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Autore: MelaniaTs    12/01/2021    0 recensioni
Boston è una cittadina fiorente e bellissima, ordinaria sotto certi aspetti ed anche molto conservatrice. Adelaide Thompson, cresciuta nell'alta borghesia Bostoniana, non vede l'ora di spiegare le ali verso la libertà. Gabriel Keller, però sembra pensare il contrario.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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- Questa storia fa parte della serie 'Wing of freedom Saga dei Keller'
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COPYRIGHT: Le mie storie non sono assolutamente prelevabili e non potete spacciarle per vostre!
Vi ricordo inoltre che: Tutti i nomi, i caratteri e le storie dei personaggi presenti sono frutto di pura fantasia. Ogni riferimento a persone o/e eventi realmente esistenti o esistite è puramente casuale.

ATTENZIONE: ©
Questa è una saga di famiglia si svolge in contemporanea con la storia di Thomas Davis in Il tesoro più prezioso. Grazie a tutti coloro che seguono le mie storie.

La la KCG è ispirata alla BCG - Boston consulting group esiste realmente, è una multinazionale del Massachusetts con sedi in quasi tutti gli Stati europei (2 almeno in Italia) l’ho usata ma con nomi e storia diverse, quindi anche in questo caso è tutto di mia invenzione.
MAPPA DI BOSTON così da rendervi tutto più chiaro Mappa della Gran Bretagna INFORMATIVA ARRIVATA FINO AD ORA SULLA SERIE -Albero Genealogico:I Thompson - I Keller

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"Ci vediamo domani sera alla cena dei Jenkins" l'avevo salutata così il giorno.
E adesso lei era di fronte a me, nella casa del senatore Jenkins, con il broncio sul viso e l'aria annoiata. Odiavo vedere la mia Heidi con lo sguardo spento. Odiavo che le chiudessero la bocca per metterla a tacere o che le impedissero di dare la sua opinione sulle 'ingiustizie' della società. 
Lei era sempre stato uno spirito ribelle e forse proprio questo suo lato indomito era riuscito ad attrarmi sin dalla prima volta che l'avevo conosciuta. 
Annoiata, ferma accanto una poltrona non sembrava proprio lei, con molte probabilità non era interessata a partecipare alla  serata 'in famiglia' dei Jenkins. Ma quella era la società dove entrambi eravamo cresciuti e se ci dicevano di andare, noi dovevamo esserci, volente o nolente. 
"Adelaide sorridi al senatore Jenkins e cerca di non discutere delle scelte politiche effettuate." Sussurrò Manila Thompson alla figlia. 
"Sarebbe una cena in famiglia, questo esclude parlare di politica." Emise lei in un sussurro 
"Hannah ha organizzato questa cena per un motivo, avere l'appoggio dei Keller adesso che si è candidato come senatore del Massachusetts è importante." Aveva risposto Manila spingendo la figlia verso gli ospiti di casa per i convenevoli di rito.
Anche io sapevo quella cosa, sinceramente che lo chiamassero già senatore mi infastidiva. Perché non chiamarlo dottore o avvocato, sapevo che chiamarlo rappresentante era strano. Ma chiamarlo senatore no, o almeno non era il caso dal momento che non lo era ancora.
Sapevo che mio padre lo avrebbe appoggiato, Jenkins era un democratico e tanto bastava per avere i favori della mia famiglia. 
Guardai la schiena diritta e nuda di Heidi e mi chiesi cosa avevo fatto di male a meritarmi un'altra serata con lei. 
L'avevo ignorata in quegli ultimi due anni, più che ignorata, evitata era il termine giusto. Perché non riuscivo ad ignorarla!
Credo di averla amata dal primo momento che l'ho conosciuta a quindici anni, quando io e suo fratello London diventammo compagni di classe, e successivamente migliori amici, alla Boston Latin Academy. 
London lo aveva portato a casa sua quel giorno e lui aveva sentito Manila discutere. 
"Sembra che mia sorella Adelaide ne abbia fatta una delle sue." Mi aveva detto London entrando nella sala degli ospiti. 
Una donna dai capelli neri e la carnagione scura stava sgridando una bambina con la pelle poco più chiara della sua e gli stessi capelli neri e ricci. Sembrava che la bambina fosse intervenuta in una scorribanda con alcuni ragazzi che stavano approfittandosi di uno della prima classe.
