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Autore: Harry Fine    31/12/2020    2 recensioni
Una guerra terrificante si svolgerà presto sulla Terra. Ma i nemici da combattere sono tutto fuorchè convenzionali. Non sono esseri umane, ma macchine provenienti dallo spazio capaci solo di distruggere tutto quello che trovano sulla propria strada. E per sconfiggerle sarà necessario un esercito altrettanto nuovo, letale e pronto a tutto. L'esercito degli androidi Yorha, composto da valorosi volontari. Ma davvero ne varrà la pena?
Genere: Avventura, Guerra, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai, Yaoi
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: Threesome
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Ivan Era estremamente nervoso. Era sdraiato da solo nella stanza che condivideva con Ivar, nel tentativo di rilassarsi, ma l'atmosfera che si respirava nei corridoi del Bunker si era fatta talmente pesante da fargli avere l'impressione di soffocare persino lì dentro.
Erano passate quattro settimane dalla morte di Kazehiro e poco più di due da quando il generale e il colonnello avevano confermato ufficialmente a tutti gli Yorha americani che grazie all'aiuto dei loro commilitoni europei e asiatici avrebbero iniziato al più presto l'attacco per eliminare tutte le biomacchine nel loro continente.
Era stata una vera sorpresa per la maggior parte di loro e, com'era prevedibile, il nervosismo si era sparso a macchia d'olio. Naturalmente, tutti quanti volevano eliminare i loro nemici il più in fretta possibile e molti avevano accolto la notizia con entusiasmo, però nessuno si aspettava che sarebbe accaduto così presto.
Il piano d'azione era stato formulato da una dei generali asiatici, una donna minuta ma dall'aria estremamente pericolosa. Aveva diviso la mappa del continente in zone e insieme agli altri generali avevano assegnato grandi gruppi di Yorha ad ogni area con istruzioni precise.
Le unità S e le C a corto raggio sarebbero andati per primi sulla superficie in avanscoperta, eliminando e segnalando possibili difese speciali, trappole e barriere ai tipo O, eliminandole quando possibile.
Le unità H sarebbero arrivate per seconde e si sarebbero posizionate a gruppi in dei luoghi sicuri e strategici, dotati di tutto il necessario per prestare eventuale soccorso ai soldati feriti.
Le unità G e C a lungo raggio invece sarebbero state poste in cima ai palazzi e in altre posizioni sopraelevate per eliminare nemici volanti e tendere imboscate a quelli a terra. 
E infine sarebbero stati i tipi B, D ed E a costituire il grosso delle truppe terrestri. Avrebbero caricato i Server individuati e avrebbero dovuto distruggerli ad ogni costo. E dunque lui, King e Natasha sarebbero stati tra le prime linee.
Ci sarebbero sicuramente state delle pesanti perdite anche tra le file del loro esercito, lo sapevano tutti, specie se dei senzienti si fossero mostrati, e molto probabilmente i sopravvissuti sarebbero stati riassegnati ai Bunker degli altri continenti se avessero vinto. E ormai mancava molto poco. 
Le unità C e le S erano già scese sulla superficie, dunque anche Athal e Ivar erano partiti. E Tra non meno di due ore lui è tutti gli altri soldati sarebbero dovuti scendere nella sala principale e poi si sarebbero recati a loro volta sulla superficie per posizionarsi nei posti assegnati.
E forse lui e i suoi compagni non sarebbero stati così fortunati da riuscire a tornare a casa. Erano sopravvissuti a moltissimi attacchi di senzienti, ma nessuno dei precedenti aveva mai raggiunto simili portati. Però non era questo che lo preoccupava davvero.
Ivar, Rahl, King, Athal e Kyran erano diventati piuttosto strani ultimamente. Sembravano essere sempre tesi e costantemente pronti a scattare, anche nelle attuali circostanze.
Li aveva visti più volte parlare fitto fitto tra di loro e una volta il suo partner gli si era avvicinato, dicendo di dovergli raccontare qualcosa di estremamente importante, però erano stati interrotti dell'ennesimo inconveniente per quella dannata missione.
E sapeva che avevano provato a parlare anche con Momoko, Natasha e Becky, glielo aveva chiesto. Però nessuna di loro era riuscita a sapere cosa li avesse turbati tanto. C'era sempre qualche imprevisto che li obbligava a separarsi o a rimandare.
E ormai stava iniziando a preoccuparsi. Non sapeva se si fossero messi nei guai o se temessero semplicemente di morire sulla superficie. La seconda gli sembrava molto poco plausibile, nessuno di loro aveva mai mostrato cenni di paura sul campo di battaglia, ma non si poteva escludere nulla.
Tirò un profondo sospiro preoccupato. Ultimamente c'erano troppi misteri e bugie per i suoi gusti e stava iniziando a temere che oltre alle biomacchine bisognasse avere paura persino dei propri commilitoni. 
Si girò con un suono esasperato a guardare il nuovo equipaggiamento. Gli era stato fornito, come a tutti gli altri soldati Yorha, dalle forze alleate giunte dall'Europa: una tenuta nera simile alla sua solita armatura, ma fatta di un tessuto molto più spesso e resistente, rinforzata col metallo sulle spalle, sul petto, le giunture, le nocche e l’addome. 
Inoltre aveva una sorta di maschera che avrebbe coperto il naso e la bocca, per cambiare, e anche il suo scudo era cambiato. Dopo lo scontro con Kazehiro lo avevano riparato, ma ora sembrava tutta un'altra arma. Era leggermente più grande e spesso, di colore nero e dotato di spintoni fatti apposta per trapassare e respingere qualunque nemico.
Quegli oggetti sarebbero stati il suo equipaggiamento in battaglia una volta tornato sulla superficie, le uniche cose che avrebbero potuto salvarlo. Sperava solo di riuscire a farcela, ma prima di tutto voleva scoprire cosa Ivar volesse dirgli!
Si alzò, prendendo la nuova tenuta nel tentativo di indossarla, ma il suono della porta che si apriva lo fecero voltare. 
