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Autore: Ciuffettina    26/12/2020    3 recensioni
Michael era orgoglioso della missione affidatagli, lui era un bravo figlio obbediente, desideroso di compiacere suo Padre, tuttavia avrebbe preferito non avere quel mantra sempre nelle orecchie
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Gabriel, Metatron, Michael, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Il dietro le quinte della Bibbia'
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Al quarantesimo giorno, Michael sentì un canto provenire dal campo degli Israeliti, chiunque altro avrebbe trovato positivo un fatto del genere ma ormai l’arcangelo era talmente abituato alle infinite lamentele di quegli ingrati che trovò la cosa decisamente strana.
Metatron stava ancora parlando ininterrottamente, godendo di ogni singolo secondo in cui poteva spacciarsi per l’Onnipotente e non si accorgeva di nient’altro che non fosse l’ascolto del suono della propria voce, perciò l’arcangelo, dopo aver messo una mano sulla spalla a Mosè, per dargli la forza di sostenere quella maratona verbale, scese a vedere.
Lo spettacolo che vide lo lasciò, a dir poco, sconvolto.
«Porca vacca!» esclamò l’arcangelo: eh sì, il Popolo Eletto si era fatto un simulacro di Hathor, la dea-mucca egizia, l’aveva messo su un carretto e lo stava spingendo allegramente verso l’Egitto, in più Michael si rese conto che parecchi animali, da loro così strenuamente difesi anche dai propri morsi della fame, erano stati sacrificati in onore di questa cosiddetta dea. Neanche il tempo di girare le ali che gli Israeliti si erano già dati all’idolatria.
«Io li ammazzo! Io li ammazzo!» Michael marciò furiosamente avanti e indietro un paio di volte, con la mano sulla spada. «Vado a chiedere a Metatron che cosa devo fare».
Volò di nuovo sulla cima del Sinai, s’infilò nell’anfratto nel quale si era nascosto lo scriba e rapidamente gli svelò che cosa stavano combinando gli Israeliti.
Allora “Dio” disse a Mosè: «Va’, scendi, perché il tuo popolo si è pervertito. Si sono fatti un idolo e lo stanno adorando! Questo è un popolo dalla dura cervice. Meriterebbero solo essere sterminati, di te invece farò una grande nazione».
Sterminati? Sì, erano lagnosi e sempre insoddisfatti ma meritavano la morte per quello? Mosè non era d’accordo perciò supplicò: «Signore, hai sempre detto che era il Tuo popolo, perché ora sarebbe mio? Retto o empio che sia, rimane sempre Tuo! Ti prego, abbandona il proposito di far loro del male, altrimenti gli Egizi diranno che li hai fatti uscire dalla loro terra solo per farli morire nel deserto».
Ragionamento ineccepibile, inoltre lo scriba divino, per quanto adorasse spacciarsi per Dio, non poteva fare di testa sua senza prima consultare il vero Onnipotente.
«Riferisci agli Israeliti: “Siete un popolo di dura cervice; se per un momento venissi in mezzo a voi, vi sterminerei”. Ora scendi e poi saprò che cosa dovrò farvi» gli toccò infatti rispondere.
Mosè si affrettò a scendere (per quanto glielo consentiva il peso delle due tavole) e raggiunse Giosuè che lo stava ancora aspettando nella grotta.
Quando arrivarono all’accampamento, non trovarono nessuno ma videro i loro compatrioti un po’ più lontano intenti a cantare e danzare intorno a un simulacro su un carretto.
Per la fretta di raggiungerli, Mosè lasciò cadere a terra le tavole che si ruppero. Raggiunse suo fratello e gli disse: «Ti avevo raccomandato di sorvegliarli, è così che lo fai?»
Aronne rispose: «Non arrabbiarti; sai che questo popolo è inclinato al male. Mi dissero: “Facci un dio, che cammini alla nostra testa, perché non sappiamo che cosa sia capitato a Mosè”. Allora dissi: “Chi ha dell’oro?” Me l’hanno dato, l’ho gettato nel fuoco e ne è uscito questo idolo».
«Cioè vuoi farmi credere che ti sei limitato a gettare nel fuoco l’oro e che, senza che tu facessi nulla, è venuto fuori questo coso? Avresti dovuto rifiutarti! Che ti ha fatto questo popolo, perché tu l’abbia gravato di un peccato così grande?» Senza aspettare risposta stese le mani e, aiutato da Giosuè, spinse la statua giù dal carretto poi gridò agli altri: «Adesso torniamo al monte Sinai!»
Vedendo che il loro idolo era caduto su delle rocce e si era danneggiato, il popolo cominciò a lamentarsi: «Ma perché l’hai fatto? Ci avevamo messo così tanto a costruirlo!»
«Dio ci ha dato le Sue Leggi e ha giurato per sé stesso che saremmo entrati nella Terra Promessa, dove scorre il latte e miele, adesso tornate al monte Sinai con me».
«No!» disse Kore. «In Egitto mangiavamo gratuitamente pesci, cocomeri, meloni, porri, cipolle e aglio. Ora i nostri occhi non vedono altro che questa manna, non verremo con te».
Molti assentirono ma gli appartenenti della tribù di Levi(1) (di cui facevano parte Giosuè, Mosè e i suoi fratelli) si resero invece conto dell’assurdità del tornare in Egitto dopo le dieci piaghe e lo sterminio dell’esercito egizio, e cercarono di farlo capire agli altri, da lì ne nacque un tafferuglio con botte da orbi tra le differenti fazioni.
 
Mentre gli Israeliti se le suonavano di santa ragione, Metatron tornò in Paradiso arrabbiatissimo: secoli di meditazioni e di ripensamenti finiti in polvere solo perché quello stupido di Mosè aveva lasciato cadere le Tavole della Legge. Doveva sfogarsi subito contro qualcuno e, visto che non poteva prendersela con gli umani, decise di scaricare il suo malumore sul suo bersaglio preferito.
«Gabrieeel!!!»
«Eccomi!» disse l’arcangelo comparendo e sedendosi sulla scrivania dello scriba, sbocconcellando un fico. «Perché urli?»
«Scendi subito dalla mia scrivania! Vuoi avere la compiacenza di spiegarmi se questo ti sembra un comandamento divino?» chiese picchiettando col dito il punto della pergamena incriminato ovvero il capretto cotto nel latte.
«Senti, hai mai assaggiato quel piatto? È un vero abominio, indegno di un popolo civile, specialmente se vogliono offrirlo a un divino messaggero quale io sono» esclamò Gabriel, con un brivido di disgusto. «Credimi, Meti, ho fatto un favore all’umanità!»
Ovviamente la sua scusa culinaria non servì a placare l’ira dello scriba divino e l’arcangelo si beccò una bella lavata di capo sul fatto che non doveva permettersi di ficcare il naso tra le sue carte, che le Leggi che Dio stava per dare agli Israeliti erano una cosa seria, che un arcangelo dovrebbe smetterla di fare buffonate… per fortuna Gabriel aveva le ali a prova di ramanzine (specialmente se provenivano da Metatron), perciò, una volta fuori dal suo ufficio, pensò a che altro scherzo poteva fare e soprattutto chi sarebbe stata la vittima designata…

*****
  1. Gli Israeliti erano divisi in 12 tribù in quanto discendenti dei 12 figli di Giacobbe, ribattezzato Israel dopo un incontro di wrestling presumibilmente con Michael. Vedere “Lotta allo Iabbok
   
 
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