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Autore: Andromeda 5    14/12/2020    0 recensioni
Madeline di Tule è diventata da poco una dipendente dell'Abstergo e pensa di collaborare alla scrittura di un videogioco, ma non sa che le stanno carpendo le informazioni per cercare l'ennesima mela dell'Eden. Tuffatevi assieme a lei e i suoi due antenati, Aua e Albiorix, in questa avventura tra il mondo di oggi e l'impero romano di Nerone.
Nota: ogni capitolo ha una parte in comune, la storia del presente, ma si può scegliere se seguire la storia di Aua o quella di Albiorix
Genere: Avventura, Mistero, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio
Note: Raccolta | Avvertimenti: Gender Bender, Incompiuta
Capitoli:
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-Allora,che opzione scegli?-
sul monitor comparvero tre opzioni: solo Aua, entrambi, solo Albiorix.
-Scelgo entrambi.-dissi cliccando la seconda scritta.Infatti,molti colleghi mi avevano consigliato di optare per entrambi in caso di due DNA nello stesso manufatto.
-Ottima scelta,-disse il computer-scegliendo l'opzione entrambi potrai cambiare avatar in qualsiasi momento e avrai una visione di gioco più completa .-
Poi comparve la schermata per decidere se volevo indicazioni durante l'esplorazione o no e io scelsi "Sì" per non trovarmi da sola nei momenti di difficoltà.
Poi comparve di nuovo la schermata con i volti di Aua e Albiorix.
-Ora,come ultima cosa,scegli uno dei due personaggi per avviare la sequenza di ricordi.-

Aua

Ci pensai e scelsi Aua:mi ricordava molto me stessa e inoltre pensai che, essendo molto riflessiva e intelligente,il gioco che ne sarebbe uscito fuori sarebbe stato diverso dal solito cliché: di solito i giochi ambientati nella Roma antica sono giochi di ruolo in cui si costruisce e si amministra una città,ma questo saebbe potuto diventare un gioco di enigmi,puzzles e mistero.
Quindi,dopo un momento di esitazione,cliccai l'immagine di Aua.

Ricordo 1: Libertà
Roma,casa di Atte,54d.c.
Aua si svegliò di soprassalto. Il suoi erano sogni ricorrenti:i cani che la inseguivano,il mercato degli schiavi in cui vide Albiorix per l'ultima volta, la sua vita spensierata prima di essere catturata. Erano passati cinque anni da quando era stata strappata dalle braccia del cugino.Dopo due anni duri e faticosi di servitù nella casa di Rufio Crispino, questi l'aveva rivenduta,ma stavolta le cose andarono meglio:la liberta Atte era appena uscita dalla schiavitù e cercava una schiava per la casa. Quando Atte vide Aua,la prese con se. Aua iniziò a lavorare quel giorno stesso.quando entrò nelle stanze della padrona per la prima volta per pulire il pavimento.Mentre strfinava il pavimento con lo straccio,Atte le chiese:-Da dove vieni?-
-Dalla Retia, a nord,vicino al Reno. Il mio era un piccolo villaggio sperduto.-
-Io ero proprio come te alla tua età,sai? Io venivo dalla Grecia. So cosa si prova ad essere strappati dalla propria terra e dai propri cari...ci si sente incompleti.-
-Come avete fatto a sopravvivere?-chiese Aua fermandosi di colpo e sedendosi in ginocchio.
-Ho continuato a sperare finchè Nerone non mi fece dono della libertà qualche mese fa.-
Da allora erano passati tre anni e Aua lavorava con molto impegno,ma quando poteva, si arrampicava con fatica sui tetti della città fino ad arrivare appena fuori dalle mura, dove c'era un boschetto attorno a delle rovine ( probabilmente si trattava di una domus abbandonata) e la si allenava con la sua lama fantasma,che aveva conservato con molta cura tenendola stretta a sè quando fu catturata. Inoltre si era costruita un arco usando uno dei rami di un salice piangente che cresceva in quel boschetto:era primitivo,ma molto preciso.
Aua si toccò il braccio destro.Lo faceva ogni mattina per vedere se aveva ancora indosso il bracciale da schiava.Bisogna sapere che Rufio Crispino faceva mettere dei bracciali ai suoi schiavi per far capire a chi appartenevano e questi lasciavano cicatrici profonde come quella che aveva Aua. 
