Dopo essere
sopravvissuto per miracolo all'ultimo lavoro che aveva svolto, John
Winchester aveva deciso di concedersi una pausa per riprendersi dalle
ferite e si trovava ora, poco dopo Natale, in un paesino di montagna
in cui i suoi figli si divertivano un mondo. Per il momento, infatti,
le scuole erano chiuse per le vacanze e potevano quindi godersi lo
spesso strato di neve che ammantava ogni cosa.
Quel
pomeriggio, in particolare, era il turno dello slittino che aveva
comprato pochi giorni prima, cedendo alle suppliche di Sam e ai suoi
ricordi di bambino. Da piccolo aveva amato anche lui quel gioco ed
era stato bellissimo spiegare loro, per una volta, qualcosa di
normale. Per un meraviglioso attimo, gli era sembrato di essere
tornato indietro nel tempo, oppure che qualcuno gli avesse
restituito, chissà come, la vita felice che anni prima aveva
sognato
con Mary.
A
distoglierlo da questi strani pensieri fu la voce del figlio
maggiore, che lo chiamava entusiasta da un punto decisamente troppo
alto per qualcuno con poca esperienza.
«Guarda
come scendo da qui, papà!» esclamò
felice con gli occhi che
brillavano.
«Sei
troppo in alto, Dean. Torna qui» gli disse stancamente,
rivedendo
però se stesso alla sua età mentre giocava con
gli amici. Anche a
lui piacevano molto le discese rischiose ma adesso sapeva il motivo
per cui i suoi genitori l'avevano sempre rimproverato e non poteva
permettere al figlio di farsi del male.
«È quello
che ho detto anch'io» brontolò Sam imbronciato,
per una volta
d'accordo con lui, scivolando di nuovo nella neve ormai ghiacciata
mentre cercava inutilmente di raggiungere Dean. L'idea di scendere da
lassù con lo slittino gli faceva paura, in
realtà, ma questo non
significava che non volesse arrivare in cima a quella ripida salita.
Aveva pur sempre cinque anni e imitare il fratello era comunque una
tentazione irresistibile.
«Non
muoverti, vengo a prenderti» raccomandò John,
facendo segno al più
piccolo di restare dov'era prima di affondare gli scarponi nella neve
e salire a sua volta.
«Non ce
n'è bisogno. Posso scendere da solo con lo
slittino» protestò Dean
dispiaciuto. Era sicurissimo di aver visto, il giorno prima, altri
bambini all'incirca della sua età che giocavano su quella
pista, e
se ci riuscivano loro, poteva farlo anche lui.
«Ho detto
di no. È pericoloso» ripeté severo il
padre e finalmente il figlio
parve convincersi.
«Va bene»
rispose mogio, muovendosi piano per scendere dallo slittino e tornare
giù a piedi, ma un attimo dopo, senza avere la minima idea
di come
fosse successo, si sentì trascinare verso il basso.
«Tieniti
forte!» fece appena in tempo a urlargli l'uomo, ormai quasi
arrivato, mentre Dean partiva velocissimo. Fortunatamente aveva avuto
l'istinto di rimettersi subito in posizione, ma anche così
la guida
non era quella controllata di prima e lo slittino finì
presto per
ribaltarsi, parecchi metri più in basso, strappandogli un
grido di
dolore al violento impatto con una roccia seminascosta.
«Dean!»
lo chiamarono gli altri preoccupati, correndo verso di lui.
Sam era più
vicino e dopo una capriola nella neve, di cui parve non accorgersi
nemmeno, lo raggiunse per primo, chinandosi terrorizzato sul fratello
maggiore, che si stringeva il braccio destro con il volto
pallidissimo mentre le lacrime gli rigavano le guance.
«Che ti
sei fatto?» domandò agitato, cercando invano di
tirarlo su. Doveva
essere grave se non riusciva ad alzarsi e il piccolo stava
già per
piangere a sua volta quando il padre li raggiunse.
«Dove ti
fa male?» chiese perentorio, nascondendo in quel modo la sua
preoccupazione mentre lo metteva seduto senza alcuno sforzo.
«Il
polso...» ansimò Dean, spaventato e dolorante,
mentre l'uomo lo
scrutava attentamente per valutare i danni.
«Hai
battuto la testa?» domandò ancora.
«No»
mormorò, tirando su col naso nel tentativo di smettere di
piangere.
Non voleva spaventare il fratellino più di quanto non fosse
già ma
il dolore era molto forte e iniziava a temere di essersi rotto il
braccio.
