CAPITOLO IX
- Sara!
- Chiamate immediatamente il 118!
- Mi chiamo Monica Frattini e mi trovo a via Gualtieri 117, sede di Exemple Editore. Una ragazza è svenuta. No, dovete venire subito, pochi mesi fa è stata in coma, non sappiamo cosa fare!
Che fosse lei?
I grafici proiettati al muro catturarono la sua attenzione, il numero scritto in rosso in alto a destra doveva riguardare certamente le vendite di quel libricino che gli avevano fatto leggere. Incredibile quanto il suo nome potesse fare la differenza e non si negò un momento di vanagloria. La stessa che lo aveva portato fino a quella misera redazioncina italiana per far riprendere un po’ i suoi singoli in classifica.
- She doesn’t recover. – gli disse Stuart, quasi preoccupato.
- How rude! – commentò ancora il suo manager, dandogli una gomitata.
- Mr Sheeran! – finalmente qualcuno si degnava di parlargli. Con sguardo freddo, squadrò quell’uomo dalla testa ai piedi cercando di capire quale fosse il suo ruolo lì dentro. – Mi scusi per il trambusto. I’m Mr Berrettoni, chief editor of the Exemple Publishing House. Please, come with me.
Si sentì prendere per il braccio per essere guidato fuori dalla sala, insieme alle altre persone. Perché mai dovessero toccarlo, non lo capiva.
Al di fuori della porta una ragazza bassa piangeva, consolata dalla persona che aveva chiamato i soccorsi. Quelle lacrime poteva risparmiarle per lui, pensò. Voleva fumare una sigaretta, ma fu costretto ad entrare nell’ufficio del capo.
- Sono molto dispiaciuto per l’accaduto. – cominciò.
- Lei sta bene? – chiese Stuart in un distorto italiano.
- Spero di sì, sa la ragazza ha avuto dei problemi di recente, per questo ci siamo allarmati.
Ed non sapeva ancora quanto in realtà avesse ragione a pensarla in quel modo, ma non sapeva nemmeno quanto si stesse comunque sbagliando.
- Lei è l’autrice del libro, Mr Sheeran. – proseguì Berrettoni, a cui non era sfuggito quel particolare. – Sono sicuro che saprà apprezzarla, è una donna molto capace.
- Sure! – rispose, simulando un entusiasmo che proprio non poteva nascere in lui in quel momento.
- Non abbiamo pranzato. – disse.
Federica, dal canto suo, era piuttosto preoccupata non solo per Sara, che era chiaramente svenuta perché non si aspettava di vedere proprio Ed Sheeran varcare la porta, ma anche perché non sapeva ancora quali fossero le condizioni cui avrebbero dovuto acconsentire per girare il film e non sapeva se e come sarebbero riuscire a dire no a quella proposta, se Sara avesse manifestato quella volontà.
Dopo quasi mezz’ora, Ed e Stuart furono ricondotti nella sala riunioni.
Stavolta, varcando la soglia, non svenne nessuno e Ed riuscì a godersi il momento di celebrità assorbendo il piccolo applauso che la congrega gli riservava. Ormai aveva imparato a fingere così bene che pensò che un film non sarebbe stato difficile da girare.
Si voltò verso la ragazza che era collassata, ma lei non lo stava guardando, fissava un punto indistinto del tavolo. Il volto era ancora pallido.
- Thank you very much. – disse con la solita nonchalance, sedendosi sull’ultima sedia rimasta vuota, di fronte a lei.
- Di nuovo benvenuti alla nostra redazione, è un onore ricevervi. – Berrettoni riprese a parlare, sistemandosi la cravatta, per riprendere il suo tono professionale. – Stavamo giusto discutendo con la nostra autrice del momento, Sara De Amicis – e la indicò – e la sua manager Federica Petrone, che hanno appena concluso il tour promozionale italiano.
- È un piacere conoscerla. – disse Federica, sperando che Sara la seguisse a ruota.
- Piacere. – fece lei.
- Dunque, signorina Petrone, come le dicevo poco fa, si è presentata l’occasione di trasporre il libro in sceneggiatura. Noi della redazione siamo pronti a sostenere lei e la signorina De Amicis, manca soltanto il vostro consenso. – e guardò Sara come intravedendo la sua titubanza.
- Siamo certamente onorate della proposta – cominciò Federica, tenendo d’occhio la sua amica. – ma prima di accettare vorremmo conoscere i dettagli della sceneggiatura e conoscere i nomi dei componenti del cast.
- La sceneggiatura è stata redatta dai collaboratori di Mr Sheeran, che hanno provveduto a portarne una copia alla vostra lettura questa mattina, per illustrarci la loro visione cinematografica della vicenda.
- La nostra squadra di professionisti – le due voci si sovrapponevano – ha rielaborato la trama soltanto in alcuni punti…hm…Ci piacerebbe ambientare tutta la prima parte della storia a Roma e…
- …che il protagonista maschile guidasse un’auto, invece di una moto. – la traduttrice si fermò, mentre Stuart voltava la pagina di quel piccolo fascicolo. – Inoltre, pensiamo che alcuni dialoghi vadano rivisti, ad esempio…quelli che riguardano la parte sentimentale potrebbero essere ridotti per dare maggiore spazio alla musica dell’artista.
- Allora no. – la sentì dire. La sua manager la fissava quasi spaventata. – La risposta è no.
