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Autore: Juls18    24/12/2020    5 recensioni
Il richiamo ad un'antica tradizione sconvolge il pianeta di Wonder. La regina del regno della Luna ha deciso, infatti, che a occuparsi dell'istruzione della sua giovane figlia Milky sarà una principessa reale, scelta appositamente per l'occasione, una "Principessa Istitutrice" appositamente scelta da un gruppo di sette saggi. Questa scelta porterà con se lo stravolgimento della vita di due principesse, di due regni, e di due famiglie reali. Chi otterrà il compito, poi, dovrà vivere per tre anni nel regno della Luna, a stretto contatto con la giovane principessa e anche con il principe Shade, erede al trono. Un posto ambito da molte principesse. Ma chi otterrà il compito, sarà preparato alle conseguenze che ciò comporterà? E soprattutto, alla fine dei tre anni, sarà solo la giovane principessa Milky ad avere imparato, o anche la sua istitutrice?
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Milky, Nuovo Personaggio, Regina Maria, Rein, Shade
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 11

 

La principessa Milky passeggiava avanti e indietro davanti alla porta della camera da letto di sua madre. Una guardia reale la osservava, senza osare disturbarla, ma pronto ad entrare in azione se fosse stato necessario. Gli era stato specificamente ordinato, infatti, che se la giovane altezza avesse osato aprire anche solo di un millimetro la porta della stanza di sua madre, aveva l’ordine di prelevarla con la forza e relegarla in camera sua, senza lasciarle la possibilità di uscire, almeno fino a nuovo ordine. Anche la giovane principessa era stata avvertita, quando si era vista chiudere la porta in faccia, dopo avere visto entrare dentro la stanza suo fratello, Thomas e Rein. Sapeva che doveva essere successo qualcosa di importante se tutti e tre erano a ricevimento da sua madre, e questo aveva scatenato dentro di lei il desiderio di sapere cosa stesse succedendo. Perché qualcosa stava succedendo di sicuro, e molto probabilmente riguardava quello che era successo il giorno prima, ovvero il fatto che suo fratello e Rein se l’erano svignata da palazzo, lasciandola lì, da sola, ad annoiarsi. Molto probabilmente sua madre li stava riprendendo per avere lasciato il palazzo senza portarsi dietro la povera, piccola, annoiata principessa. Di sicuro stava succedendo proprio quello. La cosa strana, tuttavia, era la presenza di Thomas. Perché era stato convocato anche lui assieme agli altri due? Forse sua madre voleva assicurarsi che la prossima volta che ci fosse stata una fuga reale si ricordassero di lei e la venissero a prendere. Poteva essere anche quello. La curiosità la stava uccidendo. Doveva assolutamente sentire cosa stava succedendo in quella stanza. Si avvicinò piano piano alla porta e accostò l’orecchio alla porta di legno, tuttavia pur con l’assoluto silenzio del corridoio, non si sentiva assolutamente niente provenire dall’interno. Senza pensarci, la piccola afferrò la maniglia, ma fu prontamente fermata dalla voce della guardia reale

-Principessa...-

Le disse solo. Milky si voltò verso di lui, imbronciata

-Per favore, non potete fare finta di non vedermi? Solo per qualche secondo, giratevi e lasciatemi fare-

L’uomo scosse la testa, impassibile

-Ho ricevuto un ordine, altezza. Mi dispiace, ma non posso assolutamente permettervi di farlo-

-Neanche se imploro?-

-Neanche in quel caso, altezza-

Milky sospirò. Sapeva che le guardie reali potevano essere incorruttibili, soprattutto quando gli ordini venivano da sua madre, da suo fratello, da Thomas o da qualsiasi altra persona che non fosse lei. La giovane si limitò ad osservare la porta, sconsolata, poi si voltò e si mise al fianco della guardia.

-Vuol dire che aspetterò qui-

L’uomo la guardò perplesso

-Non preferireste andare da qualche altra parte piuttosto che aspettare proprio qui?-

Milky scosse la testa, decisa

-Ho deciso che voglio aspettare qui e lo farò-

-Non credo sarà un incontro breve…-

-Ce la farò. Mai sottovalutare la determinazione di una principessa, soprattutto della principessa Milky del regno della Luna-

L’uomo non insistette più del dovuto, tutti sapevano che in quanto a testardaggine la loro principessina era imbattibile. Così rimasero in silenzio, nel corridoio vuoto per alcuni buoni minuti. Milky, nel frattempo, stava diventando sempre più impaziente. La guardia reale sembrava avere ragione, l’incontro segreto non proprio segreto tra i quattro sembrava destinato a durare molto più di quello che lei aveva pensato, ossia un lasso di tempo decisamente interminabile. Tuttavia lei voleva farsi trovare lì quando tutto fosse finito per cercare di scoprire cosa fosse accaduto. Tuttavia stava veramente iniziando a perdere le speranze ed era ormai pronta a cedere e rintanarsi in camera sua, indispettita e sconfitta, quando la porta si aprì e da essa uscì Thomas. Quando l’uomo la vide si fermò di colpo

-Altezza, cosa ci fate qui?-

Milky si avvicinò veloce verso di lui, sorridendogli

-Thomas, meno male che sei uscito tu-

Il capitano delle guardie la guardò meravigliato

-Posso fare qualcosa per voi altezza?-

-Direi proprio di si…-

-In cosa…-

-Cosa sta succedendo là dentro?-

Thomas la guardò, poi si voltò verso la porta chiusa e tornò a fissare la principessa

-Niente di importante-

Tentò banalmente di dire Thomas

-Non sei molto convincente-

-Lasciatemi specificare. Niente di molto importante per voi, altezza-

-Su questo non ti credo-

Thomas incrociò le braccia al petto e la fissò

-State mettendo in dubbio la mia parola di d’Orvail e di capitano delle guardie reali del regno della Luna?-

Milky lo fissò, per niente impressionata o spaventata, o qualsiasi cosa sperasse di fare Thomas.

-Di cosa state parlando? Riguarda me o mia madre o Rein? E cosa c’entra Shade in tutto questo? E tu perché sei già fuori? Stavate decidendo qualcosa che mi riguarda, giusto?-

Thomas fu travolto da quel fiume di parole, tuttavia era assolutamente deciso a levarsi di torno la principessa il prima possibile

-Non abbiamo parlato di voi, altezza, ve lo giuro-

-Ma allora di cosa si tratta? Di quello che è successo ieri?-

-Ieri non è successo niente principessa e…-

-Insomma che cosa vi dovevate dire di così importante? E perché mio fratello e Rein sono ancora da mia madre?-

-Principessa, per l’ultima volta, non è una cosa che vi riguarda, in tutti i sensi-

-Ma di qualcosa si tratta giusto?-

Thomas alzò gli occhi al cielo, esasperato

-Veramente principessa, non si tratta di niente di speciale, ve lo assicuro-

Milky lo guardò guardinga, per niente convinta.

-Cosa state tramando?-

-Non stavamo tramando niente, ve lo assicuro, ciò di cui abbiamo parlato non vi riguarda e sono veramente desolato per voi, principessa, ma temo che dovrò tenere il segreto su ciò che mi è stato detto questa mattina da vostra madre. Se proprio continuate ad insistere, spero lo facciate direttamente a vostra madre, io non posso assolutamente venire meno al giuramento fatto di non rivelare ciò che mi è stato detto. E ora, se mi volete perdonare, devo tornare al mio umile lavoro-

Thomas le fece un piccolo inchino e si incamminò nel corridoio. Milky si voltò ad osservarlo, esterrefatta per quella risposta così tanto formale e priva di qualsiasi indizio. Ma Milky era una principessa testarda, e non avrebbe mai accettato un silenzio come risposta. Così si incamminò veloce dietro di lui

-Thomas aspetta-

Thomas non si fermò ne diminuì la sua andatura per aspettarla. Milky si mise a correre per arrivargli vicino e una volta fatto, afferrò il suo braccio

-Tanto lo sai che scoprirò cosa è successo, vero? E che sarai proprio tu a dirmelo, vero?-

Thomas la fissò, alzando un sopracciglio perplesso.

-Mi credi così facile da corrompere?-

Milky sorrise con un sorriso sarcastico, un sorriso che Thomas riconobbe immediatamente perché lo aveva già visto mille volte, identico, sul volto di Shade. E istintivamente rabbrividì

-Thomas, so che non sei facile da corrompere, ma tu sai, vero, che alla fine se voglio sapere qualcosa, la scopro in ogni caso?-

Thomas la fissò, con gli occhi sgranati per la sorpresa. Milky scoppiò a ridere nel vedere la sua espressione e contemporaneamente fece passare il suo braccio sotto quello del ragazzo

-Allora, capitano, cosa abbiamo in programma oggi?-

-Voi non lo so, io ho da lavorare-

-E io ti accompagnerò, tutto il giorno, fino a quando non mi dirai cosa vi siete detti-

Thomas alzò gli occhi al cielo, rassegnato e visibilmente provato

-Ma possibile che uno normale in questa famiglia non ci sia?-

                                         

 

 

Moon Maria osservava i due giovani seduti davanti a lei. Quando li aveva fatti convocare, tutti e tre quella mattina, in camera sua, sapeva perfettamente che cosa avrebbe detto a ciascuno di loro. Aveva iniziato subito con Thomas, perché sapeva che questa volta, e solo questa volta, il suo coinvolgimento nella fuga del giorno prima era minimo. Nonostante questo, si era comunque dovuto prendere un severo, secco e perentorio rimprovero da parte della regina, e lei detestava con tutta se stessa doverlo fare. Ormai quelli davanti a lei erano persone adulte che avrebbero dovuto sapere come comportarsi, o almeno pensare prima di prendere delle stupide decisioni. La regina, infatti, era anche ben propensa, sotto sotto, alle fughe del figlio, ma il fatto che avesse agito senza pensare all’incolumità di Rein l’aveva fatta infuriare più di quello che pensava. Ed era per questo che doveva parlarne seriamente con il figlio, ma doveva anche fare la ramanzina alla principessa. Ed era meglio incominciare subito

-Principessa Rein…-

La turchina sussultò sul posto sentendosi chiamare e fissò la regina, con uno sguardo leggermente terrorizzato

-Già ieri ho avuto modo di dirti come la penso sulla vostra… fuga. Anche se ritengo mio figlio principalmente responsabile, tu non sei esente da essa-

-Lo so, maestà ed è per questo che…-

-Le scuse ormai non mi interessano e non servono a niente. So quanto tu ti senta mortificata, e fai bene a sentirti così. Ma devo ricordarti, anzi, ricordarvi, che la prossima volta potrei non esserci per salvarvi da queste situazioni o meglio, potrei anche non avere voglia di farlo-

I due la guardarono, in silenzio, entrambi visibilmente pallidi

-Mamma non ti sembra…-

-Con te parlerò dopo. Prima però devo ricordarvi una cosa che dovrete entrambi tenere a mente sempre e in qualsiasi momento: la verginità di Rein-

Sia Rein che Shade divennero immediatamente rossi in viso

-Mamma!-

Gridò Shade, guardando sua madre esterrefatto

-Siamo tutti adulti dentro questa stanza, non credo ci sia bisogno di scandalizzarsi tanto per una parola o per un qualcosa che dovrebbe essere ovvia, come ho già detto, a entrambi. Rein, sei sotto la mia tutela e responsabilità e desidero trattarti come una figlia quindi devo proteggerti il più possibile e per farlo sono costretta a ricordarti, come farebbe una madre, ciò che è veramente importante per una principessa reale, cioè la sua reputazione. So di averti messo in una posizione difficile, so che sei già al centro di molti pettegolezzi, ma finché sono legati alla mia corte, tutto è gestibile o meglio, posso gestirli senza problemi. Ma se uno scandalo di tali proporzioni, perché lo sarebbe fidatevi di ciò che dico, se uno scandalo di tali proporzioni esplodesse tra i nobili non sarei in grado di fermarlo nemmeno io nella mia stessa corte. Questo lo dovete capire. Sarò anche la regina, ma ho i miei limiti-

I due continuarono a rimanere in silenzio, ma ascoltavano attentamente, ogni traccia di imbarazzo scomparsa dai loro volti, sostituita da una dose di consapevolezza.