Il sonno ormai se n'era andato e Aua,dopo aver preso arco e frecce e dopo aver indossato la lama fantasma, scese pian piano le scale per andare a fare colazione prima di andare nel boschetto ad allenarsi.
Stava per uscire,quando qualcuno la fermò dicendo:-Dove stai andando?-
Aua si voltò lentamente vide Atte.
-Pdrona Atte.-rispose impaurita-Ecco...io...-
-Ti ho vista arrampicarti,per la città.-
-Mi spiace,...a volte è più facile sbrigare le commissioni saltando di tetto in tetto.-
-Già,è vero.-disse Atte ridendo-Anch'io ero come te.Vieni,c'è una cosa che devi vedere.-
Scesero in nelle cantine,dove Atte aprì un cofanetto:all'interno c'era un ciondolo argento con la forma di una chiave molto strana.
-Questo apparteneva ad Alexios,un mio antenato.Faceva parte della Setta di Kosmos,ma poi ritrovò sua sorella Kassandra e si riappacificò con lei perché lo aveva risparmiato. Poi Alexios incontrò una donna di nome Eunice, la sposò e conservò questa chiave che Kassandra gli aveva dato dopo averla recuperata quando tornò da Atlantide.La Kassandra scoprì che il padre di entrambi era Pitagora.-
-Questa chiave potrebbe condurmi al luogo di cui mi aveva parlato in sogno Belenus cinque anni fa.-
-Belenus?-
-Quello che tu chiami Zeus e che qui chiamano Giove.-
Dopo qualche minuto di silenzio,Atte disse:-Bene,Aua. Ora che sai degli occulti e che hai capito il sogno, dovrai imparare e diventare un'occulta. Io ti aiuterò con le armi,Seneca ti aiuterà con la conoscienza, mentre Locusta ti aiuterà con i veleni. Ricorda le tre regole: non affondare mai la lama nella carne innocente,agisci nell'ombra e non compromettere la confraternita. Agiamo nell'ombra per servire la luce.- 

Passarono mesi e Aua si dette da fare. Le giornate erano impegnative: oltre ai lavori di casa,doveva imparare. Aua sapeva già leggere e scrivere qualche runa perché quando aveva cinque anni chiese al druido del suo villaggio di leggerle la profezia che le aveva inciso sul braccio sinistro quando era nata. La scritta era: segui il tuo cuore e troverai la strada di casa. Quando Seneca la vide la prima volta,pensò che era una causa persa,ma si ricredette: in pochi mesi,Aua riusciva già a leggere e a scrivere testi abbastanza semplici , ma riusciva a fare ragionamenti più complessi rispetto a quando non sapeva ne leggere ne scrivere in latino. In fatto di veleni era invece poco ferrata,almeno all'inizio: conosceva qualche pianta velenosa e qualche tipo di fungo non commestibile,ma con l'aiuto paziente di Locusta imparò a preparare alcuni veleni,ma anche alcuni antidoti e unguenti tra i più comuni.

Ricordo 2:Locusta e i funghi avvelenati
Roma, 13 ottobre 54d.c.
Era l'alba e il una donna incappucciata bussò alla porta della bottega di Locusta,la quale si sporse dallo spioncino.
-Agiamo nell'ombra per servire la luce.-disse la donna misteriosa.
-Benvenuta nella mia umile bottega, mia imperatrice.-bisbigliò Locusta aprendo e facendo accomodare la donna.
-Allora? É pronto il veleno?-chiese nervosamente la donna mentre Locusta chiudeva la porta.
-La mia apprendista ha appena finito di prepararlo.-poi chiamò Aua.
Aua arrivò con in mano un cesto di funghi.
-Funghi?-chiese sbalordita Agrippina.
-Il cibo preferito dell'imperatore.-disse Aua-Caso vuole che appena fuori dalle mura della città crescano tanti Amanita Phalloides,dei funghi simili ai porcini,ma sono velenosi. Si distinguono per il cappello a cupola e il colore più pallido.Sono stata attenta a cogliere la varieta che non profuma.-
-La portata non è prevista per la cena.-disse preoccupata Agrippina.
