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Autore: Misaki Starlyght    05/01/2021    3 recensioni
[IN REVISIONE - cap 1 di 20]
|| M e r t h u r || M a g i c A U || S c h o o l A U || C u r s e d A U || H a t e to L o v e || S l o w B o r n ||
Long ambientata ai giorni nostri. Cosa succederebbe se un Arthur ribelle e problematico e un Merlin apatico e solitario si incontrassero da adolescenti frequentando la stessa scuola? E cosa accadrebbe se la magia esistesse ancora e venisse praticata
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Balinor, Merlino, Morgana, Principe Artù, Uther | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessuna stagione
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*AUUUUUUUU!!!!* -Sul serio, devi proprio?- urlò Merlin nel tentativo di sovrastare gli ululati di gioia dell'altro, mentre guidava la bicicletta di sua madre. *Invece di lamentarti perché non ti godi il giro in bici?* gli rispose Arthur con il fiatone per la corsa in atto. -Lo farei, se tu la smettessi di gridare.*
Il lupo rallentò la corsa fino a fermarsi per riprendere fiato e Merlin accostò vicino a lui con la bicicletta. *Te l'ha mai detto nessuno, che sei un vero guastafeste? Mi stavo solo divertendo un po'.*-Urlando?- chiese il moro, incapace di comprendere il suo sfogo creativo *Dovresti provare ogni tanto, sai? È liberatorio. Forse avresti meno l'aria di uno stoccafisso.*

Lo disse come se fosse un'esperto. La verità...era la prima volta che lo faceva in tutta la sua vita. Non aveva mai avuto modo di liberare veramente quello che aveva dentro. Di sfogarsi e urlare fino a farsi scoppiare i polmoni. Ma essere lupo, come si era reso conto, gli aveva permesso di fare cose che non aveva mai potuto o avuto il coraggio di fare prima. 
In forma di lupo nessuno poteva sentirlo. Avrebbe potuto urlare e gridare qualunque cosa e per il resto del mondo sarebbe sembrato solo un cane che ulula al nulla.
L'unica persona che poteva capirlo era Merlin, ma a quel punto non gli importava. Il moro era talmente alienato dalla natura umana che il non comprendere certe sue azioni o pensieri lo portava a non giudicarlo. Era inquitante e utile al tempo stesso, avere accanto una persona che pur non comprendendo certe dinamiche se ne frega invece di giudicare. -Grazie, sto bene così.-
*Ci avrei giurato.*

Arthur, ancora con il fiato corto, tentò di stirarsi le zampe piegandosi in dietro, inarcando la schiena e allungandosi dalla testa fino alla punta della coda. Era passata una settima da che era diventato un lupo e quello era il primo giorno di corsa dopo tutti quei giorni di fermo. *Quanti km abbiamo fatto secondo te?* chiese a Merlin, che conoscendolo sicuramente il suo cervello sarebbe riuscito a calcorarlo. -Vediamo...è passata più o meno un ora...- Rispose scrutando il paesaggio e la strada percorsa. La frase gli morì sulle labbra, mentre il suo cervello iniziò a calcolare numeri e dati incomprensibili per il Pendragon. 

Il silenzio della campagna inglese li avvolse e Arthur rimase ad assorverare il volto sereno di Merlin che riunchiuso nel suo palazzo mentale, svolgeva i suoi calcoli. Dopo tre giorni di convivenza pacifica, stava iniziando a riconescere quello sguardo. Anche se ancora riusciva a sorprenderlo, il modo in cui il moro riusciva a distaccarsi dalla realtà. Gli piaceva guardarlo in quei momenti di calma assoluta. Il suo corpo sempre controllato si rilassava, mentre lo sguardo vagava perso chissà dove, le labbra socchiuse a metà fra una muta parola e un respiro dimenticato. 
Aveva capito di aver visto un altro volto di Merlin, forse il migliore fino a quel momento, ma non per il silenzio. Aveva sempre saputo che fosse un secchione, ma non aveva mai capito fino a quel momento, quanto la conoscenza per lui fosse un vero e proprio piacere. Bastava osservarlo un momento per capirne l'evidenza e gli piaceva. 
Lo rendeva umano, caratteristica che fino a quel momento Arthur aveva sempre creduto non gli appartenesse.

