REALTA’ PARALLELA
*
Capitolo 10 – Adrien vs Luka
*
Adrien andò a
rinchiudersi in camera sua, con un enorme groppo e vuoto al cuore.
Non
era solito comportarsi così con suo padre, ma non poteva più tenere dentro,
quello che sentiva, quello che provava, e soprattutto, ora che aveva scoperto
che Marinette e Lady Bug, erano la stessa persona,
non poteva permettersi di stargli lontano, anche perché lui era l’unico che
poteva riportare indietro il suo spirito.
Quanto
avrebbe voluto dire a suo padre queste cose, che lui in realtà non era solo Adrien Agreste, ma anche Chat Noir, il super eroe che salva
in continuazione Parigi, dagli attacchi di Papillon, voleva fosse fiero di lui.
Ma
dopo quella sfuriata, sentiva di averlo allontanato ancora di più da lui,
rinfacciare al proprio genitore il fatto di non prendersi cura di lui nella
maniera migliore, lo deve aver ferito e non poco.
Gabriel
si era ritirato nel suo studio e dopo un’ora passato da solo a piangersi
addosso, si diresse verso la camera del figlio, dove lo trovò mentre giocava ai
video games, uno dei tanti presenti nella sua
infinita collezione.
“Adrien” Lo chiamò aprendo la porta, senza aver bisogno di
bussare, senza bisogno di farsi annunciare dalla sua segretaria, quella era
casa sua, e aveva tutto il diritto di entrare.
Il
biondo continuò a giocare senza dargli bada, si limitò a dirgli di bussare la
prossima volta.
Lo
stilista si sedette accanto a lui, affondando sul divano di pelle bianca.
“Mi
dispiace”.
A
quelle parole, spense, non solo il gioco, ma anche la televisione, sentirgli
chiedere scusa era un evento più unico che raro, e non poteva perdersi una
simile cosa.
“Per
cosa?” Gli chiese.
Gabriel
allargò le braccia “Per tutto. So che non sono un buon padre, ma da quando è
morta tua madre, mi sento così solo che sto cercando di occupare il tempo e la
mente lavorando sodo, per non farti mancare niente, Adrien”.
“Papà,
non sei solo. Hai me, ed io ho bisogno di mio padre, non mi interessano le cose
materiali, a me interessa te”.
Lo
stilista non seppe cosa dire, era incredibile come quel ragazzo di sedici anni,
ragionasse meglio di lui, che di anni ne aveva poco più di quaranta.
“Ti
voglio bene figliolo”. Lo abbracciò amorevolmente.
“Te
ne voglio anch’io”.
*
Papillon
se ne stava nella sua cripta, una stanza posta in cima alla casa, raggiungibile
esclusivamente da un ascensore che lo stilista, dopo aver scoperto della
malattia della moglie, e i poteri celate da quelle spille trovate in Tibet,
aveva commissionato alla fidata Nathalie, se ne sarebbe servito, per trovare i miraculous più potenti in circolazione, quelli di Lady Bug
e Chat Noir.
Era
attorniato da delle farfalle bianche.
Aprì
il rosone e una piccola finestrella, da dove avrebbe fatto passare una
farfalla, pronta ad infettare il malcapitato ti turno, un cuore infranto o
arrabbiato, per lui non avrebbe fatto la differenza, l’importante era avere un
alleato che agisse per suo conto, che facesse uscire allo scoperto Lady Bug e
Chat Noir.
Chiuse
gli occhi, e con i poteri del suo miraculous, iniziò
a sondare il territorio parigino.
Sentiva
tanta tristezza, qualcuno aveva appena perso una persona a lui cara.
Adrien.
No,
non poteva approfittarsi di lui.
Continuò
imperterrito la sua ricerca, ma veniva sempre riportato lì, a casa sua, quel
sentimento di disperazione era fortissimo, un richiamo, per la sua akuma.
Scosse
il capo, forse sarebbe stato meglio riprovare un’altra volta, non poteva
rischiare di far del male al proprio figlio.
Non
aveva ancora testato il suo potere, e non era consigliabile che Adrien gli facesse da cavia.
*
Mise piede in
quell’ospedale dopo una settimana, e grazie ai suoi fisioterapisti privati, era
riuscito a liberarsi dalle stampelle.
Camminava ancora
a fatica, ma grazie ai maniglioni di sicurezza posti sul corridoio e agli
ascensori facilmente raggiungibili, fu un gioco da ragazzi, arrivare alla
camera di Marinette.
Bussò, anche se
la porta era aperta e Sabine era al suo capezzale, intenta a spazzolarle i
capelli corvini, che per praticità, erano stati lasciati liberi da quei soliti
codini.
Era bellissima,
nonostante si trovasse in un letto di ospedale.
“Adrien, entra”. Gli disse la donna. “Come stai, caro?”.
“Mi sto
riprendendo” Porse alla donna un mazzo di rose rosse.
“Sono
bellissime, Marinette adora le rose”.
