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Autore: Scarlet Jaeger    09/01/2021    4 recensioni
Seguito di "It's my life".
Kai si trova a dover fare i conti con il suo passato.
Saya è innamorata e preoccupata sempre di più per Kai, nonostante lui continui a tenerla a distanza, cosa che la porterà a cercare di toglierselo dalla testa.
Yuri incontra di nuovo Julia e Boris sarà atratto da una misteriosa ragazza.
In più sta per iniziare un nuovo, particolare, campionato!
Come reagiranno i nostri protagonisti?
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boris, Julia Fernandez, Kei Hiwatari, Nuovo personaggio, Yuri
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 21 - Break Me Down


 

 
The emptiness is so real
Il vuoto è così reale
Never having peace of mind
Non ho mai pace mentale
Running from what i can’t take
Scappo da quello che non riesco a capire
And there is nowhere left to hide
E non è rimasto nessun posto dove nascondermi
I want to fight, i want to shine, i want to rise
Voglio combattere, voglio brillare, voglio risorgere

Red - Break Me Down



 
 
 
 
«Sei nervosa?»
Kai era in piedi di fronte a Saya, con le braccia conserte e l’aria apprensiva, mentre lei era seduta sulla panca e batteva ripetutamente un tallone a terra con fare ansioso. Tuttavia l’espressione della ragazza non sembrava provata. Inoltre quello sarebbe stato il primo incontro dopo il loro chiarimento, e più che nervosa per l’incontro era pensierosa sul come si sarebbe dovuta comportare in campo.
In quei giorni si erano allenati molto, proprio per prepararsi a quegli incontri, e tutto era andato secondo le loro aspettative. Si erano battuti anche con Yuri e Boris, che erano stati felici di aiutarli nel loro allenamento, allenandosi a loro volta, ed i russi erano assolutamente certi che l’intesa ritrovata dai due sarebbe stata la loro arma vincente.
Inoltre il fatto che Kai si fosse preoccupato per il suo stato pensieroso la lusingò molto e la costrinse a rimandargli indietro un piccolo sorriso.
«No, non molto…», gli rispose, ma vedendo che il compagno aveva assottigliato lo sguardo decise di riprendere parola. «Stavo pensando ai nostri avversari. Non siamo riusciti a vedere il loro incontro qualche giorno fa, quando si sono qualificati per questo match, quindi non abbiamo informazioni su di loro…avremmo potuto inventare una strategia», ammise, iniziando a torturarsi l’unghia del pollice con i denti, ma alla fine il ragazzo si sedette accanto a lei e le tolse la mano da davanti alla bocca con fare esasperato.
«Il prof Kappa ha detto che non sono nulla di che», fece spallucce, «e da quanto ho capito sono due nostri compagni di scuola del terzo anno. Se non sbaglio sono in classe con Fujima», fece una smorfia al solo pronunciare il nome del suo ex avversario, ma vedendo che aveva attirato positivamente l’attenzione della compagna si decise a continuare. «Non costituiranno un problema», face di nuovo spallucce, «ti ricordo che siamo due Blader di livello mondiale ed ora che abbiamo recuperato un po’ della nostra intesa forse nemmeno le coppie più forti potrebbero impensierirci. Basta attenerci ai nostri schemi di gioco! Credo, e non esagero, che potresti batterli anche da sola!», cercò di infonderle un po’ di coraggio e quelle parole da parte del nippo-russo la rinvigorirono, tanto che si alzò con un balzo dalla panca, spaventando leggermente il suo compagno, che pensò di aver detto qualcosa di sbagliato, ma alla fine finì per ridacchiare sotto i baffi. Inoltre aveva capito che per non farle perdere la fiducia in sé stessa andava un po’ incitata, e così aveva deciso di fare. Non avrebbe mai voluto che perdesse di nuovo il lume della ragione nel bel mezzo dell’incontro come l’ultima volta, quindi pur di tenerla buona avrebbe fatto di tutto.
«Takao e Daichi hanno vinto il loro girone battendo in semifinale Yuri e Boris, e se noi vinciamo il match, oggi ci scontreremo con i vincitori dell’incontro che si terrà tra Zeo e Gordo e Mao e Rei. Comunque vada incontreremo un nostro amico!», riprese parola lei, risoluta, ma quella constatazione non sembrò averla demotivata.
«Già…», rispose lui, sempre con la sua solita aria disinteressata, ma lei riprese subito parola.
«Quindi non ci resta che andare! Insomma, vuoi o no vuoi incontrare Takao in finale?», lo guardò con un sorrisetto decisamente eloquente, ma Kai ridacchiò leggermente sotto i baffi, perché in fondo era proprio quella la sua massima aspirazione. Si alzò dalla panca e senza dire una parola prese Saya per un braccio e la tirò verso il Beyblade stadio. Però quella volta lei si fece trascinare di buon grado, camminandogli affianco come una vera compagna di squadra.
 
Come pronosticato riuscirono a vincere l’incontro in poche mosse, meravigliando non poco i loro avversari, che andarono a complimentarsi con loro quando lasciarono spazio al secondo incontro della giornata.
«Ditenji, Hiwatari!», li richiamò uno dei due sfidanti. Era un bel ragazzo dai capelli castani e due profondi occhi azzurri, che fecero arrossire Saya per via dello sguardo penetrante con il quale la guardò quando si voltò per vedere chi li avesse richiamati.
