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Autore: X_98    24/12/2020    0 recensioni
“Si narra che a est delle montagne nebbiose vi fosse un regno, chiamato Bosco Atro.
Antico, nascosto ed eterno, era dimora degli elfi silvani.
L’oscurità che si aggirava fra le fronde degli alberi, silenziosa colpì, derubandoli di ciò che avevano di più prezioso.
Privati di un Re, di un padre, di una guida, contro un nemico sempre più potente e malvagio.
Erano loro, i deboli e corrotti umani che fecero prigioniero Re Thranduil, senza sapere chi egli realmente fosse......
Un guerriero non abbassa la testa ma va avanti anche quando non ha più forze.
Da libero sfogo alla sua volontà indomita, resiste ai colpi e trova la forza di rialzarsi.
Ferito è pericoloso, perché sa di poter sopravvivere. Eppure non si adatterà al cambiamento, ma combatterà e lotterà contro tutto e tutti.
Alla fine, il dolore e la sofferenza si dissolveranno con un’ultimo dono d’amore”.
-Questa storia si svolge nell'Antica Roma durante la terza guerra servile tra il 71 ed il 73 A.C (alcuni dettagli sono stati modificati per necessità!), un Crossover con la Serie Spartacus 2010, il film Pompei 2014 e durante il film Lo Hobbit di Peter Jackson, prendendo qualche spunto anche da Tolkien-
Genere: Azione, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Legolas, Nuovo personaggio, Sorpresa, Thranduil
Note: AU, Cross-over, Movieverse | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Il sole stava cominciando a tramontare, presto sarebbe arrivato il freddo della notte.

“Come vanno i vestiti?” Chiese Hanna sporgendosi da dietro la coperta dove si era rifugiata assieme alle bambine e Sara.

“Sono quasi asciutti!” Rispose Hagen che se ne stava comodamente seduto sull’erba con solo un piccolo pezzo di stoffa a fungere da mutande.

“Be’, almeno di freddo non moriremo!” Disse Sara allegramente.

“Se gli orchi non si sono ancora fatti vivi, forse hanno inseguito Azrael?” Chiese Felix alquanto perplesso.

“Spero di no! Erano troppo numerosi per farlo uscire vivo dallo scontro!” Meditò Tigris.

“Grazie, sei di grande aiuto!” Disse Hanna con sarcasmo.

“Nessuno li ha sentiti seguirci lungo la sponda del fiume?” Domandò Tigris.

“No, mi spiace! Sai com’è, ero impegnata a non morire affogata!” Ammise Sara.

La mattina seguente ricominciarono a muoversi, tentando di ritrovare l’orientamento perduto.

“Vediamo....se quelle sono le montagne nebbiose.....allora Gran Burrone dovrebbe trovarsi....di là! Più o meno!” Disse Sara indicando un punto imprecisato davanti a sé mentre si reggeva con forza al ramo con l’altra mano per non cadere come un frutto maturo.

“Sicura di non indicare Lorien? Guarda che la casa di Elrond sta più a Nord!” Si fece sentire Hanna, in equilibrio precario accanto a lei.

“Senti, Lorien dovrebbe trovarsi dall’altra parte delle montagne....quindi se continuiamo a costeggiarle dovremmo trovare ciò che cerchiamo! E poi T...Azrael ha detto di andare controcorrente!” Tentò di tirarsi su di morale Sara.

“Si, ma l’entrata per gran Burrone non sarà ornata di cartelli! Non penso sia sufficiente solo “seguire il fiume”!” Si lamentò Hanna.

“E se chiedessimo informazioni?” Chiese Kalos da sotto l’albero.

“Perché credi che l’abbiano chiamata “La valle nascosta” perché tutti conoscessero la sua posizione?” Urlò Hanna di rimando “Mannaggia a Thranduil che è scomparso!” Protestò iniziando a scendere.

“Che hai detto?” Chiese Hagen non avendo sentito interamente l’affermazione.

“Malediceva Azrael per essere sparito nel nulla!” Salvò la situazione Sara vedendo che Hanna sembrava troppo impegnata a cercare di capire se il germano avesse sentito il nome che aveva pronunciato in un’attimo di distrazione.

“Non mi sorprenderei se sbucasse fuori all’improvviso!” Le accolse Tigris ridendo.

“Nana!” “Che c’è Aranel?” Chiese Hanna vedendo la figlia che si agitava fra le braccia di Hagen “Ho fame!” Si lamentò lei “Anch’io!” Le si accodò Lucilla.

“Io in acqua non entro!” Tentò Kalos essendo abituato ad essere ignorato.

“Grazie per esserti offerto volontario!” Lo ignorò Hanna.

I tre uomini lo fissarono a lungo prima che Tigris parlasse “Facci qualche scherzo e ti uccido senza che te ne accorga!” Minacciò.

“Ma le mie raccomandazioni sulla buona educazione?” Domandò Sara esasperata “Da qui entrano e da lì escono!” Commentò indicandosi le orecchie.

“La fiducia deve essere guadagnata!” Puntualizzò Hagen guardando male il ragazzo.

“Si, ma bisogna pure darla!” Insistette Sara.

Tigris e Hagen decisero di fare una gara, giusto per rendere la pesca un po’ più interessante. Kalos e Felix furono più impegnati a lottare contro le reti e mancarono gli obbiettivi ad ogni affondo, con un bastone appuntito costruito sul momento.

Mentre le ragazze si mostrarono sveglie usando le frecce vicino alla riva, dove l’acqua era meno profonda.

I pesci cotti, anche se insipidi erano buonissimi.

“Colazione fatta!” Disse Sara entusiasta.

“Hanna, lo mangi quel pesce?” Chiese Kalos indicando il cibo nel piatto.

Lei lo guardò. Era tentata di rispondergli male, ma ci ripensò all’ultimo “No, prendilo pure!”.

Non si meravigliò più di tanto quando ricevette degli sguardi scioccati dagli uomini.

“Ha salvato Aranel!” Spiegò riuscendo a zittire qualunque protesta.

Avevano appena finito di sellare i quattro cavalli superstiti quando Hanna si sentì osservata. Era una sensazione fastidiosa con la quale aveva dovuto farci l’abitudine in quanto “amante” dell’angelo della morte, e questo aveva acuito i suoi sensi.

Essere osservata era qualcosa che detestava!

“Sara...” sussurrò, sgranando gli occhi pieni di sorpresa.

“Si?” Chiese lei non guardandola direttamente, troppo impegnata ad assicurare le coperte asciutte alla sella del cavallo.

“C’è un elfo che ci guarda!” Disse Hanna non riuscendo a distogliere gli occhi.

“Thranduil? Aranel?” Chiese Sara facendo voltare un’amica esasperata verso di lei.

“Se sei intelligente lo nascondi molto bene!!” Protestò Hanna.

Hagen, Tigris e Felix sguainarono le spade, mettendosi in posizione difensiva, mentre Kalos agitò il suo bastone.

“Salve umani! È Lord Elrond di gran Burrone che ci manda!” Si presentò una delle guardie elfiche a cavallo.

“Giù le armi idioti!” Li calmò Sara.

“Come cavolo sapeva del nostro arrivo?” Chiese Hanna dimenticandosi le buone maniere.

“Re Thranduil è giunto fino a noi gravemente ferito!” Rispose l’elfo facendo sobbalzare le ragazze.

“Sta bene?” Chiese Hanna preoccupata da morire.

“È ancora vivo!” Rispose l’altro sbrigativo.

“Allora cosa sti....” “Potreste guidarci dal vostro signore per favore? Thranduil è un nostro caro amico!” Chiese Sara più garbatamente.

La guardia osservò la piccola Aranel attentamente ed alla fine annuendo, girò il cavallo. 

Tigris non riuscì a trattenersi e pose la fatidica domanda “Chi è questo demente ferito di cui parlano?” Facendo ridere solo Sara dato che Hanna percepiva una morsa al cuore aumentare sempre più.

La promessa di future spiegazioni fece tacere gli uomini che silenziosi seguirono gli elfi.

Le previsioni di Sara si rivelarono corrette in quanto la loro metà risultò non troppo a nord rispetto a dove si trovavano.

 

*

 

Hanna e Sara non riuscirono a non aprire la bocca di fronte all’imperitura bellezza di quella valle. Un piccolo pezzo di paradiso.

Hanna notò con piacere che era proprio come Peter Jackson l’aveva immaginato, un luogo puro dove poter scacciare paura e tristezza.

C’erano diversi edifici in legno e pietra collegati tra loro da tortuosi corridoi e disposti su molti livelli. Sembrava che gli elfi fossero stati capaci di costruire senza disturbare minimamente il fiume, com’era invece prassi del suo mondo che per costruire un nuovo Hotel veniva deforestata una parte di bosco.

Ma quel posto era magico e la faceva sentire al sicuro!

Sara nel frattempo, sentiva chiaramente nella sua testa la colonna sonora di Howard Shore che rendeva il tutto ancora più fico!

Il loro arrivo doveva essere atteso, dato che Elrond si trovava in cima ai gradini di una scalinata che portava allo spiazzo principale.

“Benvenuti cari visitatori. Il mio nome è Elrond, sono il signore di queste terre! Da tempi antichi non era più accaduto che a un’elfo ed un umano fosse concesso un dono tanto prezioso!” Disse l’elfo guardando Aranel che si aggrappò al braccio della madre.

“Che una stella brilli sul nostro cammino Lord Elrond, il mio nome è Sara, mentre lei è la mia migliore amica Hanna!” Cominciò a presentarsi Sara “Loro sono Hagen, Tigris e Felix, dei cari amici!” Disse indicando i tre uomini sospettosi.

“E lui è Kalos, un compagno di viaggio trovato lungo il cammino!” Finì indicando il ragazzo di cui ancora non si fidava completamente.

“Chi sono le due piccole ospiti?” Chiese Elrond avvicinandosi a Hanna una volta che fu scesa da cavallo.

“Aranel e Lucilla!” Rispose Sara vedendo l’amica incerta.

“Dov’è?” Chiese Hanna all’improvviso “Dov’è lui?” Uno sguardo implorante convinse il Lord di Gran Burrone a farle subito strada.

Si guardò un’ultima volta dietro vedendo Sara, impegnata a tenere calme le bambine, lanciarle uno sguardo preoccupato.

“I due bambini stanno bene. Sono usciti incolumi dall’imboscata degli orchi!” Elrond riuscì a togliere molta della tensione che faceva sentire Hanna pesante come un troll di montagna.

“Devo avvertirti, è fortemente sedato quindi non preoccuparti se non reagirà alla tua presenza!” Disse Elrond prima di fermarsi davanti ad una porta.