Avrebbe detto il
contrario, visto che le rifiutava quasi sempre da Chat Noir.
“Pensa che in camera
ha un quadretto con delle rose essiccate”.
Adrien ne fu sorpreso “Sul serio?”.
“Saranno di
qualche ammiratore segreto” Rise. “Tom crede siano di Chat Noir”.
“Chat Noir?”
Fece di rimando.
“Penso ce l’abbia
ancora con lui, per aver spezzato il cuore di Marinette,
e pensa che tutto questo sia colpa sua. Non lo ha ancora perdonato”.
Adrien deglutì perché gli si seccò di colpo la gola, in un
certo senso c’aveva preso “Ah, si, Marinette mi aveva
accennato alla cosa, ma poi si era risolta”.
“Si lo so, ma Tom,
è fatto così” Sospirò. “Guai a chi tocca la sua bambina”.
“Di solito i
padri sono più protettivi con le figlie, tranne il mio, che chissà per quale
strano motivo, mi ha permesso di essere qui”.
“Sei il suo
unico figlio, Adrien, è normale che voglia
proteggerti. Ma sono sicura che ti vuole bene, e non farebbe mai qualcosa che
possa ferirti. Se posso darti un consiglio, parla con lui di qualsiasi
problema, deve capire che hai fiducia in lui, e questo servirà a te, perché non
possa mai dubitare di te”.
Marinette era fortunata ad avere una mamma come Sabine,
riusciva a capire le situazioni al volo, e a trovare sempre la parola giusta
per ogni cosa.
Di questo, ne
aveva avuto prova, quando, travestito da Chat Noir, aveva presenziato al
brunch, quella famosa domenica, quando aveva confessato di non provare amore
nei confronti di Marinette, e lei si era dimostrata
molto comprensiva.
“Grazie Sabine”
Le sorrise.
Un medico entrò
nella stanza, voleva parlare con la donna “Signora, possiamo parlare in
privato?”.
“Esco subito” Adrien fece per alzarsi, ma fu interrotto dallo specialista,
che intimò il ragazzo di rimanere, e che Sabine, lo avrebbe potuto raggiungere
nel suo studio.
*
Marinette stava
camminando su e giù per la cameretta, osservando le foto appese alla parete,
nella sua realtà, era abituata ad altre figure che spiccavano in quella
bacheca.
Ne
prese una, quella di lei e Luka abbracciati su una
panchina, sorridenti, con l’inseparabile chitarra.
La
ragazza si stava chiedendo se le avesse appena dedicata una canzone.
Era
strano passeggiare senza l’amichetta svolazzante sempre al suo fianco, sempre
pronta a darle consigli, sempre pronta a farle fare la cosa giusta.
Guardò
la casetta delle bambole che custodiva gelosamente sopra la solita mensola, e
trovarla vuota, le metteva un senso di disagio.
Accanto
la scatola con il suo diario segreto, l’aprì con la chiave trovata dentro la
borsetta.
Sgranò
gli occhi quando, sfogliando le pagine, le trovò piene di foto di Adrien, abbellita da cuori, stelline, glitter
e quant’altro.
Una
foto autografata niente che di meno da lui che profumava della sua essenza, le
fece scendere una lacrima “Chaton”, sussurrò a mezze labbra, poi lesse la postilla a
lato “Oggi è stata una giornata magnifica, perché finalmente sono riuscita a
farmi autografare una foto da Adrien in persona, è un
mito, lo adoro, ma meglio non dirlo ad Alya, ho paura
mi possa prendere in giro e spifferare tutto a Luka,
geloso cronico, credo che prima o poi lo lascerò”.
Sabine
bussò alla porta di camera “Marinette, hai visite”.
Poi se ne andò subito, doveva ritornare in pasticceria ed aiutare Tom, con la
decorazione della torta da consegnare.
Luka entrò “Ciao,
baby. Ti sono mancato?” L’abbracciò e baciò.
Marinette, fu più rigida
di un manico di scopa, non si aspettava un Luka che
esternava in quel modo i suoi sentimenti, però doveva ammettere che baciava
bene.
“Luka, che sorpresa!”.
“Come
che sorpresa! Sapevi che sarei ritornato oggi. Lo hai forse dimenticato?” Si
lasciò cadere sulla chaise long ed iniziò ad intonare
una melodia con la chitarra.
La
corvina prese posto accanto a lui, meglio recitare un po’ la parte della
fidanzata, finchè non ci avrebbe capito qualcosa di
più.
“Ma
no…è che sono successe molte cose in questi giorni”.
“Lo
so, è morta quella riccona…come si chiama…” Disse con disprezzo.
“Emilie Agreste” Rispose “…ti
pregherei di avere un po’ di rispetto”.
“Rispetto?
Sei stata tu a definirli così, e poi cos’è che hai detto di suo figlio?” Si
portò due dita sul mento “…ah si, viziato, cafone e
figlio di papà”.