-L'imperatore non rifiuta mai un piatto di funghi.-disse Aua-Mi sono intrufolata nelle cucine in questi giorni di preparativi per il ritorno dell'imperatore e mi sono informata.-
-Io e mio figlio te ne saremo eternamente grati.-disse l'imperatrice-Qual è la ricompensa?-
Locusta parlò per Aua:-Questa ragazza desidera la libertà. Non è così,Aua?-
-Sì,ma vorrei poter continuare ad aiutarti,Locusta.Ho ancora molto da imparare sia da te che da Seneca e Atte.-rispose Aua.
-Ci sono ancora piante che devi conoscere.-disse Locusta- E avrò sempre bisogno di te.-
-Se è la libertà ciò che chiedi,ti accontenterò.-disse Agrippina,poi si congedò dicendo-A stasera.-
Quando la donna uscì,Aua chiese a Locusta:-Perché lo vuole uccidere?-
-L'imperatore Claudio non è un buon governante e Agrippina spera che suo figlio Nerone diventi un imperatore migliore di lui e pensa che Britannico,il legittimo successore, potrebbe essere facilmente manovrabile dai senatori che appoggiano gli antichi.-

Quella sera, Aua accompagnò Atte alla Domus Aurea e,non appena entrò nel palazzo, cercò subito le cucine. Non le fu difficile: vide una fila di servi che portavano i vassoi carichi di frutta, selvaggina e altre cose buone da mangiare. 
Aua si avvicinò analizzò la situazione e poi iniziò ad agire. Si avvicinò a uno dei servi e chiese:-La mia padrona mi ha dato ordine di servire questi funghi alla fine del banchetto.-
-Non sono previsti funghi.-
-La mia padrona è l'imperatrice e vuole omaggiare il padrone di casa. Per favore,sono nuova e non so dove siano le cucine. Ti prego,aiutami, altrimenti verrà punita tutta la servitù.-
-Le cucine sono in fondo a destra.-disse il servo- Segui gli altri.A proposito, il mio nome è...-ma fu interrotto dal servo dietro di lui che gli urlò di sbrigarsi.
-Me lo dirai quando tornerai indietro.-disse Aua.
Poi Aua andò nelle cucine e,senza farsi notare, prese un piatto,vi adagiò sopra i funghi con molta cura: dovevano essere messi in modo tale che sembrassero veramente dei funghi porcini. Quando finì di sistemare i funghi, Aua aspettò che il banchetto finisse. Intanto il servo con cui aveva parlato tornò e,mentre si riposava un po' prima di portare il vassoio successivo, si presentò dicendo:-Mi chiamo Duncan, vengo dalla Scozia. Di solito tiro il carro di Nerone,mi occupo dei cavalli e sono un auriga della squadra verde.-
-Allora come mai stasera servi in cucina?-
-La servitù non basta mai per i banchetti sontuosi.-disse Duncan- Dimmi di te.-
-Oh, beh...-disse Aua imbarazzata-Mi chiamo Aua e sono un'umile serva Reta.-
-Sono stato qualche anno in Retia.-disse Duncan- Da bambino,anni fa.-
-Oh, per Tutatis!-esclamò Aua-Devo portare in tavola i funghi! È stato un piacere conoscerti Duncan,spero di rivederti presto.-
Aua camminò in fretta cercando di non far cadere il piatto. Quell'inconveniente proprio non ci voleva, ma quel Duncan aveva un certo fascino: alto,snello,con i capelli ricci e neri,un mento un po' pronunciato e le labbra carnose, due occhi neri e profondi,lo sguardo penetrante e la sua voce era una delle più belle che Aua avesse mai sentito. Insomma, quel Duncan sembrava un capoclan strappato dalla sua terra natia. Aua fantasticava ancora, quando arrivò sulla soglia della stanza del banchetto. La strada le fu sbarrata da due lance. 
-I funghi non erano previsti.-disse uno dei due soldati.