«Ciao…», salutò la nipote del presidente Ditenji, non dimenticando le buone maniere, anche se per via di quell’inaspettata interruzione lo fece con fare titubante. Quello meno propenso a parlare invece era stato Kai, che si era voltato verso i due compagni di scuola con una smorfia contrariata e le braccia conserte al petto, atteggiamento che faceva ben capire tutto il suo stato d’animo seccato per via di quell’interruzione.
«Volevo farti i miei complimenti, sei stata bravissima! Una vera fuori classe degna del tuo nome!», le disse il nuovo arrivato, con gli occhi che brillavano di un vigore che Saya aveva non aveva mai scorto prima in quel ragazzo. Era sicuramente un tipo strano, però sembrava sincero…
In ogni caso quella constatazione fece alzare gli occhi al cielo al russo, che tutto avrebbe voluto tranne che ascoltare le avance di quel tizio. E non gli era affatto sfuggito il fatto che si fosse rivolto solamente a lei, come se lui non fosse lì, e glielo fece capire trapassandolo con il suo tipico sguardo di fuoco. Purtroppo però il ragazzo era così tanto preso dalla sua compagna che nemmeno si accorse di quell’occhiata. Fu Saya a captare la tensione che era scesa tra il ragazzo che aveva affianco e quello che aveva di fronte, e forse lo aveva capito anche il compagno di squadra del suo ex avversario, perché iniziò a tossire come per ragguagliarlo.
«Tutto merito di Kai», provò a sorridergli lei, tirando anche una leggera gomitata al compagno di classe, che se ne infischiò altamente di quella constatazione e continuò a guardare il nuovo arrivato con la sua solita stizza. Non che gli importasse di quello che pensavano di lui, ma insomma, non era mai stato così spudoratamente snobbato da chi che sia…
«Ahhh, non essere modesta!», le rispose però il suo interlocutore, aprendosi in un sorriso incredibilmente sentito, e quel commento finì per farla arrossire di nuovo. «Che Hiwatari fosse forte lo sapevo, ma non pensavo che fossi al suo stesso livello. Ammetto di averti un po’ sottovalutata, perdono!», continuò, portando le mani congiunte di fronte al volto in un moto di scuse. «Anche se avete battuto Fujima e la sua fidanzata non credevo che foste forti fino a questo punto, soprattutto tu!», le disse poi, togliendosi un ciuffo di capelli castani da davanti agli occhi per poterla scrutare meglio, e sotto quello sguardo così penetrante Saya dovette abbassare leggermente lo sguardo per non restarne vittima. Era la prima volta che qualcuno le faceva così tanti complimenti. Qualcuno che non fosse un suo amico.
«Beh, ti ringrazio…», ammise, leggermente impacciata, parole che fecero leggermente sbuffare Hiwatari, ma per fortuna entrambi fecero finta di non averlo sentito. Soprattutto il nuovo arrivato, che non aveva nemmeno mai incrociato il suo sguardo con quello di Kai, troppo preso da Saya per toglierle gli occhi di dosso. Ed anche il suo compagno di squadra, che si era accorto della contrarietà del russo, decise di non interferire…
«A proposito, mi chiamo Akira Mato, e questo è mio fratello Ryota…», si presentò, indicando poi il ragazzo accanto a sé, che se ne stava impacciato al suo posto.
«Sì, lo so, ci ha presentati Dj Man», ridacchiò lei, portando una mano a coprirsi la bocca per non mostrarsi sguaiata, come aveva fatto molte volte anche con Fujima, e quella constatazione fece arrossire di botto il nuovo venuto e stizzire ancora di più il povero Kai, che se solo il suo orgoglio glielo avesse permesso avrebbe volentieri mollato la sua compagna lì da sola e sarebbe fuggito a gambe levate.
«Che sciocco che sono, hai ragione! Scusami, da quanto ti ho vista non ci ho capito più nulla…mi sa che fai questo effetto ai ragazzi, visto che a scuola non fanno che parlare di te!», ridacchiò poi, ammutolendo Saya ed indispettendo ancora di più l’ex membro dei Neo-Borg, che però sotto quell’affermazione si era fatto più attento.
«Davvero?!», sgranò gli occhi lei, aggrottando le sopracciglia in un gesto confuso, finendo poi a ridacchiare divertita quando vide Akira annuire.
«Sì, Saya fa questo effetto, ora se non ti dispiace dobbiamo scendere in campo senza nemmeno aver avuto il tempo di andare in bagno», prese finalmente parola Kai, indispettito da tutta quella situazione, prendendo per un braccio la compagna e tirandola di nuovo verso il campo di gara, nel momento esatto in cui Dj Man richiamò i loro nomi.
«Non mi ero accorta che fosse già finito l’incontro…», disse lei in sua discolpa, alzando titubante gli occhi su Kai. Aveva paura a dire una parola di più perché le sembrò decisamente incazzato…
«Dovremmo combattere contro Mao e Rei…», soffiò lui tra i denti, senza minimamente guardarla negli occhi. Quel fatto la preoccupò non poco, perché non avrebbe mai voluto tornare al punto di partenza, però sentì il suo compagno sospirare e subito dopo riebbe di nuovo la sua attenzione.
«Ti senti pronta?», le disse poi con un sospiro, piantando spudoratamente gli occhi ametista nei suoi, e quello sguardo così penetrante la fece arrossire molto di più dei complimenti di Akira Mato.