“Quanto è grave?” Chiese Hanna puntando i piedi.

“È sopravvissuto alla notte, contro le mie aspettative. Ha un percorso arduo da fare per guarire, ma sono certo che si riprenderà!” Rispose l’elfo sincero aprendo la porta.

Thranduil giaceva immobile sul letto. 

Hanna lentamente gli si avvicinò e si sedette al suo capezzale non riuscendo a reprimere le lacrime “Sono qui!” Sussurrò prima di dargli un piccolo bacio in fronte.

Era così inusuale vederlo con indosso vestiti elfici, anche se sapeva che non sarebbe dovuto essere così.

Dopo un tempo che non avrebbe saputo definire, Hanna si voltò verso Elrond con un sorriso grato “Ti ringrazio. Senza di...voi, non sarebbe sopravvissuto!” Poi ovviamente c’erano gli incidenti di percorso, dando del tu e correggendosi all’ultimo.

“Thranduil ha una tempra d’acciaio, l’ho visto sopravvivere al fuoco del drago...” l’elfo venne interrotto dallo sbattere della porta per quanto bruscamente era stata aperta.

“Scusate, sono ancora abituata alle nostre pesanti porte in legno!” Si giustificò un’imbarazzatissima Sara facendo sorridere l’amica.

“Come sta?” Chiese avvicinandosi all’amico.

“È vivo!” Rispose Hanna prendendo una sua mano inerme fra le sue, pregando affinché quelle lunghe dita stringessero le sue, ma ciò non accadde.

Sara si sedette su di un sedia dal lato opposto di Hanna per poi ripensarci ed alzarsi per porre una domanda all’elfo presente “Mi scusi, voleva sedersi lei?” Erlond rispose sorridendo e negando con il capo, perciò Sara non dovette spostarsi.

L’elfo si avvicinò ed Hanna non fu poi tanto sorpresa quando pose una domanda “Hai dei figli bellissimi.....quanto ha la più grande?”.

“La ringrazio molto! Aranel ha sei anni!” Rispose Hanna atona.

“Cosa gli è successo?” Continuò il Lord di Gran Burrone guardando il vecchio amico.

“A parte essere stato inseguito da un branco di orchi affamati?” Hanna ricevette un verso di disapprovazione da parte di Sara per quest’alzata di spalle.

“Dov’è stato per tutto questo tempo?” Chiese Elrond estremamente serio.

Sara si allarmò, non volendo mentire ma non essendo nemmeno certa di ciò che avrebbe potuto dire. Thranduil diventava estremamente cupo e furioso anche quando il nome Batiato veniva pronunciato per puro caso.

“Glielo chiederete una volta che si sarà ripreso visto che siete tanto sicuro del suo risveglio!” Rispose Hanna come se fosse normale mancare di rispetto in modo così sfacciato una creatura millenaria e saggia come Elrond!

L’elfo in questione sembrò sorpreso dalla risposta e Sara decise saggiamente di correre ai ripari “Quello che voleva dire la mia amica.....cerca di controllarti...” ringhiò verso Hanna con uno sguardo di fuoco “...è che non sappiamo cosa lui voglia far sapere e cosa no! È un passato difficile quello che abbiamo vissuto!...che c’è? Non ho detto niente!” Sara dovette tornare sulla difensiva appena fece l’accenno agli anni di schiavitù, quando fu Hanna a guardarla male.

“Nana, nana....” la vocina di Aranel precedette la sua entrata, seguita da Hagen che non la smetteva di guardare per aria, forse troppo ammaliato dall’architettura elfica.

“COSA......ci fate qui?” Sibilò Hanna rendendosi conto che Thranduil non doveva svegliarsi.

“Mi è sfuggita di vista e l’ho inseguita fino a qui!” Rispose tranquillo il germano non trattenendosi dallo sgranare gli occhi davanti ad una scena che non credeva avrebbe mai visto: l’angelo della morte, colui che instillava il terrore nel cuore dei romani solo pronunciandone il nome, giaceva più pallido della morte stessa, su di un letto!

Aranel si avvicinò al letto ma venne intercettata da Elrond il quale si inginocchiò alla sua altezza ed allungò le braccia nella sua direzione “Non dovresti essere qui. Tuo padre necessita di riposo....” l’elfo s’interruppe quando Aranel si scostò bruscamente dal suo tocco con un urlo, scappando fra le braccia della madre.

Hagen si parò di fronte all’elfo con fare difensivo e Sara fu veloce ad alzarsi subito e spingerlo indietro “Stammi bene a sentire ottuso che non sei altro. Quest’elfo ha salvato la vita a.......lui!” Disse indicando Thranduil, omettendo all’ultimo il nome affibbiatogli dai romani “E anche se così non fosse, gli elfi non sono esseri tanto spregevoli da ammazzarsi fra loro o uccidere una bambina innocente su due piedi! Pensa anche solo di aggredire un’elfo e ti assicuro che l’ira dell’angelo della morte sarà niente se paragonata alla mia!” Disse Sara a denti stretti.

“Ho giurato la mia fedeltà a...lui!” Si corresse intuendo che Sara stesse evitando quel nome di proposito “Ciò che voglio è proteggervi e se vi fidate di loro...” disse guardando male l’elfo “....allora lo farò anch’io! Grazie a te mi hanno accolto ed istruito, permettendomi di sopravvivere fino a questo punto e dandomi la libertà tanto desiderata!” Hagen mise il pugno sopra al cuore, piegando la testa in segno di rispetto.

“Nana perché Ada dorme?” Aranel attirò l’attenzione generale con una semplice domanda.

“Perché è molto stanco! È importante che dorma molto perché si riprenda in fretta!” Hanna tentò di dirlo senza che la sua voce si incrinasse ed altre lacrime le rigassero il viso, per evitare di spaventare la figlia e ci riuscì, ma fu dura.

Era sollevata nel sapere che si sarebbe ripreso, ma vederlo ridotto così vulnerabile le provocava dolore. Era sempre stato lui il più forte, temerario e caparbio. 

Dimostrazione palese, la sua sortita nel campo di Crasso per liberare la figlia.

“Vieni Aranel, andiamo dai tuoi fratelli, non vuoi assaggiare i cibi tipici della tua razza!?” Fu facile per Sara riuscire a convincere la piccola ad uscire, seguita da un mite Hagen.

Alla sera ci fu la felice riunione con Elanor e Galador ma dopo cena Hanna sentì il bisogno di tornare da Thranduil e non perché gliel’aveva ordinato un padrone, ma perché si faceva guidare dal suo cuore.

 

*

 

Hanna inzuppò la benda nell’acqua per l’ennesima volta, per poi strizzarla e poggiarla sopra alla fronte rovente di Thranduil.

La febbre era aumentata durante la notte ed il povero elfo tremava come una foglia al vento nonostante le numerose coperte nelle quali era stato avvolto.

Elrond stava medicando la ferita al costato che per il continuo muoversi, si era riaperta.

“Il veleno è stato a lungo nel suo corpo. Sta combattendo i residui, ci vorrà del tempo, ma migliorerà!” Tentò di rassicurarla o rassicurarsi?! Poteva giurare che alcune volte sembrasse che quell’elfo parlasse da solo!

Sara entrò in quel momento e l’amica potè notare che al contrario di lei, si era cambiata ed ora indossava uno splendido vestito verde di fattura elfica.

Se non fosse stata troppo bassa per la media, sarebbe potuta sembrare un elfo, elfa!

“J'ai l'air d'avoir un déjà vu, n'est-ce pas?”(Mi sembra di avere un déjà vu, a te no?) chiese commuovendosi.

Hanna sentì il fiato bloccarsi in gola appena la sentì parlare quella lingua che per anni aveva dato loro un po’ di privacy, ma comprese che l’aveva fatto per evitare che l’elfo comprendesse.

“Si hai ragione, peccato che gli orchi non abbiano avuto lo stesso trattamento di quel pezzo di sterco!” Rispose Hanna sorridendo leggermente.

“Io mi ritiro, ci sono questioni che richiedono la mia attenzione!” Si congedò Elrond non sembrando infastidito da quella ulteriore mancanza di rispetto.

“Dove sono gli altri?” Domandò Hanna sorpresa di non aver visto Aranel entrare.

“Stanno giocando vicino alla fontana. Credo Aranel cominci a sospettare qualcosa, fortuna che Lucilla la distragga a sufficienza da non darle tempo di starci a pensare!” Confessò Sara sistemando un’ulteriore coperta su Thranduil.

“Ci penso io, tu torna da loro!” Disse Hanna saltando sul letto ed infilandosi sotto le coperte.

“Non mi permetterei mai di interrompere un momento tanto....tenero!” Commentò Sara affrettandosi ad uscire affinché il cuscino non la colpisse.

Arrivò il pomeriggio ed Hanna era uscita solo per pranzo da quella stanza. 

Trovandosi sola e con Thranduil che stava leggermente meglio in quanto la febbre era calata, trovò un momento per riprendere a fare qualcosa che le era mancato più della sua vita precedente, di suo padre, o degli amici periti in battaglia.

Si alzò, si tolse le scarpe e si mise al centro della stanza, cominciando a fare un po’ di stretching e riscaldamento.

Passato un po’ decise che era pronta.

Decise di cominciare con un semplice Pas de bourré caratterizzato dallo spostamento del peso da una gamba all'altra. Passando subito dopo ad un passè sfiancato, tenendo mano e braccia destra diritte, perpendicolari al pavimento, con il braccio sinistro a formare un angolo di novanta gradi, mentre la gamba sinistra era piegata permettendo alla pianta del piede di poggiarsi comodamente sull’altra piantata in terra.

Non perse tempo e fece una rapida piroetta, per accucciarsi subito in terra e mettersi seduta. Fece un ventaglio con le gambe, poggiandosi sui gomiti, tirando su prima la gamba destra, seguita dalla sinistra. 

Quel movimento le riportò in mente i mulini a vento che da piccola osservava dalla casa dei nonni.

Non perse tempo andando a poggiarsi sul braccio sinistro, la gamba del medesimo lato poggiava sul ginocchio, mentre gli altri due arti si univano puntando verso l’alto, formando un piccolo triangolo. Quello che la sua insegnante aveva sempre chiamato gamba in mano in ginocchio.

Si rialzò con eleganza e grazia aprendo le braccia per mantenere l’equilibrio.

Sollevò leggermente il ginocchio destro lasciando poi che fosse la punta del piede a toccare per prima il pavimento, seguita dal tallone.

In contemporanea mandò la testa all’indietro ed inarcò la schiena come se il suo corpo fosse stata un’onda di un mare calmo e cristallino, perfettamente consapevole della sua meta.

