Fanfic su artisti musicali > Ed Sheeran
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Autore: Sea    05/01/2021    0 recensioni
Non sempre le cose vanno come ci aspettiamo e Sara ed Edward lo sapevano bene. Nulla di tutto ciò che avevano immaginato prima di incontrarsi si era avverato, la vita aveva superato di gran lunga le loro aspettative. Non credevano che avrebbero potuto provare davvero la felicità, eppure…
Eppure, non sempre le cose vanno come ci aspettiamo. Non sempre, al mattino, ci svegliamo nello stesso letto, nella stessa vita in cui credevamo di essere. Non sempre siamo le persone che gli altri credono di conoscere. Non sempre il senso che diamo alle cose, le verità da cui dipendiamo, sono corrette.
A volte la vita ci costringe a ricominciare da capo.
Edward e Sara, i protagonisti di Afire Love, dovranno varcare il sottile confine che separa i sogni dalla realtà ed intraprendere un nuovo viaggio. Di una sola cosa sono certi: comincia una nuova vita.
«Si portò una mano al petto, sperando di contenere il dolore, ma non servì.
Scoppiò in lacrime non appena Edward cominciò a cantare: Loving can hurt…»
Il sequel di Afire Love cambia scenario e si ambienta nella...realtà.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ed Sheeran, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO IX
 



 
  • Sara!
Ecco, non era nemmeno entrato che qualcosa andava storto. Sentì un forte rumore di sedie e passi scalpitanti dirigersi verso di lui, ma non erano fan acclamanti. Sembrava che ci fosse qualcosa di particolarmente interessante sul pavimento, mentre lui e Stuart si facevano da parte.
 
  • Chiamate immediatamente il 118!
Riuscì a comprendere solo in parte quelle parole, ma sembrò che quella ragazza fosse particolarmente allarmata.
 
  • Mi chiamo Monica Frattini e mi trovo a via Gualtieri 117, sede di Exemple Editore. Una ragazza è svenuta. No, dovete venire subito, pochi mesi fa è stata in coma, non sappiamo cosa fare!
La signora con i capelli corti né il resto delle persone presenti li avevano salutati, poi vide il gruppo diradarsi e il volto di una donna pallido in terra.
Che fosse lei?
I grafici proiettati al muro catturarono la sua attenzione, il numero scritto in rosso in alto a destra doveva riguardare certamente le vendite di quel libricino che gli avevano fatto leggere. Incredibile quanto il suo nome potesse fare la differenza e non si negò un momento di vanagloria. La stessa che lo aveva portato fino a quella misera redazioncina italiana per far riprendere un po’ i suoi singoli in classifica.
 
  • She doesn’t recover. – gli disse Stuart, quasi preoccupato.
Era sempre troppo buono, ma lui non aveva voglia di starsene lì, in piedi, imbambolato in attesa che qualcuno facesse qualcosa. Sbuffò apertamente.
 
  • How rude! – commentò ancora il suo manager, dandogli una gomitata.
Qualcuno spalancò la porta per far entrare i soccorritori, che circondarono quella donna in pochi secondi.
 
  • Mr Sheeran! – finalmente qualcuno si degnava di parlargli. Con sguardo freddo, squadrò quell’uomo dalla testa ai piedi cercando di capire quale fosse il suo ruolo lì dentro. – Mi scusi per il trambusto. I’m Mr Berrettoni, chief editor of the Exemple Publishing House. Please, come with me.
 
Si sentì prendere per il braccio per essere guidato fuori dalla sala, insieme alle altre persone. Perché mai dovessero toccarlo, non lo capiva.
Al di fuori della porta una ragazza bassa piangeva, consolata dalla persona che aveva chiamato i soccorsi. Quelle lacrime poteva risparmiarle per lui, pensò. Voleva fumare una sigaretta, ma fu costretto ad entrare nell’ufficio del capo.
 
  • Sono molto dispiaciuto per l’accaduto. – cominciò.
  • Lei sta bene? – chiese Stuart in un distorto italiano.
  • Spero di sì, sa la ragazza ha avuto dei problemi di recente, per questo ci siamo allarmati.
O magari era svenuta alla sua vista. Non riuscì a trattenere un ghigno.
Ed non sapeva ancora quanto in realtà avesse ragione a pensarla in quel modo, ma non sapeva nemmeno quanto si stesse comunque sbagliando.
 
