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Autore: SURPRISE    15/05/2005    0 recensioni
Che succederebbe se una ragazza salisse di nascosto a bordo della Surprise??
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non era possibile, non era vero.

Lady Anne rimase con lo sguardo perso nel vuoto. Poi si piegò su se stessa, e si inginocchiò.

Si coprì gli occhi e iniziò a singhiozzare, incurante di tutti gli occhi che aveva puntati su di sé.

Le sue spalle erano scosse da violenti tremiti, mentre le lacrime sgorgavano salate, a bagnare il ponte di coperta.

Per un attimo aveva sperato di poter riabbracciare suo padre, dopo tanto tempo, di potergli dire quanto gli voleva bene, di poter tornare a casa felice, con la signora Milcote, e Tom… E tutto sarebbe potuto andare per il meglio, con il padre a casa… Invece tutto era finito. La speranza si era spenta.

Una folle rabbia si impadronì di lei.

Strinse i pugni e si rialzò barcollando.

Boyle la sorresse, aiutato da altri marinai.

La accompagnarono in cabina.

Lady Anne non uscì più dalla sua stanza per il resto della giornata.

Il capitano e parte della ciurma erano scesi a terra. Poteva vederli, sulla spiaggia, montare la tenda dove sarebbe stato operato il dottore.

Ma la ciurma non era in vena di festeggiare. La notizia aveva colpito profondamente tutti gli animi. Sir Joseph Ferrett, uno tra i pochi comandanti esperti e capaci della marina britannica, se n’era andato per mai più ritornare.

Jack prese la parola.

“Giù il cappello!”

Tutti eseguirono.

“E’ giusto ricordare il nostro caro amico Joseph, almeno con qualche parola… E’ stato un allievo promettente, un bravo ufficiale, ed un ottimo capitano.

E sono anche estremamente convinto che sia stato un ottimo padre. Ne abbiamo la prova nella signorina Ferrett. Lo specchio della sua intelligenza, della sua franchezza e della sua disponibilità. Ma anche dell’entusiasmo e del desiderio di difendere la propria patria.”

I marinai assentirono col capo.

Dopo qualche minuto di silenzio, Aubrey entrò nella tenda allestita per l’operazione del dottor Maturin.

Stephen, con la lucidità di mente che era riuscito a conservare in quell’agonia, affermò di voler operarsi da sé.

Nessuno osò contraddirlo, e così Padeen lo tenne fermo per i piedi, assieme a Jack, mentre Higgins reggeva uno specchio per permettere al dottore di eseguire l’operazione.

* * *

Straordinariamente, il giorno dopo Stephen era già in piedi, sebbene si appoggiasse ad un bastone, ed assieme al signor Blakeney si avviava verso l’entroterra, per raccogliere più esemplari che poteva di tutte quelle specie sconosciute, perché Jack glielo aveva permesso.

Ma ecco la sorpresa.

Da dietro un’altura dove si era arrampicato per seguire un uccello straordinario, il dottore scorse la figura di una nave ancorata in una baia.

Non c’erano dubbi. Quella era la Acheron.

Stephen abbandonò tutti i rettili, gli insetti e le altre bestie senza pensarci due volte, e si mise a correre con quanta forza aveva nelle gambe per ritornare all’accampamento degli uomini della Surprise.

I marinai, nonappena seppero della Acheron, ritornarono sulla nave in men che non si dica, entusiasti per lo scontro imminente.

Lady Anne, ancora chiusa nella cabina a sfogare il pianto, fu turbata dai rumori e dalle grida eccitate provenienti dal ponte di coperta.

Mowett le riferì dell’avvistamento.

La ragazza sentì di nuovo la rabbia ribollirgli nel petto. Non era disperazione, né sgomento. Era voglia di vendetta.

* * *

Il capitano Aubrey camminava lungo il ponte, cercando una tattica per sorprendere e distruggere senza pietà i francesi, ma ancora non la trovava.

Scese sottocoperta, dove Stephen stava insegnando a Blakeney le caratteristiche dei fasmidi.

Il ragazzino uscì dalla stanza con una scheggia di legno in mano.

“Cos’avete lì, Blakeney?” disse, incuriosito dall’espressione meravigliata che mostrava l’allievo verso quel così banale pezzetto di legno.

“Fatemi indovinare… Uno stecco?”

“E’ un fasmide, signore. Un insetto camuffato da stecco.”

Un lampo attraversò la mente di Jack. Ora sì che aveva trovato il modo. Adesso i conti sarebbero tornati.

Radunò gli uomini sul ponte e gli illustrò il piano: “Dobbiamo fingerci balenieri… Voi!” disse, rivolto ai terrazzani “Dovete manovrare come marinai d’acqua dolce, come degli incapaci…”

Tutti seguivano con ammirazione i particolari dell’astuta trappola.

“Questa nave rappresenta la nostra casa. Questa nave è la nostra patria… QUESTA NAVE, E’ L’INGHILTERRA.”

Ci fu un attimo do silenzio, quelle parole si impressero nel cervello di ognuno.

“Loro ci credono una ricca preda…” concluse Aubrey.

Una risata sommessa si levò nell’aria.

“L’avidità sarà la loro rovina…”

  
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