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Autore: Lamy_    15/01/2021    0 recensioni
La scomparsa di Rick ha cambiato gli equilibri del gruppo. Intanto che i leader di ogni insediamento cercano di sopravvivere, al Regno giunge una notizia che mette Ezekiel in allerta: alcuni Salvatori ribelli si stanno muovendo verso Cowart Lake.
La Guardia è un insediamento sotterraneo che sorge lungo le sponde di Cowart Lake ed è abitato da donne, bambini, anziani e persone bisognose di cure mediche. La direzione è affidata alle sorelle Astrid e Remy Wilson.
Ezekiel è costretto a rivelare l’esistenza della Guardia per fermare i Salvatori. La missione viene affidata a Carol, Jerry e Daryl.
I rapporti fra Astrid e Daryl sin da subito sono tesi e conflittuali. Lui pensa che la donna nasconda dei segreti. Eppure la loro collaborazione forzata cambierà il loro rapporto.
La verità è che alla Guardia si cela un segreto ancora più grande: forse è possibile trovare una cura.
La voce della cura si diffonde e Astrid e Remy diventano il bersaglio di un gruppo ignoto.
E come scrisse Vegezio: “Si vis pacem, parabellum.”
(trad. “Se vuoi la pace, preparati alla guerra”)
[Post 9x05. Contiene spoiler]
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Carol Peletier, Daryl Dixon, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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1. LE GUARDIANE
 
Astrid tornò a respirare solo quando Hunter le diede un colpetto alla spalla.
“Sveglia, Astrid!”
Lei sbatté le palpebre e tutto intorno il paesaggio si fece più nitido, sembrava si stesse risvegliando da un sogno. Ma non era un sogno. Abbassando lo sguardo, rivide il gilet di pelle nero. Era tutto vero.
“I suoi amici si stanno avvicinando.” Disse Yana, scrutando fra i rami.
“Non sono un Salvatore. Sono qui per conto del Regno.” Biascicò l’uomo.
“E io sono Babbo Natale.” Replicò Hunter, la sciabola contro la gola dello sconosciuto.
Astrid si massaggiò le tempie nella speranza che il suo cervello decidesse di mettersi a lavorare. Nonostante tutto, proteggere la Guardia era la sua priorità.
“Dategli la balestra.”
Yana e Hunter si scambiarono un’occhiata allibita.
“Scherzi? Non gli restituisco la balestra!” protestò il ragazzo.
Astrid drizzò la schiena come faceva quando doveva sgridare uno dei bambini della Guardia.
“Prendo io le decisioni. Lui viene con noi perché lo dico io.”
“Ci fidiamo di questo qui? Azzardato.” Commentò Yana.
Astrid ignorò i loro commenti, raccolse la balestra e la tese verso l’uomo.
“Alzati.”
L’uomo si mise in piedi, la sua altezza superava quella di Astrid tanto da riparla dal sole. Prese la balestra e l’assicurò sulla spalla, poi recuperò anche il suo coltello.
“Assurdo.” borbottò Hunter.
“Hunter, sta zitto. Allontana la sciabola.”
Il ragazzo infilò la spada nella custodia, ma la mano era serrata intorno all’elsa per essere pronto a un eventuale attacco.
“Ora che facciamo?” chiese Yana.
Astrid si strinse nella giacca di jeans, si sentiva ancora scombussolata dalla presenza dell’uomo.
“Tu e Hunter tornate alla Guardia e vi chiudete dentro. Qui fuori ci pensiamo noi.”
“Potremmo esservi d’aiuto!” disse Hunter.
“Per oggi avete fatto abbastanza. Tornate alla Guardia prima che si scateni la mia ira.”
I due adolescenti sbuffarono, erano talmente testardi che a stento una pietra avrebbe scalfito le loro teste dure. Yana afferrò il polso di Hunter per trascinarlo sulla via del ritorno. Nessuno voleva che l’ira di Astrid si scatenasse. Per ‘ira’ si intendeva una lunga ramanzina di almeno un’ora sul rispetto delle regole, sull’utilizzo controllato delle armi e tante altre chiacchiere che loro smettevano di ascoltare dopo cinque minuti.
“Sei qui per conto di Ezekiel?”
Astrid si voltò a guardare l’uomo, ma subito distolse lo sguardo perché il disagio era troppo.
“Sì. Sono qui con sua moglie Carol e Jerry.”
“Queste sono informazioni che tutti potrebbero conoscere. Devi dirmi altro perché possa fidarmi di te.”
L’uomo emise un sospiro a metà fra la stanchezza e l’irritazione. Stavano perdendo tempo mentre i Salvatori erano a pochi metri da loro, ma comprendeva anche l’esigenza di quella richiesta. Fidarsi non era mai facile.