-Voglio essere chiara, con entrambi. Non sono contraria al fatto che voi due vogliate ricavarvi dei momenti di svago anche al di fuori del palazzo, ma non potete farlo di nascosto. Non siete prigionieri qua dentro, e ogni volta che vorrete, organizzate in modo ufficiale una scampagnata, da soli o con altri membri della corte, non mi interessa, ma portate con voi una buona dose di guardie reali. Solo così potete proteggervi da certe voci e anche in quel caso ci saranno comunque dei pettegolezzi, ma almeno non sarete usciti da soli, senza accompagnatori. Rein se la tua reputazione venisse messa in discussione, se anche solo si osasse accennare ad un comportamento deplorevole tra voi due… sarei costretta a cacciarti per cercare di contenere lo scandalo, dovresti tornare a casa e anche lì quello scandalo ti perseguiterebbe per il resto della tua vita, perché nessuno ti crederebbe più pura. Capite ciò che vi sto dicendo?-

I due principi annuirono.

-Perdonatemi vostra maestà, non accadrà più-

Rein sembrava terribilmente mortificata e al tempo stesso profondamente decisa nella sua affermazione. Moon Maria, vedendola, si alzò dalla sedia e si avvicinò alla turchina. La fece alzare dalla sedia, le mise le mani sulle spalle e la avvicinò a se, in un abbraccio

-Finché sarai qui, fai parte della mia famiglia e io ti proteggerò sempre. Potrai sempre contare su di me, sul mio appoggio e la mia porta sarà sempre aperta in qualsiasi momento. Ti prego però, si prudente-

Le due donne si staccarono e la regina fissò lo sguardo negli occhi azzurri di Rein.

-Ora va cara, devo parlare in privato con mio figlio e credo tu abbia un appuntamento con mia figlia. La sua istruzione da ora in poi dovrà diventare la tua priorità, mi aspetto che vi mettiate al lavoro con dedizione e con non più alcuna distrazione-

Rein si inchinò alla donna

-Certamente altezza. Buona giornata-

Rein si congedò dai due, ma prima di uscire, scambiò un lungo sguardo con Shade. Nessuno dei due sapeva bene cosa si volessero dire in quel momento, ma si erano istintivamente cercati con gli occhi. Shade tornò ad osservare sua madre solo quando sentì la porta della stanza chiudersi, e nel voltarsi, vide sua madre che lo fissava con uno sguardo che non riuscì a decifrare

-Era proprio necessario metterla così in imbarazzo?-

-Si, lo era-

Shade osservò sua madre, poi sospirò

-Almeno potevi farlo senza che io fossi presente!-

-No, dovevi sentire-

-Non capisco cosa…-

-Credi che non veda?-

-Vedere cosa?-

-Come la guardi-

Shade osservò meravigliato sua madre

-Non capisco affatto…-

Moon Maria prese la mano del figlio e lo guardò

-Sono tua madre Shade, per certe cose mi basta guardarti per capire cosa stai provando-

-Veramente io non…-

-Puoi fare finta di non capirmi se vuoi, puoi negare quanto vuoi davanti a me o in pubblico, ma ti prego, non mentire a te stesso-

Shade la fissò e si lasciò andare ad un sospiro

-Io… io non so cosa provo di preciso, mamma. Mi sento responsabile per lei, io non voglio che soffra ancora-

Shade liberò la sua mano da quella della madre e si avviò verso la grande vetrata della stanza che dava sul giardino.

-Non voglio più vederla piangere, non voglio più che non si senta considerata o degna di attenzione. Lei è meravigliosa e radiosa quando sorride e io… voglio solo preservare quel sorriso mamma. È così tanto sconveniente? È così tanto disdicevole o sbagliato?-

-Certo che non lo è. Solo che devi ricordati che noi non siamo persone comuni e che…-

-Vuol dire che non posso prendermi cura delle persone a cui tengo? È questo che mi vuoi dire? Vuol dire che come principe devo diventare una statua di ghiaccio e non provare niente per nessuno?-

-Non sto dicendo affatto questo. Dico solo che se vuoi proteggere le persone a cui tieni e vuoi bene puoi farlo senza però danneggiarle nel provarci. Non puoi prenderti cura di loro se facendolo rischi di comprometterle!-

-Eravamo al sicuro, ieri. Non potrei mai metterla in pericolo e…-

-Hai rischiato di provocare uno scandalo incontrollabile! Hai rischiato di compromettere la sua reputazione, lo capisci? Capisci cosa si poteva pensare sul fatto che voi due eravate fuori, da soli? Lo capisci?-

Shade si voltò verso sua madre, con uno sguardo arrabbiato negli occhi

-Mi consideri così poco, mamma? Credi che sarei stato capace di approfittarmi di lei in quel modo? Credi le abbia chiesto di uscire da palazzo per… quello?-

Moon Maria scosse la testa e si avvicinò a lui.

-Certo che no, figlio mio. So che tipo di uomo sei, so che non lo faresti mai-

-Allora io non capisco…-

-La corte non avrebbe mai capito! Loro avrebbero solo visto due persone, un uomo e una donna, soli e con la possibilità. Basta quello per creare lo scandalo e al contrario tuo, lei ne sarebbe uscita distrutta perché lei è una donna e tutta l’infamia sarebbe ricaduta su di lei e non su di te, perché in quanto uomo è accettabile che tu possa avere certi comportamenti, mentre una donna no-

-Lo so perfettamente questo!-

-Allora dovresti capire, senza problemi. So che non avresti mai agito in modo… sconveniente, ma è innegabile il legame tra voi-

-Ci conosciamo fin da quando eravamo dei bambini…-

-E ora siete adulti, e questo cambia tutto. Sapevo che questo sarebbe potuto succedere solo…-

Moon Maria diede le spalle al figlio e sospirò. Shade guardava le spalle di sua madre, arrabbiato, senza proferire parola. Non capiva cosa stesse cercando di dirle la regina, e provava solo una rabbia incontrollabile al momento, contro la corte, contro i nobili, contro la corona e contro tutta quella situazione in cui si era cacciato. Stava per ribattere quando la voce di sua madre lo fermò

-Shade, ascoltami bene-

Moon Maria tornò a voltarsi verso il figlio, lo afferrò per le spalle e lo fissò, occhi scuri riflessi in altri occhi scuri

-Shade ora ascoltami e lasciami parlare. Credi che abbia voluto Rein qui solo per il bene di Milky? Credi veramente che l’unico motivo per cui abbia espressamente forzato la mano al consiglio dei saggi fosse solo per l’istruzione di tua sorella? Io ho voluto lei, ho voluto espressamente Rein qui per te-

Shade sgranò gli occhi, allibito

-Cosa intendi?-

-Shade forse non te ne rendi conto ma tu con lei sei te stesso, lo sei sempre stato, fin da piccolo. È una delle poche persone al di fuori di me o di tua sorella con cui ti relazioni senza essere il principe ereditario Shade della Luna ma solo… Shade-

-Mamma io continuo a non capire cosa stai dicendo. L’hai portata qui, l’hai sottoposta a tutto questo per me?-

Moon Maria addolcì lo sguardo, sostituendo la determinazione con la sua dolcezza di madre

-Hai molto più da imparare tu da lei che non tua sorella-

Shade fissò sua madre senza parole. Moon Maria sospirò, lasciò la presa sulle spalle del figlio e si andò a sedere sulla sua poltrona. Shade rimase fermo a fissarla. Cosa voleva dire che era lui quello che doveva imparare da lei? In cosa stava mancando?

-Ho sempre fatto tutto nel migliore dei modi-

-Lo so-

-Mi sono sempre dedicato alla corona-

-Lo so-

-Sono sempre stato impeccabile in tutto o almeno cerco di esserlo sempre-

-Lo so-

-Allora cosa? Cosa dovrei imparare da lei?-

-Ti sei dimenticato di vivere-

Shade guardò sua madre sconvolto. Sua madre lo guardò con uno sguardo colmo di dolcezza misto a tristezza

-Ti ho caricato troppo presto di responsabilità, ti ho fatto carico di una fatica che ancora non doveva essere posta sulle tue spalle e…-

-Hai fatto ciò che andava fatto, mamma. Mi hai reso responsabile e mi hai insegnato il mio ruolo, ora come puoi dire che hai sbagliato?-

-Shade, io non ti ho fatto vivere la spensieratezza che ti meritavi. Avrei dovuto farti desistere, perché sei come tuo padre Shade, una volta che hai preso l’impegno non lo lasci e questo modo di fare è costato la vita a tuo padre-

Dagli occhi della regina iniziarono a rotolare giù delle lacrime. Vedendo sua madre così si avvicinò veloce a lei

-Mamma…-

La donna alzò una mano, bloccando il figlio

-È la verità Shade. Tuo padre è morto sotto il peso della corona, lo ha consumato giorno dopo giorno e io non ho potuto fare nulla per salvarlo. L’uomo allegro, solare e gentile che ho conosciuto, l’uomo che voleva solo passare del tempo con la sua famiglia, è morto perché il suo ruolo e il suo titolo lo hanno privato delle gioie della vita e lui non ha fatto molto per sottrarsi a quell’impegno, perché era fatto così. Aveva giurato che si sarebbe preso cura del regno, che il popolo sarebbe stata la sua priorità e così è stato. E anche se il mio cuore si riempie di orgoglio nel vederti così risoluto, determinato e così dedito al tuo paese, non posso permetterti di fare la sua stessa fine-

-Non andrà così mamma-

La donna scosse la testa, in modo violento

-Dormi sei ore a notte, anche meno a volte, passi tutto il tempo nel tuo ufficio, incontro su incontro. Non partecipi a quasi nessun evento di corte a meno che la tua presenza non sia fondamentale, e ti concedi una fuga da palazzo ogni quanto, sei mesi?-

-Io sono giovane, mamma. Posso dormire poco e avere lo stesso le forze per continuare a lavorare, quindi non cercare…-

-Quando è stata l’ultima volta che hai fatto qualcosa solo per te stesso? Quando è stata l’ultima volta che hai agito senza pensare?-

-A giudicare dalla ramanzina che ci hai fatto poco fa, ti rispondo ieri, così puoi smetterla di…-

-Ieri lo hai fatto per Rein, non per te-

Shade si bloccò e guardò sua madre.  La donna non aggiunse niente altro, si limitò ad osservarlo. Purtroppo per quello che aveva pensato il principe, le parole di sua madre corrispondevano alla verità. Ieri aveva solo pensato ad un’unica cosa, portare via Rein da palazzo per farle passare un pomeriggio senza responsabilità o preoccupazioni. E, onestamente, si era goduto molto anche lui quell’uscita ed era vero, aveva semplicemente agito senza pensare, ma lo aveva fatto per lei.

-Non sono innamorato di Rein-

Disse il principe, guardando sua madre. Moon Maria sospirò, ma si alzò dalla poltrona e si avvicinò al figlio. Gli sfiorò una guancia con la mano, delicatamente come solo una madre sapeva fare

-Certo che non sei innamorato di lei e non ho mai detto che lo fossi. Anzi, sentirtelo dire, in un certo senso, mi solleva, perché vuol dire che non ho un figlio sciocco che al primo sbattere di ciglia di una donna crolla innamorato perdendo la ragione. So che non puoi esserne innamorato perché è passato troppo poco tempo e voi ancora non vi conoscete abbastanza per sapere se potete provare un sentimento così forte come è l’amore. Ma di certo non ti è indifferente-

Shade aspettò qualche secondo prima di risponderle. Sospirò e annuì

-No, non mi è indifferente, e il mio non è solo interessamento perché ci conosciamo fin da piccoli. In lei c’è qualcosa che mi attira, lo confesso. È come se fossi costantemente attratto verso di lei, ha il potere di entrare nei miei pensieri nei momenti più impensabili. Credi che…-

-Ciò che pensi di provare o provi non sono io a potertelo dire Shade. Dovrai capire se questo sentimento sia solo legato all’amicizia o a qualcos’altro, ma potrai farlo solo tu-

-Però una cosa non la capisco. Perché hai detto che Rein è più qui per me che non per Milky? Vuoi dirmi che hai fatto tutto questo perché speravi che ci innamorassimo e ci sposassimo?-

Moon Maria ridacchiò sentendo le parole del figlio

-Non essere sciocco, o melodrammatico, non ti si addice. Soprattutto ricordati che se avessi voluto organizzare un matrimonio reale lo avrei fatto senza il tuo consenso e senza problemi. Non è certo questo il motivo perché ho detto quelle parole-

-Allora spiegamelo bene mamma, perché veramente, non sto capendo a cosa questa nostra lunga conversazione stia servendo. Cosa devo capire?-

-Il dolore profondo di Rein e il tuo si assomigliano molto più di quanto tu possa pensare. Sono dolori nati da situazioni diverse, avete vissuto circostante totalmente opposte, questo è vero, ma avete provato la stessa sensazione di vuoto dentro di voi. Rein è l’unica che ti potrà capire su questo, soprattutto è l’unica che affronta il tuo stesso dibattito ogni giorno e che fa vincere la stessa cosa che fai vincere anche tu: il dovere-

La regina si avvicinò alla finestra e la aprì, facendo arrivare nella stanza i rumori del giardino sottostante, trasportati da una leggera brezza.