«Scherzi? Sono nata pronta…», si dette man forte da sola, mostrandogli un muscolo con fare plateale, e solo allora lui si concesse un sorrisetto divertito. In fondo non poteva avercela con lei per le avance che continuavano a farle i ragazzi, perché quel tizio non era di certo stato il primo ad avergliele fatte e non sarebbe stato nemmeno l’ultimo. Però era stata la spudoratezza mostrata ad averlo un po’ indispettito, ma non poteva certo far desistere tutti i ragazzi dal provarci con la sua amica…
«Tu ti senti pronto?», gli chiese lei, ma lui non rispose. Si limitò a fare un sorrisetto e dopo averle lanciato una fugace occhiatina complice le voltò le spalle per raggiungere il Beyblade stadio.
Lei lo seguì subito dopo, col cuore che le batteva incessantemente nel petto, e lo stesso batticuore le fece compagnia per tutta la durata dell’incontro, che tenne tutti col fiato sospeso, almeno fino a che Dj Man non dichiarò vincitore la coppia formata proprio da Saya e Kai.
In un primo momento alla ragazza non parve vero, perché nonostante la loro condotta di gara fosse stata incredibilmente impeccabile, Star Pegaso e Dranzer erano stati spesso messi a dura prova da Driger e Galux. Però erano comunque riusciti a scamparla, tanto che le parole dell’arbitro avevano lasciato pressoché scioccata la nipote del presidente.
«Complimenti ragazzi!», disse loro Mao, andando poi ad abbracciare l’amica, che era rimasta impalata al suo posto con ancora gli occhi sgranati dall’emozione. Quel fatto fece ridere sotti i baffi sia Rei che Kai, che si scambiarono una stretta di mano amichevole come ai vecchi tempi, e fu quella visuale a far riprendere Saya.
«Alla fine sei riuscita a prenderti la rivincita dopo due anni», la sbeffeggiò il suo ex compagno cinese, alludendo alle qualificazioni del primo torneo nazionale, dove venne battuta proprio dall’amico.
«Meglio tardi che mai», asserì lei con una linguaccia, facendo scoppiare tutti a ridere. Il loro rapporto era tornato come allora, come quel torneo nazionale, e forse era giusto così. Rei aveva donato il suo cuore a Mao, ma Saya era stata felice per quella decisione. C’erano stati degli avvicinamenti notevoli tra loro, ma aveva capito che per lui non poteva essere più di un’amica, nonostante tutto, ed a lei andava bene così. Ed era contenta di aver trovato nella ragazza cinese una vera amica.
«Sai questo che vuol dire, vero?», si voltò poi verso Kai, che si aprì in uno dei sorrisi che lei tanto amava. Uno di quelli che non vedeva da anni.
«Tra poco ci batteremo contro Takao», le disse lui, e per la prima volta vide nello sguardo ametista di Hiwatari un riconoscimento che difficilmente la gente riusciva a scorgere in quello sguardo. La stava ringraziando per quell’opportunità e Saya era risoluta a non deluderlo. Avevano superato non pochi problemi per avere quell’intesa ed erano riusciti insieme ad arrivare addirittura in finale, a battersi contro l’unica persona che stuzzicava l’interesse agonistico del suo amico. Anche lei avrebbe voluto vincere quel torneo, per dimostrare a sé stessa ed al suo compagno il suo valore, ma soprattutto per veder finalmente realizzato il più grande desiderio del suo amico d’infanzia. Kai si era tormentato dalla prima volta in cui Takao lo aveva battuto, al primo torneo nazionale, ed in quegli anni si era allenato molto per riuscire a batterlo. Aveva anche lasciato la squadra, unendosi ai Neo-borg, per avere quell’opportunità, ed in seguito si era schierato con Vorkof, facendo anche una brutta fine contro Brooklyn, pur di riuscire di nuovo a combattersi contro Takao. Era riuscito anche a battere un campione del calibro di Brooklyn, ma non era ancora riuscito a sconfiggere il suo migliore amico, quindi immaginava come quel fatto dovesse bruciargli dentro.
«Già!», soffiò però lei, elettrizzata, rimandandogli indietro un’occhiata risoluta, che lui accolse con un sorriso. E per l’ennesima volta Saya si sentì mancare per colpa dell’intensità di quello sguardo.
 
 
«Non è possibile, Dragoon!», gridò Takao, seguendo con gli occhi sgranati la traiettoria del suo Beyblade.
«Gaiadragoon, noo!», gli fece eco Daichi.
«Dranzer!», ringhiò tra i denti Kai, mentre Saya pregò che Star Pegaso ricadesse all’interno del campo.
L’impatto dei quattro beyblade aveva generato un boato generale e li aveva fatti schizzare agli angoli del campo. Era stato un combattimento equilibrato e c’erano stati talmente tanti attacchi che avevano lasciato tutti col fiato sospeso, anche i diretti interessati, che nonostante fossero incredibilmente affaticati dallo scontro non volevano demordere.
Purtroppo però solo due dei quattro Beyblade ricaddero in campo, decisamente traballanti e provati da quel difficile incontro, e nel constatare quali fossero ammutolirono tutti.
Tutti tranne Dj Man, che alzò il microfono che teneva stretto in mano con la sua solita emozione.
«Signore e signori, la coppia vincitrice di questo torneo è quella formata da Kai Hiwatari e Saya Ditenji! Fate un applauso a questi due ragazzi, che con forza e determinazione hanno strappato la vittoria, anche se con un pizzico di fortuna, alla coppia dei campioni in carica!», gridò l’arbitro e dopo le sue parole tutto il pubblico scoppiò in calorosi applausi per l’incredibile gesto compiuto dai due amici.