-Si tratta di una sorpresa,-rispose prontamente Aua-è un regalo per il nostro amatissimo imperatore.-
-Fatela entrare.-rispose Agrippina,che poi si rivolse al marito dicendo-Questo è un piccolo dono da parte di Nerone.-
Aua entrò nella stanaza: sdraiata sulle poltrone c'era tutta la nobiltà più conosciuta,tra cui Atte e Seneca, mentre qualche centurione stava in piedi. L'imperatore Claudio era sdraiato sulla poltrona al centro ed era in compagnia di una ragazza. I musicisti si fermarono di colpo, Aua entrò e a passi lenti si avvicinò al tavolo, dove vi adagiò delicatamente il piatto. Poi indietreggiò, si inchinò e stava per andarsene indietreggiando,quando l'imperatrice disse:-Questa serva ha colto personalmente questi funghi su mio ordine per voi ed è stata molto brava,mio amato imperatore . Che le sia data la libertà!-
-Da domani sarai una cittadina romana come gli altri.-tagliò corto l'imperatore, il quale era più interessato ai funghi.
-Presto,torna in cucina e servi il vino.-disse l'imperatrice battendo le mani.
Aua andò in cucina, prese la brocca piena di vino e,assieme a Duncan, tornò indietro e verso il vino nei calici. Anche Nerone chiese la libertà per Duncan e l'imperatore la concesse volentieri tenendo in mano il fungo che stava per mangiare.
Quando Aua aveva quasi finito di versare il vino nell'ultimo calice,Nerone le ordinò:-Servi anche questo valoroso centurione.-
-Ma eccellenza,sono in servizio.-disse il centurione,che aveva una voce familiare.
-Sciocchezze.-disse Nerone-Il tuo principe te lo ordina.-
Aua prese un calice,vi versò l'ultima goccia di vino e la porse all'uomo,che si tolse l'elmo. 
Aua rimase pietrificata: quel centurione somigliava incredibilmente ad Albiorix:la stessa pelle pallida, gli stessi occhi azzurri,gli stessi capelli corvini, lo stesso sguardo severo del padre di Aua, la stessa bocca e le stesse guance così simili al quelle di Aua. Si riprese squotendo leggermente la testa e aspettò che l'uomo prendesse il calice. Le sue mani non erano ruvide come ci si sarebbe potuto aspettare,ma erano morbide e vellutate. Anche lui era sorpreso. Si scambiarono uno sguardo fugace perché in quel momento l'imperatore boccheggiò. Aua si riprese: doveva scappare o l'avrebbero accusata di aver avvelenato l'imperatore. Si staccò dall'uomo,il quale andò dall'imperatore per cercare di fargli sputare il cibo,e corse via. 
Quando si nascose dietro una statua, Aua capì che l'imperatore era morto perché le si annebbiò la vista ed ebbe una visione: l'imperatore Claudio era manipolato da un gruppo di senatori che volevano uccidere sia Agrippina che Nerone. Avevano pianificato,ma non si capiva bene chi c'era dietro: la persona che sembrava il capo era una donna,ma Aua non riuscì a vederla bene in volto per via del velo che indossava.
Aua si riprese e continuò la sua fuga. Per paura di essere catturata,cercò di evitare il più possibile i soldati di guardia e se non ci riusciva,li colpiva con la sua lama fantasma. Attraversò i giardini e si arrampicò sulle mura uscendo così dal palazzo.

Albiorix

Ci pensai e scelsi Albiorix: era molto forte e il gioco che serebbe stato prodotto poteva essere come quelli già prodotti dall'Abstergo per il progetto Helix.Inoltre mi ricordava molto qualcuno.
Dopo un po' di esitazione,cliccai sull'immagine di Albiorix.

Ricordo 1:la seconda campagna di Britannia
Spiagge di Dover, accampamento romano,53 d.c.
Albiorix si svegliò nella sua tenda. La nave era attraccata il giorno prima dopo aver attraversato la Manica e l'accampamento era stato montato subito dopo e con molta fretta. Quella mattina dovevano smontare il tutto e ripartire.