-Rein stava sacrificando tutta se stessa per il dovere alla sua famiglia e al regno, era sprofondata in una oscurità che l’avrebbe uccisa e nessuno se ne stava accorgendo, nemmeno i suoi stessi genitori. Io l’ho visto, perché avevo già visto quegli occhi, erano gli stessi di tuo padre quando era alla fine dei suoi giorni e li ho visti anche in te. So che sei forte Shade, non penso il contrario, ma come madre non posso permettere che tu ti sacrifichi. Non posso, non per una stupida corona-

-Quindi speri che la sua presenza possa fare qualcosa?-

Moon Maria annuì

-Si, anzi, vi potete aiutare a vicenda in un modo che solo voi potete fare. Potete combattere quella oscurità insieme, affrontarla e sconfiggerla contando l’uno sull’altro, e per farlo vi basterà poco, vi basterà tirare fuori quella spensieratezza, quella allegria che avete dentro il cuore. E inconsciamente lo state già facendo. Vi state aiutando e vi state curando. Ci vorrà tempo, ma alla fine, vi farete solo del bene a vicenda, o almeno è quello che spero con tutto il mio cuore. Shade, non voglio perdere un altro membro della mia famiglia, non voglio perderti come ho perso tuo padre. Quel dolore, alla fine, l’ho potuto affrontare e contenere, se perdessi te, mio figlio… io non ce la farei-

Shade fissò sua madre e senza rendersene conto, la avvolse in un abbraccio. Moon Maria lo abbracciò a sua volta e si lasciò cullare dalle braccia di suo figlio

-Non mi perderai madre, te lo prometto-

La donna sorrise contro il petto del figlio

-Skyler mi ha detto le stesse parole. Sei terribilmente uguale a tuo padre-

-Orgogliosamente uguale a mio padre-

Questa volta la regina scoppiò a ridere e anche Shade. I due si sciolsero dall’abbraccio e si guardarono negli occhi

-Promettimi solo una cosa, Shade: pensa un po’ di più a te stesso. Non passare tutte le sere a lavorare e dormi un po’ di più-

-Posso provare-

La donna sospirò, rassegnata

-E io posso accontentarmi della risposta-

Shade sorrise alla madre, poi ritornò subito serio

-Per Rein invece? Cosa dovrei fare a questo punto? Come dovrei comportarmi?-

-Fai ciò che senti sia giusto fare-

-Tutto qua?-

-Certo. Solo non fare più una follia come quella di ieri, te ne prego. Sai quanto detesto doverti fare la ramanzina, sia a te che a Thomas e ora anche a Rein-

-Lo so mamma-

-Bene-

Moon Maria guardò con orgoglio suo figlio. Si ricordava perfettamente il momento in cui lo aveva preso per la prima volta tra le sue braccia e faceva fatica a credere che quel piccolo bambino fosse già diventato un uomo. Eppure, per lei sarebbe rimasto sempre il suo bambino e avrebbe fatto di tutto per proteggerlo, sempre.

-Che ne diresti di fare compagnia alla tua vecchia madre e bere una tazza di the insieme?-

Shade sorrise

-Molto volentieri, anzi, molto onorato di potere passare ancora del tempo con una madre così straordinaria come lo sei tu-

Moon Maria ridacchiò, poi gli scoccò un’occhiataccia, molto simile a quelle che pure Shade ogni tanto lanciava a Thomas

-Non sperare che lusingandomi io ti perdoni qualsiasi cosa-

Shade sorrise

-L’importante è provarci-

Moon Maria scosse la testa

-Terribilmente uguale a tuo padre-

 

 

 

Rein stava vagando per i corridoi del palazzo, disperata. Appena uscita dalla camera della regina, era andata subito verso le stanze della principessa Milky. Rein si sentiva terribilmente in imbarazzo per la conversazione avuta con Moon Maria, sia per il fatto di essere stata una irresponsabile ed essere fuggita con Shade senza pensare, sia perché aveva dovuto sentire di nuovo parlare della sua purezza, per di più di fronte al bel principe. Quindi, il modo migliore per farle passare l’imbarazzo, era concentrarsi il più possibile su un lavoro, e insegnare alla principessina era di sicuro il modo più efficace. L’unico inconveniente nel suo piano, era quello che una volta bussato alla porta non aveva ricevuto risposta. Aveva riprovato, questa volta un po’ più energicamente, ma ancora niente. Stava per provare una terza volta, quando una voce l’aveva fatta sobbalzare per lo spavento. Una guardia reale, posta a sorveglianza della stanza della regina, e che Rein non aveva minimamente visto uscendo, le si era avvicinato

-Scusate principessa, se cercate la principessa Milky, è andata via con il capitano delle guardie-

-È con Thomas?-

L’uomo annuì

-Oh, grazie. Andrò a cercarli allora-

Sembrò che l’uomo volesse dirle qualcos’altro, quindi si trattenne di fronte a lui

-Posso fare qualcosa per lei?-

L’uomo scosse la testa, le fece un inchino e fece per avviarsi verso la sua postazione. Rein lo rimase a guardare per un secondo, poi fece per voltarsi e dirigersi verso la scalinata, quando la voce della guardia la fermò di nuovo

-Altezza?-

Rein si voltò.

-Si?-

-È bello avervi qui a palazzo, altezza-

Rein fu così stupita e meravigliata di quella frase che si ritrovò a sorridere, sinceramente grata per quelle parole

-Grazie-

Fu tutto ciò che riuscì a dire. L’uomo le fece un cenno con la testa, poi ritornò veloce a prendere la sua posizione di guardia agli appartamenti della regina. Anche Rein, a quel punto, si voltò nuovamente verso le scale. Era talmente contenta per le parole della guardia reale, che istintivamente era tornata verso la sua stanza, completamente dimentica di quel che doveva fare, ovvero cercare Thomas e Milky. I due le tornarono in mente quando era arrivata praticamente alla porta della sua stanza. Si voltò nel mezzo del corridoio, maledicendo se stessa

-Un complimento e perdi subito la testa Rein. Che razza di principessa sei?-

Si voltò per tornare sui suoi passi e iniziò ad incamminarsi verso il piano terra del palazzo. Sapeva più o meno dove fosse l’ufficio di Thomas, e sperava che i due fossero lì. Fermò una cameriera per chiedere indicazioni, e una volta raggiunta la stanza indicatele, fu fermata da una guardia che le disse che né il capitano né la principessa erano stati lì. Chiese se per caso sapeva dove i due fossero, ma le fu risposto di no. Le suggerirono di provare a vedere nel giardino, magari erano usciti, così si avviò verso di essi. C’era solo un piccolo problema con il giardino reale: era immenso. Avrebbe potuto camminare per tre ore senza incontrarli o incrociarli. Così fermò quante più persone possibili ma ottenne sempre la stessa risposta. Nessuno sapeva dove fossero i due, erano come spariti. La principessa alla fine si lasciò cadere su una panchina del giardino, senza sapere cosa fare. Fu in quello stato che fece un incontro che non si sarebbe mai immaginata

-Principessa?-

Sentendosi chiamare, Rein alzò lo sguardo e si ritrovò a fissare la contessa Trudy Gaumont

-Contessa-

Le due si guardarono, in silenzio. Tra tutte le persone che poteva incontrare, la contessa Trudy era proprio l’ultima che desiderava vedere. Non aveva voglia di fingere e di essere cortese con qualcuno che sapeva non provava simpatia per lei

-Principessa sembrate… sconsolata-

-Più che sconsolata direi senza più risorse-

-Come, una brillante principessa come voi senza risorse? Siete poco credibile-

-Grazie per credermi così tanto piena di risorse, contessa, ma temo di non esserlo affatto, come potete vedere-

-Non esagerate, altezza. Dopotutto, come potete dirlo, dopo la vostra fuga romantica di ieri direi che siete assolutamente una donna piena di risorse. Sono poche le dame che sono riuscite ad evitare uno scandalo di tali proporzioni, ma forse, dato che siete una principessa, avete risorse che noi comuni donne della corte non possediamo-

Rein la guardò, impassibile

-Fuga romantica? Questa mi giunge nuova-

-Oh principessa, mi riferisco al fatto che ieri, voi e il principe…-

Rein si alzò dalla panchina e fissò la contessa, impassibile

-Io ieri ero con la regina-

-Certo, la conosciamo tutti la versione ufficiale, tuttavia…-

-Temo proprio non ci sia un tuttavia, contessa. Soprattutto posso smentirvi in modo categorico che ci sia stata una, come l’avete chiamata? “Fuga romantica”-

Trudy le sorrise, in modo sarcastico

-Altezza, altezza… via, siamo tra donne, a me potete dirlo e…-

Rein la guardò e sentendo quella nota di derisione nella voce della contessa, perse totalmente la sua voglia di fingere e parlò in modo chiaro e diretto

-Sentite, contessa, non so cosa posso avere fatto per inimicarvi voi così ma vorrei ricordarvi che state parlando con un membro della famiglia reale del regno del Sole, che sono qui un’ospite della vostra famiglia reale e nella scala gerarchica sono più in alto di voi. Posso sopportare il fatto che mi odiate, anche se, ripeto, non so cosa ho fatto per meritarlo, ma non permetterò a nessuno, soprattutto a voi di parlarmi così, né in pubblico né tantomeno in privato-

Trudy la guardò, visibilmente meravigliata per quell’improvvisa piega della conversazione. Era vero, aveva voluto stuzzicare la principessa, ma non aveva pensato che la turchina potesse tirare fuori così tanta… determinazione

-Altezza io…-

-No ora voi mi ascolterete. Non vi piaccio, pazienza. Mi odiate, pazienza. So di non avere fatto nulla contro di voi quindi state certa che dormirò sonni tranquilli per il resto della mia vita. Non ho alcuna intenzione di intrattenere un rapporto di amicizia con voi se dalla vostra parte non vi è questo desiderio, e soprattutto non ho alcuna voglia di portare avanti una battaglia di ostilità. Se voi volete, fate pure, ma sappiate che da me avrete solo indifferenza. E ora, se mi volete scusare, devo tornare alla ricerca della principessa Milky, che sembra sparita da queste mura, perché dovrei portare avanti il mio compito di principessa istitutrice e insegnarle quanto più possibile. Quindi, buona giornata, contessa, e buona permanenza a palazzo, che spero, a questo punto, sia il più breve possibile-

Detto questo, Rein si avviò verso il palazzo. Aveva perso la pazienza con lei, si era lasciata andare in modo molto poco principesco, ma almeno si era sfogata. Detestava le persone come Trudy con tutta se stessa. E anche se sapeva che era vero che era andata via con Shade, tutto la si poteva definire tranne che fuga romantica. Era così arrabbiata, che non si era minimamente accorta che qualcuno la stava chiamando e rincorrendo. Solo quando si sentì afferrare per un braccio e fu costretta a voltarsi, vide, di nuovo, la contessa Trudy che l’aveva seguita.

-Cosa volete ancora?-

-È vero, voi non mi piacete. Ma ho esagerato e per questo vi chiedo scusa-

Rein la fissò interdetta, tuttavia guardando quegli occhi verdi così determinati della contessa, si rese conto che le parole dette erano vere.