Natasha era entrata nella stanza, l’enorme falce ben affilata e fissata alla schiena e i suoi soliti vestiti simili a quelli di una ballerina sostituiti da un'armatura quasi identica alla sua. I suoi grandi occhi castano verdi, normalmente coperti, lo guardavano attentamente.
Lui sorrise cordiale. 《Buongiorno Natasha, che piacere. Vedo che sei già pronta alla discesa.》
L'altra si strinse nelle spalle. 《Non riuscivo a rilassarmi. Volevo ingannare il tempo in qualche modo.》
《Sei nervosa anche tu vero?》
Lei si sedette sul letto. 《Non so se “nervosa" sia la parola giusta: noi tipi E ironicamente siamo quelli più preparati alla morte tra tutti gli Yorha… ma ammetto di avere un brutto presentimento riguardo questa missione.》
Il francese annuì, non sapendo esattamente cosa dirle. Voleva chiederle se fosse riuscita a parlare almeno con Athal per capire cosa stesse succedendo ai loro compagni, ma non aveva idea di come introdurre il discorso.
Fortunatamente, fu lei a cominciare. 《Senti, so che tu e Ivar siete molto intimi, perciò volevo chiederti se hai percepito qualcosa di strano in lui negli ultimi giorni. Ti sembra nervoso, sospettoso o più scorbutico del solito?》
Ivan annuì. 《Si. Ho l'impressione che voglia dirmi qualcosa, ma c'è sempre qualche interferenza che ci interrompe e gli impedisce di parlarmi. E anche Rahl, King e Kyran sembrano molto più tesi del solito. Ho provato a chiedere a Momoko e Becky, ma non hanno idee e Ishley nemmeno.》
《È la stessa cosa con Athal. Non l'ho mai vista così: è sempre nervosa e in guardia, l’ho vista più volte afferrare la frusta per delle sciocchezze. E ormai la conosco bene. Lei è una donna che normalmente ride in faccia al pericolo, quindi deve essere successo qualcosa di veramente tremendo per spaventarla in questa maniera.》
Ivan si morse il labbro. 《Credi si siano messi nei guai? O che abbiano scoperto qualcosa di grave?》
《Mi sembra l'unica alternativa, e la situazione attuale non è la migliore per mettersi nei guai.》
Il francese annuì, ma non potè fare a meno di sorridere davanti alla preoccupazione della rossa. Molti Yorha non si erano mai concentrati sulla sua educazione e la sua calma costante, preferivano considerarla solo una tipo E: un’assassina che stava costantemente a complottare per ucciderli. 
Anzi, molti avevano dato dei pazzi a lui e al resto della squadra per aver deciso di combattere fidandosi di lei, Però lui aveva visto quanto sotto sotto fosse una ragazza molto più gentile di quanto lei stessa volesse mostrare.
Lo aveva ringraziato molto cortesemente per averla protetta durante l'attacco di Kazehiro dopo essere uscita dall'infermeria e Ivan si era accorto di provare molta simpatia e rispetto per lei. 
Non erano sicuramente amici intimi come lei lo era con Athal, e non sapeva quasi nulla su di lei, ma sapevano di potersi coprire le spalle a vicenda. E in quel momento di confusione voleva provare a rincuorarla, dirle che sarebbe andato tutto bene, e nel frattempo fare altrettanto con se stesso, ma il segnale per l'incontro col generale lo interruppe. 
Entrambi tirarono un profondo sospiro mentre il francese si cambiava più in fretta possibile, levandosi la benda e ripromettendosi di andare a fondo di tutta quella faccenda di Ivar al più presto!
Scesero entrambi nei corridoi, seguendo la folla di Yorha, ancora più grande del solito, fino alla sala principale, rimanendo poi in attesa dei generali e dei colonnelli. In mezzo alla folla scorsero anche Rahl, Becky, King e Kyran, tutti e quattrp protetti dalle nuove tenute e armati fino ai denti.
Sulla schiena dell’albino e della rossa spiccavano rispettivamente varie pistole a canna lunga e un fucile di precisione ancora più grosso del solito, mentre su quella del biondo c'era il suo fedele arco, più lungo, resistente e affilato di prima. Attaccate alle cosce del ramato c'erano due corte spade curve e aderente alla sia schiena la sua fidata spada, lucidata al punto di scintillare anche nella penombra.
Avrebbero voluto avvicinarsi un po' a loro, ma l'entrata del Generale Weiss li costrinse a desistere. La donna sembrava davvero raggiante, per quanto fosse possibile: aveva un’espressione terribilmente decisa e lo stocco brillava minaccioso appeso al suo fianco.
Accanto a lei c'era l'immancabile colonnello, le due grosse spingarde attaccate alla schiena e anche lui con un sorriso soddisfatto sulle labbra. Ma non erano soli: oltre a loro c'erano altre quattro persone, tre uomini e una donna, provenienti da Asia e Europa.
I primi tre erano tutti degni del nome di soldati, alti e ben piazzati, armati fino ai denti, ma Ivan in particolare puntò la sua attenzione sulla donna, generale di origine cinese. Era molto minuta, sui cinquant'anni, i capelli striati di grigio raccolti in una crocchia e gli occhi circondato da piccole rughe erano taglienti come le lunghe spade che teneva alla cintura. 
Emanava pericolo ed era in piedi proprio accanto a Weiss mentre lei iniziava il suo discorso. 《Miei fedeli Yorha, coraggiosi soldati terrestri. È mio piacere informarvi che grazie al vostro incessante lavoro e al supporto dei nostri alleati, ormai è solo una questione di ore. So che l’ultimo anno è stato per tutti noi estremamente duro. Abbiamo dovuto dire addio alla nostra vita di prima, alle nostre famiglie, e anche molti dei nostri valenti commilitoni non sono sopravvissuti per assistere a questo giorno. Ma tutti questi sacrifici verranno presto ripagati. Le unità S, le unità H e molte unità C sono già al lavoro sulla superficie per sfoltire le difese nemiche e creare le tende mediche, e molto presto ci uniremo a loro per poter finalmente iniziare l'attacco! La guerra è tutt'altro che finita, ma questo giorno sarà un punto di svolta per tutti noi! Gloria all’umanità!》 Proclamò, portandosi la mano destra sul cuore.
《Gloria all'umanità!》 Rispose la folla in coro, imitando il gesto.
 
