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Autore: The Blue Devil    24/12/2020    4 recensioni
Annuncio ai naviganti... no... annuncio ai gentili clienti... no... ah, ecco: annuncio ai gentili lettori
Ecco il mio, diciamo, raccontino di Natale che, per essere compreso appieno, necessita della lettura di "E se... ?", una mia FanFiction pubblicata su questo sito qui: [https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3770807&i=1] alla quale, questo scritto si ispira. Per la verità si può leggere anche da solo, ma, per evitare di rovinare la sorpresa a chi avesse intenzione di leggere la FF di cui sopra, ho celato il più possibile i nomi di alcuni personaggi.
4° classificato al contest "Raccontino natalizio", indetto sul forum "Gli amici di Candy Candy".
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alistair Cornwell, Candice White Andrew (Candy), Terrence Granchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ecco il mio, diciamo, raccontino di Natale che, per essere compreso appieno, necessita della lettura di "E se... ?", una mia FanFiction pubblicata su questo sito qui: [https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3770807&i=1] alla quale, questo scritto si ispira. Per la verità si può leggere anche da solo, ma, per evitare di rovinare la sorpresa a chi avesse intenzione di leggere la FF di cui sopra, ho celato il più possibile i nomi di alcuni personaggi. Vi auguro una
 
Buona lettura

 
Non è uno scritto a scopo di lucro alcuno per cui non si infrangono Copyrights.
I personaggi presentati, nomi e situazioni, sono di proprietà degli aventi diritto: Kyoko Mizuki (Keiko Nagita) per il soggetto; Yumiko Igarashi per la resa grafica dei personaggi; Toei Animation Co., Ltd, per la serie TV e Kappalab per l'edizione italiana dei romanzi di Kyoko Mizuki/Keiko Nagita.




 
MA... BABBO NATALE ESISTE DAVVERO? BUON NATALE!

Il salone della grande villa era buio e deserto. Non proprio deserto però, poiché, al centro di esso, campeggiava un grande albero, carico di addobbi e festoni. Quell’albero era posizionato davanti ad una porta finestra che introduceva in un grande terrazzo affacciato su un giardino che, d’Estate, appariva come una marea gialla – dal colore dei narcisi, col profumo dei quali una persona in particolare si poteva riempire i polmoni – ma che, in quella stagione, si presentava come un grande manto bianco.
Ogni cosa era al proprio posto, nulla era stato lasciato al caso: il bicchiere di latte con i biscotti sul tavolino, la carota fuori della porta d’ingresso della villa e... tre bambini sonnacchiosi nascosti nella penombra. D’improvviso due di essi furono svegliati da un rumore sordo, proveniente dal punto in cui, di solito, scoppiettava un caminetto acceso: ciò che i due bimbi videro li lasciò a bocca aperta.
Ma c’era un’altra persona, accovacciata dietro ad un divano, che, ben sveglia, aveva osservato tutta la scena. A differenza dei bimbi, questa persona non era sbalordita, né preoccupata, ma divertita, e lo fu finché...
 
