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Autore: Demy77    20/01/2021    2 recensioni
Ad un anno di distanza dalla messa in onda delle ultime puntate della quinta stagione di Poldark sono stata ispirata proprio da questa parte della storia.
La vita dei Romelza si intreccia con le trame dei rivoluzionari francesi e ne è messa a dura prova…ma ho immaginato un possibile sviluppo alternativo ed un finale diverso da quello visto in tv.
Bugie, inganni, colpi di scena rischieranno di allontanare per sempre i nostri eroi, ma il vero amore, si sa, trionfa sempre!
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Demelza Carne, Nuovo personaggio, Ross Poldark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La deposizione di lord Falmouth prese le mosse dalle circostanze in cui aveva conosciuto Ross Poldark, circa cinque anni prima, quando il valente capitano aveva organizzato una spedizione per liberare  Dwight Enys da una prigione in Francia. Il lord raccontò che in quella occasione Poldark aveva tratto in salvo anche suo nipote Hugh Armitage e che in seguito a quella impresa era sorto un debito di gratitudine , con una più assidua frequentazione tra le due famiglie; poi il suo adorato nipote, da lui originariamente designato quale erede politico a Westminster, era morto per un male incurabile, cosicchè Ross era stato scelto come candidato ideale per proseguire quel percorso.
Il Procuratore si spazientì ad ascoltare quel dettagliato resoconto e, obiettando la non pertinenza della domanda rispetto all’oggetto del processo, invitò l’avvocato della difesa a tornare a tempi più recenti.
Lorrain lo accontentò subito: “Potete dirmi, Milord, quando avete appreso delle accuse di tradimento a carico di Poldark e come avete reagito alla notizia?”
“E’ successo nel mese di maggio scorso; avevo inviato il mio segretario, John, a svolgere delle commissioni  in banca a Truro e quando è rientrato a palazzo mi ha comunicato che in città non si parlava d’altro che di questi francesi arrestati e di Ross Poldark come loro complice. Mi sono messo subito in carrozza per cercare di saperne di più, ma l’unico risultato è stato subire la pretesa delle autorità di perquisire la mia abitazione, in quanto Poldark era scomparso e lo si cercava presso chiunque avesse con lui qualche legame. Come se fosse concepibile che io potessi dare protezione ad un presunto criminale, per quanto fosse una persona che godeva della mia stima! Mi opposi, dicendo che avrei informato immediatamente Sua Maestà di questo sopruso. La mia reazione, dite? Ero furibondo! Avevo incontrato Poldark solo pochi giorni prima, quando avevamo concordato circa la posizione da assumere nella discussione parlamentare per l’abolizione della schiavitù. Mi era sembrato piuttosto sbrigativo, ma molto concentrato sul tema della discussione e desideroso di portare a buon fine la nostra battaglia. Difatti la sua linea politica era passata in Parlamento, tutto pareva andare per il meglio e lui cosa aveva fatto? Sparire, inspiegabilmente , mettendo a rischio la sua carriera e la mia reputazione per averlo supportato! Ritenevo che, una volta trovatosi implicato in quella spiacevole faccenda, colpevole o innocente che fosse avrebbe dovuto ricorrere al mio aiuto, ai miei consigli, ed invece non mi aveva informato di nulla!”
“Cosa avete fatto allora?”
“Decisi di svolgere delle indagini per conto mio, diciamo”- rispose Falmouth, lasciando balenare un lampo furbo nello sguardo.
“Potreste essere più preciso?”
“Avvocato, sono in politica da oltre 40 anni e conosco bene come funzionano certi meccanismi. Secondo voi è plausibile che degli stranieri per mesi, indisturbati, progettino un’invasione di un’altra nazione? Siete così ingenuo da credere che gli Stati non dispongano di mezzi per acquisire informazioni su questo tipo di attività? Non sapete che ogni governo ha dei funzionari, chiamiamoli così, che agiscono nell’ombra con il ben preciso compito di tutelare i propri confini e la propria sovranità?”
“Servizi segreti…”- suggerì Lorrain.
