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Autore: niffler    16/12/2020    1 recensioni
Una storia con una finale ben scritto, ma dietro lo sfondo cosa è successo? Se il lieto fine non fosse quello che ci aspettiamo, ma quello che desideriamo? Vale la pena lottare per una battaglia persa? In fondo il fascino dell’ oscurità è saper nascondere anche il peggior dei segreti.
one shot swanqueen ispirata alla canzone Arcade. Divertitevi!
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ATTENZIONE!!

Allora, vi rubo 2 minuti per spiegare un paio di cosette e vi lascio alla lettura. La storia puó essere collocata in un momento in cui sia Emma e Regina sono felici con i loro lieto fine o almeno così tutti credono.

DISCLAIMER Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Adam Horowitz ed Edward Kitsis. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro'.

 

 

 

 

-Vuoi fare qualcosa per me Emma? Veramente? Allora vattene, sparisci! Allontanati da me perché non fai altro che rovinarmi la vita! -

Il Granny non era mai stato così rumoroso come quel giorno, ma per Emma Swan tutto quel fracasso era ovattato dalle immagini che si susseguivano davanti ai suoi occhi come un film.

-Lo sai che non ti lascerò andare, non posso. Non voglio-

Erano passati 15 minuti da quando aveva iniziato a fissare la sua cioccolata calda, 20 da quando aveva smesso di ascoltare Mary Margaret, 30 da quando era entrata da Granny con lo sguardo vacuo e il cuore spezzato.

-Cos’è un modo per vendicarti? Distruggere ogni pezzo di me è il modo per farmela pagare? Guardami mentre ti parlo, dannazione!-

La verità è che aveva guidato finché non si era ritrovata di fronte al bar ed entrando aveva, spiacevolmente, trovato sua madre e Ruby sedute a chiacchierare. Eppure i racconti delle vecchie avventure nella Foresta Incantata e sui bizzarri clienti del Granny allo sceriffo non interessavano minimamente. La sua mente si era come bloccata in quell’istante e tutto ciò che le stava intorno improvvisamente non le importava più. 

-Non funzionerebbe mai; ti farei solo del male.

-Forse, ma starti lontano mi distruggerebbe. Sei la mia dipendenza, accidenti, Regina!-

-È un tuo problema, per quanto mi riguarda quella è la porta-

-Emma, ci sei? Va tutto bene?-Lo sceriffo si riscosse di colpo; non non c’era assolutamente niente che andasse bene, ma di certo non poteva dirlo. Stava per rispondere quando il campanello del Granny suonò e due figure che conosceva molto bene fecero il loro ingresso nel locale. E mentre Mary Margaret si apprestava ad invitare i due al loro tavolo, Emma Swan sentì il cuore andarle nuovamente in frantumi con un sonoro crack.

Robin Hood e l’ex Evil Queen si avvicinarono a loro, eh si la bionda avrebbe potuto scommettere la sua intera vita che Regina Mills fosse la persona più affascinante che avesse mai visto. Il suo sguardo però si rabbuiò all’improvviso, notando il bottone sbottonato della camicia della mora e il suo cervello ci mise poco a collegare il tutto. 

-Va all’inferno-

-Forse-

Non udì nemmeno Biancaneve che le chiedeva di farsi un po’ più in là per far spazio ai nuovi ospiti, bensì in un moto di rabbia si alzò dal divanetto e lanciando un’ultima occhiata sprezzante al temuto sindaco uscì dal locale.

Tornò al suo maggiolino, e per la prima volta nella sua vita quel giallo così allegro le diede sui nervi. Entrò nell’abitacolo e guidò rabbiosamente tanto che non si accorse nemmeno di essere arrivata al confine della cittadina.  Istintivamente uscì dall’auto e si sedette sull’asfalto umido. Ed Emma Swan seduta in quel piccolo angolo di mondo, ad un passo dalla realtà, dalla sua vecchia vita e da tutto ciò che era stata, si rese conto che sarebbe potuta diventare chiunque, ma sarebbe sempre rimasta un’orfana che nessuno voleva. E non era vittimismo, ma una cruda verità. 