Era
impossibile che avesse detto quelle cose, anche se non lo conosceva
personalmente, non era solita a giudicare la gente in quella maniera, la Marinette di quel mondo, doveva essere proprio strana, doveva
assolutamente trovare un modo di ritornare indietro.
“Dici
sul serio?”
“Ma
che ti prende baby, sei strana oggi…forse hai sentito
troppo la mia mancanza. Meglio rimediare” Iniziò a togliersi la giacca e la
maglietta, Marinette doveva proprio ammettere che
aveva un fisico niente male, e quel tatuaggio sul fianco, gli donava un certo
fascino.
Luka si avvicinò a
lei “Sei tesa” Gli sussurrò all’orecchio mentre lo leccava “…adesso
ti faccio sciogliere un po’” Le tolse la giacca e lei non lo fermò, doveva
recitare la parte, o almeno provarci, ma non era facile.
I
suoi baci e le sue carezze, le davano brividi di piacere, nessuno aveva mai
avuto il privilegio di farla sentire così.
Sentì
d’un tratto la mano e il braccio destro andare a fuoco, e dei brividi attraversarle
la schiena.
“Milady” Sentì una voce ovattata nella
sua testa, mentre si lasciava andare.
“Chaton” Sussurrò,
spalancando gli occhi, sperando che Luka non l’avesse
sentita.
“Si, milady, mi senti?”
“Si, Adrien” Non si
rese conto di aver detto il suo nome ad alta voce, Luka
si scostò velocemente da lei.
“Adrien? Che storia è?” Chiese furibondo.
“Nessuna
storia, Luka”.
“Luka? Che ci fai con lui?”
“E’
una lunga storia” Rispose ad Adrien.
“Allora
è nessuna storia o lunga storia?” Luka incrociò le
braccia sotto il petto, in attesa che la sua ragazza si spiegasse.
“Senti, non abbiamo molto tempo, caccialo e
ascoltami” Era geloso, anche se non sapeva cosa ci facessero insieme, e lo
si poteva capire dal suo tono di voce.
“Marinette, stai bene?” Gli chiese notando il suo sguardo confuso.
“S-si” Balbettò.
“Bene, senti, adesso provo ad unire i kawatama”
“Aspetta, Adrien”
“Guardami,
sono Luka il tuo fidanzato, ricordi? Non sono Adrien!” Luka le mise le mani
sulle spalle, costringendolo a guardarlo.
“Luka, devi andartene ok? Ti spiegherò tutto” Raccolse per
lui gli abiti in fretta e furia che si era appena tolto e lo cacciò via dalla
stanza, non dandogli modo di rivestirsi.
“Eccomi,
Adrien”.
“Finalmente, ma cos’è quella storia che sei
insieme a Luka” Disse con una punta di gelosia.
“Lascia
perdere non lo so nemmeno io”.
Nel
frattempo il chitarrista, era rimasto ad origliare dietro la porta, la sua
ragazza aveva un comportamento strano, anche quando l’aveva chiamata l’ultima
volta in effetti era strana, doveva andare a fondo a quella faccenda.
“Ascoltami, sono qui con Tikki
e il kawatama che ti ha dato, adesso provo ad unirli,
ok?”
“Non
so se funzionerà così”
“Perché no?”
“Il
maestro Fu, mi ha detto che bisogna ripristinare prima l’ordine naturale delle
cose, e poi bisognerebbe ricreare una situazione simile, a quella che mi ha
portato qui”.
“Bene, allora per prima cosa, liberati di
quel musicista da strapazzo”.
“Non
ti facevo geloso, chaton,
sai che il mio cuore appartiene a te”.
“Lo so insettina.
Ne riparleremo quando tornerai qui, ok?”
“Certo!”
“Ascolta, che altre cose sono diverse?”
“Oh!
Non indovinerai mai. Sono la migliore amica di Chloè.
E non abbiamo i nostri miraculos, qui non esistono
Lady Bug e Chat Noir”.
“Che orrore! Credi riuscirai a sistemare tutto?”
“Non
lo so…non lo so”.
“Unirò i miraculous
se è necessario, un desiderio lo posso esprimere no?”.
“Non
farlo, è pericoloso”.
“Non posso non averti qui, con me”.
Luka non pote’ più rimanere ad ascoltare Marinette
che vaneggiava.
“Che
sta succedendo?”.
“Vattene,
Luka”.
“No,
finchè non mi spieghi”.
*
continua
*
Angolo Autrice: Ciao a tutti,
sinceramente non pensavo di pubblicare oggi, ma visto che mi è venuta
l’ispirazione per completarlo e scriverlo come volevo, eccomi qua.
Ho voluto incentrarlo sulla realtà
attuale, e non su quella parallela, giusto per capire cosa sta succedendo anche
lì.
Dal prossimo, ci saranno meno interventi
di questo tipo, e si inizierà ad entrare nel vivo della storia.
Spero vi sia piaciuto, e se vorrete,
potete lasciarmi le vostre impressioni, mi fa sempre molto piacere sapere cosa
ne pensate.
Con l’occasione, vi auguro anche un BUON
ANNO!
Erika