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Autore: _Trixie_    18/12/2020    6 recensioni
Ci sono storie che accadono a Natale e che sembrano essere state scritte dal destino in persona: il camino scoppiettante in una fredda sera di dicembre, il vischio appeso proprio sopra le loro due teste, la neve che cade al momento giusto...
E poi ci sono storie in cui il destino non sembra azzeccarci poi più di tanto e la colpa di tutto quanto non può che ricadere su una madre iperprotettiva e impicciona, un padre rassegnato all'inevitabile, una regina con un urgente bisogno di un'altra mela avvelenata e un'eroina che quella mela avvelenata la morderebbe volontariamente pur di sfuggire a tutto quanto.
O, forse, a volte il destino ha l'aspetto di un piccolo bambino che nella magia del Natale ci crede davvero.
[Calendario dell'avvento SQ, sì, pure questo dicembre ve lo sorbite
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills, Regina Mills
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- 18 -
 

 
 
 
And I'm up here holding on
To all those chandeliers of hope
- Christmas Lights, Coldplay
 


 
 
Tanto Emma quanto Regina sentivano un impellente bisogno di parlare con l’altra e perciò, come è naturale in questi casi di stringente necessità, non riuscirono a rimanere sole per più di una manciata di secondi nel corso dell’intera giornata. Secondi che, pur miseri, avevano riempito l’aria intorno a loro di parole mai dette e paure mai confessate e speranze mai svelate.
E per quanto frustrate ed esasperate si sentissero e per quanto temessero e al tempo stesso attendessero con trepidazione la sera, quando avrebbero potuto parlare, sole, nella loro stanza, entrambe trovavano conforto nel fatto che, almeno all’apparenza, nulla era cambiato tra loro. Scherzavano, ridevano, bisticciavano e rassicuravano Henry che, no non stavano litigando, il tutto con la stessa naturalità del giorno precedente. Come se quella notte, come se quel bacio non ci fosse mai stato. E comunque, in ogni caso, sarebbe potuta andare molto peggio: Snow avrebbe potuto insistere per poter parlare con loro.
Per ciò, per quanto pesassero loro le parole che avevano nell’anima, Emma e Regina riuscirono ad arrivare a sera senza particolari difficoltà. Emma chiuse la porta della loro camera, guardò Regina, già a letto, seduta con la schiena contro la testiera, il cruciverba tra le mani ma niente penna. Già, Emma non era l’unica che voleva parlare.
«Ehi» disse lo sceriffo, avanzando verso il letto, titubante.
Regina alzò gli occhi su di lei. «Ehi» rispose. Non sorrideva, Regina, aveva un’espressione grave in volto. Non era un buon segno, questo Emma poteva capirlo.
Regina si sistemò meglio sul materasso, piegò le gambe. Lo sceriffo intuì l’invito, si sedette dal lato di Regina, pensò che in fondo non voleva parlare.
Voleva baciare Regina, ecco cosa voleva fare.
E al diavolo le conseguenze.
Potevano pensarci dopo, alle conseguenze.
Oppure mai.
Succeda quel che succeda, almeno Emma avrebbe passato la vita a baciare Regina Mills.
Ma un’occhiata sola al volto di Regina e Emma capì che il sindaco non aveva alcuna intenzione di rimandare quella discussione.
«Quindi…» fece Emma, gonfiando le guance, insicura su cosa dire.
Regina appoggiò entrambe le mani sopra l’addome. Altro brutto segno. Pessimo. Era il gesto che il sindaco faceva ogni volta che si sentiva minacciata, pur non riuscendo ad individuare il pericolo.
«Quindi» ripeté Regina, una sola parola che sembrava una sentenza.
«Pentita?» domandò Emma, come se chiedesse, casualmente, piove?
«No» rispose Regina, senza battere ciglio. Né sollevare l’angolo destro della bocca. Emma esalò un respiro di sollievo. «E tu?» aggiunse poi il sindaco.
«Nemmeno» fece Emma.
«Bene».
«Bene».
Regina si schiarì la voce. «Ma credo che dovremmo comunque… parlarne».
«Dobbiamo proprio?» fece Emma, con una smorfia, piegando la testa di lato.
Il sindaco allungò la mano verso Emma, le carezzò una guancia con dolcezza e lo sceriffo afferrò Regina per il polso, si portò la sua mano alla bocca, le baciò il palmo.
Per Regina, fu molto difficile ritrarre la mano.
Non disse nulla, guardò Emma.
«Perché ne vuoi parlare?» domandò infine lo sceriffo.