“Ezekiel ha detto di farti questa domanda: viaggia tutto il mondo stando in un angolo. Cos’è?”
Astrid ridacchiò, era assurdo che Ezekiel ricordasse ancora quel vecchio indovinello.
“E’ un francobollo. Ezekiel ama gli indovinelli, e questo era uno dei suoi preferiti.”
“E’ una prova di fiducia?”
Quando Astrid si permise di guardarlo, si sentì la ragazza di dieci anni prima. Quegli occhi azzurri avevano la stessa intensità che un tempo l’aveva incantata.
“Più o meno. Comunque io sono ...”
Erano sul punto di stringersi la mano quando un uomo balzò alle loro spalle. Lo sconosciuto sollevò la balestra e Astrid impugnò entrambe le sue daghe. Una freccia le frusciò accanto all’orecchio mentre saettava per finire conficcata nel petto dell’assalitore.
“Che mira!” si complimentò lei.
“Sta tutto in come inclini il polso.”
Astrid avrebbe voluto dire che lo sapeva perché proprio lui glielo aveva insegnato, ma scelse di fare finta di niente per il bene di entrambi.
“Immagino sia così.”
Lo sconosciuto si girò con uno scatto fulmineo, la balestra puntata contro un cespuglio che si muoveva. Astrid rivolse la punta delle daghe nella stessa direzione.
“Oh, ehi!” disse Jerry.
“Jerry!”
Astrid lo abbracciò di slancio, la gioia di rivedere un vecchio amico era immensa. Con lui c’era una donna dai lunghi capelli grigi, la stessa che aveva visto nel binocolo.
“Lei è Carol, la moglie di Ezekiel.” Disse Jerry con un sorrisone.
“Rimandiamo a dopo le presentazioni.” Mormorò l’arciere.
I Salvatori erano vicini, non c’era tempo per tornare indietro e rifugiarsi nella Guardia.
“Ne conto almeno cinque.” Disse Jerry, sporgendo il collo per guardare.
“Uno scontro impari.” Disse Astrid.
L’arciere fece segno con la mano di indietreggiare, poi chiuse le dita a pugno per indicare il luogo dove nascondersi. Si appostarono dietro due grandi querce per tendere un’imboscata. Astrid era finita con Jerry, e in parte la consolava sapere di avere dalla sua parte una persona conosciuta.
“Bella spada, Jerry. È nuova?” sussurrò lei con un sorriso.
“Ti ringrazio. È un regalo del Re per i miei servigi.”
Astrid adocchiò l’arciere alla sua destra e si morse le labbra, incerta sulla sua identità. Magari era solo un tizio con lo stesso gilet. Oppure aveva rubato l’indumento all’uomo che aveva conosciuto dieci anni prima. Oppure, ed era più probabile, la sua mente le stava giocando un brutto scherzo.
“Astrid.”
Jerry le toccò la spalla per svegliarla dal suo stato di trance. Astrid tornò alla realtà perché i Salvatori erano a un metro con le armi brandite. Avvolse le mani intorno alle daghe e chiuse gli occhi per un attimo, attingendo alla propria forza interiore come le aveva insegnato Yana.
L’attesa era quasi dolorosa. Jerry e Astrid guardavano l’arciere per avere il segnale, ma sembrava non arrivare mai. Lei sentiva la pressione pulsare in tutto il corpo. Non amava combattere e non era neanche brava, perciò quello scontro le procurava più agitazione del solito.
“Ora!” mimò l’arciere, la balestra già in posizione.
Astrid uscì allo scoperto con i gomiti piegati, sfoderando le daghe dalla cintura. I Salvatori erano ormai davanti a loro con le pistole puntate. Se avessero sparato, il rumore avrebbe attirato i vaganti e per questo era essenziale metterli fuori gioco prima che premessero il grilletto.
Una donna, capelli rossi e sorriso meschino, si avventò su Astrid con ferocia. La ragazza cadde per terra e si parò il viso con il braccio per evitare di essere colpita. La donna le morse l’avambraccio, al che Astrid le diede un calcio negli stinchi e subito si rimise in piedi. Il braccio non sanguinava, ma i segni dei denti erano ben visibili nella pelle.
“Disgustoso.” Commentò Jerry alla sua destra.
“Non dirlo a me.”
La donna tornò alla carica, questa volta non stava sorridendo e sembrava più agguerrita di prima. Astrid incrociò le braccia davanti al petto con le lame dei pugnali rivolte verso la nemica. Odiava uccidere, però doveva anche ammettere che i Salvatori erano spietati e che senza di loro il mondo sarebbe stato un po’ più sicuro.
“Astrid!” gridò una voce.
