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Autore: Brume    17/12/2020    8 recensioni
Qualche giorno prima di Natale due persone si incontrano per caso in un bar di Shinjuku, dopo alcuni anni di lontananza; c'è chi si lascia andare ai ricordi e chi invece li nasconde, quasi volesse evitare di soffrire...ma qualcosa si inaspettato e piacevole, forse un nuovo inizio, li attende. Insieme.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Il piccolo ma elegante appartamento, situato al terzo piano di uno stabile residenziale, era illuminato dalla  luce morbida e tenue in cui una donna, avvolta da un leggero golfino chiaro, era china sulla scrivania a scomparsa ricavata da una parete della sala. Come ogni sera, un piccolo rituale la accompagnava: tisana, qualche snack ed una pila di compiti da correggere:  tutti i giorni, tra le 21 e le 23, nessuno escluso.  

Kaori  viveva sola ormai da parecchi anni.Il fratello, morto qualche anno prima  a causa di un imprevisto sul lavoro (lei lo definiva così, freddamente,  forse per non cadere ogni volta nell' agonia di un ricordo)  le aveva lasciato questo piccolo appartamento e salvo una breve parentesi in cui era stata ospite di un amico di lui, Ryo, la sua vita si era sempre basata sulla ricerca della tranquillità e di equilibrio, come volesse trovare ciò che fin da bambina le era mancato.          Un lavoro ben retribuito,  una discreta rete di amiche e per qualche tempo un paio di fidanzati le avevano regalato questo suo sogno poi il matrimonio delle amiche e la fine della sua relazione ormai biennale con Hiro l' avevano riportata da almeno sette mesi al punto di partenza ed a una vita solitaria fatta solo qualche telefonata, uscite sempre più rare, piccoli viaggi nei dintorni.            
Apparentemente le andava anche bene, ma nel profondo si chiedeva sempre più spesso come avrebbe trascorso il resto della sua vita. 
 

Resterò per sempre così, sola? Si chiese anche quella sera di dicembre. una volta posata la biro rossa con cui aveva appena finito di correggere  il plico di fogli davanti al suo naso.Non che sia fondamentale eh, però sarei anche stanca di non avere una vita all’infuori del lavoro aggiunse parlando a voce alta, da sola, mentre si alzava e si sgranchiva. Poi  andò verso la porta finestra della sala e spiò il suo tranquillo quartiere pieno di luci prima di passare dalla cucina per posare la tazza della tisana  nel lavello ed andare infine a dormire. Il mattino seguente si alzò tardi: la scuola per la quale lavorava (un istituto privato poco distante dalla sua abitazione)  era chiusa per le imminenti festività natalizie rispettando il calendario imposto dalle abitudini - europee- della maggior parte degli alunni e fino ai primi giorni di gennaio non vi avrebbe rimesso piede.     
Si stiracchiò lentamente, dunque, prima di alzarsi e prepararsi un bagno caldo al quale sarebbe seguita la solita routine festiva composta da caffè, trucco e vestizione in vista della passeggiata che avrebbe voluto fare; mentalmente pensò agli abiti che aveva nell' armadio passandoli in 
rassegna  come se li avesse davanti e solo quando ebbe identificato dei candidati papabili si alzò.                    

  

In giornata sarebbe tornata a Shinjuku, - dove aveva vissuto - dopo anni in cui non ci metteva piede: sei, per l’ esattezza. Avrebbe voluto  rivedere un  tutto e sicuramente  camminato tanto... quindi un qualcosa di comodo ed adeguato ad una lunga passeggiata sarebbe stato ottimale. 

Dopo un paio di ore finalmente fu pronta.  

Indossato il lungo cappotto dal colore improbabile che copriva dei fuseaux in maglia infilati dentro un paio di stivali ed un miniabito scuro in lana, si avviò verso la macchina posteggiata poco più avanti; l' aria fredda e secca preannunciava una giornata tersa per altro quasi confermata dal cielo azzurro che al momento si poteva vedere. Sorrise, contenta di una giornata sperava serena; sorrise al pensiero di avere davanti dei giorni per sé;  infine sali in macchina , mise in moto e partì infilandosi nel traffico pre- natalizio dove tutti parevano impazziti,  carichi di scatole e pacchetti , con  sorridi a tratti irritanti stampati sul viso.  Sentì una sensazione di freddo pervaderla.                                                                              

Sono tutti pazzi  pensò d’ istinto rendendosi conto che anche lei, in fondo, avrebbe voluto far parte di quella schiera di persone una volta ogni tanto;  nemmeno quando la sua vita pareva felice  aveva mai trovato questa serenità,  nemmeno Hiro al suo fianco  l' aveva aiutata in questo frangente. 

