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Autore: NPC_Stories    01/01/2021    2 recensioni
Una raccolta di flashfic e oneshot che attraverso una parodia quasi sempre comica di alcuni cliché letterari racconteranno frammenti di vita dei miei personaggi ricorrenti, o anche piccoli missing moments di altre storie.
Aggiornamento a random quando mi sento ispirata.
Genere: Fantasy, Parodia, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, FemSlash | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Forgotten stories of the Forgotten Realms'
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1357 DR: Best Friends-in-Law


Dodicesimo giorno del mese di Alturiak, in una locanda vicino a Secomber

La porta si aprì con un cigolio, spezzando il silenzio teso che sembrava tenere la stanza nella sua morsa, come se i suoi occupanti fossero sospesi fuori dal tempo. Era come se tutta la locanda stesse trattenendo il respiro in quel momento. Invece no, erano solo un elfo e un drow a trattenere il respiro, mentre gli ospiti dormivano tranquilli. La locandiera era impegnata in un lavoro che solo lei poteva fare, dare alla luce il suo bambino. Le sue figlie e i suoi figli avevano trovato un modo per rendersi utili, tutti, perfino quelli che di solito preferivano scansare il lavoro. Johel e Daren invece erano stati allontanati: l'elfo dei boschi e l'elfo scuro erano due persone molto diverse, con competenze e caratteri diversi, ma in quel momento erano accomunati da un profondo senso di inutilità. Attendevano, con il fiato sospeso, un responso su quell'evento al di fuori del loro controllo, ed era esaltante e terrificante insieme.
Non era certo la prima volta che Krystel aveva un bambino, per Daren non era una novità essere preoccupato per la salute di sua sorella, ma la drow era ben accudita dalle sue figlie che conoscevano l'arte della guarigione; lei stessa era una buona guaritrice e aveva sicuramente preso delle misure precauzionali prima di entrare in travaglio. Quindi l'elfo scuro non sarebbe stato molto preoccupato, per sua natura, se non fosse stato per l'amico al suo fianco che lo contagiava con la sua agitazione.
Per Johel non era solo la naturale preoccupazione per quella che era una sua vecchia amica: Krystel era anche la sua amante, verso cui provava un tenero affetto, e la creatura che stava dando alla luce era il suo bambino... il primo figlio - o la prima figlia - che Johel avesse generato. L'elfo era legittimamente quasi nel panico, e il compito di mantenerlo calmo era ricaduto su Daren.
Purtroppo l'unico modo che il drow conosceva per calmare qualcuno era 'estattifermoperglideiotiprendoaschiaffoni'. Era stata una notte pesante.
Quando il cigolio della porta annunciò l'arrivo di qualcuno, scattarono entrambi sull'attenti come se avessero visto arrivare un drago.
Era Tinefein, una delle figlie più grandi di Krystel, nonché la migliore nell'arte della guarigione. Se proprio lei aveva abbandonato il capezzale della madre, poteva significare solo due cose: era andato tutto molto bene, oppure era andato tutto molto male.
La guaritrice sordomuta cominciò a comunicare con i due muovendo le mani come in una danza. Era il codice gestuale degli elfi scuri, che suo zio Daren le aveva insegnato molti anni prima. Un codice che Daren conosceva, ma Johel no.
Forse mandare proprio lei non era stata la migliore delle idee.
"Il bambino ha la testa da toro? Come diamine è possibile??" Il drow spalancò gli occhi come se fosse sconcertato.
Johel rimase scioccato per un momento e impallidì, senza sapere cosa pensare, poi capì che era semplicemente una sparata troppo grossa per essere vera.
"Maledetto cretino!" Sbottò, rifilando un coppino all'amico che si fece una risata.
Tinefein non lo trovò divertente.
§Ogni volta che traduci male ciò che ti dico, è una mancanza di rispetto nei miei confronti§ gli segnalò Tinefein, con gesti secchi e amari. §Ho lavorato tutta la notte e sono troppo stanca per questi giochetti. Traduci quello che ho detto, per favore.§
Messo davanti a questa obiezione, Daren si sentì leggermente in colpa, ma non lo diede a vedere.
"Il parto è stato lungo ma senza complicazioni. È una femmina. Ora stanno riposando entrambe." Tradusse più fedelmente possibile. "Ha detto anche che possiamo entrare."
Johel questa volta si bloccò di nuovo, ma per motivi totalmente opposti.
"Come?"
Daren gli ripeté tutto, con pazienza.
"...come?" Balbettò di nuovo l'elfo.
"Sei sotto shock?"
"Come?"
Il drow prese l'amico per un braccio e lo trascinò di peso in cortile, verso l'infermeria. Era una notte gelida ma il cortile era stato accuratamente spalato e non c'era neve né ghiaccio. L'aria fredda però contribuì a svegliare l'elfo dal suo stato di trance.
"Ho una figlia!" Gridò, dal nulla.
"Ma che ti gridi?!" Sbottò Daren, che come tutti gli elfi aveva un udito sensibile. "Non fare questo casino quando arriviamo, mia sorella e mia nipote stanno riposando."
Il modo in cui Daren aveva immediatamente reclamato la nuova nata come sua parente fece scattare qualcosa nella mente di Johel.
"Adesso siamo una famiglia!" Realizzò d'un tratto.
Non ne avevano mai parlato quando Krystel era incinta perché poteva portare sfortuna dare per scontato un bambino non ancora nato, ma in effetti era così. Daren però non era altrettanto pronto a riconoscerlo.
"Non siamo una famiglia. Lei è la figlia di mia sorella."
"...Sì? Ed è anche mia figlia?"
"I padri non contano" tagliò corto Daren. Non si era mai reso conto di pensarla così, ma in effetti la pensava così. Era un retaggio della sua cultura drow, rafforzato dal fatto che anche i figli di sua sorella avessero contatti a malapena sporadici con i loro padri, anche se Krystel non era la tipica drow e aveva assimilato molto più dalla cultura umana che da quella in cui era nata.
Johel rimase semplicemente sbalordito.
"Ma che vai dicendo? Certo che contano!"
"I padri vanno e vengono" Daren si strinse nelle spalle. "Vedi qualche altro padre dei miei nipoti, qui alla locanda?"
"Alcuni di loro sono morti! Non giocare con me."
"Ma presumibilmente due sono vivi, tre con te, eppure non li vedo."
"Stai vedendo me proprio adesso" obiettò Johel.
Daren gli scoccò un'occhiata infastidita.
"Sì, ho capito, ci tieni ad essere quello speciale. Ma il punto è che la paternità non può essere certa."
"Di solito si capisce dal fatto che un bambino assomigli oppure no al padre."
"E se la nuova bambina assomigliasse solo a sua madre? Si dice che il sangue drow sia dominante, quindi come potresti sapere con certezza che sei il padre?"
"Perché me l'ha detto Krystel e io mi fido" annunciò tranquillamente. "So che io e lei non abbiamo un rapporto serio e nemmeno ci siamo promessi fedeltà, ma in questo periodo non abbiamo frequentato altre persone, se lei dice che la bambina è mia figlia io ci credo. E poi sono certo che mi somigli almeno un po'."