"Non ho potuto fare a meno di intervenire. Era più piccolo e volevano prendergli la merenda." 
"Devi darti una calmata Adelaide, quando vedo queste cose avverti un docente, ti rendi conto che con i tuoi atteggiamenti metti in imbarazzo tutti noi?" Diceva la donna disillusa.
"Mamma quel bambino..." Continuò lei fermandosi notando la nostra presenza. 
"London!" Disse la matriarca osservando il primogenito così simile al padre sia di aspetto che nei modi.
"Mamma, io e Gabriel abbiamo la ricerca, ricordi?" Disse il mio amico indicandomi.
Io subito ero entrato nella parte, avevo teso la mano e come mi aveva insegnato mio padre mi ero presentato. "Deliziato signora Thompson, Gabriel Keller, per servirla." Le avevo preso la mano e lievemente vi avevo poggiato la bocca.
"Oh sì! London mi aveva detto di te. Ma andate, proseguite in biblioteca, io intanto vi faccio preparare qualcosa da bere." Ci aveva detto prendendo la figlia per mano.
I miei occhi si erano sposati sulla bambina e mi folgorarono, per il colore particolare sicuramente, erano verdi grigi, ma anche per l'intenso ardore che vi vidi. 
"Adelaide va in camera tua, parleremo dopo con tuo padre della tua condotta." Disse la donna alla piccola.
Io le sorrisi beffardo. Adelaide, come la protagonista dell'anime che avevo visto in Germania a casa di mia madre. Sembrava proprio come quella pastorello, una piccola selvaggia indomita. "Ciao Heidi." Le avevo detto.
"Heidi?!" Una smorfia era comparsa sul suo viso. "Adelaide, mi chiamo Adelaide." 
Ancora le avevo sorriso spalleggiandomi a London. "Si sì, proprio così! Heidi." La beffeggiai. "Avete tutti nomi di città qui in famiglia?" Avevo chiesto al mio amico che, divertito, rise portandomi fin se in biblioteca. 
"Ovvio! London, Chester, Brooklyn, Adelaide, Dallas e Alaska." Me li elencò lui. "Lo so, i miei sono assurdi." 
Io risi. "Tanto quanto mio padre, ci ha messo i nomi dei tre alti arcangeli." Gli dissi guardandomi intorno, come a casa mia anche in quella abitazione c'era una biblioteca privata di tutto rispetto. I testi erano forse più antichi di quelli che si trovavano a casa sua ed anche la fattura dei mobili che si comprendeva fossero più antichi. 
La mia famiglia era giunta a Boston agli inizi del ventesimo secolo, sapevo solo che il mio bis nonno un banchiere di Monaco, aveva ordinato al nonno di lasciare la Germania. Il nuovo Reich chiamava alle armi tutti i giovani cittadini tedeschi e al bis nonno sacrificare l'unico figlio per la patria, dopo che aveva combattuto nella prima guerra mondiale, non doveva andare proprio giù, se aveva deciso di mandare via il figlio.
Ovviamente col senno di poi e sapendo della guerra che ne era seguita, dovevo ammettere che il mio bis nonno aveva fatto bene. Ovviamente la seconda guerra mondiale aveva colpito anche gli Stati Uniti. Ma non come l'Europa e soprattutto a Boston, dove era approdato nonno Edgar, i rumori di quella guerra erano pochi. 
Il nonno aveva tirato su la sua impresa aprendo una società di consulenza finanziaria, seguendo la tradizione di famiglia, lì a Boston. 
Mio padre aveva fatto crescere la BBC* in tutto il mondo, cominciando da Monaco, dove aveva ereditato la banca e trasformandola in una sede secondaria della sua società.
Aveva sacrificato tutto per la sua società, anche lui. Il figlio inaspettato! Non sapevo come erano andati i fatti in realtà, l'unica cosa che avevo compreso era che mia madre all'epoca era contesa sia da mio padre che da mio zio che era restio a corteggiare la sua segretaria. Mio padre gli aveva fatto lo sgambetto e in visita alla filiale di Monaco aveva sedotto e abbandonato la bella Inga. 
