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Autore: LaNana    18/01/2021    0 recensioni
Liz ha ventidue anni, è solare, spigliata, bella e simpatica. Un giorno il destino le mette sulla strada il suo Mito: Dani Silva, famoso, dannatamente bello, allegro e gioviale, insomma, l'uomo dei sogni. Da lì un susseguirsi di situazioni esilaranti, comiche e nostalgiche. Che ne sarà di loro?
Dal primo capitolo.
Arrivata in corridoio, percorrendolo, incrocio altri due uomini FIFA e lì il mio cuore si ferma. Poi scalpita. Poi si ferma di nuovo. Poi…poi non lo so, so che sono rimasta impalata, bocca spalancata, lingua a terra e occhi fuori dalle orbite. Danilo Ricardo Dias Barros De La Silva. Meglio conosciuto come Dani Silva, portiere del Barcellona e della nazionale brasiliana. Non che il mio più grande sogno erotico, lo ammetto.
- Dani Silva.- bisbiglio più per autoconvincermi che sia lui che per altro. Mi passa a fianco e mi sorride. Sorriso bianco latte a duecentosettantasette denti. Ottantamila punti gratis per lei signor Dani Silva. Lo seguo con lo sguardo. Occhi neri e profondi, capelli corti e sempre spettinati, viso da Maschio, mascella squadrata, un metro e novantadue di muscoli e agilità, e tutto il resto che sbavo solo a pensarci. No non ce la posso fare.
- Ciao.
Mi sta salutando?
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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The Chance
Segui il cuore.


Chapter fourteen.
We're gonna get it.

 

27 maggio 2012.
Stadio Cruyff, Barcellona.
20 gradi, ventilato, quindi percentuale di umidità molto bassa.
Seduta sull’erba dell’area di rigore, faccio stretching.
La tensione è palpabile e temo che un coltello non sarebbe sufficiente per tagliarla, sarebbe più utile una motosega.
Tra le ragazze non vola una mosca, tutte in religioso silenzio, concentrate, tese, chi ripassa la tattica, chi ancora fa riscaldamento, chi lo termina, chi cammina in cerchio.
È da tanti anni che la società non porta a casa un primo posto in Liga e oggi sarà decisivo, quanto meno per rifarci dell’assenza della squadra ai campionati Uefa di questa stagione.
- Ehi Liz, tutto bene?- guardo Marisol, capitano della squadra, e le sorrido annuendo – Sei nervosa?- annuisco nuovamente, abbassandomi in un affondo cercando di rilassare i muscoli e riscaldare l’inguine – Ce la possiamo fare, restiamo concentrate e facciamo gioco di squadra. Come vedevamo ieri, loro usano sempre il 4 – 4 – 2 e la nostra tattica a diamante servirà ben poco, per questo dobbiamo giocare ad imbuto. È vero che non siamo abituate, ma potremo entrare dai laterali in area e canalizzare i loro attacchi al centro, così Teresa è più agevolata in porta. O almeno spero.- annuisco di nuovo, tornando in posizione eretta.
- Mi preoccupa perdere la parte centrale del campo dove Crista è più abituata. Per un centrale è difficile giocare al filo della rimessa laterale.- ammetto sinceramente.
- Ce la faremo.- mi batte una mano sul braccio e torna alle panchine, cambiando la maglia da riscaldamento con la divisa a scacchi blaugrana.
Dopo esserci tutte cambiate, aver atteso il lancio della monetina dopo il quale Marisol ha scelto palla, entriamo in campo mentre lo speaker annuncia la formazione.
Prendo posizione nella nostra metà campo, sotto la curva di casa dove veniamo acclamate da diverse migliaia di persone. Ogni volta è un’emozione travolgente, tutti pensano che il calcio sia uno sport prevalentemente maschile, ma vorrei mandare loro questa fotografia mentale.
Sugli spalti, invasi da bandiere e magliette blu e granata, un’orda di persone urla, acclama e batte le mani, e chiamano il tuo nome!
È gratificante, è stimolante, è vita. Respiro a fondo alzando le mani e salutando la curva blaugrana, lasciandomi travolgere dalla loro foga e determinazione quando presentano il mio numero, il 21. Sento un nodo formarsi in gola e le lacrime affluire agli occhi, non mi sono mai sentita così orgogliosa del mio lavoro.
Per lo stadio inizia a girare una ola, non interrompendosi mai nemmeno quando arriva alla tifoseria di San Sebastián, un nugolo di qualche centinaio di persone.
Marisol e Saray si fermano sul piccolo cerchio del centro campo, ci prepariamo tutte, guardandoci con cenni d’assenso.
Fischio dell’arbitro, calcio d’inizio.
 
