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Autore: angel_deux    27/12/2020    4 recensioni
“Stavo guardando alcuni tuoi film,” spiegò, ignorando il forte gemito proveniente da lei. “E mi sono reso conto che il mio oggetto ricorrente preferito era il calendario dell’avvento! Un misterioso e magico calendario dell’avvento compare e, in qualche modo, influenza gli eventi della trama. Ogni giorno dona alla protagonista un dono, un indizio o qualsiasi altra cosa che la spinga verso l’uomo dei suoi sogni o verso qualche altra meta.”
“Si tratta sempre dell’uomo dei suoi sogni,” borbottò Brienne tra sé e sé.
Verso quale altra meta poteva indirizzarla? Il lavoro dei sogni? Un’amicizia appagante? Ma questo poteva intralciare la sua relazione con il suo futuro marito e non potevano di certo permettere che qualcosa del genere accadesse.
“Quindi ho pensato di crearne uno per noi! Venticinque giorni di attività natalizie!”
“Hai commissionato tu quella cosa? Quanto ti è costata?”
“Questo è irrilevante!” gridò Jaime in risposta.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brienne di Tarth, Jaime Lannister
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Brienne and the Christmas Calendar

 

Quando Brienne aveva sedici anni, s’innamorò perdutamente di Renly Baratheon perché le aveva chiesto di ballare. Era stato durante il terribile ballo pacchiano Winter Wonderland — un po’ più elegante del ballo Homecoming, ma un po’ meno di quello di fine anno. Renly aveva un anno in più di lei. Brienne lo conosceva perché frequentavano la stessa lezione d’inglese e perché aveva iniziato a fare amicizia con una ragazza con la quale lui era uscito a inizio anno, Margaery Tyrell. L’aveva trovata in piedi sul bordo della pista da ballo. Il ragazzo sembrava incredibilmente bello, vestito in nero, oro e verde smeraldo. Vide che lei stava piangendo e le sorrise.
“Non ascoltarli,” le disse dopo che alcuni ragazzi l’avevano presa in giro. “Sei adorabile.”
Ballarono insieme tre canzoni e per tutto il tempo lui fu dolce e galante, facendola ridere. Brienne tornò a casa visibilmente rossa in volta e sognando un futuro in cui sarebbe stata la signora Baratheon.
Invece Renly iniziò a frequentarsi con Loras, il fratello di Margaery, tre giorni dopo. Si scoprì infatti che la ragazza aveva fatto da copertura fino a quando i due non erano stati pronti per uscire allo scoperto.
Quindi si poteva di certo dire che Brienne non ebbe mai molta fortuna con il romanticismo, l’inverno o il Natale.
Ovviamente quella non fu l’unica sua brutta esperienza. Il fiasco con Renly fu la prima a lasciarla con l’amaro in bocca durante il periodo natalizio, ma ci fu dell’altro.
Il suo primo ragazzo al college la lasciò poco prima di Natale perché semplicemente ‘non riusciva a vederli trascorrere insieme le vacanze’, ma la sua coinquilina, Sansa, era certa che questo significasse che fosse troppo pigro per pensare ad un regalo da farle. Venne licenziata dal suo primo impiego in un ufficio che scriveva libri di testo pochi giorni prima delle ferie natalizie, cosa che per Sansa indicava l’avidità dell’azienda e la necessità di dover pagare dei bonus ridicolmente alti ai loro capi. Inoltre suo padre portava sempre una donna diversa alla cena di Natale. Molto spesso erano molto giovani e la guardavano con un misto di schietta confusione e disprezzo. Suo padre era sempre certo che si trattasse della persona giusta, ma, all’arrivo del Natale successivo, una donna diversa avrebbe partecipato alle tradizioni natalizie della famiglia Tarth.
Non che fosse una specie di Grinch. Questo non era proprio nel suo stile. Accoglieva la gioia natalizia delle persone che l’attorniavano nello stesso modo in cui si adattava, se così si poteva dire, al romanticismo svenevole di Sansa: non faceva per lei, ma capiva che le persone ne avevano bisogno per sentirsi felici e lei non era abbastanza scortese da dissuaderli del contrario.
Semplicemente lei lo… sopportava. All’esterno sorrideva, mentre dentro di sé provava solo odio.
Fu proprio per questo che finì per lavorare per il fottuto Varys.
Varys - il suo nome era già fastidioso di per sé, senza il bisogno di dover considerare anche il resto della sua personalità nel mix - aveva iniziato come presentatore di un talk show, ma aveva avuto il buon senso di sfruttare la propria popolarità per fare diversi affari ed ormai possedeva tre network. Brienne finì per lavorare in quello che produceva esclusivamente scadenti film romantici per persone, nella maggioranza donne, che probabilmente facevano dieci cose in contemporanea e non potevano rendersi conto di quanto fossero orribili. I film per la televisione avevano fatto molta strada da quando lei era una bambina, ma questo non voleva dire che non avevano bisogno di qualche ritocco. Ogni storia era esattamente uguale all’altra e avevano sempre lo stesso ritmo. Provavano sempre a proporre qualcosa di nuovo, ma la rete voleva che le trame dovessero riguardare qualcosa con il quale un abitante medio di Westeros si sentisse a proprio agio, il che significava che non doveva essere qualcosa di troppo interessante o lontanamente piccante. Nella maggior parte dei casi si trattava di una donna che si trovava nella scomoda situazione di dover scegliere tra il lavoro dei suoi sogni e il fidanzato e alla fine finiva sempre per preferire quest’ultimo. Oppure di una donna che lasciava il paese d’origine per cercare se stessa da qualche altra parte, ma finiva per tornare a casa perché si era resa conto che non sarebbe stata felice se continuava a lavorare in una qualsiasi grande azienda di città. Comunque si trattavano sempre, sempre, di attrici fatte con lo stampino, carine come delle bamboline che si lamentavano della loro incapacità di attirare l’attenzione di un uomo qualsiasi, come se esistessero solo branchi di donne single che vagavano in giro, morendo dalla voglia di uscire per un appuntamento con il primo che passava.
E i film di Natale, oh, erano i peggiori e, ovviamente, Brienne si occupava proprio di loro.

 

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“Semplicemente non capisco perché continui a lavorare lì se lo odi così tanto.”
Brienne alzò gli occhi al cielo, anche se sapeva che Jaime non poteva vederla dalla scala sopra la quale si trovava. L’uomo stava appendendo un orpello sulla cima dell’albero che aveva tanto insistito perché lo addobbassero proprio quel giorno. Era una persona davvero orribile visto che erano ancora a novembre.
“Non tutti abbiamo dei fondi fiduciari sui quali poter contare,” rispose lei.
Jaime la guardò accigliato, per poi scendere dalla scala e sorriderle sfacciatamente.
“Ma certo che puoi. Tu hai me! Mi prenderò cura io di te.”
Brienne aveva perfezionato la sua faccia da bluff nei tre anni in cui era stata sua amica e coinquilina. Lo aveva dovuto fare per sopravvivenza, altrimenti avrebbe rischiato di arrossire ad ogni parola che diceva.
Quell’uomo riusciva a fare sembrare qualsiasi cosa che dicesse come se… stesse flirtando. Se solo fosse qualcosa di intenzionale.

 

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Quando incontrò Jaime Lannister per la prima volta, Brienne quasi si infuriò nel costatare quanto fosse bello. Era un attore di bell’aspetto. Un modello di bell’aspetto. Non era nemmeno il tipico attore di V-Network. Aveva una mascella affilata e una barba ben curata, ma i capelli erano probabilmente troppo lunghi per i suoi film natalizi da incubo. 
Troppo femminile, lo avrebbe giudicato il network in una nota. Ha bisogno di essere più virile.
Il che, secondo i responsabili della rete, significava avere i capelli abbastanza lunghi affinché potessero arrivargli sugli occhi, una folta barba che ne enfatizzava la durezza e denti così brillanti da far venire l’emicrania.
La cosa peggiore, però, era che Jaime non era né un attore né un modello. Non era mai stato né un attore né un modello. La prima volta che lo incontrò, era l’avvocato che rappresentava la madre di Sansa in una sorta di battaglia legale contro sua sorella per le proprietà di loro padre. Era sempre stato molto freddo. Distaccato. Brienne lo conosceva. Conosceva mille uomini come lui.
Solo che continuarono a incontrarsi anche dopo e lui continuò a sovvertire le sue aspettative. Quando finalmente l’uomo trovò il coraggio di lasciare lo studio legale di suo padre — una mossa facilitata in modo significativo dal fondo fiduciario che sua madre gli aveva lasciato nel suo testamento —Brienne scoprì che vi era davvero poco del vero Jaime nell’immagine mentale che si era fatta di lui. Era molto tenace nei riguardi della loro amicizia e non sembrò affatto scoraggiato dalla palese mancanza di fiducia di lei. La prendeva in giro in un modo che non era del tutto beffardo. Cercava sempre di farla sorridere. Cercava sempre di farla ridere. Prima che lei capisse bene che cosa stesse succedendo, era diventato il suo migliore amico e stava accettando di trasferirsi nel suo appartamento quando il suo contratto di locazione stava per scadere.
Vi erano davvero molte cose di Jaime da considerare schifose solamente per quanto fossero perfette, come il suo volto e il suo corpo o il fatto che ritornasse dalle sue corse il più delle volte con la maglietta appoggiata sopra la spalla. Ovviamente c’era da considerare il suo modo di flirtare, il suo sorriso e la sua risata. Senza contare il fatto che per lui i soldi non significavano quasi nulla ed era veramente molto generoso con lei, tanto che sapeva perfettamente che quella di prima si era trattata solamente di una battuta: se ne avesse avuto bisogno, si sarebbe preso cura di lei.
Erano tutte cose terribili, ma la sua assurda vena romantica e la sua ossessione per il Natale erano in assoluto le peggiori.
A volte sembrava veramente che fosse uscito da qualche film, magari una commedia romantica di un livello superiore alla media in cui il protagonista maschile ha una vera e propria personalità e un background e una qualche triste connessione personale con il Natale— ovviamente era la festività preferita di Joanna Lannister. Ma le commedie romantiche non avrebbero mai incluso particolari come le risposte dure che dava a chi lo offendeva o la sua relazione stranamente codipendente che aveva con sua sorella gemella, prima che chiudesse ogni legame che aveva con lei, o della paura profondamente radicata d’essere abbandonato che aveva iniziato a provare da quando si era allontanato dalla sua famiglia nel momento in cui ne aveva più bisogno. Non avrebbero mai raccontato dei mesi in cui aveva pensato al suicidio dopo aver perso una mano in un incidente o il modo come, in quel periodo, aveva cercato di allontanarla, non volendo coinvolgerla nei propri guai. Non avrebbero mai parlato del dolore che aveva provato durante le sedute di terapia e il suo lento recupero. Tutte queste cose messe insieme componevano Jaime e Brienne le amava tutte, ma non sarebbero mai state adatte per una commedia romantica, no?
In verità lei era ferocemente protettiva nei confronti degli aspetti negativi dell’uomo. La protagonista di una commedia romantica non sarebbe mai stata in grado di affrontarli e Jaime era perfetto così com’era. Sarebbe stato perfetto con accanto qualsiasi attrice bionda e carina che avrebbe interpretato la parte della sua co-protagonista.
Ma questo non era giusto. Jaime meritava l’amore più di chiunque altro. Lo desiderava da così tanto tempo. Quando avevano iniziato a vivere insieme, l’uomo usciva molto di più ed era sempre pieno d’ottimismo. Avrebbe potuto essere più esasperante che accattivante, ma non era assolutamente così, soprattutto da quando si era buttato così giù. Il suo ottimismo rischiava di incrinassi ed andare in mille pezzi ogni volta che accadeva qualcosa capace di sconvolgerlo. Ormai l’uomo sentiva tutto con più intensità, sia in positivo che in negativo.
Ovviamente Brienne era innamorata di lui, perché… era ovvio.
“Ho bisogno di lavorare” rispose lei pazientemente. Non voleva rammentargli che un giorno avrebbe trovato una ragazza bella e adorabile con cui sposarsi e creare una famiglia e che a quel punto lei non avrebbe potuto continuare a vivere con il suo fondo fiduciario. Avrebbe dovuto trovare un’altra casa. Avrebbe dovuto farsi dei nuovi amici perché lui non avrebbe più avuto tempo per lei. No, le loro vite erano già troppo intrecciate tra di loro che non poteva complicarle ancor di più mettendoci in mezzo anche i soldi. “Comunque i bumper di Halloween di solito riescono a farmi superare la depressione natalizia. Va bene così.”
“Certo,” rispose Jaime, con una leggera espressione di disapprovazione. “Sono i tuoi preferiti.”
Il segreto più grande di Brienne, quello che cercava di nascondere ancora più in profondità della stratosferica e senza speranze cotta che aveva per il suo migliore, era che, in realtà, lei era ancora la ragazza di sedici anni che sognava Renly Baratheon. Era ancora altrettanto stupida e altrettanto ingenua, solamente era diventata più brava a nascondere in profondità i propri sentimenti e fingere che non esistessero.
Era facile fingere di essere cinici. Era facile scrivere film in cui la donna apriva il suo cuore troppo facilmente a qualche abile avvocato aziendale e veniva quasi uccisa per questo, venendo salvata da un vicino o un amico che aveva capito fin dall’inizio che quello non era il suo vero amore. Era così facile far ridere il pubblico con la sua beffarda irritazione per l’ottimismo sconfinato e il romanticismo dei film natalizi.
A volta era contata che i film che scriveva fossero così terribili. Se fossero stati migliori, allora avrebbe potuto effettivamente avere un legame emotivo con ognuno di loro, ma, a quel punto, che cosa ne sarebbe stato di lei?

