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Autore: FraJV_94    22/01/2021    0 recensioni
Vivienne Shepard è una giovane studentessa del college con una problematica famiglia alle spalle, alle prese con una minaccia proveniente dal passato che incombe su di lei. La sua protezione verrà affidata a una misteriosa Organizzazione, di cui Emily Lennox è la più brillante agente, da sempre impegnata nella ricerca di una pericolosa criminale.
La vita delle due donne si intreccia alle indagini, tra presente e passato, entrambe alle prese con amori difficili e destini complicati.
"-Devo farti un paio di domante. Vorrei che tu mi rispondessi con sincerità, se ti è possibile-
Vivienne lo guardò sorpresa. Era la prima volta da quando era arrivata in quel luogo che qualcuno la trattava con gentilezza, senza imporle di fare qualcosa.
Annuì.
-Allora, ti ricordi com'è iniziata la storia con David Cooper?-"
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 11 

 

BakersfiledCalifornia – Qualche tempo prima 

 

-No, no, Danny, non va bene così. Dobbiamo cambiare piano- fece Rusty 

Lui, Emma e Danny stavano lavorando a un piano alternativo per uscire dal casino in cui li aveva fatti precipitare Matt, che nel frattempo si stava limitando a controllare gli ostaggi. Matt, infatti, aveva dato fuoco al furgone, ma aveva scelto un luogo meno nascosto del previsto e i federali lo avevano subito trovato. Un contrattempo che non avevano previsto. 

-Possiamo farli fuori- propose Rusty, che continuava a fumare una sigaretta dopo l’altra.  

-No. È fuori questione- rispose subito Emma.  

-Si è affezionata?- chiese Danny, sorridendo sarcastico.  

-Oh  

-No, invece- ribatté Emma, piccata. –Mi sembra solo inutile, è una perdita di tempo adesso. Dovremmo poi sbarazzarci dei corpi e non abbiamo tempo a disposizione per coprire le nostre tracce-  

-Beh, mi sembrano ottime giustificazioni. Dobbiamo andarcene di qui senza di loro. Adesso- fece Rusty, raccogliendo alcuni fogli.  

-A che ora arrivano domani a prelevarli?- chiese Emma, continuando a pensare a quale sarebbe stata la via migliore per uscire da quella situazione.  

-Alle 8- rispose Danny.  

-Non puoi contattarli, e chiedere che vengano prima?- chiese Emma, rivolgendosi a suo padre.  

-Stai scherzando? Ci daranno la metà dei soldi- rispose lui, scuotendo la testa.  

-E chissene frega, dai! Vuoi che ci becchino?-  

-Merda-  

Si girarono a guardare Danny, che stava fissando lo schermo del suo pc, sconvolto.  

-Siamo bruciati- disse.  

-...cosa?- esclamò Rusty 

Danny girò lo schermo verso di loro.  

Era la pagina proveniente da un server dell’FBI. C’era la foto di un furgone, al centro dello schermo. Emma riconobbe i volti di suo padre, di Danny e di Jennifer.  

Erano stati bruciati.  

 

~ 

 

-Come ti chiami?-   

La domanda di Jennifer fece provare a Emma molta pena per lei, appariva molto ingenua ai suoi occhi.  

In realtà Jennifer sapeva che li avrebbero uccisi, infine. Aveva la sensazione che ormai era questione di poche ore.  

Aveva sviluppato una sorta di attaccamento a Emma, sentiva come se fossero amiche.  

-Davvero vuoi sapere come mi chiamo?- rispose Emma, abbozzando un sorriso. La situazione era tesa, ma non voleva trattare male la ragazza.  

Jennifer annuì. –Si, voglio saperlo-  

Emma sbuffò, continuando a sorridere. –Se te lo dicessi, poi dovrei ucciderti-  

Ridacchiò.   

Jennifer rabbrividì. -Vuol dire che non ci ucciderete?- chiese, timorosa.  

-No. Noi vi abbiamo solo rapiti- rispose Emma candidamente.  

-Ma vi abbiamo visti in faccia- continuò Elena, che iniziava a essere confusa.  