«Non ci posso credere!», ammise scioccato Takao, che ancora fissava il campo di gara con espressione interdetta. Daichi invece stava osservando il suo Beyblade, fermo ai suoi piedi, con un’espressione molto simile a quella del compagno.
«Abbiamo vinto», provò a dire Saya, ancora scossa per l’accaduto. Aveva lo sguardo fisso di fronte a sé, ma in realtà non stava guardando nessuno in particolare. «Kai. Abbiamo vinto», continuò poi, provando a spostare lo sguardo sul suo compagno, che invece stava osservando Takao con gli occhi sgranati. Il campione del mondo invece lo stava osservando di rimando con lo stesso sguardo stralunato dell’amico. Era chiaro che nessuno dei due credeva a ciò che era successo, e quel fatto doveva averli scossi più di quanto Saya avesse mai immaginato. In fondo anche lei non riusciva a credere ai suoi occhi, ma sentì nel cuore un incredibile moto di soddisfazione quando notò capeggiare i loro nomi sul tabellone dietro le spalle del Balder Dj.
Il primo a riprendersi fu però Kinomiya, che dopo aver dato uno scossone alla frangia che gli era ricaduta sugli occhi, e dopo aver sistemato meglio il berretto sopra la testa, decise di avvicinarsi ai due amici con uno dei suoi soliti sorrisi gioviali.
«Amico, sei stato eccezionale!», disse rivolto a Kai, che ancora lo stava guardando stralunato, così tanto che Takao finì per ridere divertito. «Dai, non guardarmi così e goditi gli applausi del pubblico!», ridacchiò, prendendo Kai e Saya per un polso ed alzando al cielo le loro braccia in un gesto di vittoria. Anche se era stato battuto non era né triste né arrabbiato, perché in fondo capitava a tutti di perdere. Era invece felice per il suo compagno, perché era riuscito a batterlo combattendo un incontro leale e pulito, e lui era sereno perché era sicuro di aver dato fondo a tutte le sue risorse ed energie in quell’incontro, così come aveva fatto Daichi, e se Kai e Saya avevano vinto giocando pulito lui non poteva che essere felice per entrambi. Sapeva quanto i suoi amici si fossero allenati per quell’incontro, e quanto ci avessero tenuto a vincere, anche se forse lui avrebbe dovuto passare la serata a risollevare il morale al suo compagno di squadra.
Fu in quel momento che Kai si riprese, e la prima persona che cercò con lo sguardo fu Saya. La penetrò con uno sguardo più intenso del solito, e quegli occhi così scintillanti e fieri la costrinsero a lanciarsi verso di lui, fino a stringerlo in un sentito abbraccio, che gli fece capire tutta la sua gratitudine per l’impresa compiuta. Non capitava tutti i giorni di battere il campione del mondo, né di farlo in coppia col ragazzo che amava.
 
 
 
Dopo essere stati mollati dagli abbracci festeggianti dei loro amici, i due ragazzi decisero di andare a recuperare le loro cose nel camerino, lo stesso che avevano usato durante tutto l’arco del torneo. Ogni coppia aveva il suo, e solo lì potevano bearsi della quiete che serviva loro prima di ogni incontro.
«Non mi sembra vero!», esordì Saya, rivolgendo poi un sorriso di gratitudine al suo Beyblade, che ricambiò il gesto illuminando appena il Bit Power. In fondo anche Star Pegaso era fiero di ciò che era riuscita a fare la sua padrona.
«Già», le rispose Kai, alzando solamente gli angoli della bocca in un sorrisetto di pura soddisfazione. Non era mai propenso a sbilanciarsi più di tanto con le emozioni, ma dovette dire che la soddisfazione era molta in quel momento. Essere riuscito a battere il suo rivale di sempre, ed averlo fatto con la persona forse più importante della sua vita, lo aveva reso incredibilmente felice.
Era quindi quella la felicita di cui tutti parlavano?
Non seppe dirlo, né come fosse in realtà quel sentimento, ma in quel momento voleva bearsi solamente del sorriso gioviale che la ragazza aveva impresso sul suo bel volto. E finalmente quel sorriso era tutto per lui.
Tuttavia qualcuno stava per interrompere quel momento idilliaco e quel qualcuno bussò con insistenza alla porta del camerino, così tanto che due ragazzi, che non aspettavano nessuno in particolare, si scambiarono un’occhiata perplessa. Erano rimasti d’accordo con gli altri di andare a festeggiare tutti insieme a casa di Takao, non facendo troppo tardi perché l’indomani sarebbero dovuti tornare a scuola, ma erano anche convinti che i loro amici li avessero preceduti.
«Avanti», disse Saya, volgendo poi l’attenzione alla porta, che quando si aprì rivelò un ragazzo dai corti capelli castani, lo stesso che l’aveva bloccata nel corridoio non molto tempo prima.
«Ciao ragazzi!», salutò quello, ma i suoi occhi azzurri furono catturati solo dalla ragazza. Kai invece, che era stato bellamente ignorato di nuovo, mostrò la sua contrarietà imbronciandosi appena.
«Ciao Mato!», gli sorrise la nipote del presidente Ditenji, nonostante la lieve perplessità. «Come mai qui?», continuò poi, mettendosi la borsa a tracolla e spostando leggermente la testa di lato per osservarlo curiosamente.
