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Autore: chiara_beri    16/12/2020    0 recensioni
[Lee Minho]
Chloe Rinaldi è una ragazza semplice ma con un sogno: andare in Erasmus in Corea del Sud. E' qui che si farà nuovi amici e incontrerà un amore speciale ma anche un po' complicato.
Genere: Generale, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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Chiudo la chiamata e sorrido come non succedeva da diverso tempo e da diverso tempo non mi sentivo così felice e senza pensieri e non ho nemmeno mai posto tutta questa attenzione alla persona che avevo davanti come, invece, ho fatto questa sera.

Adesso che so che è rientrata in casa, posso andarmene tranquillo anche io anche se, a dirla tutta, mi allontano a malincuore.
Riprendo a camminare in direzione del centro e ripenso al primo incontro con Chloe quando stavo camminando tranquillo e ad un tratto mi viene addosso ridacchiando con la sua amica.
Inizialmente ho pensato che l’avesse fatto apposta e mi sono subito messo sulla difensiva ma poi, alla seconda volta quando, ancora, non mi aveva riconosciuto ho capito che non era una fan pazza ma non è stato facile comportarmi normalmente.
Mi ricordo ancora le sue espressioni: quella di quando si è scontrata accidentalmente con me e quella di quando ha scoperto che il ragazzo misterioso e un po’ scontroso ero io. Ho pensato che fosse una fan squilibrata perché mi guardava in modo strano ma, ripensandoci bene, per com’ero vestito ero io quello strano.

Sto camminando tranquillo quando, ad un tratto, una ragazzina schiamazzante mi viene addosso con praticamente tutto il suo peso. Ride talmente tanto prima di scontrarsi con me che penso istintivamente sia io la causa. Spero non mi chieda una foto perché non sono decisamente dell'umore e poi, per attirare la mia attenzione poteva anche evitare di venirmi addosso… bastava chiedere con gentilezza.
La ragazzina però non mi chiede nulla, anzi, si inchina e mi chiede frettolosamente scusa. Ha un'espressione corrucciata, come se non si aspettasse di trovarsi qualcuno come me davanti. Sarà perché sa chi sono? Meglio che mi affretti prima che riesca a riprendersi dall'apparente stordimento.
«Vedi di stare più attenta la prossima volta», le dico con tono aspro allontanandomi prima che possa dire qualcos'altro. Continuo a camminare dritto di fronte a me e, ogni tanto, mi guardo alle spalle senza farmi notare troppo ma la ragazzina e la sua amica non mi stanno inseguendo.
Magari non lo ha fatto apposta ma non voglio rischiare. Oggi le riprese sono state molto faticose e l'unica cosa che voglio fare è andarmene a casa senza troppa confusione. Come se non bastasse mi arrivano ancora messaggi da parte della sasaeng* contro cui ho chiesto un ordine restrittivo che, a quanto pare, non sta funzionando.
(*Sasaeng = fan ossessivo che invade la privacy di una celebrità arrivando a stalkerarla o altro)

Il pensiero di quella ragazzina mi ha perseguitato per giorni e non riuscivo a capire perché mi era venuta addosso. Ero talmente preso dai miei problemi con le fan che non mi è nemmeno passato per l’anticamera del cervello il pensiero che fosse solo una ragazza che ridendo si è scontrata con quello che le dev’essere sembrato un tipo poco raccomandabile.
Di certo la seconda volta non è andata molto meglio anzi, devo averla proprio scossa e di questo mi sono pentito subito dopo essere uscito dalla macchina della sua amica.