 
SESSANTA ORE PRIMA
 
L’entrata nel salone di due terremoti, che correvano a rotta di collo, portò scompiglio fra i domestici, un maggiordomo e una cuoca, che stavano prendendo gli ordini della giornata dalla padrona di casa, e preoccupò quest’ultima che, accucciatasi, riuscì a fermarli.
"Mamma, mamma è terribile!", "Sì, mamma, è accaduta una tragedia!", gridarono quasi all’unisono i due piccoli terremoti.
"Che è successo? State bene? Che dite, una tragedia?", chiese loro la bionda padrona di casa.
I due bimbi erano troppo agitati e non riuscirono a controllarsi, esplodendo in un profluvio di parole, apparentemente senza senso.
Allora, la donna, accertatasi della piena salute di cui godevano i piccoli, batté le mani e disse loro:
"Calma, calma, parlate uno alla volta altrimenti non capisco nulla!".
"Mamma è terribile, da non credere", attaccò una bimba, dai riccioli d’oro, gli occhietti azzurri e vispi ed il musetto tempestato di coriandoli, venendo subito stoppata da un maschietto, dai  capelli più scuri e dagli occhi color del mare:
"Zitta tu! Parlo io".
"E perché?".
"Perché sono più grande!".
"Non è vero! La mamma mi ha detto che siamo gemelli... siamo grandi uguali".
A quel punto, la mamma, non si sa se più divertita o irritata da quella disputa, intervenne:
"Henry George! Non essere scortese con tua sorella! Sii gentiluomo e fa’ parlare lei! Vuoi?".
Candy accompagnò quelle parole con una carezza ai capelli del figlio.
"Va bene, mamma. Parla tu, Jane".
La bambina assunse un’aria soddisfatta e, con tono preoccupato, attaccò:
"Mamma è successo che... Daisy ha detto che Babbo Natale non esiste e che, se noi ci aspettiamo dei regali da lui, non avremo niente. Babbo Natale esiste, vero mamma?".
Candy represse un improvviso impulso di ridere e rispose:
"E sarebbe questa la tragedia? Chissà che mi pensavo...".
"Mamma", intervenne il piccolo Henry, "Babbo Natale esiste, vero?".
Fingendosi seria e preoccupata, Candy rispose:
"Certo che esiste, che domande. Ma cosa vi ha detto di preciso quella birbantella di vostra cugina?".
"Ha detto che non esiste e che ne ha le prove", cominciò Jane, "Perché lei non l’ha mai visto", concluse Henry.
Candy si accomodò sul divano e invitò i bambini a sedersi sul tappeto di fronte a lei.
"Il fatto che Daisy non l’abbia mai visto non significa che non esista".
"Ma", intervenne Henry, "ho sentito parlare così anche altri bambini più grandi di noi".
Allora ve lo spiego meglio:
"Ogni tanto andiamo a trovare Miss Pony e Suor Maria, giusto?".
"Sì", risposero in coro i piccoli.
"E Suor Maria vi parla sempre del Signore, di Gesù, della Vergine Maria...".
"Vero".
"Li avete mai visti? No, vero? Però esistono, esistono di certo".
I bimbi si fecero pensierosi, dopodiché Jane, avida "lettrice" di libri illustrati, protestò:
"Ma io li ho visti su un libro".
"Anch’io, in alcuni quadri", aggiunse Henry.
"Ma hai anche visto Babbo Natale su uno dei tuoi libri. Sbaglio?", insistette Candy.
"È vero, la mamma ha ragione, Jane. L’ho visto anch’io su un tuo libro con tutte quelle figure sul Natale".
La bambina, giocherellando coi suoi boccoli dorati, assunse un’espressione che dava loro ragione.
Ma Henry era irriducibile:
"Ma allora perché Daisy ha detto quella cattiveria?".
"Ascoltate bambini", spiegò la mamma, inserendosi fra loro e abbracciandoli, "Il vecchio signore vestito di rosso può essere visto solo dai bambini più piccoli e voi sapete bene quali problemi abbia avuto vostra cugina da piccola. Per questo non l’ha mai visto e non ha trovato sempre il suo regalo. Ma c’è un altro motivo per il quale nessun bambino l’ha mai visto: nonostante sia grande e grosso, Babbo Natale è timido e fa di tutto per non farsi vedere; se fosse visto, scapperebbe e non lascerebbe alcun regalo".
Vedendoli perplessi, Candy li incalzò:
"Promettete alla mamma che sarete buoni e non cercherete di vederlo".
"Sì, mamma. Promesso", dichiararono insieme i due birbantelli.
"Andrete a dormire e aspetterete il mattino?".
"Certo, mamma. Promesso".
Candy sapeva bene che i due diavoletti tenevano le dita incrociate dietro la schiena, ma fece finta di niente, rimandandoli a giocare.
 