Merlin riemerse pochi secondi dopo. Lo sgurado prima assente ritornò presente e vigile -A occhio e croce direi quattro Km.- *Solo?* chiese il lupo stupito -Tornando indietro sono altri quattro. Otto km in totale li definisci pochi?-
*Di solito ne faccio molti di più senza problemi. Sono stato fermo solo una settimana, ma è poco tempo per avere risultati così scarsi.* rispose Arthur insoddisfatto. -Forse devi solo abituarti alla forma di lupo.- constatò il moro *In effetti faccio un po' fatica a correre con quattro zampe. Ho come la sensazione di inciampare da un momento all'altro.* ribattè il Pendragon battendo le zampe sulla strada sterrata per la frustrazione, ma in ogni caso felice, di essere tornato a sentire il vento accarezzargli il viso. -Sono sicuro che entro una settimana andrai come un razzo e la bicicletta non basterà più per starti dietro.- *Tu dici?*
-Gli sport sono sempre stati il tuo forte.- rispose Merlin sincero *Sbaglio o mi hai appena fatto un complimento?*
-No, è una semplice constatazione.-

Arthur non ebbe nulla da ridire a quella affermazione. A parte accogliere con un muto sorriso quel "non" complimento nei suoi confronti. Dopo quella prima settimana con Merlin, ormai aveva capito che la sua ingenua e cruda sincerità era con tutta probabilità il suo miglior pregio. Non aveva peli sulla lingua nell'esprimere il suo dissenso o la sua approvazione, sia in bene che in male. 
Era crudelmente sincero nell'esprimere le sue idee, senza mezzi termini o giri di parole. Andava dritto al punto e questa sua peculiarità faceva quasi a botte con la sua incapacità di comprendere se il suo interlocutore si fosse offeso o meno. 
Certe volte era come parlare con un bambino con la mente di un vecchio in un corpo da adolescente. 
Inquietante forse, ma nella mente di Arthur si era sviluppato un altro aggettivo per descrivere questa sua stramba qualità: tenera.

Apprezzava la sua sincerità, che lo portava a fidarsi di quello che diceva. Qualità che molto spesso era mancata nella sua vita, sia da parte sua, che da parte delle persone che lo circondavano. Mentre la sua mancanza di tatto e empatia, ormai compresa, lo portavano spesso a ridere per quello che diceva e di conseguenza a provare una sorta di tenerezza nei confronti di Merlin, che si esprimeva nello spiegargli le sue battute, a ridere di cuore o semplicemente a sorridere in silenzio in parte deliziato da quei buffi inframezzi e in parte invidioso di quella igenuità, ormai persa anni a dietro.

Arthur spostò lo sguardo dal volto di Merlin al paesaggio che li circondava. Si erano spinti fuori Camelot nelle zona dei campi coltivati. 
Lí si potevano fare giri per ore, immersi nella campagna inglese, grazie alle molteplici stradine sterrate che costeggiavano i campi coltivati. *Ci voleva una corsa in una bella giornata come questa. Non sei d'accordo?* disse inspirando a pieni polmoni l'aria calda e incontaminata dallo smog della città -Avrei sicuramente trovato qualcosa di utile da fare a casa. Ma non nego che il paesaggio è davvero bello.-
*Come fai a paragonare casa tua a una vista del genere?* ribattè Arthur a metà tra lo scioccato e il divertito -A casa avrei impiegato il tempo in modo più utile piuttosto che guardare un panorama. Non nego che sia bello ma non me ne faccio nulla.-
*Utile? Merlin, è un panorama, non deve essere utile. Te lo devi solo...godere.*
-Se ti riferisci all'apprezzare il suo perfetto ed eficente ecosistema, allora...-
*Ok, stop!* Lo interruppe Arthur sempre più scioccato e divertito mentre si passava una zampa sul muso per la disperazione. *Non intendevo nemmeno quello! Sembravi il nostro prof di scienze.* -E allora cosa? Non capisco.-
*Non ti arriva nulla guardando questo posto?* gli chiese indicando con il muso la campagna illuminata dal sole -Continuo a non capire.- rispose Merlin sempre più perplesso e leggermente irritato per il suo non capire le intenzioni dell'altro.