-Si ammalerà, Signorina Swan.- la voce le parve lontana, offuscata da quei pensieri che avevano preso il controllo di lei. - Sta per diluviare perciò si alzi e prenda in mano la sua vita, Sceriffo.- Ma anche questa volta Emma non la sentì, non sentiva niente in realtà. 

Regina si avvicinò lentamente, più preoccupata di quanto le piacesse ammettere; si fermò a un passo da lei, impedendosi mentalmente di toccarla - Emma Swan, alzati immediatamente da lì, non è una richiesta, è un ordine!- lo aveva urlato, con una voce degna dell’Evil Queen, ma la bionda sembrava ancora immersa in quello stato catatonico. La paura l’invase, era Emma, la sua Emma, e il pensiero che era stata lei a ridurla così la tormentava. Così si posizionò davanti a lei, si abbassò all’altezza del suo viso, e le prese il mento, costringendola a guardarla negli occhi - Quale parte di alzati e torna in auto, non ti è chiara?- era dura, lo sapeva; ma aveva bisogno di una reazione, anche furiosa. Ma quando i suoi occhi incrociarono quelli della bionda, le si congelò il sangue nelle vene. I suoi occhi, cristallini e limpidi, erano sempre stati uno specchio per lei, ci annegava in quei laghi verdazzurri. Le sembrava che le parlassero a volte, ma adesso vedeva il vuoto, uno sguardo spento quasi inanimato. Come se, ormai, di Emma Swan fosse rimasto sono un involucro esterno. Eppure non si perse d’animo, per una volta sarebbe stata lei la sua Salvatrice e non l’avrebbe lasciata sprofondare. -Come vuoi tu, Emma. Se le buone non funzionano, si passa alle cattive.- in un gesto rabbioso le prese il braccio e la tirò su, obbligandola a sorreggersi sulle gambe. Aveva iniziato a piovere nel mentre, ma Emma non sembrava accorgersi più di niente e per Regina i vestiti inzuppati, i capelli attaccati al viso e i lampi che squarciavano il cielo non erano un problema, non ora. La fissò con uno sguardo inquisitore, cercando di scovare un appiglio su cui aggrapparsi, ma la bionda continuava a guardare oltre la sua spalla, la mente persa chissà dove. Era infuriata quando terrorizzata ; avrebbe voluto che le urlasse contro, che sfogasse tutto ciò che provava, tutto sarebbe stato meglio che quell’indifferenza e quell’apatia. -Amarti è una partita persa- la voce glaciale le arrivò alle orecchie come un sussurro, ma non fece in tempo a metabolizzare le parole della bionda, che quest’ultima si era già voltata e come un’automa si stava dirigendo verso l’auto. Aumentò il passo e le strinse il braccio per fermarla . -Noi dobbiamo parlare, Emma- ma la bionda si liberò dalla presa e continuò imperterrita a camminare -Non c’è niente di cui parlare. Non capisco a cosa si riferisca, Sindaco.- La mora era sul punto di lanciarle una palla di fuoco; come faceva a non capire che l’aveva fatto per il suo bene? In un moto d’ira, raggiunse la bionda che stava aprendo la portiera, e chiusa essa di scatto. Intrappolando la Salvatrice tra il maggiolino e il suo corpo. - Fine dei giochi, Emma non puoi più scappare. Ora farai l’adulta e parlerai con me.- Lo sceriffo la fissò interdetta, e con un ghigno sarcastico - Altrimenti, che farai? Ti sei accorta che il ladro non ti fa godere come facevo io? Possono passare anni, secoli, ma rimarrai sempre un mostro, Regina. Tua madre aveva ragione, sei una delusione, un’errore. Hai fatto la vendetta il centro della tua vita, e ora guardati, non sei nemmeno capace di decidere cosa vuoi da sola. Cerchi disperatamente l’amore, aggrappandoti a quella sottospecie di uomo che ti ostini a definire il tuo Lieto Fine. Eppure quando era il mio di nome che rimbombava tra quelle mura mentre ti facevo venire, non mi sembravi molto convinta- sputò quelle parole come veleno. Se ne pentì? Ovviamente. Era innamorata persa di quella donna, ma era ferita e non le importava più di nulla ormai. Gli occhi dell’ex Evil Queen si velarono di lacrime ed Emma, che la conosceva come nessun altro, sapeva che si stava trattenendo perché per Regina Mills piangere in pubblico non era concepito; perciò non si sorprese quando la vide deglutire e mordicchiarsi il labbro, segno che non sarebbe riuscita a trattenersi a lungo. Non si aspettava, invece, lo schiaffo che la investì in pieno volto. Istintivamente si portò la mano sul guancia scottante. -Sei un’idiota. Una bambina sperduta con il complesso dell’eroe, una ragazzina che tenera di salvarci dai mali del mondo! Ma sai che ti dico? Sono stufa di tutto ciò. Se ho fatto quel che ho fatto, è stato per il tuo bene; e se non lo capisci non è affar mio. Siamo destinate a distruggerci Emma, due forze opposte che si annullano a vicenda. E sono un’idiota anch’io perché Immaginavo questa fine prima che iniziasse, eppure sono andata avanti perché sei la mia dipendenza, Em-ma.- un flebile sussurro, ma i loro vicini erano talmente vicini che lo sceriffo lo udì chiaramente. La bionda però noncurante delle lacrime ormai libere sul suo viso, ribaltó le posizioni, intrappolando il Sindaco e appoggiando le mani sul maggiolino - Io ti odio, Regina! E odio me stessa perché ti amo e questo mi distrugge. Pensi che non sappia che sia una partita persa, certo che lo so! E non c’è la faccio a vederti con...con quello là e tu mi hai abbandonata e io mi sono dimenticata come vivere senza di te e lo so, sono ridicola, ma tu hai scelto lui e io ho Hook e mi sento uno schifo. E ho freddo perché siamo sotto la pioggia e non bisognerebbe stare sotto la pioggia senza ombrello e sono sicura che l’acqua abbia pervaso ogni parte del mio corpo e sono sicura che anche tu hai freddo e...e mi sento una stupida e tu sei bellissima anche da bagnata e i- 