I paparazzi mi continuano a seguire. È da stamattina, quando sono andato in tribunale a testimoniare contro la sasaeng, che mi seguono per sapere che cosa è successo e come intendo procedere ma non sono proprio dell'umore di rispondere a giornalisti sanguisughe che sicuramente modificheranno i fatti per trovare il loro grande scoop.
Ho semplicemente fatto causa ad una mia fan che più che una fan è diventata una stalker. Ha trovato i miei numeri di cellulare e le mie mail e ha cominciato a scrivermi arrivando anche a minacciarmi se non accettavo un incontro con lei e l'altro ieri sera me la sono ritrovata in casa piangente. Voleva stare con me e ha minacciato di suicidarsi se non avessi acconsentito. Per fortuna sono riuscito a chiamare la polizia ma questa cosa mi perseguiterà per molto tempo, non è un'esperienza piacevole.
I giornalisti, che più che giornalisti sono paparazzi, tireranno fuori chissà quale storia romantica precedente per far sembrare che io l'abbia abbandonata e tutto perché non mi vedono mai con delle donne. Non hanno materiale succoso su di me e lo vogliono creare e sono stanco di questa cosa.
Sono i giornalisti e le fan estremiste che mi hanno portato a non fidarmi più di nessuno. Nel mio ambiente o sei riservato o ti ritrovi ogni giorno su una pagina di qualche giornale scandalistico per una sola parola detta in eccesso. Non voglio che la mia vita privata venga messa in mostra alle persone in modo inappropriato e forzato perché, come mi è già successo, porta a scontri infiniti e a rotture.
Giro l'angolo e un flash mi acceca così giro subito i tacchi ed entro nella prima porta che vedo sulla mia sinistra. È un ristorante, pollo fritto. Devo aver girato un paio di scene qui dentro, forse non è il posto migliore ma se al momento uscissi mi troverebbero subito.
Vado in fondo alla sala e mi siedo in un angolo coprendomi bene. Ordino qualcosa sperando che nessuno faccia domande e mi guardo un po' in giro.
Fuori sembra non esserci nessuno per ora, la strada sembra libera ma non voglio ancora rischiare. Nella sala dove sono non c'è molta gente: un signore mezzo pelato e due ragazze che chiacchierano.
Con lo sguardo passo oltre le due ragazze ma subito ci ritorno e spalanco gli occhi. Non è possibile, è la ragazza che mi è venuta addosso giorni fa. Istintivamente mi spingo di più nell'angolo ma poi mi rendo conto che non poteva sapere che sarei venuto qui dentro perché non lo sapevo nemmeno io. È un incontro del tutto casuale ma molto strano.
Mi soffermo sulla ragazza che mi è venuta addosso e solo ora mi rendo conto che non è coreana. Cosa, in effetti, molto visibile visto che ha occhi azzurri e capelli castani ma non me n'ero accorto l'altra sera.
Abbasso lo sguardo nel momento in cui mi rendo conto che si è accorta che la sto guardando. Che strano il caso però. Insomma, quante probabilità c'erano di incontrarla di nuovo nel giro di qualche giorno? E in un posto completamente a caso.
Sorrido sotto la mascherina, anche se non so bene per cosa. Semplicemente, è una situazione piuttosto bizzarra.
Sto per riguardare dalla sua parte quando vedo un flash: i paparazzi mi hanno beccato.
Istintivamente mi alzo e, senza pensarci, passo di fianco alla ragazza straniera e le rubo un'aletta di pollo per attirare la sua attenzione e anche perché ho una certa fame. Magari mi può dare una mano anche se sto facendo una cosa alquanto bizzarra. Devo dire che City Hunter mi è rimasto dentro.
Sento subito la sua amica che urla e cerca di chiamarmi ma mi dirigo sul retro del negozio per cercare una via d'uscita. Come speravo, l'amica mi raggiunge e mi blocca.
«Ti sembra educato rubare il cibo dai piatti altrui? Tra l'altro, qualche sera fa la mia amica ti è venuta addosso e, nonostante non l'abbia fatto apposta, si è scusata e tu sei stato molto sgarbato. È straniera ma non è un'aliena», dice con voce molto stizzita.
Davvero ha pensato che tra tutte le cose possibili il problema fosse il fatto che non è coreana? Alquanto bizzarra.
Guardo la ragazza che mi è venuta addosso. Sembra desolata per la reazione dell'amica ma anche grata anche se non riesce a guardarmi. Chiede all'amica che cosa c'entra il fatto di essere straniera e quest'ultima le risponde che ad alcuni coreani gli stranieri non piacciono.
«Tranquilla, non succede solo in Corea», le risponde.
Continuo a osservarla fino a quando non mi ricordo che, però, sono di fretta. Così, come se niente fosse, chiedo un passaggio in macchina che, anche se malvolentieri, mi viene concesso.
Guida l'amica della ragazza-scontro che passa tutto il viaggio a osservarmi con sguardo circospetto come per assicurarsi che non abbia una qualche arma nascosta addosso.
Ad un certo punto mi chiedono chi sono e, in effetti, è una domanda più che legittima ma, grazie agli ultimi eventi burrascosi, sono un po' titubante. In ogni caso dopo un po' sono costretto a cedere e mi tolgo gli occhiali da sole.
La ragazza-scontro rimane inebetita e dice che avrebbe preferito non saperlo e io non capisco. Chi preferirebbe non sapere che è in macchina con me? Poi mi ricordo di essere un po' più umile… in questo periodo sono un po' acido.
Mi chiede se sono io il tipo contro cui si è scontrata, confermo. Sembra sempre più provata dalla rivelazione, come se le fosse crollato un mondo. In qualche modo mi dispiace tanto perché è un disagio che in fin dei conti le ho creato io con il mio modo di fare scontroso.
Istintivamente vorrei scusarmi e consolarla ma sono in ritardo, così chiedo la mail alla sua amica per il rimborso del passaggio ed esco dalla macchina correndo al lavoro.