-Grazie-

Disse solo Rein. La donna le lasciò il braccio e le due si fissarono alcuni secondi. Fu Trudy, alla fine, a cedere

-Se cercate la principessa Milky io so dove si trova. Posso accompagnarvi se volete-

-Perché dovrei fidarmi di voi?-

-Non dovete farlo per forza. Ma se mi seguiste, potreste evitare di girare ancora senza meta per il palazzo-

L’offerta di Trudy era allettante e al massimo, avrebbe fatto un giro in più

-Vi seguo-

Disse solo. Trudy annuì e si fece avanti incamminandosi verso il palazzo. Il silenzio tra le due era pesante ma Rein non aveva la minima intenzione di parlare. Tutto era nato per un problema della contessa, di certo non ci avrebbe pensato lei a risolverlo. Tuttavia, una parte di lei era terribilmente curiosa di sapere perché. E non si trattenne

-Perché? Perché non vi piaccio? Ho per caso mancato in qualcosa? Vi ho offesa in qualche modo?-

Trudy la guardò e scosse la testa facendo segno di no

-Allora cosa….-

-Siete semplicemente… perfetta-

-Che cosa?-

Gridò quasi Rein, sconvolta. Trudy annuì, decisa

-Non fingete con me, altezza. Conosco fin troppo bene le persone come voi. Vi nascondete dietro questo candore così abbagliante, che non si fa in tempo ad accorgersi della vostra vera natura fin quando non colpite-

Rein, basita, la fissò a bocca aperta.

-Io non… posso giurarvi che non sono perfetta-

-Lo so bene, ma è la vostra finzione che…-

-Io non sto fingendo!-

-Ne siete certa, altezza? E la vostra sceneggiata davanti ai sette saggi? Ammetto che lo svenimento è stato un vero e proprio colpo da maestro-

Rein si fermò in mezzo al vialetto del giardino. Non sentendo più i passi Trudy si voltò e si ritrovò ad osservare la principessa. Rein era sconvolta in un modo così evidente, che la donna per un attimo pensò di essersi sbagliata sul suo conto. Ma durò solo un istante, perché sapeva fin troppo bene che le persone come la turchina erano capaci di recitare in modo eccellente. Tuttavia Rein era veramente sconvolta per quelle parole

-Credete veramente che la mia sia solo una sceneggiata? Credete che io abbia voluto tutto questo di proposito?-

-Forse non di proposito, ma si, credo voi sappiate perfettamente quello che state facendo, o almeno, credo di sapere quale sia il vostro obbiettivo-

-Allora illuminatemi contessa perché temo di non saperlo io stessa-

-Volete la corona-

Rein la guardò e poi, totalmente sconvolta, scoppiò a ridere.

-Cosa? Credete che io sia qui per la corona? Credete io voglia diventare regina?-

-Sappiamo tutti che non avrete mai quella del regno del Sole. Quindi è plausibile che vogliate quella della Luna. Dopotutto tutti sanno che il nostro principe va sempre in aiuto di chi ha bisogno, e voi avete interpretato quella parte in modo sublime-

Rein si bloccò di colpo. In una frazione di secondo, tutta la tristezza e il freddo degli anni passati al palazzo del Sole le tornarono di colpo nel cuore. Trudy vide il cambiamento, e seppe immediatamente, che ciò che la principessa le stava per dire, era vero, perché un sentimento così di sconforto e disperazione non potevano essere finti

-Credete ciò che volete, contessa. Di certo, non spetta a voi sapere come sono andate realmente le cose e tanto meno, tengo io a dirvelo. Vi lascio con le vostre convinzioni, mettete pure in giro tutti i pettegolezzi che volete, ma vi assicuro, sul mio nome e sul mio onore, che non sono assolutamente venuta qui per cercare di ottenere una stupida corona. Anzi, vi dico di più, ne ho già rifiutata una, forse anche molto più prestigiosa di quella della Luna, quindi potete stare certa che il mio obbiettivo non sia assolutamente sedere sul trono. Credete che io dai saggi abbia finto? Siete libera di pensarlo, ma sappiate che realmente io non volevo partecipare, che tutto quello che è successo… io non ho finto. E perdonatemi, ma non siete stata presente al palazzo del Sole negli ultimi anni quindi vi prego di non parlare di cose che non sapete e, a questo punto, di non parlare di situazioni che non conoscete affatto e non potrete mai conoscere-

Trudy istintivamente fece un passo indietro alla turchina e senza rendersene conto, si inchinò. Quando si rialzò, tutte e due erano meravigliate e stupite. Ma quel loro dialogo non poté proseguire, perché Rein si sentì abbracciare da dietro e meravigliata si voltò. Avvinghiata alla sua vita vide la principessa che tanto disperatamente aveva cercato

-Milky!-

-Rein aiutami! Thomas non mi vuole dire niente, ho bisogno che tu gli ordini di dirmi cosa è successo con mia madre-

-Cosa?-

-La principessa ficcanaso Milky vuole sapere qual è stato l’argomento di conversazione che abbiamo avuto con la regina. Le ho spiegato che non era niente che la riguardava, ma è stato tutto inutile. Insiste nel volere sapere cosa sia successo-

-Mio fratello, Rein e tu convocati di prima mattina da mia madre è una cosa che mi riguarda. Deve essere successo qualcosa se mia mamma ha sentito il bisogno di parlarvi. Rein ti prego… che cosa vi siete detti? Riguarda a quando ieri…-

Milky non poté finire la frase perché Rein le mise una mano sulla bocca. Milky la guardò perplessa ma la turchina non ci fece caso perché aveva spostato lo sguardo su Thomas che a sua volta la guardava meravigliato. Fu solo quando Rein fece un piccolo movimento con la testa che il capitano si accorse della sua amica Trudy

-Trudy! Che bella sorpresa-

-Lieta di vedere che mi hai notata solo grazie al cenno della principessa Thomas-

Rein si maledisse mentalmente e provò per un istante, anche se breve, ma molto intenso, il forte desiderio di strangolare Milky. Infatti l’ultima cosa di cui aveva avuto bisogno in quel momento era l’arrivo della rosa tra le sue braccia, con la sua innocenza e la sua capacità di parlare senza rendersi conto del luogo o delle persone presenti. Improvvisamente la turchina conosceva con precisone l’argomento della loro prossima lezione.

-Contessa Trudy, prima che un nuovo pettegolezzo possa prendere forma nel palazzo…-

Iniziò a dire Rein mentre si volgeva verso la contessa

-…Vorrei spiegarvi, a tutte e due a questo punto, il motivo della nostra convocazione mattutina da parte della regina-

Trudy la guardava con un sorriso sarcastico sul volto. Incrociò le braccia al petto mentre aspettava il discorso della principessa, già pronta a non credere ad una sola parola uscita dalla bocca della turchina. Rein lasciò andare la povera Milky la quale si mise vicino alla contessa, in attesa. Thomas, che non aveva capito assolutamente niente di cosa stesse succedendo tra le due donne, ma a sua discolpa non lo poteva proprio sapere, senza pensarci, ma leggendo la tensione nell’aria, si mise vicino a Rein, pronto a difenderla se si fosse presentata l’occasione

-Allora prima di tutto è vero, questa mattina tutti e tre siamo stati convocati dalla regina-

-Questo lo sappiamo già-

Disse Milky, impaziente di scoprire il segreto. Thomas guardò Rein e le sussurrò

-Sicura di volere raccontare cosa è successo?-

Rein annuì

-Siamo stati convocati perché… perché la regina… insomma noi… siamo stati ripresi da sua maestà-

Le reazioni furono le più diverse possibili. Thomas la fissò meravigliato, colpito dall’onestà di Rein. Pensava che la turchina si sarebbe inventata qualcosa per nascondere i fatti, o almeno avesse cercato di camuffare un minimo il motivo della loro convocazione, di certo non si aspettava tutta quella sincerità. Milky invece si mise a ridere, totalmente impreparata ad una risposta del genere. Si era immaginata chissà quale segreto, invece sua madre li aveva chiamati per dirgliene quattro. Trudy invece, sembrò impassibile a quelle parole, ma i suoi occhi facevano trasparire un’unica emozione: ammirazione. La bionda, infatti, sapeva che la turchina non poteva avere mentito, dovevano per forza essere vere le sue parole dato il suo lieve imbarazzo nella voce e, per di più, la faccia di meraviglia di Thomas confermava la sua supposizione. Era stata onesta perché voleva dimostrarle che prima le aveva detto la verità. Trudy non poté non provare ammirazione per una mossa così coraggiosa, la principessa aveva fatto veramente un’ottima giocata. E questo non fece che confermare ancora di più i suoi sospetti: Rein era un’abile giocatrice. Peccato che lei non era facile da ingannare come la turchina doveva pensare

-E perché siete stati ripresi?-

Chiese Milky che voleva saperne decisamente di più di quella storia. Rein la guardò, accennando ad un piccolo sorriso

-Perché, cara la mia principessa, per un motivo o per un altro, negli ultimi giorni tutti e tre abbiamo mancato ai nostri doveri. Per quanto riguarda me, sono stata fin troppo negligente nei tuoi confronti. Ed era per questo che ti stavo cercando. Dobbiamo fare lezione e tu, mia cara, devi studiare, seriamente da adesso in poi-

Tutto l’entusiasmo di Milky si polverizzò nell’istante stesso in cui Rein aveva smesso di parlare. Abbassò lo sguardo, triste

-Dobbiamo proprio farlo?-

-Direi proprio di si-

-Però anche tu stavi perdendo tempo stamattina. Passeggiavi nel parco con la contessa-

Trudy, sentendosi chiamata in causa, e ancora una volta, agendo prima di pensare, si trovò a difendere la turchina

-Veramente, altezza, la principessa vi stava cercando e io la stavo aiutando nel compito. Vi avevo visto passeggiare con Thomas vicino al gazebo delle rose e stavo conducendo lì la principessa quando ci avete sorprese-

Rein fissò meravigliata la contessa, di nuovo, ma si trovò a ringraziarla mentalmente per l’aiuto

-Esattamente. E ora che ti ho trovato, direi che dobbiamo andare a metterci al lavoro. Vogliamo andare?-

Milky provò a ribattere in qualche modo, ma vedendo lo sguardo sul volto di Rein, sospirò sconfitta

-Andiamo-

Rein le sorrise. Poi si voltò verso Trudy

-Contessa, grazie per il vostro… aiuto-

-Sempre lieta di essere utile alla famiglia reale-

Rein e Trudy si guardarono. Entrambe sapevano che quella frase aveva molti significati e Rein aveva capito che era un altro avvertimento per lei. Qualsiasi fosse il motivo di tutto quel risentimento di Trudy, Rein non lo capiva. Eppure sapeva che il loro discorso non era concluso, era solo rimandato. E Rein non lo attendeva certo con ansia.

-Thomas, a presto. Contessa, buona giornata-

I due si inchinarono mentre le due principesse si avviavano verso il palazzo, senza voltarsi indietro. Thomas e Trudy erano rimasti fermi nel vialetto del giardino del palazzo reale e ognuno era perso nei propri pensieri. Ad un tratto Trudy si voltò verso Thomas

-Per cosa sei stato ripreso da sua maestà questa mattina?-

Thomas alzò gli occhi al cielo, e un leggero rossore imporporò le sue guance

-Non sono fatti tuoi…-

Bofonchiò a Trudy. La contessa, che conosceva fin troppo bene Thomas, mise un braccio sotto a quello del capitano e lo costrinse a camminare con lei

-Andiamo, ci conosciamo fin da piccoli. Conosco ogni tuo più piccolo segreto, conosco ogni cosa che hai fatto: non vorrai mica iniziare adesso ad avere dei segreti con me?-

Thomas guardò la sua amica e si ritrovò a parlare prima ancora di essersene accorto. Era questo il potere che Trudy aveva su di lui, sapeva sempre come farlo parlare

-Sono stato chiamato per fare un ripasso dei miei doveri come capitano delle guardie reali-

-Grave come cosa-

Thomas alzò gli occhi al cielo

-Tutta colpa di quello stramaledetto di un principe-

-Ah si?-

Chiese fintamente Trudy. Il segreto per far continuare a parlare Thomas, era quello di non interromperlo e di assecondare il suo discorso. Facendo così lui diceva tutto, senza filtri. Ed era proprio quello che Trudy voleva: sapere cosa fosse successo esattamente il giorno prima. Non era difficile capire che le voci di ieri e la convocazione dei tre di quella mattina erano correlate. E questo voleva dire che le voci dovevano essere vere. E lei sapeva che Thomas le avrebbe confidato qualsiasi cosa, contando sulla sua discrezione e sul loro legame di amicizia. E sembrava non essersi sbagliata nemmeno quella volta

-Sai cosa ha fatto il nostro bel principe?-

-Cosa?-

-Lui… se ci penso, veramente mi meraviglio del fatto che ancora non lo abbia ucciso-

Trudy ridacchiò, civettuola

-Cosa avrà mai commesso di così scandaloso il nostro principe per far sì che tu ci sia andato di mezzo?-

-Veramente Trudy, non puoi capire cosa abbia fatto-

-Se tu me lo dicessi potrei capire-

Thomas si fermò, si voltò a guardarla e con l’espressione più seria parlò

-Prometti di non dirlo in giro? Ne potrebbe andare della mia reputazione-

Trudy lo guardò con i suoi occhi verdi in modo molto intenso

-Lo prometto-

-Quell’idiota di un principe lui… lui ha modificato i turni delle guardie reali-

Trudy spalancò la bocca, meravigliata e stupita di quello che aveva sentito. Esterrefatta esclamò

-Ha fatto che cosa?-

Thomas la guardò arrabbiato.