Fece altre due giravolte lasciando che questa volta fossero le braccia a dare lo slancio, poteva sentire nella sua mente il ritmo e le parole di Don’t Let me Down dei The Chainsmokers.

Teneva ancora le braccia alzate, quando la porta venne aperta e nonostante la sua rapidità nel riassumere un contegno e far finta di niente, non fu certa che Elrond non avesse colto quella che ai suoi occhi poteva sembrare una strana posizione.

L’elfo sorrise “Puoi andare a lavarti, ho del tempo libero ed intendo passarlo al fianco di un caro amico!”.

“Perché dovrei andarmene?” Chiese Hanna non cogliendo, come al solito, le buone intenzioni dell’altro.

“Perché sei esausta, lo vedo. Ti ordino di prenderti un po’ di tempo per te! Lui sarà ancora qui quando avrai finito!” Rispose Elrond indicando la porta.

Hanna puntò i piedi in terra, imprecando mentalmente quando si ricordò di non avere le scarpe solo grazie al male cane provato. 

Incrociò le braccia al petto e decise di far capire ad Elrond con chi aveva a che fare “Non sono un elfo. Quindi non sei il mio Re, quindi non devo obbedirti!” S’impose.

“I miei ordini sono nel tuo interesse!” Insistette l’elfo.

“Io non mi piegherò mai più davanti a nessuno, mai più!” Sibilò Hanna reagendo d’istinto alla parola “ordine”.

“E chi è stato colui a costringerti ad abbassarla?” Chiese Elrond mortalmente serio.

“T-tu! V-voi!” Hanna comprese di essersi tradita. Doveva correre ai ripari!

“Se avessi agito così, avrei fatto intervenire le guardie!” Tentò di calmarla lui.

“Oh, allora non mi stavate minacciando?” Fingersi una perfetta ingenua avrebbe funzionato?

Elrond scosse la testa. Centro!

“Perfetto! Allora io vado!” Disse Hanna uscendo allegramente.

Il Lord di Gran Burrone la guardò uscire e comprese che quelle umane nascondevano molto più di quanto prima avesse creduto.

Hanna si bloccò e maledisse allo stesso tempo quando sbatté contro qualcuno, notando con sgomento che era solo un bambino.

“Nana, nana, Ada si è svegliato?” Chiese Aranel gettandosi fra le braccia della madre appena la vide.

“Non ancora, ma lo farà presto! Aspetta un secondo che aiuto il tuo amichetto a...” “Non fa niente Nana, Estel va sempre contro le persone!” A quell’affermazione Hanna non riuscì a non sgranare gli occhi e fissare scioccata il bambino.

Non doveva avere più di dieci anni ed era assolutamente adorabile, con un piccolo arco in mano e nessuna freccia.

I capelli erano leggermente più lunghi di come era solita vedere portarli un bambino, gli occhi grigi, lucenti e curiosi e.....era spiccicato a come darebbe diventato una volta adulto!! I tratti del viso erano ancora tondeggianti e carnosi, ma lo avrebbe riconosciuto anche senza sapere il suo nome.

Sara spuntò da dietro un’angolo in quel momento maledicendo la velocità di bambini con gambe tanto corte. 

Dovette fermarsi appena vide Hanna che fissava Estel con un espressione impagabile in viso. Oh quanto avrebbe dato per avere una macchina fotografica in quel momento!

Decise saggiamente di fare dietrofront consapevole che l’aver omesso un’informazione del genere, anche se a fin di bene, avrebbe avuto nefaste conseguenze.

Ma non fu abbastanza veloce perché l’urlo di Hanna la raggiunse dopo appena due passi “Sara!” Si voltò preparandosi alla medesima sfuriata.

“Per quale motivo non mi hai detto una cosa così......” L’amica non completò la frase e spalancò la bocca per la sorpresa. 

Sara si voltò per scoprire cosa potesse aver fatto distrarre in modo così efficace Hanna così da poterlo riusare in caso di necessità, quando ebbe la medesima reazione.

Due elfi identici le stavano fissando.

Le ragazze riuscirono a riprendersi solo quando Estel corse incontro ai due elfi.

“Elladan, Elrohir siete tornati!” Gridò il bambino contento.

Lucilla e Aranel si nascosero dietro le gambe delle due donne, intimorite dalla presenza degli sconosciuti.

“Elrohir!” Disse Sara indicandone uno “Elladan!” Continuò indicando l’altro.

Questa volta lo shock si manifestò sul volto dei due elfi.

Com’era riuscita quell’umana a riconoscerli?!

Ovviamente non potevano sapere che Sara aveva sparato a caso avendo una fortuna fuori dal comune dato che per caso, aveva azzeccato i nomi!

Ed incredibilmente fu Hanna a ricordare le buone maniere “Che una stella brilli sul nostro cammino, io sono Hanna mentre la maleducata accanto a me è Sara!”.

“Ma maleducata sarai tu!” Rispose Sara parlando a un’ottava sopra del normale.

Notando la confusione dei gemelli le ragazze si bloccarono, lanciandosi sguardi preoccupati.

“Ho qualcosa fra i capelli?” Chiese Sara che era già diventata rossa come un peperone quando la cara amica aveva deciso di descriverla con un aggettivo che non le si addiceva affatto “Guarda se ho qualcosa fra i capelli, dannazione!!”.

“Una testa vuota!” Rispose Hanna con un sorriso sornione in volto.

“Stai insinuando che sono stupida?” Sara non poteva lasciarsi insultare davanti a Elladan e Elrohir senza reagire.

“Il tuo cervello è come l’isola di Peter Pan. Non c’è!” Affermò Hanna con convinzione.

“Sembra di guardare in uno specchio, non trovi?” Chiese uno.

“Per la prima volta siamo d’accordo, fratello!” Rispose l’altro.

 

*

 

All’alba, il sole svegliò Hanna che si preparò in tutta fretta per andare da Thranduil.

Hanna sbuffò, quel vestito era decisamente stretto se paragonato ai meno pregiati che indossava al villaggio. Ma doveva ammettere che il blu era come piaceva a lei, scuro ma splendente allo stesso tempo.

I gemelli si erano mostrati molto cordiali e Sara non aveva perso tempo ad accettare l’invito a passare la mattinata assieme a loro. Invito che lei aveva declinato senza troppo dispiacere.

Thranduil dormiva da due giorni e lei stava cominciando a preoccuparsi!

Aprì la porta e Elrond si voltò verso di lei con un ampio sorriso in volto. Hanna ricambiò con uno sguardo neutro, ma quando i suoi occhi si incontrarono con i due cristalli di ghiaccio percepì tutte le preoccupazioni scivolare via: Thranduil la stava osservando confuso!

Hanna reagì d’istinto. Gli si gettò praticamente addosso piangendo e ringraziando.

Il momento venne interrotto da Elrond che l’allontanò con inaspettata forza.

La ragazza si maledì appena vide la smorfia di dolore sul volto del compagno, il suo affetto era stato troppo esagerato!

“S-scusa, non volevo! È che ci speravo da troppo tempo!” Disse sedendosi su di una sedia di fianco al letto.

Thranduil, appena ebbe ripreso fiato, sorrise ed aprì gli occhi “Sono passati appena due giorni!” La sua voce era resa roca dalla stanchezza, dal dolore e dal tempo trascorso senza usarla.

“Per un umano due giorni sono un’eternità!” Rispose Hanna afferrandogli una mano.

“I....i bambini....” Thranduil non riuscì a dire altro, ma dallo sguardo, lei comprese la domanda.

Sorrise “Stanno bene! Mi dirai come hanno fatto ad uscire incolumi se tu sei ridotto così?” Chiese esterrefatta.

Mellonamin(Amico mio) non dovresti sforzarti, hai bisogno di riposo!” Intervenne Elrond.

“Hanna...” la ragazza fissò Thranduil negli occhi “..Elrond è un amico, puoi fidarti!” Disse come se quei due giorni non li avesse passati incosciente su di un letto.

“Detesto non essere di parola. Per questo non prometto niente!” Disse Hanna con un sorriso impertinente in viso.

 

*

 

“Devo confessarti che come molti, ero convinto di rincontrarti a Valinor. Ed invece, dopo due secoli, distruggi le mie certezze!” Disse Elrond con un sorriso.

Lui e Thranduil stavano pranzando assieme. Gli umani erano andati a cavalcare assieme ai figli del Lord di Gran Burrone ed i bambini stavano riposando.

Thranduil stava guarendo bene ed era la prima volta che si trovava fuori dalla stanza dentro cui si era ritrovato relegato suo malgrado.

“Lo dici come se ti dispiacesse....” rispose Thranduil con un mezzo sorriso, ricordando quei momenti di puro terrore, vissuti non molto tempo prima.

“Affatto! La tua sopravvivenza porta speranza, specialmente per gli elfi di Bosco Atro!” Ammise Elrond osservando la reazione dell’amico.

“Perché dici questo? Non hanno mio figlio che li guida?” Lui rispose dando voce alle sue preoccupazioni.

“È così. Ma la morte riesce a squarciare i veli. Ho assistito in prima persona alla sofferenza che la tua scomparsa ha portato!” Svelò Elrond.

“Non ti riferisci a nessuno in particolare?” Thranduil pose la domanda anche se conosceva bene la risposta.

“Il tuo popolo ha sofferto molto. Specialmente Legolas!” Ammise Elrond.

“Non so per certo se a terrorizzarlo di più fosse non l’averti più accanto o il dovere che spetta a un Principe...ma non ha mai perso la speranza!” Confessò.

“Per mesi ha lottato affinché le ricerche non venissero interrotte. Per mesi il popolo l’ha seguito e sostenuto....” Cominciò a raccontare, esitando un momento.

“Ma il tempo logora gli spiriti. È giunto il periodo del lutto, seguito da un nuovo inizio!” Continuò “Io gli ho posato la corona sul capo. Ho partecipato alle ricerche ed ho scorto le potenzialità di un grande Re. Se per la sua famiglia era disposto a fare tanto, dal momento che il regno lo era diventato, ero certo che avrebbe fatto altrettanto!” Concluse con un pizzico d’orgoglio.

Thranduil assottigliò gli occhi.

Se li ricordava bene i primi mesi. Quelli che comprendevano l’estenuante viaggio durante il quale la giovane guardia era spirata.

L’ira dovuta alla sua morte aveva alimentato il suo spirito per mesi, dandogli la forza di combattere anche quando era sfinito a causa delle torture.

Quando gli umani gli avevano mostrato la loro vera natura.

Quando credeva di morire.

Elrond si rese conto che gli occhi dell’amico avevano raggiunto un livello di profondità tale da non fargli rendere conto di ciò che lo circondava o di lui che lo fissava.