«Bene.
Sam, prendi lo slittino e seguimi» disse John, in tono ancora
duro
ma decisamente sollevato, prendendo in braccio il figlio maggiore
mentre il più piccolo, dopo essersi asciugato gli occhi con
una
manica, si affrettava a eseguire l'ordine.
Per fortuna
il cottage che avevano affittato per quel periodo di vacanza era
vicino e lo raggiunsero in pochi minuti.
Appena
entrati, l'uomo valutò meglio i danni, sospirando
impercettibilmente
di sollievo quando vide che Dean, con ogni probabilità, se
la
sarebbe cavata solo con qualche livido nei punti in cui aveva
sbattuto contro alberi e rocce.
«Hai
capito, adesso, perché ti avevo detto di no?» gli
chiese severo
mentre gli porgeva il ghiaccio.
«Sì...
Scusa» mormorò il bambino con gli occhi bassi.
«Ricordatelo
la prossima volta» lo ammonì con lo stesso tono,
scompigliandogli
però i capelli per fargli capire che era tutto a posto.
«Tranquillo,
Sam, non è niente di grave» aggiunse poi
più dolcemente rivolto al
figlio minore, che non aveva ancora smesso di guardare spaventato il
fratello come se dovesse succedergli chissà cosa da un
momento
all'altro.
«Davvero?»
domandò questi incredulo e speranzoso insieme.
L'uomo
annuì, suo malgrado intenerito, ripetendo il gesto di poco
prima, e
il piccolo si girò felice verso Dean, che gli sorrise e lo
invitò a
raggiungerlo sul letto mentre il genitore si allontanava per
prendersi una birra.
Sam non se
lo fece ripetere due volte e prese posto al suo fianco, riuscendo
finalmente a rilassarsi dopo tanta paura mentre il più
grande faceva
del suo meglio per nascondere il dolore. Aveva preso botte un po'
ovunque ma quella era sicuramente la parte messa peggio e il
ghiaccio, per quanto utile, era comunque fastidioso.
Peccato
però che il polso, con il passare delle ore, si
gonfiò sempre di
più, assumendo inoltre una brutta colorazione violacea che
alla fine
convinse John a portarlo al pronto soccorso dell'ospedale
più
vicino.
Attesero a
lungo prima che lo chiamassero per le radiografie, al punto che Sam,
nonostante la preoccupazione, finì per addormentarsi in
braccio al
padre mentre Dean sedeva mogio al loro fianco con la testa appoggiata
sulla spalla del genitore.
Per fortuna
non c'erano fratture e il bambino se la cavò con una
fasciatura e
degli antidolorifici, ma trattandosi del polso destro, aveva grosse
difficoltà a mangiare e a fare qualsiasi cosa. La parte
peggiore
però, mentre la sua famiglia lo aiutava in tutto, era il
divieto di
giocare sulla neve per evitare altri danni, ma almeno il padre,
stranamente dispiaciuto per motivi che non riuscì mai a
comprendere,
rimase con loro per tutto il tempo della sua guarigione come un
genitore normale.
Prompt: Slittino
Angolo
autrice:
Ciao
a tutti e grazie per essere arrivati fin qui! Spero che la storia vi
sia piaciuta e di non essere andata troppo OOC con John ma il piccolo
Dean mi faceva troppa pena e ho voluto almeno regalargli un padre che
si comporta come tale, una volta tanto. :3
Fatemi
sapere che ne pensate, se vi va, e grazie per il tempo che mi avete
dedicato anche solo leggendo. <3
Come
ho accennato nell'introduzione, la fic partecipa all'iniziativa
“Advent Calendar 2020”
indetta dal gruppo fb Hurt/Comfort
Italia - Fanfiction & Fanart
(gruppo nuovo perché quello vecchio è stato
abbandonato, si spera
temporaneamente, per problemi di facebook). Mi raccomando,
ringraziate anche l'admin se questa cosina vi è piaciuta,
perché
senza di lei non sarebbe probabilmente mai nata. ;)
Se a
qualcuno interessa, ho fondato tempo fa un gruppo facebook
principalmente su Fairy Tail ed Edens Zero, ma anche sugli anime e
manga in generale. Se volete conoscere altri fan di queste bellissime
opere, saremo ben felici di accogliervi qui.
Vi aspettiamo numerosi! :)
Penso
di non avere altro da aggiungere, quindi per ora vi saluto
augurandovi una buona serata.
Bacioni
e alla prossima!
Ellygattina