Mia madre e mio zio si erano sposati qualche mese dopo la visita di papà a Monaco. La mamma era rimasta incinta e mio zio si era reso disponibile a impegnarsi con lei in nome di mio padre. Perché l'amava, ed effettivamente ancora stavano insieme dopo tutti quegli anni loro due, a differenza di mio padre. Lui saputa la notizia non aveva mai pensato di sposare la mamma, al contrario voleva riconoscere me. Per quanto non fosse innamorato di mamma era un uomo coscienzioso e riconosceva le sue responsabilità, in fondo quello che aveva fatto con me era accaduto dieci anni dopo con Michaela e poi con Rafael, i miei fratelli minori da parte di papà. Papà fino a quando non aveva conosciuto Denise Lambert, a quasi cinquant'anni, era stato un donnaiolo. Nessuno lo aveva fermato, neanche i figli che si era sparso in giro per gli Stati Uniti e in Europa, anzi aveva proseguito su quella strada. A lui, secondo me, bastava avere un figlio che portasse avanti il suo impero. Infatti appena ero stato abbastanza grande da poter essere indipendente, a quattordici anni, papà mi aveva fatto lasciare Monaco per raggiungerlo a Boston, dove mi aspettava l'ingresso in una scuola prestigiosa e antica e dove poi successivamente avrei preso il mio posto nella multinazionale. La sua scusante era stata che era giunto il momento che conoscessi gli altri miei fratelli, oltre Gellert e Pamela figli di mia madre. Così avevo lasciato la Germania e Monaco per una città sconosciuta e due fratelli altrettanto sconosciuti. Michaela viveva con noi, era stata cresciuta da papà, anzi dai nonni, poiché la madre era morta mettendola al mondo. 
Rafael invece avevo scoperto viveva a Sydney con sua madre, fino ad allora ancora non lo avevo conosciuto. Se ben avevo capito era più o meno coetaneo di Michaela. 
Sospirai tornando alla realtà, mio padre ci chiamava, così io e mia sorella lo seguimmo nella sala adibita per la cena, durante l'aperitivo potevo sentire mio padre e mio nonno che discutevano di politica con il senatore e Thompson. 
Lanciai uno sguardo al mio migliore amico e poi alla sorella che teneva per il braccio. Se c'era qualcuno che riusciva a tenere a freno Heidi era proprio London. Quella sera in un vestito di alta classe nero e i capelli ricci stirati, sembrava più grande. Sicuramente era tutto studiato nei minimi dettagli da Manila Thompson. Alla cena oltre noi c'erano anche gli Hoffman che guarda caso avevano un figlio di circa venti anni e destinato a ereditare l'impresa navale del padre. Sarebbe stata una bella unione semmai Ronald fosse riuscito a sposare Heidi... anzi no, Adelaide Thompson. I padri avrebbero fuso le società e io... io avrei perso la mia Heidi. Non la immaginavano proprio a fare la padrona di casa, dedita a ricevere gente come sua madre o come Hannah Jenkins. 
No! Non volevo che Ronald toccasse Heidi assolutamente, che coprisse le spalle nude e che scompigliasse i capelli ordinati. Tanto in quel caso avrebbe sempre avuto delle attenzioni, le mie! 
"Gabriel, il senatore ti ha chiesto come procedono gli studi." Mi sentii dire.
Mi voltai verso mio padre e il senatore e sorrisi. "Benissimo direi. Quest'anno parto per un master alla filiale di Monaco e al mio ritorno oltre che iniziare a lavorare prenderò anche un master alla Harvard bussines school." Risposi fiero dei risultati ottenuti con la mia fresca laurea in economia aziendale. 
"Decisamente ce l'hai nel sangue. Parlavo proprio con mia nipote Kristin dei tuoi successi, in questi giorni ci raggiunge e a Los Angeles. Ma appena rientra potreste discutere insieme di economia, sarebbe interessata a conoscere meglio questo mondo." 
Fissai il quasi senatore, rappresentante alla camera, e annuii. Conoscevo Kristin e quello che comprendeva di economia era come farla girare. Ovvero spendendo ovunque! Jenkins voleva accasarmi con sua nipote, eppure doveva aver capito che non ero stupido. "Non vedo l'ora, anche se credo se ne parli fra un anno circa. Io e London partiremo in vacanza per festeggiare le nostre rispettive lauree, tra due giorni e al mio rientro mi aspetta il viaggio per Monaco dove come dicevo resterò almeno sei mesi." Se non di più, pensai ricordando le schiere di ambiziose arrampicatrici sociali che avrei ritrovato a Boston. "Ne sono rammaricato." 