 

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Dopo aver finito di decorare il loro albero, Jaime insistette affinché andassero a prendersi una cioccolata calda e a vedere l’accensione delle luci dell’abete che avevano preparato al parco.
“Penso davvero che potrebbe aiutarti,” le spiegò l’uomo, soffiando sopra la superficie della sua cioccolata calda.
Era adorabile con le sue guance rosse, le sue stupide ciocche di capelli che spuntavano sotto il berretto di lana e una sciarpa avvolta intorno al collo. Era stata Brienne a preparali entrambi e a donarglieli il Natale precedente e lui aveva iniziati ad indossare quell’anno non appena le prime foglie avevano iniziato a cambiare colore. La donna cercò di non pensarci.
“Che cosa potrebbe aiutarmi? La gioia natalizia?” chiese lei, infondendo in quella domanda tutto il sarcasmo che meritava.
Jaime ridacchiò. Era affascinante, soprattutto quando piegò le spalle per difendersi dal freddo.
Fanculo a lui.
“Sì, anche,” rispose l’uomo. “Lo spirito natalizio.”
“Ugh,” grugnì lei, spingendolo leggermente con la propria spalla.
L’uomo sorrise e nascose il mento sotto la sciarpa.
“Per la tua scrittura,” spiegò. “Non in generale. Semplicemente… ogni anno lo odi così tanto. Non deve essere divertente scriverci su.”
“No, non lo è, ma è il mio lavoro,” puntualizzò Brienne. “Non deve essere divertente farlo e i film sono oggettivamente pessimi.”
“Non devono esserlo per forza!”
“Invece sì! Non cercano di fare dei bei film! Vogliono solamente degli script semplici e trame accattivanti in modo da poter inviare un breve riassunto a qualsiasi servizio di streaming che Varys stia corteggiando quest’anno. Non vogliono correre rischi perché hanno paura di alienare chiunque sia anche leggermente interessante. Stanno cercando di puntare al cittadino medio di  Westeros.”
“Ma sei tu che le stai scrivendo e sei una bravissima scrittrice!”
“Onestamente anche un algoritmo informatico abbastanza decente riuscirebbe a fare il mio lavoro. È solo questione di tempo. È lo studio che scrive queste cose, Jaime. Modificano tutto quello che cerco di fare. Non vale proprio la pena discuterci.”
L’uomo borbottò adorabilmente e bevve un altro sorso corroborante della sua cioccolata calda.
“Tutto quello che sto cercando di dirti è che non potrebbe farti male un po’ di allegria natalizia. Sei sempre così negativa!”
“No, sono realistica. Tu invece sei sempre così implacabilmente positivo. È estenuante.”
Jaime le sorrise, anche perché sapeva che non era realmente infastidita. Era stata accanto a lui durante il suo periodo di depressione e sapeva quanto fosse stato difficile arrivare al punto dove si trovava in quel momento. Non poteva rimproverargli di essere ottimista, anche se poteva risultare molto irritante quando lei era giù di morale.
“Potresti avere solamente un po’ di positività in più nella tua vita,” disse lui. “Te lo meriti.”
“Ma io ho te, no?” chiese Brienne. “Sei abbastanza positivo per entrambi.”
Jaime le sorrise nuovamente. Le sue guance erano diventate ancora più paonazze e, cazzo, era davvero troppo da affrontare.
Arrivarono al parco e non solo lui si schiacciò contro il fianco di lei, ma intrecciò le loro braccia insieme come se fossero i personaggi di un film in costume. Non indossava nemmeno la sua protesi, il che era veramente un passo avanti. Qualche settimana prima le aveva menzionato che la sua terapista stava cercando di farlo sentire a suo agio senza, soprattutto dopo che gli aveva raccontato di odiarla tanto. Era una buona protesi e gli consentiva una maggiore mobilità di quella procedente, ma, semplicemente, era troppo legata al ricordo di suo padre e sua sorella e a come l’avevano trattato dopo l’amputazione.
“Mi ha detto di iniziare a lasciarla a casa quando mi sarei sentito più sicuro,” le aveva spiegato e Brienne si era resa conto che la indossava sempre, meno quando era con lei, e che…
“Ugh, Bronn,” disse improvvisamente Jaime, avvicinandosi e portando la testa accanto a quella di lei. “Spero che non ci veda.”
“Che cosa ci fa lui qui?” si chiese Brienne. Allungò il collo per vedere quella specie di amico di Jaime che sorseggiava dello zabaione e osservava le donne che si trovavano intorno l’albero. “Oh, ovviamente sta cercando di abbordare qualcuno.”
“Non farti vedere,” sussurrò l’uomo.
“Perché? Avete nuovamente litigato? Non riesco proprio a starvi dietro.”
“È solo che non voglio che lui rovini tutto,” rispose lui con tono lamentoso.
“Se mi vedrà, allora mi vedrà. Non mi abbasserò certo per evitarlo.”
Jaime sospirò rumorosamente e si avvicinò ancor di più. Stava solamente cercando di essere discreto, ma non stava facendo un ottimo lavoro. L’unica cosa che attirava l’attenzione più di Brienne era proprio Brienne insieme a Jaime.
Anche se era veramente doloroso per lei e desiderava disperatamente che le cose fossero diverse, non poteva fare a meno di sghignazzare quando si fermava a pensare a come potevano sembrare quando erano insieme, a quello che le persone vedevano quando li guardavano, soprattutto in un momento come questo qui. Jaime si rannicchiò vicino a lei, facendola irrigidire e sentire a disagio. Riusciva quasi a sentire i loro pensieri: quella donna dovrebbe cadere in ginocchio per la gratitudine perché lui è con lei invece di fare il cascamorto con qualcun’altra.
Percependo quanto fosse rigida, Brienne si rilassò contro il suo fianco e Jaime le sorrise.

 

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Il bello di Jaime era che era sempre stato gentile nell’animo, nella profondità del suo cuore. Purtroppo, per anni e anni, aveva lavorato per la sua famiglia e aveva dato loro tutto quello che aveva, permettendogli di gestire la propria vita. Aveva lavorato duramente per sfuggire alla loro influenza e si meritava tutta la dolcezza, la gentilezza e la felicità che provava in quel momento. Questo rendeva un po’ più semplice sopportare tutto quanto. Gli piaceva essere gentile e fare cose dolci per lei, suo fratello e i loro amici. In un primo momento Brienne aveva pensato che fosse dovuto alla sua ricchezza: un ragazzo ricco che non capiva che la gente potesse sentire leggermente insultata quando si offriva di pagare a loro qualsiasi cosa. Solo in un secondo momento si rese conto che fosse semplicemente entusiasta di avere persone accanto per le quali poter fare cose carine. Quando lavorava per suo padre aveva dovuto nascondere molto in profondità quella parte di lui così empatica.
Quindi, quando le aveva casualmente proposto di trascorrere l’intero periodo natalizio facendo tutte quelle attività che solitamente sono tipiche nelle coppie dei film per “aiutarla a trovare un po’ di ispirazione”, per poi esagerare e trasformare leggermente la cosa, Brienne non ne fu assolutamente sorpresa. Non si sentì nemmeno irritata, anche se avrebbe tanto voluto esserlo. Jaime aveva visto che aveva un problema, quindi avrebbe fatto di tutto per risolverlo. Non poteva essere seccata con lui perché era un amico veramente fantastico.