- Penso che – cercò di chiarire Federica – la signora De Amicis intenda dire che forse queste modifiche sono eccessive.
- Rispetto a cosa? – chiese Berrettoni.
- Rispetto alla natura della storia, sicuramente. – rispose Federica – Potremmo trov-
- Se queste sono le modifiche richieste, non accettiamo. – ribadì Sara, ormai rossa in viso, interrompendo la sua amica.
- Signorina De Amicis – riprese la traduttrice per Stuart – c’è un modo in cui possiamo accordarci?
- Ce n’è solo uno, signor Camp – rispose Sara, senza degnare Ed di uno sguardo, ma rendendosi conto che il manager di Edward non si chiamasse J. – ed è non modificare nulla. – i suoi capelli sembravano gonfiarsi per la rabbia.
- Ma signorina… - provò Berrettoni, senza sapere cosa stesse accadendo nella mente e nel corpo di Sara.
- Signor Berrettoni, come redattore di una casa editrice – incalzò Federica, che ormai aveva capito le intenzioni di Sara – concorderà con noi che dei cambiamenti così radicali non si addicano ad un’opera così sentita.
La maniglia fredda lo svegliò dal torpore dovuto al viaggio e una volta fuori da quel posto sospirò. Una vasta pianura si stendeva davanti a lui, desolante. Le balle di fieno decoravano vagamente le immense distese intorno ai ruderi e ai casali rossi. Mise la sigaretta in bocca, ma si accorse troppo tardi che il suo accendino non funzionasse. Si guardò intorno, stringendo gli occhi per quella luce biancastra dovuta alla foschia e individuò due persone nel parcheggio.
- Guys! – si diresse verso di loro correndo. – D’you have a lighter?
- Thank you.
- Sei qui, testa di cazzo! – Stuart lo trovava sempre alla fine.
- Sono qui.
- Ma che ti viene in mente?! Alzarti e uscire in quel modo! Vuoi perdere anche questa chance? – lo rimproverò, rosso in viso.
- Mi stavo annoiando. – rispose, guardandolo di sbieco. – Poi le trattative spettano a te.
- Ascoltami bene, Ed, questa occasione non è da buttar via, per niente. Dobbiamo cedere alle richieste dell’autrice, altrimenti addio film, addio successo, addio Ed Sheeran World Tour 2016.
Sapeva che avesse ragione, ma non voleva scendere a compromessi. Di nuovo. Dopo tutti i passi avanti che aveva fatto negli ultimi anni, era stanco di correre dietro alle persone, era stanco di subire le loro decisioni. E Stuart sapeva quanto ne avesse sofferto. Sapeva quanto Nina lo avesse demolito con i suoi maledetti compromessi. Era esausto e sentiva l’anima ruvida come la lingua di un gatto al pensiero di cedere ancora a desideri che non fossero i suoi.
- Ed – riprese Stuart – ti chiedo un ultimo sforzo. Poi ti assicuro che sarai tanto famoso da poter decidere anche cosa mangerà la regina a colazione.
- Fa come vuoi. – e si girò di nuovo a guardare il paesaggio, fumando.
- Vedrai che ne varrà la pena.
Un ultimo sforzo – si disse e rientrò nell’edificio.
Non appena rimise piede nella stanza Stuart si preparò a contrattare. La manager della ragazza l’aveva seguito con lo sguardo, con un moto di delusione negli occhi. L’autrice, invece, nuovamente non si degnò di guardarlo. Fastidiosa.
- Io e il signor Sheeran – riprese la traduttrice – ci siamo confrontati e abbiamo ritenuto che le rimostranze della signora De Amicis fossero comprensibili…il signor Sheeran, hm, riconosce la natura dell’attaccamento all’opera e ha deciso di accettare le condizioni.
- Bene! – esordì il signor Berrettoni – Ne siamo lieti!
- Condizioni che dobbiamo ancora definire signor Camp. – si intromise Federica.
- I’m listening. – sbottò Ed, senza sapersi trattenere, il tono grave della sua voce risuonò.
- L’intera sceneggiatura deve restare totalmente fedele allo scritto, in ogni suo punto: personaggi, ambientazioni, avvenimenti e dialoghi.
- La stessa sceneggiatura sarà supervisionata dall’autrice, così come le riprese del film. Vi seguiremo costantemente e saremo parte attiva nella produzione. E con questo intendo dire che se per l’autrice una scena va cambiata, voi la cambiate.
- E inoltre saremo noi a scegliere i nomi del cast durante le selezioni.
- Mr Sheeran will be himself in the movie and it’s done.
- Allora siamo d’accordo. – concluse Federica.
Si sentiva improvvisamente confuso mentre guardava di nuovo altrove, osservando il suo manager stringere la mano alla sua agente.
Come di consueto, si alzò anche lui per ricambiare la stretta, ma quando si tese nella direzione di lei, la vide voltarsi e andare via, lasciando Federica alla stesura e alla firma del contratto.
Ed vide i suoi ricci scivolare fuori dalla porta. Per un solo secondo pensò di seguirla per chiederle che problema avesse e poi sbatterla al muro, infilare le mani sotto quel maglione per farla arrossire come nella sua storiella.
Tutta quella tensione lo aveva eccitato ma, tirandosi su i pantaloni, fu costretto a rispondere al caporedattore che gli rivolgeva la parola.
Mocciosa.