“Esattamente! – rispose Falmouth - Ho fatto ricorso alle mie conoscenze londinesi al fine di procurarmi un contatto con qualcuno operante in quel delicato settore, per capire cosa ci fosse di vero in ciò che si mormorava qui a Truro. Pensai, in quel momento, che ammesso che Poldark fosse un imbecille ed avesse seriamente cospirato contro il nostro regno – cosa che non credevo allora e non credo neppure ora – la conoscenza esatta di cosa realmente fosse accaduto mi avrebbe permesso di salvare almeno il salvabile, scindendo le nostre meritorie battaglie parlamentari dal suo autore così chiacchierato.”
“Cosa accadde poi?”
“Riuscii a procurarmi quel contatto. Spiegai i motivi per cui intendevo ottenere quelle informazioni e naturalmente il mio buon nome fu garanzia sufficiente affinchè la mia richiesta fosse soddisfatta. Venni quindi a sapere che era noto da tempo ai servizi che alcuni estremisti rivoluzionari francesi puntavano ad invadere le nostre coste, approfittando del malcontento della popolazione cornica; che Napoleone Bonaparte apparentemente li sosteneva, ma in realtà la sua diplomazia stava lavorando congiuntamente alla nostra per giungere alla pace che poi, difatti, è stata firmata; che questo gruppo estremista era stato segnalato dalle parti di Sawle almeno sei mesi fa e Ross Poldark non era tra coloro che lo avevano sostenuto, quanto meno in una prima fase. Scoprii anche qualcos’altro di molto interessante.”
“Spero che sia pertinente al nostro processo” – si lamentò il rappresentante dell’accusa.
Falmouth non si curò di quel commento acido e continuò.
“Ricorderete senz’altro che circa un anno fa il nostro sovrano è riuscito a scampare ad un attentato. Ricorderete anche, perché c’è stato grande clamore in proposito, che l’attentatore è stato assolto per incapacità di intendere e di volere ed è stato recluso in un manicomio perché socialmente pericoloso. Quello che non sapete è che questo tentato omicidio del re, nel corso di una rappresentazione teatrale, fu sventato proprio da Ross Poldark.”
Nell’udire quella notizia dirompente il mormorio del pubblico divenne ingestibile. Non appena fu ristabilito il silenzio in aula, Falmouth, dalle cui labbra ormai pendeva tutta la giuria, proseguì sicuro di sé: “Mi domandai allora – come certamente ognuno di voi starà facendo in questo momento – se fosse possibile che un uomo talmente coraggioso da frapporsi ad un assassino per salvare la vita di Sua Maestà, appena pochi mesi dopo compisse azioni incompatibili con quella manifestazione di lealtà, lavorando sotto banco per consegnare l’Inghilterra nelle mani di Bonaparte… mi interrogai su quelle ragioni, ma non ne trovai. E come me non ne trovarono neppure i servizi, che sebbene avessero infine appreso la notizia del coinvolgimento di Poldark con il gruppo di rivoltosi francesi non assunsero alcuna iniziativa nei suoi confronti.”
“Il processo Despard vi ricorda qualcosa?”- intervenne il Procuratore.
“Signor giudice, finora ho taciuto, ma sottolineo che è in corso l’esame di un teste della difesa. Non è ancora iniziato il controesame da parte dell’accusa. Queste continue interruzioni da parte del signor Procuratore sono illegittime, oltre che intollerabili! – sbottò Lorrain.
Merceron non era lieto della piega presa dal processo, e autorizzò Falmouth a rispondere.
“Non ho mai conosciuto personalmente Edward Despard; so che era stato il comandante di Poldark nella guerra per l’indipendenza americana e che era suo amico. Ricordo però che, nonostante la sua posizione sia stata attentamente vagliata in quei mesi, non è stato dimostrato che l’odierno imputato condividesse le idee sediziose di quell’uomo, non vedo quindi che rilievo possa avere la domanda dell’accusa.”
“Lo spiegherò nella mia requisitoria, Vostro Onore. Se la difesa non ha altre domande – disse il Procuratore, conscio che fino a quel momento il suo agire non era stato conforme alle regole processuali - con il vostro permesso vorrei chiedere al teste un chiarimento”. Ottenuto l’assenso, egli proseguì: “Mi sembra, Milord, che tutto ciò che abbiamo finora udito, per quanto molto suggestivo, sia frutto di vostre valutazioni e che le informazioni che ci avete riferito siano assolutamente prive di riscontro. Il fantomatico funzionario che ve le avrebbe fornite, chi è, dove si trova? Come facciamo a credere a voi sulla parola, quando non c’è alcun documento che suffraghi quanto dite?”