Solo allora si accorse di un uomo alle sue spalle, ma era troppo tardi. L’attimo dopo si ritrovò distesa per terra con un coltello che premeva sulla giugulare. L’uomo che l’aveva atterrata puzzava talmente tanto che dovette reprimere un conato di vomito. Il Salvatore stava per affondare la lama nel suo collo quando le ricadde addosso con tutto il peso.
“Devo sempre salvarti il culo?” scherzò Ryan.
Astrid fece un sorriso genuino, lieta che il suo amico stesse bene. La felicità durò poco, come sempre del resto. Intorno a loro infuriava lo scontro. Carol aveva messo KO un Salvatore; Jerry ne aveva infilzato un altro con la spada; e l’arciere stava estraendo una freccia dal cranio della donna con i capelli rossi.
“Ne manca uno.” Disse Astrid, il fiato corto per via dell’impatto.
“Abbassati!” le disse l’arciere.
Astrid si abbassò e una freccia sibilò sopra la sua testa prima di penetrare nella schiena del quinto Salvatore che stava tentando di scappare.
“Bel colpo!” esclamò Jerry.
Ryan osservò i nuovi arrivati con circospezione.
“Dobbiamo uccidere anche loro?”
“Loro vengono dal Regno. Sono nostri amici, suppongo.” Disse Astrid.
Carol sorrise, si sistemò l’arco sulla schiena e raccolse la pistola dell’uomo che aveva battuto.
“Io sono Carol. Sono la moglie di Ezekiel.”
“Ed è la regina.” Precisò Jerry con fare solenne.
Ryan strabuzzò gli occhi, non credeva di poter vivere tanto a lungo da conoscere una regina in mezzo all’Apocalisse.
“Okay, vostra maestà. Che ne dite di toglierci da qui? Siamo un bersaglio.”
“Prima sistemiamo questi stronzi.” Disse l’arciere.
Nei minuti successivi l’uomo piantò il proprio coltello nelle teste dei Salvatori a terra per evitare che si risvegliassero come vaganti. Si pulì la lama sulla manica della giacca usurata e si incamminò verso la torretta, al che gli altri si accodarono.
Mentre il gruppo si mosse per raggiungere la torretta, Astrid si prese un momento per tastarsi il collo ed essere sicura che la ferita non fosse profonda. Si imbrattò le dita di sangue, poche gocce che suggerivano una ferita superficiale.
“Stai bene?” chiese l’arciere.
“Sì.”
Ora Astrid poteva vederlo bene. Capelli lunghi, occhi azzurri dalla fessura stretta nascosti dalle ciocche castane, barba intorno alla bocca, e un paio di tatuaggi appena riconoscibili sulla mano e sul braccio. E poi c’era il gilet nero. Una delle ali non c’era più, restava solo la traccia blanda delle cuciture. Decise di fare un azzardo, quindi si presentò e tese la mano.
“Io sono Astrid Williams.”
L’arciere le strinse brevemente la mano, la sua stretta era sicura e forte.
“Daryl Dixon.”
Sul viso di Astrid si formò un sorriso luminoso.
 
“Sai quanti germi hai potuto contrarre durante lo scontro con i Salvatori? Tanti, troppi!”
Astrid alzò gli occhi al cielo per l’ennesima lamentela di Remy. Ogni volta che qualcuno tornava ferito, lei elencava tutte le tipologie di germi che era possibile contrarre avendo la pelle lacerata.
“Sto bene, Remy. Grazie per avermelo chiesto!” disse, ironica.
Remy arrossì e continuò a disinfettare il collo della sorella con delicatezza.
“Scusami, hai ragione. Come stai? Hai bisogno di stenderti?”
“Sto bene, tutto sommato.”
Astrid d’istinto pensò che nella stanza accanto sedeva l’arciere e il suo cuore cominciò a battere forte. Inevitabilmente sorrise come una ragazzina alla prima cotta. Remy storse il naso all’espressione da ebete che aveva assunto la sorella.
“Perché sorridi come se stessi pensando ad un gelato con triplo cioccolato?”
“Ti ricordi che la sera della mia laurea siamo andati al Blue Tavern per festeggiare? Ecco, lì ho conosciuto quel tipo con cui ho giocato a freccette.”
“Intendi il tipo con il fratello molestatore e che poi è stato arrestato?”
Astrid si accigliò, non aveva mai considerato la faccenda secondo quell’ottica. Però Remy era quella razionale fra le due, per cui non si stupì di quel mancato ragionamento.
“Detto così è brutto, ma sì. Te lo ricordi bene?”
Remy gettò nel cestino la garza sporca di sangue e ne prese un’altra per applicare una fasciatura intorno al collo della sorella.
“Me lo ricordo bene. Hai parlato di lui per un mese intero!”
Astrid rise, consapevole di aver assillato la sorella e la cognata con quella storia.
“L’ho trovato.”