La verità è che non sai nemmeno tu cosa vuoi continuò a pensare, entrando in una spirale di pensieri  pericolosamente nascosti nei pressi della sua anima dalla quale spuntavano, ogni tanto.                 

La verità è che ti sei costruita la vita che pensavi di volere, invece non è cosi : hai una bella casa, dei bei vestiti, amici con o quali ogni tanto ti vedi,  tutto ciò a cui una brava ragazza aspira…ma vuoi davvero questo? Sei davvero soddisfatta? Ripetè a sé stessa, come una cantilena.  

Dai Kaori, ma che ti succede? Non è possibile che, ogni anno, alla vista di un pacchetto ed un sorriso tu ti riduca così! 

 

Kaori fu portata improvvisamente alla realtà dal clacson delle auto che la seguivano; sobbalzò  rendendosi conto che era quasi arrivata alla sua destinazione  e di conseguenza iniziò a cercare un parcheggio dove sistemare la macchina: quando lo trovò  venti minuti dopo tirò un sospiro di sollievo ma soprattutto si rese  conto che quella ricerca spasmodica le aveva tolto dalla mente quei pensieri. 

Si guardò nello specchietto.  

Bene, andiamo si disse recuperando guanti e borsetta, calandosi ancora nella parte della donna felice. Scese dunque dalla macchina   e inizio a camminare senza una mèta: Shinjuku l' accolse subito con il suo via vai di macchine e persone, turisti e nativi,ed il suo vociare senza sosta Respirò a pieni polmoni ed  una bella sensazione la avvolse.                       

Lì si sentiva a casa.Davvero. 

 

Il quartiere che di fatto era una piccola città nella città l’ aveva accolta regalandole tutti i suoi ricordi: la sua infanzia, la sua vita, la scuola ed i suoi primi amori...  Lì  aveva vissuto con il fratello finché lui non comprò quell' appartamento per andarci a vivere con la fidanzata salvo, poco meno di due mesi dopo, morire con un proiettile in testa . Lì  in una casa anonima nascosta tra le altre l' aveva accolta Ryo, amico e socio del fratello in quella strana agenzia investigativa, quando lei si era trovata sola e senza nessuno: era stata qualche mese da lui,  poi una mattina decise di andarsene senza nemmeno avvisare l’amico perchè stare in quel mondo fatto di gente sempre in giro per casa – clienti di ogni sorta, donne, colleghi dell’ uomo  dalla pistola facile e altra gente poco raccomandabili – non faceva per lei. Quel bacio in preda all' alcool aveva inoltre dato il colpo finale al tuttto... e  per quanta riconoscenza potesse provare, per quanto gli volesse bene,  lasciò Ryo al suo destino e tornò all’ appartamento di Hide.                             
Meglio così,  sarebbe stata una vita complicata si raccontò, convincendosi. 

 

Camminando immersa in questi pensieri si strinse nel cappotto guardandosi in giro e notò che la vita andava avanti: nei locali affollati, dentro le sale giochi ed i bar di vario genere, dentro gli appartamenti che davano sulle vie....E lei, lei cosa avrebbe fatto oggi?  Nulla. Si sarebbe goduta quel posto, avrebbe magari visitato il suo vecchio liceo e fatto un salto a vedere il vecchio luogo n cui viveva poi, nel pomeriggio, sarebbe andata al parco e avrebbe fatto una lunga passeggiata. Quel luogo le dava pace. Cominciò  il suo piccolo viaggio, dunque; dopo una breve camminata si recò nel vecchio caffè che conosceva bene sperando di trovarlo ancora aperto e, una volta appurato con gioia la sua esistenza,  decise di iniziare la sua giornata con una seconda colazione a base di caffè, uova e toast leggendo un giornale nella più totale tranquillità. Tempo venti minuti e fu talmente immersa nella lettura nonché rilassata  che...  non si accorse nemmeno dell' uomo che era appena entrato e che si stava dirigendo verso di lei.       