  • Lei è l’autrice del libro, Mr Sheeran. – proseguì Berrettoni, a cui non era sfuggito quel particolare. – Sono sicuro che saprà apprezzarla, è una donna molto capace.
  • Sure! – rispose, simulando un entusiasmo che proprio non poteva nascere in lui in quel momento.
Si continuarono a sentire le voci dei soccorritori per diversi minuti, ma il trambusto finì per calare in breve tempo. Il signor Berrettoni si allontanò per controllare lo stato delle cose. Federica, che aveva vissuto uno dei momenti più brutti della sua vita, sull’uscio dello studio spiegava che Sara si fosse svegliata già da qualche minuto e stava mangiando qualcosa.
 
  • Non abbiamo pranzato. – disse.
Ed finì per incontrare i suoi occhi confusi, ma la guardò senza alcuna esitazione. Non seppe dire cosa stesse pensando, si limitò a reggerne lo sguardo.
Federica, dal canto suo, era piuttosto preoccupata non solo per Sara, che era chiaramente svenuta perché non si aspettava di vedere proprio Ed Sheeran varcare la porta, ma anche perché non sapeva ancora quali fossero le condizioni cui avrebbero dovuto acconsentire per girare il film e non sapeva se e come sarebbero riuscire a dire no a quella proposta, se Sara avesse manifestato quella volontà.
Dopo quasi mezz’ora, Ed e Stuart furono ricondotti nella sala riunioni.
Stavolta, varcando la soglia, non svenne nessuno e Ed riuscì a godersi il momento di celebrità assorbendo il piccolo applauso che la congrega gli riservava. Ormai aveva imparato a fingere così bene che pensò che un film non sarebbe stato difficile da girare.
Si voltò verso la ragazza che era collassata, ma lei non lo stava guardando, fissava un punto indistinto del tavolo. Il volto era ancora pallido.
 
  • Thank you very much. – disse con la solita nonchalance, sedendosi sull’ultima sedia rimasta vuota, di fronte a lei.
La fissò di proposito, per il puro gusto di punzecchiarla. Ragazzina.
 
  • Di nuovo benvenuti alla nostra redazione, è un onore ricevervi. – Berrettoni riprese a parlare, sistemandosi la cravatta, per riprendere il suo tono professionale. – Stavamo giusto discutendo con la nostra autrice del momento, Sara De Amicis – e la indicò – e la sua manager Federica Petrone, che hanno appena concluso il tour promozionale italiano.
Federica prese la mano di Sara sotto al tavolo e la costrinse a voltarsi. Una scena piuttosto patetica, ma Ed non infierì ulteriormente, limitandosi a guardarla. Lei si voltò con una lentezza esasperante e vide finalmente la sua espressione atona, quasi pungente. Gli occhi azzurri erano vuoti.
 
  • È un piacere conoscerla. – disse Federica, sperando che Sara la seguisse a ruota.
  • Piacere. – fece lei.
Fu l’unica parola che disse, per poi voltarsi nuovamente. Il tremore era evidente.
 
  • Dunque, signorina Petrone, come le dicevo poco fa, si è presentata l’occasione di trasporre il libro in sceneggiatura. Noi della redazione siamo pronti a sostenere lei e la signorina De Amicis, manca soltanto il vostro consenso. – e guardò Sara come intravedendo la sua titubanza.
  • Siamo certamente onorate della proposta – cominciò Federica, tenendo d’occhio la sua amica. – ma prima di accettare vorremmo conoscere i dettagli della sceneggiatura e conoscere i nomi dei componenti del cast.
Ed la guardò con saccenza, chiedendosi secondo lei lui cosa ci facesse lì. E poi tutta quella formalità non serviva, era solo una storiella d’amore nata intorno alla sua figura. Quasi scontata. Lo aveva pensato ben prima di terminare di leggere la copia tradotta del libro.
 
  • La sceneggiatura è stata redatta dai collaboratori di Mr Sheeran, che hanno provveduto a portarne una copia alla vostra lettura questa mattina, per illustrarci la loro visione cinematografica della vicenda.
Stuart si sedette meglio sulla sedia, stretto tra Ed e Monica, mentre la traduttrice si poneva dietro di lui per fornire la chiarezza che gli sarebbe mancata.
 
  • La nostra squadra di professionisti – le due voci si sovrapponevano – ha rielaborato la trama soltanto in alcuni punti…hm…Ci piacerebbe ambientare tutta la prima parte della storia a Roma e…
Vide finalmente l’autrice voltarsi alle parole di Stuart. Il suo tremore si interruppe bruscamente e le mani si poggiarono sul bordo del tavolo. Continuava a non guardarlo e se ne sentì infastidito. Ultimamente non sopportava non sentirsi al centro della scena. Continuava a richiamare la sua attenzione con movimenti poco pensati, solo perché lei gli mostrasse l’appagante emozione della fan innamorata.
 