Per un momento Arthur si sentì in imbarazzo, nel dovergli dare un esempio così intimo, come la spiegazione di un emozione. Ma dovette anche ammettere a sé stesso che se l'era cercata. 
Guardò il vasto spazio diviso tra il verde dei campi e l'azzurro del cielo che si perdevano a vista d'occhio. Gli facero pensare ad una sola cosa. *Libertà. Se guardo questo posto mi fa pensare alla libertà.*
-E da cosa lo hai deciso?-
*Non te lo posso spiegare. Devi solo guardarlo e dire la prima cosa che ti viene in mente. Non è difficile. Forza sapientone, prova.*
-Perchè? Non ne vedo l'utilità.- ribattè il moro incerto, ma il Pendragon non gli avrebbe permesso di scamparla *Che cazzo Merlin! è un gioco. Fallo e basta.* 

Poco convinto Merlin si mise ad osservare la distesa di campi e l'immensità del cielo. Sul momento non seppe veramente cosa fare. Non sapeva cosa doveva cercare e se doveva effittivamente cercare qualcosa. Rimase lì, immobile ad osservare finchè quel quadro perfetto e silenzioso non divenne improvvisamente pesante. 

Perfetto...silenzioso

Quelle due semplici parole lo colpirono come un proiettile. Il suo respiro mancò per un momento la sua normale regolarità. Ripensò a quello che aveva detto riguardo la perfezione dell'ecosistema. Tutto era perferttamente al suo posto. Le piante, gli animali, le persone. Perfino Arthur sembrava non perdere il suo centro nella sua condizione. Lui invece? Non aveva mai avuto un centro. Era un essere imperfetto in un mondo incasellato alla perfezione. Un pezzo di puzle di troppo che andava buttato, finito per sbaglio nella scatola sbagliata. 
E insieme percepì anche il silenzio che apperteneva a quel luogo così sereno. Un silenzio confortante che mai in vita sua aveva potuto provare.

Per me non c'è mai silenzio.

-Non mi piace questo gioco.- sibilò alla fine e Arthur non potè non notare il suo cambiamento improvviso. La calma e la comunicazione che si era creata tra di loro venne improvvisamente interrotta, lasciando di nuovo spazio ad un silenzio distante e glaciale. 
Erano passati solo pochi secondi eppure, in quel breve lasso di tempo qualcosa nella sua mente era scattato.
Non sapeva dire cosa, e per un momento fu sul punto di chiedergli cosa fosse successo, ma si trattenne. 
Se avesse parlato avrebbe sicuramente causato più danni che altro e non aveva alcuna intenzione di mandare in fumo i pochi e traballanti passi in avanti.
Decise di rimanere in silenzio, concedendogli tutto il tempo di cui aveva bisogno. 
Senza, però, staccargli gli occhi di dosso un solo istante. Pronto a cogliere ogni respiro, gesto o parola fuori posto.

La curiosità che era nata nei confronti di Merlin, solo pochi giorni prima, si stava lentamente trasformando in un tarlo fastidioso e dolorante. Voleva sapere. Sapere cosa nascondevano i suoi occhi. Sapere quale segreto serbava la sua mente complessa ed enigmatica. Ancora non capiva se volesse farlo per un puro atto egoistico o perchè gli importava qualcosa di lui. Era troppo presto per dirlo, soprattutto perchè qualche settimana prima, avrebbe dato qualsiasi cosa per vederlo sanguinante, sottomesso e con gli occhi cavati; tanta era la rabbia che gli procuravano. 
Nonostante ciò, rimase in assoluto e rispettoso silenzio, mentre il suo corpo fremeva per quella dannata e insensata curiosità.

Per fortuna non mi ha trasformato in un fottuto gatto.