“Chi?”
Remy sussultò quando Astrid le agguantò i polsi per tenerla ferma. Non amava essere toccata con tanta irruenza, però lo sguardo trasognato della sorella l’addolcì.
“Remy, ho trovato quello sconosciuto del pub. E’ qui! E’ venuto dal Regno.”
“Come fai a esserne certa? Magari è morto in cella. Sai quanti germi assassini si possono contrarre in una cella? Le carceri non sono note per essere pulite.”
Astrid emise un grugnito irritato. Lei parlava di qualcosa di magico e la sorella blaterava di germi e carceri.
“Indossa lo stesso gilet con le ali.”
“Coincidenza.”
“Il suo cognome è Dixon, proprio come il mio sconosciuto.”
“Altra coincidenza.” Ribatté Remy.
Il sorriso di Astrid si spense ad ogni obiezione di Remy. In dieci anni potevano essere accadute troppe cose. Magari quel gilet era il simbolo di qualche circolo di bikers, questo avrebbe spiegato la coincidenza. La Georgia era enorme e il cognome Dixon poteva appartenere a troppe persone, come del resto il suo stesso cognome. Eppure c’era un dettaglio che non riusciva a spiegarsi.
“I suoi occhi sono gli stessi. Quando mi ha guardata prima, io … io ho sentito la stessa emozione di allora.”
Remy le scostò una ciocca di capelli e sorrise dolcemente, sua sorella si perdeva troppo spesso nelle favole.
“Oppure il momento di tensione causato dai Salvatori ti ha scombussolato le emozioni.”
Astrid sospirò. Remy aveva ragione sulla tensione che poteva aver influito sulle emozioni. È risaputo che l’agitazione può creare effetti contrari nella mente.
“Forse hai ragione tu. Scusami.”
Remy si affrettò a concludere il bendaggio, dopodiché batté le mani per l’ottimo lavoro.
“Ah, faccio dei bendaggi favolosi!”
Astrid si costrinse a sorridere, anche se non ne aveva nessuna voglia.
“Vado a cambiarmi la maglietta.”
“Ricordati che dobbiamo ringraziare la regina e il suo entourage.” Le ricordò Remy.
Con quale coraggio Astrid avrebbe affrontato l’arciere?
 
Astrid entrò nella sala comune con le mani affondate nelle tasche posteriori dei jeans. La stanza era stata liberata in modo da ospitare solo la regina e il suo entourage, e a loro era stato offerto cibo e acqua. Jerry salutò la ragazza con la mano mentre con l’altra arraffava una manciata di noccioline.
“State bene?” domandò Remy.
“Sì, grazie. Siete state molto gentili.” Disse Carol con un sorriso.
Astrid capì subito che quello era un sorriso di cortesia, uno di quelli che riservi agli sconosciuti per non sembrare troppo scortese.
“Perdonate la sfacciataggine, ma perché siete qui?”
Gli occhi di Carol si spostarono su Astrid, ora non sorrideva più.
“Ezekiel si è preoccupato dopo aver ascoltato il messaggio alla radio. Ha detto che è vivo grazie a voi e che era giunto il momento di ricambiare il favore. Siamo venuti in vostro aiuto, tutto qui.”
Remy spinse la carrozzina verso il tavolino occupato dalle bevande e si versò un bicchiere d’acqua.
“E’ vero che lo abbiamo salvato. Ezekiel è un tipo molto simpatico, mi piace!”
Mentre la sorella si stava dimostrando cordiale, Astrid non riusciva a essere amichevole. Fissava la parete davanti a sé per non guardare l’arciere, che se ne stava seduto in un angolo a ispezionare le sue frecce.
“La Guardia ringrazia voi e il Re. Siete stati molto gentili a venire in nostro soccorso.”
“Perché questo posto è segreto?”
Astrid si irrigidì quando a porre la domanda fu Daryl. Prese un respiro per calmarsi.
“C’è una ragione ben precisa.”
“Sarebbe?”
Daryl ora la stava guardando, ma lei non gli rivolgeva neanche mezzo sguardo. Le mani nelle tasche si strinsero a pugno per via della tensione.
“Remy, per favore, mostra ai nostri ospiti perché questo posto è segreto.”
Remy annuì e fece cenno agli altri di seguirla in tour che avrebbe chiarito la ragione della loro segretezza. Mentre tutti le passavano accanto, Astrid rimase immobile come una statua. Solo Jerry le diede un colpetto alla spalla.
“Tu non vieni?”
“Vi raggiungo tra un minuto.”
Rimasta da sola, buttò fuori tutta l’aria che aveva trattenuto. Si stava comportando male, lo sapeva, ma proprio non riusciva a spegnere le emozioni. Sarebbe stata una lunga e tormentosa giornata.