-Tieni così tanto a farti uccidere?-   

La ragazza scosse la testa. -No... Ma... Non lo so... Non mi sembra logico... Vi abbiamo visto in faccia-. Parlava a fatica, ancora debilitata a causa della febbre.   

Emma la stava aiutando a camminare, reggendola in piedi.  

-Vedi, ti daremo una pillola e ti dimenticherai di questi cinque giorni. Non ricorderai nulla. Per questo vi abbiamo mostrato le nostre facce-  

-Be, allora non siete la peggior specie di criminali-  

Emma la guardò stralunata.  

-Jennifer ma senti cosa stai dicendo?- fece, prima di scoppiare a ridere. –Sei stata torturata. Io ho quasi rotto il polso al tuo amico. Non esistono criminali buoni-   

-Tu lo sei- osservò Jennifer.   

È in preda ai deliri della febbre, pensò Emma, divertita da quella situazione. Non aveva mai avuto a che fare con una prigioniera come Jennifer e la trovava buffa e molto tenera.  

-Credi davvero che sia buona?- fece poi, cambiando espressione tutto d’un tratto.   

-Mi hai salvata due volte. Non puoi essere cattiva- rispose Jennifer, cercando di annuire energicamente con la testa. Era onestamente convinta di quello che stava dicendo.  

–Mi chiamo Emma, comunque- fece, infine, con una strana smorfia.  

Senza aggiungere altro condusse Jennifer in un garage.  

Rusty era già arrivato e stava sistemando le ultime cose su un imponente SUV nero, con i vetri oscurati.  

Danny e Matt avevano condotto al garage l’altro ragazzo e lo stava imbavagliando.   

Fecero salire i ragazzi nel baule e, prima di chiudere il portellone, Emma lanciò un ultimo indecifrabile sguardo a Jennifer.   

Dopo qualche minuto partirono e lasciarono il casolare. Viaggiarono a velocità sostenuta, ma non eccessivamente elevata per non destare troppi sospetti, per poco più di mezz’ora. Alla guida c’era Emma, con Matt al suo fianco, e nel veicolo regnava il silenzio, erano tutti tesi e volevano rimanere concentrati, non potevano più sbagliare.  

Quando l’auto si fermò, Emma scese e aprì il baule. Fece ingerire ai ragazzi delle piccole pillole verdi con un po’ di acqua. Richiuse il baule e rimase immobile per qualche istante. Sarebbe stata l’ultima volta, voleva fortemente che fosse così.  

  

 ~ 

  

Jake sospirò, posando il cellulare sulla scrivania. Aveva da poco terminato una telefonata con la misteriosa Jennifer, che aveva rimandato la cena al giorno seguente. Era molto dispiaciuto, avrebbe voluto rivederla e la telefonata era stata frettolosa, ma d’altro canto, era molto impegnato anche lui. Emily Lennox dell’Organizzazione aveva chiesto a lui e a i suoi colleghi di fare ore di straordinario per poter chiudere il caso.  

Erano nel suo ufficio da qualche ora in attesa che succedesse qualcosa, per come Jake poteva leggere la situazione, e l’attesa per lui era esasperante.  

-Perché non siamo lì fuori a cercare i tre ragazzi, eh?- sbottò, ad un certo punto.  

Emily, che stava leggendo alcuni documenti del fascicolo, alzò seccata, molto lentamente, lo sguardo.  

-Perché dobbiamo aspettare. Avranno cambiato il loro piano, e, se non mi sto sbagliando - e ti posso assicurare che sbaglio raramente - adesso saranno in fuga con gli ostaggi. I nostri posti di blocco riusciranno a fermarli-  

-Le uniche due strade che ci sono da queste parti e che conducono lontano da qui, sono due tra le più trafficate dello Stato. Non riusciremo a fermarli così, ci sono troppe macchine-  