Un certo senso di eccitazione aveva iniziato a serpeggiare tra le truppe, ma Natasha si era scoperta a stringere i pugni, non del tutto convinta. Era tutto come doveva essere, tutto sembrava andare come stabilito. Eppure Quel brutto presentimento non accennava a svanire, e nemmeno le parole della donna o la moltitudine di nuovi alleati e risorse a disposizione riuscivano a rassicurarla. 
Ivan le toccò dolcemente la spalla, tentando di farle sentire il suo supporto, e lei rispose con un cenno grato, ma non smise di stringere i pugni. Stava per succedere qualcosa di grosso. Se lo sentiva dentro. E non sarebbe stato piacevole.
**
Ishley ed Ivar erano sulla terra ormai da ore, in attesa che i loro alleati iniziassero l'attacco. Avevano speso tutto il tempo osservando la situazione dall'alto dei palazzi, svolgendo il loro ruolo di sentinelle.
 Entrambi erano stati spediti a Los Angeles, o almeno a ciò che ne rimaneva, per sfoltire la sorveglianza delle biomacchine e trovare il server nascosto in città prima che iniziasse la battaglia decisiva.
 
Avevano perso il conto di quante unità avevano disabilitato dopo un po'. Quello era uno dei territori più colpiti dai loro invasori: avevano distrutto e infestato ogni angolo come topi fin dai prossimi giorni dell'assedio e anche in quanto a perdite di vite umane era stata tra le città più danneggiate. Anche se Ivar non aveva smesso di pensare per un attimo a quanto il numero di vittime Non che facesse più molta differenza dopo tutto quello che aveva scoperto.
I due Scanner avevano appena finito di hackerare una delle unità più grosse, disattivandola, e ora erano seduti sul tetto di un casinò semidistrutto, in attesa di nuovi ordini.
Avevano visto moltissimi tipi C aggirarsi per la città, aiutandoli ad eliminare vari nemici. Anche Athal era tra di loro, ben protetta dalla nuova armatura e armata con una nuova frusta ricoperta di sottili, ma letali spine.
Quando l'avevano incontrata, il biondo le aveva chiesto con lo sguardo se ci fossero novità. Aveva sperato davvero che anche lei fosse riuscita ad avvertire qualcuno riguardo a tutta la faccenda degli umani, visto che Rahl lo aveva già raccontato a King e Kyran, ma lei aveva scosso la testa, segno che non ci era riuscita.
Lui aveva stretto i denti per la frustrazione, ma aveva continuato a svolgere il suo compito senza fare troppi commenti sarcastici. Dopotutto, davanti ad Ishley non poteva permettersi certi atteggiamenti. 
《C'è forse qualcosa che ti preoccupa?》 Chiese la voce del suddetto dottore, strappandolo ai suoi pensieri.
Emise uno sbuffo. 《Beh sai, sarà una battaglia cruenta, molti di noi non sopravvivranno. E naturalmente io preferirei restare vivo il più a lungo possibile, tutto qua. Sapere che quegli ammassi di latta potrebbero riuscire a cogliermi di sorpresa nella mischia non è un bel pensiero.》
L'uomo alzò un sopracciglio. 《Sei sicuro che sia solo per questo? Ho notato che recentemente tu, il signor Evans, i suoi compagni e Athal siete tutti molto tesi e mi chiedevo come mai.》
Ivar trattenne il respiro, pregando di risultare abbastanza convincente. 《Siamo solo nervosi per queste costanti battaglie. Persino al Bunker non si può smettere di pensare a come andrà la guerra d'ora in poi grazie alla presenza degli europei e degli asiatici. E poi… se vinceremo questa battaglia verremo tutti riassegnati nei Bunker degli altri continenti e probabilmente dovremo separarci.》
Nonostante la benda, sentì gli occhi di Ishley  trapassarlo come delle frecce. Naturalmente non lo aveva convinto, ma non osò dire di più; sapeva fin troppo bene quanto quel dottore avesse sempre un asso nella manica. E, per dirla tutta, il commento sul generale cinese non era affatto una bugia.
Era preoccupato per quello che sarebbe successo dopo, dove sarebbe andato a finire una volta liberata l'America. Avrebbe probabilmente perso Ivan e Momoko e forse sarebbe finito nel Bunker guidato da quella cinese inquietante: quella donna non gli piaceva per nulla. Era più fredda di Natasha e sembrava abbracciare fin troppo la sua natura di tipo E.
Lo scienziato emise un sospiro per nulla convinto, ritornando a guardare il cielo in attesa di avvistare gli aereoscheletri. Sapeva che i suoi compagni avevano scoperto qualcosa, così come sapeva di dover indagare molto più a fondo sulla questione per convincere Ivar a parlare e smettire, però il rumore di decine di propulsori in movimento attirò la sua attenzione. 
Nel cielo erano apparse centinaia di luci, una per ogni Yorha che aveva finalmente iniziato a volare verso la propria posizione per dare inizio a quella battaglia. E Becky doveva essere tra loro.
Le vide salire in cielo, separandosi poi nelle varie direzioni. Era uno spettacolo surreale e al tempo stesso bellissimo, come guardare un fuoco d'artificio gigantesco.
《Dobbiamo prepararci. Saranno qui a momenti.》 Disse, sempre col naso all’insù. 
Ivar annuì, scendendo dal tetto con un salto. Molto presto tutte le biomacchine si sarebbero accorte del nuovo attacco e sarebbero arrivate a fiumi nelle strade. Già sentiva quell'inquietante ronzio tutto attorno a sé. 
《Andiamo》
**
King e Natasha stavano iniziando ad avere serie difficoltà: loro e un'altra dozzina di Yorha erano stati circondati da un nutrito gruppo di nemici che non sembrava avere intenzione di morire. Ormai erano tutti ricoperti di olio giallo dalla testa ai piedi e stavano disperatamente cercando di guadagnare terreno.
《Dobbiamo liberarci Di questi cosi!》 Urlò una tipo B lì vicino, facendo sfuggire un’imprecazione al ramato.
Le ultime settimane erano state tra le più snervanti della sua vita e quel momento era l'ennesima seccatura! 
Dopo essere atterrati sul suolo di Los Angeles tutti loro non avevano nemmeno fatto in tempo a mettere piede nella città prima di essere colti dell’ennesima imboscata!
Quei dannati ammassi di latta li avevano circondati da ogni lato, uscendo dai palazzi e da sottoterra, uccidendo almeno quattro androidi in meno di due minuti e costringendoli ad arretrare. 
Fortunatamente erano riusciti a rispondere con abbastanza rapidità, ma stavano perdendo sempre più terreno e soprattutto tempo!
Natasha era riuscita ad avanzare più di tutti gli altri; mulinava la sua falce senza fermarsi, tagliando tutto quello che le capitava a tiro, eppure quel gruppo di nemici non accennava a demordere. E non sembrava essere l'unico.
Nonostante l'aiuto degli europei e degli asiatici e le misure preventive effettuate dai tipi S e C, il numero di nemici era rimasto comunque considerevole. 
Nel suo campo visivo stavano apparendo decine di messaggi da parte degli altri soldati: tutti parlavano di larghi e testardi gruppi nemici che gli stavano sbarrando la strada.
Strinse i pugni attorno al manico della sua arma, tagliando in due un altro nemico e avventandosi su quelli che giunsero a sostituirlo. Ma poi sentì qualcosa sibilare nell'aria e una freccia si schiantò in mezzo ai loro avversari, generando un'esplosione che ne spedì parecchi a gambe all'aria.
Sulla cima di un palazzo lì vicino erano in piedi quattro figure armate di archi e frecce che iniziarono a far piovere i loro dardi senza pietà. Le parve anche di scorgere la chioma bionda di Kyran tra di loro.
King tirò fuori un ghigno soddisfatto. 《Adesso si ragiona. Fatevi sotto stronzi!》Urlò, mentre trapassava altre tre biomacchine con la sua spada.
Gli androidi attorno a loro ghignarono a loro volta sotto lo spesso strato di ferite e polvere, rincuorati dall'arrivo della cavalleria, caricando nuovamente il gruppo nemico con le loro armi.
Questi ultimi, presi di mira anche dall'alto ed incapaci di rispondere in modo efficace, caddero facilmente sotto il fuoco incrociato. Le frecce, le lame e le mazze li trapassarono e spezzarono senza pietà e, una volta finito, la strada era ricoperta di cadaveri metallici martoriati, macerie e olio giallo.
La russa scosse il capo davanti a quella situazione, guardando King salutare Kyran con una mano. Aveva fatto bene ad avere un brutto presentimento: Una simile resistenza on era prevista. Anche con l'aiuto dei tipi S e C fin troppe unità nemiche erano sopravvissute.
Lei, King e gli altri Yorha corsero verso il centro città, ma anche lì la situazione aveva iniziato a precipitare. Androidi e biomacchine si stavano squartando per le strade, le formazioni di battaglia completamente distrutte, frecce e proiettili piovevano a fiumi e ormai i cadaveri sia alleati che nemici non si potevano più contare. 
Le biomacchine sembravano emergere da ogni parte: saltavano fuori dalle finestre, da sottoterra, alcune si lanciavano persino dai tetti. Atterravano attorno a loro pesantemente, senza curarsi dei danni che subivano e attaccando selvaggiamente qualunque cosa si muovesse nel loro campo visivo.
Videro chiaramente una donna lì vicino crollare a terra, la gola squarciata dalla rozza spada di un nemico che perdeva fiotti di sangue e molti altri che si davano alla fuga verso le tende mediche o semplicemente nel tentativo di salvarsi da quel massacro.
Un uomo di colore grande e grosso armato di spadone si mise ad imprecare ad alta voce, sovrastando il fracasso. 《Non fate i vigliacchi proprio adesso,  cazzo! Le unità S hanno appena individuato quello stramaledetto Server, non potete fuggire! Manca molto poco, è situato nella prossima piazza! Possiamo ancora vincere, dobbiamo solo continuare ad avanzare e non andarcene come vigliacchi!》
Incredibile, ma vero, quel discorso di incoraggiamento inframmezzato da improperi ideato sul momento aveva funzionato. Molti Yorha, seppur feriti e terrorizzati, ripresero in mano le loro armi e si lanciarono tutti insieme sul nemico con il doppio della determinazione e la battaglia ricominciò con rinnovato vigore.
Le biomacchine, che fino a poco prima li stavano costringendo sulla difensiva, vennero mandate nel caos più totale.
Gli androidi erano tutti furibondi, e lo stavano ampiamente dimostrando, costringendo l’esercito nemico ad arretrare con i loro proiettili, le spade e gli scudi.
Natasha era tra le prime file, Insieme a King. Falciò via un terzetto di macchine che si era avvicinato troppo e ripartì subito alla carica, imponendosi di ignorare il baccano attorno a lei, il panico dei suoi commilitoni e i raccapriccianti versi metallici dei nemici: doveva solo concentrarsi sul trovare quel maledetto server e farlo saltare in aria!
 