 “…Kaori? Sei tu? “ si sentì chiedere; alzò  allora lo sguardo  e si trovò davanti un uomo dai capelli scuri e gli occhi di uno strano colore che potevano appartenere solo ad una persona:  Ryo Saeba.  

“Si, sono io…ma… ma tu sei…RyoRyo Saeba?” chiese incredula posando tazza e giornale , sorridendo.  

“…si! ti ricordi di me, allora" rispose lui mettendosi a sedere senza nemmeno essere stato invitato. Lei, sorpresa, lo fissò.                                       
“Per 
caso....aspetti qualcuno?” chiese allora Ryo, anche se un po' in ritardo su tempi, togliendosi l’ impermeabile. 

Lei fece cenno di no con la testa 

“…sono appena arrivata “ disse “...dopo qualche anno ho pensato di tornare qui e visto che in questi giorni non lavoro…ho pensato di farmi un giro" rispose riprendendo il suo caffè; nel frattempo una cameriera giunse per prendere la  ordinazione di Ryo che continuò a parlottare con Kaori per qualche minuto  del più e del meno e delle recenti festività. Poi , diretto, fece la domanda che aveva in serbo ormai da quando la intravide oltre i vetri del locale. 

“Che fine hai fatto? Sei sparita nel nulla! ” disseDiretto 

Lei non venne colta di sorpresa: si aspettava una domanda simile fin dal momento in cui l’ aveva rivisto. La sua espressione cambiò,  divenne quasi malinconica.  

“…ho preferito ricominciare da capo, Ryo. Senza nulla togliere a ciò che hai fatto per me...ho preferito dimenticare tutto" rispose.  

Si, ho preferito dimenticare quel periodo, quella vita, ho provato a ricominciare e credo di essere felice disse tra sé, raccontandosi l' ennesima bugia.  

Lui la osservò a lungo, poco convinto. 

“ ...hai fatto bene. Sei giovane, hai tutta la vita davanti" rispose assaggiando la torta che si era preso come colazione, gustandosela sonoramente “ spero solo che tu sia riuscita a trovare ciò che cercavi. Lei non disse niente ma cambiò argomento: “…vedo che sei sempre lo stesso. Goloso e affamato"  aggiunse , tralasciando volutamente altri particolari sulla sua vita e  tornando con la mente  quelle mattine in cui lei lo accoglieva con un caffè fumante pronto sul tavolo della cucina. 

“…si, decisamente “ rispose Ryo sorridendo “la mia vita non è cambiata granchè”.            

                                                                                                                            Posò il tovagliolo che aveva in mano e fissò la donna: era cresciuta, era davvero bella...e soprattutto aveva mantenuto quell’ aura che fin dal principio lo aveva colpito, un qualcosa fatto di gentilezza, bontà,  passione; qualcosa che solo lei aveva.Entrambi rimasero li ancora per un po' con lo sguardo perso nel vuoto, silenziosi ed imbarazzati; lei sorpresa ed emozionata da qualcosa che nemmeno riconosceva  e lui…altrettanto. Kaori non sapeva spiegarsi il perché di quella reazione: Ryo era stato un fratello maggiore per lei, un paio di braccia forti dove piangere, una spalla alla quale aggrapparsi e lei;  per l’ uomo invece non era stata altro che una parentesi, qualcuno di cui prendersi cura come Hide gli aveva chiesto. Almeno così si era raccontato per anni, fino a quel momento, nascondendo a sé stesso una perenne inquietudine.  

“ Kaori, tutto bene?” chiese lui vedendo i suoi occhi farsi all’ improvviso scuri, pensierosi. 

“..si  grazie, Ryo. Sono solo stata presa dai ricordi" rispose sinceramente 

Anche tu, Kaori?  pensò;  quindi la guardò ancora un po' tentando di allungare il tempo di permanenza in quel caffè senza però trovare altre scuse plausibili e… si decise allora a salutarla, dispiaciuto per la brevità dell'incontro. Non ebbe il coraggio di fare e dire  niente altro. 