-Se ti sei soddisfatto, torniamo in dietro.- disse poi Merlin dal nulla, nuovamente sereno e pacato. E Arthur non potè che rispondere con un assenso fingendo che quell'inframezzo indesiderato non fosse mai avvenuto. -Bene...è un problema se nel ritorno ci fermiamo in biblioteca? Altrimenti ci posso andare da solo oggi pomeriggio.-
*Che cavolo ci vai a fare in biblioteca in piena estate?*
-Prendo dei libri. Mi sembra ovvio.-
*Grazie tante genio. Con tutta probabilità sei l'unico ragazzo che in estate si infila in mezzo ai libri piuttosto che stare fuori a divertisi.*
-Statisticamente parlando è impossibile che io sia l'unico.-

Eccola spuntare fuori, la sua buffa ingenuità condita con un esagerato quozziente intellettivo. *Sei impossibile lo sai.* gli disse bonariamente il Pendragon, conscio che l'altro non avrebbe mai capito cosa intendesse dire. -Perchè?-
*Lascia stare. Monta in sella cowboy!* e detto ciò con uno scatto fulmineo si rimise a correre lungo la strada sterrata costeggiata da alti alberi e fossi pieni d'acqua. -Ma che fai? Aspetta!- gli urlò il moro che colto di sorpersa, montò in sella il più velocemente possibile per raggiungerlo.  -Ma quindi che fai, vieni?-
*Ovviamente.*
-Allora avevo ragione.-
*Su che cosa?*
-Non sono l'unico ragazzo che va in biblioteca in estate.-
*Fottiti Emrys!*

***

*Io davvero non so come fai.* disse Arthur mentre girava al fianco di Merlin fra gli enormi scaffali polverosi della biblioteca di Camelot -Per lo stesso motivo per cui tu vai a correre. Ecco come.-
*Colpito e affondato. Allora...che libri devi prendere?*
-Alcune opere di Shakspeare.- rispose il moro che ormai conosceva quel posto come le sue tasche. *Sembra...fico.* rispose il lupo sperando di essere convincente. -Non hai idea di chi sia vero?-
*Dovrei?*
-Lo abbiamo studiato quest'anno a letteratura.- 

L'espressione che Arthur gli regalò, la disse lunga sui suoi interessi scolastici, educazione fisica esclusa. Il perfetto connubio tra "non ho idea di cosa tu sti parlando" e "se non lo so, vuol dire che non era importante." -Autori del Rinascimento ti dice qualcosa?- A quella domanda il vuoto si fece ancora più presente, condito con una spruzzata di "seriamente, sta roba serve veramente a qualcosa?" Al che Merlin, spazientito, non potè che lasciargli l'ultimo indizio rivelatore. Sperando ovviamente che ci arrivasse da solo. -Romeo e Giulietta?- 

Al sentir pronunciare quei nomi, finalmente una lampadina si accese nel cervello del Pendragon. *Aspetta...non sarà mica quel tizio che ha scritto di quei due, che hanno un colpo di fulmine, le famiglie si odiano, fanno sesso e poi muoiono?*
-Davvero molto accurata come descrizione.- ribattè il moro al limite dello sconcerto. *Però è quello giusto?*
-Sì.-
*Perchè quella faccia allora? Alla fine me lo sono ricordato.*
-Penso solo che non sono proprio le parole che avrei usato.-
*Ovviamente no. La tua sarebbe stata solo un'esposizione luuuunga e noiosissima.* rispose Arthur incorniciando la frase con un ridicolo sorriso che mostrava le zanne lunghe e affilate. -Lo prendo come un complimento.- 