King accanto a lei sembrava avere lo stesso piano in mente, infatti stava guardando freneticamente intorno mentre trapassava qualunque essere metallico gli arrivasse troppo vicino. 
Entrambi avevano perso la cognizione tempo: gli sembrava di star combattendo da giorni. Le loro armature stavano iniziando a riportare varie ammaccature e stavano sanguinando da vari punti, le loro armi sporche di olio giallo, ma nessuno dei due aveva intenzione di arrendersi proprio ora.
La russa vide un grosso schieramento di nemici poco più avanti e strinse i denti. Mancava poco alla piazza di cui aveva parlato quell'uomo, dovevano levarli di mezzo. 《King!》
《Sono dietro di te!》 Rispose il ramato, che aveva lasciato perdere la spada ed era passato alle lame corte.
Con un colpo levò una biomacchine di dosso ad un ragazzo lì accanto, per poi tagliarne altre due a metà, e scattando in avanti. Il gruppo di macchine non fece in tempo ad accorgersi di lui, che già due di loro erano stati trapassati. Un altro terzetto fece subito la stessa fine e appena la russa e altri soldati li raggiunsero, moltissimi vennero ridotti a brandelli senza poter reagire. 
La giovane piroettava sul campo di battaglia come su un palcoscenico, sollevando lunghi schizzi di olio giallo con la sua falce, evitando le lame nemiche a passo di danza. Sentiva nella testa l'adrenalina e l’eccitazione della battaglia che le facevano ignorare il dolore delle ferite e sollecitavano la sua voglia di farne a pezzi altri, però si impose di mantenere il controllo. Non era quello il momento di perdere la concentrazione.
In mezzo a tutto quel marasma, le era parso di scorgere la lunga treccia di Athal, ma non aveva avuto il tempo di pensarci. 
Mancava molto poco al Server, però in mezzo a tutto quel caos non aveva più nemmeno idea di dove fossero finiti gli altri membri del loro gruppo, ne ci doveva pensare. Doveva concentrarsi sull'uccidere i nemici del Generale.
Non appena l'ultimo fu crollato a terra, la testa separata dal resto del corpo, la russa emise uno sbuffo: era coperta di olio, ferite e stava iniziando ad accusare quella che avrebbe potuto essere stanchezza, però si rialzò ugualmente. 
Mancava poco e, nonostante le ampie perdite, era convinta che sarebbero riusciti a vincere. Avrebbero riconquistato Los Angeles e l'America e poi avrebbero fatto lo stesso col resto del mondo. Dovevano solo continuare a combattere. 
Sentì la mano di King poggiarsi sulla sua spalla. 《Sei pronta?》 Le chiese il ramato, sporco anche lui di polvere e sbuffando di fatica. Aveva un lungo taglio sulla spalla che perdeva olio, ma era ancora in piedi.
Lei annuì, riprendendo la posizione d'attacco e stringendo ancora di più la sua falce. 《Si. Andiamo.》
**
Quella che avrebbe dovuto essere una piazza, si rivelò essere un cratere a dir poco enorme: il server era molto più grosso e sofisticato rispetto a quello che avevano visto a Seattle, somigliava ad una gigantesca sfera nerastra attraversata da sporadiche scariche elettriche, ed era circondato da decine e decine di biomacchine.
 
In particolare tra di esse spiccavano quelle chiamate Goliath, alte come cinque uomini, pesantemente corazzate <, dalla testa troppo piccola per il corpo enorme, e con braccia tanto enormi da spaccare in due un androide con un colpo solo.
Le unità C e G sui tetti erano riusciti ad abbatterne un paio, ma molte altre erano ancora in piedi e si stavano opponendo contro gli Yorha in arrivo senza troppe difficoltà.
King emise uno sbuffo seccato e Natasha si concentrò ancora di più, i suoi sensi da Eliminatore che prendevano il sopravvento. Per arrivare al Server avrebbero dovuto passare in mezzo alle caviglie di quei Goliath, magari riuscendo persino ad abbatterli e farli crollare sulle altre biomacchine. 
《Seguimi.》 Disse all’americano, ricominciando poi a correre verso i Goliath. Il ramato si domandò se non avesse preso troppi colpi in testa, ma la seguì in ogni caso verso il gigante.
Quello provò immediatamente a spazzarli via a suon di pugni, sollevando frammenti di asfalto e rocce, ma lei fu troppo veloce: la caviglia sinistra del nemico venne tranciata in due, facendogli perdere l’equilibrio, e la spada di King finì il lavoro, trapassandogli quella che avrebbe dovuto essere la nuca e facendolo precipitare in avanti a peso morto.
Gli altri Goliath provarono a colpirli con i loro enormi pugni, ma gli Yorha approfittarono della loro distrazione per abbatterli con lo stesso metodo. Le unità più piccole tentavano di opporsi, ma ormai gli androidi avevano sfondato le loro file e non erano più abbastanza organizzati o numerosi per resistere.
Natasha si lasciò sfuggire un'espressione vittoriosa: il server era poco più avanti, distruggendo quello la battaglia sarebbe finita in loro favore, e oltre a lei e King c'erano almeno un'altra mezza dozzina di soldati che avevano oltrepassato i nemici ed erano pronti a demolirlo.
《Colpite tutti insieme!》 Disse uno di loro appena furono davanti all’enorme macchinario.
Gli altri non se lo fecero ripetere due volte: iniziarono subito ad abbattere le proprie armi contro la superficie metallica, fino a quando la corazza esterna non resse più.
L'esplosione subito seguente fu tremenda: moltissimi androidi e biomacchine vennero scaraventati indietro, storditi dal suono e dal tremendo calore rilasciato, ma molto presto, vedendo che i loro nemici non si muovevano più, dalle bocche degli Yorha iniziarono a sollevarsi della urla di giubilo. Avevano vinto! Erano riusciti a liberare Los Angeles! 
King e Natasha vennero fuori dal cratere subito dopo; avevano i capelli e le sopracciglia strinati e le facce e le armature annerite dalla fuliggine, ma in quel momento non importava nulla a nessuno dei due.
《È finita finalmente.》 Disse la russa con un breve sospiro.
《Già. Speriamo solo che i nostri abbiano vinto anche nelle altre città e non abbiano combinato chissà cosa.》 Rispose il ramato, che però non potè trattenere un sorriso soddisfatto davanti a tutta quella gioia. 
Ma le esclamazioni allegre si zittirono appena qualcosa li travolse tutti. I cadaveri delle biomacchine  Una scarica attraversò il corpo di King e i suoi muscoli si tesero in modo innaturale, facendolo crollare a carponi con un genitore di dolore, la visuale annebbiata e olio rosso che scendeva dalla bocca, gli occhi, le orecchie e il naso.
Alzò lo sguardo, guardandosi intorno, riuscendo a distinguere gli altri Yorha, inclusa Natasha, nelle sue stesse condizioni: contorti a terra, gemendo di dolore e con un'inquietante schiuma rossa dalla bocca.
Cercò di tirarsi su a fatica, piantando le unghie nel terreno per fare leva, e vide una ragazza accanto a lui fare lo stesso. E quando si voltò, da sotto la frangia bionda due occhi rossi e infetti si rifletterono nei suoi.