“…mi ha fatto piacere rivederti, Kaori" disse alzandosi “ ...permettimi di offrirti la colazione".  

“…non disturbarti, Ryo" rispose lei pronta mentre infilava il cappotto;  tuttavia l’uomo aveva già consegnato alcuni yen alla cameriera e si stava apprestano ad uscire. Strano pensò Kaori ricordavo che spesso andava a scrocco perché era senza uno yen! . Sorrise a quel pensiero e lo guardò andare verso le casse.   

“…beh, alla prossima, allora" disse lui,  impacciato , avviandosi verso l' uscita; attese che anche lei lo raggiungesse dopo di chè ognuno riprese la propria strada: lui riprese a bighellonare e importunare ogni donna che trovò sul suo cammino  e lei …continuò il suo giro nei ricordi.  

 

Vi era però qualcosa, nei due, che era scattato: il desiderio di rivedersi, di non concludere così quella giornata con un semplice e formale saluto davanti alla porta tintinnante di un bar. Fu una sensazione strana per lei, così precisa e razionale. Talmente strana che tentò di ricacciarla indietro ma non vi riuscì; non fu una cosa semplice come lo era stato mettere via i pensieri sulla sua vita. Istintivamente allora si voltò,  cercandolo nella folla dietro di sé e restando  ad aspettarlo cinque minuti, senza nemmeno muoversi, lasciandosi spingere da uomini e donne sempre più frettolosi; rimase li, con lo sguardo fermo e fisso nel vuoto.  

Stupida, ma cosa ti prende? Solo perché una volta ti aiutò e si prese cura di te non significa nulla!  È forse per quel bacio , ubriachi feadici? Dai Kaori,  riprenditi. Lui non è niente per te, così come tu non sei nulla per lui  pensò intensamente ridestandosi da quello stato catatonico, riprendendo a camminare.  

Ciò che non sapeva tuttavia era che…Anche Ryo, dall’ altra parte della strada, era pervaso da una strana sensazione. Forse la stessa. Rivederla aveva lasciato in lui un senso di nostalgia, quasi; come il ricordo di tempi andati, di parte della sua vita che non sarebbero tornati mai più. Ripensò a quel periodo in cui lei visse a casa sua ed a come fosse bello tornare a casa trovando una persona che lo aspettava o a quella volta in cui, ad  una settimana dalla morte di Hideyuki – settimana in cui lei  non uscì  dalla stanza nemmeno per mangiare-  la cacciò a forza sotto la doccia e quando fu pronta la imboccò come una bambina. Ripensò al giorno in cui trovò il suo biglietto ed al senso di smarrimento che ne seguì....e anche lui, esattamente come lei, provò a cercarla ancora in mezzo alla folla. Tornò indietro sui suoi passi, tornò al bar, proseguì lungo la via: nulla, sembrava quasi sparita. Riprese allora il suo vagare, con la speranza di ritrovarla ancora, magari per caso.   

 

 

Kaori passò il resto della giornata così come aveva previsto aggiungendo ai suoi pensieri nascosti e segreti anche quelli relativi all’ incontro con lui.Era entrata in un paio di negozi dove aveva acquistato delle scarpe ed una nuova borsa; si era recata poi da Eriko, sua amica storica e stilista, dove – dopo un buon tea- aveva provato alcuni abiti della nuova collezione acquistandone uno infine, verso il tardo pomeriggio, era andata allo Shinjuku Gyoen National Park.      

Dopo aver pagato una piccola somma , entrò. Certo, non era primavera e non avrebbe potuto godersi lo spettacolo dei mille ciliegi in piena fioritura ma, tutto sommato, il parco era bello in qualsiasi stagione con i suoi giardini , le costruzioni tipiche giapponesi ma soprattutto con la sua quiete. Dopo avere camminato un po', prese dalla borsa il caffè in lattina che aveva acquistato prima di entrare e si sedette su una panchina osservando lo skyline di grattacieli oltre i rami degli alberi; lo aprì e ne pregustò il sapore, piano piano.  

Quella giornata stava quindi volgendo al termine.  

Era stata bene, aveva fatto ciò che si era prefissata?  