Thranduil era perso nei suoi ricordi che non dovevano essere molto piacevoli dato il velo di dolore che si era posato su di essi.

Improvvisamente parve riprendersi ed Erlond distolse lo sguardo, fingendo di essere impegnato a mangiare. Thranduil fece lo stesso, come se nulla fosse accaduto questo fece capire all’altro di porre le successive domande armato di cautela.

Non perché lo temesse, ma non gradiva riportare a galla i brutti ricordi ed a giudicare dalle reazioni dell’altro, non si trattava solo di quello!

“Far soffrire in questo modo mio figlio è l’ultima cosa che desidero. Eppure, dalla morte di sua madre, sembra che io non abbia fatto altro!” Riconobbe Thranduil con amarezza.

“Non angustiarti in questo modo amico mio. Sei tornato dopo molto tempo. Questo mi fa capire che se avessi potuto farlo prima, non ti saresti attardato!” Tentò di calmarlo Elrond.

“Legolas si è dimostrato un buon Re nonostante la sua giovane età e l’inesperienza!” Affermò con ammirazione. L’elfo sospirò, decidendo di procedere con calma “Le nuove cicatrici che porti sono la causa del tuo ritardo?” Chiese osservando attentamente la reazione dell’altro.

“Fai domande stupide. Ti credevo più sveglio!” Lo derise Thranduil.

“La cicatrice sull’avambraccio....” Elrond vide l’intero corpo dell’altro irrigidirsi di colpo e per un momento gli parve di scorgere la paura, negli occhi di Thranduil, ma fu talmente breve che si chiese se non fosse stato frutto della sua immaginazione.

“.....quella sulla spalla. Sono numerose. Tu sei un abile guerriero. Mi domando chi sia riuscito a......” “Abbiamo finito!” Disse Thranduil alzandosi di scatto “Ti ringrazio per la compagnia e per le notizie su Legolas, ma necessito di riposo!”.

Elrond decise di lasciarlo andare consapevole che insistere non avrebbe portato a nulla.

Ma i rami di un grosso cespuglio avevano celato una presenza che aveva ascoltato quasi tutta la conversazione ed una sola domanda affollava i pensieri dell’estraneo.

Chi era Legolas?

Aranel non aveva mai sentito quel nome!

 

*

 

Hanna aprì un occhio infastidita. La luce del sole era troppo forte perché fosse l’alba.

Si mise a sedere allargando ed allungando le braccia emettendo un verso mentre stiracchiava la schiena e le spalle.

Era la cosa più gratificante della mattina!

Sbadigliando gettò un occhiata a Thranduil e non fu molto sorpresa nel vedere Arnel rannicchiata fra le sue braccia.

Era tornata nel loro letto. Fin da piccola aveva dormito con loro, non perché fosse viziata, ma per la sua sicurezza.

Saperla vicina all’elfo scoraggiava chiunque dall’avvicinarsi anche se quest’ultimo dormiva. Ma ora, senza la guerra ed il pericolo costante di morte, era diventato un problema.

Era stata una sfida convincerla a dormire nella sua stanza in quanto non era abituata a non averli accanto. E nonostante il fatto che alla fine ci fossero riusciti, lei, approfittando del fatto che dormissero, tornava sempre.

Quando Lucilla era andata a vivere con loro, dopo la morte della madre, i capricci prima di andare a dormire erano diminuiti, ma ora, trovandosi in un luogo sconosciuto erano tornati punto e a capo.

Hanna alzò le spalle. Tempo due anni ed avrebbe smesso e poi, per quanto severa volesse essere, non sarebbe mai stata in grado di cacciare sua figlia.

Rimase di sasso quando, scostando la coperta vide che anche Lucilla si trovava nel letto, nascosta sotto le coperte. Sorrise, commossa nel notare quanto velocemente avesse preso confidenza.

Si, poteva dire con certezza di avere quattro figli e non tre!

Si alzò dirigendosi verso le due culle sistemate ai piedi del letto e delle risate l’accolsero. Ad un anno e mezzo Elanor e Galador erano già molto svegli e tranquilli.

Sussultò involontariamente quando le sua spalle vennero afferrate all’improvviso, facendo ridere i gemelli.

Riconoscendo il tocco delicato e caloroso di Thranduil piegò la testa leggermente all’indietro per poggiarla sul petto dell’elfo abbandonandosi all’abbraccio.

“Buongiorno!” Disse Hanna voltandosi per guardarlo negli occhi.

Quello sguardo pieno d’amore lo amava e non perché era riservato solo a lei, ma perché distruggeva ogni dubbio e la faceva sentire al sicuro.

Era amata, era apprezzata e si sentiva completa al suo fianco!

Un urlo li fece voltare verso la porta.

“Era.....” no, Hanna doveva aver sentito male! “...era Sara?” Come a voler rispondere, l’amica in questione entrò nella stanza pochi secondi dopo, come un uragano, con indosso la camicia da notte bagnata fradicia!

Sembrava che avesse fatto il bagno vestita!

“Sei seria?” Chiese Sara ansimando furiosa “Di cosa stai parlando?” Domandò Hanna non capendo a cosa si riferisse.

“Ti ho detto mille volte che non si risponde ad una domanda con un’altra domanda!” Esplose Sara “Potresti vincere l’oscar per questa tua interpretazione, ma stai in guardia, perché cercherò vendetta!” Disse puntando un dito contro all’amica.

“Sara....” la interruppe Hanna “...qualunque film ti sia fatta, o doccia in questo caso, io non ne so niente!” Sara sospirò rumorosamente cominciando a camminare in tondo nervosa “Mi sono appena svegliata! Ci siamo...appena svegliati!” Disse Hanna indicando lei e Thranduil.

“Quindi tu con lo scherzo più vecchio del mondo non c’entri niente?” Chiese Sara capendo di essersi sbagliata non vedendo alcuna reazione alla sua rabbia.

“Parla chiaramente!” Le ordinò Thranduil che detestava non comprendere di cosa si stesse parlando.

“Entrando in bagno....mi è caduto in testa un secchio pieno d’acqua....NON....” ringhiò verso Hanna che aveva appena ansimato “...RIDERE!”.

Thranduil non aveva mai visto le labbra della sua compagna tremare così tanto. Si stava sforzando molto per accontentare l’amica!

“Come ho fatto a non capirlo subito!” Bisbigliò Sara tra sé “Cosa?” Chiese Hanna cercando qualcosa per distrarla dagli abiti bagnati dell’amica.

“Sono stati loro!” Chiarì le idee Sara “A quanto pare Elladan non ha gradito le uova fresche sui suoi bei capelli....eppure fanno molto bene, lo sapevi?”.

“Si, nutrono, danno vigore, lucentezza ed ammorbidiscono! Quindi hai intenzioni serie con loro!” La prese in giro Hanna.

“Elrohir mi ha incastrato! Avrebbe dovuto avvertirmi ed invece niente!” Si lamentò Sara.

Hanna le si avvicinò con uno sguardo meditante in viso “Allora vediamo di ripagarli con egual moneta!” Dichiarò prima di trascinarla fuori dalla stanza.

“Ada! Possiamo fare colazione?” Aranel si era svegliata al suono dello sbattere della porta.

Gli eventi erano stati così rapidi ed inaspettati che Thranduil si rese conto solo in quel momento di essere rimasto solo con i bambini.

Anche se era bello vederle così rilassate, Hanna non l’avrebbe passata liscia!

 

*

 

Arrivò il pomeriggio e Thranduil si ritrovò a passeggiare per i grandi giardini di Gran Burrone.

Se prima il silenzio era portatore di sventura in quanto precedeva un’attacco a sorpresa da parte dei romani, ora appariva pacifico e rilassante.

Dei passi pesanti degni di un nano precedettero l’arrivo di Hanna.

“I bambini?” Chiese guardandosi attorno.

“Stanno dormendo!” Rispose Thranduil senza voltarsi.

“Okay, sputa il rospo!” Disse Hanna fermandosi al suo fianco con le braccia incrociate al petto.

“Come?” Domandò l’elfo disorientato. Gli umani erano troppo generici con le domande ed erano in grado di spaziare molteplici argomenti diversi in una sola conversazione, perdendo sempre il filo del discorso,

“Questo sguardo lo avevi sempre prima di una battaglia!” Fece notare lei “Non stiamo andando in guerra! Cosa c’è che non va?” Thranduil sorrise, Hanna era sempre stata molto intuitiva ed era certo che avesse compreso cosa lo preoccupasse.

“Elrond mi ha raccontato cos’è accaduto durante la mia assenza!” Rispose senza giri di parole.

“Legolas è un buon Re come avevi previsto?” Domandò Hanna curiosa.

“Ho sempre avuto fiducia in lui, anche se non l’ho mai mostrato......e non mi ha mai deluso!” Rispose Thranduil con orgoglio “Ma com’era prevedibile, nessuno crede che io sia potuto sopravvivere!” Disse amareggiato.

“Non posso dare loro torto. Non avrei dovuto attendere così a lungo per fuggire!” Ammise.

“Ed invece si!” Affermò Hanna “Eri in catene! I primi anni mi hai detto che non riuscivi neanche a reggerti in piedi per come ti avevano ridotto! Ti sei alimentato d’odio per decenni, sono parole tue!”.

“Quando hanno iniziato a farmi combattere ci sono state numerose occasioni per fuggire!” Specificò l’elfo.

“Ma...non eri in catene?” Hanna si era persa forse una parte della storia?

“Quelle limitazioni non erano sufficienti a fermare un elfo determinato!” No! Ma Thranduil non avrebbe mai perdonato i romani “Forse...avrei potuto salvare anche loro!” Hanna capì subito a chi si riferiva ed emise un sospiro triste.

“Da quanto rimpiangi il passato?” Chiese consapevole che niente poteva essere cambiato “Da ora!” Rispose Thranduil continuando a guardare davanti a sé.

“Bene. Piantala! Se fossi fuggito solo, sai quale sarebbe stato il tuo destino?” Hanna non si sarebbe arresa “Morte!” Doveva convincere quell’elfo testardo. Se era riuscito a fuggire con loro doveva esserci per forza un motivo!

“La mia esitazione ha fatto soffrire Legolas! Sono stato io ad imporgli il mio stesso destino: una pesante corona che i suoi pochi anni non potevano sopportare!” Disse Thranduil ricordando con dolore la battaglia di Dagorlad, dove suo padre aveva perso la vita.

“Ma è un grande Re!” Insistette Hanna.