Ivan Era estremamente nervoso. Era sdraiato da solo nella stanza che condivideva con Ivar, nel tentativo di rilassarsi, ma l'atmosfera che si respirava nei corridoi del Bunker si era fatta talmente pesante da fargli avere l'impressione di soffocare persino lì dentro.

Erano passate quattro settimane dalla morte di Kazehiro e poco più di due da quando il generale e il colonnello avevano confermato ufficialmente a tutti gli Yorha americani che grazie all'aiuto dei loro commilitoni europei e asiatici avrebbero iniziato al più presto l'attacco per eliminare tutte le biomacchine nel loro continente.
Era stata una vera sorpresa per la maggior parte di loro e, com'era prevedibile, il nervosismo si era sparso a macchia d'olio. Naturalmente, tutti quanti volevano eliminare i loro nemici il più in fretta possibile e molti avevano accolto la notizia con entusiasmo, però nessuno si aspettava che sarebbe accaduto così presto.
Il piano d'azione era stato formulato da una dei generali asiatici, una donna minuta ma dall'aria estremamente pericolosa. Aveva diviso la mappa del continente in zone e insieme agli altri generali avevano assegnato grandi gruppi di Yorha ad ogni area con istruzioni precise.
Le unità S e le C a corto raggio sarebbero andati per primi sulla superficie in avanscoperta, eliminando e segnalando possibili difese speciali, trappole e barriere ai tipo O, eliminandole quando possibile.Le unità H sarebbero arrivate per seconde e si sarebbero posizionate a gruppi in dei luoghi sicuri e strategici, dotati di tutto il necessario per prestare eventuale soccorso ai soldati feriti.
Le unità G e C a lungo raggio invece sarebbero state poste in cima ai palazzi e in altre posizioni sopraelevate per eliminare nemici volanti e tendere imboscate a quelli a terra. 
E infine sarebbero stati i tipi B, D ed E a costituire il grosso delle truppe terrestri. Avrebbero caricato i Server individuati e avrebbero dovuto distruggerli ad ogni costo. E dunque lui, King e Natasha sarebbero stati tra le prime linee.

Ci sarebbero sicuramente state delle pesanti perdite anche tra le file del loro esercito, lo sapevano tutti, specie se dei senzienti si fossero mostrati, e molto probabilmente i sopravvissuti sarebbero stati riassegnati ai Bunker degli altri continenti se avessero vinto. E ormai mancava molto poco. 
Le unità C e le S erano già scese sulla superficie, dunque anche Athal e Ivar erano partiti. E Tra non meno di due ore lui è tutti gli altri soldati sarebbero dovuti scendere nella sala principale e poi si sarebbero recati a loro volta sulla superficie per posizionarsi nei posti assegnati.E forse lui e i suoi compagni non sarebbero stati così fortunati da riuscire a tornare a casa. Erano sopravvissuti a moltissimi attacchi di senzienti, ma nessuno dei precedenti aveva mai raggiunto simili portati. Però non era questo che lo preoccupava davvero.

Ivar, Rahl, King, Athal e Kyran erano diventati piuttosto strani ultimamente. Sembravano essere sempre tesi e costantemente pronti a scattare, anche nelle attuali circostanze.Li aveva visti più volte parlare fitto fitto tra di loro e una volta il suo partner gli si era avvicinato, dicendo di dovergli raccontare qualcosa di estremamente importante, però erano stati interrotti dell'ennesimo inconveniente per quella dannata missione.
E sapeva che avevano provato a parlare anche con Momoko, Natasha e Becky, glielo aveva chiesto. Però nessuna di loro era riuscita a sapere cosa li avesse turbati tanto. C'era sempre qualche imprevisto che li obbligava a separarsi o a rimandare.
E ormai stava iniziando a preoccuparsi. Non sapeva se si fossero messi nei guai o se temessero semplicemente di morire sulla superficie. La seconda gli sembrava molto poco plausibile, nessuno di loro aveva mai mostrato cenni di paura sul campo di battaglia, ma non si poteva escludere nulla.

Tirò un profondo sospiro preoccupato. Ultimamente c'erano troppi misteri e bugie per i suoi gusti e stava iniziando a temere che oltre alle biomacchine bisognasse avere paura persino dei propri commilitoni. Si girò con un suono esasperato a guardare il nuovo equipaggiamento. Gli era stato fornito, come a tutti gli altri soldati Yorha, dalle forze alleate giunte dall'Europa: una tenuta nera simile alla sua solita armatura, ma fatta di un tessuto molto più spesso e resistente, rinforzata col metallo sulle spalle, sul petto, le giunture, le nocche e l’addome. Inoltre aveva una sorta di maschera che avrebbe coperto il naso e la bocca, per cambiare, e anche il suo scudo era cambiato. Dopo lo scontro con Kazehiro lo avevano riparato, ma ora sembrava tutta un'altra arma. Era leggermente più grande e spesso, di colore nero e dotato di spintoni fatti apposta per trapassare e respingere qualunque nemico.
Quegli oggetti sarebbero stati il suo equipaggiamento in battaglia una volta tornato sulla superficie, le uniche cose che avrebbero potuto salvarlo. Sperava solo di riuscire a farcela, ma prima di tutto voleva scoprire cosa Ivar volesse dirgli!