E non l’avrebbe fatto, Regina, se avesse saputo che per anni si sarebbe chiesta cosa la bionda volesse dire; ma in quel momento necessitava quelle labbra sulle sue e così la mora la baciò, un bacio bagnato dalla pioggia o forse dalle lacrime, un bacio disperato quasi animalesco. Le lingue si scontravano, lottavano e si rincorrevano in una danza tutta loro. E forse, alla fine tutto quella sofferenza, quelle tragedie erano accadute per per dare entrambe un lieto fine. Si staccarono solo per il bisogno d’ossigeno, i volti ancora vicini-Parli davvero molto veloce, Em-ma- disse il Sindaco smorzando la tensione, -So usare la lingua molto bene e in molti modi, Maestà- la Regina sorrise tra le lacrime -Devi andare, lo so. Va tutto bene, Regina. Sii felice okay? Indipendentemente da tutto.- La mora annuì e sussurrò -Ti amo, Emma.- prima di sparire in una nube viola. Lo sceriffo sospirò, -Perdonami Regina, se puoi- furono l’ultime parole che disse prima di rientrare nel maggiolino e inserire la chiave.

In un’altra vita, ogni mattina, Emma sarebbe scesa in cucina avrebbe scompigliato i capelli di suo figlio e avrebbe dato un tenero bacio al temuto Sindaco che tanto temuto non era più. Avrebbe fatto colazione e tra un battibecco e l’altro con Regina sarebbe andata a lavoro, con il sorriso sul volto e un calore nel cuore. La sera sarebbe tornata a casa, avrebbe cenato con la sua famiglia e avrebbe passato la sera con la donna dei suoi sogni. Emma avrebbe trovato il suo posto nel mondo e sarebbe stata felice. Ma lei non avrebbe fatto mai nulla di tutto ciò, perché la condanna di essere la Salvatrice era non poter essere davvero felice.

NDA Allora, mi è venuta un po’ così, senza pensarci. Stavo leggendo un po’ di storie swanqueen e mi è venuta la voglia di scriverne una. Per quanto riguarda il finale, ok beh mi aspetto i forconi. Le ultime parole di Emma sono volontariamente fraintedibili. Emma si scusa perché vuole fuggire? Perché si arresa? Perché non è riuscita a andare un vero Lieto fine a Regina? Questo lo potete scegliere voi. E niente spero vi piaccia! Fatemi sapere cosa ne pensate e a presto!

   
 
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