  • …che il protagonista maschile guidasse un’auto, invece di una moto. – la traduttrice si fermò, mentre Stuart voltava la pagina di quel piccolo fascicolo. – Inoltre, pensiamo che alcuni dialoghi vadano rivisti, ad esempio…quelli che riguardano la parte sentimentale potrebbero essere ridotti per dare maggiore spazio alla musica dell’artista.
Il signor Berrettoni sembrava pendere dalle labbra del suo agente e si sentì già sicuro della sua approvazione. Guardò il resto dei membri della redazione e vide sui loro volti lo stesso sorriso vuoto. Dondolò sulla sedia in attesa che Stuart continuasse, giocando con i suoi braccialetti, ma dovette riportare lo sguardo verso quella De Amicis.
 
  • Allora no. – la sentì dire. La sua manager la fissava quasi spaventata. – La risposta è no.
Il tono di quella mocciosetta era perentorio per essersi appena ripresa da un collasso. Stuart sembrò sorpreso quanto il signor Berrettoni, che già si agitava sul posto chiedendosi cosa avesse nella testa quella donna. C’erano in gioco centinaia di migliaia di euro.
 
  • Penso che – cercò di chiarire Federica – la signora De Amicis intenda dire che forse queste modifiche sono eccessive.
  • Rispetto a cosa? – chiese Berrettoni.
  • Rispetto alla natura della storia, sicuramente. – rispose Federica – Potremmo trov-
  • Se queste sono le modifiche richieste, non accettiamo. – ribadì Sara, ormai rossa in viso, interrompendo la sua amica.
Berrettoni voleva evidentemente sprofondare e Stuart si fermò a ragionare su quale fosse la mossa giusta, guardando il suo pupillo. Ed lo guardò a sua volta, con indifferenza, aveva già perfettamente espresso la sua opinione in merito a quell’idea e non era certo positiva. Lo avrebbe fatto solo alle sue condizioni, non voleva fare l’attoruncolo da commedia per adolescenti. L’Edward di Twilight era già sufficiente ad occupare quella carica.
 
  • Signorina De Amicis – riprese la traduttrice per Stuart – c’è un modo in cui possiamo accordarci?
  • Ce n’è solo uno, signor Camp – rispose Sara, senza degnare Ed di uno sguardo, ma rendendosi conto che il manager di Edward non si chiamasse J. – ed è non modificare nulla. – i suoi capelli sembravano gonfiarsi per la rabbia.
  • Ma signorina… - provò Berrettoni, senza sapere cosa stesse accadendo nella mente e nel corpo di Sara.
  • Signor Berrettoni, come redattore di una casa editrice – incalzò Federica, che ormai aveva capito le intenzioni di Sara – concorderà con noi che dei cambiamenti così radicali non si addicano ad un’opera così sentita.
Non ne poteva già più di tutta quella sceneggiata. Si passò una mano nei capelli rossi, per darsi una mossa ed alzarsi e in quel momento se ne accorse: lo stava guardando, finalmente. Perché proprio in quel momento, non lo sapeva. Ricambiò quello sguardo truce e spaesato a momenti alterni e si alzò godendosi la sensazione del suo effetto su quella ragazza. Uscì dalla porta mentre il capo continuava a blaterare.
La maniglia fredda lo svegliò dal torpore dovuto al viaggio e una volta fuori da quel posto sospirò. Una vasta pianura si stendeva davanti a lui, desolante. Le balle di fieno decoravano vagamente le immense distese intorno ai ruderi e ai casali rossi. Mise la sigaretta in bocca, ma si accorse troppo tardi che il suo accendino non funzionasse. Si guardò intorno, stringendo gli occhi per quella luce biancastra dovuta alla foschia e individuò due persone nel parcheggio.
 
  • Guys! – si diresse verso di loro correndo. – D’you have a lighter?
Il ragazzo moro davanti a lui lo guardò e gli porse il suo accendino senza rispondere. La ragazza invece sembrava trattenere a stento un sorriso. L’aveva riconosciuto.
 
  • Thank you.
Alzò una mano per ringraziare e si allontanò, riposizionandosi all’ingresso dell’edificio. Quello lì continuava a guardarlo male, ma lo ignorò, bastava che gli avesse fatto accendere.
 
  • Sei qui, testa di cazzo! – Stuart lo trovava sempre alla fine.
  • Sono qui.
  • Ma che ti viene in mente?! Alzarti e uscire in quel modo! Vuoi perdere anche questa chance? – lo rimproverò, rosso in viso.
  • Mi stavo annoiando. – rispose, guardandolo di sbieco. – Poi le trattative spettano a te.
  • Ascoltami bene, Ed, questa occasione non è da buttar via, per niente. Dobbiamo cedere alle richieste dell’autrice, altrimenti addio film, addio successo, addio Ed Sheeran World Tour 2016.
 