“Non mi ha deluso, ma io l’ho fatto! Anch’io mi sono ritrovato con il peso si un regno da governare troppo presto! Non era quello che volevo per Legolas!” Thranduil sentì quell’ira mai sopita ripresentarsi. Gli umani, avidi e crudeli, gli avevano fatto fare qualcosa di orribile!

“Lo avresti deluso se fossi morto!” Lo contradisse Hanna “Thranduil! Hai resistito ad anni di torture solo per tornare da lui!” L’elfo la guardò. Sembrava sorpreso che lo stesse chiamando per nome. Quel nome che non aveva sentito per anni....e che nonostante ciò definiva chi realmente fosse!

“Non era quello a cui pensavo all’inizio!” Ammise, vergognandosi di essersi abbassato ai livelli dei comuni mortali, in cui vivono l’intera esistenza lasciandosi governare da emozioni che avvelenano l’animo.

“Non importa prima! Importa adesso! In questi ultimi anni hai combattuto per tornare da lui!” C’era un fondo di verità nelle parole di Hanna.

L’odio era una cosa, non se ne sarebbe mai andato. Ma il passato....avrebbe potuto esserne schiavo o usarlo come monito!

“Non sono nemmeno certo che mi accolga!” Ammettere questa fragilità non fu facile per Thranduil e si costrinse a guardare la compagna negli occhi per non sentirsi troppo impotente.

“Non dire così! È tuo figlio, sei suo padre! Questo vale moltissimo!” Lo sguardo di Hanna era pieno di speranza. Incredibile pensare quanto una creatura tanto giovane, in certe occasioni si mostrasse più forte!

Ma forse la forza proveniva dall’inesperienza. Thranduil aveva visto come i torti potessero distruggere le famiglie. 

“Se il mio allontanamento è stato intenzionale oppure no, non avrà importanza per lui!” L’elfo fissò gli splendidi smeraldi di Hanna quando lei, con una mano gentile, gli fece voltare la testa.

“Gli ci vorrà del tempo, questo è sicuro. Dipenderà da te! Fai cadere le barriere e lascia che il tuo amore per lui sia ben visibile, se ne accorgerà!” Disse Hanna sorridendo “Le piccole cose hanno un significato enorme. I tuoi sorrisi, i tuoi abbracci, il tuo sguardo mi riscalda il cuore. Anche quando sei di cattivo umore, perché con me non mascheri le emozioni! Legolas capirà. Dovrai essere paziente!” Mentre parlava si era avvicinata sempre più al viso di Thranduil e lui si era abbassato.

Le loro labbra si sfiorarono un momento prima che un lungo bacio li unisse, scacciando via ogni preoccupazione.

L’amore era potente! Niente avrebbe potuto scalfirlo! La sua fiamma era eterna!

“Hanna....” Thranduil sussurrò il nome ansimando senza fiato, appena le loro labbra si staccarono “Si!” Rispose lei poggiando la testa sul suo petto, calmandosi sentendo i battiti del suo cuore.

“Vuoi sposarmi?” Hanna si staccò da lui di scatto, indietreggiando di qualche passo, guardandolo attonita.

Rimasero a fissarsi per un tempo lunghissimo.

Gli occhi di ciascuno pieni di domande ed alla ricerca di risposte in quelli dell’altro.

Alla fine Hanna emise un grido di gioia gettando le braccia sulle spalle di lui, abbracciandolo stretto.

Si sentiva leggera come una piuma, ed il fatto che i piedi non toccassero terra accentuava questa sensazione!

“Voi umani interagite molto attraverso il contatto fisico, questo sarebbe un si?” Chiese Thranduil senza lasciarla andare.

Hanna si districò dalla presa e lo guardò negli occhi con lacrime di felicità che minacciavano di uscire “Si! Io ti amo Thranduil!” Quell’affermazione fece sorridere lui come poche volte aveva fatto nella sua lunga vita.

“Lo affermo a voce alta, con un tono deciso e pacato...” Hanna stringeva con forza e delicatezza le sue mani, perdendosi nel blu dei suoi occhi, mentre continuava a parlare “....con la più intima convinzione, con nessuna probabilità che io possa ripensarci!”.

Si scambiarono un’altro bacio prima di osservare il panorama stretti l’uno nell’abbraccio dell’altro.

“C’è qualcosa che ti infastidisce?” Chiese Thranduil vedendo quanto Hanna fosse diventata improvvisamente silenziosa.

“Solo vedere come la fedeltà di Elladan cambia in base a chi è la vittima degli scherzi!” Rispose Hanna divertita per poi adombrarsi di nuovo “Odio come mi trattano!” Ammise.

“Ti hanno fatto del male? Mancato di rispetto, forse?” Domandò Thranduil sentendo l’indignazione crescere.

“No! È quello che non fanno!” L’elfo tirò un sospiro di sollievo, ascoltando interessato “Mi trattano come se fossi di vetro! È come se non si sentissero liberi di prendermi a pomodori in faccia come fanno con Sara!” Spiegò Hanna.

“Non devono permettersi di offenderti in questo modo! Sei la mia compagna e presto moglie. Colpire te equivarrebbe a colpire me!” Le ricordò Thranduil.

“Grandioso!” Hanna sorrise al pensiero di ufficializzare la loro unione “Ora si è smorzata, ma ho sempre avvertito quella distanza tra me e le persone solo perché ero la tua compagna! Non mi piace, è come se le persone recitassero tutto il tempo!” Confessò “Non sono una Principessa, non provengo da una famiglia ricca, benestante si. Vorrei solo che fino a quando non sarà ufficiale, le persone anzi gli elfi, mi trattino normalmente!”.

“Troverai un modo per farlo capire ai gemelli. Se invece di sentirti diversa agissi, sono certo che quella distanza sparirebbe! Anche se io trovo infantile il vostro modo di comportarvi, non normale, come lo definisci tu!” Ed era tornato a fare la predica.

“Sei stato anche tu giovane una volta, giusto!?” Hanna lo incalzò “Bene, quindi capirai che fino a quando non avrò una corona sulla testa vivrò la vita nel modo più sfrenato ed eccitante possibile!” Disse convinta ed allegra al pensiero.

“Abbiamo idee differenti sulla definizione di vita frenetica!” Chiarì Thranduil “Anch’io mi sono divertito da giovane, ma senza esagerare...” cominciò a raccontare.

“Ah davvero? Del tipo!?” L’elfo sorrise vedendo come era riuscito ad averla in pugno con una semplice affermazione.

“C’era una ragazza a palazzo...” Hanna sobbalzò “La madre di Legolas?” Thranduil sgranò gli occhi ricomponendosi a tempo record.

“No. Lei non è stata la prima!” Affermò con un sorriso compiaciuto vedendo Hanna serrare il busto e la mascella “Sei gelosa per caso?” Chiese Thranduil con un ghigno soddisfatto.

“Tutti sempre di fretta, ma il tempo per rompere le scatole lo trovano sempre!” Biascicò Hanna distogliendo lo sguardo.

Thranduil sorrise trionfante, raramente la costringeva a strascicare le parole.

“Non è che con il tuo super udito potresti dirmi dove si trovano gli altri?” Chiese Hanna cambiando completamente discorso.

“Ed i bambini?” Chiese l’elfo, anche se suonava più come un rimprovero.

“Oh sei sopravvissuto fino ad adesso! Se per una volta sono io a scomparire la mattina e presentarmi la sera per cena, non credo cascherà il mondo!” Rispose Hanna contenta di metterlo in difficoltà “Almeno questa è la speranza!” Si corresse riuscendo eroicamente a non ridere.

Ma non servì l’udito elfico per capire dove fossero Sara ed i gemelli.

Un urlo li fece voltare.

“Aaaaaah!” Sara correva come se fosse inseguita da un troll “Il kaarmaaa!” Ed invece era solo un elfo interamente ricoperto di farina con in mano delle munizioni.

 

*

 

Passarono i giorni.

Per Hanna e Sara furono piacevoli e veloci grazie alla compagnia dei gemelli, con cui si addestrarono ed appresero qualche rudimento Sindar, destreggiandosi fra loro in quanto Hanna si era rifiutata di lasciare Galador e Elanor ad una balia.

Tigris, Hagen e Felix avevano accettato di allenarsi con la guardia, desiderando migliorarsi sempre di più. Kalos agiva in modo schivo e riservato, mascherando ancora le sue vere intenzioni.

Aranel e Lucilla si comportavano come sorelle ed insieme andavano alle lezioni decise dal padre. Imparare a scrivere era il loro primo obbiettivo, ma anche erbologia e storia erano molto interessanti per le bambine.

L’umore di Thranduil oscillava da pessimo a sereno. E solo i suoi figli riuscivano a calmarlo nei momenti peggiori.

Una mattina decise di accettare l’invito di Elrond e si unì a lui per colazione.

Il Lord di Gran Burrone appariva allegro, con un sorriso onnipresente in viso.

“Era da tempo che non vedevo i miei figli così sereni!” Disse Elrond una volta finito il pasto.

“Posso dire lo stesso di Hanna e Sara!” Riconobbe Thranduil.

“Non devo dirti che la nascita dei vostri figli non è un caso!” Decise di far notare Elrond.

“Eppure lo fai!” Lo riprese Thranduil.

“Sono certo che il loro destino sia già stato scritto!” Disse riferendosi alla profezia “Bisogna lasciar andare tutto come deve andare, qualunque sia il tuo passato, loro sono un dono dei Valar!” Era passato molto tempo dall’ultima unione fra le loro razze e non poteva essere una coincidenza.

“Ho compreso fin da subito che incontrare quelle ragazze non è stata una casualità. I miei figli hanno confermato i sospetti, anche se confesso di temere di scoprire quale ruolo avranno nella storia del mondo!” Si ritrovò costretto ad ammettere il sovrano di Bosco Atro.

“Sarà loro dovere scoprirlo da soli. Dovrai lasciargli commettere errori!” Disse Elrond.

Il silenzio che seguì quel consiglio fece capire a Thranduil che Elrond aveva solo cercato un argomento con cui iniziare a parlare, il suo obbiettivo era un’altro.

“Gli uomini che vi accompagnano sono molto abili in combattimento!” Il suo vecchio amico era sempre stato molto circospetto nei suoi confronti, riuscendo sempre a prenderlo per il verso giusto. Ma non in quell’occasione.

Thranduil doveva fargli capire che non gli avrebbe mai raccontato per intero ciò che aveva passato. Ne andava della sua reputazione e del suo orgoglio!

Almeno, quello che rimaneva.

“I migliori!” Confermò Thranduil.

“Un’abilità necessaria per la guerra!” Il commento di Elrond poteva sembrare innocente, ma non lo era.