 

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Jaime si presentò il primo giorno di dicembre con una enorme casa di legno.
“E quello che cos’è?” chiese Brienne, facendosi da parte per farlo entrare.
L’uomo la stava reggendo in contemporanea ad un centinaio di buste della spesa. Riuscì a spostarla in modo da lasciare gli altri pacchi sul divano, dove sarebbero rimasti senza dubbio per qualche ora, almeno fino a quando non avrebbero voluto iniziare qualche gioco o vedere insieme un film di Natale, costringendoli così a spostarli con riluttanza.
“È un calendario dell’avvento,” spiegò. Lo appoggiò sul tavolino con una delicatezza rara per lui, ma era talmente pesante da fare comunque un piccolo tonfo quando entrò in contatto con la superficie piana. “Non guardare dentro le buste!”
“Ok,” ridacchiò Brienne.
Jaime la spinse nella sua camera e la costrinse rimanere lì per almeno tre minuti mentre lui continuava a fare avanti e indietro tra la propria stanza e il salotto, gridando per tutto il tempo.
“Stavo guardando alcuni tuoi film,” spiegò, ignorando il forte gemito proveniente da lei. “E mi sono reso conto che il mio oggetto ricorrente preferito era il calendario dell’avvento! Un misterioso e magico calendario dell’avvento compare e, in qualche modo, influenza gli eventi della trama. Ogni giorno dona alla protagonista un dono, un indizio o qualsiasi altra cosa che la spinga verso l’uomo dei suoi sogni o verso qualche altra meta.”
“Si tratta sempre dell’uomo dei suoi sogni,” borbottò Brienne tra sé e sé.
Verso quale altra meta poteva indirizzarla? Il lavoro dei sogni? Un’amicizia appagante? Ma questo poteva intralciare la sua relazione con il suo futuro marito e non potevano di certo permettere che qualcosa del genere accadesse.
“Quindi ho pensato di crearne uno per noi! Venticinque giorni di attività natalizie!”
“Hai commissionato tu quella cosa? Quanto ti è costata?”
“Questo è irrilevante!” gridò Jaime in risposta. “Ok, ora puoi uscire da lì!”
Brienne lo fece e si rese conto con sollievo che tutte le buste erano stato riposte nella camera dell’uomo.
Jaime era in piedi accanto al tavolino, dove era stato posizionato il calendario dell’avvento. Le stava sorridendo con orgoglio, come se fosse stato lui a crearlo con le proprie mani. La donna si sforzò di sorridere a sua volta, spostando gli occhi su quell’oggetto. Guardare il sorriso dell’uomo era come fissare il sole, quindi era sempre consigliato farlo in modo indiretto.
“Dove lo hai fatto fare?” chiese.
Una spiacevole sensazione di terrore cominciò a formarsi all’interno del suo stomaco mentre continuava a fissarlo. Questo era veramente troppo. Quando si era offerto per aiutarla a trovare un po’ di gioia natalizia, si era aspettata che le proponesse qualche attività, magari anche suggerite spontaneamente da lei stessa, ma quello era proprio nel tipico stile di Jaime.
“Jon, il cugino di Sansa, ha un amico di nome Davos che fa il falegname. All’inizio credevo che non potesse essere molto bravo perché gli manca qualche falange, ma mi ha spiegato che è stato qualcun altro ad amputargliele.”
“Qualcuno le ha amputate? Ha per caso a che fare con la mafia?”
“Questo non lo so. Non mi interessa. L’unica cosa che conta è che ha creato questo! In realtà aveva già la parte anteriore esposta nel suo negozio. Immagino che una volta doveva essere una vecchia casa per le bambole. Ha dovuto aggiungervi la parte posteriore e dei ripiani e creare le finestrelle. Mi ha permesso di dargli una mano, ma il più lo ha fatto lui.”
“Jaime,” disse Brienne sentendosi impotente, come faceva sempre quando l’uomo andava leggermente oltre con qualcosa.
“Non è stato così tanto costoso,” si sbrigò a rispondere lui velocemente, cosa che accadeva sempre quando mentiva.
La donna sospirò, sapendo quando fosse inutile discutere con lui. Non sapeva proprio essere moderato quando si trattava di amicizie. Era questo uno dei motivi per il quale lo amava. Poteva essere davvero travolgente.
“Va bene,” disse. Si rese immediatamente conto che avrebbe dovuto fingere di essere entusiasta per la maggior parte del mese perché non voleva proprio che Jaime si rendesse conto di quanta poca voglia avesse di fare tutto questo. Lui si era veramente impegnato molto e, se voleva davvero trascorrere quei venticinque giorni insieme a lei invece di uscire con persone più eccitanti e magari più inclini allo spirito natalizio, non poteva di certo rovinare tutto quanto. Piegò le sue labbra in un falso sorriso, rallegrandosi nel notare quanto lui sembrasse sollevato nel vederlo. “Allora, come funziona?”
“Apri la finestrella con scritto ‘uno’ sopra,” le spiegò. “All’interno vi è una miniatura. Una piccola rappresentazione di quello che faremo quel giorno. Ogni giorno ci sarà qualcosa di diverso. Cose piccole durante la settimana e un po’ più elaborate per il fine settimana.” Jaime sembrò davvero orgoglio di aver preso in considerazione i suoi impegni mentre programmava tutto quando.
“Va bene,” rispose ancora una volta la donna.
Jaime si librò sopra di lei con uno sguardo carico di aspettativa mentre Brienne afferrò il calendario dell’avvento. Aprì quella graziosa finestrella, con dei cardini e un pomello rosso, e all’interno vi trovò una piccola tazza in stile casa delle bambole con dentro qualcosa che ricordava la cioccolata calda.
“Abbiamo bevuto una cioccolata calda quando siamo andati a vedere l’accensione delle luci dell’albero di Natale,” gli fece notare. “Sei già a corto di idee?”
“No,” rispose Jaime, con troppo trasporto e facendosi troppo vicino. “Oggi andremo in quel cafe che dici ogni volta che è troppo costoso e ti offrirò una cioccolata calda al gusto che preferisci. Poi andremo a fare una passeggiata lungo il fiume e parleremo di qualsiasi cosa desideri,” spiegò sorridendole
La conosceva veramente bene. Ogni tanto, quando se ne rendeva conto, Brienne ne rimaneva sorpresa, anche perché sembrava sempre ignaro di tutto. Ovviamente lui sapeva già che per lei quella era un’idea fantastica.

 

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La cioccolata calda era fantastica e anche la passeggiata andò molto bene. Era una giornata insolitamente calda, ma Jaime aveva comunque optato per indossare i suoi regali fatti a maglia, come faceva sempre, e continuava a sorriderle come un golden retriever felice di trovarsi all’aperto. Brienne era certa che sarebbe uscita di testa prima che il mese finisse se fosse stata costretta a trascorrere tutto il tempo con la parte più tenera e generosa di lui. Aveva un debole per ogni sfaccettatura di Jaime, ma in particolare per il suo lato felice, dolce e grato di essere ancora vivo. Dopo alcuni anni difficili, era semplicemente… molto.
Il giorno seguente trovò una serie di minuscole lucine natalizie aggrovigliate dietro la seconda finestrella, quindi quella sera Jaime l’accompagnò con la macchina fino al suo vecchio quartiere e fecero una piacevole passeggiata. Le villette, ovviamente, erano già tutte addobbate per il Natale. Una vocina cinica dentro la testa di Brienne continuò a ricordarle che i proprietari probabilmente avevano pagato qualcuno per farlo al loro posto, ma non fu abbastanza forte da soffocare la meraviglia infantile che provò nel guardare le luci e decorazioni tutt’intorno a lei. Jaime fu particolarmente compiaciuto dopo quella serata e lei non poteva certo biasimarlo. Era solamente il secondo giorno e già lei aveva iniziato a ripensare a quando decorava con suo padre il grande albero che avevano nella loro casa. Lui le lasciava sempre accendere tutte le luci che desiderava, anche se erano troppe e il loro abete aveva sempre un aspetto un po’ assurdo. Come aveva fatto a dimenticarlo?
L’oggetto dietro la finestrella del terzo giorno era un piatto di biscotti in miniatura, il che significava che Jaime aveva trascorso la giornata provando a prepararne qualcuno mentre Brienne era rimasta a lavorare a casa. Stava preparando degli script natalizi per l’anno seguente e doveva ammettere che la cosa funzionava. Il piano dell’uomo, per quanto potesse sembrare ridicolo, era riuscito a farle sembrare un po’ meno schifoso scrivere tutte quelle sciocchezze.
Le era molto d’aiuto che Jaime si trovasse di fronte a lei mentre lo faceva, mescolando felicemente l’impasto con il mixer elettrico che gli aveva regalato il padre della donna l’anno precedente. Stava ascoltando della musica e continuava ad insistere con un tono di voce da bambino viziato e arrogante sul fatto che avrebbe amato la prossima infornata. Quando finalmente lei fu pronta per fare una pausa, Jaime aveva già allestito il tavolo. Le sue decorazioni erano terribili, ma si assicurò di farle capire che non aveva mai avuto una vena artistica e che non fosse certamente colpa della sua mano mancante. Lei scoppiò a ridere come se fosse uno scherzo, ma, in realtà, era veramente felice: l’anno precedente, poco prima di Natale, non era mai stato così contento.
In realtà, se ci pensava bene, era un po’ preoccupata per tutta quest’allegria natalizia di Jaime. Era stato stranamente introverso per alcune settimane a novembre e le aveva detto che era per via di alcune cose che erano uscite fuori durante la terapia. Si era preoccupata che potesse avere una battuta di arresto, ma questa brusca virata verso la direzione opposta le sembrava quasi sospetta.
Forse era semplicemente preoccupata per Jaime, ma questo lo era sempre. Lo aveva visto nel suo momento peggiore quando stava cercando di riprendersi dall’incidente, arrivando persino a pensare che la teoria del proprio terapista secondo il quale era rimasta traumatizzata fosse davvero ridicola, ma poi accadevano cose del genere e si rendeva conto di essere terrorizzata. Non poteva vederlo nuovamente in una situazione simile.