Si alzò, prendendo la nuova tenuta nel tentativo di indossarla, ma il suono della porta che si apriva lo fecero voltare. Natasha era entrata nella stanza, l’enorme falce ben affilata e fissata alla schiena e i suoi soliti vestiti simili a quelli di una ballerina sostituiti da un'armatura quasi identica alla sua. I suoi grandi occhi castano verdi, normalmente coperti, lo guardavano attentamente.Lui sorrise cordiale. 《Buongiorno Natasha, che piacere. Vedo che sei già pronta alla discesa.》L'altra si strinse nelle spalle. 《Non riuscivo a rilassarmi. Volevo ingannare il tempo in qualche modo.》
《Sei nervosa anche tu vero?》Lei si sedette sul letto. 《Non so se “nervosa" sia la parola giusta: noi tipi E ironicamente siamo quelli più preparati alla morte tra tutti gli Yorha… ma ammetto di avere un brutto presentimento riguardo questa missione.》
Il francese annuì, non sapendo esattamente cosa dirle. Voleva chiederle se fosse riuscita a parlare almeno con Athal per capire cosa stesse succedendo ai loro compagni, ma non aveva idea di come introdurre il discorso.Fortunatamente, fu lei a cominciare. 《Senti, so che tu e Ivar siete molto intimi, perciò volevo chiederti se hai percepito qualcosa di strano in lui negli ultimi giorni. Ti sembra nervoso, sospettoso o più scorbutico del solito?》Ivan annuì. 《Si. Ho l'impressione che voglia dirmi qualcosa, ma c'è sempre qualche interferenza che ci interrompe e gli impedisce di parlarmi. E anche Rahl, King e Kyran sembrano molto più tesi del solito. Ho provato a chiedere a Momoko e Becky, ma non hanno idee e Ishley nemmeno.》
《È la stessa cosa con Athal. Non l'ho mai vista così: è sempre nervosa e in guardia, l’ho vista più volte afferrare la frusta per delle sciocchezze. E ormai la conosco bene. Lei è una donna che normalmente ride in faccia al pericolo, quindi deve essere successo qualcosa di veramente tremendo per spaventarla in questa maniera.》Ivan si morse il labbro. 《Credi si siano messi nei guai? O che abbiano scoperto qualcosa di grave?》
《Mi sembra l'unica alternativa, e la situazione attuale non è la migliore per mettersi nei guai.》Il francese annuì, ma non potè fare a meno di sorridere davanti alla preoccupazione della rossa. Molti Yorha non si erano mai concentrati sulla sua educazione e la sua calma costante, preferivano considerarla solo una tipo E: un’assassina che stava costantemente a complottare per ucciderli. 
Anzi, molti avevano dato dei pazzi a lui e al resto della squadra per aver deciso di combattere fidandosi di lei, Però lui aveva visto quanto sotto sotto fosse una ragazza molto più gentile di quanto lei stessa volesse mostrare.Lo aveva ringraziato molto cortesemente per averla protetta durante l'attacco di Kazehiro dopo essere uscita dall'infermeria e Ivan si era accorto di provare molta simpatia e rispetto per lei. 
Non erano sicuramente amici intimi come lei lo era con Athal, e non sapeva quasi nulla su di lei, ma sapevano di potersi coprire le spalle a vicenda. E in quel momento di confusione voleva provare a rincuorarla, dirle che sarebbe andato tutto bene, e nel frattempo fare altrettanto con se stesso, ma il segnale per l'incontro col generale lo interruppe. Entrambi tirarono un profondo sospiro mentre il francese si cambiava più in fretta possibile, levandosi la benda e ripromettendosi di andare a fondo di tutta quella faccenda di Ivar al più presto!
Scesero entrambi nei corridoi, seguendo la folla di Yorha, ancora più grande del solito, fino alla sala principale, rimanendo poi in attesa dei generali e dei colonnelli. In mezzo alla folla scorsero anche Rahl, Becky, King e Kyran, tutti e quattrp protetti dalle nuove tenute e armati fino ai denti.
Sulla schiena dell’albino e della rossa spiccavano rispettivamente varie pistole a canna lunga e un fucile di precisione ancora più grosso del solito, mentre su quella del biondo c'era il suo fedele arco, più lungo, resistente e affilato di prima. Attaccate alle cosce del ramato c'erano due corte spade curve e aderente alla sia schiena la sua fidata spada, lucidata al punto di scintillare anche nella penombra.

Avrebbero voluto avvicinarsi un po' a loro, ma l'entrata del Generale Weiss li costrinse a desistere. La donna sembrava davvero raggiante, per quanto fosse possibile: aveva un’espressione terribilmente decisa e lo stocco brillava minaccioso appeso al suo fianco.Accanto a lei c'era l'immancabile colonnello, le due grosse spingarde attaccate alla schiena e anche lui con un sorriso soddisfatto sulle labbra. Ma non erano soli: oltre a loro c'erano altre quattro persone, tre uomini e una donna, provenienti da Asia e Europa.
I primi tre erano tutti degni del nome di soldati, alti e ben piazzati, armati fino ai denti, ma Ivan in particolare puntò la sua attenzione sulla donna, generale di origine cinese. Era molto minuta, sui cinquant'anni, i capelli striati di grigio raccolti in una crocchia e gli occhi circondato da piccole rughe erano taglienti come le lunghe spade che teneva alla cintura. 
Emanava pericolo ed era in piedi proprio accanto a Weiss mentre lei iniziava il suo discorso. 《Miei fedeli Yorha, coraggiosi soldati terrestri. È mio piacere informarvi che grazie al vostro incessante lavoro e al supporto dei nostri alleati, ormai è solo una questione di ore. So che l’ultimo anno è stato per tutti noi estremamente duro. Abbiamo dovuto dire addio alla nostra vita di prima, alle nostre famiglie, e anche molti dei nostri valenti commilitoni non sono sopravvissuti per assistere a questo giorno. Ma tutti questi sacrifici verranno presto ripagati. Le unità S, le unità H e molte unità C sono già al lavoro sulla superficie per sfoltire le difese nemiche e creare le tende mediche, e molto presto ci uniremo a loro per poter finalmente iniziare l'attacco! La guerra è tutt'altro che finita, ma questo giorno sarà un punto di svolta per tutti noi! Gloria all’umanità!》 Proclamò, portandosi la mano destra sul cuore.《Gloria all'umanità!》 Rispose la folla in coro, imitando il gesto.
 Un certo senso di eccitazione aveva iniziato a serpeggiare tra le truppe, ma Natasha si era scoperta a stringere i pugni, non del tutto convinta. Era tutto come doveva essere, tutto sembrava andare come stabilito. Eppure Quel brutto presentimento non accennava a svanire, e nemmeno le parole della donna o la moltitudine di nuovi alleati e risorse a disposizione riuscivano a rassicurarla. 
Ivan le toccò dolcemente la spalla, tentando di farle sentire il suo supporto, e lei rispose con un cenno grato, ma non smise di stringere i pugni. Stava per succedere qualcosa di grosso. Se lo sentiva dentro. E non sarebbe stato piacevole.

**

Ishley ed Ivar erano sulla terra ormai da ore, in attesa che i loro alleati iniziassero l'attacco. Avevano speso tutto il tempo osservando la situazione dall'alto dei palazzi, svolgendo il loro ruolo di sentinelle. Entrambi erano stati spediti a Los Angeles, o almeno a ciò che ne rimaneva, per sfoltire la sorveglianza delle biomacchine e trovare il server nascosto in città prima che iniziasse la battaglia decisiva. Avevano perso il conto di quante unità avevano disabilitato dopo un po'. Quello era uno dei territori più colpiti dai loro invasori: avevano distrutto e infestato ogni angolo come topi fin dai prossimi giorni dell'assedio e anche in quanto a perdite di vite umane era stata tra le città più danneggiate. Anche se Ivar non aveva smesso di pensare per un attimo a quanto il numero di vittime Non che facesse più molta differenza dopo tutto quello che aveva scoperto.

I due Scanner avevano appena finito di hackerare una delle unità più grosse, disattivandola, e ora erano seduti sul tetto di un casinò semidistrutto, in attesa di nuovi ordini.
Avevano visto moltissimi tipi C aggirarsi per la città, aiutandoli ad eliminare vari nemici. Anche Athal era tra di loro, ben protetta dalla nuova armatura e armata con una nuova frusta ricoperta di sottili, ma letali spine.Quando l'avevano incontrata, il biondo le aveva chiesto con lo sguardo se ci fossero novità. Aveva sperato davvero che anche lei fosse riuscita ad avvertire qualcuno riguardo a tutta la faccenda degli umani, visto che Rahl lo aveva già raccontato a King e Kyran, ma lei aveva scosso la testa, segno che non ci era riuscita.
Lui aveva stretto i denti per la frustrazione, ma aveva continuato a svolgere il suo compito senza fare troppi commenti sarcastici. Dopotutto, davanti ad Ishley non poteva permettersi certi atteggiamenti. 

