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Autore: valwrites    16/01/2021    1 recensioni
11x04 dal punto di vista di Ian. In cui Ian pensa, pensa e pensa ancora un po'.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ian Gallagher, Mickey Milkovich
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'Gallavich - Stagione 11'
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Se vuole passare la mattinata in questo modo, davvero non vede perché no. Non che nessuno in questa casa abbia alcun diritto di farlo sentire in colpa o qualcosa del genere. Sicuramente non Mickey. Non quando proprio lui ha passato settimane intere sul divano a fare assolutamente nulla. E sì, ora ha davvero trovato un lavoro. E quindi? Vuole un cazzo di premio o qualcosa di simile? Per non parlare del fatto che si tratti di un lavoro pericolosamente al limite del legale, ma se Mickey è così orgoglioso da non volerlo capire, non c’è davvero nulla che Ian possa fare ormai. 

Quindi eccolo adesso, a mangiare cereali e bere whiskey di prima mattina. Come cazzo ci è arrivato a questo punto? Non riesce davvero ad individuare il momento in cui da beatitudine coniugale tutto sia iniziato a precipitare verso perché cazzo non mi ascolti? Tuttavia, se davvero ci rimugina sopra, ancora e ancora, come del resto sta facendo da settimane ormai, gli sembra che tutto sia cominciato verso la fine di marzo, quando il mondo è andato irrimediabilmente a farsi fottere. 

Non pensa di star chiedendo molto, davvero. Non ha neanche l’energia di spiegare per l’ennesima volta il motivo per cui non vuole che Mickey faccia qualcosa di illegale. Quindi fanculo. Tutto ciò che ha intenzione di fare oggi è guardare cartoni animati e bere quanto basta per magari smettere di pensare a tutta questa situazione di merda. A tutti i loro problemi. Magari la sua mente gli darà tregua e smetterà finalmente di immaginarsi Mickey dietro le sbarre. 

Non si tratta neanche del fatto che non si fidi di Mickey. Si fida di lui, davvero. Sa benissimo quanto Mickey sia intelligente e che si rende conto di cosa stia facendo. Ma ciò non lo fa sentire meno spaventato in alcun modo. È spaventato a morte, a dire il vero. Non vuole perdere tutto, non di nuovo. Non vuole che il loro matrimonio cada a pezzi. Non vuole perdere Mickey. Non è sicuro di poterlo sopportare, di poter rivivere nuovamente tutto ciò. Non può, davvero. 

E ora la sua testa si trova in un posto completamente diverso, così lontano che non sente i passi di Mickey sulle scale, non sente la sua voce. O magari la sente. Magari la sente ma semplicemente non vuole parlargli perchè è colpa sua se si sente così. E sì, i Milkovich che si trasferiscono alla porta accanto con le loro sparatorie e i loro polli e i loro cimeli razzisti non aiutano, così come non aiuta il fatto che Ian sia riuscito a farsi licenziare durante la peggiore crisi economica degli ultimi decenni. Quindi se se la prende con Mickey, è quel che è. Non si sente in colpa, o forse sì. Un po’. Ma importa davvero? Non lo sta prendendo a pugni o urlandogli contro. Lo sta solamente ignorando.

Ma ora le mani di Mickey sono sulle sue spalle e non può più ignorarlo, davvero. Sente il suo anello premere per il più breve dei momenti sulla sua spalla sinistra e lo fa sentire un po’ meglio, in un certo senso. Non manca di ricordargli che non è solo in tutto ciò. Mickey è qui, sono insieme. Gli ricorda che nonostante tutto sembra stia andando nella direzione sbagliata, sono pur sempre insieme. E magari tutto è frustrante in questo momento, ma alla fine non lo sarà più, giusto? Ian lo spera davvero. 

Lo vede che Mickey è preoccupato. Sa esattamente cosa sta pensando. E magari Ian non aspetta altro che lo dica. Che controlli, cazzo, perché sì, non è normale per lui stare seduto senza fare nient’altro che mangiare e bere. Non è normale per lui sentirsi giù di tanto in tanto. Non può essere troppo ma non può neanche essere troppo poco. Deve essere normale. Altrimenti è allarmante. Lo odia, cazzo. Gli è permesso di sentire le cose. Non significa che stia necessariamente in uno stato maniacale o depressivo. Vuol dire che è umano. Lo odia, cazzo. 

Ma ciò che non si aspetta è Mickey che gli offre un lavoro. Non si aspetta che Mickey gli prenda delicatamente, così delicatamente, la ciotola di cereali dalle sue mani e gli dica di andare a vestirsi. E forse è leggermente stupito da ciò, o forse non lo è, dopotutto, perchè certo che Mickey sa esattamente come gestirlo. Ovviamente sa cosa dirgli in momenti come questo. Ma, in ogni caso, Ian non ha intenzione di invischiarsi in qualcosa di illegale e non sa davvero come renderlo più chiaro a questo punto. Quindi declina semplicemente l’offerta e si dirige verso le scale, sperando che Mickey lo lasci in pace.