Falmouth sorrise sornione. Era giunto il momento che aspettava da due giorni, quello in cui il topo era caduto nella sua trappola.
“Come voi ben sapete, chi lavora per i servizi non può mostrare il suo volto e rivelare il suo ruolo pubblicamente. La persona che mi ha fornito queste informazioni si chiama Whickam. Qui – e così dicendo Falmouth estrasse dal gilet un plico sigillato con ceralacca – c’è la dichiarazione scritta resa da Whickam in mia presenza, con la sua firma autenticata da un notaio, che riproduce esattamente quanto io ho finora fedelmente riferito. Whickam si trova in questo momento presso la mia dimora ed è disponibile a venire a confermare personalmente le sue dichiarazioni dinanzi alla Corte, ovviamente purchè il processo si svolga a porte chiuse, in assenza di pubblico, per ragioni di sicurezza”.
Il plico fu consegnato a Merceron da un cancelliere, il giudice ruppe il sigillo e lesse rapidamente, in silenzio, il contenuto del documento.
“E’ autentico” – concluse il magistrato, ed ordinò che il documento venisse esaminato dalla giuria.
“A questo punto credo che sia superfluo convocare Whickam di persona, vero Vostro Onore?”- disse Lorrain, godendosi lo smacco subito dal Procuratore e dallo stesso Merceron. La testimonianza di Falmouth si era rivelata una vera manna dal cielo.
Concluso l’ esame dei testimoni, venne data la parola prima al Procuratore e poi a Lorrain per la discussione finale. Mentre il primo cercò di porre l’accento sulle reticenze di Poldark e sulla sua inspiegabile fuga  – “se non avesse avuto nulla da nascondere non lo avrebbe fatto!” - Lorrain, restando evasivo sulle ragioni di tale fuga, evidenziò che c’era un equivoco di fondo alla base di quel processo: la Corona non aveva inteso assumere provvedimenti contro i presunti responsabili del crimine , consentendo che fossero giudicati in patria, era quindi illogico affermare la colpevolezza di Poldark in mancanza di responsabilità accertata di coloro di cui in teoria egli era complice. “Mi sia consentito affermare che la  forca la meriterebbe chi ha imbastito questo processo per ragioni puramente politiche, senza premurarsi di acquisire prove sufficienti!”- aveva concluso il francese.
La Corte si ritirò a deliberare e, pur essendo ormai buio, diede la lettura del verdetto quella stessa sera.
Ross fu assolto dall’accusa di alto tradimento e fu condannato soltanto ad una multa di tremila ghinee per non aver tempestivamente denunciato le attività dei francesi.
Mentre Warleggan, inviperito, trascinava via il piccolo Valentine, seguito a ruota da Hanson, Ross, finalmente da uomo libero, riceveva le congratulazioni dei suoi tanti amici e simpatizzanti.
Prima di correre ad abbracciare suo marito, Demelza si avvicinò a Lord Falmouth e gli prese la mano, come per volergliela baciare.
“Io e mio marito vi saremo per sempre debitori, milord”.
Il vecchio ritirò la mano e fece un gesto come per dire che non importava. Si avvicinò all’orecchio della donna e le sussurrò: “Diciamo che sono stato io a ripagare un mio debito nei confronti di vostro marito. Per me ha avuto un valore inestimabile che sia stato consentito ad Hugh di morire nel suo letto, anzichè trapassato da una pistola o da una spada nel corso di un duello”; poi, senza aggiungere altro, si allontanò.
La donna rimase impietrita: non aveva mai immaginato che quella vecchia volpe avesse intuito quel che c’era stato tra lei e Armitage…. Pensò tuttavia che, per quanto non fosse fiera del suo comportamento, se quell’errore aveva contribuito alla salvezza di Ross, non rimpiangeva di averlo commesso.
Ora non le restava che raggiungere suo marito. Attraversato un capannello di gente, dopo aver stretto la mano a mille persone e ringraziato con le lacrime agli occhi il prezioso avvocato Lorrain, Demelza si lasciò circondare dal travolgente abbraccio di Ross ed assaporò la sensazione di sicurezza che provava ogni volta che era nelle sue braccia.
L’incubo era finito, Ross era libero e potevano tornare insieme alla loro vita di sempre a Nampara, senza più nubi all’orizzonte.
  
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