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Autore: adrienne riordan    01/01/2021    0 recensioni
[La calaca de azùcar]
La vita a Esqueleto sembra tranquilla ma non lo è affatto. A farne le spese saranno i suoi abitanti, quelli nuovi, quelli vecchi e... quelli antichi.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Giorno 4 e 18 ottobre

Scritta tra le 23.00 le 2.00  di notte, visto che a Capodanno non avevo nulla da fare MA spero di aver riletto abbastanza bene da aver evitato strafalcioni penosi o sintassi mandate a passeggiatrici notturne. Volutamente criptico perché sì. I fatti narrati sono liberamente ispirati a La Calaca de Azucar ma sono frutto della mia fantasia fumata dall’alcool dello spumante – quindi le illazioni su Thomas e fratellino sono solo mie, in attesa di scoprire di più su di loro nei futuri volumi. La colpa di questa storia è del bellissimo disegno che Kokoro e Lelecat (gli autori) hanno postato oggi sui loro social facebook e instagram. Roba che mi scioglie el corazon ma poi mi spinge a scrivere boiate.

Il titolo del capitolo è legato ai due prompt del goretober che, come vedete, sto compilando con moooooolta calma. Magari sarà completato nell’ottobre del 2021, chissà.

 

Carne e macchina + lasciarti in sospeso

A Thomas la vita ad Esqueleto piaceva, nonostante tutto. Si trovava in una gabbia? Sì: come tutti, non poteva uscire dalla città. Era costantemente sorvegliato dalle calacas di zucchero stregate di Emanuel? Sì, come tutti gli abitanti del resto. Era costretto a un codice di condotta non scritto che rasentava l’omertà? Sì, ma seguirlo non gli era mai particolarmente pesato. Era maledetto? Sì, come del resto tutti quelli (e solo quelli) che erano incappati in Emanuel e non in Alejandro la prima volta che avevano messo piede a Esqueleto. E, fatalità, si trattava di coloro che dovevano essere, in un certo senso, persuasi ad accettare il sopra citato codice di condotta.

In fondo, a Thomas bastava ciò che aveva. Era più di quello che aveva avuto prima di arrivare a Esqueleto, quando era solo un signor nessuno che si lasciava pestare da un omuncolo che credeva di amare e che – ora lo sapeva – non valeva quanto una sua unghia. Thomas aveva un lavoro che amava, una famiglia che amava, e comunque molta più libertà rispetto a quella che aveva avuto molto tempo prima, quando era morto. Beh, non proprio morto. Gli dei aztechi non muoiono come gli umani, semplicemente cambiano.

Ora viveva con Mattew e con Franklin e non gli importava di vivere una vita sospesa in una bolla, in attesa di ciò che sarebbe dovuto accadere. Perché qualcosa sarebbe accaduto, lo sapeva. Come avrebbe potuto ignorarlo, proprio lui che era stato il Sole personificato? Uno splendido ingranaggio di una macchina perfetta, il mondo del Quinto Sole creato dagli dei. Una macchina, nutrita a carne e sangue, ma con obsolescenza programmata. Thomas, in verità, temeva il grande cambiamento che si sarebbe verificato a seguito di questa obsolescenza programmata, ma sapeva anche che Franklin e Mattew sarebbero stati con lui anche dopo, e che nessuno sarebbe morto di nuovo, per questo motivo non era rimasto per nulla turbato quando Mordecai era arrivato a Esqueleto. Il suo arrivo aveva dato il via a un conto alla rovescia di cui il ragazzo era completamente all’oscuro. Solo le prove di Emanuel scandivano quel conteggio, e Mordecai non lo sospettava nemmeno.

Tic..tac…tic…tac… era ironico che il medaglione di Emanuel fosse stato trasfigurato proprio in un orologio, chissà se Balthazar lo aveva scelto apposta? Conoscendolo, ne sarebbe stato proprio capace.

Il codice di condotta gli vietava di mettere Mordecai al corrente della situazione, e una parte di Thomas avrebbe voluto farlo. Probabilmente, Mordecai avrebbe voluto essere avvertito… probabilmente, Mordecai avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere per evitare ciò che sarebbe dovuto accadere. Ma… perché agitare il biondo prima del tempo? Era meglio lasciarlo nella beata ignoranza.

Era stato Quetzalcoatl a ucciderlo e Nanauatzin lo conosceva abbastanza da sapere che il fardello di quell’azione era pesato enormemente sul suo spirito. Perché fargli venire in mente brutti ricordi prima del tempo? Non gli aveva serbato alcun rancore, anzi, era stato Nanauatzin stesso a offrirsi di buon grado al posto di suo fratello, destinato al sacrificio. Che poi Tecciztecatl fosse finito nella sua stessa pira dopo di lui era stato ininfluente…  Comunque, Tecciztecatl non l’aveva presa bene. Il suo attuale atteggiamento nei confronti di Mordecai faceva pensare che non l’avesse ancora del tutto superata. Però… beh, si doveva pur creare, sto benedetto sole.

Ad essere onesto, Thomas era stato felice di rivedere Mordecai, e soprattutto di saperlo in salute, sereno, un bravo ragazzo. Sapeva che era orfano ma sembrava che la vita non fosse stata troppo severa con lui.

Era da tanto tempo che Thomas non passava un Capodanno così felice. Non voleva sembrare ingiusto, o ingrato, ma quello che aveva appena trascorso era stato forse il migliore degli ultimi anni, ad Esqueleto. C’era stata la festa organizzata al Pavo de Corral come tutti gli anni, c’erano stati i soliti battibecchi tra Franklin e Mattie, c’era la solita gente. Ci si divertiva come ogni anno, ma questo era diverso, anche se sembrava essere tutto come al solito. Sembrava. Il giovane padrone del locale guardava Mordecai che teneva un bastoncino di stelline scintillanti in una mano e la flûte di spumante nell’altra mentre brindava all’anno nuovo con i suoi fratelli e con Misia più sexy che mai nel suo abitino nero (Lesath era un uomo fortunato). Persino Emanuel, seppur scostante come sempre, sembrava più… sereno? Comunque, la sua presenza sembrava essere meno opprimente del solito. Thomas avrebbe potuto andare lo stesso in paranoia visto che Emanuel, di solito, disertava le feste del Pavo, ma quella sua espressione di serenità così insolita lo aveva rasserenato: forse non ci sarebbero state sfide, per Mordecai, quella notte.

A Thomas piaceva vedere Mordecai sorridere. Gli erano mancati molto, i suoi sorrisi, e Thomas sperava che non sarebbero andati perduti di nuovo. Thomas si stava godendo da spettatore quei sorrisi: era la serenità di Mordecai ad aver reso speciale quel Capodanno.

Chiaramente influenzava parecchio il fatto che, quasi sicuramente, quello sarebbe stato il loro ultimo Capodanno e, si sa, le cose vengono apprezzate molto di più quando sai di essere sul punto di perderle. Finalmente, la vita a Esqueleto non era più sospesa in una bolla. Non tutti lo sapevano, e forse, era meglio così.

Mictlancihuatl, una volta, aveva detto che il peggior difetto delle divinità era quello di non saper tollerare il cambiamento. Nanauatzin non vedeva l’ora di scoprire se fosse davvero così.

  
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