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Ovviamente non lo fa. È proprio dietro di lui, appoggiato allo stipite della porta. Ian lo sa, anche se non lo può vedere. Vuole semplicemente trovare un asciugamano e andare sotto la doccia e magari piangere un po’ perché sente di star per esplodere da un momento all’altro. E quando Mickey gli chiede, “Perchè ti stai comportando così?” si volta finalmente e lo guarda negli occhi per un breve momento. Non c’è traccia di veleno nella sua voce, è solamente preoccupato e Ian si sente un po’ uno stronzo. Ma non importa perchè non si farà coinvolgere in qualcosa che potrebbe potenzialmente farli sbattere di nuovo in prigione. Non ne ha la minima intenzione. Quindi si limita ad alzare le spalle e passa accanto a Mickey, dirigendosi in bagno.

Non chiude a chiave la porta perché non c’è una serratura ma sa anche che Mickey non lo seguirebbe qui. Non questa volta, perlomeno. Sì, Mickey potrebbe essere preoccupato ma ha ancora il suo orgoglio. Non lo pregherà di parlargli, Ian lo sa bene e si sente sollevato, in un certo senso. Non ha voglia di parlare in questo momento. 

Entra nella doccia e l’acqua è calda sulla sua pelle ed è una sensazione così bella e deve chiudere gli occhi perché stanno letteralmente bruciando ormai. Almeno può far finta che sia acqua. Ma non lo fa sentire meglio, a dire il vero. Non può ingannare se stesso. Sa benissimo che non è acqua. Sa perché sta piangendo. I loro problemi sembrano così grandi in questo momento e si stanno accumulando uno sopra l’altro, non può farci niente. Vuole semplicemente avere una vita normale. Vuole che loro due insieme abbiano una vita normale. Una vita normale con una casa loro, un cane e stronzate del genere. Non vuole doversi preoccupare ogni giorno per la loro sicurezza. Non gli sembra di star chiedendo molto. 

Non vuole farsi coinvolgere nella cazzata illegale di Mickey. Non vuole. Potrebbe anche essere legale, ma non suona legale per niente. Ma quando torna nella loro stanza, la sua pelle calda e ancora bagnata dalla doccia, e vede Mickey, un ex carcerato, con quella cazzo di pistola in mano, non ha davvero una scelta, giusto? Non può lasciarglielo fare. Non può, quindi se assicurarsi che Mickey non vada in giro rischiando di essere catturato dalla polizia significa che Ian troverà un’alternativa migliore a una pistola che lo farà comunque sembrare adatto per il lavoro, lo farà. 

Se Mickey non riesce a capire che non vuole che finisca in prigione di nuovo, allora si assicurerà personalmente che non finisca in prigione di nuovo. Fanculo. Non può rischiare che succeda una cosa del genere, mai. Non può rischiare Mickey Milkovich -suo marito, l’amore della sua vita. 

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E magari non è un’idea così pessima, dopotutto. Magari ce l’avrebbero fatta. Cazzo, per mille dollari al giorno ce l’avrebbero fatta sicuramente. 

Mentre si allontanano dalla fabbrica, Ian non può fare a meno di sentire questo brivido bruciargli dentro al corpo mentre pensa, mille cazzo di dollari al giorno. Mickey sta ridendo vicino a lui e quando si gira per guardarlo vede quello sguardo sul suo viso. È chiaramente divertito, ed è felice, e non riesce a smettere di sorridere. Cazzo, neanche Ian riesce a smettere di sorridere. Devono sembrare due cazzo di idioti. 

“Mickey.” Dice alla fine e si rende conto, in quel momento di essere leggermente senza fiato, ma cazzo, è così eccitato. “Non posso crederci, cazzo.”

E forse, ad essere onesti, si aspetta quasi che Mickey dica qualcosa come te l’ho detto, stronzo, ma quel che effettivamente esce dalla sua bocca lo fa sentire come se quel poco di aria che era rimasto nei suoi polmoni fosse stato tirato fuori dal suo corpo. 

“Vieni qui.” Dice Mickey, e Ian si sente come se potesse fluttuare, cazzo, quando Mickey prende la sua testa nelle sue mani e lo bacia proprio lì, in mezzo alla strada. 

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Note dell'autrice: un po' in ritardo causa università, esami e chi più ne ha più ne metta, ma eccola qui. Ho provato a fare qualcosa di diverso dal solito, e non sono così presuntuosa da chiamarlo flusso di coscienza, ma quello era più o meno l'obiettivo. Spero vi sia piaciuta, se volete fatemi sapere cosa ne pensate!
Come sempre mi trovate su Twitter
Vi informo inoltre che qualora siate interessati potete trovare questa e le altre storie tradotte in inglese su Archive
Alla prossima!
Ps: il titolo lascia un po' a desiderare, ma è quel che è.
   
 
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