Un pensiero fisso ronzava nella mente di Albiorix,un pensiero che lo accompagnava ogni mattina in quel momento tra il risveglio e l'alzarsi dal giaciglio e che a volte occupava anche intere giornate: la continua preoccupazione per la sua piccola Aua. Non l'aveva più vista da quando le fu strappata dalle braccia al mercato degli schiavi quando erano arrivati a Roma. Allora era solo un ragazzino da poco diventato maggiorenne per la società romana,ma ora era un uomo di 22 anni segnato prima da due anni di duro allenamento come gladiatore e da tre come soldato romano perché,per la seconda campagna in britannia,l'imperatore Claudio aveva bisogno di tanti uomini e coinvolse anche schiavi come i gladiatori e gli aurighi promettendo loro la libertà una volta tornati a Roma. Albiorix prese l'occasione al volo:da uomo libero avrebbe potuto cercare con più facilità Aua e serebbero tornati a nord,dove avrebbero ricostruito il loro villaggio per poterci vivere insieme come promesso. 
Questa era la prima volta che partiva perché fino ad allora era stato addestrato in un accampamento fisso in Licia,dove aveva combattuto contro i barbari del luogo. La lama celata che aveva ricevuto dalla cugina prima di essere catturati era sul tavolo:non la usava da quando aveva cercato di difendersi da coloro che l'avevano catturato cinque anni prima ed era riuscito a nasconderla sotto i vestiti quando era al mercato degli schiavi. Purtroppo non era riuscito ad usare la lama per liberarsi e liberare Aua perché erano in catene, se fossero state corde ce l'avrebbe fatta. Quando era gladiatore,ma anche da soldato,l'arma sarebbe risultata utile,ma Albiorix preferì non usarla perché sentiva che era sbagliato e la portava come ornamento.Perciò, come al solito,quella mattina indossò la lama celata e si vestì,poi uscì.
Grazie a questa nuova campagna,Albiorix era diventato da poco centurione e quindi aveva dei privilegi come svegliarsi un po' più tardi e avere una tenda tutta per se. 
Si avviò dunque nella tenda del generale per sapere cosa fare. 
Il generale Tullio Svetonio era molto anziano ed era stato uno dei primi schiavi a diventare liberti. Era di origini galliche e si diceva che discedeva da Vergingedorige, ma erano solo voci. Albiorix entrò nella tenda. Il generale era seduto dietro il tavolo: era un uomo tarchiato,pelato e poteva incutere timore,ma i suoi occhi blu facevano capire che in realtà era un leader più benevolo. Infatti,trattava i suoi soldati sempre gentilmente,sempre con il sorriso e, quando era un po' più giovane, era un ottimo insegnante.
-Ave,Albiorix.-disse il generale Tullio alzandosi lentamente dalla sedia.
-Generale.-disse Albiorix scattando sull'attenti-Ai vostri ordini.-
-Riposo,riposo.-disse il generale avvicinandosi-Ah,questo clima umido non aiuta le mie gambe ormai stanche. Comunque,ho un incarico che solo tu puoi svolgere.-si interruppe vedendo che Albiorix lo stava ascoltando in perfetto silenzio,poi riprese- Mi hanno detto che ti arrampichi molto bene e che sei molto agile.-
-Ho fatto la guida quando ero in Licia,signore.-disse Albiorix.
-Me l'hanno detto.-disse il generale-Voglio che addestri un gruppo di soldati ad arrampicarsi come fai tu per poi formare un gruppo di uomini che vadano in avanscoperta quando saremo vicini ai villaggi dei druidi.-
-Perché vi interessano i druidi?-chiese Albiorix.
-Sono esseri imprevedibili,dovresti saperlo.-
-Mio padre diceva sempre:"Mai sfidare un druido,potresti essere fulminato da Belenus in persona."-
-Era un uomo saggio.-ribattè il generale-Per questo devi andare in avanscoperta: evitiamo i druidi ed eviteremo problemi.-
Albiorix si congedò,ma mentre stava uscendo dalla tenda,il generale lo fermò dicendo:-L'arma che porti al braccio ti servirà.-
Albiorix si girò e rientrò dicendo:-Conoscete la lama celata?-
-Certo,-disse il generale-anch'io la usavo alla tua età,quando facevo parte degli occulti.-
-Gli occulti?-chiese Albiorix incuriosito.
