto offrendo un po’ di speranza a chi vive solo di paura. Il padrone della locanda è uno strozzino, il fatto che abbia approfittato della sua ospitalità è la giusta punizione per un simile verme. Per gli abitanti del villaggio, la mia venuta è un momento in cui sorridere e fare un po’ di festa. Domani potrebbero essere morti, siamo vicini al confine. Sai meglio di me che da queste parti si conosce solo la guerra. Cosa cambia per loro se l’Imperatore ottiene Shinsetsu oppure no? Oggi sono contenti, e tanto basta. Bisogna vivere alla giornata!»
Kagome osservò il monaco con occhi nuovi. Il suo cinismo non sembrava derivare da malvagità. Anzi, riecheggiava l’amarezza di Sango, della vecchia Kaede…Era un tono di voce disilluso e senza speranza che Kagome stava imparando a riconoscere come tratto distintivo del mondo in cui era capitata. Forse anche quel monaco aveva vissuto momenti difficili, nonostante fosse così giovane. Questo, però, non poteva giustificare quella truffa. A quanto pareva, nemmeno Sango aveva intenzione di farsi convincere dalle parole.
«Far credere il falso equivarrebbe a dare loro speranza?! Non farmi ridere, monaco! – esclamò, preparando Hiraikotsu – Sei un incosciente, potresti portare fin qui gli sgherri di Naraku! » La ragazza ristette. «A meno che…tu non sia un suo scagnozzo!»
In un istante, sia Kagome che Sango videro i lineamenti del monaco deformarsi in un’espressione di tale odio e disprezzo che le accuse a riguardo diventarono cenere. Alzò la mano destra, coperta da un guanto e cinta da un rosaio, come se volesse sferrare un pugno, poi, con evidente fatica, l’uomo riprese il controllo di sé.
«Per vostra fortuna, non è mia abitudine fare del male alle giovani donne. Foste un uomo, cacciatrice…- stirò le labbra in un sorriso micidiale- appena pronunciato quel nome sareste morta. Shippo!»
Accorrendo al richiamo del monaco, la donna che poco prima allietava la festa suonando canzoni atterrò loro di fronte, comparendo dal nulla.
«Hi no Kitsune!» esclamò con una vocetta infantile, puntando una mano contro le due. Una cascata di fuoco azzurro eruppe dalle sue dita e si precipitò contro le ragazze, strappando un grido a Kagome.
«Kagome, dietro di me!» ordinò Sango, facendosi scudo con Hiraikotsu. Quando l’ondata di fuoco scomparve senza fare danni, le due giovani videro il monaco scappare lungo la riva del fiume, seguito da quello che pareva un bambino con…una coda?!
«Era un kitsune travestito!- sibilò Sango- Kirara, trasformati e seguili! Fermati, maledetto!»
«Fossi matto!» rispose il monaco da lontano. Sango saltò in groppa a Kirara e si lanciò all’inseguimento dell’uomo, lasciando indietro Kagome, la quale si mise a correre dietro a tutti, rimanendo ben presto senza fiato. Vide Sango lanciare Hiraikotsu verso il monaco, ma l’uomo si voltò e parò il colpo con il proprio bastone, dimostrando una grande abilità. Fu allora che un brivido la scosse, riempiendola di un gelo che la costrinse ad alzare gli occhi dalla riva e dall’inseguimento. Inorridì quando il suo sguardo si posò sul cielo notturno e vide il lucore della luna viola riflettersi su una torma di demoni che stavano calando dall’alto sopra le loro teste.
«Sango! I demoni di Naraku!» gridò, orripilata, costringendo la Cacciatrice a voltarsi, spaventata, per poi seguire con lo sguardo la direzione indicatale. Sango fece voltare Kirara, perdendo interesse verso il monaco, recuperò la sua arma e la lanciò in cielo, falcidiando i nemici, ma questi erano davvero troppi. Sango strinse i denti. Avrebbero dovuto vendere cara la pelle.
«Kirara, raggiungi Kagome e proteggila. Qui ci penso io!» esclamò, saltando dalla groppa del demone felino e sguainando anche la spada.
«Non ce ne sarà bisogno, Cacciatrice.»
