1 Aprile 1953, Maebashi – prefettura di Gunma
Nel tardo pomeriggio, seduti attorno al tavolo della sala da pranzo sotterranea, cinque poliziotti e sei uomini di Rin stavano ascoltando con la massima attenzione il piano che sarebbe andato in scena due giorni dopo, in occasione dell’incontro tra Tanasa e Watanabe per accordarsi sul commercio di una nuova droga sintetica da lui prodotta.
«Tanasa avrà con sé dieci uomini di scorta, mentre Yukio ed io ne avremo quattro ciascuno. Ci saranno anche trenta uomini di Watanabe, metà dei quali dentro il castello Matsumoto, comprato da lui alcuni anni fa, mentre gli altri presidieranno i tre ingressi del parco.
«Mio fratello ha già stretto accordi con la società che fornirà il personale di servizio. Venti dei nostri uomini si travestiranno da garzoni addetti alle consegne e da camerieri e staranno dentro il castello, dove dovremmo essere in parità numerica con gli uomini di Tanasa e Watanabe. Altri venti arriveranno alla porta Nord attirando l’attenzione delle guardie e fornendo un diversivo che ci permetterà di uccidere rapidamente quelle all’interno. Se saremo abbastanza veloci da sfruttare al meglio l’effetto sorpresa, chiuderemo la partita in pochi minuti.»
Konekomaru alzò una mano e chiese: «Per quale motivo l’attacco a Tanasa si svolgerà nella residenza di un suo alleato? Non sarebbe più facile colpirlo quando si trova nella villa di tuo fratello o almeno in un territorio neutro?»
«Mio padre non si muove mai senza una scorta di almeno trenta uomini e si assicura di avere sempre almeno due vie di fuga. È solo per questa sua prudenza quasi maniacale che nessuno è mai riuscito a fargli la pelle, sebbene sia sulla lista nera di decine di organizzazioni mafiose che più volte hanno tentato di farlo fuori. A Matsumoto, invece, si sentirà al sicuro e, siccome siamo invitati anch’io e Yukio, conterà anche noi come parte della sua scorta per il viaggio.»
«Chi porterai con te? Spero non vorrai farmi vestire da cameriere…» chiese Ryuji sospettoso.
«Con me ci saranno Izumo, Nemu, un altro mio uomo fidato e Shiemi», rispose Rin, facendosi scuro in volto mentre concludeva la frase e rivolgeva alla sua fidanzata uno sguardo corrucciato. Tornò a fissare l’ispettore e continuò: «Tu e gli altri poliziotti vi mescolerete al personale di servizio. Forse per te, Bon, il ruolo di autista sarà più appropriato».
Konekomaru si aggiustò gli occhiali e domandò perplesso: «Non è troppo pericoloso coinvolgere Shiemi?»
«Lo è di certo,» concordò Rin, «ma lei vuole venire con me, e Yukio è del parere che la sua presenza impedirà a nostro padre di farsi qualunque idea di tradimento da parte nostra. Le politiche che abbiamo adottato sono sempre state mal viste da lui, nonostante i nostri introiti di tutto rispetto».
«E senti un po’,» disse Ryuji, che non appariva affatto soddisfatto, «io sono stato al castello di Matsumoto. Bisogna passare per uno dei tre ponti sul fossato per poter entrare o uscire; e, siccome si trova in centro città, la polizia potrebbe bloccarci le vie di fuga prima che la sparatoria sia finita. Il piano di Yukio prevede anche di cavarci fuori da questa trappola?»
«C’è anche un tunnel segreto fatto costruire da Watanabe. Se non fuggiremo in tempo, convinceremo qualcuno a dirci come accedervi. Comunque non dovete preoccuparvi: Yukio non è un principiante e sicuramente ha pensato a tutto.»