“Il mio nuovo sottoposto è molto migliore di te”.

Anche qui, sul ponte della nave che decreta la mia vittoria sul ragazzo tigre -che decreta la sconfitta del mio maestro- quelle parole non fanno altro che continuare a rimbombarmi in testa.

Ho sempre cercato l’approvazione del Signor Dazai; ironicamente l’ho ambita ancora di più negli ultimi 4 anni, da quando ha detto definitivamente addio alla nostra organizzazione.

Ho resistito all’impulso di cercarlo - anche solo per osservarlo da lontano - per diventare più forte. Mi bastava una sola parola, un solo complimento.

Poi, finalmente, l’ho rivisto. Alla fine ho risentito la sua voce come un eco mai svanito; la mia maschera, però, ha resistito al turbamento dell’animo.
 
 
Non più un mero ragazzino.
Non più l'orfano debole dall'inutile abilità. 
Ma il ragazzo che aveva superato le aspettative. 
Solo il terrore di Yokohama.
 
 
Come membro di spicco della mafia dovevo (e devo) portare a termine il mio compito. Volevo dimostrargli la mia inflessibilità, la mia forza, la mia capacità al comando…però c'era lui.

Qualcosa lo legava a quella tigre…una profondità che ho sempre voluto mia ma che non mi ha mai donato. Ed è lì che un forte senso di rancore verso quel ragazzo ha iniziato a pervadermi. Un rancore divampato in odio non appena lo ha posto 5 gradini sopra di me.

Se non posso odiare il mio maestro, allora detesterò il suo sottoposto.

Che cosa ha in più di me? È debole, perennemente spaventato dal mondo e in continua lotta con sé stesso. Il Signor Dazai ha sempre detestato queste caratteristiche.
Ho subito fior fiori di calci e pugni quando, i primi tempi, erano elementi distintivi anche della mia persona.

Perché sì, avevo paura.

Tanta paura.

Parecchia paura.

Quando mi sono unito alla mafia era perché non avevo altra scelta; quella era l’unica via di salvezza per proteggere la mia persona e, soprattutto, mia sorella.
L’unica possibilità che ci consentiva un tetto sopra la testa e un pasto caldo.

Ciò non cambia che sapevo a cosa stessi andando incontro, ma ora non importa più. Ora mi sento forte ed è per questo che sarò sempre devoto all’organizzazione.


Inutile.
Senza speranze.
Senza ambizioni.
Un randagio.
 
 
Sono io il portatore di sangue in questa città. L’uomo più aggressivo della mafia.

Ormai non so fare altro e l’angoscia della gioventù -il rimorso dell’omicidio- non esiste più da tempo.

Una nuova testa è un nuovo trofeo.

Non guardo più in faccia nessuno. Non sento più niente se non rabbia e, nei confronti del mio maestro, una forte sensazioni di impotenza.

Per quanto io ci provi, non arrivo mai. E non ho nessun alleato dalla mia parte…probabilmente sono io ad aver rifiutato tutti, anche la vicinanza di mia sorella. Fuori sono suo fratello, ma nell’organizzazione solo un suo superiore, qualcuno che non si può contestare o avvicinare.

A volte mi piacerebbe avere un complice per rendere tutto un po’ più semplice…ma l’unico che vorrei non mi approva e non sembra intenzionato a farlo.
 
 
Quando mi hai lasciato sono morto più di quanto tu possa immaginare.
Isolato. Sono succube del peso del mondo.
Mi riempi i polmoni e porti via l'aria.
Non so mai se è colpa tua o mia.


Il dualismo che mi avvicina e allontana.

Ecco chi è Osamu Dazai.

Una sola sua parola potrebbe farmi anche contravvenire agli ordini del boss.

E lui lo sa.


Il mio maestro.
Il mio tutore.
Il mio aguzzino.
 
 
So che Kyouka sta andando a liberare il tuo sottoposto, il ragazzo che consideri migliore a mio discapito.

Oggi sancirò la mia superiorità.

Oggi il Re chinerà la testa di fronte al Fante.

Anche oggi, il Re, non darà la sua approvazione al Fante.

Il mio sguardo corre un’ultima volta al mare.

Non sarò mai più secondo a nessuno.

Mi preparo alla lotta.

Forgiato dal rimpianto di non essere abbastanza.