 
“Questo è il motivo per cui la Guardia è un insediamento segreto.”
Remy aprì una porta a doppio battente e sollevò un braccio per sottolineare ciò che aveva detto.
“Oh.” Fece Carol.
La mensa era gremita siccome era ora di pranzo, voci e odori si mescolavano nella grande stanza. Donne, bambini e anziani affollavano il luogo. Alcuni erano seduti ai tavoli, altri servivano le pietanze e altri ancora consegnavano le posate e le razioni d’acqua.
“Proteggiamo un prezioso bottino.” Esordì Astrid dietro di loro.
Jerry entrò nella sala con gli occhi spalancati per la meraviglia.
“Solo loro abitano qui?”
“Noi accogliamo donne, bambini e anziani bisognosi di cure. Siamo all’incirca settanta persone.”
Una bambina sventolò la mano a mo’ di saluto e Carol ricambiò con un sorriso.
“Che posto è questo? E’ enorme.”
Astrid sedette a un tavolo appartato e invitò gli ospiti a fare lo stesso, era meglio parlare lontano da orecchie indiscrete.
“Un tempo era una base militare della marina. Siamo arrivati qui grazie a Ryan perché all’inizio della sua carriera da soldato ha lavorato in questo stabile per alcuni mesi. La base è davvero molto grande, ci sono cinquanta stanze da letto dotate di bagno personale, una sala comune, la mensa, la torretta che sbuca all’esterno per avere una migliore visuale e poi c’è la saletta di controllo dove sono collocati l’impianto elettrico e idraulico.”
“L’acqua arriva da una diga?” volle sapere Jerry.
Remy scostò una sedia per stare comoda e si schiarì la voce, pronta a esporre il progetto grazie al quale avevano risolto il problema dell’approvvigionamento idrico.
“All’inizio l’acqua proveniva dalla diga, ma dopo un paio di mesi la diga si è svuotata. L’unica risorsa idrica a disposizione era il lago, perciò io e mia madre abbiamo ideato un impianto che raccogliesse l’acqua del lago e che la filtrasse in modo da renderla potabile. Inoltre, l’impianto porta l’acqua direttamente nei bagni della Guardia.”
“Un ottimo piano.” Disse Carol, colpita da quella soluzione.
Astrid si era oscurata in volto, la menzione di sua madre aveva fatto più male del solito. Non si era ancora abituata alla sua assenza.
“E come vi difendete?” chiese Daryl.
Remy accarezzò il braccio della sorella e fece un piccolo sorriso amaro.
“L’unica squadra di difesa che abbiamo sono Astrid e Ryan. Loro escono ogni due giorni per controllare il perimetro, eliminare eventuali vaganti troppo vicini e per procacciare il necessario come cibo, medicine, vestiti.”
Daryl storse le labbra, c’era qualcosa di strano in quel posto.
“Solo due persone proteggono questo posto enorme?”
Astrid strinse di nuovo le mani a pugno. Lo scetticismo dell’arciere la stava facendo andare su tutte le furie.
“All’inizio c’erano sette soldati, tra cui anche Ryan. Sono stati uccisi durante una missione per cercare acqua potabile. Da un paio di anni siamo rimasti solo io e Ryan.”
Remy toccò la mano di Astrid per calmarla, non era facile per lei elaborare quel lutto.
“Scusa.” mormorò Daryl.
“Non importa.”
“Indovina chi sono!”
Due grandi mani si piazzarono sulla faccia di Astrid, che si dimenò sulla sedia nel tentativo di divincolarsi.
“Hunter, leva le mani dalla mia faccia!”
Hunter scoppiò a ridere, adorava darle fastidio per godersi la sua reazione sdegnata. Con lui c’erano Clara e Yana.
“Sei divertente come sempre.” Disse il ragazzo, rideva ancora.
Hunter era un sedicenne dalla testa rasata, pelle bianca come la porcellana, occhi grandi e verdi come uno smeraldo. Era un ribelle, non sottostava a nessuna regola imposta da Astrid e per questo erano in perenne faida.
“Hunter, lasciala in pace.” Lo riprese Yana.
Yana aveva la stessa età di Hunter, aveva i capelli neri e setosi che le toccavano le ginocchia, e i suoi occhi altrettanto neri erano sempre sereni e gioiosi.
“Gente, loro sono Hunter e Yana. Stanno con noi dall’inizio.” Disse Remy.
Jerry ridacchiò quando Clara si nascose dietro la schiena di Astrid. Quest’ultima la prese in braccio e la fece sedere sulle proprie gambe.
“Lei è Clara, la nostra dolcissima birbantella.”
Clara, biondissima ed energica, aveva cinque anni ed era legata ad Astrid quasi fosse sua madre. In realtà, la sua vera madre era morta durante il parto e da allora le sorelle Williams si occupavano di lei in tutto e per tutto.