-Era ed è tuttora una confraternita nata in Egitto.-spiegò il generale mentre nei suoi occhi si accendeva una scintilla ripensando ai tempi andati- Quando avevo la tua età ed ero appena diventato un liberto, andai in Egitto seguendo Giulio Cesare e mi inbattei in Aia e Baiek,i due fondatori. Capendo poi che Giulio Cesare voleva a tutti i costi regnare incontrastato perché influenzato da una mela dell'Eden,decisi di unirmi a loro.-e detto ciò mostrò la mano destra,alla quale mancava l'anulare -Poi,però,quando si separarono e Aia andò in Giordania,io preferii tornare a Roma.- 
-Perché hai dovuto sacrificare un dito?-chiese Albiorix scioccato.
-Tieni la lama nel modo sbagliato:va sotto e non sopra.-
-Ormai sono abituato a tenerla sopra.-
-Sei perdonato,-disse il generale-non ti costringerò a sacrificare l'anulare destro se non vuoi.Però devi sapere le regole: mai affondare la lama nella carne degli innocenti,non compromettere la confraternita e agisci nell'ombra.Il nostro motto è:viviamo nell'oscurità per servire la luce.-
-Allora sono un occulto?-
-Non ancora,-disse il generale-sai arrampicarti,ma sai assassinare qualcuno a sangue freddo?Sai nasconderti?Non sei nemmeno pronto per fare il balzo della fede.-
Albiorix ci pensò e,rassegnato,scosse la testa.
-Lo immaginavo.-disse il generale-Da oggi in poi sarò il tuo mentore.-

Passarono giorni e Albiorix istruiva un piccolo gruppo di soldati ad arrampicarsi. Non era facile: Albiorix era un uomo paziente,ma se qualcuno metteva a dura prova la sua pazienza, diventava una furia. Molte volte si spazientiva perché i suoi uomini non seguivano quello che diceva. Era un insegnante molto severo,che pretendeva che tutti i suoi soldati facessero quello che diceva. Grazie al suo duro allenamento,solo un quarto dei soldati a lui affidati fu reputato adatto al compito di sentinelle, gli altri furono tutti scartati. 
Quel giorno,Albiorix era appostato su un albero per vedere se c'era un villaggio di druidi nelle vicinanze quando vide una fanciulla in pericolo:era braccata da un cervo possente perché l'aveva disturbato durante la stagione degli amori. Albiorix sentì le sue urla e saltò di ramo in ramo sentendo la sua voce e infine la vide: una fanciulla che aveva pressapoco la sua età, bionda quasi albina,snella e graziosa. Senza pensarci troppo e affidandosi completamente all'istinto, Albiorix saltò dal ramo su cui stava facendo scattare la lama celata dopo anni che non la usava e atterrò colpendo il cervo alla schiena. Il cervo si accasciò a terra in una pozza di sangue.
Albiorix, pulì la lama,poi guardò la fanciulla dicendo:-Tutto bene?-
Lei annuì ancora impaurita per l'accaduto.
Albiorix fece scattare di nuovo la lama facendola ritrarre e si presentò:- Mi chiamo Albiorix,vengo dalla Retia.-
-Branwen.-disse lei imbarazzata.
Albiorix se ne innamorò subito: era la prima volta che provava sentimenti simili;non aveva mai provato nulla del genere prima,nemmeno per qualcuna delle ragazze del villaggio da cui proveniva.
-Abito nel villaggio di druidi sulla collina.-disse Brenwen dopo qualche minuto di silenzio.
-Se ti va...potrei accompagnarti?...-farfugliò Albiorix-La foresta...può essere...un luogo...pericoloso...per...per...-
-Per una donna?-lo interruppe Brenwen-Non devi preoccuparti per me, romano.So cavarmela benissimo da sola e poi il villaggio non è tanto lontano.-
Ad Albiorix quelle parole suonarono familiari,ma non si scompose e ribatté: -Insisto.-
-Se proprio ci tieni.-
Andarono al villaggio,che era proprio a due passi da lì. Solo dopo aver varcato le mura di legno,Albiorix ricordò gli ammonimenti di suo padre e di suo zio: con i druidi bisogna sempre comportarsi con rispetto,il primo errore può portare a tragiche conseguenze.
-Ti stavamo aspettando,Albiorix il Reto.-disse il capo dei druidi quando lo vide entrare nella sua tenda accompagnato da Brenwen per presentarglielo.
-Come fate a sapere il mio nome?-chiese gentilemente Albiorix.