Regina prese un respiro profondo, si strinse le braccia intorno al corpo, piegò le gambe, rannicchiandosi. Per un po’, non rispose, ma Emma non disse altro. Lo sapeva che Regina avrebbe risposto, doveva solo darle qualche secondo.
«Perché ho paura, Emma» ammise infine il sindaco, lo sguardo basso, per non incrociare gli occhi di Emma. «E tu, perché non ne vuoi parlare?»
«Stesso motivo» rispose lo sceriffo, senza esitare. «Me la sto facendo addosso. Non hai idea di quanto».
Regina accennò un sorriso, scosse la testa. «O forse sì» disse Regina, «di cosa hai paura?» chiese poi, dolcezza nella voce. Guardava Emma, ora.
Emma si strinse nelle spalle, iniziò a giocherellare con l’orlo della sua maglietta. «Solite cose, nulla di nuovo».
«Solite cose?»
«Sì, sai… Che succeda ancora, che i miei genitori mi… abbandonino. Perché… Sai, tu ed io…»
Regina avrebbe voluto dirle Snow e David non l’avrebbero mai abbandonata per questo. Non che il sindaco li avesse in simpatia, ma sapeva anche che Snow e David mai e poi avrebbero abbandonato Emma se avessero saputo che tra lei e Regina c’era qualcosa. Avrebbero provato a dissuaderla e, probabilmente, avrebbero sospettato e sostenuto che Regina avesse un qualche, oscuro, recondito secondo fine. Avrebbero ostacolato Emma, di certo. Ma sempre credendo di proteggerla. E non l’avrebbero mai e poi mai abbandonata.
Tuttavia, Regina non poté dire nulla, perché Emma la prevenne.
«E comunque non mi importa. Non ho bisogno di loro. Se vorranno ripudiarmi o cacciarmi o disconoscermi o quello che pare a loro, solo per questo» fece lo sceriffo, gesticolando tra sé e Regina, «beh, allora che lo facciano. Non mi impor-»
«Ti importa» la interruppe il sindaco. «Ed è giusto che ti importi, ma non credo che i tuoi genitori lo farebbero, Emma».
«No?»
«No» confermò Regina, assicurandosi che Emma vedesse che no, l’angolo della sua bocca non si sarebbe sollevato.
Emma sospirò a fondo. «Non del tutto convinta, ma per questa sera basterà. E tu? Perché hai paura?»
Regina si morse il labbro inferiore, incerta. «Henry».
«Già. Non può andarci di mezzo».
«No».
«Ma non riusciremo mai a tenerglielo nascosto».
«Nemmeno».
«Quindi… Cosa facciamo?»
Regina rimase in silenzio, cercò lo sguardo dello sceriffo.
Gli occhi verdi di Emma si inumidirono. «Ma non voglio» protestò lo sceriffo.
«Lo so» bisbigliò Regina, scivolando sul letto per potersi avvicinare a Emma. Le sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio. «Ma non possiamo rischiare di…»
«Lo so…» fece Emma, appoggiando la propria fronte a quella di Regina.
«E oggi siamo state brave, no? Come se nulla fosse successo» bisbigliò il sindaco.
«Di certo più brave dei miei genitori. Ho dovuto mangiare i cereali da un piatto fondo» considerò Emma, ancora risentita, strappando una piccola risata a Regina. «Però mi rendi le cose difficili».
«Tu mi rendi le cose difficili!» rispose immediatamente il sindaco, un’accusa nelle sue parole.
«Come no» fece Emma, cingendo il viso di Regina con una mano e accarezzandole le labbra con il pollice.
«Emma…» disse il sindaco, supplicante.
Lo sceriffo si scostò tanto all’improvviso che la sua mancanza fece barcollare Regina. Emma si alzò dal letto, raggiunse la porta.
«Vado a… Vado a bere un po’ d’acqua» disse.  
Regina si alzò a sua volta dal letto, fece un paio di passi verso lo sceriffo. «Emma, aspetta-»
«Hai ragione. Lo so che hai ragione» concesse Emma. «Henry, quello che abbiamo costruito con Henry, è troppo importante. Mi serve solo… qualche minuto. Domani mattina andrà meglio. Domani mattina sarà Natale e… andrà bene. Possiamo farlo, no?»
Regina avrebbe voluto dire che sì, certo, possiamo farlo. Tuttavia, non lo disse, perché l’angolo destro della sua bocca si sarebbe sollevato verso l’alto. Perché, in quel momento, tutto quello che avrebbe voluto fare era raggiungere Emma e baciarla e rassicurarla e sussurrarle che avrebbero trovato una soluzione. Un’altra soluzione, in cui nessuna delle due si sarebbe fatta male. Ma avrebbe mentito, Regina. Perciò, rimase in silenzio.
Senza aggiungere altro, Emma aprì la porta, lasciò la loro camera da letto e scese al piano inferiore.
 
 
 
 
NdA
Sincera, scriverei angst natalizio solo per poter usare Christmas lights dei Coldplay.
Grazie per aver letto <3
A presto,
T. <3
   
 
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