 

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Le sorprese di Jaime nei giorni seguenti furono più tranquille visto che Brienne avrebbe dovuto trascorrere diverso tempo sul set. I film per quell’anno erano stati girati durante l’estate, quindi si trattava di fare delle modifiche dell’ultimo minuto e preparare il materiale aggiuntivo per il sito web. Era proprio per quest’ultima mansione che c’era bisogno di lei. Varys supervisionava il tutto indossando sempre un cappello da Babbo Natale sopra la sua testa calva. In realtà non gli importava veramente di tutte quelle stronzate natalizie che metteva nei suoi film. No, il Natale faceva guadagnare molti soldi e il pubblico avrebbe guardato qualsiasi cosa se vi era scritto Christmas Holiday o Holly nel titolo. Qualcuno dei colleghi di Brienne prendeva tutto sul serio, ma non era il caso di Varys. In realtà a lei piaceva proprio per questo.
Forse era per questo motivo che gli aveva raccontato del calendario dell’avvento che aveva preparato Jaime mentre assistevano alla preparazione di alcuni promo. Varys stava sorseggiando una specie di caffè aromatizzato alla menta, mormorando e digrignando durante i vari passaggi.
“Un sacco di problemi da affrontare,” disse non appena Brienne ebbe finito di parlare.
Le sue sopracciglia erano inarcate in modo molto simile a quelle di un presentatore di un talk show televisivo. Come la maggior parte delle persone che lei aveva incontrato nel mondo dello spettacolo, non sapeva mai come farlo stare zitto.
“Jaime è fatto così,” spiegò lei.
“O almeno lo è adesso,” rispose Varys, dato che lui l’aveva conosciuto quando lavorava ancora con suo padre.
“È cambiato,” rispose Brienne, anche se non era certa che si trattasse della verità.
“Sembra più che tu gli abbia donato un posto sicuro dove sente di poter essere finalmente se stesso,” ribatté Varys, esprimendo il concetto che avrebbe voluto dire lei.
“Avevo dimenticato che potevi leggermi la mente,” borbottò la donna.
L’uomo le sorrise in modo enigmatico.
“Ovviamente,” rispose facendo praticamente le fusa, cosa che lei odiava. “Solo…” esitò qualche istante e un sorriso compiaciuto comparve sul suo viso. “No, non importa.”
“Che cosa?” chiese lei, comprendendo immediatamente come avesse fatto Varys a guadagnare tutti quei milioni facendo il presentatore in dei talk show. “Che cosa c’è? Pensi che ci sia qualcosa che non vada?”
“Sei in terapia?”
“Certo. Ormai tutto il mondo è in terapia. Perché?”
“Volevo solamente dirti che non dovresti dare per scontato che ci sia qualcosa che non vada quando sto chiaramente sorridendo e mi sto divertendo. Ormai abbiamo un rapporto amicale, o almeno lo spero, e non dovresti continuare a pensare che sorriso solamente perché sta per succederti qualche disgrazia.”
In pochi secondi Brienne sentì il proprio viso diventare rosso.
“Mi spiace. In realtà lo faccio, credimi, ma non si tratta di te. Semplicemente io…”
“Non è una brutta cosa,” rispose gentilmente Varys. “Ma comunque non ti dirò che cosa penso. Non voglio rovinarti la sorpresa.”

 

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Nei giorni seguenti Brienne osservò attentamente Jaime. La sorpresa? Di che cosa stava parlando Varys? Cercò di non pensarci troppo, ma sarebbe stato molto da Jaime riempire il loro mese con cose piccole e normali, per poi fare l’ultimo giorno qualcosa di enorme ed elaborato. Che avesse in qualche modo coinvolto il suo capo? O forse Varys aveva semplicemente provato a indovinare?
Ma Jaime era Jaime e si comportava esattamente come sempre, anche se forse era un po’ più vivace, felice e con un pizzico di gioia natalizia.
Andarono a cena in un ristorante che entrambi amavano che era già stato addobbato per le festività e dove venivano preparate diverse specialità natalizie che Jaime insistette perché le provassero tutte.
Andarono al cinema per vedere un film natalizio veramente molto bello.
Il venerdì prepararono e assaggiarono diverse bevande natalizie di cui l’uomo aveva trovato le ricette online. La maggior parte era orribile, ma qualcuno era piuttosto gradevole. Più tardi, quando entrambi erano un po’ brilli, Jaime si addormentò con la testa sopra il grembo di Brienne mentre guardavano un programma di cucina natalizia. La donna gli accarezzò i capelli e rimase ad ascoltare i suoi mormorii di soddisfazione. L’alcol stava avendo la meglio, facendola sentire più tenera, felice e aperta. Non si preoccupò di toccare troppo Jaime. Non si preoccupò che Jaime lo scoprisse.
Era stato veramente gentile da parte sua pensare che lo stesse facendo per lei. Ripensò a quello che le aveva detto Varys, al fatto di come Jaime potesse essere veramente se stesso quando era con lei. Ripensò al suo sorriso mentre preparava quei biscotti e la sua felicità quella sera mentre shakerava i loro drink con una mano, senza avere troppi problemi.
Alla fine appoggiò la mano sulla sua mascella e lo accarezzò con il pollice, avanti e indietro, passando sopra la sua barba. L’uomo stava facendo tutto questo per lei e si era resa conto di essersi divertita e anche…
Non aveva ancora preso nulla per lui per Natale.

 

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“Non sei una cretina,” la rassicurò Sansa mentre vagano per un altro negozio. “È difficile fargli un dono, infatti è per questo motivo che ogni anno gli regalo una giornata alla spa.”
“Beh, io non posso farlo.”
“Perché no? È uno degli uomini più vanitosi che io conosca. Gli piacerebbe molto trascorrere due giornate alla spa, soprattutto se tu lo accompagnassi.”
Sorrise apertamente a Brienne, ma lei finse di non vederlo. Tutti i loro amici erano davvero fastidiosi con la storia di lei e Jaime, ma Sansa era di gran lunga la peggiore.
Esitò qualche istante al pensiero di trovarsi in una spa da sola con Jaime. Vi sarebbe stata una certa intimità in quella situazione a cui non voleva arrivare. Per Sansa non ci sarebbero stati problemi, visto che conosceva Jaime da sempre ed era carina e perfetta proprio come lui. Ma non era certo così per Brienne. Lei era sempre… troppo. Era troppo grande e troppo robusta. Che cosa facevano solitamente le persone alle terme? Se ne stavano sedute mezze nude in stanze in legno piene di nebbia, almeno questo era quello che lei sapeva. In più facevano il bagno in vasche per l’idromassaggio? Massaggi? Probabile. No, tutto questo non faceva per lei.
Anche solo l’idea di…no. Era già stata in precedenza in situazione del genere da sola insieme a Jaime e non erano stata esattamente piacevole. Lo aveva infatti trovato privo di sensi nella vasca da bagno, tremante anche se l’acqua era calda. Era accaduto non troppo tempo dopo che era stato dimesso dall’ospedale per la prima volta e per tutto il tempo le aveva nascosto che il suo moncherino si fosse infettato, non volendo che lei lo facesse nuovamente ricoverare. Non riuscì però a farlo mentre si trovava nella vasca. Brienne aveva finito di lavarlo e poi, lentamente, lo aveva portato fuori dal loro appartamento e lo aveva accompagnato in ospedale. In quel momento era in preda al panico e alla confusione, ma ora il ricordo era sufficiente per farla arrossire. Era stata il più gentile possibile con lui mentre balbettava e soffriva, ignorando costantemente la sua evidente eccitazione, ma era qualcosa che le tornava alla mente nei momenti più strani. La sua pelle era morbida e i suoi occhi erano fissi su di lei, guardandola mentre asciugava il sudore febbrile dalle sue spalle, dal viso e dai capelli.
Una spa? Un luogo dove avrebbe dovuto esporre la maggior parte della sua pelle? No. Nemmeno tra un milione di anni. Il suo corpo era troppo grande, le gambe troppo lunghe e la pelle ricoperta da lentiggini e macchie. No, anche perché loro due insieme sembravano già bizzarri l’uno accanto all’altra quando erano completamente vestiti! Non avrebbe potuto sopportarlo.
“No,” rispose, cercando di non sembrare tetra tanto quanto si sentiva. “Dovrò pensare a qualche altra idea. Lui si è impegnato davvero tanto per me.”
“Questa sarà semplicemente la tua vita da adesso,” disse Arya, la sorella di Sansa, in una sorta di gioia selvaggia. “Voi due fate gesti sempre più grandi l’uno per l’altra fino a quando non riuscirai a fargli crescere una nuova mano del cazzo in un laboratorio o qualcos’altro del genere.”
“Questo significherebbe tornare al college ed iscriversi a un corso di laurea in ricrescita delle mani,” aggiunse Sansa. “Ma chi ha i soldi per farlo?”


 

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Alla fine Brienne trovò una replica piuttosto buona della spada in acciaio di Valyria preferita da Jaime, Widow’s Wail, in un negozio al centro commerciale che sembrava vendere solamente spade, sciarpe colorate e incenso. Insieme vi era anche uno scudo robusto e chiese ad Arya di dipingerlo con lo stemma della famiglia Lannister. Generalmente la giovane era troppo caotica per affidarle qualcosa del genere, ma lei e Jaime avevano lo stesso senso dell’umorismo irriverente. Se sullo scudo ci sarebbe stato raffigurato un leone con un pene prominente o con dei buffi baffi, probabilmente l’uomo l’avrebbe trovato divertente.
Non le sembrava ancora la scelta giusta, ma non aveva la minima idea di che cosa potesse desiderare Jaime. Era piuttosto ricco e con pochissimo autocontrollo quindi solitamente acquistava da solo qualsiasi cosa desiderasse. Senza contare che era una di quelle persone che, se gli si chiedeva che cosa volesse per regalo, rispondeva sempre con un “niente, mi basta trascorrere del tempo insieme a te”, cioè la risposta più inutile che si potesse avere.
Quando finalmente tornò nel loro appartamento, Jaime non era in casa, quindi ebbe tutto il tempo per sistemare i regali per lui nel suo armadio e poi mettersi a lavorare un po’ sul nuovo copione. Si trattava di una storia piuttosto tortuosa in cui un’avvocatessa tornava per Natale nella sua casa ‘in campagna’ e riallacciava i contatti con il ragazzo che le aveva spezzato il cuore al liceo non rispondendo mai alla lettera d’amore che gli aveva inviato il giorno prima del diploma. Ovviamente si sarebbe scoperto, in un mix di stereotipi, che la ragazza più crudele della scuola aveva rubato la lettera della protagonista per poterla sostituire con la propria e ora lei e il ragazzo si frequentavano tranquillamente, anche se in passato era sempre stata tremenda con lui.
In questi film le ragazze erano sempre più cattive di quanto Brienne avesse potuto sperimentare nella realtà. Nel suo liceo ve ne erano diverse, ma i ragazzi erano molto peggio di loro.
Neanche la donna più crudele che conosceva — Cersei, la sorella gemella di Jaime — arrivava a quei livelli. Era una persona feroce, brutale e spietata, ma non come le antagoniste appartenenti a questa tipologia di film, il cui unico scopo sembrava essere meschine. Cersei era crudele e senza pietà perché era stata abituata a farsi mettere i piedi in testa, ma soprattutto perché non voleva perdere l’approvazione di suo padre visto che c’era voluta tutta la vita per guadagnarsela.
Qual era invece la motivazione di Selyse? Brienne non riusciva proprio a capirlo, anche se la cosa non aveva alcuna importanza. Avrebbe potuto pensare per lei un passato elaborato e dare qualche spiegazione sul perché delle sue azioni, ma sarebbe stato tutto tagliato a favore di qualche scena più romantica, ad esempio il ragazzo che chiedeva al padre della protagonista il permesso di corteggiarla, come se si trovassero ancora nel Medioevo.
Brienne era di pessimo umore quando Jaime tornò a casa. Le sembrò che l’uomo avesse percepito la cosa — forse perché fare shopping e lavorare su quel copione erano due tra le cose che meno preferiva al mondo — e le propose di prendere del cibo d’asporto.
“Questa sera facciamo una serata film,” disse lui, piuttosto compiaciuto.
Brienne voleva quasi fargli notare che tecnicamente il giorno precedente si erano ubriacati e poi avevano visto un film, ma decise di desistere. Jaime era l’ultima persona al mondo che meritava di diventare la vittima sacrificale del suo cattivo umore. Più tardi aprì la finestrella per quella giornata nel suo calendario dell’avvento e scoppiò a ridere quando vi trovò dei minuscoli DVD di alcuni dei film natalizi più famosi, aumentando di intensità quando Jaime scomparve all’interno della propria camera e ne uscì con delle copie a grandezza naturale.