Il Lord di Gran Burrone si sporse in avanti sulla sedia fissando l’amico negli occhi “Parlare del passato....” “...è solo un fastidioso modo per riportare a galla ricordi non graditi!” Ringhiò Thranduil.

Il sovrano di Bosco Atro prese un grosso respiro, costringendosi a calmarsi.

Elrond gli aveva salvato la vita, gli doveva almeno questo!

“Sappi solo che sono stato profondamente offeso dagli umani, ma ho compreso che non tutti sono sciocchi, avidi e deboli. Lungo il mio cammino per tornare a casa ho incontrato coloro che mi hanno dato una speranza. Sono stato testimone della loro forza, ho visto coraggio, altruismo e determinazione, doti che non avrei mai creduto di poter scorgere il loro!“ disse con serietà.

“Gli uomini sono deboli!” Dichiarò Elrond adombrandosi “È a causa loro se il male persiste ancora!” Ricordò.

“Non tutti! Sono convinto che ci creda anche tu!” Lo provocò Thranduil.

“Tremila anni fa ho assistito alla fine della nostra alleanza a causa della loro arroganza!” Disse Elrond non riuscendo a celare la rabbia nella sua voce.

“Ed allora perché hai accolto colui che potrebbe riunirli?” Domandò il sovrano di Bosco Atro.

“Lo sai perché!” Rispose Elrond che non riponeva fiducia in un futuro così incerto.

“Non dobbiamo perdere la speranza!” Affermò Thranduil con decisione.

“Da quando sei diventato così ottimista!” Elrond sembrava apprezzare questo cambiamento.

“Ho imparato degli umani. Ironico vero?” Chiese divertito “Delle creature mortali, dei bambini, mi hanno insegnato che il timore non cancellerà la speranza. Non dobbiamo perderla, non per noi stessi, ma per i nostri figli! È per loro che combatterò il male con tutte le mie forze!” Thranduil sorrise. Aveva sempre trovato inutile legarsi a creature mortali.

Il lento sfacelo del tempo sarebbe stato portatore di morte.

Loro erano solo delle stelle su di un cielo immenso, troppo primitivi ed inclini a vivere una vita tesa alla ricerca di beni e piaceri materiali, per avere la fiducia di creature eterne.

Ed invece, ora, doveva molto a quegli umani che aveva sempre e solo giudicato.

“Vivi ogni giorno come se fosse il primo, così quando arriva l'ultimo giorno hai ancora tutta una vita da vivere!” Una voce li fece voltare. Hanna era appena arrivata, in tempo per ascoltare l’ultima affermazione del compagno.

“C’è molta saggezza nelle tue parole!” Constatò Elrond con meraviglia, trovando un barlume di verità nelle parole di Thranduil.

“Non ci faccia l’abitudine! La mia saggezza è rara come i mezz’elfi!” Rispose Hanna sedendosi su di una sedia in modo non proprio aggraziato.

“Vostra figlia ha un grande destino che l’attende!” Li informò Elrond attirando la loro attenzione con una semplice affermazione.

“Cosa intendi?” Chiese Thranduil diffidente. Il suo amico possedeva il dono della preveggenza. Che avesse visto qualcosa?

“C’è una profezia. E credo si riferisca proprio a lei!” Disse Elrond prima di recitarla in elfico ““Elenion ancalima, tegitha  i  hîdh  a  i  veleth,  mas  orthernir  auth  a naeg.

Vanimle sila tiri, naa belegohtarnaa curucuarCormlle naa tanya tel’raa.

Silivren penna miriel,  ir  i  teve unque chûn.  

Ir  êl  en  aduial  annatha  i  ant  vedui  o  meleth, Auta i lóme Aurë entuluva!”

(La più luminosa delle stelle, riporterà  la  pace  e  l’amore,  dove  dominavano  dolore  e  guerra. La sua bellezza risplenderà intensamente, un valente guerriero, un abile arciere, il cuore come quello di un leone. 

Lucente e brillante come pietre preziose, porterà  il  conforto, quando  l’odio avvelena il  cuore. Quando  la  stella  della  sera farà un’ultimo dono d’amore, la notte avrà fine e il giorno sorgerà!).

“Molto inquietante!” Commentò Hanna cominciando a credere che forse i romani sarebbero stati meglio di.....questo! Qualunque cosa significasse!

“Se in futuro Aranel contribuirà a combattere il male che avvelena Arda, sarà una sua scelta. Ti ringrazio amico per avermi informato lo stesso!” Thranduil non sembrava molto preoccupato....questo aiutò Hanna ad allentare la tensione.

“Quando sarà grande le lasceremo vivere la vita che vorrà!” Riconobbe Hanna “Per ora concentriamoci sul presente!” Disse.

“Cosa intendi dire?” Domandò Thranduil.

Hanna lo fissò per un momento prima di rispondere “Oggi mi ha chiesto chi è Legolas!” Svelò con un velo di preoccupazione.

 

*

 

Una spinta improvvisa fece ritornare Hanna nel dormiveglia e rispose istintivamente con un calcio. Sara riusciva a rompere pure mentre dormiva!

Un colpo successivo, al braccio stavolta, la svegliò abbastanza da ricordarle che non si trovava a casa dell’amica ma nella Terra di Mezzo, a Gran Burrone per la precisione!

Si mise a sedere guardandosi attorno confusa ma comunque abbastanza presente a se stessa. L’abitudine delle levatacce nei campi dei ribelli le permise di non svegliarsi in preda al panico.

Alla fine individuò l’origine del suo risveglio. Thranduil si agitava nel sonno, artigliando le coperte come se fosse nel bel mezzo di una lotta.

Rimase a fissarlo per un po’, troppo stupita per riuscire ad agire subito.

Lui non aveva mai avuto incubi prima d’ora!

Cosa lo turbava?! Legolas? La profezia? Il suo regno?

C’era l’imbarazzo della scelta.

Improvvisamente Thranduil si mise a sedere spalancando gli occhi. Lo spavento fu tale che Hanna cadde di schiena sul materasso, le gambe sollevate in aria, tese nel tentativo di ritrovare l’equilibrio.

La ragazza si tirò sui gomiti “Che succede?” Domandò non sicura che l’elfo fosse improvvisamente diventato sonnambulo.

“Perché sei sveglia?” Domandò Thranduil dopo essersi guardato attorno confuso.

Hanna si sedette ed alzò le spalle “I tuoi incubi mi hanno influenzato!” Disse come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

“Tutto bene?” Chiese spostando una ciocca di capelli dal viso di Thranduil sorridendo di quei capelli così femminili.

“Ho visto il regno in fiamme!” Rispose l’elfo fissando un punto davanti a sé.

“Tu non hai il dono della preveggenza?!” Osservò Hanna non sapendo se classificarlo come incubo o sogno premonitore.

“No. La poca magia che possiedo l’ho sempre usata per proteggere il mio regno!”

“Hai la magia?” Aveva letto qualche fanfiction “Cioè, la sai usare?” Specificò.

“Ora stai cambiando discorso!” La ammonì lui.

“Mi lascio influenzare troppo facilmente, non farci caso!” Tentò di nascondere la delusione lei. Thranduil era un genio ad evitare cose di cui non voleva parlare.

“Credo sia la manifestazione delle tue paure più profonde!” Tirò ad indovinare Hanna “Non sai cos’è successo al Regno o a Legolas e......non era quello non è vero?!” Uno sguardo risentito si posò sul suo viso.

“Non so di cosa parli!” Rispose Thranduil sembrando annoiato e confusi.

“La pianti di spacciare bieche menzogne per la verità?” Chiese Hanna sospirando infastidita.

“Un Re non mente mai!” Balla colossale! Era meglio rispondere a tono “L’hai appena fatto!”.

“C’è una prima volta per tutto!” I pochi momenti di ironia di Thranduil erano solo irritanti.

“Credevo che con me sarebbe stato diverso!” Protestò Hanna delusa.

Thranduil rimase in silenzio per un po’, rimanendo sorpreso quando Hanna dimostrò di essere sufficientemente paziente da concedergli tutto il tempo necessario per rispondere.

“Non saprei dire se era la guerra contro i romani a tenere la mente impegnata, ma da quando abbiamo attraversato il varco è come se quegli insulsi mortali tengano imprigionata una parte di me! Forse l’hanno imprigionata per l’eternità!” Ammise non provando vergogna nel mostrare debolezza. Non davanti a lei!

“Sogni....le torture?!” Hanna andò diritta la punto.

“No!” Rispose lui “Sono le persone a me care che loro torturano. Io li vedo....e non posso fare niente per fermarli, per salvarvi!” La sua voce s’incrinò leggermente prima che ne riprendesse il controllo.

“Thranduil.....” “Il passato mi ha incatenato solo una volta!” La interruppe lui “Con il drago, credevo non sarebbe andato via!” Ricordò “Ed ora invece sono degli inutili mortali!” Esplose Thranduil.

“Senti...ehi ascolta!” Hanna gli si avvicinò afferrandogli la testa e costringendolo a guardarla negli occhi “Il drago se ne è andato?” Chiese.

“A volte ritorna!” Ammise lui.

“Ma non è più come quando eri stato appena ferito!” Fece notare lei “Hai resistito, per Legolas. Hai dimostrato di essere un elfo incredibilmente forte!” Riconobbe.

“Non credo che i ricordi se ne andranno, ma non devi permettere che abbiano la meglio!” Era la sua stessa battaglia. Non aveva dimenticato le botte che suo zio le dava appena commetteva il minimo errore e per molto tempo aveva vissuto con l’incubo del suo fantasma. Certo, un drago era tutt’altra storia, ma valeva per entrambi: dovevano lasciare il passato dov’era, alle loro spalle, per essere padroni del loro futuro!

“Intendi dire che altrimenti avranno vinto loro?!” La provocò lui.

“Altrimenti....non ti renderai conto di ciò che hai fatto!” Accusò il colpo Hanna “Aranel cresce forte e felice, abbiamo tre bambini meravigliosi!” Rammentò “Io non penso mai ai miei cugini! Non meritano neanche un grammo del mio tempo!” Ammise con soddisfazione “Un giorno me ne parlerai....” disse seriamente “..fino ad allora” Thranduil tentò di finire la frase per lei ma glielo impedì “....fino ad allora affronteremo un problema alla volta!”.

 

*

 

Kalos sedeva sconsolato sul parapetto in marmo che affacciava su di un laghetto.

L’uso della magia era ancora una scommessa e se Gandalf era in viaggio avrebbe rischiato di inseguirlo tutto il tempo senza incontrarlo mai.

Contando che il percorso sarebbe stato pieno di pericoli e che lui era negato con la spada, comprese che non avrebbe potuto raggiungere l’obbiettivo del suo viaggio.