"Andiamo! Ci sarà tempo per incontrarvi tutti e due, potremo organizzare qualcosa poco prima che parti figliolo." Asserì mio padre. 
Lo osservai scettico e annuii. Eravamo ad una serata pubblica, ma al rientro a casa mi avrebbe sentito. Lui non poteva intromettersi nella mia vita, soprattutto quella privata. Lui che si era sposato a cinquant'anni non poteva venire a farmi poi nessuna paternale. 
Presi un bicchiere di champagne dal cameriere che ci passò di fianco e mi allontanai nervoso. Quella storia non mi piaceva, questa serata non mi piaceva. 
Raggiunsi Heidi e lanciai uno sguardo in cagnesco a Ronald Hoffman che stava carezzando la schiena nuda di lei con le sue viscide mani. 
Il giovane Hoffman ovviamente subito capì che qualcosa non andava perché iniziò a balbettare. "Se-sera Ga- Gabriel!" 
"Buonasera Ronald." Lo salutai sicuro di me per poi sorridere a Heidi e renderle il braccio. "Andiamo a tavola?" Le chiesi, se era vero che quella serata aveva più scopi era vera una cosa anche.
Se mi mettevo in testa una cosa nessuno poteva impedirmi di raggiungerla. Così arrivati al lungo tavolo lasciai la mano alla mia amica e andai alla ricerca dei segnaposti spostando il nome di Chester vicino quello di Ronald e quello di Adelaide tra il mio e quello di London. 
La mora seguì tutte le mie mosse poi quando capì ciò che avevo fatto mi afferrò per il braccio per attirare la mia attenzione. Io mi voltai e nel farlo vidi che mi sorrideva grata. Al che anche io fui grato, ringraziai Dio perché compresi che ad Heidi la presenza di Ronald risultava sgradevole.

Agosto 2008 - Boston 
Il viaggio ai Caraibi che c'eravamo concessi io e London era stato fantastico. Come sempre c'eravamo circondati di ragazze lasciandoci andare all'avventura. Per London l'arrivo di settembre significava prendere in mano le redini della Thompson & sons, per me invece significava partire verso le Europa. Ma prima di partire avevo ancora un conto in sospeso, dovevo parlare con mio padre e mi aspettava un appuntamento con la nipote di Jenkins.ovviamente era importante che prima parlassi con mio padre non volevo sposare Kristin.
Mi diressi quindi nell'ufficio di mio padre, lo trovai che stava studiando delle carte con il nonno. Era inutile dirvi quanto io ammirassi mio nonno, era stato il mio esempio di vita, era grazie a lui che mi ero appassionato alla finanza e non a mio padre per quanto si potesse credere. Il nonno mi aveva fatto comprendere ciò che era realmente importante, ovvero il valore della fede e della famiglia.
Per questo non ebbi remore nell'entrare nella stanza, un confronto con il nonno presente non poteva che giovarmi.appena i due vecchi uomini mi videro mi salutarono calorosi, abbracciai sia mio padre che mio nonno poi lasciai che papà mi riempisse un bicchiere di whisky. Al che iniziai a raccontare loro del viaggio, dissi che era andato bene e ci eravamo divertiti. Poi intavolai l'argomento che mi premeva.
" Non comprendo perché tu voglia che io esca con Cristina Hofmann. La conosco da un paio di anni e non è il tipo di ragazza che mi piace."
Mio padre mi osservò e dopo che ebbi finito gesticolò con la mano per poi rispondermi. "È una ragazza di buona famiglia. Perfetta per portare avanti il retaggio dei Keller, credo sia giunto il momento che tu ti guarda intorno e inizi a pensare al tuo futuro."