«Volevo sapere se volevi venire con me e mio fratello a bere qualcosa, mi farebbe piacere scambiare due chiacchiere con te! Ah, a proposito, complimenti ancora per la vittoria!! Sei stata magnifica!», le rese noto lui, sotto la più totale contraddizione di Kai, che avrebbe voluto ribadire il fatto che la vittoria l’avessero raggiunta insieme, ma convenne di non fare scenate, altrimenti si sarebbero tutti accorti dalla sua gelosia. Rimase così a braccia conserte, a lanciare sguardi sprezzanti al nuovo arrivato, che a sua volta continuò imperterrito a fare come se lui non esistesse.
«Beh, ecco, io…cioè, noi, siamo stati invitati a casa di Takao per festeggiare…mi spiace», gli rispose lei, cercando di mantenere la cordialità che l’aveva sempre contraddistinta, anche quando aveva declinato il primo invito di Fujima, quello di andare da soli al Luna Park.
Ma Mato sembrò non voler demordere…
«Oh, che peccato, allora mi farebbe piacere accompagnarti. Ci sono molti pareri che vorrei scambiare con te, e molte cose che vorrei chiederti!», le rese noto, con una scintilla negli occhi che lei non si sentì in un primo momento di spegnere. Sembrava come un bambino il giorno di Natale, anche se quello sguardo supplichevole gli ricordò proprio il presidente d’istituto. In ogni caso scacciò il pensiero, e la prima cosa che fece fu quella di girarsi senza ripensamenti in direzione di Kai, per cercare un aiuto o anche solo per avere la sua negazione o il suo benestare. Sarebbe bastata solo una sua risposta negativa per far desistere il ragazzo dal continuare ad insistere, e lei dall’accontentarlo, eppure non successe nulla di quello che lei sperò. Avrebbe voluto che Kai la trattenesse, che le implorasse di restare con lui, ma l’orgoglio del suo compagno gli impedì ancora una volta di prendersi ciò che voleva. La guardò solamente negli occhi con uno sguardo penetrante, prima di spostare il suo sguardo ametista sul ragazzo di fronte a lei, che lo stava osservando di rimando con un moto di speranza che non riuscì a spezzare nemmeno lui.
«Vai pure, ci vediamo dopo», disse lapidario, e quel tono di voce incredibilmente lugubre fece aggrottare le sopracciglia di Saya, che in quel momento non avrebbe proprio voluto andarsene da lì. Ma in fondo cosa si sarebbe dovuta aspettare da lui? Secondo lei, a lui non sarebbe interessato fare la strada insieme a lei, anzi, era immensamente certa che avrebbe preferito non avere nessuno tra i piedi. E poi nella sua mente rimbombò di nuovo il discorso affrontato con lui sulla via di casa sua non molti giorni prima:
“C’è qualcuno che ti interessa?”
“Sì”
Sì…quel “sì” scandito dalla voce autoritaria del suo amico d’infanzia era stato il suo tormento per tutto quel tempo, anche se non aveva influito sull’esito della gara come aveva fatto il suo rifiuto di esternare il suo passato.
Kai portava nel cuore già una persona, e lei avrebbe dovuto cercare di nuovo di dimenticarlo. Fu per quello che abbassò lo sguardo, amareggiata.
«A dopo…», gli rispose dunque, senza minimamente guardarlo negli occhi. Se lo avesse fatto avrebbe scorto in quelle ametiste tutta la disperazione di quel momento, e forse avrebbe intuito l’urlo disperato che gli era rimbombato nella mente dopo che lei gli ebbe voltato le spalle.
“Non andare!”, avrebbe voluto gridarle contro, ma dalla sua bocca non ne uscì la minima sillaba.
Kai rimase impietrito al suo posto, ad osservare la vita di Saya che veniva sfiorata dalla mano di Akira, e la sua mente si abbuiò per un istante. Sentì un moto di emozioni che lui stesso non riuscì a comprendere. Si sentì come quando l’aveva vista piangere disperata sul petto di Rei, nel treno che li avrebbe condotti a Mosca ai tempi del primo campionato mondiale; come quando l’aveva vista arrabbiata ed amareggiata durante il loro scontro sul Lago Bajkal; come quando l’aveva vista piangere per Rei, quando lui era stato portato in ospedale in seguito alle contusioni riportate durante l’incontro con Boris; come quando apprese che si era concessa al compagno di squadra in seguito alla perdita della Tigre Bianca; come quando aveva appreso dalla voce di Daichi la sua relazione con Hitoshi Kinomiya, la persona che più odiava sulla faccia della terra, e come quando l’aveva vista baciarsi con Hisashi Fujima.
O come tutte le volte che l’aveva vista piangere per lui…
Tutti quei pensieri lo scossero fin nel profondo. La sua mente era stata così tanto provata da quegli eventi, che alla fine digrignò i denti per la frustrazione e sentì il bisogno di sfogarsi di tutto.
Riaprì gli occhi, che aveva chiuso per cercare di cancellare dalla sua mente il sorriso che lei gli aveva rivolto dopo la vittoria, e strinse i pugni fino a far sbiancare le nocche. Quel sorriso lo aveva così tanto scombussolato che si era ritrovato ad arrossire quasi timidamente, sperando di non essere beccato. Pochi minuti prima era stato felice per la vittoria, e per il fatto che lei fosse stata lì con lui, ma in pochissimo tempo Akira Mato aveva distrutto quella stessa felicità, portandogli via quello che di più prezioso aveva al mondo: l’amica che amava in segreto da tanti, troppi anni.
Quella consapevolezza gli fece produrre un ringhio grottesco e lo costrinse a girarsi per incontrare la fredda lastra di metallo dell’armadietto, che aveva chiuso con un gesto contrariato quando Akira Mato si era materializzato in quella stanza.