Si, quella giornata era stata positiva, piacevole, aveva fatto acquisti e tra meno di un’ ora sarebbe tornata nel suo nido, caldo ed accogliente, dove l’ avrebbe accolta ...il nulla.  Non una persona che l’ avrebbe accolta, non una persona che si sarebbe presa cura di lei come Ryo fece ai tempi; nessuno l’ avrebbe consolata, aiutata. Kaori spalancò gli occhi come se si fosse trovata davanti un mostro, cercando disperatamente di ingurgitare aria nei suoi polmoni: si alzò , mentre il cuore le sembrò uscire dal petto e corse, corse senza un senso ed una meta tra gli sguardi increduli delle persone intorno a lei fermandosi solo quando un pensiero razionale la riportò alla realtà e si  mise a sedere sul bordo di una fontana cercando di calmare il respiro finchè finalmente, dopo alcuni minuti, si riprese. 

Ma che succede, che diamine combini? Si chiese. 

Un attacco di panico, forte ed improvviso. Eccol la risponsa. L’attacco l’ aveva travolta facendole capire che qualcosa non andava, chiaro segnale del corpo ma soprattutto dell’ anima; si prese il viso tra le mani iniziando a piangere come una bambina, singhiozzando , senza sosta.

 

“Hai dimenticato queste”.  

 

La donna alzò lo sguardo e vide Ryo con la sua borsa e quelle che contenevano gli acquisti; non disse nulla e si asciugò in fretta le lacrime. 

“Grazie. Cosa ci fai qui? Mi hai seguita?” chiese istintivamente, dandosi un tono. Lui la guardò serio e con molta tenerezza.  

“...a dire la verità avrei voluto ma...no, ti assicuro che la mia presenza qui è del tutto casuale. Avevo un appuntamento di lavoro e me ne stavo tornando a casa quando ti ho vista correre via...” rispose infine  mantenendosi sempre  a distanza; lei afferrò le borse ringraziandolo e tornandosi a sedere.  

Ryo si avvicinò a lei, sfiorandole il braccio. 

“Kaori, stai bene?” le chiese infine, vedendola in silenzio e pensierosa. 

“Si” rispose lei , alzandosi. “Grazie, Ryo.” 

Non voleva fermarsi un minuto di più; era colpa sua se tutto il suo passato le era ripiombato addosso come un macigno e l’ aveva ridotta in quello stato.  Era colpa sua se il pensiero del passato l’aveva stravolta riportando a galla sensazioni sopite e mai dimenticate. Voleva fuggire, andar lontano, tornare a casa e nella ipocrisia che si era costruita con tanto impegno. Aveva mille cose da fare.... 

“Posso accompagnarti alla macchina? Fare qualcosa per te? ” chiede ancora Ryo, distogliendola dai pensieri. 

“No, davvero. Hai già fatto abbastanza danni” rispose lei d’ istinto. Quando se ne rese conto, si tappò la bocca con le mani.  

Ryo la guardò, inarcando le sopracciglia per la sorpresa di quella affermazione.  

“Scusa?” chiese , serio, avvicinandosi ulteriormente e  guardandola negli occhi.  

“Scusami, Ryo” disse subito, cercando di scappare via. 

“...no, ora dovrai spiegarmi ciò che hai detto” disse lui allungando la sua mano ed afferrandola per il polso “non ci vediamo da anni e tu, dopo avermi incontrato cinque minuti mi dici una cosa simile? Ma cosa ti dice il cervello? Certo che la solitudine ti ha fatto davvero male!”  

“...lasciami” chiese Kaori con voce tremante.  

Ryo lasciò la presa, con occhi pieni di tristezza. 

“...E’ colpa tua, Ryo. Prima di vederti era convinta che la mia vita fosse perfetta poi sei arrivato tu a riportare a galla i miei ricordi, a farmi ricordare che con te stavo bene. Mi hai fatto ricordare che è bello avere una persona che si prende cura di te. Mi hai ricordato di essere sola.  Mi hai ricordato Hide.“  disse Kaori; Ryo rimase a bocca aperta ascoltando quelle parole.  

Non lo sfiorò il fatto che fosse un po' fuori di testa. Lui percepiva la sua solitudine. 