Strabuzzai, posai il bicchiere sulla scrivania e lo affrontai cercando di mantenere la calma. "Sei serio? Quella ragazza non è il mio tipo il suo hobby preferito è sperperare il denaro del padre e infilarsi nei pantaloni di chi ha soldi per spennarlo per bene." Gli dissi con voce dura per poi dedicarmi al vero problema. "Chi sei tu per dire a me cosa devo fare della mia vita quando non sei stato in grado di gestire la tua di vita!" Lo accusai. "Hai messo incinta la mamma e quando hai scoperto che era incinta te ne sei fregato. Sinceramente mi chiedo se tu l'abbia sedotta per fare un dispetto allo zio Taddheus. Poi vogliamo parlare della madre di Michaela, se non si fosse ammalata in gravidanza tu l'avresti lasciata in Italia a morire anziché portarla a Boston. Così come Rafael è rimasto a Sydney in tutti questi anni, non so neanche che volto abbia mio fratello." Lo accusano puntandogli il dito contro. "Non parlare a me dei miei doveri, io so quali sono."
"Bada a come parli Gabriel e portami rispetto. Mi sembra che non ti ho fatto mai mancare nulla, è tempo che tu faccia il tuo dovere." Ringhiò mio padre.
Il mio dovere? Ancora! Non mi aveva fatto mancare nulla? Mi aveva portato via da Monaco a quattordici anni, via dalla mia famiglia e dai miei fratelli cui ero e sono ancora molto legato. "Mi sposerò dove,
come e quando lo dico io, soprattutto con chi dico io. I matrimoni combinati non sono per me." Conclusi, non sarebbe stato lui a decidere per me. 
Un colpo di tosse destò la mia attenzione, mi voltai verso il nonno che aveva seguito tutta la scena fino ad allora in silenzio.
"In realtà sono io che vorrei vederti sistemato figliolo." Ammise il vecchio. 
Incredulo mi portai verso di lui scuotendo la testa. "Sei serio nonno?" Gli chiesi.
Lui assentì. "Lascerò a te la mia società! Sei talentosi ed hai l'abilità finanziaria nelle vene, ti destri bene tra la gente e anche se non lo fai consapevolmente sei autoritario al punto giusto. Ti manca solo una cosa per poter essere il presidente della BCG." Allude il vecchio. 
"Ho solo ventiquattro anni! Sai che prima devo fare una bella gavetta, partirò per la Germania proprio per questo e sai che voglio prendere una seconda laurea." Risposi per poi indicare mio padre. "Lui è il tuo erede." 
"Hai detto che avresti lavorato comunque durante i corsi." Mi disse il nonno.
Ovvio, il secondo corso non mi avrebbe preso molto tempo, era una laurea integrativa. "Questo non cambierà il fatto che devo fare la gavetta." Ammisi.
"Farai lo stage a Monaco, poi una volta rientrato tuo padre ti sostituirà intanto che ti spratichi." Mi spiegò il nonno. 
Sospirai mettendo una mano sulla fronte e massaggiando gli angoli lentamente cercai di mettere insieme tutte le notizie. "Questo non deve implicate che mi sposi con Kristin Jenkins." Dissi risoluto.
"È un buon partito, sa stare nella società e saprà essere una buona padrona di casa e una madre eccellente per i tuoi figli." Concretizzò mio padre. 
"Ma a noi cosa cazzo ce ne frega dei Jenkins, da quando vediamo se una persona è adatta o meno." Gli risposi, al diavolo l'educazione ed il rispetto. Mio padre non si meritava nulla in quel momento, la sua ipocrisia l'avrei mandata altrove. Per questo mi rivolsi al nonno. 
"Voglio solo vederti felice prima di passare a miglior vita." Ammise il nonno. 
Io lo guardai sbalordito. "Lo stesso non c'entra nulla. Quando hai sposato la nonna non hai visto che fosse o meno ricca, che sapesse stare in società o altro." 
L'uomo mi sorrise ammiccante. "Quando ho conosciuto tua nonna stavo tirando su il mio impero. Nessuno mi osservava, a differenza di adesso, tutti guardano a noi come un riferimento." 
Feci una risata cinica. "Anche ai tempi di papà ci guardavano già con riferimento. Le balle raccontiamole a qualcun altro." Sbuffai prendendo il mio whisky scolandolo tutto d'un fiato. Poi posai il bicchiere intanto che mio padre ancora diede la sua opinione. 
"Kristin Jenkins è un ottimo parti..." 
"Smettila papà! Sei un ipocrita, tu vieni a fare la morale a me. Tu che sei stato il primo puttaniere di Boston e del Massachusetts." Lo zittii.