Il suo pugno, sferrato a tutta forza in seguito alla frustrazione provata, raggiunse l’anta chiusa di quello stesso mobilio e produsse un rumore che rimbombò nel silenzio della stanza insieme al suo grido.
Rimase in quella posizione per qualche secondo, con la mano sanguinante incastrata nella lamiera oramai recisa e gli occhi serrati, ad ansimare come quando aveva dato un pugno in faccia ad Hiruta. Peccato però che avesse colpito l’armadietto e non la faccia da schiaffi di quel ragazzo, perché l’espressione soddisfatta di quando Saya gli aveva voltato le spalle per seguirlo non gli era per niente sfuggita, e lo aveva tormentato per tutto quel tempo.
«Sei impazzito?», tuonò una voce leggermente interdetta e quasi intimidatoria. Gli era arrivata alle orecchie dopo qualche secondo, e quella lo costrinse a ritirare la mano ed a tapparla con l’altra per arrestare il deflusso del sangue.
Quando alzò lo sguardo incontrò due occhi color ghiaccio che lo stavano fissando accigliato, mentre Boris, accanto a Yuri, lo stava guardando confuso.
Accanto al rosso invece, Julia Fernandez lo stava guardando scioccata.
«Andate via!», intimò con voce rauca, voltando loro le spalle. Probabilmente l’arguzia di Ivanov gli avrebbe permesso di capire che c’era qualcosa che non andava, oltre al fatto di averlo visto dare un pugno all’armadietto senza un apparente motivo.
«Quell’armadietto ti ha fatto qualcosa di male?», asserì Kuznetsov, con il suo solito tono di voce divertito, che quella volta trasportò anche una leggera nota preoccupata, però bastò un’occhiataccia di Yuri per farlo desistere dall’andare oltre, prima che a Kai che fosse venuto in mente di prendere a cazzotti anche lui. Ma Hiwatari aveva continuato a dar loro le spalle, in silenzio e tremante di rabbia, e quell’atteggiamento sembrò alquanto strano agli occhi del rosso.
«Kai!», lo richiamò infatti Ivanov, con la sua solita imperiosità. «Che diamine è successo?», continuò in seguito, ammorbidendo un po’ il tono di voce freddo che di solito usava quando voleva essere ascoltato o ubbidito.
«Non sono affari vostri», gli rispose però il diretto interessato, e la nota tremula nella sua voce, che difficilmente si notava nella voce sempre impassibile di Kai Hiwatari, portò i due russi a guardarsi con un sopracciglio alzato.
Julia invece era riuscita a riprendere a respirare regolarmente e spostava il suo sguardo attento dal ragazzo con la mano sanguinante agli altri due, nervosa per la situazione che si era venuta a creare. La tensione che si respirava in quella stanza era arrivata a livelli esponenziali e sperò che nessuno fosse andato a constatare ciò che era appena successo, altrimenti era estremamente sicura che il nippo-russo sarebbe definitivamente sbottato.
«Ho visto Saya allontanarsi con quel damerino. Ѐ questo il motivo?», lo colpì volutamente Yuri, posando insistentemente le sue iridi perforanti sulle sue spalle e forse fu quello che costrinse Kai a voltarsi con un ringhio incattivito.
«Ho detto che non sono affari vostri», insistette quest’ultimo, parlando con gli occhi lucidi nascosti dietro la frangia argentea, che gli era ricaduta malamente davanti agli occhi dopo il pugno che aveva dato all’armadietto.
«Ok, lascia almeno che ti fasciamo quella mano», continuò esasperato il rosso, e solo in quel momento Julia si riprese definitivamente dal suo stato di presunta trance.
«Ci penso io, vuoi?», gli disse lei, con il sorriso che aveva sempre colpito benevolmente Ivanov. Con quel sorriso era riuscita a sciogliere il suo cuore di ghiaccio, ed in quel momento era intenzionata a ripetere esperienza con un altro russo, uno così tanto testardo ed orgoglioso che aveva preferito rompersi una mano piuttosto che dichiararsi.
Tuttavia Kai non disse nulla, né dette il suo consenso verso quella proposta. Si lasciò cadere stancamente sulla panca, col gomito della mano colpita poggiato su un ginocchio, così da poter essere medicato, mentre l’altra mano l’aveva portata a coprirsi il volto per colpa della frustrazione. O forse non voleva farsi vedere dai suoi compagni così sconvolto, così da non mostrare un lato di sé che forse non aveva mai mostrato nemmeno a sé stesso.
Tuttavia loro non lo giudicarono, né dissero qualcosa a riguardo. Nemmeno Boris, che nonostante avesse un qualcosa da dire sulla punta della lingua, convenne che non era il momento adatto per dargli contro. Rimasero a guardare le mani esperte di Julia medicare pazientemente il ragazzo di fronte a lei, e gli occhi verdi della spagnola lanciargli qualche occhiatina in un misto tra il preoccupato ed il perplesso.
«Quando eravamo a giro per il mondo con il nostro circo ero sempre io a medicare le ferite degli atleti», spezzò il silenzio dopo qualche secondo, perché anche a lei il silenzio non era mai andato a genio, e perché, messa sotto pressione o in momenti di nervosismo come quello, lei parlava sempre a sproposito. Ma, nonostante ciò, non si fece fermare dallo sbuffo contrariato che sentì in risposta da Kai.