-Io so tutto.-rispose il druido-So che sei uno schiavo romano e che aspiri alla libertà per ritrovare l'unico membro ancora in vita della tua famiglia, la piccola Aua.-
-Aua?-disse Brenwen perplessa.
-Mia cugina e sorella adottiva.-disse Albiorix-Non ne ho mai parlato a nessuno,neanche al mio generale.-
-Lasciaci soli,Brenwen.-disse il druido.
-Certo,saggio Veran.-e detto ciò,Brenwen uscì dalla tenda.
Poi Veran si rivolse di nuovo ad Albiorix dicendo:-Vuoi sapere dove si trova la chiave per la mela,non è così?-
-Quale mela?-chiese perplesso Albiorix.
-La mela dell'Eden di cui ti ha parlato in sogno Belenus cinque anni fa. La mela che chi,dopo di te, cercherà per distruggerla. Ce ne sono di quelle mele disseminate per il mondo;non sono molte, ma sono comunque pericolose. Guardati dalla mela, se la troverai.-
Albiorix ascoltava il vecchio pur non capendo.
-Una volta trovata la mela,-risprese Veran dopo una pausa- troverai anche il mantello. Quello,però, lo troverai solo grazie ad Aua, solo lei ne ha la chiave. 
Tuttavia, non te la darà mai se tu ti farai influenzare dalla mela e dalla tua sposa.-
-La mia...sposa?-chiese Albiorix sempre più confuso.
-La donna che ti aspetta fuori da questa tenda sarà la tua sposa. La lascerai qui,insieme al tuo seme, credendo di fare la cosa giusta, ma entrambi ti seguiranno. Se la tua sposa s'impossesserà della mela e la userà a suo piacimento,il tuo seme dentro di lei morirà.-
-Ma è terribile!-esclamò Albiorix.
-Ma un barlume di speranza c'è: Aua è insolitamente immune al fascino della mela e del mantello, Questo ti aiuterà. La mia visione non riesce ad andare al di la, ma questo sarà quello che potrebbe attenderti se le rune rimarranno immutate.-
Albiorix si alzò e indietreggiò spaesato uscendo dalla tenda. Fuori lo aspettava Brenwen,che gli chiese,con la sua voce dolce e flautata, se si sentiva bene. Albiorix la guardò terrorizzato e scappò. 
Mentre correva per i boschi,pensò:"Se fossi rimasto,la profezia si sarebbe compiuta. Però potrebbe ancora compiersi! Lo zio diceva sempre che il destino non si può controllare e che le visioni dei druidi non sono sempre precise,possono manifestarsi nei modi più disparati. Se solo potessi tornare a Roma per cercare Aua! La troverò e insieme torneremo nel nostro villaggio, dove non ci sono ne occulti ne antichi, e potremmo vivere serenamente."

Ricordo 2:I funghi avvelenati
Roma,13 ottobre 54d.c.
Albiorix era tornato da poco a Roma approfittando del ritorno dell'imperatore. Dell'esercito che era con lui, solo la metà era sopravvissuta: i barbari che trovarono più a nord li avevano decimati. Anche il suo mentore, il generale Tullio Svetonio, era sopravvissuto, ma era tornato stanco e debole. Dopo l'incontro con i druidi, Albiorix si era dato molto da fare: continuava a comandare i suoi uomini e intanto imparava a sua volta come essere un occulto imparando a nascondersi, a uccidere senza farsi vedere e ad agire nell'ombra. Riuscì perfino a fare il balzo della fede buttandosi dalle bianche scogliere di Dover ed era stata un'esperienza unica e irripetibile per lui. 
Non cercò e non rivide più Brenwen, voleva scongiurare la profezia ad ogni costo, ma continuava a pensarci e il solo pensiero di lei lo corrodeva.
Tornando a Roma, Albiorix era diventato un uomo libero a tutti gli effetti e aveva intenzione di comprarsi una modesta villa per poi cercare Aua. Al momento, però, era ospite del suo mentore, che aveva una villa a pochi passi dal palazzo del senato. 
-Stasera ci sarà un banchetto in onore del ritorno dell'imperatore.-annunciò il generale-Tu sarai di guardia nella stanza del banchetto e farai le mie veci. Non dovrebbe succedere nulla di strano, ma bisogna stare attenti.-
-Agli ordini.-disse Albiorix.