-Quello che ti ho detto. Ha messo mano ai turni delle guardie che io avevo preparato, facendo venire meno guardie al palazzo durante il giorno. E io non me ne sono accorto. Per due settimane siamo stati sotto numero, capisci le implicazioni? Se fosse successo qualcosa a palazzo avrei potuto non avere guardie a sufficienza per proteggere la famiglia reale!-

Trudy la fissò con una espressione così sorpresa e stupefatta che non seppe cosa rispondere. Così Thomas continuò a parlare

-Vedi anche tu sei sconvolta come me. Ma la cosa assurda è che io non me ne sono accorto. Si avevo visto che alcuni volti li vedevo meno di quello che pensavo, ma potevo io credere che Shade sostituisse le mie istruzioni con altre? Insomma, io mica vado nel suo ufficio e cambio i piani delle finanze del regno perché mi piace così. Dannato di un principe, per di più mi tocca sorbirmi i rimproveri della regina, che giustamente si domanda come svolga il mio lavoro, dato che il numero di guardie a protezione del palazzo è evidentemente insufficiente. Non è che io non controllo le cose, è che se decido una cosa non ho bisogno di ricontrollare perché so già cosa ho deciso e mi aspetto che i miei sottoposti seguano il mio ordine. Ma sta pur sicura che Shade questa volta non se la caverà, e ora la ramanzina toccherà pure a lui e sono certo che sua maestà ci andrà giù pesante. Si tratta della sicurezza della famiglia reale e di tutti noi della corte. Ha veramente fatto un bel casino questa volta-

-Ma perché lo avrebbe fatto?-

Chiese perplessa Trudy che tutto si aspettava da quella conversazione tranne che quella piega degli eventi

-Perché, secondo lui, troppe guardie potevano mettere a disagio la corte e farla sembrare poco… sicura-

Trudy lo fissò basita. Thomas, guardandola si preoccupò

-Trudy, tutto a posto?-

La donna si riprese quasi immediatamente

-Si scusa Thomas. È che, lo ammetto, sono veramente sorpresa. Credevo che in realtà le voci di ieri potessero essere vere dato che tutti e tre eravate stati chiamati dalla regina-

-Voci? Quali voci?-

Chiese Thomas, meravigliato

-Quelle della fuga dei principi-

-C’è una voce del genere in giro?-

Trudy lo guardò stupita

-Non dirmi che non ne hai sentito nemmeno accennare. Ieri pomeriggio sia il principe Shade che la principessa Rein sembravano spariti e presto si è diffusa la voce che i due fossero andati via insieme-

Thomas scoppiò a ridere

-Shade e Rein in fuga? Certo che i nobili sono veramente fantasiosi quando devono inventare una storia-

-Andiamo Thomas è comprensibile. Hai visto l’intimità dei due e…-

-Se sento ancora qualcuno parlare della loro intimità ‘particolare’ giuro che lo uccido-

-Thomas!-

-Noi due non abbiamo lo steso grado di intimità che hanno quei due? Siamo nelle stesse condizioni: amici di infanzia, proprio come me e te. Eppure nessuno parla di noi due in questi termini e solo perché non siamo di famiglia reale-

Trudy non seppe cosa ribattere. Effettivamente era vero, lei e Thomas erano amici da sempre, e la loro intimità era legata da una autentica amicizia, di certo non c’era niente di romantico tra loro. Però il modo in cui sia Shade che Rein si guardavano non era come lei e Thomas si guardavano. Era, diverso. Lei lo sapeva bene, conosceva quegli sguardi

-Ma loro due…-

-Poi non capisco, Rein ieri era con sua maestà la regina ieri. Moon Maria ci teneva a far vedere il tempio della Luna alla principessa, senza che ci fosse una cerimonia ufficiale. Tutti sanno che quando va la regina il tempio è quasi sempre vuoto, e così ha potuto far apprezzare a Rein il luogo. Sono persino uscite dalla stessa carrozza, come fa la gente a pensare che Rein fosse con Shade, lo trovo assurdo-

-Quindi mi giuri che non erano insieme?-

Thomas guardò la sua amica

-Posso confidarmi con te senza che ciò che sto per dirti finisca sulla bocca di tutti?-

Trudy annuì

-Shade è veramente andato via ieri dal palazzo senza scorta e di nascosto. Per questo credo abbia allentato i turni delle guardie, per avere più possibilità di movimento. E sì, sono andato a cercarlo con le guardie. Ma ti posso assicurare che quando io e le guardie abbiamo trovato Shade era solo, e prima che tu me lo chieda, era molto lontano dal tempio della Luna. Era solo, a parte il suo cavallo, nessun cenno di una principessa nei paraggi. È la verità-

Trudy guardò Thomas negli occhi e non lesse nessuna menzogna in essi. Questo voleva dire che si era sbagliata ed effettivamente quella voce era falsa. Che la principessa le avesse veramente detto la verità? Possibile che si fosse veramente sbagliata? No, non poteva crederlo, non poteva essersi confusa. Sapeva cosa aveva visto, sapeva cosa stava succedendo. Sapeva che il modo in cui i due reali si guardavano era molto di più che una semplice amicizia. Poi c’era una cosa che Thomas non sapeva. Lei li aveva visti, quella notte, nel buoi del corridoio del palazzo reale, dopo il ballo, Rein e Shade scambiarsi quel bacio davanti alla porta della principessa. E se anche avesse potuto pensare che fosse stato un bacio innocente, non si poteva negare che un uomo e una donna in giro di notte, insieme, senza scorta o accompagnatori non poteva non nascondere qualcosa di… immorale. Tuttavia aveva bisogno di altre prove prima di potere rivelare i suoi sospetti. Quindi si limitò, per ora, a fare finta di niente. E doveva ammettere che non sempre le voci erano fondate, e che quindi effettivamente il giorno prima non c’era stata nessuna fuga.

-Ti credo Thomas, non ti preoccupare. Sarò lieta di smentire quelle voci se mi capitasse l’occasione-

Thomas le sorrise. I due si erano incamminati verso il palazzo, chiacchierando del più e del meno. Una volta raggiunto, Thomas la salutò

-Perdonami cara, ma per quanto io adori passare del tempo con te, e sai che è vero, devo tornare al mio lavoro-

-Non sarò certo io a trattenerti. Anzi, temo di avere accettato un invito per un the assieme alla viscontessa Dunnel-

A sentire quel nome Thomas rabbrividì

-Cosa hai fatto di male per meritarti un simile castigo?-

Trudy gli diede un leggero colpo al braccio, fintamente offesa

-I Dunnel sono un’antica e nobile famiglia di questo regno-

-Non lo nego, ma i fratelli Dunnel sono noti per essere i peggiori pettegoli di questo regno!-

-E proprio per questo non potevo rifiutare. Non vorrei che dei pettegolezzi su di me iniziassero ad uscire per il solo fatto di avere rifiutato un invito-

-Allora ti auguro buona fortuna. Ne avrai bisogno-

Trudy gli sorrise e poi si incamminò verso il luogo del suo appuntamento. Quando fu sparita dalla sua vista, Thomas perse il sorriso che aveva e si fece scuro in volto. Aveva fatto molta fatica a mentire a Trudy, ma sapeva di averlo fatto per una buona causa. Se Thomas non si fosse inventato quella storia dei turni della guardia, sarebbe stato veramente nei guai. Sapeva che Trudy era capace di fargli dire qualsiasi cosa, ma su una cosa la donna non aveva fatto i conti e cioè che nel periodo in cui i due non si erano visti e frequentati, lui aveva capito quando era meglio tenersi i suoi segreti e quando, invece, era il caso di essere sincero. Era un’arte che aveva affinato stando a corte e al seguito di Shade e aveva capito che oggi a Trudy non poteva dire la verità. Per la prima volta da quando si conoscevano, Thomas non si era fidato di lei, o meglio, non si era potuto fidare di lei perché aveva capito che Trudy, in quel momento, non voleva sapere quelle informazioni per sé, ma stava cercando di fomentare i pettegolezzi su Shade e Rein ottenendo delle certezze da lui e di certo, non lo avrebbe fatto in modo benevolo verso i due principi. Trudy era diventata una cortigiana alla ricerca di informazioni da usare, non era più solo la sua migliore amica e questo lo aveva sconvolto. Era vero che non si vedevano da più di un anno e le persone cambiano, ma quello era un cambiamento radicale per la bionda. Cosa le poteva essere accaduto per far sì che la sua amica sparisse e fosse sostituita da una abile cortigiana in cerca di pettegolezzi per chissà quale motivo? Tuttavia non era il fatto che la donna fosse cambiata così tanto che lo aveva lasciato sbalordito, quanto il fatto di non essersi potuto fidare della sua migliore amica, quasi una sorella per lui. E questo gli stava facendo più male che non se qualcuno lo avesse colpito con un pugnale alle spalle.

-Trudy… che cosa ti è successo?-

 

 

 

Il conte Philip stava sorseggiando una tazza di thè assieme a sua cugina Charlotte. Il loro protrarsi a palazzo si stava facendo pesante per il conte, che desiderava tornare al più presto alla sua dimora, ma Philip provava troppo affetto verso sua cugina, e sapeva che la giovane diciottenne desiderava ancora fermarsi e ammirare lo splendore della corte e la sua vita di società, che alla fine aveva deciso di fermarsi più a lungo a palazzo per farle vivere al meglio la vita di corte. Tuttavia non tutto il giorno era pieno di programmi e impegni, così, quando avevano del tempo libero i due preferivano passarlo assieme, gustando un buon the e parlando proprio come facevano a casa.

-Ho saputo che domani sera la dama di compagnia di sua maestà la regina, Lady Vivian, terrà una cena con alcuni membri della nobiltà e dicono che persino sua maestà sarà presente-

-Non è una cosa insolita-

-Si, lo so, ma si dice che i visconti Dunnel non siano stati invitati-

-Non mi stupisce nemmeno questo-

-Sono così tanto tremendi?-

-Meglio starne alla larga. Sono i peggiori pettegoli del regno e sono capaci di disintegrare la reputazione di una persona in poco tempo-

Charlotte inorridì

-Come si può pensare di fare una cosa tanto orribile a qualcuno?-

Philip sorrise teneramente a sua cugina

-Perché tu sei una bellissima e ingenua ragazzina-

-Ho diciotto anni, non sono più una ragazzina-

Philip ridacchiò, poi, però, si fece subito serio

-Devi stare attenta Charlotte. So che qui tutto ti sembra meraviglioso e so che non faresti mai del male a qualcuno, ma non siamo tutte belle persone come te, anzi, è estremamente raro trovare a corte delle brave persone. I più sono qui per un proprio tornaconto personale, gli altri sono pronti a uccidere pur di avere prestigio. E i peggiori, i veri cortigiani, sono coloro che ti sorridono davanti e contemporaneamente di accoltellano senza che tu te ne accorga. E i Dunnel fanno parte di questa categoria. Non ti fidare mai delle loro parole, perché non dicono o fanno niente che non torni a loro favore-

-Ma se sono persone così deplorevoli, perché non sono stati privati del titolo e del rango e cacciati da palazzo?-

-Te l’ho detto, perché, sono bravi nel distruggere qualcuno senza che si arrivi veramente a loro. Hanno sempre qualcuno da sacrificare al posto loro-

Charlotte rabbrividì sulla sedia.