 

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Una serata cinema con Jaime era generalmente qualcosa di piuttosto estenuante perché non vi era nulla che lo facesse sentire a suo agio come del cibo da asporto, qualche drink e un film. Brienne sapeva sempre di trovarsi in un mare di guai quando lui tirava fuori la soffice coperta che solitamente si trovava piegata in fondo al suo letto e quella sera andò a prenderla non appena lei aveva finito di buttare i contenitori per il cibo vuoti nel secchio dell’immondizia.
“Ora,” le disse saggiamente, andando a sedersi accanto a lei e stendendo la coperta sopra le loro ginocchia. “So che di solito facciamo il contrario, ma dovremmo fare ricerche per i tuoi film e sarebbe controproducente se ci comportassimo come sempre.”
“Di che cosa stai parlando?” chiese Brienne, non riuscendo a nascondere tutta la tenerezza che stava provando.
“Beh, io sono l’uomo, ovviamente, quindi dovresti essere tu a rannicchiarti contro di me per una volta. Gli uomini non si accoccolano contro le donne nei film per i V-Network.”
“Oh, ma a te piace così tanto,” rispose lei ridacchiando.
L’uomo sospirò frustrato.
“Lo so,” disse con tono lamentoso. “Ma ora non è questo il punto e sono disposto a rinunciarvi per una volta.”
Brienne si sentiva sempre al sicuro quando stringeva Jaime contro di sé perché sapeva che desiderava conforto e che lei era in grado di darglielo. Si sentiva al sicuro perché lui cercava il suo calore e perché si sentiva a sua volta al sicuro con lei e questo rendeva le farfalle che aveva nel suo stomaco sazie e felici, non terrificanti e voraci come erano in quel momento.
Appoggiò la testa sul cuscino sistemato sopra il grembo di lui e non si sentì affatto tranquilla.  Tirò la coperta fin sopra le spalle, ma non era comunque a proprio agio. Ma soprattutto… come avrebbe fatto lui a non rendersene conto? Come poteva non saperlo? Se lei abbassava la guardia e si accoccolava come faceva sempre lui con lei, era certa che l’avrebbe saputo.
Gli uomini come Jaime - simili a modelli, affascinanti e dai modi sbarazzini, divertenti, sfacciati e sarcastici - possono essere coccolosi come dei gatti e alla costante ricerca di affetto. Possono essere tutto ciò che vogliono. A lui era stato permesso di essere un abile avvocato aziendale, per poi diventare l’esatto opposto. Andava benissimo in entrambi i casi perché gli era concesso.
Alle donne come Brienne questo non era permesso. Non erano autorizzate ad occupare troppo spazio. Non potevano essere affettuose. Non avevano il permesso cercare di avere un bell’aspetto o provare a rimpicciolirsi e nascondersi o provare a diventare più grandi e più alte. Vi erano donne nel mondo che potevano essere loro stesse senza dover continuamente scusarsi e non erano costrette a seguire nessuna regola, ma Brienne non era mai stata una di loro e le venivano i crampi allo stomaco al pensiero di appoggiare la testa sulle ginocchia di Jaime e sentire la sua mano che scivolava tra i suoi capelli come se fosse stata più piccola, carina e delicata. Lei non era affatto così! Era stata progettata per essere la base di una piramide. Era l’appoggio robusto e funzionale contro cui potevano riposare i suoi amici. Era forte. Non era delicata. Più specificatamente, non poteva lasciare che quella delicatezza si manifestasse perché avrebbe rischiato di spezzarla.
Ma Jaime continuò felicemente ad accarezzarle i capelli e lei gli permise di farlo.


 

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Quando Brienne si svegliò, Jaime dormiva ancora. Con la schiena contro il divano, la mano dell’uomo era appoggiata sopra il suo petto. Apparentemente l’aveva afferrato mentre dormiva. Era una cosa davvero imbarazzante. Spostò la mano e si mise a sedere lentamente per evitare di svegliarlo, cosa che invece avvenne.
Jaime le sorrise assonnato.
“Abbiamo visto solo due film,” le disse. “Immagino che eravamo in una posizione troppo comoda.”
“Sì,” sussurrò lei.
“Dai, torna a dormire.”
Jaime si era sdraiato per tutta la lunghezza del divano e non le aveva lasciato altro posto se non davanti a lui. Brienne scosse la testa e provò ad alzarsi, ma lui allungò il braccio per afferrarle la mano. La donna notò immediatamente lo sforzo che stava facendo per sembrare impassibile quando si rese conto che si trattava del braccio amputato.
Capitava a volte che se ne dimenticasse, ma accadeva solamente quando si sentiva veramente felice e a suo agio. Lei odiava quando succedeva.
Si sdraiò quindi davanti a lui. Non era uno spazio striminzito, ma era comunque abbastanza stretto da farla sentire ridicola. Jaime non sembrò accorgersene. In sottofondo si poteva sentire It’s a Wonderful Life. Dopo un attimo di esitazione che lei fece finta di non notare, l’uomo le avvolse la vita con il braccio amputato. Brienne coprì il moncherino con la propria mano. Va tutto bene, avrebbe voluto dirgli. Per tutta risposta Jaime le baciò la nuca.


 

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Brienne iniziò a pensare che il vero problema fosse che lei e Jaime erano troppo presenti nella vita l’uno dell’altra.
Non era certa di quale potesse essere la soluzione, ma doveva esserci qualcosa da fare. La situazione non era più sostenibile. Prima o poi Jaime avrebbe iniziato a uscire nuovamente con qualche donna. Si sarebbe reso conto che trascorreva troppo tempo insieme a lei e avrebbe iniziato a stancarsi. Qualcosa sarebbe successo. Se lei fosse caduta nella trappola di credere che le cose avrebbero potuto essere così per sempre, avrebbe certamente finito per farsi del male.
Ogni giorno si rendeva conto di apprezzare ogni orribile situazione mentre la viveva, per poi disprezzarla non appena si ritrovava al sicuro nel suo letto, continuando a rimuginarci sopra.
Fecero un giro con una carrozza trainata da cavalli attraverso il parco, s’innamorarono di un negozio di artigianato e acquistarono diversi oggetti per decorare l’appartamento, dipinsero a mano degli ornamenti e trascorsero il sabato in un mercatino di Natale.
Brienne provò veramente a mantenere la mente lucida per tutto il tempo. Sapeva che si trattava di Jaime e questo era esattamente il suo modo di comportarsi. Era un ottimo amico e il suo piano stava veramente funzionando. Infatti le stava risultando sempre più facile scrivere e i suoi copioni non erano poi così terribili. Sarebbero stati fatti a pezzi quando si sarebbero trovati in sala di montaggio, ma almeno si sentiva più orgogliosa di loro e potevano essere effettivamente prodotti. Varys era soddisfatto di lei, il suo manager era soddisfatto di lei. Jaime era soddisfatto di lei e questa era la cosa più importante di tutte perché la sua approvazione era quella che contava più, anche se desiderava disperatamente che non fosse così.
È troppo, pensava tutte le volte. È troppo.


 

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Il sabato prima di Natale aprì la finestrella corrispondente nel suo maledetto calendario dell’avvento e vi trovò all’interno un paio di pattini per gli ghiaccio. Il suo stomaco sprofondò.
Non era qualcosa di cui andava orgogliosa e sicuramente non lo avrebbe mai ammesso a voce alta con nessuno, ma aveva sempre pensato che il pattinaggio sul ghiaccio fosse intrinsecamente romantico, anche all’interno di film prodotti dai V-network. C’è sempre una scena nella quale la protagonista femminile cade tra le braccia del protagonista maschile o fa un giro perfetto su se stessa per impressionarlo o devono tenersi tutto il tempo per mano perché uno dei due è un pessimo pattinatore. Brienne non era mai stata quel genere di ragazza, quella che usciva con persone per le quali provava un certo interesse, quindi non sapeva come sarebbe stato pattinare veramente con qualcuno, ma era qualcosa che le era sempre piaciuto. In quelle scene stava sempre nevicando e tutto era sempre così bello. Tutti sembravano così felici.
Non poteva andare a pattinare insieme a Jaime.
Ma lo aveva comunque fatto. Era comunque andata perché chiaramente significava molto per lui e perché voleva che fosse felice, ma soprattutto perché il piccolo gremlin romantico che si stava dimenando dentro di lei continuava a ripeterle ‘puoi cedere questa volta visto che è l’unica volta in cui potrai sperimentarlo con qualcuno, anche se si tratta solamente di una finzione’.
Jaime era un po’ instabile all’inizio e insistette che la causa della sua carenza di equilibrio fosse la sua mano mancante. Lei rise così forte la prima volta che lo disse che lui continuò a ripeterlo, ottenendo ogni volta lo stesso risultato.
Più pattinavano e più l’uomo acquistava sicurezza, ma continuò a stringerle la mano e a girare pigramente lungo la pista ghiacciata. A un certo punto iniziò a nevicare. Ovviamente doveva essere così. A mano a mano che il clima si faceva più freddo, il resto dei pattinatori lasciò la pista, fino a quando non rimasero solamente lei e Jaime.
Tutto di lui sembrava totalmente concentrato: le sue ciglia e il modo in cui i suoi capelli spuntavano da sotto il berretto fatto a maglia, il modo in cui gli angoli dei suoi occhi si increspavano perché non riusciva a smettere di sorridere e come la guardava.
Questo era quello che dovevano sentire le belle ragazze nei film che Brienne scriveva. Questa era la vibrante sensazione di anticipazione. Trovava sempre così irritante nei suoi film quando la protagonista rimaneva sinceramente sorpresa per il bacio che seguiva un momento come questo. Come non poteva capire che sarebbe arrivato? Lei lo avrebbe fatto.
In quel momento poteva quasi sentirlo arrivare. Se Jaime avesse avuto intenzione di baciarla, quello era il momento perfetto per farlo. La musica era aumentata di volume. Il modo con il quale la stava guardando sembrava incoraggiante. Le sorrise e la strinse maggiormente contro di sé. Era così vicina che dovette inclinare leggermente la testa leggermente verso l’interno per sostenere il suo sguardo.
Sarebbe questo il momento perfetto, pensò. Jaime si morse il labbro inferiore, in modo esasperante. Mi bacerà proprio adesso.
L’uomo sussultò all’improvviso, come se avesse ascoltato il suo pensiero, e le lasciò andare la mano. Si allontanò pattinando, chiedendole di seguirla. Un peso iniziò a comprimere il petto di Brienne. Non era colpa di lui. Non poteva saperlo.
Si sentì comunque umiliata: per un momento, aveva davvero pensato che l’avrebbe baciata.