«Ecco fatto, dovrebbe andare meglio!», gli disse infine, con un piccolo sorrisetto soddisfatto, iniziando a rimettere in ordine le cose nella valigetta del pronto soccorso che aveva prelevato da quel camerino.
«Non aspettarti un ringraziamento da parte di Hiwatari», ridacchiò però Boris, che in fondo qualcosa doveva pur dirla, ma si beccò un’occhiataccia sia dal diretto interessato che da Yuri. E fu proprio quest’ultimo che riprese parola.
«Allora?», insistette, facendo appello alla sua indole di ghiaccio, e lo fece senza spostare le braccia che aveva portato conserte al petto, né spostandosi dal muro in cui si era poggiato. Ma di nuovo si beccò in risposta uno sbuffo contrariato, seguito da un sospiro. Attese anche che il compagno dicesse qualcosa, ma da quelle labbra serrate non ne uscì nemmeno una sillaba.
«Kai», esordì infine, esasperato, staccandosi definitivamente dalla sua posizione, con gli occhi di ghiaccio che scintillavano in un’espressione risoluta. «Ѐ oramai chiaro come il sole che ti piaccia quella ragazza», proferì, andando a colpirlo proprio dove sperava, ed il silenzio in quella stanza si fece ancora più pesante. «Com’è anche chiaro che il tuo maledetto orgoglio ti stia impedendo di provare ad essere felice», continuò tra i denti. Sapeva come doveva sentirsi il compagno, perché si era sentito alla stessa maniera da quando aveva rivisto Julia. Anche lui in un primo momento aveva impedito a sé stesso di inseguire la sua felicità, che non credeva potesse raggiungere dopo gli spiacevoli eventi del loro passato, ma ironia della sorte era stato proprio Boris a scuoterlo. Ora voleva fare lo stesso con lui, con la speranza di non veder soffrire ancora due delle persone a lui più care.
Fece una pausa e poi riprese, anche se gli sembrò di non essere minimamente considerato dal suo interlocutore, ma lui insistette comunque per mantenere il punto.
«Tutti noi abbiamo sofferto per il nostro passato. Forse tu più di tutti, è vero, ma sei stato anche l’unico tra noi a non essere andato avanti. Ti sei fatto scudo della freddezza e dell’impassibilità, ed anche se questo ti fa onore, non te ne fa il tuo comportamento nei confronti di Saya. L’hai sempre tenuta a distanza e non hai mai provato ad avvicinarti a lei o a farle capire quanto lei sia importante per te», sospirò, «perché?», chiese infine, anche se non si aspettava di certo una risposta a quella domanda così diretta.
Calò di nuovo il silenzio, momento in cui lo sguardo di Yuri e Boris si incrociò per un attimo, per cercare una piccola intesa. Anche Julia era rimasta in silenzio, ad osservare le reazioni dei tre, almeno fino a che il suo ego le impedì di stare ancora a bocca chiusa.
«Se posso permettermi…», iniziò, anche se si beccò uno sguardo contrariato dalle ametiste di Kai, «se è come dice Yuri e quella ragazza ti piace dovresti dirglielo. Sai, a noi ragazze fa piacere quando un ragazzo si dichiara…e sono quasi certa che lei ricambi», gli sorrise timidamente, forse per via della delicatezza del discorso. «Ho visto il modo in cui ti guarda, in cui ti parla…il modo in cui il suo sguardo si è posato su di te quando Dj Man vi ha dichiarato vincitori. Come non mi è sfuggito il tuo…», gli rese noto, e quelle parole così audaci fecero salire un sorrisetto soddisfatto sulle labbra dei due russi, che avevano ascoltato le parole della madrilena con una certa soddisfazione. Soprattutto Yuri, che fu decisamente convinto della decisione di lasciarsi andare con lei.
Quello meno convinto di quel discorso però fu proprio Kai, che era rimasto con le spalle ricurve e lo sguardo basso, ad osservare il pavimento del camerino con frustrazione.
«A che pro?», si fece sfuggire, con voce così rotta da arrivare troppo lieve alle orecchie dei presenti. Sembrò come se avesse posto quella domanda più a sé stesso che agli altri, tuttavia quelle parole arrivarono lo stesso alle orecchie del rosso.
«Come?!», lo ammonì infatti, cercando con il tono di voce una spiegazione più che esauriente.
«A che servirebbe dirle ora quello che provo? Non cambia il fatto che a lei piaccia un altro! E poi con che faccia potrei dirle tutto, dopo che l’ho ripetutamente fatta soffrire?», ringhiò con disappunto, ma Ivanov non si fece fermare da tanta risolutezza e disperazione. Anzi, fu felice che Kai non li avesse mandati al diavolo e che avesse deciso di confidarsi con loro, e fu altrettanto felice che fosse riuscito ad ammettere ciò che provava per Saya, almeno a sé stesso.
«A lei piaccia un altro?!», sbottò però Boris, che si staccò dalla parete con un balzo, arrivando di fronte al compagno con due potenti falcate. Lo prese poi per la collottola e lo alzò di peso dalla panca, con un gesto trasportò tutta la sua contrarietà per quel discorso, e la frustrazione per il fatto che non riuscisse ancora a raggiungere la sua felicità per colpa sua, perché non gli era ancora andato giù il fatto che a Mira Nakamura piacesse Kai.