Sapeva che avesse ragione, ma non voleva scendere a compromessi. Di nuovo. Dopo tutti i passi avanti che aveva fatto negli ultimi anni, era stanco di correre dietro alle persone, era stanco di subire le loro decisioni. E Stuart sapeva quanto ne avesse sofferto. Sapeva quanto Nina lo avesse demolito con i suoi maledetti compromessi. Era esausto e sentiva l’anima ruvida come la lingua di un gatto al pensiero di cedere ancora a desideri che non fossero i suoi.
 
  • Ed – riprese Stuart – ti chiedo un ultimo sforzo. Poi ti assicuro che sarai tanto famoso da poter decidere anche cosa mangerà la regina a colazione.
Lo guardò pensando di mostrargli la sua peggiore espressione da duro, ma aveva i lineamenti troppo dolci e lo sapeva. Senza di lui non sarebbe stato lì, si ricordò.
 
  • Fa come vuoi. – e si girò di nuovo a guardare il paesaggio, fumando.
  • Vedrai che ne varrà la pena.
Stuart si dileguò all’interno. Ed cominciò a non riuscire a star fermo sui piedi, rimuginando su tutte le sensazioni negative che provava, mentre il suo agente si faceva in quattro per aiutarlo. Avrebbe dovuto impegnarsi, come aveva sempre fatto, cercare di vomitare fuori la sua rabbia e tornare sulla vetta. Guardò le sue scarpe rosse spegnere la sigaretta esausta e gettò il capo all’indietro, chiudendo gli occhi.
Un ultimo sforzo – si disse e rientrò nell’edificio.
 
Non appena rimise piede nella stanza Stuart si preparò a contrattare. La manager della ragazza l’aveva seguito con lo sguardo, con un moto di delusione negli occhi. L’autrice, invece, nuovamente non si degnò di guardarlo. Fastidiosa.
 
  • Io e il signor Sheeran – riprese la traduttrice – ci siamo confrontati e abbiamo ritenuto che le rimostranze della signora De Amicis fossero comprensibili…il signor Sheeran, hm, riconosce la natura dell’attaccamento all’opera e ha deciso di accettare le condizioni.
  • Bene! – esordì il signor Berrettoni – Ne siamo lieti!
  • Condizioni che dobbiamo ancora definire signor Camp. – si intromise Federica.
  • I’m listening. – sbottò Ed, senza sapersi trattenere, il tono grave della sua voce risuonò.
Eccola. Lo guardava finalmente, così spostò lo sguardo dalla manager a Sara, senza curarsi del fatto che non fosse lei ad elencare le condizioni.
 
  • L’intera sceneggiatura deve restare totalmente fedele allo scritto, in ogni suo punto: personaggi, ambientazioni, avvenimenti e dialoghi.
Continuò a fissarla notando le sue gote rosse e una certa tristezza negli occhi. Dondolò sulla sedia e cominciò a strofinarsi il collo lasciato nudo dal maglione per provocarla.
 
  • La stessa sceneggiatura sarà supervisionata dall’autrice, così come le riprese del film. Vi seguiremo costantemente e saremo parte attiva nella produzione. E con questo intendo dire che se per l’autrice una scena va cambiata, voi la cambiate.
Si leccò le labbra sperando di vedere una grinza sul suo volto, ma non servì a nulla. Quasi fu lui a sentirsi per un attimo catturato da quella sua aura scura.
 
  • E inoltre saremo noi a scegliere i nomi del cast durante le selezioni.
  • Mr Sheeran will be himself in the movie and it’s done.
  • Allora siamo d’accordo. – concluse Federica.
Quella frase spezzò il loro contatto visivo.
Si sentiva improvvisamente confuso mentre guardava di nuovo altrove, osservando il suo manager stringere la mano alla sua agente.
Come di consueto, si alzò anche lui per ricambiare la stretta, ma quando si tese nella direzione di lei, la vide voltarsi e andare via, lasciando Federica alla stesura e alla firma del contratto.
Ed vide i suoi ricci scivolare fuori dalla porta. Per un solo secondo pensò di seguirla per chiederle che problema avesse e poi sbatterla al muro, infilare le mani sotto quel maglione per farla arrossire come nella sua storiella.
Tutta quella tensione lo aveva eccitato ma, tirandosi su i pantaloni, fu costretto a rispondere al caporedattore che gli rivolgeva la parola.
Mocciosa.
  
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