-Sono molto stanco,-disse il generale-vai a prepararti.Devi essere impeccabile.-
Albiorix fu portato nel bagno della casa, si tuffò e si lavò nella piscina e si fece cospargere e massaggiare con oli profumati dalle due serve incaricate di prendersi cura di lui. Non c'è bisogno di dire che, mentre si faceva massaggiare e coccolare, Albiorix abbia flirtato un po' con le due schiave lanciando sguardi seducenti e facendo loro qualche complimento di tanto in tanto. Quando uscì dall'acqua, si imbarazzò e si coprì subito con l'asciugamano mentre le due serve andarono via ridacchiando e i loro ridolini sembravano lo squittio di due topolini.
Albiorix si mise un'armatura argentata sopra la veste color porpora, poi indossò l'elmo,anch'esso d'argento, e infine indossò la lama celata. Prima di uscire, si fece mettere i sandali da un servo e poi se ne andò di gran carriera verso il palazzo dell'imperatore. 
Mentre i commensali chiaccheravano amabilmente,Albiorix aveva la mente vigile: scrutava ogni servo per vedere se tenesse armi sotto le vesti, osservava prima l'assaggiatore e poi l'imperatore per vedere se il cibo era avvelenato. Aveva un brutto presentimento. Infatti,quando l'assaggiatore andò via per riposare, entrò una ragazzina di circa 11 anni, bionda, con gli occhi verdi, che portava un piatto non previsto: funghi. Fece cenno alle guardie alla porta di sbarrarle la strada, ma l'imperatrice la fece entrare ugualmente perché era un suo regalo per l'imperatore. La ragazza depose il piatto e le fu data la libertà. Anche il servo che venne assieme a lei poco dopo con il vino fu liberato. Albiorix osservava la ragazza non prestando attenzione a nessun altro: si muoveva in modo familiare e la sua età coincideva a quella che avrebbe potuto avere la sua piccola Aua. 
Stava pensando proprio che potesse essere lei,quando Nerone ordinò:-Servi anche questo valoroso centurione.-
-Ma eccellenza,sono in servizio.-disse Albiorix
-Sciocchezze.-disse Nerone-Il tuo principe te lo ordina.-
La ragazza prese un calice,vi versò l'ultima goccia di vino e la porse ad Albiorix,che si tolse l'elmo. 
Quando la vide in viso, ne rimase pietrificato: gli stessi occhi grandi e verdi, gli stessi capelli biondi come il grano, lo stesso sguardo perplesso simile al suo. Anche lei era sorpresa quanto lui e,infatti, scosse leggermente la testa come faceva di solito Aua per riprendersi, e aspettò che lui prendesse il calice. Albiorix si riprese anche lui,ma sbattendo le palpebre, e nel prendere il calice, sfiorò le mani della ragazza: erano piccole e delicate come quelle di una bambina. 
Si scambiarono uno sguardo fugace perché in quel momento l'imperatore boccheggiò. La ragazza,spaventata, si allontanò e corse via facendo cadere il calice. Albiorix non capiva più nulla: tutto era accaduto così in fretta. Si precipitò dall'imperatore e cercò di soccorrerlo pensando che avesse un fungo incastrato in gola, ma ormai era troppo tardi...l'imperatore Claudio era morto e Albiorix sentì le forze abbandonarlo, si inginocchiò a terra e chiuse gli occhi. Ebbe una visione: l'imperatore Claudio era manipolato da un gruppo di senatori che volevano uccidere sia Agrippina che Nerone. Avevano pianificato,ma non si capiva bene chi c'era dietro: la persona che sembrava il capo era una donna,ma Albiorix non riuscì a vederla bene in volto per via del velo che indossava.
Albiorix riaprì gli occhi e si rialzò guardando i commensali:erano preoccupati per lui più che per l'imperatore. Nerone gli mise una mano sulla spalla dicendogli:-Era destino, non potevi fermarlo.-
-Allora il destino si è servito di quella ragazzina.-disse Albiorix,poi comandò ai suoi uomini-Prendetela!-
-La ragazza è sparita.-disse un soldato entrando tutto trafelato poco dopo.
Albiorix,in preda all'ira, si lasciò sfuggire un'imprecazione.
   
 
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