«Dì un po’, Hiwatari, non è il caso di smetterla di arrecare scuse per la tua codardia?!», gli ringhiò contro, con uno sguardo che di beffardo non aveva oramai più nulla. «Il cuore di quella ragazza è sempre appartenuto a te, e tu sei sempre stato così stupido da non rendertene conto!», gli inveì contro, scuotendolo un po’ per cercare di farlo reagire, ed il tutto avvenne sotto lo sguardo attento di Yuri, che era pronto ad intervenire se la situazione fosse precipitata, e quello spaventato di Julia, che si era ritratta dietro le spalle del suo amato.
«Il tuo stupido orgoglio l’ha spinta verso Fujima!», lo colpì di nuovo Boris, ma quello sembrò non bastare. «Ed ora la sta spingendo verso quel coglione di Akira Mato. Dì un po’, troverai un’altra scusa per convincerla a lasciare anche lui? Questa volta cosa le dirai, di nuovo che non è un tipo raccomandabile?», insistette, sbattendo le spalle di Kai contro l’armadietto che aveva sfondato lui stesso non molto tempo prima, gesto che strappò al nippo-russo una smorfia di dolore. Tuttavia non reagì, né pensò di sottrarsi a quella strana sottomissione. In fondo tutto quello che Boris gli stava dicendo era la verità, e quello era il suo modo di pagarne le conseguenze, nonostante il ringhio sofferto che gli era sopraggiunto sulle labbra.
«Lo sai perché era venuta a cercarmi quella volta? Lo sai perché mi ha baciato o perché ci abbia provato con me?», riprese parola Kuznetsov, ringhiandogli definitivamente contro, alludendo alla volta in cui Saya era andata a cercarlo, in seguito al litigio avuto con Kai. «Ѐ stato per colpa tua!!», gli rese infine noto, «ed è per te, perché ti sono amico e perché speravo di vedervi finalmente felici che mi sono fermato!», concluse, lasciandolo andare con uno spintone, che fece di nuovo sbattere le spalle di Hiwatari contro l’armadietto.
«Ma le altre persone non saranno così magnanime», gli disse in ultimo, dopo avergli definitivamente voltato le spalle, e Yuri poté vedere il volto di Kai abbassarsi ancora. La frangia argentea gli era scesa ulteriormente ad oscurargli parte del volto, ed a Ivanov non gli sfuggì nemmeno il tremore che lo aveva colpito, dettato probabilmente dalla rabbia che gli avevano lasciato le parole così dure di Kuznetsov.
«Quindi muovi il culo Hiwatari, e vai a riprendertela!», sentenziò infine Boris, dopo un attimo di silenzio, perforando Kai con un’occhiata che non avrebbe ammesso altre repliche, prima di uscire a passo di carica dalla stanza.
«Ha ragione», convenne di rimarcare il discorso Yuri, dopo che il compagno fu sparito nell’oscurità del corridoio, seppur lo fece con una tranquillità che al diretto interessato dette sui nervi, e quello lo costrinse a riportarsi in piedi e ad alzare il suo sguardo lucido e frustrato di nuovo sul rosso.
Nonostante le emozioni contrastanti però, non avrebbe lasciato che una sola lacrima sciogliesse il blu dei segni che troneggiavano ancora sulle sue guance. Poi, inspirando pesantemente dal naso e senza degnare di uno sguardo né Yuri né Julia, si portò anch’egli fino alla porta del camerino.
Il gesto ovviamente non venne ignorato dai due ragazzi, che si lanciarono uno sguardo preoccupato prima di riportarlo sulle spalle di Hiwatari.
«La prossima volta che mi sbatte contro l’armadietto per dirmi qualcosa gli spacco la faccia!», disse infine, con la sua solita impassibilità, che fece alzare gli angoli delle labbra di Yuri in un sorrisetto fin troppo ilare.
Era tornato il solito Kai di sempre…
«Ho bisogno di riflettere», disse poi, voltando leggermente lo sguardo fino a raggiungere quello perforante del suo compagno di classe.
«Ne hai tutto il diritto», fece spallucce in risposta quest’ultimo, mantenendo però sul volto il sorrisetto eloquente.
«Grazie», sospirò poi, nonostante lo avesse detto con un tono di voce fin troppo basso perché i due fossero stati realmente sicuri di quello che avessero sentito. Ma in fondo Kai non era mai stato in grado di pronunciare per bene quella misera parola. Tuttavia, anche se a modo suo, gli era comunque riconoscente.
«Per tutto»
E dicendo quelle ultime parole, e dando finalmente sfogo alle lacrime che aveva represso per tutto quel tempo, le prime che avessero mai rigato il suo volto dopo anni, uscì correndo dal camerino facendo frusciare dietro la schiena la sua lunga sciarpa bianca.
Fine capitolo 21
 
 
 
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Colei che scrive:
Ma salveee!! Non vedevo l’ora di posare questo capitolo *^* perché come avrete capito siamo arrivati alla fase clou U.U xD Ma c’è sempre qualcuno o qualcosa che rompe a Kai le uova nel paniere xD ma volevo dare un po’ di vivacità e pepe alla storia xD ed ovviamente la loro dichiarazione non poteva essere tutta rosa e fiori :P
Quindi spero almeno che dopo questo capitolo Kai abbia riguadagnato almeno due punti xD
Credo che non ci sia nulla da dire, il capitolo parla da sé xD
Io mi scuso solamente per gli eventuali errori >.< e l’ho postato oggi perché domani non avrei avuto il tempo di correggerlo >.<
Passo a ringraziare i recensori, davvero grazie *^*, le persone che hanno messo la storia tra le seguite/ricordate/preferite, e tutti i lettori silenziosi giunti fin qua :3
Al prossimo aggiornamento!!!
  
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