*Ora che ci penso, qual'cosa mi ricordo di quella lezione.* disse Arthur riprendendo a camminare fra i libri. -Qualcosa di utile spero.- *Le facce della ragazze.* disse improvvisamente eccitato -Non capisco.- il Pendragon non potè che girarsi e guardarlo perplesso, poi si rese conto che stava parlando con Merlin Emrys. *Giusto. A volte dimentico che certe cose non le noti. Quando il prof ha spiegato la trama e letto alcuni estratti, le ragazze erano impazzite.*
-Sei sicuro che stiamo parlando della stessa lezione? Ricordo che quella volta le ragazze erano piuttosto attente e silenziose.-
*Appunto. Avevano gli ormoni a mille. Te lo dico io.*
-Continuo a non capire.-
*Le ragazze adorano questa roba.*
-Quale..."roba"?-
*Amori impossibili, morti tragiche, galanteria vecchio stile. Ne vanno matte. Ecco perchè è così facile conquistarle. Una frase smielata lì, un mazzo di rose là, ed è fatta. Ti si buttano letteralmente in braccio. A volte non devo nemmeno impegnarmi troppo. Un gioco da ragazzi.* concluse il Pendragon molto sicuro di sè.

-Non credo che la tua teoria sia molto valida.-
*Ma che dici? Certo che lo è. Hai idea di quante ragazze ho conquistato?*
-Sono sicuro che siano molte. In ogni caso non mi interessa. Quello che voglio dire è che non credo che il tuo medoto sia davvero efficace. Non per tutti almeno.-
*E chi lo dice?*
-Pensa alla squadra di dibattito. Hai mai conquistato una ragazza della loro squadra?-
*Cosa? Per carità, ma le hai viste?*
-Eppure i co-capitani si frequentano. E che mi dici dei ragazzi del club di scienze?-
*Poveretti. Quelli non hanno speranza.*
-Ma chissà come Frank del secondo anno ha la ragazza.-
*Davvero? Frank denti di castoro?*
-Gwen è una fonte molto affidabile, credimi, anche se facevo volentieri a meno di questa informazione.-

*E quindi? Arriva al punto.*
-Il punto è che loro hanno una compagna, nonostante non abbiano usato il tuo metodo di conquista "infallibile". Con tutta probabilità alcune non le avresti conquistate anche volendo.-
*Ah sì. E sentiamo, perchè?* ribattè il lupo leggermente stizzito. -Non tutti sono attirati dall'aspetto fisico. Alcune persone provano attrazione verso il carattere, la mentalità e le affinità. Non dico che l'aspetto fisico non si rilevante, ma quando una femmina cerca un partner fisso solo l'aspetto fisico non basta a compensare tutto il resto. Per questo Frank ha la ragazza e tu no.-

*Capirai...Frank ne ha una. Io ne ho avute a decine. E comunque anche i miei compagni di squadra ci riescono allo stesso modo. Come la mettiamo?* Rispose sfidandolo. -Voi rientrate in una determinata categoria sociale. Per questo motivo, questo tipo di approccio con scopi esclusivamente a fini sessuali per voi funziona.- *Ah sì...sentiamo allora.* A questo punto era proprio curioso di sapere cosa sarebbe uscito da quella bocca sottile ma letale. Anche se mai si sarebbe aspettato di affrontare una conversazione del genere con Merlin. 

-Beh...prima di tutto tu e i tuoi amici appartenete ad una classe sociale più alta e questo vi rende già appetibili in partenza; in quanto la ricchezza è indice di stabilità e confort. Giocate in una squadra vincente e ben collaudata. Il che vi porta ad essere ammirati,rispettati e di conseguenza desiderati. Aggiungi anche l'aspetto fisico che coincide perfettamente con i canoni di bellazza imposti dalla società e il gioco è fatto. Perciò i meriti delle tue conquiste non vanno accreditate a due frasette lanciate al momento giusto, ma alle tue caratteritiche fisiche e al tuo status sociale. Tu e i tuoi amici siete ovviamnete consci di essere attraenti e popolari, e sfruttate questa qualità a vostro vantaggio. E come dicevo prima, con questa tecnica potete attirare una certa tipologia di ragazze: una che non sia attirata dalle vostre capacità intellettive indubbiamente scarse, ma dal semplice appagamento sensoriale e sussuale. Come dite voi, la famosa uscita da una botta e via. Non che sia un male, ma a differenza di altri maschi il vostro status sociale vi porta ad avere un egocentrismo di enormi dimensioni che vi impone un certo impegno. Una sola ragazza non basterebbe a soddisfarlo.- cocluse il moro con totale nonchalance, riprendedo a scorrere i titoli dei libri sugli scaffali, come se avesse parlato delle previsioni del tempo.