"Terence", attaccò Candy, "dobbiamo parlare con i genitori di Daisy: quella bambina è tanto cara e dolce e il rapporto che ha con i nostri figli è fatto di una sana competizione che fa bene a tutti e tre, li stimola; ma a volte esagera".
Rispondendo alle perplessità del marito, Candy gli spiegò quanto accaduto in mattinata.
"L’ho sempre detto io che non c’è da fidarsi... bisognerà prendere dei seri provvedimenti. Allontaneremo quella peste dai nostri angioletti", esclamò l’ex attore, con un’espressione che più seria non si poteva.
Candy che, seduta al tavolo da toeletta, si stava spazzolando i lunghi capelli d’oro, interruppe il proprio lavoro e lo guardò di traverso, riprendendolo con tono di rimprovero:
"Stai scherzando, vero?".
Terence rimase serio per un po’, ma poi cedette:
"Ma certo che schezo, scimmietta, Daisy è adorabile; sono o non sono ancora un grande attore?".
Candy avrebbe voluto ribattere, ma lui l’aveva abbracciata, facendole il solletico.
Dopo aver goduto un po’ di quella "tortura", lei riuscì a fermarlo e a intimargli:
"E non chiamarmi scimmietta! Da Tarzan a scimmietta, ora? Cos’è, mi hai declassata?".
"Adesso sei tu che scherzi... nessuno ti può declassare, mai".
E il bacio che seguì confermò le sue parole.
Ricompostisi, Candy, finendo di spazzolarsi, disse:
"Sei un grande attore, eh? Allora dimostralo e fallo".
"Cosa?", chiese lui, perplesso.
"Babbo Natale, ovvio".
"Che? No... no, eh!".
"Fallo per i tuoi figli".
"Ma non ti hanno promesso... ?".
"Sai benissimo che non rispetteranno la promessa: li conosci".
Terence non voleva cedere e allora Candy, sbattendo le ciglia, cinguettò:
"Se non vuoi farlo per loro... fallo per me".
"Tu non sei una bambina, sei una scimmietta; la mia scimmietta".
Candy, che si era seduta sul letto, insistette:
"Non mi ami più?".
"Come il primo giorno... per me non è cambiato niente", disse lui, un attimo prima di baciarla, "Ma Babbo Natale no! Non posso farlo".
Candy, infilandosi sotto le coperte, cinguettò ancora:
"Se lo fai, il tuo regalo te lo do subito".
Terence, fattosi serio:
"Tu non sei una scimmietta... sei il Serpente tentatore... diabolica. E quale sarebbe questo mio regalo?".
"Vieni a scoprirlo", sussurrò Candy,  battendo una mano sul posto vuoto nel letto accanto a lei.
Abbracciati sotto le coperte, lei si dichiarò convinta che lui avrebbe accettato.
"Tu sei il mio regalo di Natale più prezioso, ogni anno", le sussurrò Terence all’orecchio, "La mia Tarzan tutte-lentiggini...".
 
Il mattino seguente Candy, sfoderando il più bel sorriso di cui fosse capace, sventolò sotto il naso di Terence un costume da Babbo Natale.
"E questo dove l’hai preso?", protestò Terence, "Sembra anche di ottima fattura".
"Credevi che me ne fossi dimenticata o che scherzassi stanotte? L’ho fatto preparare da Madame Bourges: quando gliel’ho ordinato, ieri mattina, quasi le veniva un colpo, ma poi, considerando che le nostre famiglie sono state sempre buoni clienti, ha accettato".
"Ieri mattina? Tu... traditrice! Lo sapevi che avrei accettato!".
"Ami troppo la tua tutte-lentiggini e i due discoletti. E comunque il regalo te l’avrei dato lo stesso".
"Hai ragione, vi amo troppo per non accontentarvi... l’avrei fatto anche senza regalo".
Si abbracciarono e si baciarono, prima di concertare il piano che avrebbe dato inizio all’"Operazione Babbo Natale esiste davvero".
 