È difficile descrivere le emozioni che si provano durante la partita, alterni la frustrazione di un’azione che scema nel nulla, all’adrenalina di un passaggio perfetto al millimetro, al timore di fare fallo quando entri in tackle su un’avversaria o di mancare proprio il bersaglio, l’ansia che sale quando una sequenza di passaggi ti fa sfondare l’area di gioco dell’avversario, la paura quando sei sul dischetto del rigore. Il calcio è come stare sulle montagne russe, terrore e euforia.
 
Sono passati ventisette minuti e siamo ferme ad un throw-in per il Real, il punteggio stabile sullo 0 – 0.
Mi tolgo e rimetto il cerchietto per togliermi dei ciuffi di capelli dal viso che mi si sono appiccicati alla fronte.
Fischio del giudice di gara e le giocatrici effettuano la rimessa laterale.
Il pallone arriva alla ragazza che sto marcando e, saltando per ricevere, ci scontriamo sgomitando, la palla ci supera e arriva sui piedi di una delle attaccanti biancoazzurre che corre velocemente nella nostra area di rigore. Dopo la caduta mi alzo e scatto per cercare di intercettarla, è nella mia area di copertura e, mentre le mie compagne cercano di intervenire purtroppo invano, raggiungo la mia avversaria nel momento in cui calcia in rete e mi lancio in piena traiettoria, mancando completamente il pallone e atterrando malamente.
Il pallone entra in rete.
Barcellona 0 – Real Sociedad 1.
Mi metto seduta, massaggiando la spalla sulla quale sono caduta e guardo le mie compagne. Marisol si avvicina e mi tende la mano per aiutarmi ad alzarmi, la afferro e mi rialzo. Il mio capitano mi da una pacca sulla spalla per incoraggiarmi e mi avvicino a Gil, approfittando dell’attesa che tutte le ragazze tornino al proprio posto e l’arbitro faccia ripartire il match.
- Gil, soffriamo così. Dobbiamo tornare alla nostro solito modulo con Crista centrale, non posso reggere una partita intera sulla fascia da sola, siamo deboli e l’imbuto non facilita niente.- annuisce mentre si sfrega le mani. Si avvicina al quarto uomo comunicando di essere pronti a ripartire e annuendo mi fa un gesto con la mano: è il saluto dei vulcaniani, mano aperta e una “V” a formarsi tra medio e anulare. È la nostra formazione a diamante. Rientro in campo correndo con il saluto vulcaniano al vento e tutte le mie compagne si mettono nelle nuove posizioni.
Sento la spalla destra indolenzita e pulsare, la faccio ruotare aiutandomi con la mano sinistra e riporto l’attenzione sul campo da gioco, Saray e Marisol nuovamente al dischetto di metà campo. Al fischio del direttore di gara ci mettiamo in moto per sfondare il centrocampo avversario, corro sulla fascia destra, cercando di tenermi il più smarcata possibile. Crista mi passa il pallone e continuo a correre tenendolo al filo della riga laterale.
Arriva la numero 8 del Sociedad e mi fermo tenendo il pallone sotto al piede destro, cerco di muovermi lateralmente per scartarla, ma mi ostruisce ogni volta bloccandomi. Con la coda dell’occhio vedo Marisol liberarsi e col collo esterno del piede le passo il pallone, scattando verso la zona centrale del campo andando a sostegno del gioco. La palla ritorna sui miei piedi e con brevi e veloci scambi, mi porto insieme a Marisol e Crista in area avversaria. Marisol crossa verso il centro dell’area e Crista torreggia le avversarie, con un perfetto colpo di testa insacca il pallone in rete.
Barcellona 1 – Real Sociedad 1.
La partita si riapre dopo soli 4 minuti, ecco di che pasta siamo fatte.
 