“E’ la figlia di Olga.” Disse Jerry, un velo di tristezza nella voce.
Jerry aveva conosciuto Olga tempo addietro, quando Ezekiel aveva deciso di lasciare la Guardia per creare un proprio insediamento.
“Sì. Le somiglia tanto.”
Astrid baciò la testa di Clara e poi osò sollevare lo sguardo. Daryl la stava guardando con fare indagatore, la stava studiando come avrebbe fatto con una preda durante la caccia. La ragazza tornò a guardare Carol per non arrossire come una ragazzina.
“Quando avete intenzione di ripartire? Tra poche farà buio, vi conviene restare qui per la notte.”
“Sì, mi sembra un’ottima idea.” Acconsentì Carol.
“Remy, ci pensi tu a trovare una camera per i nostri ospiti?”
Remy avvertì una certa urgenza nella voce della sorella, voleva scappare da lì il più lontano possibile. Faceva così quando si sentiva sopraffatta.
“Ci penso io, certo.”
Astrid si congedò con un mezzo sorriso e si affrettò a raggiungere Ryan nella torretta. Non poteva restare con Daryl un minuto di più, era una sensazione di asfissia insopportabile. Le ricordava una vita passata che si era sgretolata. Le ricordava la persona che era stata dieci anni prima e che non esisteva più.
 
Astrid trovò Ryan che sgranocchiava un pacco di patatine mentre monitorava la sponda del lago dalla finestrella.
“Ehi!”
“Ehi! Com’è andata con gli ospiti?”
Lei si lasciò cadere sulla poltrona malandata, la pelle si era scorticata e la seduta aveva preso la forma di Ryan per tutte le ore trascorreva nella torretta.
“Sembrano delle persone perbene.”
Il marine si voltò con le sopracciglia corrugate poiché aveva colto una certa reticenza.
“C’è altro che dovrei sapere?”
Astrid pensò a Daryl, all’insistenza con cui l’aveva guardata in mensa, e sentì un brivido lungo la schiena.
“Lo sai che c’è. Non è il momento giusto per avere degli estranei qui.”
“Quando andranno via?”
“Domattina. Stanotte resteranno qui per non affrontare il viaggio durate la notte.”
Ryan accartocciò il pacco vuoto di patatine con troppa forza, voleva sfogare un po’ di rabbia sulla carta.
“Remy che ne pensa?”
“Remy è … Remy. Lei non capisce quanto sia importante mantenere certi segreti.”
Astrid si passò le mani fra i capelli, ed era incredula che non fosse calva considerato tutto lo stress a cui era stata sottoposta negli anni.
“Domani sarà tutto finito. Loro andranno via e noi procederemo come stabilito.” Disse Ryan.
“Siamo ancora lontani dalla risoluzione.”
“Ma non per questo ci possiamo arrendere. Astrid, sento che la risoluzione è vicina. Non dobbiamo mollare proprio ora.”
Astrid si morse l’interno della guancia, un brutto vizio che non la lasciava da quando era bambina e a scuola la prendevano in giro per le strambe acconciature che le faceva sua madre.
“Domani controlleremo tutto da capo. Forse capiremo qualcosa in più.”
“D’accordo. Io esco a uccidere un vagante vicino al lago, tu tieni a bada i nostri ospiti.”
Astrid vide Ryan armarsi di coltello e uscire all’aperto per bloccare la strada al vagante prima che inquinasse l’acqua.
 
All’ora di cena la mensa fu invasa dagli abitanti della Guardia. Tutti seguivano la fila in maniera ordinata, rispettavano la consegna dei vassoi e poi sempre con ordine andavano a sedersi.
“Broccoli? Bleah!” si lagnò Hunter.
Yana gli diede uno schiaffetto sulla nuca e ritirò il proprio vassoio. Era sicura che quella sera avrebbe mangiato doppia razione di broccoli.
“Ti lamenti sempre. Sta un po’ zitto.”
Hunter le fece la linguaccia e lei in risposta gli fece il dito medio. Si misero a ridere mentre prendevano posto al loro tavolo preferito. Remy era già al suo posto e mangiava il purè di patate con gusto.
“Questo purè dovete mangiarlo, è squisito!”
“Astrid!” strillò Clara.
La bambina corse con le braccia spalancate e Astrid la prese in braccio al volo. Le scoccò un bacio fra i capelli che profumavano di fragola e la strinse in un abbraccio.
“Hai fame, piccola?”
“Sì.”
Astrid si mise in fila come gli altri, non aveva mai surclassato nessuno solo perché era una dei leader. Il suo sorriso si tramutò in una maschera di freddezza quando alle sue spalle comparve Daryl. Per un istante la sua mente le mandò un flash di quella sera, quando entrambi avevano messo le mani sulla maniglia e poi lui l’aveva fatta passare.