Ripensando a quegli incontri vorrei davvero che non fossero accaduti. Vorrei che ci fossimo incontrati in modo più calmo e pacato o per lo meno vorrei averle risposto meglio la prima volta.
Però, per fortuna, il caso ci ha fatti incontrare per la terza volta e quella volta, finalmente, ho avuto il coraggio di farmi avanti.

Siamo in pausa. È due giorni che proviamo a girare questa scena e, finalmente, oggi ce l'abbiamo fatta. È una bella giornata, anche perché la causa con la sasaeng è terminata e sono a posto. Quella ragazza è stata ricoverata per problemi psicologici e spero davvero che riesca a ristabilirsi presto.
Mi guardo intorno, è sempre bella questa sala e ci ho girato ormai un gran numero di scene.
«Signore, c'è una ragazza che sta facendo delle foto. Vado a fermarla», mi dice la mia guardia del corpo. Annuisco e guardo verso la ragazza. Spalanco gli occhi.
In lontananza vedo una testolina castana molto famigliare e istintivamente comincio ad andare verso di lei.
Sono sicuro? Ho appena risolto un problema e me ne creo subito un altro? Non so se è esattamente la cosa giusta da fare.
La testolina castana si gira e comincia ad allontanarsi frettolosamente. Senza pensarci e quasi disperatamente comincio a correrle incontro. Vorrei riuscire a prendere posizione una buona volta e a cercare qualcosa per cui essere felice.
Sembra la corsa della speranza: io che la rincorro e non la raggiungo mai ma poi, alla fine, ce la faccio. Si ferma e si gira verso di me.
«Mi sembravi tu», le dico subito riprendendo il respiro.
«Ciao. Allora eri tu lo spilungone che ho visto», mi saluta lei con tono irritato.
D'istinto le rispondo: «Allora sei tu la ficcanaso che stava facendo foto al set», rispondo sarcastico pentendomi subito della mia risposta.
«La cancello subito. Potevi anche non disturbarti e mandare il tipo della sicurezza che ti sta seguendo a vista», mi dice noncurante come se la stessi disturbando. Mi colpisce il suo tono, ma cerco di non farmi prendere dallo sconforto.
Mi giro e faccio cenno al mio bodyguard di ritornare indietro.
«Mi sembravi tu e volevo farlo di persona», le dico cercando di risultare il più rilassato possibile.
Lei prende il telefono e mi fa vedere che cancella le foto che ha fatto. Le vorrei dire che potrei riportarla qui per fare altre foto quando sarà di nuovo possibile ma mi blocco. Non devo esagerare.
«Facciamo una foto insieme?», le chiedo… come se fosse la cosa giusta da chiedere in una situazione del genere. Ma che cosa mi passa per la testa alle volte?
Lei si gira e fa per andarsene ma riesco a bloccarla di nuovo.
«Se il tuo intento è farmi irritare ogni volta che ci vediamo perché ridendo ti sono venuta PER SBAGLIO addosso, allora posso anche andarmene senza tante cerimonie», dice lei molto scocciata. E ha ragione, in effetti non le ho mai dato tregua dallo scontro per strada e non so bene perché riesca sempre ad irritarla non volendo.
Devo sistemare le cose.
«No, hai ragione. Abbiamo proprio cominciato male. Ti va un caffè in segno di pace?», le chiedo sperando con tutto me stesso di non aver esagerato con una domanda del genere.
Mi sta fissando in silenzio ed è straziante questo silenzio. Mi rimbomba nelle orecchie.
«Dai, per favore. Non volevo cominciare così male», le inizio a dire e cerco di spiegarle che a causa delle mie fan che a volte sono pazze, appena mi è venuta addosso ho pensato che lo avesse fatto apposta e ho attivato il mio meccanismo di difesa.
«Solo un caffè, davvero. Giusto per non lasciarti questo ricordo di me», aggiungo sperando in una risposta veloce e, se possibile, affermativa.
«Va bene», mi risponde dopo un minuto che mi sembra lungo quanto un secolo.
Sorrido felice, ce l'ho fatta.
«Perfetto. Ci vediamo domani davanti al Gwanghwamun alle 20.30?», le chiedo dopo aver pensato ai miei orari. Vorrei andare subito ma devo girare ancora tutto il giorno e la stessa cosa anche domani.
Lei accetta e io sono soddisfatto. Vorrei, per lo meno, sistemare l'immagine che si è fatta di me. Quando ha scoperto che ero Lee Minho ha fatto un'espressione di pura delusione che mi ha lasciato atterrito.