-Che persone orribili…-

-Non ti preoccupare, finché ci sono io, stai pur certa che nessuno ti farà del male-

Charlotte gli sorrise, grata. Philip era tutto ciò che le restava della sua famiglia. Quando i suoi genitori erano venuti a mancare a causa di una terribile malattia, era stata accolta in casa del cugino senza nessuna esitazione. All’epoca lei aveva solo dodici anni e Philip diciannove. Nonostante la differenza di età lui si era dimostrato così premuroso nei suoi confronti che più che un cugino si era comportato con lei come un fratello maggiore ed era così che lei lo considerava a tutti gli effetti. Era suo fratello e lei sua sorella e niente avrebbe mai potuto distruggere il sentimento di affetto e la fiducia che li legava. Anche quello che Philip aveva passato qualche anno fa, non aveva fatto altro che tenerli più uniti che mai. Per questo lei sapeva che le parole dette dal cugino sarebbero stato sempre vero e che Philip per lei ci sarebbe sempre stato, in qualsiasi momento. Stava per ringraziarlo per quella frase quando un bussare alla porta li bloccò. Era decisamente insolito e raro che qualcuno bussasse alla porta del loro appartamento, specialmente a quell’ora del pomeriggio. Philip non si fece trovare impreparato e si alzò per andare a vedere chi fosse. Alla porta trovò un cameriere del palazzo, che teneva in mano una vassoio con sopra appoggiate due lettere chiuse.

-Conte Philip d’Hoteval, chiedo scusa per l’interruzione. Sono Andrew, cameriere personale di sua maestà il principe Shade. Ho un messaggio per voi da parte di sua altezza reale il principe e un messaggio per la Baronessa Charlotte di Amondgnac da parte di Lady Vivian Stomper, dama di compagnia di sua maestà la regina Moon Maria-

-Una lettera per me?-

Chiese meravigliata Charlotte, che si affrettò ad avvicinarsi alla porta, meravigliata. L’uomo fece un piccolo inchino alla baronessa e tese ai due il vassoio. Fu Philip a prendere entrambe le missive. Ringraziò l’uomo e si affrettò a chiudere la porta. Una volta soli, diede a Charlotte la sua lettera e si affrettò ad aprire la sua. Il grido di gioia di sua cugina gli fece alzare un sopracciglio

-Cosa ci potrà mai essere scritto da meritare un grido così di gioia?-

-Sono stata invitata domani sera alla cena di lady Vivian. Guarda-

Charlotte tese la lettera a Philip il quale si affrettò a leggere. L’invito era chiaro e preciso, senza troppi paroloni altisonanti o formule grottesche che a volte accompagnavano tali inviti. Una volta terminata la lettura, la ripassò a sua cugina

-Posso andarci?-

Gli chiese esitante.

-Perché non dovresti? Dopotutto è come se sua maestà la regina ti avesse invitato, non puoi rifiutare senza una giusta causa, a meno che tu non voglia non andarci-

-Certo che voglio andarci!-

Philip sorrise davanti alla gioia incontenibile di sua cugina. Ammirava quel lato di lei, avrebbe tanto voluto anche lui avere di nuovo quella meraviglia e spensieratezza nell’anima.

-Allora ti consiglio di scrivere un biglietto di ringraziamento a Lady Vivian per l’invito-

-Vado subito-

Charlotte si era affrettata a raggiungere lo scrittoio per scrivere il biglietto, quando si bloccò e si voltò verso di lui

-Il principe cosa vuole da te?-

-A quanto pare ho ricevuto una convocazione dal principe-

-Una convocazione?-

Philip annuì

-Devo andare alle quattro nell’ufficio di sua altezza. Vuole parlarmi di una questione importante, o almeno è quello che dice qui-

Charlotte lo fissò meravigliata

-Cosa pensi che sia?-

-Non lo so, ma so di non avere fatto nulla di male, quindi mi auguro sia un incontro più che altro formale-

-Magari vuole affidarti un ruolo qui a corte-

Philip scosse la testa

-Non ti mettere in testa strane idee. Niente mi farà trattenere a corte più del necessario, quindi smetti di sperare di fermarti di più. Ti ho già concesso molto più tempo di quello che avrei voluto io-

Charlotte abbassò la testa, avvilita.

-Almeno potrò passare un’ultima cena in società-

-Esatto. Pensare sempre al lato migliore delle situazioni, non è ciò che dici sempre tu a me?-

Questa volta il conte non ricevette risposta, ma Philip sapeva che sua cugina lo stava mentalmente odiando per avere usato una sua frase contro di lei. Ma ora non aveva tempo da perdere per cercare di risollevare il morale a Charlotte. Non si era minimamente aspettato che il principe lo convocasse, era un qualcosa di totalmente inatteso che lo lasciava perplesso. Poteva immaginare quale sarebbe stato il tenore del loro confronto, di certo il conte Thomas doveva avere riferito al principe il fatto che lui sapeva della fuga, e probabilmente Shade voleva assicurarsi che nulla trapelasse da lui. Un certo senso di inquietudine lo colse all’improvviso, detestava non farsi trovare pronto agli eventi e il non essersi aspettato una convocazione dal principe lo aveva lasciato con un leggero senso di inadeguatezza. Tuttavia sarebbe andato senza esitazione, pronto ad affrontare qualsiasi cosa il suo principe avesse da dirgli. Non era un uomo che si tirava indietro di fronte alle situazioni e non avrebbe certo iniziato quel giorno.

-Sarà meglio che vada a cambiarti Philip. Non puoi certo presentarti al principe con ancora gli abiti del mattino-

Philip si guardò e si trovò concorde con la cugina

-Hai ragione. Sarà meglio che vada-

Charlotte annuì senza guardarlo, ancora intenta a scrivere la risposta all’invito. Philip era quasi arrivato alla porta della sua camera quando la cugina la richiamò

-Philip?-

L’uomo si voltò

-Credi sia meglio che porti io la risposta o la faccia mandare?-

-Mandala con una cameriera è la cosa migliore-

Charlotte annuì, poi però sbiancò in volto. Vedendola Philip si spaventò

-Charlotte non ti senti bene?-

-Non so cosa mettere domani sera! Ho praticamente finito gli abiti-

Philip la guardò meravigliato

-L’abito che avevi ieri sera è perfetto non vedo tutta questa preoccupazione…-

-Philip non capisci. Non posso certo presentarmi ad un evento di corte con un abito che ho già indossato ad un altro evento ieri sera. Cosa direbbero di me?-

-Chi vuoi mai che…-

Charlotte volò veloce verso la sua stanza, lasciando Philip ad osservare la scena perplesso. Charlotte iniziò a tirare fuori tutti i suoi abiti, alla rinfusa. Vedendo quella confusione, e immaginandosi che sua cugina sarebbe stata impegnata per molto tempo, si ritirò in camera sua. E mentre sentiva la ragazza sospirare e quasi urlare contro i suoi vestiti si trovò a pensare quanto fossero strane le donne

-Tutta questa confusione per dei vestiti… che assurdità-

 

 

 

Rein vide Milky sospirare per la quarantesima volta nel giro di cinque minuti. Erano sedute a quel tavolo del suo appartamento ormai da tutto il giorno. Avevano pranzato insieme e appena finito avevano subito ripreso a studiare. Rein aveva capito che tenere concentrata la principessa per un periodo di tempo abbastanza lungo non era affatto facile, dato che non era un’amante dello studio e della concentrazione. Tenerla attenta per più di mezz’ora sullo stesso argomento era praticamente impossibile, ma la turchina non era facile da abbattere, e cercava sempre di coinvolgerla e tenerla attenta. Tuttavia c’erano dei momenti dove solo Milky doveva lavorare, e occuparsi di esercizi di matematica era un compito solo della povera principessina.

-Mi spieghi perché devo imparare a fare degli stupidi esercizi di matematica?-

-Perché la matematica è importante-

-Per cosa?-

-Molte cose-

-Ad esempio?-

Rein la guardò, severa

-Nella gestione della vita di tutti i giorni serve sapere la matematica-

-E per che cosa? Per sapere tagliare perfettamente in parti uguali una torta?-

Rein fulminò con lo sguardo Milky, che abbassò gli occhi

-Sei una principessa reale, e un giorno sarai chiamata a gestire le tue finanze personali-

-Avrò delle finanze personali?-

-Tu hai già delle finanze personali-

Milky la fissò, meravigliata

-No che non le ho, altrimenti lo saprei-

-Le hai, fidati di me, solo che non te ne occupi direttamente tu, almeno non ancora-

-E chi osa gestirle al posto mio?-

-Non ne ho la certezza, ma si dovrebbe trattare di tua madre-

-Perché mia madre dovrebbe gestire le mie finanze? E poi scusa, non usiamo direttamente i soldi delle casse dello stato ogni volta che ne abbiamo bisogno?-

Milky ridacchiò

-Certo che no. Non puoi certo entrare nelle stanze del tesoro e spendere tutto quello che vuoi così per capriccio-

-Ma sono soldi nostri, no?-

Rein scosse la testa

-In teoria sì, ma in pratica sono soldi del regno e vanno accuratamente amministrati e gestiti. Per questo si destina una parte di essi alla famiglia reale e il resto resta a disposizione del regno-

-Vuoi dire che è come se fossimo… stipendiati?-

-No, non proprio. I soldi che entrano nelle casse dello stato attraverso le tasse, l’affitto di alcune terre appartenenti alla vostra famiglia o per altre questioni riguardanti il regno, sono soldi vostri, ma dato che lo stato e il mantenimento del regno hanno bisogno di molto denaro, di quella somma si prende ciò che è ritenuto bastare a mandare avanti il palazzo e la vostra vita di tutti i giorni e il resto viene lasciato per le spese di stato-

-Quindi è come se fatto cento noi prendessimo la metà?-

-Di solito basta molto meno, fidati-

-Ma se prendiamo i soldi dallo stato, perché dovrei imparare ad amministrare le mie finanze un giorno scusa? E perché mi serve la matematica per fare questo?-

-Perché, cara la mia principessa, voglio augurarmi che tu non diventerai una di quelle donne capaci di spendere tutto il budget di un mese in un giorno e per evitare questo, devi essere capace di leggere un bilancio, sapere sommare e sottrarre le cifre per capire come stai spendendo il tuo patrimonio e, soprattutto, cercare di capire come non esaurirlo e mettere via abbastanza denaro per stare sempre al sicuro e non dipendere, così, del tutto, dalle entrare dello stato-

Milky la guardò perplessa

-Credo di non avere capito molto bene-

-Quando arriverà il momento lo capirai-

-Io voglio capirlo adesso-

Rein era pronta a ribattere quando le venne un’idea

-Va bene, facciamo una prova pratica allora. Dammi quel foglio-

Rein prese il foglio che la principessa le passava e iniziò a scrivere alcune cifre. Scrisse sul foglio per alcuni minuti, poi lo passò a Milky

-Ecco, questo è un esempio molto, molto semplice di un piccolo bilancio personale. Questa è la cifra a disposizione che hai in questo momento e che ti dovrà durare, diciamo, per 30 giorni. Quelle cifre che ti ho segnato sono spese già previste che dovrai scorporare dalla cifra iniziale e…-

-Che spese sono?-

-Principalmente le spese per la tua cucina, per le tue cameriere personali, alcune spese di beneficenza, vestiti, piccoli regali… cose così-

-Ci sono tutte queste spese nella vita di una principessa?-

Rein fece segno di sì con la testa

-E queste sono solo alcune, quelle, appunto, diciamo fisse o prevedibili di mese in mese. Ora, sottrai quelle somme alla cifra iniziale che avevi-

Milky si mise a fare velocemente le sue sottrazioni. Rein stava seguendo attentamente quei calcoli che il bussare alla porta la colse così di sorpresa che per poco non gridò per lo spavento. La porta si aprì senza aspettare una sua risposta ed entrò Dreamy

-Altezza, una lettera per voi da parte di Lady Susan-

-La dama di compagnia di mia madre?-

Chiese Milky a Dreamy, osservando curiosa la busta che la ragazza stava tendendo alla principessa Rein. La turchina la prese e ruppe il sigillo senza esitare e si mise subito a leggere il contenuto.