《C'è forse qualcosa che ti preoccupa?》 Chiese la voce del suddetto dottore, strappandolo ai suoi pensieri.Emise uno sbuffo. 《Beh sai, sarà una battaglia cruenta, molti di noi non sopravvivranno. E naturalmente io preferirei restare vivo il più a lungo possibile, tutto qua. Sapere che quegli ammassi di latta potrebbero riuscire a cogliermi di sorpresa nella mischia non è un bel pensiero.》
L'uomo alzò un sopracciglio. 《Sei sicuro che sia solo per questo? Ho notato che recentemente tu, il signor Evans, i suoi compagni e Athal siete tutti molto tesi e mi chiedevo come mai.》Ivar trattenne il respiro, pregando di risultare abbastanza convincente. 《Siamo solo nervosi per queste costanti battaglie. Persino al Bunker non si può smettere di pensare a come andrà la guerra d'ora in poi grazie alla presenza degli europei e degli asiatici. E poi… se vinceremo questa battaglia verremo tutti riassegnati nei Bunker degli altri continenti e probabilmente dovremo separarci.》

Nonostante la benda, sentì gli occhi di Ishley  trapassarlo come delle frecce. Naturalmente non lo aveva convinto, ma non osò dire di più; sapeva fin troppo bene quanto quel dottore avesse sempre un asso nella manica. E, per dirla tutta, il commento sul generale cinese non era affatto una bugia.Era preoccupato per quello che sarebbe successo dopo, dove sarebbe andato a finire una volta liberata l'America. Avrebbe probabilmente perso Ivan e Momoko e forse sarebbe finito nel Bunker guidato da quella cinese inquietante: quella donna non gli piaceva per nulla. Era più fredda di Natasha e sembrava abbracciare fin troppo la sua natura di tipo E.
Lo scienziato emise un sospiro per nulla convinto, ritornando a guardare il cielo in attesa di avvistare gli aereoscheletri. Sapeva che i suoi compagni avevano scoperto qualcosa, così come sapeva di dover indagare molto più a fondo sulla questione per convincere Ivar a parlare e smettire, però il rumore di decine di propulsori in movimento attirò la sua attenzione. 

Nel cielo erano apparse centinaia di luci, una per ogni Yorha che aveva finalmente iniziato a volare verso la propria posizione per dare inizio a quella battaglia. E Becky doveva essere tra loro.Le vide salire in cielo, separandosi poi nelle varie direzioni. Era uno spettacolo surreale e al tempo stesso bellissimo, come guardare un fuoco d'artificio gigantesco.《Dobbiamo prepararci. Saranno qui a momenti.》 Disse, sempre col naso all’insù. 

Ivar annuì, scendendo dal tetto con un salto. Molto presto tutte le biomacchine si sarebbero accorte del nuovo attacco e sarebbero arrivate a fiumi nelle strade. Già sentiva quell'inquietante ronzio tutto attorno a sé. 《Andiamo》

**

King e Natasha stavano iniziando ad avere serie difficoltà: loro e un'altra dozzina di Yorha erano stati circondati da un nutrito gruppo di nemici che non sembrava avere intenzione di morire. Ormai erano tutti ricoperti di olio giallo dalla testa ai piedi e stavano disperatamente cercando di guadagnare terreno.《Dobbiamo liberarci Di questi cosi!》 Urlò una tipo B lì vicino, facendo sfuggire un’imprecazione al ramato.
Le ultime settimane erano state tra le più snervanti della sua vita e quel momento era l'ennesima seccatura! Dopo essere atterrati sul suolo di Los Angeles tutti loro non avevano nemmeno fatto in tempo a mettere piede nella città prima di essere colti dell’ennesima imboscata!Quei dannati ammassi di latta li avevano circondati da ogni lato, uscendo dai palazzi e da sottoterra, uccidendo almeno quattro androidi in meno di due minuti e costringendoli ad arretrare. 
Fortunatamente erano riusciti a rispondere con abbastanza rapidità, ma stavano perdendo sempre più terreno e soprattutto tempo!Natasha era riuscita ad avanzare più di tutti gli altri; mulinava la sua falce senza fermarsi, tagliando tutto quello che le capitava a tiro, eppure quel gruppo di nemici non accennava a demordere. E non sembrava essere l'unico.Nonostante l'aiuto degli europei e degli asiatici e le misure preventive effettuate dai tipi S e C, il numero di nemici era rimasto comunque considerevole. 
Nel suo campo visivo stavano apparendo decine di messaggi da parte degli altri soldati: tutti parlavano di larghi e testardi gruppi nemici che gli stavano sbarrando la strada.Strinse i pugni attorno al manico della sua arma, tagliando in due un altro nemico e avventandosi su quelli che giunsero a sostituirlo. Ma poi sentì qualcosa sibilare nell'aria e una freccia si schiantò in mezzo ai loro avversari, generando un'esplosione che ne spedì parecchi a gambe all'aria.
Sulla cima di un palazzo lì vicino erano in piedi quattro figure armate di archi e frecce che iniziarono a far piovere i loro dardi senza pietà. Le parve anche di scorgere la chioma bionda di Kyran tra di loro.King tirò fuori un ghigno soddisfatto. 《Adesso si ragiona. Fatevi sotto stronzi!》Urlò, mentre trapassava altre tre biomacchine con la sua spada.
Gli androidi attorno a loro ghignarono a loro volta sotto lo spesso strato di ferite e polvere, rincuorati dall'arrivo della cavalleria, caricando nuovamente il gruppo nemico con le loro armi.Questi ultimi, presi di mira anche dall'alto ed incapaci di rispondere in modo efficace, caddero facilmente sotto il fuoco incrociato. Le frecce, le lame e le mazze li trapassarono e spezzarono senza pietà e, una volta finito, la strada era ricoperta di cadaveri metallici martoriati, macerie e olio giallo.

La russa scosse il capo davanti a quella situazione, guardando King salutare Kyran con una mano. Aveva fatto bene ad avere un brutto presentimento: Una simile resistenza on era prevista. Anche con l'aiuto dei tipi S e C fin troppe unità nemiche erano sopravvissute.
Lei, King e gli altri Yorha corsero verso il centro città, ma anche lì la situazione aveva iniziato a precipitare. Androidi e biomacchine si stavano squartando per le strade, le formazioni di battaglia completamente distrutte, frecce e proiettili piovevano a fiumi e ormai i cadaveri sia alleati che nemici non si potevano più contare. Le biomacchine sembravano emergere da ogni parte: saltavano fuori dalle finestre, da sottoterra, alcune si lanciavano persino dai tetti. Atterravano attorno a loro pesantemente, senza curarsi dei danni che subivano e attaccando selvaggiamente qualunque cosa si muovesse nel loro campo visivo.
Videro chiaramente una donna lì vicino crollare a terra, la gola squarciata dalla rozza spada di un nemico che perdeva fiotti di sangue e molti altri che si davano alla fuga verso le tende mediche o semplicemente nel tentativo di salvarsi da quel massacro.

Un uomo di colore grande e grosso armato di spadone si mise ad imprecare ad alta voce, sovrastando il fracasso. 《Non fate i vigliacchi proprio adesso,  cazzo! Le unità S hanno appena individuato quello stramaledetto Server, non potete fuggire! Manca molto poco, è situato nella prossima piazza! Possiamo ancora vincere, dobbiamo solo continuare ad avanzare e non andarcene come vigliacchi!》Incredibile, ma vero, quel discorso di incoraggiamento inframmezzato da improperi ideato sul momento aveva funzionato. Molti Yorha, seppur feriti e terrorizzati, ripresero in mano le loro armi e si lanciarono tutti insieme sul nemico con il doppio della determinazione e la battaglia ricominciò con rinnovato vigore.
Le biomacchine, che fino a poco prima li stavano costringendo sulla difensiva, vennero mandate nel caos più totale.Gli androidi erano tutti furibondi, e lo stavano ampiamente dimostrando, costringendo l’esercito nemico ad arretrare con i loro proiettili, le spade e gli scudi.Natasha era tra le prime file, Insieme a King. Falciò via un terzetto di macchine che si era avvicinato troppo e ripartì subito alla carica, imponendosi di ignorare il baccano attorno a lei, il panico dei suoi commilitoni e i raccapriccianti versi metallici dei nemici: doveva solo concentrarsi sul trovare quel maledetto server e farlo saltare in aria! King accanto a lei sembrava avere lo stesso piano in mente, infatti stava guardando freneticamente intorno mentre trapassava qualunque essere metallico gli arrivasse troppo vicino. Entrambi avevano perso la cognizione tempo: gli sembrava di star combattendo da giorni. Le loro armature stavano iniziando a riportare varie ammaccature e stavano sanguinando da vari punti, le loro armi sporche di olio giallo, ma nessuno dei due aveva intenzione di arrendersi proprio ora.