Ad Arthur ci volle quasi un minuto per assimilare tutto quello che Merlin gli aveva detto. Indeciso alla fine se offendersi o prendere il tutto come un complimento. *Stai dicendo che le ragazze vengono a letto con me solo per il mio aspetto fisico e non perchè sono interessante?*
-é quello che ho detto, se poi trovano qualcosa di interessante questo non so dirtelo.-
*Questa fa male Emrys.*
-Tu fai la stessa cosa con le ragazze. Non vedo quale sia il problema.-
*Sì...ma così...insomma...mi fai sembrare più triste e patetico di Frank denti di castoro. E poi da dove ti escono tutte queste perle di saggezza? Mi parli di rapporti e sei la persona più anti sociale che io conosca.*
-è semplice Antropologia.-
*Antro...che? Anzi no. Non lo voglio sapere.*

Davvero la gente lo vedeva così? Come uno stronzo egocentrico che usa le belle ragazze per divertirsi e svuotarsi? il fatto che non avesse mai avuto una ragazza fissa era inopugnabile. Ma la reale motivazione era decisamente fuori dalla portata tutti. E tale doveva rimanere. Avere una ragazza fissa nelle sue condizioni, signifacava mettere a rischio tutta la sua vita. Il sapere in quella scuola aveva sempre portato al pettegolezzo e quest'ultimo alla rovina. Non lo avrebbe permesso. Anche a costo di sacrificare possibili relazioni, avrebbe continuato sulla sua strada solitaria, fatta di sesso fine a sè stesso e uscite di scena in piena notte. Quale ragazza sana di mente lo avrebbe voluto conoscendo la sua reale situazione? La sua vita sociale era una finta facciata ben orchestrata mentre il dietro le quinte era un palcoscenico marcio e macabro nel quale il padre gestiva e comandava i suoi figli come dei burattini con la paura e la violenza. Lui e sua sorella erano sopravissuti fino a quel momento solo perchè erano gli unici eredi della famiglia, lo sapeva bene. Suo padre non aveva mai smesso di farglielo presente da che ne aveva memoria. 

-Non capisco, sei praticamente in cima alla piramide sociale. Perchè dovresti sentirti patetico?-
*Perchè...*rispose Arthur *mi hai dato dello stronzo che tratta le ragazze come oggetti. A me le ragazze piacciono, ok.*
-Non lo metto in dubbio, ma non ho detto che le usi. È logico che il tipo di ragazze che ti porti a letto vuole la stessa identica cosa che vuoi tu. Quindi siete pari.-
*Si ma, insomma...sei stato così freddo. Sembrava di ascoltare uno di quei documentari sull'accoppiamento che danno su National Geografic.*
-Quindi mi stai dicendo che mi sono sbagliato perchè ho tralasciato la componente romantica?- il lupo ci riflettè un momento, per poi rendersi conto di non avere scappatoie. Melrin aveva ragione su tutta la fottuta linea. *No.* rispose alla fine Arthur sconsolato -Tu sei proprio strano.- concluse il moro guardandolo dall'alto in basso, non sapendo come intrepretare la sua reazione priva di logica.

*Però mi hai anche detto nel tuo modo contorto che sono bello.* riprese Arthur subito dopo. Evidentemente guarito dal suo status di orgoglio maschile ferito -Non ho detto questo.-
*Sì invece. Hai detto che sono un fico da paura.*
-Smettila! Non era quello il punto del discorso.-
*Però lo hai detto.* insistette il lupo. -Pensala come vuoi.- Ribattè il moro esasperato. Possibile che di tutto quel discorso, Arthur avesse assimilato solo quello?  *Quindi ora, a rigor di logica, tocca a te compensare tutte quelle ragazze. Forse dovresti iniziare a riempirmi giornalmente di complimenti.* continuò Arthur trattenedo a stento una risata -Sei proprio scemo.- concluse alla fine il moro, ansioso di concludere quella conversazione il più velocemente possibile, così da non dargli altri motivi per vantarsi. E mentre il Pendragon se la rideva ancora sotto i baffi, Merlin colse l'occasione per sparire dietro la colonna dei gialli di Agatha Cristie, prendere i libri interessati e andare via. 

