Film > Star Wars
Ricorda la storia  |      
Autore: _Lightning_    17/12/2020    2 recensioni
La sente, quella rabbia feroce e bruciante che si attorciglia nel suo stomaco, sobbollendo di fuoco liquido attraverso ogni vena, sibilando come vapore ustionante dai denti serrati e le narici dilatate. Gli pizzica la punta delle dita con aghi incandescenti, spronandole a serrarsi sulla vibrolama per sferrare il colpo fatale e affondarla sino all’elsa nella gola esposta di Gideon.
[The Mandalorian // what if? - Capitolo 16 // PoV Din // Angst // Din&Grogu-Fluff // Maritombola 11 – Prompt 85: Switching Roles]
Genere: Angst, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Baby Yoda/Il Bambino, Carasynthia Dune, Din Djarin
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Tales of Two Space Warriors and Their Green Womprat'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Contesto: S2x08 (ipotetico)
Genere: introspettivo, angst
Personaggi: Din Djarin, Moff Gideon, Cara Dune, Grogu
Avvertimenti: what if?
Evento: Maritombola 11 indetta da Lande di Fandom – Prompt n°85: Switching Roles


 

 

"The price of your greed
Is your son and your daughter
What you gon’ do
When there’s blood in the water?"


[Blood // Water - grandson]

 



L’aria nel suo elmo si è fatta densa. Din sente il fetore stagnante e ferrigno del sangue. Sangue, e qualcos’altro di meno tangibile, eppure così solido da incastrarsi in gola, dimezzando ogni suo respiro.

È un’emozione che non prova da molto tempo: il beskar l’ha sempre sedata, ingabbiandola tra le sue pareti fredde e rassicuranti. Ma ora il beskar non c’è più. Protegge ancora il suo corpo e il suo capo, ma ha cessato di racchiudere cuore e anima dal momento in cui l’ha tolto spogliandosi al contempo del suo Credo, come fosse un mantello ormai lacero e incapace di scaldarlo.

E adesso la sente, quella rabbia feroce e bruciante che si attorciglia nel suo stomaco, sobbollendo di fuoco liquido attraverso ogni vena, sibilando come vapore ustionante dai denti serrati e le narici dilatate. Gli pizzica la punta delle dita con aghi incandescenti, spronandole a serrarsi sulla vibrolama per sferrare il colpo fatale e affondarla sino all’elsa nella gola esposta di Gideon.

Gli occhi del Moff rimangono capocchie di buio freddo e calcolatore anche in quel momento, anche inchiodato a terra con le sue ginocchia puntate sulle braccia rotte e una lama sfrigolante a cauterizzargli la pelle della giugulare. Quasi gli sorride beffardo, sotto la patina di tagli e tumefazioni che Din gli ha impresso in faccia – uno specchio della propria celata dall’elmo.

E sorride perché sa di averlo 
rotto in ogni modo possibile. Che l’ologramma sospeso beffardamente sul tavolo poco distante, col volto di Din Djarin scoperto e in piena vista, è uno smacco abbastanza grande da rappresentare una vittoria anche nella sconfitta. Il colpo basso che aveva sperato lo paralizzasse, che lo facesse crollare in ginocchio di fronte al suo fallimento come Mandaloriano, e che ha invece fomentato una furia che Din non credeva possibile provare.

Non sa nemmeno come abbia ridotto Gideon in quello stato. Sa solo che è stato lui, da solo, perché nessun altro ha osato interferire – quella era la sua battaglia. Sua, di Grogu, della Tribù, di tutti i Mandaloriani e coloro che Gideon ha schiacciato sotto il tacco dei suoi luridi stivali da imperiale.

Din esala un respiro che vibra attraverso il vocoder.

Vede anche senza girarsi il proprio volto ancora congelato nell’istante in cui si è tolto il proprio mondo di dosso e l’ha messo da parte, perché quella era l’unica Via che poteva intraprendere. Vi è una paura ancestrale di animale braccato, nei suoi lineamenti, nei suoi occhi sgranati e ansiosi, mescolata a una durezza pari solo a quella del beskar che aveva appena abbandonato. Gideon l’ha deriso, ridendo beffardo di quel volto affatto guerriero. 

E l’hanno visto tutti. L’hanno visto Cara, e Boba, e Fennec, assieme a un’altra decina di Imperiali che non potrà più raccontarlo a nessuno. Non l’ha visto Grogu, perché era troppo debole per poter anche solo aprire gli occhi.

Un fiotto d’ira più intenso lo acceca, affonda i suoi artigli nel suo autocontrollo e tira, cercando di stracciarlo con la stessa facilità con lui cui sta per squarciare la gola di Gideon.

