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Autore: Gatto1967    24/12/2020    3 recensioni
Un Natale diverso, è quello che si accinge a passare Rose Andrew nella casa di famiglia in mezzo al bosco, insieme a suo fratello, iil piccolo William Albert e a suo figlio Anthony.
Una breve storia natalizia su personaggi secondari, ma non troppo, della saga Candyana.
Spero che vi piaccia.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: William Albert Andrew
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: questa storia è un what if che riprende l'opera originale di Kyoko Mizuki, i cui diritti d'autore sono detenuti da autrice e casa editrice. Non ho diritti sui personaggi nè tanto meno sulla storia originale che vado a modificare. Non c'è scopo di lucro in questa mia storia, per tanto non lede ai diritti d'autore.

 

 

Un Natale diverso

 

Faceva davvero freddo quel giorno nella villa degli Andrew a Lakewood, e Rose Andrew buttò altra legna nel caminetto della sua stanza.

Il piccolo Anthony piangeva nella culla e Rose capì che era l’ora della poppata.

Mentre si avvicinava alla culla qualcuno bussò alla porta.

-Avanti.- disse la giovane donna, ed entrò una signora sulla cinquantina vestita in stile vittoriano.

-Entra pure zia Elroy. Sto per dar da mangiare al piccolo Anthony.-

-Fai pure Rose, nel frattempo vorrei parlarti di William…-

-Di Albert vuoi dire?-

-Il suo nome è William.-

-Il suo nome completo è William Albert Andrew zia, e a me è sempre piaciuto chiamarlo Albert.-

-Capisco. Beh, chiamalo come vuoi ma dobbiamo parlarne.-

-Ti ascolto.- disse Rose mentre seduta sulla sua poltrona porgeva il capezzolo all’affamato Anthony.

-Come ben sai, dopo la morte dei vostri genitori, tu e William siete gli eredi designati del patrimonio di vostro padre.-

-Lo so bene zia.-

-E in teoria dovreste essere voi a subentrargli nella gestione degli affari di famiglia.-

-Ne abbiamo già parlato zia, io non mi sento tagliata per un lavoro simile, e Albert…-

-Lui è solo un bambino, lo so. A sette anni non può certo dirigere un impero finanziario del valore di…-

-Non mi interessa il valore dell’impero di mio padre!-

-Dovrebbe invece! È grazie a quel denaro che tu e tuo figlio avrete il futuro assicurato!-

-D’accordo zia. Non prendermi per un’ingrata e irresponsabile, e non credere neanche per un istante che non abbia a cuore il futuro di mio figlio e del mio fratellino ma…- ebbe un improvviso attacco di tosse e riuscì a malapena ad evitare che Anthony le cadesse dalle braccia.

-Ti senti bene?-

-La mia solite bronchite cronica zia. Adesso passa.-

-Il clima di Lakewood in questa stagione certo non ti aiuta.- disse l’austera donna tradendo una vera apprensione per quella nipote che aveva sempre considerato un po’ scapestrata. 

-Lo so zia, dovrei trasferirmi in Florida o in Arizona…-

-In mezzo a cowboys e indiani puzzolenti?-

Rose non condivideva l’atteggiamento della zia, ma decise di non polemizzare.

-Stavamo dicendo zia?-

-Già, volevo parlarti di William, della sua educazione.-

-Zia, mio fratello ha soltanto sette anni e ha perso da poco i genitori. Cosa vorresti fare? Mandarlo all’università a studiare economia?-

-Certo che no! Non finché è così piccolo ovvio. Ma c’è il problema di mandare avanti gli affari di famiglia. Credo proprio che dovremmo nominare un tutore!-

-Quel tutore potresti essere tu, almeno per quanto riguarda la parte relativa agli affari di mio padre. Della sua educazione zia, me ne occuperò io. Quando sarà il momento vedremo se Albert si sentirà tagliato per quel lavoro e quel mondo.-

-“Albert” come ti ostini a chiamarlo tu, avrà la responsabilità di un patrimonio immenso! E anche tu dovresti occupartene signorina!-

-Sono una donna sposata zia Elroy, non sono più una signorina, e ho già le mie pesanti responsabilità. Ho un figlio e un fratello da crescere.-

-Credo che dovremmo allontanare William da questa casa, e affidarlo a una persona di fiducia.-

Al che Rose scattò in piedi quasi dimenticandosi del piccolo Anthony che continuava a poppare avidamente.

-Sei impazzita?!!!- Già altre volte aveva avuto a che ridire con la zia, che pure adorava, ma quelle parole la fecero davvero imbestialire.

-Ascolta Rose. Per tutto il mondo degli affari il signor William Andrew è il capo della nostra famiglia, e la notizia che in realtà è soltanto un bambino potrebbe destabilizzare il clima di fiducia intorno alla nostra famiglia.