“Ciao!” disse Clara, salutando con entrambe le manine.
Daryl abbozzò un sorriso e fece lo stesso gesto con la mano.
“Ciao.”
Astrid strinse Clara a sé, voleva usare la bambina come uno scudo dietro cui ripararsi.
“Clara, non dare fastidio al signore.”
“Nessun fastidio.” Mormorò lui, la voce roca.
Clara allungò la mano per toccare la barba di Daryl, che non si scompose affatto. Astrid, invece, era arrossita per le azioni innocenti della piccola.
“Clara, basta adesso oppure ti faccio mangiare tutti i broccoli.”
“No! I broccoli no!”
Daryl ghignò per l’espressione terrorizzata della bambina a quella minaccia. Le fece l’occhiolino e Clara ridacchiò.
“Puoi prendere quello che vuoi. Sei un ospite.” Disse Astrid senza voltarsi.
“Mmh.”
Lei socchiuse gli occhi, era lo stesso modo in cui dieci anni prima le aveva risposto lo sconosciuto col gilet. Scosse la testa come a voler sradicare quei pensieri. La fila aveva avanzato, quindi Astrid prese il proprio vassoio e cercò di prendere anche quello di Clara. Poiché la bambina in braccio era un ostacolo, il vassoio quasi le cadde di mano.
“Ci penso io.” intervenne Daryl.
Prelevò il vassoio della bambina e, dopo aver ricevuto il proprio, guardò Astrid con le sopracciglia inarcate. La ragazza rimase a guardarlo per qualche secondo, quegli occhi azzurri la stavano mandando in paranoia.
“Il tavolo è quello laggiù.” Biascicò a fatica.
Si incamminò verso Remy e agli altri con le ginocchia che tremolavano. Daryl la seguiva, torreggiando su di lei con la sua altezza. Sperava solo che quella giornata finisse, oppure sarebbe impazzita.
“Eccoti finalmente!” disse Remy, la bocca piena di pane.
Hunter lanciò un’occhiataccia a Daryl, non fidava di lui e lo innervosiva la sua vicinanza ad Astrid. Si alzò e gli tolse dalle mani il vassoio di Clara.
“Puoi andartene.”
“Hunter!” lo rimproverò Yana.
Astrid si girò verso Daryl con la vergogna che la divorava per il malo modo in cui Hunter si era espresso.
“Scusa, Hunter non conosce le buone maniere. Grazie per il vassoio.”
Erano così vicini che riusciva a scorgere l’ombra di una cicatrice sulla spalla sinistra di Daryl.
“Prego.”
Daryl se ne andò per congiungersi con Carol senza dire altro. Astrid si sedette e infilò il cucchiaio nel purè di patate, ma aveva lo stomaco chiuso e si limitò a spiluccare il cibo nel piatto.
 
Astrid stava rientrando in camera sua dopo aver raccontato a Clara la favola della buonanotte. Era stremata, le ultime ore erano state più pesanti del solito e voleva solo mettersi a letto. Si stupì quando vide che la porta della camera che condivideva con la sorella maggiore era semiaperta. All’interno qualcuno stava parlando. Astrid si accostò per origliare.
“Cosa possiamo fare per ricambiare il favore?” era la voce di Remy.
“Prima hai parlato dell’impianto idrico che hai ideato e sono rimasta molto colpita. Sarebbe utile averti con noi al Regno.” Stava dicendo Carol.
“Avete bisogno di un impianto simile al Regno?”
“Abbiamo bisogno di molte cose. Il Regno è in difficoltà e sta cadendo a pezzi. L’acqua giunge a stento nelle case, le tubature esplodono all’ordine del giorno e i campi non sempre riescono a produrre il necessario.”
Astrid riusciva a scorgere Remy che si muoveva avanti e indietro con la carrozzina, mentre Carol era in piedi contro il muro.
“Io sono una biochimica, non mi occupo di ingegneria. Però potrei aiutarvi lo stesso.”
“Davvero lo faresti? Che sollievo! Ovviamente alloggeresti nella casa più bella del Regno e ti riporteremmo qui a lavori conclusi. A meno che tu non decida di restare con noi.”
Remy trasalì quando Astrid fece irruzione nella stanza con gli occhi che sprizzavano rabbia.
“Forse la regina sta scambiano la nostra ospitalità come un servigio alla corona. Beh, si sta sbagliando.”
“Astrid, non fare così.” Disse Remy, allibita da quella reazione rabbiosa.
“Faccio come mi pare perché questa è casa nostra. Sempre che tu non voglia trasferirti al Regno.”