Se fosse qualcun altro, si toglierebbe di nuovo l’elmo per farsi guardare in faccia, mentre lo uccide. Così che possa leggere nei suoi occhi ogni stilla di quanto vale davvero ciò che gli ha sottratto. Ma non lo capirebbe comunque. L’ha già vista, quella parte di sé: è cristallizzata nel reticolo azzurrino che immortala l’esatto momento in cui l’ha messa a nudo, e li osserva dall’angolo in cui è sospesa.

Invece, come ultima immagine, vuole che abbia quella fredda e impassibile del beskar, lo sguardo impenetrabile del suo visore a T – l’unico volto che avrebbe mai dovuto vedere. Serra la presa sull’elsa assieme ai denti, con un ringhio che quasi gli sfugge dalle labbra, ebbro della sensazione di essere finalmente tornato nel ruolo del cacciatore, scrollandosi di dosso quello di preda.

Immette a forza un respiro costretto nei polmoni brucianti, ossigenando il cervello annebbiato di rosso. Non ha mai voluto uccidere. Uccidere è un danno collaterale, un male necessario, un qualcosa che fa istintivamente per preservare se stesso e chi ama. Sta premendo contro un altro limite, adesso, col filo di quella lama che incide la pelle di Gideon. E una volta travalicato, potrebbe essere ancor più irreparabile del Credo. Può ancora portare l’elmo, contro ogni precetto e morale – ma non può rimettere al proprio posto un pezzo di sé che sceglie di abbandonare nel sangue.

Gideon sembra quasi consapevole di ciò che gli si dibatte in testa, e allarga quella sua smorfia arrogante, spaccata da un taglio che gli macchia di rosso i denti. Un sorriso inerte fuso fino alla fine coi suoi ideali distorti.


«Potresti farlo,» dice, con la voce melliflua ridotta a un rantolo dalla pressione del pugno sulla sua carotide. Non sta implorando pietà – lo sta provocando, si prende gioco di lui ridendo in faccia a qualcosa che non comprende e non potrà mai comprendere, bollandola come debolezza per il puro gusto di deriderlo. «Ma uccidermi cambierà davvero qualcosa, ormai?»

Din aumenta la pressione delle ginocchia sulle sue braccia rotte, suscitando un singulto da parte dell’Imperiale, e quasi gli sfugge la vibrolama di mano. 

Potrebbe lasciarlo andare. Frenare la sua mano e non uccidere un uomo indifeso e alla sua mercé, perdendo anche quel frammento di se stesso. Potrebbe stordirlo e lasciarlo comunque morire su quell’incrociatore destinato ad essere distrutto. Potrebbe farlo – e potrebbe così lasciargli quell’infinitesimale possibilità di sopravvivenza che rischierebbe di sovvertire nuovamente i ruoli, di farlo tornare braccato dalle mani insanguinate che gli hanno sottratto tutto, tranne ciò che si è appena ripreso.

E che nessuno gli porterà mai più via.

«No,» risponde, allentando per un istante la pressione sulla sua gola, con un fremito doloroso nei muscoli.

No, ucciderlo non ricomporrà i frammenti del suo Credo, né cancellerà ciò che è successo dalla sua mente e da quella di Grogu. Un rivolo di sangue gli attraversa il labbro, sotto l’elmo. Scorge un barlume di sorpresa – di primitiva speranza – nello sguardo gelido di Gideon. Poi Din serra saldamente la presa sull’elsa, un dito alla volta, in un’onda rapida come il respiro secco che rilascia.

«Ma se non lo facessi, torneresti a cercarlo.»


 


 


Ha i guanti imbrattati di sangue, quando fa per stringere Grogu a sé. Il pensiero di imprimere quel rosso sulla sua tunica chiara lo frena, anche se l’istinto di prenderlo è così forte che quasi lo spezza in due quando lo trattiene.

Eppure, lo fa, e smorza lo slancio che gli ha fatto accelerare il passo nel vedere Cara col piccolo addormentato in braccio, al sicuro sulla Slave. Lei lo fissa interrogativa, ma il riverbero dellesplosione che scuote la nave anticipa la sua risposta. Attraverso gli oblò, scorgono un lampo arancione, e un tintinnio di detriti picchietta contro lo scafo.

Din si limita ad annuire, con un singolo cenno del capo che è anche la sentenza di chi si è fatto giudice, giuria e boia. 
Avanza nella stiva e si toglie i guanti insanguinati con mani molli, lasciandoli cadere a terra con un sospiro di sollievo. Cara li fissa con lo sguardo di chi ha intuito tutto, e annuisce di nuovo, suggellando quel non detto tra loro.