La russa vide un grosso schieramento di nemici poco più avanti e strinse i denti. Mancava poco alla piazza di cui aveva parlato quell'uomo, dovevano levarli di mezzo. 《King!》《Sono dietro di te!》 Rispose il ramato, che aveva lasciato perdere la spada ed era passato alle lame corte.
Con un colpo levò una biomacchine di dosso ad un ragazzo lì accanto, per poi tagliarne altre due a metà, e scattando in avanti. Il gruppo di macchine non fece in tempo ad accorgersi di lui, che già due di loro erano stati trapassati. Un altro terzetto fece subito la stessa fine e appena la russa e altri soldati li raggiunsero, moltissimi vennero ridotti a brandelli senza poter reagire. 
La giovane piroettava sul campo di battaglia come su un palcoscenico, sollevando lunghi schizzi di olio giallo con la sua falce, evitando le lame nemiche a passo di danza. Sentiva nella testa l'adrenalina e l’eccitazione della battaglia che le facevano ignorare il dolore delle ferite e sollecitavano la sua voglia di farne a pezzi altri, però si impose di mantenere il controllo. Non era quello il momento di perdere la concentrazione.In mezzo a tutto quel marasma, le era parso di scorgere la lunga treccia di Athal, ma non aveva avuto il tempo di pensarci. 
Mancava molto poco al Server, però in mezzo a tutto quel caos non aveva più nemmeno idea di dove fossero finiti gli altri membri del loro gruppo, ne ci doveva pensare. Doveva concentrarsi sull'uccidere i nemici del Generale.Non appena l'ultimo fu crollato a terra, la testa separata dal resto del corpo, la russa emise uno sbuffo: era coperta di olio, ferite e stava iniziando ad accusare quella che avrebbe potuto essere stanchezza, però si rialzò ugualmente. 

Mancava poco e, nonostante le ampie perdite, era convinta che sarebbero riusciti a vincere. Avrebbero riconquistato Los Angeles e l'America e poi avrebbero fatto lo stesso col resto del mondo. Dovevano solo continuare a combattere. Sentì la mano di King poggiarsi sulla sua spalla. 《Sei pronta?》 Le chiese il ramato, sporco anche lui di polvere e sbuffando di fatica. Aveva un lungo taglio sulla spalla che perdeva olio, ma era ancora in piedi.Lei annuì, riprendendo la posizione d'attacco e stringendo ancora di più la sua falce. 《Si. Andiamo.》

**

Quella che avrebbe dovuto essere una piazza, si rivelò essere un cratere a dir poco enorme: il server era molto più grosso e sofisticato rispetto a quello che avevano visto a Seattle, somigliava ad una gigantesca sfera nerastra attraversata da sporadiche scariche elettriche, ed era circondato da decine e decine di biomacchine. In particolare tra di esse spiccavano quelle chiamate Goliath, alte come cinque uomini, pesantemente corazzate <, dalla testa troppo piccola per il corpo enorme, e con braccia tanto enormi da spaccare in due un androide con un colpo solo.Le unità C e G sui tetti erano riusciti ad abbatterne un paio, ma molte altre erano ancora in piedi e si stavano opponendo contro gli Yorha in arrivo senza troppe difficoltà.

King emise uno sbuffo seccato e Natasha si concentrò ancora di più, i suoi sensi da Eliminatore che prendevano il sopravvento. Per arrivare al Server avrebbero dovuto passare in mezzo alle caviglie di quei Goliath, magari riuscendo persino ad abbatterli e farli crollare sulle altre biomacchine. 《Seguimi.》 Disse all’americano, ricominciando poi a correre verso i Goliath. Il ramato si domandò se non avesse preso troppi colpi in testa, ma la seguì in ogni caso verso il gigante.
Quello provò immediatamente a spazzarli via a suon di pugni, sollevando frammenti di asfalto e rocce, ma lei fu troppo veloce: la caviglia sinistra del nemico venne tranciata in due, facendogli perdere l’equilibrio, e la spada di King finì il lavoro, trapassandogli quella che avrebbe dovuto essere la nuca e facendolo precipitare in avanti a peso morto.Gli altri Goliath provarono a colpirli con i loro enormi pugni, ma gli Yorha approfittarono della loro distrazione per abbatterli con lo stesso metodo. Le unità più piccole tentavano di opporsi, ma ormai gli androidi avevano sfondato le loro file e non erano più abbastanza organizzati o numerosi per resistere.

Natasha si lasciò sfuggire un'espressione vittoriosa: il server era poco più avanti, distruggendo quello la battaglia sarebbe finita in loro favore, e oltre a lei e King c'erano almeno un'altra mezza dozzina di soldati che avevano oltrepassato i nemici ed erano pronti a demolirlo.《Colpite tutti insieme!》 Disse uno di loro appena furono davanti all’enorme macchinario.Gli altri non se lo fecero ripetere due volte: iniziarono subito ad abbattere le proprie armi contro la superficie metallica, fino a quando la corazza esterna non resse più.

L'esplosione subito seguente fu tremenda: moltissimi androidi e biomacchine vennero scaraventati indietro, storditi dal suono e dal tremendo calore rilasciato, ma molto presto, vedendo che i loro nemici non si muovevano più, dalle bocche degli Yorha iniziarono a sollevarsi della urla di giubilo. Avevano vinto! Erano riusciti a liberare Los Angeles! King e Natasha vennero fuori dal cratere subito dopo; avevano i capelli e le sopracciglia strinati e le facce e le armature annerite dalla fuliggine, ma in quel momento non importava nulla a nessuno dei due.
《È finita finalmente.》 Disse la russa con un breve sospiro.《Già. Speriamo solo che i nostri abbiano vinto anche nelle altre città e non abbiano combinato chissà cosa.》 Rispose il ramato, che però non potè trattenere un sorriso soddisfatto davanti a tutta quella gioia. 

Ma le esclamazioni allegre si zittirono appena qualcosa li travolse tutti. I cadaveri delle biomacchine  Una scarica attraversò il corpo di King e i suoi muscoli si tesero in modo innaturale, facendolo crollare a carponi con un genitore di dolore, la visuale annebbiata e olio rosso che scendeva dalla bocca, gli occhi, le orecchie e il naso.

Alzò lo sguardo, guardandosi intorno, riuscendo a distinguere gli altri Yorha, inclusa Natasha, nelle sue stesse condizioni: contorti a terra, gemendo di dolore e con un'inquietante schiuma rossa dalla bocca.Cercò di tirarsi su a fatica, piantando le unghie nel terreno per fare leva, e vide una ragazza accanto a lui fare lo stesso. E quando si voltò, da sotto la frangia bionda due occhi rossi e infetti si rifletterono nei suoi.

 

   
 
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