Ed ecco che siamo arrivati ad oggi. Ho passato tutto il giorno non vedendo l’ora che arrivasse la sera e alle 20.30 l’ho vista, così carina. Mi ha rapito subito e non sono riuscito a portarla fuori solo per un caffè, ho subito sentito la necessità di passarci insieme più tempo possibile e così l’ho portata nel mio ristorante preferito.
Parlando, lungo la strada, mi ha fatto notare cose che non notavo da ormai molto tempo e ho riscoperto la bellezza di Seoul, la mia città che mi era diventata così estranea negli ultimi tempi e che mi sembrava solo un luogo dove lavoro tutti i giorni instancabilmente. Sono soddisfatto del mio lavoro, assolutamente, ma ho perso il senso delle piccole cose come le luci di Seoul o l’odore di carne e soju fuori dai baracchini per strada. Queste cose me le ha fatte riscoprire Chloe che è qui da poco ma ha già capito tutto.
Quella ragazza riesce a vedere qualcosa di bello in tutto, anche solo nell’odore di bubble tea e guardando i ragazzi che tornano a casa dopo la scuola. Riesce ancora a rimanere stupita e impressionata davanti al Palazzo imperiale.
È genuina e innocente, come quando è corsa alla macchinetta pesca-pupazzi. Mentre provava a prendere i peluche aveva un’espressione molto concentrata, ci ha messo tutto il suo impegno nonostante fosse solo un gioco per bambini. Ho visto la gioia nei suoi occhi quando siamo riusciti a prenderlo, occhi azzurri così lucenti di felicità, e poi il suo tenero imbarazzo quando esultando ci siamo abbracciati.
Ne sono rimasto folgorato anche la prima volta che l’ho vista nonostante avessi interpretato male i suoi gesti ma mi è sempre rimasto in mente il suo volto, la sua espressione e i suoi occhi così espressivi.
Ma è il suo sorriso a colpire al cuore, sincero e splendente. Quando sorride, tutto il resto scompare.
Per una sera mi ha fatto dimenticare della sasaeng, delle mie giornate così impegnate, della mia stanchezza e del fatto che sono un attore costantemente sotto gli occhi di tutti, un attore che deve sempre raggiungere il livello che gli altri si aspettano da lui, nonostante tutto quello che può succedere nella sua vita. È il mio lavoro, lo so, e non potrei vivere senza ma a volte annienta e annulla la mia persona, ciò che sono lontano da un set.
Per una sera ci siamo stati solamente io e Chloe, la pace e la gioia. Tutti i miei problemi, le mie perplessità e tutto ciò che può esserci di negativo sono scomparsi nel momento in cui l’ho vista scendere dall’auto.

Continuando a pensare a lei arrivo a casa senza rendermene conto. Mi stendo sul letto stanco per le ore di camminata ma felice ogni oltre previsione. Non pensavo che una sola persona potesse sconvolgerne un’altra in questo modo.
Non prendo subito sonno ma, senza pensarci, le scrivo un messaggio dandole di nuovo la buonanotte. Ne avevo bisogno per vedere che ho davvero il suo numero, che l’ho chiamata e che tutto è reale e non solo la scena molto romantica di un drama. Ogni tanto vita e scena si confondono e ho bisogno di rimettere a posto le cose e adesso l’ho fatto così, mandandole la buonanotte senza bisogno di una risposta ma felice comunque di averlo fatto.
Dopo un po’ di tempo a ripensare ancora e ancora alla serata, finalmente mi addormento e dormo un sonno tranquillo e riposante come non mai.

Nota dell'autrice: E' la prima volta che scrivo da un punto di vista maschile. Come vi sembra il capitolo? Lasciatemi un feedback in modo che possa migliorare nei prossimi capitoli! Grazie!
   
 
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