Emily lo guardò scocciata. Si chiedeva chi credesse di essere quello spocchioso agente dell’FBI che le stava facendo perdere la pazienza. Il caso, però, era troppo importante per lei, non avrebbe perso la concentrazione a causa di quell’agente impertinente. -Ho dato indicazioni precise ai tuoi uomini e ai miei, sarà sufficiente fermare le macchine di grossa cilindrata, con uno o al massimo due uomini alla guida. Avevano sicuramente escogitato un piano di fuga diverso, ma sono stati costretti a cambiare, quando hanno saputo di essere bruciati-  

-Questo perché presumi che lo abbiano scoperto-  

Emily stava davvero perdendo la pazienza. -Se foste davvero preparati su questo caso, sapreste che sono sempre stati un passo avanti a voi perché sono entrati nel vostro sistema. Sono sicura che abbiano scoperto sia che abbiamo trovato il furgone, sia che conosciamo i loro volti-  

Jake fissò Emily in cagnesco ancora per qualche istante. Pensò che fosse una donna, una ragazza giovane, che dimostrava sicuramente più anni di quanti ne avesse in realtà. Aveva i lineamenti duri, segnati da qualche cicatrice sul volto e sulle braccia. I capelli biondi e ramati erano raccolti in un’alta e ordinata coda di cavallo e non portava nemmeno un filo di trucco. Gli occhi color nocciola erano sottili, lo sguardo era concentrato e determinato. La prima impressione di Jake, quando l’aveva conosciuta qualche mese prima su un caso diverso, era stata come se di fronte a se si trovasse un automa. Notò come, rispetto a quell’ultima volta, il fisico di Emily fosse più robusto e muscoloso, ma sempre molto femminile.   

Jake non lo avrebbe ammesso ad alta voce nemmeno sotto tortura, ma una parte di sé ammirava Emily per la sua dedizione al lavoro e l’acuta intelligenza che la faceva spiccare tra tutti gli altri agenti dell’Organizzazione che aveva conosciuto. Jake non aveva una buona considerazione dell’Organizzazione: considerava i loro agenti come meri mercenari, senza una vera vocazione per il lavoro che svolgevano. Ma Emily era diversa, lo aveva notato anche lui.  

D’un tratto, l’agente Jones entro di corsa nell’ufficio.  

-Che è successo?- gli chiese Jake.  

-È stato fatto saltare in aria un casolare, in aperta campagna, a 15 km da questa strada- rispose, indicando un punto sulla mappa che teneva in mano.  

-E potrebbe essere stato il luogo in cui hanno tenuto prigionieri i due ragazzi?- chiese Jake, aprendo la sua copia del fascicolo.  

-Lo è sicuramente- rispose Emily, scrutando attentamente la mappa di Jones.  

-Non ci sono prove, in realtà- rispose l’agente.   

-E come è possibile?- chiese la Lennox, visibilmente confusa, mentre spostava la sua attenzione alla lavagna bianca con gli indizi e i dettagli del caso.  

-Be, se fai saltare in aria una casa, hai ottime possibilità di non lasciare alcuna traccia- commentò l’agente Jones, al limite del sarcasmo. Lei lo fulminò con lo sguardo. Si stava seriamente arrabbiando.  

-No, com’è possibile che nessuno di voi si sia preoccupato di controllare i casolari in campagna? Sono anni che loro li usano per nascondersi, cazzo!- esclamò, sbattendo una mano sulla scrivania sul tavolo.  

-Li abbiamo controllati, certo!- esclamò Jake, nervoso a sua volta. -Quel casolare in particolare era disabitato, sono sicuro. Lo ha controllato proprio Jones, non è così? È dovuta venire la padrona di casa ad aprirci appositamente, dato che vive in un’altra città!-  

-Voglio le foto satellitari- disse risoluta Emily. Non era una domanda, era un ordine. Jones scattò e iniziò a battere velocemente sulla tastiera del pc portatile posato sulla scrivania.   

Sullo schermo apparvero dei frame delle riprese aeree della zona che in cui si trovava il casolare, che da un lato era limitato da una fitta macchia di alberi.  

-Torna indietro di qualche giorno- ordinò Emily.  

Dopo qualche istante alzò lo sguardo, rivolta verso Jake. -Erano lì- disse, semplicemente.  