Il ragazzo si irrigidì quando vide Lord Elrond avvicinarglisi.

“Ho sentito che non partirai! Sei il benvenuto a restare fino a quando lo riterrai necessario!” Disse l’elfo in modo cordiale.

“Non dovrei trovarmi con loro!” Kalos sentì una strana necessità di confidarsi. Forse una creatura immortale avrebbe avuto le risposte che tanto disperatamente cercava.

“Davvero?” Domandò Elrond apparendo divertito,

“Li ho incontrati per caso! Ho accettato la loro ospitalità perché era l’alternativa ad una morte certa!” Rispose Kalos tentando di ignorare il senso di disagio che aumentava sempre più.

“Nessuno ha idea di dove la vita lo porti, ma bisogna lasciarla fare. Probabilmente conosce la strada meglio di te!” La saggezza di quell’elfo era ben meritata.

“Cosa significa?” Chiese Kalos sentendosi ancora più smarrito.

“Significa che il vostro incontro non è un caso fortuito!” Rispose Elrond calmo.

“Perché?” Domandò di nuovo il giovane mago.

“Questo sta a te scoprirlo!” Rispose il Lord di Gran Burrone per poi allontanarsi.

“Non è saggio ascoltare i consigli degli elfi, perché al posto di dare risposte fanno aumentare i dubbi!” Si lamentò Kalos.

Quando raggiunse gli altri vide che Hagen e Tigris stavano litigando, cosa assolutamente normale. Meno nella norma era lo scontro fisico in corso.

“Cane rognoso!” Tigris tentava con tutte le sue forze di colpire un germano sfuggente.

“Giuro che t’amazzo!” Gridò Hagen schivando un pugno ed assestando un colpo.

“Non sai cosa dici!” Tentò di farlo ragionare il Gallo indietreggiando intontito.

“Ah perché tu invece Si?!” Lo prese in giro l’altro.

“Sei più idiota di quanto pensassi!” Si ritrovò a dover riconoscere Tigris.

“Hai proprio ragione! Sono veramente un’idiota.....ad aver creduto che tu avessi un briciolo d’onore!” Urlò Hagen tirando un calcio stavolta, colpendo il Gallo allo stomaco.

“Se ti lanci contro un nemico sconosciuto, la tua sarà una lenta marcia verso la morte!” Disse Tigris piegato in avanti a causa del dolore.

“Tutti marciamo in quella direzione. Ci distingue solo la lunghezza del viaggio!” Rispose Hagen mostrando una saggezza mai sentita prima di allora.

“Per Giove! Quando la finirai di vomitare merda!” Ringhiò Tigris alzando i pugni, pronto ad un nuovo scontro.

“Fino a quando non presterai ascolto!” Urlò Hagen esasperato.

“Silenzio!” Thranduil era giunto sin lì attirato dalle urla e non tollerava che mancassero di rispetto ad Elrond comportandosi come degli animali.

“Che diavolo succede?” Hanna non era poi così sorpresa. I ribelli aveva sempre comunicato facendosi valere con i muscoli piuttosto che con la mente.

Ma questo perché erano degli ignoranti di prima categoria, non sapendo articolare un discorso come si deve. Ed a causa del loro addestramento che prevedeva trovassero fama e gloria solo grazie alla forza bruta!

“Siamo pronti a seguirti in guerra!” Disse Hagen abbassando la testa in segno di rispetto.

“Parla per te!” Sibilò Tigris imitandolo.

“Di cosa state parlando?” Ora Hanna era veramente smarrita. Era troppo presto se prendeva in considerazione i racconti di Tolkien.

“Mostreremo a quegli insulsi orchi che non devono scherzare con guerrieri forti e valorosi come noi!” Hagen si mostrava felice come un fanciullo il giorno della maggiore età, quando una battaglia era imminente.

Hanna e Thranduil scambiarono uno sguardo divertito.

“Che giove mi....ti strafulmini!” Lo maledisse Tigris incrociando le braccia al petto.

“Siamo gladiatori! Il sangue e la battaglia sono la nostra vita!” Ricordò Hagen e questo non piacque affatto all’elfo.

“Vorresti che in quattro marciassimo contro un’esercito di orchi?” A Thranduil lo avevano sempre infastidito l’arroganza con cui gli uomini gli si rivolgevano e più di una volta aveva desiderato di rivelare la sua vera identità pur di metterli al proprio posto.

Ci era riuscito sempre, ma detestava usare la forza bruta per farsi rispettare. Era un comportamento da nano!

“Non in quattro! Al villaggio disponiamo di tremila uomini!” Hagen sembrava aver pensato a tutto.

“Li sacrificheresti per una scaramuccia?” Chiese l’elfo contrariato.

“Ti hanno quasi ucciso!” Urlò il germano come se fosse passato chissà quanto tempo da quella brutta avventura.

“Perché ero il loro obbiettivo! Gli orchi odiano più gli elfi rispetto agli uomini!” Rispose Thranduil sentendo la rabbia aumentare.

“Io gli mostrerò il mio valore!” Gli umani erano degli stolti!

“La morte rende tutti uguali!” Non tutti a quanto pare. Tigris aveva i suoi momenti in cui mostrava una notevole intelligenza e saggezza.

“Davvero? Allora prima fammi vedere se ce l’hai lungo abbastanza!” Lo provocò Hagen avvicinandoglisi minaccioso.

“Basta!” Thranduil non ne poteva più! “In questi anni gli orchi ci hanno dato non pochi problemi, per quale motivo cerchi vendetta adesso?” Chiese tentando di capire le ragioni di fronte a quell’assurda idea.

“Perché devono capire che ci devono lasciare in pace!” Rispose Hagen voltandosi verso di lui.

“Non capiscono a parole davanti ad un té...” ragionò Tigris tornando ad un livello intellettuale penosamente basso “È per questo che dobbiamo combattere!” Lo sovrastò il germano.

“No!” Disse Thranduil apparendo calmo all’esterno.

“Ti tiri indietro? Vuoi veramente restare per il resto della tua vita in questa valle della noia?” Chiese Hagen allibito.

“Ora è noioso?” Thranduil poteva giurare che allenarsi con gli elfi fosse molto più istruttivo e stimolante di farlo con ragazzi alle prima armi.

“Ignorano il mondo esterno! Non credevo che gli elfi fossero dei bastardi egoisti bravi solo....” “Pretendi di conoscere gli elfi solo perché hai vissuto fra loro!” Ringhiò Thranduil non sopportando una critica da una creatura che aveva solo una manciata di anni di vita.

“Abbiamo combattuto al tuo fianco! Grazie a te ho potuto migliorare allora ed ora! Sei un grande generale! Mi aspetto che tu ci guidi in guerra!” Ecco cos’era. Hagen doveva realmente credere in lui se trovava difficile separarsi dalla sua guida.

“Rimarrai deluso! Non andrò in guerra!” Rispose Thranduil risoluto.

“Non intendi....” “Mettere in pericolo numerose vite per il tuo stupido orgoglio!” Finì la frase per lui.

“È te che hanno ferito!” Insistette Hagen “Per questo non ti deve importare!” Rispose l’elfo “Un giorno mi occuperò degli orchi e li caccerò dalle nostre terre!” Tentò di chiudere il discorso.

“E noi restiamo fregati a grattarci il culo!” Protestò Hagen. Quel germano era più cocciuto di un Gallo!

“Voi vivrete la vita libera per la quale avete combattuto!” Ricordò Hanna prendendo finalmente parola.

“Fin da quando abbiamo annientato la scuola di Batiato ho deciso che sarei tornato a vivere con i miei simili. E non corrucciarti, gli orchi non scompariranno se gli dichiariamo guerra sterminandoli. Sono molto più potenti di quanto credi!” La grande oscurità che avvelenava i regni liberi ci avrebbe messo del tempo per essere sconfitta.

“Preferisci combattere per difendere il villaggio o sprecare la tua vita mortale in una guerra che il nemico può vincere senza problemi?” Chiese Thranduil sapendo di tastare un punto dolente. Il germano teneva molto al suo nuovo popolo, niente lo avrebbe allontanato da esso com’era successo a Crisso.

“Difendere il villaggio!” Si arrese Hagen per riscuotersi subito “Speravo di convincerti a tornare, ma forse è meglio così!” Disse.

“I tuoi figli cresceranno in un posto sicuro ed in mezzo ai loro simili!” Riconobbe Tigris guardandosi intorno.

“Finalmente ci capiamo, vecchio caprone!” Lo sbeffeggiò Hagen.

“Vecchio? Ma se ho visto meno inverni di te!” Rispose Tigris offeso. 

Arrivò il giorno della partenza. 

Aegnor scalpitava impaziente. Era stato abituato a muoversi molto fin da quando lo aveva preso e sembrava aver sofferto nel periodo di quiete passato a Gran Burrone.

Dopo aver dato un bacio ai figli minori, Thranduil rivolse la sua attenzione verso la più grande e vivace.

“Ada, tornerai presto? Quando potrò conoscere Legolas?” Aranel, da quando il padre le aveva cominciato a raccontare storie su suo fratello, era sempre stata impaziente di poterlo incontrare.

“Presto Lelig(Figlia mia), promettimi che farai la brava mentre sarò via!” Disse Thranduil prendendola in braccio.

“Solo se tu mi prometti di tornare presto!” Era proprio una piccola peste.

“Azrael......” Felix fu il primo a farsi avanti quando poggiò la figlia in terra.

Thranduil sorrise, quella sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe sentito quell’odioso nome affibbiatogli dai romani.

“È stato un onore combattere al tuo fianco! È solo grazie a te se sono diventato un grande guerriero, sopravvivendo alla terribile guerra che abbiamo scatenato!” Disse con gratitudine porgendogli un piccolo pugnale “Questa è stata l’arma con cui ho cominciato a lottare, te la cedo non in quanto preziosa, ma perché sia un monito a ricordare che mai più nessuno ci sottometterà con la forza!” Era cresciuto il ragazzo, diventando un giovane uomo.

Hanna non riuscì a trattenere una risata di fronte alla vista di Elrond che, tutto storto, sbirciava tentando di scorgere quel piccolo dono.

La curiosità degli elfi non aveva eguali!

“Sono stato il primo a seguirti...” disse Hagen avvicinandosi all’elfo “...e lo rifarei altre cento volte!” Disse battendosi un pugno sul petto in segno di stima.

“Essere campione è niente in confronto alla libertà! Ti sarò sempre debitore per avermi aperto gli occhi!” Lo ringraziò Tigris porgendogli la mano che Thranduil strinse con forza.