***

Di nuovo in strada iniziarono a dirigersi verso casa, camminando l'uno affianco all'altro. *Ma se quel William come si chiama lo abbiamo già studiato perchè hai preso i suoi libri da leggere?* chiese Arthur sinceramente curioso -Perchè penso che affrontare un autore, studiando solo una sua opera sia riduttivo.- *Quindi non lo fai per le ragazze.* ribattè l'altro che sperava fosse un suo modo per approcciarsi al gentil sesso. -Certo che no.- rispose il moro con una nota un po' troppo alta nella voce, perchè preso alla sprovvista *Sei proprio un secchione. Per un momento ci ho sperato. Ma quindi con le ragazze?* 
-Le ragazze?- 
*Mi hai parlato di metodi alternativi per conquistarle fino a poco fa. Il tuo qual'è?*
-Io...non ho un metodo.- rispose schietto Merlin, iniziando a capire dove quel discorso sarebbe andato a parare. *Ma dai su, guarda che me lo puoi dire. Siamo tra maschi, non lo dirò a nessuno se proprio ci tieni.*
-Dico sul serio. Non ho un metodo.- riconfermò Merlin che iniziava a sentirsi a disagio. *E Gwen allora?* 
-Gwen cosa?- 
*Non state insieme?* 
-Cosa? No! siamo solo...amici.- Ora decisamente non gli piaceva la piega che stava prendendo quel discorso. *Davvero?*chiese Arthur sorpreso. -Sì!- ribatté l'altro leggermente seccato*ok, ok...scusa. E che sai, state sempre insieme e credevo che stesse insieme.* 
-Ma che vul dire? il fatto che passiamo del tempo insieme non vuol dire per forza che abbiamo una relazione. Ci hai mai visto amoreggiare?- 
*Che ne so io, magari sei uno di quei tipi timidi a cui non piace fare le cose in bubblico.*

A quel punto Merlin si fermò di botto sul marciapiede, non potendo più permettere a quella conversazione di andare avanti. Il Pendragon aveva intrapreso una conversazione che dondolava sul filo di un rasoio. -Arthur.- 
*Dico sul serio. Per me dovresti solo scioglierti un po'. Alle ragazze piacciono quelli timidi. Te lo dico io. Non sentirti in imbarazzo.* continuò il lupo del tutto incosciente dello stato d'animo dell'altro -Arthur.- 
*Forse posso darti una mano. Non dovrebbe essere difficile attirarne qualcuna con il mio nuovo aspetto. Loro adorano coccolare gli animali. Potresti sfruttare questa tecnica per attaccare bottone...* -Arthur!- 
*Che c'è?* 
-Stai oltrepassando il limite.- 
*Oh...io...non volevo. Non mi sono reso conto...* disse il lupo resosi conto solo in quel momento di aver esagerato e sentendosi un idiota per non essersi fermato prima. -Lo so...é tutto ok.- lo perdonò Merlin.

I due ripresero a camminare e un silenzio imbarazzato calò su di loro. Dentro di sè, Arthur sperò di non aver fatto troppi danni nello sforare il patto stabilito. Azione, che da parte sua fu del tutto involontaria e priva di ogni significato negativo o bellicoso. Avrebbe adirittura preferito cambiare discorso ma a quel punto non era certo che Merlin volesse ancora chiaccherare con lui, così optò per un silezio che bruciava la pelle e l'ossigeno fra loro.

Merlin invece con sua incredibile sorpresa non si trovò arrabbiato come si era aspettato dall'ultima volta che Arthur aveva invaso la sua privacy. A disagio sì, dato il tema per lui così ostico, ma nulla più. Senza riuscire tra l'altro a darsi una reale spiegazione. Arthur aveva volutamente o no, messo un piede fuori dalla linea prestabilita, eppure in quel momento l'unica cosa a cui riusciva a pensare, era quanto quel silenzio improvviso lo infastidisse. Forse, anche più della conversazione appena conclusa.