 

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Quindi sì. Forse sarebbe stato meglio se si fossero presi una pausa l’uno dall’altra. Quel mese era stato affascinante, meraviglioso e illuminante e le era piaciuto trascorrere così tanto tempo insieme a lui, ma tutto questo non faceva altro che ricordarle perché fosse innamorata di Jaime da così tanto tempo e di certo questo non l’aiutava.
Lavorò sui suoi script e li inviò non appena furono pronti. Varys si complimentò per il suo lavoro, cosa che di solito non faceva mai. Nonostante il disastro emotivo, almeno Jaime aveva ragione su qualcosa: l’aveva aiutata ad entrare nello spirito natalizio. Era un buon amico. Un buon amico e lei avrebbe dovuto smettere di essere così fottutamente avida e desiderare di più.


 

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L’arrivo di Tyrion rappresentò l’occasione perfetta.
Jaime rimase sorpreso e chiaramente un po’ arrabbiato quando il suo fratellino invase il loro appartamento la vigilia di Natale mentre stavano per sistemarsi sul divano per guardare altri film natalizi. I due avevano già svolto l’attività prevista per la giornata: appendere le loro calze e scambiarsi i primi regali. Ognuno avevano preso per l’altro degli stupidi pantaloni da pigiama. Si trattava di una di quelle coincidenze che Jaime adorava e non smise di parlarne per tutto il tempo. Vi erano tutti i presupposti per un pomeriggio e una serata tranquilli, ma Brienne era leggermente preoccupata per quella che doveva essere la sorpresa di Natale dell’indomani. Era quasi certa che Jaime avrebbe cercato di baciarla per pietà visto che era sempre così che finivano quei genere di film.
Tyrion nemmeno bussò, ma del resto non lo faceva mai. Semplicemente irruppe nel loro appartamento dicendo:
“Prepara la valigia e vieni con me.”
“Che cosa? Esci immediatamente da casa mia,” sbraitò Jaime, balzando in piedi come se suo fratello li avesse colti in una sorta di posizione compromettente.
Cercò di sembrare minaccioso, ma indossava un pantalone con disegnati dei cani con degli abiti natalizi e in testa aveva un cappello da Babbo Natale. Non aveva di certo un aspetto che incuteva timore.
“Ti consiglio di indossare qualcosa di più carino,” disse Tyrion con tono malizioso.
“Non ho la minima intenzione di farlo.”
“Invece sì. Devi esserci. Lo zio Kevan sarà presente, quindi ci sarà Lancel, ma non la nostra unica zia decente, quindi io non avrò nessuno con cui bere e scherzare. Per questo motivo devi venire.”
“Dove?” chiese Brienne dal divano.
“Da nessuna parte,” ringhiò Jaime.
“Al gala di Natale della famiglia Lannister,” spiegò Tyrion. “Cersei porterà con sé il suo nuovo fidanzato. Pensa che quest’uomo indossava dei pantaloni di pelle quando Bronn è andato a prenderli all’aeroporto.”
“Pensavo che Bronn e Cersei si odiassero a vicenda,” rifletté Brienne.
“Non ho nessuna intenzione di venire!” esclamò Jaime, rivolgendosi in maniera generale a tutti i presenti nell’appartamento. “Odio questo tipo di eventi: nostro padre mi riempirà di domande scomode, Lancel insisterà nel recitarmi delle preghiere e tutti faranno educatamente finta di non accorgersi se rovescerò un bicchiere di vino con la mia protesi. No, grazie. Sarebbe una situazione maledettamente orribile.”
“Può venire anche Brienne,” suggerì Tyrion. “Se Cersei porta un fottuto Greyjoy, nostro padre non potrà dirci nulla se ci presentiamo con una Tarth. Senza offesa.”
“Sono più che consapevole di quello che vostro padre pensa di me,” rispose la donna.
Jaime la guardò accigliato, cercando di capire a che cosa si riferisse. Cielo. Se Tywin non gli aveva raccontato della conversazione molto tesa che avevano avuto al suo capezzale in ospedale, allora non sarebbe stata di certo lei a dirglielo.
“Sì, per questo sei perfetta,” spiegò Tyrion. “Non saprà chi di noi odiare di più! La mia accompagnatrice solitamente era una ballerina esotica. Sarà una bella competizione.”
“Se Greyjoy indosserà quei pantaloni di pelle, probabilmente vincerà lui,” notò Brienne, facendo scoppiare a ridere Tyrion.
Jaime aggrottò la fronte, assumendo un’espressione arrabbiata che risultava quasi comica.
“Io non verrò comunque,” disse. “E nemmeno Brienne.”
“Jaime, per favore,” lo pregò suo fratello. “Non ti chiedo mai nulla.”
“Il fatto che tu lo dica con una faccia così seria è veramente scioccante.”
“Sì, va bene, ma ti faccio raramente delle richieste. Ora, però, ti sto veramente implorando.”
“Dovresti andare,” disse Brienne.
Si sorprese del suggerimento che gli aveva appena dato, ma mai quanto Jaime e Tyrion. Entrambi i fratelli la fissarono: Tyrion con gratitudine, mentre Jaime sembrava stranamente ferito.
“Che cosa?” le chiese.
“È la tua famiglia,” spiegò lei.
Sei tu la mia famiglia,” insistette Jaime.
Brienne non poté fare a meno di sentire il piccolo fremito traditore del suo cuore, ma non poteva cedere. Lei non era la sua famiglia e aveva bisogno di rammentarlo. Era sua amica, la sua coinquilina e, per il momento, la persona sulla quale poteva maggiormente contare, ma non sarebbe stato così per sempre ed era proprio questo il problema.
“Sì, ma…Tyrion,” balbettò goffamente. “Te lo ha chiesto in modo molto gentile per i suoi standard.”
“È vero,” disse quest’ultimo sorridendo. “Dai, prepara le tue cose. Sarà solo per poche notti!”
“E il calendario dell’avvento?” chiese Jaime, indicando l’oggetto che, al momento, si trovava appoggiato al muro accanto al televisore.
“Oh, cielo. Un fottuto calendario dell’avvento. Sul serio?” mormorò Tyrion. “È fatto su misura, non è vero? Lo so che è così. No, non rispondermi.”
“Possiamo aprire l’ultima finestrella quando tornerai,” rispose Brienne.
Cercò di sorridere senza sembrare troppo felice. Forse, se fosse stata fortunata, Jaime avrebbe raccontato a suo fratello quello che aveva organizzato per la Sorpresa di Natale e quest’ultimo gli avrebbe fatto capire che baciarla sarebbe stata una cattivissima idea. Se c’era qualcuno al mondo che poteva avere pietà di lei era proprio Tyrion.
“Quando torneremo,” la corresse Jaime. “Se vado io, vieni anche tu.”
“Ricordi che domani sera devo essere alla cena di Natale di mio padre? Non posso proprio.”
“Ti riaccompagno indietro domani sul presto,” le rispose l’uomo. “È la scusa perfetta per andar via prima!”
“Jaime, seriamente, va bene cosi,” disse Brienne. Le labbra iniziavano a farle male per aver sorriso così tanto e per così tanto tempo. “Dovresti trascorrere il Natale con la tua famiglia.”
Jaime aprì la bocca, ma la richiuse immediatamente e aggrottò le sopracciglia.


 

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Alla fine, grazie al cielo, Jaime decise di andare. In un primo momento Brienne aveva creduto che alla fine si sarebbe rifiutato, ma, al contrario, si recò nella propria stanza a fare i bagagli, mentre lei e Tyrion rimasero a chiacchierare del più e del meno. Dovette ingoiare il groppo che le si era formato in gola quando si alzò per abbracciargli. Diede un bacio a Jaime sulla guancia.
“Buon Natale,” gli disse.
L’uomo le sorrise, ma non sembrò molto convinto.
“Ci vediamo tra pochi giorni?” le disse, come se si trattasse di una domanda.
“Certo,” gli rispose.
Quindi Jaime se ne andò.
Brienne cercò di non crogiolarsi troppo, perché era lei ad aver insistito affinché se ne andasse. Se lei avesse voluto convincerlo a rimanere, allora lui lo avrebbe fatto. Si sarebbe seduto insieme a lei sul divano, avrebbero guardato qualche film e l’indomani avrebbero fatto qualsiasi cosa l’uomo credesse che lei avesse bisogno che lui facesse.
Alla fine guardò qualche film senza di lui, rispose ai pochi messaggi che le inviò, per lo più emoji tristi. Dopo alcune ore, i messaggi dell’uomo tornarono al suo normale tono drammatico, lamentandosi per aver deciso di ascoltarla e parlando ininterrottamente di quanto avrebbe voluto non averlo fatto. Brienne si addormentò sul divano sorridendo, per poi svegliarsi e rendersi conto che vi era un messaggio sul suo cellulare:



Mi manchi già…


Anche tu mi manchi già, pensò, ma sapeva che gli sarebbe mancato ancora di più quando tutto quanto sarebbe finito.