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Il salone della grande villa era buio e deserto; al centro di esso campeggiava un grande albero, carico di addobbi e festoni.
Ogni cosa era al proprio posto, nulla era stato lasciato al caso: il bicchiere di latte con i biscotti sul tavolino, la carota fuori della porta d’ingresso della villa e... tre bambini sonnacchiosi nascosti nella penombra. D’improvviso due di essi furono svegliati da un rumore sordo, proveniente dal punto in cui, di solito, scoppiettava un caminetto acceso: ciò che i due bimbi videro li lasciò a bocca aperta.
Ma c’era un’altra persona, accovacciata dietro ad un divano, che, ben sveglia, aveva osservato tutta la scena. A differenza dei bimbi, questa persona non era sbalordita, né preoccupata, ma divertita, e lo fu finché suo marito non le fu accanto.
"Terence sei stato grande; ti sei addirittura calato dal camino", sussurrò Candy senza pensarci, prima di trasalire.
"Ma... se tu sei qui...", sussurrò ancora, guardando, ora suo marito, ora il signore vestito di rosso che abbracciava i suoi bimbi, "chi diavolo è quello?".
"Penso che sia il vero Babbo Natale", le rispose Terence, "Io ho fatto tardi perché ho avuto un problema nell’infilarmi in questo ridicolo coso rosso".
"Mi prendi in giro? Ora vado lì e...".
"No, ferma. Non rovinare la festa ai bambini, stiamo a vedere cosa succede; Babbo Natale non mi sembra cattivo".
Il vecchio signore mangiò i biscotti e bevve il latte, lasciò i regali, baciò sulla fronte i due bambini e disparve, così come era apparso.
 