-È un invito a cena per domani sera negli appartamenti di Lady Susan-

Disse Rein alle due che la guardavano.

-Lady Susan che organizza una cena? È strano-

-È molto insolito?-

Chiese Rein più a Dreamy che non a Milky. La cameriera fece cenno di no con la testa

-No altezza, più o meno una volta al mese lady Susan organizza qualche evento a cui a volte partecipa anche sua maestà la regina. È un grande onore essere invitati ad una di queste serate, perché vuol dire potere passare del tempo con persone della cerchia ristretta della regina-

-Sarà meglio che risponda subito allora e ringrazi per l’invito-

Disse la turchina, voltandosi verso il tavolo alla ricerca di un foglio bianco. Rein non scrisse molto, fece un piccolo biglietto e si affrettò a chiuderlo e a darlo nelle mani di Dreamy

-Potresti per favore consegnarlo tu a lady Susan?-

Dreamy fece un inchino

-Certo principessa-

Detto questo la cameriera si avviò veloce per eseguire il suo compito. Una volta che se ne fu andata, Rein sospirò tristemente

-Qualche problema?-

Le chiese Milky guardandola

-Niente che ti debba preoccupare-

-Ma hai sospirato-

-Credo di avere offeso gravemente Dreamy ieri e… non so come fare per farmi perdonare-

Milky assunse una espressione pensierosa. Ad un tratto il suo volto si illuminò con un enorme sorriso

-Ma è molto semplice!-

Disse contenta la principessina. Rein la guardò sorridendo a sua volta

-Tu dici?-

Milky annuì sicura con il capo

-Sentiamo allora principessa, cosa dovrei fare?-

-Chiedile semplicemente scusa. Se funziona con me quando ne combino di tutti i colori per il palazzo vuoi che non funzioni per te?-

Rein si ritrovò a ridere e senza accorgersene abbracciò stretta la rosa

-Milky, lo sai, sei incredibile quando vuoi!-

Milky sorrise a sua volta, rispondendo con lo stesso calore all’abbraccio della turchina

-Questo vuol dire che, dato che ti ho dato una mano, mi posso evitare la matematica per oggi?-

Rein scosse la testa

-Mi dispiace principessa, quella ti tocca lo stesso. Anzi, sarà meglio che tu torni al lavoro, quelle cifre non si sottrarranno di certo da sole-

 

 

 

Alle quattro precise il conte Philip di Hoteval fu fatto accomodare nello studio privato di Shade. Il principe aveva rimuginato molto prima di parlare con l’uomo, ma dopo avere saputo alcune cose riguardanti il conte, era arrivato alla conclusione che effettivamente avrebbe dovuto parlargli a quattr’occhi. Il conte sembrava calmo e rilassato, entrando gli aveva fatto un inchino e poi si era accomodato sulla sedia che gli aveva indicato il principe e ora lo fissava, in attesa. Sapeva che toccava a lui parlare per primo, dopotutto era lui che lo aveva fatto convocare

-Conte, grazie per essere venuto-

-È un onore essere convocato da voi altezza-

Shade annuì

-So che potete essere rimasto sorpreso di questa convocazione, ma avevo bisogno di parlarvi, lontano da orecchie indiscrete-

Philip annuì

-Certo, ammetto il mio stupore iniziale, ma penso di sapere il perché di questo colloquio-

Shade lo fissò meravigliato

-Lo sapete?-

Il conte annuì

-Certamente vorrete avere da me una rassicurazione per quanto riguarda gli avvenimenti di ieri pomeriggio. Posso giurarvi maestà che da me non trapelerà niente di quanto accaduto, avete la mia parola-

Shade era sempre più sbalordito e meravigliato

-Cosa sarebbe successo ieri di preciso?-

Philip lo guardò un attimo perplesso prima di parlare

-Maestà, vi prego, non sono così sciocco da pensare che il capitano, il conte Thomas d’Orvail non vi abbia riferito del fatto che io sia a conoscenza delle circostanze avvenute ieri pomeriggio, dato che mi trovavo proprio con il capitano quando è giunta la notizia della vostra fu… della vostra uscita pomeridiana con la principessa-

Shade lo guardò oltre modo basito. Il conte sapeva cosa era successo ieri pomeriggio? Vedendo la sua espressione, Philip si fece bianco in volto e terribilmente preoccupato

-Deduco che il capitano non vi abbia riferito questo fatto-

-No, non l’ha fatto-

Philip, sempre preoccupato, abbassò lo sguardo, incapace di sostenere lo sguardo del principe. Shade stava provando un terribile istinto omicida nei confronto di Thomas, immaginando i mille modi in cui avrebbe potuto togliergli la vita per averlo messo in una situazione del genere. Come aveva potuto quello stupido del suo capitano delle guardie non riferirgli quel piccolo particolare?

-Quindi voi sapete-

Disse solo Shade, guardando il conte. Philip fece un piccolo cenno di assenso con la testa

-Si altezza. Ero a colloquio con il capitano quando… quando è arrivata la notizia che né voi né la principessa eravate a palazzo-

Shade sospirò rassegnato. Sentendolo Philip tornò ad alzare lo sguardo e a fissarlo

-Altezza vi posso garantire sul mio nome che mai io…-

-Conte, vi prego. So perfettamente che posso contare sulla vostra discrezione-

Philip fu oltremodo colpito dalla risposta del principe. A quanto pare le parole che il giorno prima gli aveva detto Thomas corrispondevano alla verità, e il principe non era affatto arrabbiato con lui o maldisposto nei suoi confronti.

-Altezza, grazie per la fiducia che riponete in me-

-Sono io a dovere ringraziarvi, invece-

-E per quale motivo?-

-Sapete che mi sono avventurato fuori da palazzo in compagnia della principessa Rein, senza scorta e del tutto inaspettatamente e non avete alcun dubbio sulle mie azioni? Sono molti i membri di questa corte che avrebbero approfittato di questa informazione per screditarmi al contrario vostro, che avete mantenuto il più stretto riserbo-

Philip lo fissò molto serio

-Altezza, vi prego. Conosco abbastanza la vostra reputazione e il vostro operato per sapere che siete un uomo corretto e rispettabile. Non potrei mai pensare che ieri fra voi e la principessa possa esserci stato in alcun modo un comportamento deplorevole o sconveniente. Sicuramente avrete avuto le vostre buone ragioni per farlo e non sarò certo io a discutere delle vostre motivazioni-

Shade era sempre più colpito dal conte. Non si era certo aspettato una risposta del genere, anzi. Non si era affatto immaginato di sostenere quella conversazione, dopotutto lui lo aveva fatto convocare per altro, non per parlare ancora dei fatti avvenuti ieri. Eppure, quello scambio di parole aveva confermato i suoi pensieri sull’uomo.

-Bene, direi che per ora, però, sarebbe meglio dimenticare i fatti accaduti e passare alla questione per cui vi ho fatto chiamare-

Philip si fece inconsciamente più dritto sulla poltrona e assunse una posizione di allerta. Era vero, se il principe non lo aveva fatto convocare per parlare del suo coinvolgimento negli avvenimenti di ieri, doveva esserci qualcos’altro. Dopotutto il biglietto diceva che si trattava di una questione importante.

-Spero non vi dispiaccia sapere che ho fatto condurre una piccola ‘ricerca’ su di voi-

Il conte lo fissò meravigliato ma non si scompose più di tanto

-Ho fatto qualcosa per meritare un tale esame da parte vostra?-

Un leggero rossore imporporò le guance di Shade.

-No conte, voi non avete fatto niente. Diciamo che la mia era più che altro… curiosità-

Philip lo guardò leggermente stupito, ma il conte non lasciò che quello stupore prendesse il sopravvento sul suo autocontrollo. Shade apprezzò ancora di più quel comportamento, anche perché si sentiva terribilmente imbarazzato per avere fatto fare delle ricerche su di lui, ma aveva dato l’ordine prima ancora di rendersene veramente conto. Era successo tutto dopo il ballo, quando tornato al suo studio non era riuscito a togliersi da davanti agli occhi l’immagine di Philip e di Rein che ballavano, e a quel punto aveva voluto sapere di più sul conto di quell’uomo che aveva danzato con la turchina. Dato che il silenzio si stava protraendo più del dovuto, Philip azzardò a porre una domanda

-Se sua altezza voleva sapere qualcosa sulla mia persona poteva chiedere direttamente, sarei stato lieto di rispondere a qualsiasi domanda. Ma posso azzardare a chiedere cosa avete potuto trovare di così importante da volerne parlare direttamente con me?-

Shade si riscosse all’improvviso e tornò a fissare il conte.

-Si conte, avete ragione. Vi ho chiamato qui perché vorrei farvi una proposta-

-Una proposta?-

-Esatto. Come sapete, i membri del consiglio del regno sono persone di cui mi fido e che stimo, tuttavia, alcuni di loro erano già membri del consiglio al tempo di mio padre-

Philip non poté notare una certa nota di sarcasmo nella voce del principe sentendolo parlare dei suoi ministri, tuttavia fece finta di niente e continuò ad ascoltarlo

-Sono uomini di grande esperienza, ma alcuni di essi hanno già praticamente sacrificato la loro vita per il benessere del regno che io, come membro della famiglia reale e futuro re, non mi sento più in dovere di chiedergli di compiere ancora un tale sacrificio. Sto pensando, anche se estremamente a malincuore, di dispensare dal lavoro alcuni di essi, anche se ci tengo a precisare, non per incapacità o ottusità o altro, ma solo per il fatto che l’enorme dose di lavoro rischia di risultare tremendamente pesante per alcuni di loro data ormai l’età avanzata-

-Immagino vi saranno molto grati-

Azzardò Philip intuendo il significato nascosto delle parole del principe. Era noto che il principe mal sopportasse alcuni membri del consiglio e che alcuni ministri erano apertamente contrari alle decisioni che prendeva, ma nessuno ancora era stato sostituito. E ora Philip temeva cosa volesse chiedergli il principe e lo scopo di quella convocazione

-So che alcuni saranno grati del pensionamento anche se lasciare il proprio lavoro svolto in più di quarant’anni per alcuni sarà dura, ma una volta che sapranno che vengono sostituiti con uomini capaci non avranno niente da obbiettare-

-Capisco-

-So che quanto vi sto dicendo vi stia cogliendo alla sprovvista, ma spero che un uomo della vostra intelligenza e levatura possa capire le implicazioni di questo mio discorso-

Il conte annuì, ma non disse niente. Dopotutto Shade doveva ancora formulare la domanda che doveva fargli

-Bene. Conte Philip di Hoteval vorreste considerare l’ipotesi di assumere il ruolo di ministro delle finanze del regno e del tesoro?-

Philip per poco non sobbalzò sulla sedia. Osservò Shade meravigliato e stupito. Il principe gli stava affidando uno dei posto, nel consiglio, più prestigiosi e influenti. Praticamente dopo il sovrano, il ministro delle finanze occupava il posto più importante all’interno del consiglio. E il principe lo stava affidando a lui, senza esitazione.