Din immette altra ossigeno nei polmoni, mentre stringe le mani attorno allelmo. Espira con lenta fermezza prima di togliere anche quello, accogliendo laria fresca della stiva sul volto accaldato e dolorante. Sente Cara trattenere bruscamente il respiro, sorpresa, e vede con la coda dell’occhio che ruota la testa in modo da non fissarlo.

Non gli importa. È Cara, è famiglia. Si è comunque tolto l'elmo di fronte a un’intera caserma di feccia imperiale. E tutti hanno visto il suo volto, anche se non dal vivo
.

Tutti tranne Grogu. E lui dovrebbe conoscere il volto del suo 
buir – di suo padre.

Non alza ancora lo sguardo verso di lui; lo tiene fisso sul proprio elmo, sul visore rigato da una singola scia di sangue scuro e già rappreso. Non il suo. Non vuole che Grogu veda quello, al risveglio, il segno indelebile di ciò che ha fatto per lui. Vuole che veda laltra parte di ciò che ha fatto – quella più umana e meno oscura.

Posa l’elmo su uno dei sedili e tende infine le mani verso il suo ad’ika, e Cara glielo affida all’istante, con solo una fuggevole, involontaria occhiata che gli sfiora il volto, accompagnata da un sorriso che lui si trova a ricambiare. Din cerca i suoi occhi, cercando di comunicarle che va bene, ma prima di riuscirci viene investito da un’ondata di emozioni non appena le sue mani sollevano Grogu.

Stringe subito a sé quel corpicino ancora addormentato, adagiandolo nella nicchia tra collo e spalla, e accoglie la sensazione nuova delle sue orecchie vellutate che gli sfiorano la guancia, del suo tepore. Chiude gli occhi e 
respira. Respira per la prima volta da quando ha visto esplodere la Crest; da quando Grogu lha guardato dallalto per lultima volta; da quando ha infranto il Credo; da quando ha ceduto un pezzo di sé al sangue.

Respira e lo stringe come se potesse sfuggirgli via di nuovo tra le dita se solo osasse allentare la presa; come se potesse fondere la sua piccola sagoma con lui, per colmare quel vuoto nell
’animo che ha appena aperto per salvarlo. E scopre che vi si incastra perfettamente, indolore. Lo salva di nuovo, come ogni singolo giorno da quando l’ha salvato lui per primo.

Continua a cullarlo, percependo il suo battito rapido sotto ai palmi. E nonostante quelle mani siano ormai macchiate e si siano dimostrate troppo deboli per essere davvero una corazza, vuole comunque credere che saranno abbastanza, stavolta. Preme con delicatezza la guancia contro la sua testa, e glielo promette con un respiro muto.

La lieve stretta che gli avvolge lindice, unita al versetto colmo di sorpresa e gioia infantile che gli risuona nellorecchio, sono lunica risposta di cui ha bisogno.


 





 



Note dell’Autrice:

Salve, carissimi! *bonk* <- sì, questo è un bacio di Keldabe u.u
C’era questa scena che non riuscivo a togliermi dalla testa e ho dovuto quindi mettere su carta. Su Word. Su schermo – vabbè avete capito!

Sì, avete letto bene: Gideon qui ha mostrato il volto di Din a tutti... suvvia, perché farglielo scannerizzare se non si rivelerà una svolta di trama più avanti? È nei database imperiali, ormai, e considerando come Gideon ha esposto Cara, Greef e Din nella scorsa stagione, non mi stupirebbe un bis con dati ancora più "scottanti". E perché dopo il momento Liam Neeson io mi aspetto di tutto. L’ultimo pezzo è self-indulgent da morire, ma abbiate pietà di me e godetevi ’sto Grogu ♥ (tra il bipolarismo di Din che passa da Murderlorian a Dadalorian in due secondi netti *coffcoff*)

Sperando di avervi hypato per domani (ma c’è davvero bisogno?), grazie a tutti voi che seguite, per leggere e per gli splendidi commenti che mi lasciate ** ♥ 
E grazie a Miryel per avermi mandato IN FISSA con la canzone d’apertura che ha ispirato il tutto – te possino!

Alla prossima, e che la Forza sia con noi per domani!


-Light-

P.S. Il riferimento a una celeberrima battuta di The Last of Us è volutissimo, perché ci stava da dio, e più incazzoso di Joel-padre-per-caso c’è solo Mando-padre-per-scelta :D
 

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Star Wars / Vai alla pagina dell'autore: _Lightning_