Nell'ora che precede l'alba l'infermeria era avvolta nelle ombre, ma uno spicchio di luce lunare rischiarava la stanza quanto basta perché gli acuti occhi elfici potessero cogliere qualche dettaglio. La bambina era infagottata in un lenzuolo pulito e dormiva contro il petto di Krystel, che la teneva fra le braccia mentre faceva la reverie. La strega si svegliò e aprì un occhio quando Johel si sedette su una sedia accanto al letto.
Daren rimase a guardarli a distanza mentre lei gli porgeva la bambina e gli spiegava come tenerla in braccio.

Due ore dopo, Krystel li pregò di lasciarla riposare perché era davvero esausta, e Johel a malincuore dovette lasciare la neonata alle cure di Tinefein.
Daren lo trascinò fuori dall'infermeria per evitare che cedesse alla tentazione di tornare indietro.
La luce del primo mattino per un momento li accecò, perché il sole era basso sopra alle dolci colline della regione. La luce improvvisa ebbe anche l'effetto di riportarli con i piedi per terra, soprattutto l'elfo dei boschi che fino a poco prima aveva la sensazione di muoversi in un sogno.
"Ah... Mi somiglia!" Annunciò tutto fiero, guardando l'amico con palese soddisfazione.
"Già... Ha il tuo naso, povera creatura."
"Cosa? Che ha che non va il mio naso?" Domandò l'elfo, tastando la parte offesa.
"Prosegue giù dritto dalla tua fronte come se avessi sbattuto la faccia contro un albero."
"E allora? Ho un profilo interessante" si difese Johel. "E alla bambina sta benissimo il mio naso. È perfetta. Per fortuna non ha il tuo mento."
"Il mio mento?"
"È così grande che potresti dipingerci sopra una faccia e raccontare che hai assorbito il tuo gemello nella pancia di tua madre, e la gente ci crederebbe."
"Non è così grande!" Protestò il drow, che in effetti aveva un mento più pronunciato della media degli elfi. "Spero che la piccola non abbia ereditato i tuoi capelli, piuttosto; hai un'attaccatura così alta che sembra che tu stia diventando calvo a partire dalla fronte."
Continuarono a battibeccare per tutta la strada fino alla sala grande della locanda, dove i bambini umani che erano ospitati lì per l'inverno stavano già facendo colazione. Non appena i due elfi entrarono nel salone-refettorio, i ragazzini si radunarono attorno a loro e cominciarono a fare domande tutti insieme, in una tremenda cacofonia. Tutti volevano notizie su Krystel e sul nuovo bambino, e pensavano che Johel e Daren fossero al corrente delle novità.
Stranamente fu proprio in quel momento che i due realizzarono che era vero, adesso erano una famiglia. Di sicuro erano percepiti così dall'esterno, e non c'era motivo di negarlo.



********************
Questa storia si basa sul trope Best Friends-in-Law, ma come al solito qui il trope è storpiato: non sono due amici che arrangiano un matrimonio in famiglia per poter continuare a frequentarsi, al contrario sono due amici che si trovano uniti per caso da un legame familiare che non aggiunge profondità alla loro amicizia, e l'attenzione di entrambi si concentra sulla nuova arrivata.
   
 
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