-Altezza io sono onorato per questa offerta. Tuttavia temo di non essere all’altezza del compito che volete affidarmi. Sono certo che nel regno ci siano uomini decisamente più meritevoli e all’altezza di me-

-Invece conte non ci sono. Credetemi sto cercando da molti mesi ormai e ancora non avevo trovato nessuno con le competenze adatte. Finché non siete apparso a corte voi-

-Ma altezza, io mi sono occupato solo delle mie terre e non credo…-

-Invece, permettetemi di interrompervi e spiegarvi, conte. Quando ho chiesto informazioni su di voi, mi sono pervenute anche le informazioni riguardanti le vostre terre e, spero vogliate perdonami, anche sulla vostra situazione economica. E, devo ammettere, sono rimasto sbalordito-

Philip lo guardò

-Maestà io non capisco cosa…-

-Avete ereditato da vostro padre una tenuta e una proprietà in perdita, praticamente in rovina. Vostro padre non aveva amministrato nel migliore dei modi il vostro patrimonio, permettetemi di dirvi-

Philip si irrigidì

-Si, mio padre non era certo un uomo attento molto alla spesa, altezza, tuttavia…-

-Rischiavate di perdere tutto, le terre e il palazzo di vostra proprietà. So che i creditori di vostro padre erano decisamente numerosi. Eppure voi, in appena due anni avete ripagato i debiti e non solo, avete lavorato sulle vostre terre, avete messo a reddito ciò che avevate e ora signore, siete sicuramente un uomo facoltoso-

-Non posso lamentarmi altezza, lo ammetto, ma questo non vedo come mi possa qualificare…-

-Avete avuto la prontezza di affidarvi a persone con più esperienza di voi e avete evidentemente ascoltato i consigli giusti, quindi questo fa di voi un uomo che riesce a capire le situazioni e riesce anche ad intravedere la soluzione migliore. Vi siete risollevato in fretta e non solo, essendo il tutore di vostra cugina, state amministrando anche i suoi beni e le state mettendo da parte una notevole fortuna-

-Non voglio che si trovi costretta a sposare qualcuno solo per sopravvivere. Deve avere la possibilità di scegliere chi amare, come ho potuto fare io-

Shade annuì

-Ho saputo del vostro lutto e ne sono profondamente addolorato-

-Grazie altezza-

I due rimasero in silenzio alcuni minuti. Alla fine, sentendo il rintocco delle campane che segnavano le cinque, Shade si accorse di avere occupato molto più tempo di quello che pensava avrebbe impiegato quella conversazione.

-Conte, non voglio obbligarvi ad accettare un compito che non volete. Potrei, ma non voglio. Se in futuro dovessimo lavorare insieme, spero sia per scelta vostra e non per un mio obbligo, perché ritengo che un impegno preso con il proprio pensieri sia svolto decisamente meglio da chi, invece, viene obbligato a farlo. Pensateci, vi chiedo solo questo e nel caso non voleste accettare sappiate che non ve ne farò mai una colpa o serberò rancore nei vostri confronti. So perfettamente che il lavoro da ministro è impegnativo e complicato, non lo negherò, ma vi prego di considerare anche gli aspetti positivi che questo ruolo potrebbe portarvi, a voi e alla vostra famiglia-

-Ci rifletterò su altezza. Vi farò sapere al più presto-

Shade si alzò e offrì la sua mano al conte. Philip si alzò a sua volta e afferrò la mano.

-Se permettete altezza, io mi congederei-

-Prego, arrivederci conte Philip-

-Arrivederci altezza-

Philip gli fece un inchino e poi sparì dall’ufficio. Una volta che la porta fu richiusa, Shade si lasciò cadere sulla poltrona. Un bussare alla porta si fece sentire poco dopo

-Avanti-

Il cameriere del principe entrò

-Altezza, volete una tazza di the?-

Shade annuì. Prima che l’uomo se ne andò lo chiamò

-Andrew?-

-Si altezza?-

-Convocate il ministro delle finanze, ho urgenza di parlargli-

L’uomo lo fissò, leggermente agitato

-C’è qualche problema con la mia richiesta?-

-No altezza solo… il ministro, a quanto pare, non si è sentito molto bene negli ultimi giorni e…-

-Temo gli dovrete ricordare che l’amministrazione dello stato non si ferma per una indisposizione dei suoi ministri-

Andrew si inchinò

-Certo altezza, lo vado a convocare immediatamente-

Quando la porta fu chiusa, Shade si ritrovò a rivolgere una preghiera silenziosa alla luna, implorandola di far sì che il conte Philip accettasse la sua offerta, così si sarebbe potuto liberare di quel vecchio rompiscatole di ministro con cui doveva lottare ogni giorno.

 

 

 

Trudy osservò l’invito che le era giunto nel pomeriggio e che ancora non aveva aperto. Immaginava cosa fosse, ormai quasi tutti sapevano a corte che Lady Vivian stava organizzando una serata per la regina, e sapeva anche che dietro quell’invito più che la mano di lady Vivian, c’era quello della regina stessa. E a quanto pare lei era una delle fortunate ad essere stata invitata. Era indecisa se andare oppure no. Intuiva che molto probabilmente la principessa Rein sarebbe stata invitata, e la prospettiva di poterla osservare ancora non le dispiaceva, solo che era stanca. Era stanca della corte e del suo sistema. Il the con i Dunnel l’aveva provata più del previsto. Era sempre dovuta stare in guardia per non tradirsi con loro e fare finta che non avesse assolutamente niente da nascondere. Senza accorgersene si portò una mano al ciondolo che portava al collo, nascosto sotto il vestito. Era da sciocchi il fatto che lo portasse ancora nonostante tutto quello che era successo, eppure non riusciva a staccarsene anche se sapeva perfettamente che ogni cosa che poteva collegarla a tutto quello che era successo l’anno scorso era terribilmente pericolo per lei e per la sua reputazione. Eppure non poteva ancora liberarsene, nonostante il dolore, nonostante l’odio, ancora non poteva chiudere quel capitolo della sua vita o meglio, non voleva ancora farlo. Si avvicinò alla finestra del suo appartamento, e si mise a fissare il cielo, persa nei suoi pensieri. Fu solo molto tempo dopo, quando qualcuno bussò alla sua porta, che si accorse che il cielo da azzurro si era fatto scuro, e il sole era già tramontato. Si voltò e si trovò in una stanza buia.

-Avanti-

Una cameriera del palazzo entrò e vedendo il buoi si bloccò alla porta

-Cosa vuoi?-

La donna la vide contro la finestra e si riscosse

-Vi chiedo scusa, contessa, ma ho una lettera per voi-

Trudy si avvicinò alla donna e prese la busta. Poi guardò la donna

-C’è altro?-

-Volete per caso che vi accenda delle candele o il fuoco…-

-No. Vai ora-

La donna fece un inchino e si chiuse la porta. Trudy si avvicinò allo scrittoio e con movimenti veloci accese una piccola candela. Quando la luce fu sufficiente per permetterle di leggere il contenuto della missiva, vide che la busta era senza mittente. Incuriosita la aprì. Dentro c’erano solo poche parole, ma bastarono a farle gelare il sangue

-Un po’ da sciocchi portare ancora quel ciondolo, non credi?-

Non era firmato, ma lei sapeva perfettamente chi lo aveva scritto e a cosa si riferivano realmente quelle parole. Senza pensarci avvicinò la lettera alla fiamma e le diede fuoco. Osservò il foglio bruciare alcuni istanti, prima di buttarlo nel camino. Era qui. Se le aveva fatto arrivare quel biglietto voleva dire che era a palazzo. Era l’ultimo posto dove si sarebbe aspettata di ricevere sue notizie, pensava che non avesse il coraggio di farsi vedere lì, ma se lo sarebbe dovuta immaginare, dopotutto nessuno, a parte loro, sapeva cosa era successo. Non aveva affatto previsto che una eventualità del genere si potesse verificare. Si era informata, prima di venire a corte, per sapere chi sarebbe stato presente al ballo, e quando non aveva sentito fare accenno a quella persona, aveva sospirato di gioia. Ma si era sbagliata, aveva commesso un errore banale, non aveva considerato la mente contornata e malata contro cui si stava scontrando. Era stata ingenua e ora doveva agire, doveva farlo subito, prima che fosse di nuovo troppo tardi. Si riavvicinò allo scrittoio e iniziò a scrivere un biglietto, veloce. Una volta terminato, aprì la porta della stanza e si precipitò fuori. Il corridoio era deserto, i nobili dovevano essere a cena ormai. Trudy si incamminò verso la fine del corridoio e ad un tratto vide uscire da una porta nascosta nella parete una donna, una cameriera.

-Tu-

La donna, sentendosi chiamare, si voltò meravigliata. Quando vide che era una nobile ad averla chiamata fece un inchino

-Signora, come posso aiutarvi?-

-Porta questa a lady Vivian, immediatamente. Scusati per il ritardo, riferisci che ero stata impegnata e non ho potuto farlo prima. Sono stata chiara-

-Certo, contessa, vado subito-

Trudy osservò la donna andare via veloce per eseguire il compito, poi si voltò verso la sua stanza e una volta dentro, si affrettò a dirigersi verso il suo guardaroba. Sapeva di avere portato un abito adatto per una situazione del genere. Sapeva anche perfettamente quale era stata l’ultima volta che aveva indossato quel vestito. Era più di un anno che non lo metteva, non sapeva nemmeno lei perché aveva deciso di portarlo con se a corte, ma aveva fatto bene. Lo avrebbe indossato domani sera.

-Questa volta sarò io a vincere, non tu-

 

 

 

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Ciao a tutti!

Lo so, lo so cosa state pensando: due capitoli nello stesso mese quando prima faceva passare un anno tra uno e l’altro? Ebbene sì, sono stupita persino io di me stessa, ma lo sapete ormai, amo talmente tanto questa storia che veramente non posso fare a meno di continuarla, nonostante la mia età avanzata ormai e gli impegni quotidiani. Il fatto è che ora sto vivendo un momento stranamente più tranquillo nella mia vita, quindi posso dedicarmi con più calma alla scrittura e darle la giusta attenzione e dedizione, quindi sto scrivendo molto di più di prima, come potete vedere da questa uscita, e sono abbastanza convinta di potere tenere un buon ritmo e avere una uscita abbastanza regolare dei prossimi capitoli. Non vi prometto miracoli però, siamo chiari, spero però di aggiornare al più tardi a fine gennaio o febbraio, prima non credo, anche perché vorrei portarmi avanti in questo periodo e scrivere più capitoli in modo da dovermi poi occupare solo della revisione e della pubblicazione, mentre adesso scrivo un capitolo per volta, lo correggo e lo pubblico e riinizio. Ora vorrei proprio scriverne già quattro o cinque e poi con calma pubblicarveli, in modo da avere voi una uscita più regolare, diciamo uno al mese sarebbe l’ideale, così io avrei più tempo per correggerli poi e evitare errori e ripetizioni, e voi potreste seguire anche in modo più lineare la storia. So che forse questo mio sproloquio non vi interessava, ma ci tenevo a farvi sapere che le mie intenzioni sono delle migliori e spero di mantenerle.

Seconda cosa: io sono abbagliata dall’affetto che provate per questa storia e per i personaggi. Veramente, nel pubblicare il precedente capitolo, pensavo che non sarebbe più importato niente a nessuno e invece ci siete ancora e ancora con lo stesso affetto che so di non meritare fino in fondo. Quindi veramente, veramente, grazie, grazie di cuore, grazie per sostenermi, grazie per volere bene alla storia e per aspettare ancora il continuo è la gioia più grande che potete regalarmi. Grazie veramente dal profondo del mio cuore.

Terzo, non meno importante, so che sto buttando molta carne sul fuoco senza dire ancora di preciso niente. Ma lo ammetto, non volevo incentrare la fine di questo capitolo su Trudy, anzi, non ce la volevo proprio infilare affatto in questo capitolo, avrei voluto aspettare ancora un po’, ma lei, con il suo bel caratterino, non me lo ha permesso. So che può sembrare folle, forse ve l’ho già detto ancora, ma certe volte parto con un calendario preciso in cui far accadere certe cose, e poi mentre scrivo i personaggi e la storia vogliono fare di testa loro, e quindi così sia. Nei prossimi capitoli, quindi, vedremo meglio intrecciarsi le vite dei nostri protagonisti con gli altri personaggi e la trama si farà un po’ più chiara ma non meno incasinata. Lo so, amo le storie complicate, mi danno a scriverla così, ma la amo solo in questo modo, quindi sopportatemi, di nuovo.

Ultima cosa, non per questo meno importante delle altre, come sempre grazie, grazie a tutti voi che sono arrivati fino a qui, che amate questa storia e che la continuate ad aspettare e seguire.

Se volete lasciate pure un commento per farmi sapere le vostre opinioni e pareri, anche se volete criticare qualcosa siete sempre i benvenuti e a me fa sempre piacere. Io vi saluto, vi auguro di passare un sereno Natale e un buon inizio di anno nuovo che quest’anno ce lo meritiamo proprio tutti e ci vediamo al prossimo capitolo. Un bacione dalla vostra

Juls

  
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