"Non ti azzardare a mancarmi di rispetto." Mi minacciò lui alzando il pugno. 
"Altrimenti cosa fai? Prendi la cinghia per punirmi?" Gli risposi nello stesso tono avvicinandomi a lui. "Sono abbastanza grande per impedirtelo adesso, inoltre offendersi per ciò che è evidente agli occhi di tutto il mondo mi sembra poco coerente." 
Al che anche il nonno si alzò dalla sua poltrona frapponendosi tra noi due. "Calmatevi. Thomas lascia che sia io a parlare con Gabriel." Disse tranquillo per poi cercare il mio sguardo. "Credo che Kristin Jenkins sia una persona deliziosa. Perché non provi a uscirci e conoscerla?" 
"Perché la conosco già! Ero a scuola con suo fratello e l'ho conosciuta che già flirtava con chiunque all'epoca. Io non cerco una santa ovviamente, ma neanche lei. La conosco da anni, non mi è mai piaciuta e non voglio sposarla." Ci tenni a precisare non credendo che avrei dovuto combattere anche con il nonno. 
"Era tanto tempo fa, adesso è una donna matura e sarebbe perfetta nel ruolo di signora Keller. Vi fidanzate e tra qualche anno potrete sposarvi e..." 
"E l'amore!?" Conclusi io fissandolo attentamente. "Quello che mi hai insegnato in questi anni, i valori che mi hai trasmesso?" Chiesi al nonno. 
Adesso era una questione tra noi due, dopo aver predicato sempre il bene non poteva venirsene e chiedermi un matrimonio senza amore, per soli scopi economici. Perché sicuramente questo c'era dietro, qualche affare tra Jenkins e papà. 
"L'amore è solo una favola Gabriel. Non dirmi che ci credi sul serio." Sbuffò mio padre 
Scossi la testa, era palese che lui ragionava con la testa, molto col suo uccello, escludendo a priore i sentimenti. Ma io non ero così, non come lui. Il nonno mi guardò e sospirò.
"Non hai mai avuto una ragazza seriamente Gabriel, hai ventiquattro anni e se avessi provato un minimo di sentimento per una sola delle tue avventure ti avrei dato ragione." Rispose rassegnato il nonno. "Ma passi da una ragazza all'altra, mi ricordi tuo padre e voglio evitare che tu: il futuro presidente della BCG faccia i suoi stessi errori." Disse accusando a quel punto me e mio padre. 
Smarrito guardai prima lui e poi l'altro che intanto si fissava la punta delle scarpe. Mi allontanai lentamente e annuii.
"Non sono come lui. Anzi, sono innamorato di una ragazza, una ragazza che non posso avere perché è ancora piccola." Ammisi a entrambi, cazzo avevo solo ventiquattro anni e mi mettevano già sulle spalle le loro responsabilità. Peggio ancora, gli errori di mio padre! Scossi la testa. "Sapete che vi dico? Se queste sono le regole la BCG non fa per me, sarà qualcun altro il vostro erede." Conclusi andando alla porta e chiudendomela alle spalle. 
Se credevano che ricattarmi sarebbe servito potevano toglierselo dalla testa. Avrei seguito il mio cuore, mi sarei trovato un lavoro altrove, non ero obbligato a vivere in una villa lussuosa e centenaria servito e riverito di tutto punto. Potevo vivere come uno stipendiato, in fondo ero un ragazzo di ventiquattro anni, spese non ne avevo e fortunatamente non avevo neanche famiglia. 

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La BCG - Boston consulting group esiste realmente, è una multinazionale ed io l'ho usata ma con nomi e storia diverse. Anche se come nella realtà qui nella storia ha sedi in tutto il mondo che includono oltre Monaco, Londra, Parigi, Milano, Tokyo (la prima sede estera nel 66). In totale sono 82 uffici, dovrebbero essere. Atlanta, New York, Nigeria, Mumbai, Roma, Sydney, Quatar, Philadelphia, Filippine...
Da Wikipedia Ogni anno BCG pubblica (e distribuisce a ciascuna delle 82 sedi nel mondo) articoli, report, ricerche e studi su diversi mercati e tematiche sia di forte attualità, sia che esse siano emergenti o appena delineate all'orizzonte.

Albero genealogico Keller

   
 
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