Sono seduta su una delle panchine dello spogliatoio e Berto mi sta massaggiando le gambe frizionandole intensamente per lenire la fatica del primo tempo, chiusosi sul pareggio. Bevo dalla cannuccia dell’acqua elettrolitica e appoggio testa e la schiena al muro, cercando di rilassarmi per quanto possibile, quando sentiamo un leggero bussare alla porta.
- ...dobbiamo evitare il più possibile le palle lunghe, non sono alte ma sono veloci...avanti!- invita Gil, ad entrare. Dani, Maxwell, Messi e Piqué entrano nello spogliatoio sorridendo - ¡Hola chicos! Gracias por ser aquí, las chicas necesitan vuestra ayuda.- ci guardiamo tra di noi, sollevo la testa nel sentire Gil parlare con qualcuno e Berto smettere di lavorare sulle mie gambe. Dani si accuccia davanti a me poggiando le sue gigantesche mani sulle mie ginocchia, dove deposita un bacio.
- ¡Hola chicas! Sappiamo che state facendo fatica e che le ragazze del Sociedad sono probabilmente più forti e preparate di quel che pensavate, ma possiamo farcela, siamo ad un passo.- Messi si avvicina a Gil mentre parla – State per scrivere la historia, sono più di veinte anni che la società femminile non vince nemmeno uno scudetto, nemmeno prima de ser el Barcellona come lo conoscete voi, state arrivando dove nessuno prima di voi era arrivato.- una stretta alle ginocchia mi fa voltare e incontro gli occhi di Dani.
- Ti sei fatta male alla spalla?- annuisco e bevo dell’altra acqua – Berto ti ha sistemato un po’?- altro sì con la testa – Mi rispondi a monosillabi perché sei ancora arrabbiata?- lo guardo negli occhi e muovo la testa in senso negativo.
La verità è che è stata una litigata difficile da smaltire, questa sua arroganza e supponenza sul come gestire la mia vita prima che arrivasse lui mi ha davvero fatto ribollire il cervello per settimane, ma sono arrivata ad arrendermi all’evidenza, cioè che semplicemente è un uomo geloso e che non vuole che altri uomini pestino i fiori nel suo giardino. Io sarei il giardino di Dani, nello specifico.
- Mi fa male la spalla, sto solo cercando di rimanere concentrata.- poso gli occhi sulla borraccia in mezzo alle mie gambe, gambe che traballano nervosamente, finché Dani non le stringe a sé e solleva il mio viso dal mento.
- Devi cercare di tenere la mente sgombra, pensa al pallone e nient’altro, non esisto io, non esisti tu non esiste il dolore. Solo. Il. Pallone.- lo fisso, le nostre fronti appoggiate e gli occhi riflessi in quelli dell’altro. Mi poggia un fugace bacio sulle labbra, alzandosi.
- E per diritto di cronaca l’Atletico sta perdendo contro la Huelva.- guardo Crista negli occhi, seduta accanto a me, sento le pupille dilatarsi. Mi volto verso Piqué che ha appena sganciato la bomba.
- Di quanto Gerard?- solleva lo sguardo dal cellulare da cui sta seguendo le partite.
- È sotto di due reti, Liz. Capisci Leo,? Sotto di due contro la Huelva!- mi alzo e stendo la mano a Crista, mentre i ragazzi deridono la nostra diretta avversaria.
- Ce la facciamo.- le dico e prende la mia mano per mettersi in piedi.
- Ce la facciamo.

 

PICCOLO SPAZIO LaNana

Ciao a tutt*!!
Con di mezzo il Natale, il Covid, il Natale E il Covid è stato un casino, ma eccoci qui di nuovo!
Spero che a voi sia andato tutto bene e per Natale in ritardo, vi regalo questa bella partitina di calcio.
Baci a tutt*

LaNana

   
 
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