Jane e Henry, all’alba del mattino seguente, presentatisi nella stanza dei genitori, gli raccontarono la loro avventura notturna, sottolineando il fatto che Babbo Natale non fosse poi così timido, e si dichiararono felici per aver ricevuto proprio i regali richiesti. Due sole le note stonate: il dispiacere perché Daisy, ancora una volta, non era riuscita a vedere Babbo Natale (era lei il terzo bimbo che non si era svegliato) e... il rimprovero della mamma per non aver rispettato la promessa.
"Dai tesoro, in fondo è anche la loro festa, oggi", cercò d’intenerirla Terence.
Furono gli occhietti scintillanti dei suoi bimbi ad indurla a perdonarli, ancora una volta.
"Prima o poi, però, dovremo pur essere più severi con loro. Secondo me li viziamo troppo".
"Hai ragione amore, ma non oggi, non a Natale".
Rimasti soli, Candy si fece pensierosa e iniziò a guardare suo marito in modo indagatore.
"Tu mi nascondi qualcosa...".
"Cioè?", fece lui con aria, falsamente interrogativa.
"Tu... tu che se solo qualcuno si avvicina ai bimbi, diventi una tigre; tu, che se li perdi di vista per due secondi, impazzisci; tu... tu che stanotte eri tranquillo... chi era Babbo Natale? Mi è sembrato di conoscerlo. Confessa, imbroglione!".
"E va bene, te lo dico: ho chiesto ad un certo conte di sostituirmi, ma... aspetta ad arrabbiarti", confessò lui, mostrandole il costume rosso strappato in un punto nevralgico, "Sono un po’ ingrassato ultimamente, colpa delle delizie che da un po’ fai preparare alla cuoca... era meglio anni fa, quando cucinavi tu. Dieta forzata".
"Cosa vorresti insinuare? Che non so cucinare? Potrei stupirti, sai?".
"Vedi che sono ancora in grado di recitare bene?", rise lui.
Finita la toeletta, dopo essersi vestita, Candy scese nel salone e si diresse all’ingresso, aprendo la porta: aveva qualcosa da controllare.
Quando fu raggiunta da Terence, si complimentò con lui, con aria divertita:
"Bravo, almeno hai tolto la carota. Spero solo che tu non l’abbia mangiata".
"Carota? Quale carota?", cadde dalle nuvole Terence.
"Ma... quella per le renne del vecchio che si lascia fuori a Natale".
"Io non ho preso nessuna carota!".
In quel momento, il maggiordomo annunciò l’arrivo del signor Alistear Cornwell e del "conte" nominato da Terence poco prima.
Stear aveva in mano dei pacchi e l’aria costernata.
Prima che potesse aprir bocca, Candy chiese al conte:
"Avete preso voi la carota?".
Il conte parve dubbioso:
"La carota... ah, ho capito! A questo proposito devo dirti una cosa...".
"E anch’io", s’intromise Stear, mostrandole i pacchi, "Mi dispiace Candy, per i bambini... immagino saranno già in piedi e delusi".
Candy e Terence si guardarono, perplessi.
"Ecco... i regali che mi avevi chiesto di confezionare per i piccoli; dovevo portarli stanotte, ma ho avuto delle difficoltà e come vedi i pacchi... sono vuoti; non rispettano neanche il Natale quei furfanti: rubare i regali per i bambini è cattiveria pura! A proposito, avete avuto visite questa notte?", aggiunse, indicando delle orme, forse di cavalli, nella neve.
"Sì, è venuto il conte", rispose Candy.
"È di questo che volevo parlarti prima", disse il conte, "avevo promesso a Terence che l’avrei sostituito io, ma non sono potuto venire, sono costernato... immagino la delusione dei bambini. Ci è andato tutto storto quest’anno".
"Dunque non siete venuto questa notte?".
"No, ve l’ho detto, non ho potuto".
Terence e Candy si guardarono l’un l’altra e il primo allargò le braccia come a dire, "Boh? Hai capito qualcosa tu?".
Decisero che, per non esser presi per matti, non avrebbero detto niente della visita notturna di... di chi? Babbo Natale? L’unica cosa che non riuscirono a spiegar loro – e anche a sé stessi – era come avessero fatto i bambini ad avere i regali, dato che Stear aveva parlato di furto.
"Non importa", disse Candy, "A quanto pare la magia del Natale è già cominciata e quando saremo tutti riuniti, tra un po’, continuerà per tutte le feste".
Il conte si accostò a Terence e gli disse:
"Ho una sorpresa per te, per tutti noi: ho ricevuto un telegramma ieri, nel pomeriggio, e indovina chi viene a passare qui le feste?".
Terence assunse un’aria sconvolta ed esclamò:
"No! I Legan?".
"Non scherzare, sciocco. Vengono anche tua madre e tuo padre... a quanto pare le cose tra loro vanno meglio e il fatto che Richard abbia deciso di venire, significa che...".
"Che finalmente vuole intrecciare un vero rapporto con sua nuora? Questa cosa mi rende felice e renderà felice anche Candy, quando glielo diremo: sarà una bella sorpresa".
 
Nella grande stanza dedicata ai giochi dei bimbi, Henry e Jane consegnarono un pacco a Daisy che, non aspettandosi tale gesto, chiese spiegazioni.
"Questo è tuo, le disse Henry", "C’è il tuo nome, aggiunse Jane".
"Ma...", balbettò la ragazza.
"È da parte di Babbo Natale".
Scartando il pacco Daisy vi trovò proprio il vestito che desiderava ricevere per Natale: ne aveva parlato solo con sua madre, che doveva ancora arrivare... quindi, chi poteva sapere e chi aveva provveduto?
"Sapete", disse Daisy, "questa notte ho fatto uno strano sogno: c’ero io, c’eravate voi e c’era anche... ma... Babbo Natale esiste davvero? ".
"Buon Natale", conclusero tutti e tre insieme.

 
FINE
 
 
© 2020, The Blue Devil
 
 
 
 

 
Mi unisco ai tre bimbi e vi auguro un:




BUON NATALE,

FELICE E SERENO



 
 
 
 
Ricordo a tutti coloro i quali volessero recensire – soprattutto a eventuali nuovi iscritti – che una recensione per essere considerata tale e comparire, deve essere composta da un numero di parole superiore a dieci.
Grazie.
 
 
   
 
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