La voce calma del monaco, molto vicina a lei, la fece voltare. L’uomo era tornato indietro e ora stava in una buffa posizione, con la mano destra alzata verso il cielo e i piedi ben piantati a terra. La mano sinistra stava svolgendo il rosario attorno al polso e alle dita.
«Miroku, non farlo!» gridò il piccolo kitsune, aggrappandosi alla sua veste e lanciando alla Cacciatrice un’occhiata allarmata che lei non capì.
«Devo, Shippo. È un guaio causato dal sottoscritto.» sospirò lui, poi fece un sorriso tagliente e scoprì la mano destra. Sango, stranita, dapprincipio non capì cosa stesse accadendo. Sentì il vento sfiorarle il volto, vide il sorriso del giovane uomo tendersi in un miscuglio di dolore e sadismo, poi l’aria sopra le loro teste fu sconvolta da un turbine che, in apparenza, aveva la sua origine dal palmo ora scoperto della mano del monaco. Udì Kagome gridare di orrore e sorpresa, ma sapeva che non correva alcun pericolo. Il turbine non le toccava e la torma di demoni stava piombando come una montagna contorta sopra le loro teste. Anche i demoni, però, gridavano di paura e orrore. Il turbine li aveva catturati e ora li stava trascinando a sé. Attonita, Sango assistette alla loro cattura, alla loro scomparsa nel palmo della mano del monaco, come se questi li avesse risucchiati nel proprio corpo. Vide il segno che i suoi piedi lasciarono sulla ghiaia della riva quando l’impatto continuo lo spinse indietro, mettendo a dura prova il suo equilibrio. Poi, quando l’ultimo demone finì risucchiato, l’uomo avvolse guanto e rosario sulla mano destra con un gesto preciso, frutto di un costante allenamento. Per un istante rimase in piedi a capo chino, nell’improvviso silenzio, poi crollò a terra e non si mosse più. Il kitsune lanciò uno strillo straziante.
«Miroku! Miroku!- gridò, cercando di scrollarlo – Stupido! Mi avevi promesso che saresti stato attento! Non t’azzardare a morire!»
Sango, pallida e ancora incerta su ciò a cui aveva assistito, rimase a guardare il dolore di quel piccolo demone senza sapere che fare. Il volto del giovane monaco era bianco e segnato, spogliato da quell’aria ambigua e strafottente che tanto l’aveva irritata.
«Sango! Cos’è successo?! È stato lui a salvarci?» ansimò Kagome, correndole accanto scortata da Kirara.
«Io…sì, direi di sì. Anche se non so come.» mormorò lei.
«Questo stupido ha usato di nuovo il Foro del Vento!» esclamò il piccolo kitsune, piagnucolando e tirando su col naso. Kagome si inginocchiò accanto al monaco, tesa, ma si accorse subito che l’uomo respirava ed emise un sospiro di sollievo.
«È vivo! Ti chiami Shippo, giusto? Il tuo amico è ancora vivo.»
Il bambino, che sfoggiava orecchie, zampe e coda di volpe, si asciugò gli occhi e annuì, sollevato. Sango si inginocchiò accanto a Kagome, suo malgrado attratta dal viso pallido e sofferente del giovane uomo.
«Come ha fatto a salvarci? Nella sua mano c’è un incantesimo? – sussurrò, impressionata – I demoni sono stati risucchiati senza possibilità di scampo. Il tuo amico è un imbroglione o un vero esorcista?»
«Miroku è un monaco potente! – protestò il piccolo Shippo, saltando in piedi e gonfiando il petto, poi però tornò ad assumere un’espressione di profonda pena – Ma quello…non è un esorcismo. È una maledizione.»
«Una maledizione?!» sbottò Kagome, e il kitsune annuì.
«Cosa lo ha maledetto? Oppure…chi?» sussurrò Sango, ma in cuor suo conosceva già la risposta. La vide negli occhi tormentati del kitsune, la intuì dall’espressione di odio feroce che le sue parole avevano suscitato poco prima sul volto del monaco. Mosse le labbra di concerto con quelle del piccolo Shippo quando rispose, pronunciando il nome che era la nemesi di tutti loro.
«Naraku.»
   
 
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