Astrid era così infuriata che avrebbe voluto spaccare i mobili pezzo dopo pezzo. Remy gettò uno sguardo imbarazzato a Carol, era maleducazione litigare davanti agli ospiti.
“Il Regno versa in grandi difficoltà. Possiamo davvero lasciare quelle persone in tali condizioni? La mamma diceva sempre che aiutare il prossimo è un atto doveroso.”
“Mamma è morta e tu hai trentacinque anni, direi che sei grande abbastanza da scegliere seguendo la logica.”
Remy abbassò la testa, ferita dalle parole velenose della sorella. Astrid non ce la faceva più a sostenere quella situazione, dunque lasciò la camera sbattendo forte la porta.
“Astrid ha ragione, è giusto che tu resti qui.” disse Carol.
Remy gonfiò il petto come le aveva insegnato suo padre, mai arrendersi davanti alle difficoltà.
“No, Astrid si sbaglia di grosso. Sono grande abbastanza da prendere le mie decisioni senza di lei. Se il Regno ha bisogno di aiuto, io sono ben disposta a venire con voi. Tornerò dopo che vi avrò aiutati a sistemare casa vostra.”
 
L’indomani Astrid si risvegliò con la schiena dolorante. Aveva dormito sulla poltrona malandata della torretta e i suoi muscoli ne avrebbero risentito per giorni. Dopo il litigo con Remy, si era isolata per riflettere. La Guardia nascondeva un segreto che nessuno doveva conoscere, era una questione troppo importante perché finisse nelle mani di molta gente. Il suo compito, oltre a quello di mandare avanti l’insediamento, era quello di custodire il segreto con la sua stessa vita. Il radar sul pannello dei comandi iniziò a lampeggiare comunicando la presenza di qualcuno nel perimetro della Guardia.
“Che diamine …”
Astrid attraverso la finestrella vide Carol che spingeva la carrozzina di Remy, e con loro c’erano anche Jerry e Daryl che portavano gli zaini. Ciò che lasciò la ragazza interdetta erano Hunter e Yana che si rincorrevano davanti a Remy. La stavano tutti lasciando da sola.
“Tua sorella è impazzita per caso?”
Ryan era appena entrato con l’espressione sconvolta, anche lui aveva visto il gruppo da un altro punto di osservazione.
“Devo andare con lei.”
“Ovviamente. Remy è una che parla troppo e se dovesse rivelare il segreto …”
Ryan non aggiunse altro, quella reticenza bastava a chiarire il concetto di pericolo.
“Lo so. Remy è fondamentale per la missione.”
“Astrid, lo sai che Dorothy ha la priorità assoluta.”
Astrid sentì un nodo avvilupparsi alla gola, quasi come un cappio in procinto di spezzarle il respiro.
 
“Aspettate! Aspettate!”
Astrid correva per raggiungere il gruppo con lo zaino che pesava sulle spalle e il peso di Clara fra le braccia. Remy sorrise e batté le mani in preda alla gioia di avere sua sorella accanto.
“Ci mancava la guastafeste.” Disse Hunter, ma nascondeva un sorrisetto.
Yana si prodigò per prendere Clara in braccio e depositarla a terra, poi le diede la mano e la fece salire sul cavallo con Jerry.
“Sei dei nostri?” chiese Carol.
Astrid si piegò sulle ginocchia per riprendere fiato, sfiancata dalla corsa.
“Non lascio mia sorella e i miei ragazzi. Io vado dove vanno loro.”
Il rombo di una moto riecheggiò nella boscaglia, spaventando uno stormo di uccelli che volò in una sola ombra nera. Daryl si fermò davanti al carro trainato da Carol in sella ad una moto grigia con la carrozzeria graffiata.
“C’è qualche problema?”
“Astrid ha deciso di venire con noi.” disse Jerry, allegro.
Per una frazione di secondo Daryl guardò Astrid, che aveva ancora le gote arrossate per lo sforzo. La ragazza ricambiò lo sguardo, distogliendolo subito dopo e mordendosi le labbra. L’arciere fece un rapido cenno con la testa, poi rimise in moto e partì per primo. Essendo in moto, il suo compito era quello di stare in prima linea per annunciare eventuali pericoli.
“Andiamo.” Disse Carol.
Sul carro c’erano Carol e Remy davanti mentre Hunter, Yana e Clara sedevano dietro. Remy allungò la mano e Astrid la strinse, usando la stretta come una leva per salire sul carro. Si sedette affianco alla sorella e fece incastrare le loro dita.
“Andiamo.”
 
 
Salve a tutti! ^_^
Con questo capitolo ho cercato di introdurre i personaggi, i loro rapporti e soprattutto ho fatto cenno a Dorothy che è la protagonista della storia. Era una sorta di capitolo di passaggio.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima, un bacio.

 
  
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