Elrond si avvicinò con un ampio sorriso “Fai buon viaggio Mellonamin(Amico mio), e ricorda che la più grande eredità che puoi lasciare ad un figlio è la memoria del tuo amore. Legolas capirà! Pregerò affinché il tuo viaggio verso casa sia privo di pericoli!” Lo salutò.

“Possa la pace perdurare nella valle di Imladris e su tutti i suoi abitanti!” Rispose il sovrano. Ma prima che Thranduil potesse salire in sella una vocina lo fermò “Scusa...” era Lucilla “Ti posso chiamare Ada?” Chiese e Thranduil dischiuse leggermente le labbra sorpreso. Hanna e Sara erano troppo impegnate a parlare con i tre uomini per sentire quella singolare domanda.

Ma poi un sorriso illuminò il volto del sovrano “Si, figlia mia!” Aveva già cresciuto due umani ed avendo accettato anche lei si era ripromesso di non farla mai soffrire.

Non avrebbe mai offuscato quell’innocenza giovanile finché sarebbe stata presente in Lucilla!

Una volta a cavallo Thranduil alzò lo sguardo, vedendo che Kalos si era nascosto ad osservare la sua partenza. Un giorno avrebbe capito chi realmente fosse, ora questioni più importanti richiedevano la sua attenzione.

“Noro lim Aegnor!”(Corri veloce Aegnor!) sussurrò Thranduil partendo al galoppo.

 

*

 

Aegnor s’impennò appena giunsero al limitare del bosco.

Era una tarda mattinata quando finalmente Thranduil, dopo duecento anni, potè rivedere qualcosa di familiare.

Gran Burrone, per quanto abitata da elfi, non lo era. Lui aveva sempre vissuto per il suo popolo e la foresta era una parte di sé.

Quando, anni prima, gli era stata strappata, l’agonia che aveva provato non aveva parole sufficienti per descriverla!

Thranduil spronò la sua cavalcatura a proseguire ed una volta che si ritrovò in mezzo agli alberi, i suoi alberi, sentì una forza sconosciuto travolgerlo.

Si irrigidì di colpo facendo innervosire ancora di più il cavallo e lo shock provato fu tale da costringerlo a chiudere gli occhi e serrare i denti.

Passato il momento di confusione prese grande boccate d’aria per calmarsi sentendosi forte come non si sentiva da anni. Poteva dire di essere sempre stato stanco in confronto.

Ora li sentiva! Era come se gli alberi si fossero risvegliati dopo un lungo sonno.

Una colpo di vento potente lo investì, facendo muovere i rami degli alberi con le foglie che caddero e volarono attorno all’elfo.

Almeno la foresta l’aveva riconosciuto!

Thranduil tirò le redini bloccando la fuga di Aegnor. Aveva ragione ad essere così spaventato. Da quando la malvagità dell'Oscuro Signore si era diffusa, quel luogo era diventato malsano, infestato da ragni, orchi e altre mostruose creature.

Ed ora poteva sentire che l’oscurità era diventata più forte. Lo percepiva dall’energia negativa che alleggiava sulla foresta.

L’elfo riprese ad inoltrarsi nella foresta sentendo un senso di turbamento crescere ad ogni passo. L’oscurità era più forte di quanto si aspettasse, nella fitta vegetazione, fra i rami degli alberi, potè scorgere numerose ragnatele.

I rami spezzati erano recenti, segno che i ragni fossero vicini.

Più si avvicinava al territorio degli elfi, più divenne difficile evitare quelle orrende creature. Perché i ragni erano stati lasciati vagare nei pressi della reggia?

Perché Legolas non aveva provveduto a proteggere, almeno, i confini del regno?

Improvvisamente il silenzio divenne fin troppo teso e Thranduil fermò bruscamente Aegnor, interrompendo il trotto veloce che stavano mantenendo da quando si erano addentrati nel bosco.

L’elfo si guardò attorno, sistemandosi al meglio il cappuccio sopra la testa, i sensi allerta. Non erano elfi, no, gli elfi avrebbero fatto meno rumore! Thranduil si girò in tempo per lanciare un coltello fra gli occhi di un grosso ragno che l’aveva attaccato alle spalle.

Aegnor fece un salto in avanti, partendo al galoppo ad una velocità pazzesca e Thranduil riuscì a compensare la spinta in avanti senza cadere all’indietro e finire per terra.

Si voltò appena per scorgere un gruppo numeroso di ragni che li inseguivano.

Tentò di mantenere il cavallo su un sentiero non troppo scosceso per evitare di affaticarlo con inutili salti e come previsto, vide in lontananza i portoni della reggia.

Erano chiusi!

Mentre rifletteva su come agire, raggiunsero il ponte che divideva l’entrata dalla foresta e fu lì che almeno venti figure nascoste, uscirono dai loro nascondigli scoccando numerose frecce.

I ragni non cedettero subito ed alcuni ingaggiarono un combattimento sguainando le spade. Aegnor s’impennò quando uno di loro gli saltò addosso, nel tentativo di sgrullarselo di dosso. 

Ma la velocità, unita al movimento improvviso lo fecero cadere su di un fianco e scivolò sull’ultimo tratto di ponte. Fortunatamente l’aggressore non era finito sotto al cavallo, ma questo gli aveva dato una posizione vantaggiosa e non perse tempo a puntare la spada alla gola dell’intruso.

Thranduil rimase in terra, senza mostrare l’intenzione di voler combattere.

“Mani uma lle merna Taur’ohtar?”(Cosa vuoi Ramingo?) chiese l’elfo aggressivo.

“Ú manen i nauth lîn!”(Non è come credi!) tentò di calmarlo Thranduil.

“Mani naa essa en lle?”(Qual è il tuo nome?) non cedette l’arciere.

“Ya auta yeste’?” (Chi comanda?) domandò il sovrano, certo che un generale lo avrebbe senz’altro riconosciuto.

Altre voci sopraggiunsero ed Aegnor si alzò di scatto allarmato, costringendo l’arciere ad indietreggiare. Thranduil si mise in piedi parandosi di fronte ai potenti zoccoli dell’animale imbizzarrito che si era alzato sui posteriori, per fermarlo dall’attaccare coloro che per lui erano solo estranei.

“Sedho, mellonamin!”(Calmati, amico mio!) gli sussurrò accarezzandogli il muso, una volta che si fu abbassato.

“Mankoi naa lle sinome?”(Perché sei qui?) domandò un’altro elfo. Gli altri lo avevano circondato, con le armi sguainate, pronti a combattere.

E fu allora che Thranduil lo riconobbe. A capo di quel gruppo di novizi c’era il generale di cui si era sempre fidato maggiormente: Feren!

“Ú renich manen im estannen?” (Non ricordi più il mio nome?) chiese abbassandosi il cappuccio.

“Na min ôl?”(È un sogno?) Feren perse la presa sull’elsa della spada attirando su di sé sguardi confusi.

“Nae saian luume’! Oio naa elealla alasse’!“ (È passato troppo tempo! La tua vista è sempre una gioia!) Lo salutò il sovrano poggiando la mano destra sul petto e piegando leggermente la testa in avanti.

Feren non era certo di trovarsi di fronte ad un’illusione creata dal nemico al solo scopo di tormentarlo. Ed il dubbio venne spazzato via quando il suo sguardo colse il luccichio dell’anello appartenuto ad Oropher, brillare al dito di quel ramingo che era colui che per anni era stato dato per morto!

“Man presta le, mellon nîn?” (Cosa ti turba, amico mio?) il sovrano sembrava divertito anche se in realtà era nervoso. Come avrebbero reagito gli elfi?

L’idea di essere sbattuto nelle segrete non lo entusiasmava tanto, anzi per niente!

“Heruamin!” (Mio Signore!) sembrò passare un’eternità prima che Feren gli si inginocchiasse davanti dandogli l’accoglienza che sperava.

“Mani naa lle umien?” (Cosa stai facendo?) chiese il più temerario degli arcieri.

“Daro!”(Fermo!) Thranduil si mise fra il capitano ed il giovane elfo “Baw!”(Non farlo!) quando lo vide alzarsi e scattare furioso verso il poveretto.

“Im Thranduil Oropherion!”(Io sono Thranduil figlio di Oropher!) Si presentò facendo sussultare tutti gli elfi presenti.

“Gwennin in enninath....” (Lunghi anni son passati...) sospirò Feren mentre un enorme sorriso gli illuminava il viso.

“Ed’ i’ear ar’ elenea!”(Per il cielo e le stelle!) sussurrò una guardia comprendendo solo allora chi si era ritrovato davanti.

“Na i Belain!”(Per i Valar!) esclamò il giovane arciere che per primo aveva puntato una freccia contro il proprio Re.

Thranduil venne subito mandato verso la sala del trono e notò con sollievo che il palazzo non era cambiato più di tanto. L’unica differenza era che molti degli elfi che lo incrociavano non gli prestavano attenzione.

Non se ne preoccupò più di tanto dato che si era tirato su il cappuccio, chiedendo a Feren che fosse lui stesso a farsi vedere per primo dal figlio.

Le pesanti porte si aprirono, Thranduil chiuse gli occhi e prese un grosso respiro, prima di oltrepassarle.

Si avvicinò al trono ammirando suo figlio per un momento.

Legolas era un sovrano splendido, gli somigliava moltissimo nel portamento e sembrava trovarsi perfettamente a suo agio seduto sul trono.

 

Buona vigilia a tutti voi! Pronti per la mangiata colossale di due giorni!?

Ok, scusate, ma c’erano troppe cose da dire, per questo il risultato finale è il capitolo più lungo che abbia mai scritto!

Finalmente uno degli obbiettivi viene raggiunto!

Lord Elrond nella sua saggezza comprende che è meglio lasciare il passato dove si trova e concentrarsi sul presente.

I dubbi e le domande su Kalos saranno presto rivelati e le risposte date!

Sara è la più vivace del gruppo, mentre Hanna si dimostra più riflessiva e diligente.

Confesso che con Elrohir e Elladan mi sono divertita parecchio! Arwen da quello che mi ricordo, si trova a Lorien mentre il piccolo Estel è ancora un bambino!

È arrivato il momento di dire addio anche per Hagen, Tigris e Felix che presto torneranno al luogo a cui appartengono, il loro villaggio!

Thranduil è preoccupato di fronte a ciò che ha desiderato per anni e finalmente il momento è arrivato! Come reagirà Legolas?

Io tengo in conto di ciò che Tolkien ha scritto, ma attingo anche dal film di Peter Jackson! La storia continuerà fino alle vicende della Battaglia delle Cinque Armate, vi informo per non illudere nessuno!

Commenti e consigli li apprezzerei molto!

A presto e buona serata,

X-98

   
 
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