-Davvero mi daresti una mano con le ragazze?- chiese incerto alla fine. 
Sapeva di non essere obbligato a riprendere in mano lo stesso discorso. Eppure qualcosa dentro di lui gli diceva che se non lo avesse fatto, un argomento diverso non sarebbe stata la stessa cosa. Che sarebbe sembrata solo una imbarazzante toppa rammendata da schifo, su uno strappo, forse non così brutto e insopportabile. 

*Cosa...? Sì.* Rispose Arthur inciampando tra la sorpresa e la confusione per quel ritorno inaspettato. -Ti ringrazio ma...non funzionerebbe.- continuò Merlin pesando con cautela le sue parole; nel tentativo di capire lui stesso quando sentisse di potersi sbottonare con Arthur. *Oh...hem...e perchè?* chiese di rimando il Pendragon, anche lui intento a soppesare le proprie domande. Accogliendo di buon grado lo sforzo che il moro gli stava dimostrando, con evidente fatica. -Beh...perchè non mi interessano.-
*In che senso?*
-Nel senso che ho altri...gusti.-
*Ohhh...ho capito! Sei gay. Aspetta! Se è questo che non mi volevi dire...guarda che non è un problema. Dico davvero.*
-Lo so che non è un problema. Penso solo che...siano affari miei. Tutto qui.-

*Qualcun'altro lo sa?*
-No, nessuno.-
*Nemmeno Gwen? O tua madre?* -Meno Gwen sa, meglio è. Fidati. Per quanto riguarda mia madre...onestamente non lo so. Non ne abbiamo mai parlato.-
*Come fai a non averne mai parlato con tua madre, se non è un problema? Cazzo è tua mamma.*
-Non la trovo una cosa così importare di cui discutere.-
*Come fa a non essere importante? è tua mamma e questa cosa ti riguarda. Se fossi tua madre vorrei saperlo.*
-E perchè?-
*Per fare tutte quelle cose che suppongo le mamme facciano. Tipo sostenere i figli o raba del genere. Io che ne so. Sei tu quello con la mamma viv...insomma. Conoscendo tua madre...probabilmente lo sa già.* Per un secondo si sentì morire, al pensiero di aver quasi concluso quella frase. E pregò che Merlin non se ne fosse reso conto. 

La morte di sua madre non era un segreto, ma un tabù severamente punito se nè veniva infranto il silenzio. Suo padre aveva stabilito così anni additro. Nessuna parola. Nessun conforto. Solo il vuoto e triste silenzio di qualcosa che nemmeno si conosce, e così facendo sua madre negli era diventata il fantasma di quella casa maledetta. Una presenza costante, e al tempo stesso terribilmente sconosciuta. Invisibile, impressa a fuoco nell'anima di una casa che sapeva ancora dannatamente di lei. 

-Cosa te lo fa pensare?- 
*Prima di tutto è una mamma. Secondo, è tua mamma.* 
-Lo so che è mia mamma. Che cavolo vuol dire?- 
*Vuol dire, che lo sa.* 
-Se lo sa, perchè allora non mi ha detto nulla?- 
*Forse aspetta che sia tu il primo a farlo.*
-Perchè? Non ha senso.- *
Solo per te non ha senso. È ovvio che vorrebbe che fossi sincero con lei e non vuole pressarti. Per questo aspetta che sia tu a dirglielo.* 
-Che stupidaggine.- 
*Se ne sei così sicuro, perchè non glielo chiedi sta sera quando torna dal lavoro?*
-Cosa? NO!- *HA! Ci avrei scomesso. Non sei così diverso da ogni altro adolescente allora!*
-Cosa vorresti dire con questo?-

Non era sicuro di volerglielo spiegare. Probabilmente non avrebbe capito lo stesso, ma andava bene così. Forse l'importante era che lo avesse capito lui e per una volta in vita sua si rese conto che forse, non avrebbe dovuto fingere del tutto. Forse c'era davvero una speranza per loro.

 

  
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