 

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Brienne decise di recarsi a casa di suo padre presto. Non aveva nulla di meglio da fare e non voleva più sentire la mancanza di Jaime in un modo così acuto e patetico. L’uomo le aveva inviato messaggi per tutto il giorno, per lo più piccole osservazioni nei riguardi dei suoi parenti. Ovviamente il nuovo fidanzato di Cersei si era rivelato essere veramente terribile. Comunque lei era ancora felice che fosse andato. Sapeva che gli mancava la sua famiglia, anche se odiava ammetterlo.
Prima di uscire di casa, Brienne lanciò un’occhiata in direzione del calendario dell’avvento. La venticinquesima finestrella la stava perseguitando. Non voleva aprirla, ma la sua mente continuava a ripensare a quel messaggio che Jaime le aveva inviato la notte precedente. Anche tu mi manchi, ripeté nuovamente dentro di sé. Aveva bisogno di prepararsi perché di qualsiasi cosa si sarebbe trattato…
Tornò indietro e aprì la finestrella prima che la parte più razionale di se stessa la convincesse ad andar via. All’interno vi trovò un pezzo di carta piegato, dove sul davanti vi era scritto Brienne con gli scarabocchi troppo grandi e storti che Jaime scriveva con la sua mano sinistra. In un primo momento pensò di lasciarlo lì senza leggerlo, ma alla fine cedette e con dita avide lo aprì.
All’interno non vi era nulla. Era bianco.
Quasi scoppiò a ridere. Ripiegò il foglio e lo rimise al suo posto, sentendosi improvvisamente meglio.
Mi dirà quanto mi apprezza, pensò. Doveva essere per forza così. Era qualcosa molto alla Jaime. Forse le aveva scritto una lettera. Il suo sguardo si spostò in direzione della camera dell’uomo, ma non trovò il coraggio di entrare. No, non si sarebbe trattato di nulla di così terribile. Si era aspettata del vischio o qualche tipo di indicazione che facesse intendere un qualche finale romantico, ma si trattava di Jaime. La lettera sarebbe stata sicuramente sdolcinata, melensa e un pizzico svenevole, proprio come a volte era lui. Sarebbe stata ardua da ascoltare perché sarebbe stata così tanto romantica che sicuramente avrebbe voluto credergli, soprattutto perché sarebbe stato bello e serio nel dire quelle parole. Avrebbe letto ogni sguardo con il suo solito sguardo, quando i suoi occhi diventavano dolci e desiderosi. Ma lei non gli avrebbe creduto. Ormai era preparata.


 

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Suo padre le presentò la sua nuova fidanzata, una donna che sembrava molto più gentile delle ultime che aveva avuto e molto più vicina a lui di età, cosa che la sorpresa positivamente. Prepararono insieme la cena e Selwyn raccontò tutti aneddoti divertenti di famiglia, cosa che per una volta a Brienne non dispiacque. Era passato così tanto tempo da quando sua madre era morta ed era bello sentire che ci fosse qualcuno che avrebbe potuto veramente rimanere.
“Allora, raccontami di questo calendario dell’avvento,” disse bruscamente Selwyn durante la cena.
Brienne sospirò. Non ricordava nemmeno di avergliene parlato, ma ovviamente lo doveva aver fatto con disinvoltura.
Si ritrovò quindi a raccontare tutta la storia, anche se non apprezzò il dover esporsi in quel modo con questa nuova donna che non la conosceva. In realtà lei le piaceva. Era divertente, dolce e maliziosa quel pizzico che bastava per creare un buon contrasto con la natura taciturna di suo padre. Ma fondamentalmente era ancora un’estranea e l’ultima persona al mondo con cui desiderasse parlare della sua pietosissima vita sentimentale.
Ma… Jaime le aveva inviato messaggi per tutta la durata della cena e sapeva che l’indomani, quando sarebbe tornata a casa, le avrebbe dato quella lettera o le avrebbe letto quel discorso o qualsiasi altra cosa che quel foglio piegato avrebbe dovuto rappresentare. Era davvero un buon amico. Era il miglior amico che avesse mai avuto. Quindi raccontò a quella donna qualsiasi cosa, di come si sentisse bloccata e stressata a lavoro, di come Jaime avesse escogitato un piano per aiutarla e che aveva avuto l’idea di utilizzare un calendario dell’avvento perché era un elemento piuttosto ricorrente in quei fottutissimi film trasmessi dai V-Network.
“È solo un ottimo amico,” aggiunse, notando il modo in cui gli occhi dell’altra donna si erano illuminati per il divertimento.
“Davvero pensi che sia un buon amico? Non puoi essere seria. È ovvio che è innamorato di te.”
“No, no. Forse non mi sono spiegata bene.”
“Ti sei spiegata perfettamente. Stava cercando un modo per confessare i suoi sentimenti ed è esattamente quello che stava facendo.”
“No, non Jaime. Lui è… è come un modello. È così attraente e…”
“Non gli interessa niente di tutto ciò! Tesoro, fidati di una persona che sa una o due cose più di te. È innamorato di te e negarlo non cambierà le cose. Lo convincerà soltanto che sei tu a non essere interessata a lui.”
Brienne non desiderava certo arrabbiarsi con la nuova compagna di suo padre. Riuscì veramente a non farlo, ingoiando tutta l’impazienza e il fastidio che stava provando. Il rifiuto difensivo di impegnarsi. Avrebbe pensato che quella donna la stesse prendendo in giro, ma iniziò a credere che non fosse così. Semplicemente si rendeva conto che, vedendo la situazione dall’esterno, aveva senso credere che Jaime stesse facendo tutto questo per tentare di corteggiarla.
“Jaime non è come le altre persone,” disse infine. “Questo è il modo con il quale dimostra il suo affetto.”
Sperò che questo bastasse per terminare la conversazione, ma in cambio ricevette un’alzata di occhi verso il cielo e una risata. Non era certa se dovesse sentirsi insultata oppure no.
“Tuo padre non te lo ha detto, vero?”
“Detto che cosa?”
“Il mio cognome da nubile.” La donna ridacchiò nel notare l’espressione confusa dipinta sul volto di Brienne e le scuse borbottanti di Selwyn. “Ho sposato un Frey, ma il mio nome da nubile è Genna Lannister. Tesoro, Jaime è mio nipote. Il mio nipote preferito, anche se questa informazione dovresti tenerla per te. Io e tuo padre ci siamo conosciuti l’anno scorso in ospedale, un giorno che siamo andati a trovare Jaime nello stesso momento. Pensavo che lo sapessi.”
Selwyn sorrise imbarazzato quando entrambe le donne lo fissarono con degli sguardi semi-accusatori.
“Credevo che… mi spiace tanto! Quindi tu sei quella Genna? Zia Genna? La compagna di bevute di Tyrion?”
“Beh, mi piace pensare di essere più di questo, ma è bello che quel piccolo folletto si riferisca a me almeno con affetto.”
“Non lo sapevo… Non me ne ero resa conto.”
“Beh, questo era chiaro, altrimenti non avresti cercato di raccontarmi così bene la personalità di mio nipote. Però, hai ragione. Non c’è nessuno come Jaime. Certamente non c’è nessun altro così all’interno della nostra famiglia. Suo padre ha sempre odiato sentirselo dire, ma non ho mai avuto motivo di pensare che mi stessi sbagliando. Conosco mio nipote bene quasi quanto conosco i contenuti di quegli orribili film che produce il tuo network.” Si sporse in avanti, sorridendole bruscamente in un modo così Lannister che Brienne inorridì al pensiero di non essersene accorta prima. “E lui è innamorato di te, Brienne.”


 

******************************



Trovò un modo per affrontare veramente l’argomento. In un secondo momento si chiese come avesse fatto. Non riusciva proprio a ricordare che cosa avesse detto. Era qualcosa che era nascosto dentro di lei, che aveva fermentato ed era diventato acido e freddo e… no. Aveva torto. A chi interessava se si trattava della zia di Jaime? Brienne sapeva come funzionava il mondo. Sapeva che gli uomini di bell’aspetto come Jaime Lannister potevano essere solamente dei buoni amici per ragazze brutte come lei perché potevano sentirsi ‘al sicuro’ da un’implicita linea di confine. All’esterno poteva sembrare amore, ma questo perché persone come Genna Frey o come Sansa Stark guardavano troppi film e finivano per pensare che fossero vere tutte le stronzate che quelle pellicole tentavano di fargli credere.
Ma no. Non era così che funzionava il mondo. Uomini come Jaime non avrebbero mai potuto guardare oltre il guscio esterno di donne come Brienne Tarth. Non si sarebbero mai innamorati di donne come Brienne Tarth. Semplicemente erano cose che non sarebbero mai potute succedere.
Avrebbe tanto voluto che non fosse così. Avrebbe tanto voluto sbagliarsi, ma purtroppo aveva ragione.
Quella sera tornò a casa tardi. Tutte le lucine di Natale erano accese e ricordò quanto fosse nervoso Jaime quando le prese la mano mentre camminavano per le strade del suo vecchio quartiere per guardare le decorazioni luminose. Ricordò il modo come le aveva sorriso, sembrando quasi timido.
Se lui fosse stato un altro uomo e lei fosse stata un’altra donna, allora avrebbe potuto pensare…
Quando entrò in casa una parte di lei si aspettava quasi di trovarlo lì ad aspettarla, timidamente in piedi davanti al calendario dell’avvento. Ma ovviamente non era così. In quel momento era con la sua famiglia. La sua bella e ricca famiglia. Era quello il luogo a cui apparteneva.
Brienne pulì l’appartamento da cima a fondo, cosa che faceva solo quando era particolarmente stressata per qualcosa. Fissò più volte la porta chiusa della camera di Jaime. Sarebbe stato facile mettere a tacere tutti quei pensieri. Sarebbe bastato solamente trovare quella lettera.
Ma no. No. Lei non era quel tipo di persona. Si rannicchiò sul divano a guardare un programma di cucina natalizia.

 

Sapevi che mio padre si frequenta con tua zia Genna??? 



Gli chiese in un messaggio, ma si addormentò prima di ricevere la risposta.