Ne ho già parlato con qualche membro anziano, e io, supportata da loro, potrei facilmente prendere in mano le redini della famiglia Andrew…-

-Prendi in mano il diavolo che ti pare zia Elroy, ma lascia stare mio fratello!- gridò Rose dopo aver deposto il piccolo Anthony nella culla -Io, mio figlio e mio fratello andremo a vivere nella casa vicino alla cascata, e mi occuperò io dell’educazione di mio fratello, sono stata chiara?-

-Non ti eri mai rivolta a me con questo tono Rose!- disse Elroy senza nascondere il suo risentimento.

-Tu non avevi mai osato tanto zia Elroy!-

-E come pensi di seguire due bambini da sola in quella casa?-

-Mia madre lo ha fatto, e lo farò anch’io. Ti voglio bene zia, ma non ti permetterò di allontanare mio fratello da me!-

-Va bene.- disse la donna alzandosi e dirigendosi verso la porta -Sia come vuoi. Due nostre cameriere verranno con te e ti aiuteranno con i bambini.- 

Ciò detto uscì dalla stanza sbattendo la porta.

Rose guardò suo figlio Anthony che dormiva, e si mise a piangere.

 

Un mese dopo si approssimava il Natale, e nella villa in mezzo al bosco Rose, aiutata da una giovane cameriera preparava il pranzo.

-Dove sono Albert e Susan?- chiese Rose alla ragazza.

-Credo siano alla cascata signora.-

-Per favore, vai a chiamarli. Il pranzo è quasi pronto.-

-Certo signora.-

-Mary, ti ho detto mille volte di non chiamarmi “signora”. Io e te abbiamo la stessa età, così mi fai sentire vecchia!-

-Sua zia tiene molto alla forma signora.-

-Mia zia è una rompiscatole, anche quando non c’è. Vai pure…- 

Rose odiava i formalismi del suo mondo. Avrebbe preferito mille volte appartenere ad una famiglia normale dove si potessero avere rapporti normali con le persone, ma ormai si era rassegnata.

Non poteva creare difficoltà a ragazze come Mary. Quell’arpia di sua zia sarebbe stata capace di licenziarla se l’avesse sentita prendersi tante confidenze.

 

Fuori dalla casa il piccolo Albert giocava a fare l’esploratore in mezzo agli alberi nei pressi della cascata, vanamente inseguito da Susan, una ragazza bionda al servizio degli Andrew.

-Albert, se ti acchiappo…- tuonava senza troppa la giovane Susan, mentre il piccolo pestifero Albert correva fra gli alberi a ridosso dell’acqua del fiume.

Il bambino faceva uno slalom pressoché perfetto fra alberi e arbusti davanti a lui. Susan invece arrancava sempre di più, finché mise un piede in fallo e ruzzolò dentro il fiume. 

Un bagno dentro un fiume in pieno dicembre non è certo un toccasana per la salute, soprattutto se, come la giovane Susan, non si sa nuotare.

Albert udì le invocazioni d’aiuto della ragazza, e subito si fermò.

-Susan!- disse mentre accorreva in direzione del punto dove Susan arrancava.

-Dammi la mano Susan!-

Chissà cosa pensava di fare quel moccioso, dovette pensare Susan, che tuttavia afferrò la mano del bambino e con l’altra si appoggiò ad una radice sporgente.

Trovò così il suo equilibrio e riuscì anche ad appoggiare i piedi sulla parte immersa della sponda. Era questione di istanti: fare forza sulla mano del piccolo Albert era impensabile, quindi cercò un altro punto di appoggio a portata di mano, e lo trovò in una sporgenza del terreno.

Fulmineamente vi si appoggiò e fece forza con entrambe le braccia e le gambe riuscendo a cadere sul terreno asciutto.

-Tutto bene Susan?-

La ragazza avrebbe volentieri preso a schiaffoni quel piccolo terremoto, ma riuscì solo a sorridergli.

-Sì Albert, tutto bene. Ma adesso torniamo a casa.-

Cominciarono a incamminarsi per tornare alla villa degli Andrew, quando Albert si fermò

-Guarda Susan!-

-Che c’è Albert! Io sto congelando!-

Senza parlare il Bambino raccolse qualcosa da dentro un cespuglio e lo fece vedere a Susan.

-E quello cos’è?- chiese la ragazza con uno sguardo inorridito.

-È una puzzola Susan!-

-Cosa? Ma sei impazzito! Buttala via!-

-Ma no! È solo un cucciolo!-

Susan sapeva bene che quando il piccolo Albert si metteva in testa una cosa era impossibile farlo recedere. Ci avrebbe pensato sua madre a farlo ragionare… forse.

-Va bene tienila pure, ma adesso torniamo a casa.-

 

Qualche giorno dopo era Natale, e il piccolo Albert incurante dell’albero e dei giocattoli accarezzava la piccola puzzola orfana raccolta nel bosco.

-Hai trovato un  nome per la nostra piccola puzzola?-

-Poopiee!-

-E che vuol dire Poopie?-

-Non lo so…-

Era davvero un Natale insolito quello che Rose stava passando nella villa in mezzo al bosco, con suo figlio, il suo fratellino e… Poopie!

 
   
 
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