Era una situazione surreale, senza un senso...ma era vera.  

“Scusami” disse lei ricominciando a piangere “ non avrei dovuto dire tutte queste cose. Mi avrai presa per pazza. Perdonami” .  

Raccolse tutti i suoi averi e scappò via davvero stavolta, lasciando l’ uomo solo davanti a quella fontana; lui la osservò sparire tra gli alberi e provò una sensazione di vuoto. Di cose non dette.  

 

Kaori tornò quindi alla macchina, l’ aprì, sistemò le cose sul sedile posteriore e si mise a quello di guida; intorno a lei mille insegne e auto, la solita vita insomma; solo il cielo era cambiato.                                                      
Stava iniziando a nevicare.
 

Si appoggiò al volante, lasciando che la fronte toccasse la  sua copertura fredda, plasticata. Lasciò che le lacrime continuassero a scendere senza fermarle; poi tornò verso casa, scossa dagli avvenimenti di quella giornata che doveva essere tutt’ altro. La neve iniziò a scendere copiosamente , ma nel giro di una oretta riuscì a raggiungere il suo appartamento. 

Sono arrivata, finalmente...non ne potevo più...che giornata! Borbottò tar sé tirando su con il naso; scese dalla macchina e salutò la vicina che portava a spasso il cagnolino , quindi caricò le borse e si avviò ,  recuperando nel frattempo le chiavi del portone d’entrata.                                                
Ripensò a ciò che era accaduto, a quella giornata da dimenticare; non si accorse di lui.                                                                             
Lui che l’aveva seguita ed era pochi passi dietro di lei. 
 

 

Aprì il portone, dunque, risalendo; giunta in casa mollò le borse all’ entrata e  raggiunse subito  il bagno, si lavò la faccia e si infilò il pigiama...se ne sarebbe andata a dormire di li a poco, anche se era presto.  

Sei proprio ridotta ad uno straccio, Kaori. Ma che ti prende? Ti ha sconvolto così tanto vederlo? Ti ha sconvolto così tanto il passato che non vuoi ascoltare e vedere?  disse al suo doppio riflesso nello specchio, appoggiando le mani sul lavandino e chinando il capo; una risposta non arrivò, non arrivano altri pensieri. Solo stanchezza. 

Uscì quindi dal bagno diretta alla sua stanza, uscì giusto in tempo per sentire il campanello di casa; andò verso la porta e aprì, stranamente senza neppure chiedersi  chi potesse essere.... trovandosi davanti Ryo. I suoi occhi si spalancarono e la sua bocca anche. 

“...so che siamo partiti con il piede sbagliato ma...senti Kaori, mi ha fatto piacere rivederti, non immagini nemmeno quanto. Io non sono nessuno se non  un vecchio amico, non ho il diritto di irrompere nella tua vita ma...vorrei chiederti se ti va di passare un po' di tempo con me. Di parlare un po'… di riprendere le cose dove le abbiamo lasciate” disse senza nemmeno riprendere fiato l’ uomo.  

Kaori non disse nulla.  

“...mi dispiace averti seguita Kaori, non è una cosa che mi piace fare, ma... non volevo perderti un’ altra volta” aggiunse l’ uomo. 

“...cosa intendi, Ryo?” gli chiese lei,  a metà tra lo sconvolto ed il sorpreso. 

“... stavo bene, con te; mi ero affezionato. ..anzi, ad essere sincero non ho capito cosa provavo, non me ne hai dato il tempo. So solo che non te ne sei più andata ed oggi, quando ti ho rivisto, tutti i miei pensieri ed i miei ricordi sono riaffiorati, così come ti tuoi. Io non so cosa , magari è solo la solitudine che fa scherzi ma...ecco, non riesco a lasciarti andare , stavolta. Non ci riesco proprio” rispose. 

Lei sentì il suo stomaco contorcersi.  

Sentì qualcosa di caldo invaderle il petto e le sue gambe iniziarono a tremare.  

 D’ istinto...prese la mano dell’ uomo tra la sua, andando facendolo entrare in casa e richiudendo la porta di sé; un abbraccio li travolse, infine, scaldando due anime fredde da troppo tempo.

   
 
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