 

******************************



Si svegliò non appena sentì la porta aprirsi. Lanciò uno sguardo in direzione dell’orologio digitale e si rese conto che erano le due del mattino. Si mise a sedere e si voltò per vedere Jaime che stava cercando di entrare in punta di piedi in cucina. Indossava quella stupida sciarpa e il cappello fatti a maglio, punteggiati da qualche fiocco di neve.
“Hai guidato fino a qui mentre nevica?” sbottò lei.
Jaime sussultò, facendo quasi cadere a terra la pila di piatti avvolti nella pellicola che stringeva tra le mani.
“Sì! Non dire nulla. È Natale.”
“No, non lo è più,” gli fece notare Brienne. “Sono le due del mattino.”
L’uomo si accigliò ancor di più. Mise i piatti in frigorifero a casaccio. Rubare degli avanzi da riportare a casa era qualcosa che Jaime faceva sempre. Questa cosa riscaldò leggermente il cuore della donna, anche se era ancora infastidita. Si avvolse con la coperta e raggiunse la finestra dietro la TV. La neve stava scendendo copiosamente e il suo stomaco si strinse.
Jaime.
“Era ancora Natale quando sono partito,” spiegò l’uomo.
Brienne si voltò per guardarlo e lui scosse i suoi capelli mentre appendeva il cappello all’attaccapanni accanto alla porta.
“Ci sono volute due ore per tornare a casa?”
“Tre,” ammise lui imbarazzato. Sembrava nervoso. Brienne non riuscì proprio a smettere di fissarlo. “Non pensavo che sarebbe stato così difficile.”
“Jaime,” disse nuovamente lei, come se fosse un disco rotto. 
Perché? era l’unica cosa che avrebbe voluto chiedergli, ma non lo fece. Si limitò a scuotere la testa con la bocca aperta.
“Genna mi ha chiamato,” disse l’uomo. Sembrò come se quelle parole gli fossero fuggite via dalla bocca senza che avesse fatto in tempo a trattenerle. Scosse la testa. “Mi ha raccontato quello che è successo durante la vostra cena di Natale e sento il bisogno di spiegarmi.”
Brienne sospirò. Sentì il suo cuore contrarsi dolorosamente. In quel momento avrebbe tanto voluto tornare a letto a dormire e dimenticare tutto quello che era successo.
“Jaime, non hai bisogno di spiegare nulla,” rispose. “Lei semplicemente… ma ha anche ammesso di guardare troppi film trasmessi dai V-Network. So perfettamente che non…” rimase qualche secondo in silenzio per cercare il modo più elegante per terminare la fare, ma non lo trovò. “So che non aveva ragione.”
Che cosa?” disse Jaime. Le si avvicinò velocemente, mutando l’espressione dipinta sul suo viso. “Certo che aveva ragione. È ovvio che sono innamorato di te. Non dire nulla.”
Non dire nulla?”
“Come puoi veramente non… lo sanno tutti. Brienne, lo sanno tutti. Tyrion e Sansa e Catelyn… tutti quanti. Certo che mia zia Genna aveva ragione! La vedo solamente a qualche ridicolo incontro di famiglia, dove bevo molto e non smetto mai di parlare di te!”
Brienne si limitò a fissarlo. Semplicemente non riusciva proprio a stare dietro al suo discorso. Il suo cervello stava cercando di elaborare le parole che stava ascoltando, ma non avevano assolutamente senso.
“Non è così che funzionano le cose,” fu l’unica cosa che riuscì a dire.
Jaime sorrise. Si trattava di un sorriso esasperato e affettuoso e così tanto da Jaime. La guardò come se…
“Questo non è uno di quei film che tu odi tanto,” le rispose lui, comprendendo in qualche modo quello a cui stava pensando. Ovviamente sapeva quello che lei stava per dire. Si trattava pur sempre di Jaime e in qualche modo lui lo sapeva sempre. “Le cose non vanno sempre così. Io ti amo. Veramente. Nient’altro ha importanza.”
“Certo che ha importanza,” disse lei, ma l’uomo non si arrese.
Le si avvicinò. Aveva trovato una fiducia che prima non aveva.
Si tratta solamente di uno scherzo. Fa parte del gioco. Non lo intende veramente.
Ma poi lui la guardò e…
Lei lo conosceva . Questa era la parte di lui che la faceva maggiormente impazzire. Lo conosceva e sapeva esattamente chi fosse. Non le avrebbe mai fatto una cosa del genere solo per uno scherzo. Nemmeno per uno scherzo innocente. Lui sapeva tutto di Renly. Sapeva tutto del ragazzo che aveva al college. Sapeva che c’era un motivo se era così cinica e non era colpa dell’eccessiva allegria natalizia. La conosceva tanto quanto lei conosceva lui e sapeva che non lo avrebbe mai perdonato se si fosse trattato solo di uno scherzo.
“Non è vero,” disse l’uomo. “Non importa. Tu mi ami? Se mi ami, non ha nessuna importanza.”
“Jaime,” cercò di dire lei.
Avrebbe tanto voluto indietreggiare, ma non lo fece. Jaime la stava guardando ed era abbastanza vicino da costringerla a inclinare la testa leggermente all’indietro. Lei era più alta di lui. Il suo volto era insignificante, mentre lui aveva una bella mascella affilata, una folta barba e dei capelli dorati perfetti e che scintillavano alla luce delle fatine che avevano appeso alle finestre. Lei non poteva…
“Anche tu sei innamorata di me?” le chiese nuovamente.
Non sembrava molto ansioso.
“Sì,” rispose velocemente, perché sapeva che altrimenti avrebbe iniziato ad agitarsi e non voleva che accadesse. Non voleva che lui pensasse che…
Lui le sorrise. Si trattava di un sorriso orgoglioso, beato e un po’ compiaciuto. Si trattava di Jaime e lui l’amava.
“Oh,” rispose lui. “Va bene.”
Le afferrò il colletto della maglia con la mano e si sollevò sulla punta dei piedi per baciarla sulle labbra. Brienne si ritrovò premuta conto lo schienale del divano, con le braccia avvolte intorno alle spalle dell’uomo per stringerlo forte mentre lui la baciava con passione. Non assomigliava a nessuno dei baci che aveva ricevuto in precedenza. C’era qualcosa di elettrizzante e proibito in tutto questo, come se non avesse dovuto farlo, come se stesse rubando qualcosa, anche se in realtà era stato lui a fare la prima mossa. Quando Jaime si spostò, le sorrise. In qualche modo sembrava ancora più compiaciuto di quanto non lo fosse stato prima.
“Era davvero questo il tuo piano? Hai provato a conquistarmi con un calendario dell’avvento?” chiese Brienne con il filo di voce che era riuscita a trovare.
“Ha funzionato, non è vero?”
“Non ha funzionato. Lo avrebbe fatto se tu mi avessi detto chiaramente che mi amavi. Era tutto quello che avresti dovuto fare.”
Jaime scoppiò a ridere e lei cercò di zittirlo. Erano le due del mattino e i loro vicini avrebbero potuto sentirlo. Lui si avvicinò ancor di più, portando la mano sulla spalla di lei e circondandole la vita con l’altro braccio. La stava toccando come faceva sempre quando se ne stavano rannicchiati sul divano e si sentiva particolarmente dolce. Ma veramente lui avrebbe voluto esserle così vicino per tutto quel tempo? Brienne si sentiva ancora come se non le fosse permesso toccarlo, ma gli scostò comunque i capelli da davanti il viso e non poté non notare quanto stesse tremando.
“Ci stavo provando,” ammise gentilmente Jaime. “Volevo fare un gesto così ovvio che nemmeno tu avresti potuto interpretare in modo sbagliato.”
“Se mi avessi baciata come attività del calendario dell’avvento, avrei pensato che stessi solamente cercando di essere un buon amico.”
“Sei tremenda. Sei incredibile.” Jaime la stava ancora guardando come se lei fosse il suo tutto. “Ero così sicuro di me stesso.”
“Sei sempre sicuro di te stesso,” gli fece notare lei.
L’uomo ridacchiò e si chinò per appoggiarsi contro il petto di lei per poter ascoltare il suo battito cardiaco, impotente.
“No,” rispose lui, tirandosi indietro per guardarla. “In verità non lo sono. È una cosa che pensi da quando ci siamo conosciuti, ma non so proprio da dove ti sia venuta quest’idea.”
Brienne sapeva perfettamente da dove fosse venuta. Era un’idea nata in lei dopo anni in cui  uomini bellissimi, ma non tanto quanto Jaime, l’avevano trattata come se fosse stata una orribile pustola che ammorbava la superficie terrestre. Questo l’aveva portata ormai a pensare che gli uomini come lui avrebbero dovuto essere freddi, sfacciati, sarcastici e crudeli. Non potevano essere gentile e neanche lasciarsi prendere dall’ansia.
“Ho davvero bisogno di lasciare il mio lavoro,” disse deciso, facendo ampliare il sorriso dipinto sulle labbra di lui. “Non credo mi faccia bene rimanere lì.”
“Pensi che avresti notato il mio ovvio struggimento se tu non avessi lavorato in un posto così tossico?” le chiese lui.
“No. Ma, forse, non sarei stata così cieca. Se tutti gli altri sono riusciti a vederlo…”
“Lo hanno visto proprio tutti,” le confermò Jaime.
“Forse ho bisogno di lavorare in un posto che non mi faccia sentire come se… non lo so. Mi faccia sentire come se non me lo meriti a causa del mio aspetto, a causa di come appaio.”
“Ti amo,” le disse l’uomo, baciandola nuovamente. “Non avrei mai pensato di sentirtelo ammettere.”
“Nemmeno io,” rispose lei. “Che cosa c’era scritto nella lettera?”
“Quale lettera?”
“Quella che doveva trovarsi nella finestrella di oggi. Vi ho trovato solo un pezzo di carta bianco.”
“Oh! In realtà non ho scritto nessuna lettera.” spiegò Jaime sorridendole. “Stavo ancora cercando… di inventarmi qualcosa. Probabilmente avrei finito per improvvisare qualcosa.”
“Cielo! Allora sono fortunata che sia arrivata prima tua zia.”
“Lo so,” concordò Jaime. “Ma seriamente si sta frequentando con tuo padre?”
“Credo proprio di sì.”
“La perdonerò per questo solamente perché ha risolto questa situazione. Hai davvero intenzione di lasciare il tuo lavoro?”
“Avrò bisogno di qualche tempo per trovare qualcos’altro, ma sì.”
“Te l’ho già detto. Mi prenderò cura io di te.”
Gli occhi di Jaime si illuminarono e il suo sguardo era scintillante e carico di speranza. Erano le due del mattino e lui aveva guidato per tre ore in mezzo a una tempesta di neve perché voleva essere lì con lei, perché l’amava.
“Non ho bisogno che tu ti prenda cura di me,” gli spiegò. Continuò ad accarezzarlo dolcemente in modo da continuare a rassicuralo. Non vi era nessuna possibilità che non lo capisse. “Ma significa davvero molto per me che tu vorresti farlo.”
In qualche modo era giusto così e il sorriso di Jaime diventò ancora più raggiante. Si trovava ancora in piedi di fronte a lei. Lui non era Renly Baratheon e lei non aveva più sedici anni. Non vi era nessuno sbaglio o incomprensione in tutto questo. Non vi era nemmeno una sdolcinata canzone natalizia di sottofondo. Era ancora brutta e lui ancora troppo bello per lei, ma non aveva nessuna importanzaGli aveva detto che lo amava, era (più o meno) Natale, stava nevicando e, stranamente, non stava succedendo niente di terribile. In qualche modo era quella di sempre e Jaime la stava guardando come se non avesse mai più voluto andar via.




Salve a tutti e buon Natale!
Avrei voluto pubblicare questo storia prima, ma purtroppo qualche imprevisto me l’ha impedito. Spero che vi sia piaciuta. Per chiunque voglia leggerla in lingua originale può trovarla qui. Ringrazio pampa98 per avermi dato una mano con le correzioni.
Alla prossima,
JodieGraham



 

 

   
 
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