-Cosa?- esclamò lui, alzandosi in piedi -Non è possibile, Jones ha verificato e non c’era nessuno, e inoltre la proprietaria è una donna-. Guardò le foto, incredulo, e vide chiaramente un furgone bianco e un SUV nero andare e venire da li.  

Passarono due secondi di totale silenzio.  

Emily fece un passo avanti.   

-Ora abbiamo la certezza che viaggiano su un SUV nero e che hanno una donna con loro. Jones vai subito a far fare un ritratto, probabilmente la donna indossava un travestimento, ma se dovesse utilizzarlo ancora potremmo identificarla-. Poi si rivolse a Jake. -Tu, invece, comunica a tutti di concentrare le ricerche sul SUV ma non voglio che li fermino, se non lo hanno già fatto, e cerchiamo di capire se dalle immagini satellitari è possibile identificare marca, modello e targa. Ho un piano-   

Jake annuì e si mise all’opera, mentre Jones usciva velocemente dall’ufficio. Emily si preparò a uscire, raccogliendo i vari fascicoli sulla scrivania e indossando la giacca nera.  

Era pronta per portare a termine la missione.   

  

~ 

 

Emma scorse in lontananza un posto di blocco. Sentì un brivido percorrerle la schiena e decise di fermarsi alla stazione di servizio che lo precedeva. 

-Perché ci siamo fermati?- le chiese Rusty, nascosto dietro ai sedili posteriori. 

Matt le lanciò uno sguardo interrogativo. 

Lei aveva agito di istinto, sentiva i federali vicino e aveva paura di perdere il controllo al posto di blocco. Doveva calmarsi e concentrarsi, prima di rimettersi alla guida. 

-Devo usare il bagno- inventò, parcheggiando. Non voleva far trasparire il suo stato d’animo. 

Scese dalla macchina e si diresse verso il bagno della stazione di servizio. 

Era sporco, e puzzava di piscio. L’odore le fece venire un conato di vomito. 

Attese il suo turno, e poi entrò nel cesso, ancora più sporco del resto del bagno. 

Fece in fretta, e poi si sciacquò velocemente le mani nel lavandino. Fissò per qualche istante la sua immagine riflessa sul lercio specchio appeso sopra il lavandino, cercando di concentrarsi. Indossava un travestimento ma gli occhi erano i suoi. Potevano uscirne, li avrebbe condotti fuori da quel casino. 

Non fece in tempo a uscire dal bagno che il suono di alcuni colpi di pistola, seguiti dal rumore di un’esplosione, la paralizzò. 

Cercò subito il SUV con lo sguardo, e al suo posto vide soltanto fumo e fiamme. 

Fiamme, fumo, rosso, giallo. 

Si sentì morire. 

Mio padre. Danny. Matt. Jennifer. Erano tutti morti. 

Con un barlume di lucidità si rese conto che probabilmente stavano per prendere anche lei, così decise di spogliarsi del travestimento e iniziare a correre il più veloce possibile. 

Sentiva le lacrime rigarle il viso ma non poteva fermarsi, non si sarebbe fatta catturare. 

 
X 

 

Località segreta, Massachusetts - Oggi 

 

Il quartiere generale dell’Organizzazione era dotato, in uno dei piani inferiori, di uno spazio attrezzato con macchinari e pedane in cui gli agenti, dagli allievi dell’accademia agli operativi di livello più elevato, venivano addestrati e allenati durante la loro carriera. 

Erano presenti diversi ring, sale con tatami e pareti imbottite per permettere agli agenti di specializzarsi nelle più disparate pratiche di combattimento. 

Quella sera, da poco più di mezz’ora, Emily Lennox e Chris Rogers si stavano allenando insieme, su un ring da boxe. Era una lotta alla pari, nonostante lui fosse leggermente più alto e decisamente più muscoloso di lei. Emily, d’altro canto, lo batteva in rapidità ed era molto brava ad incassare i colpi. Entrambi conoscevano bene la tecnica di combattimento dell’altro, continuavano a precedersi a vicenda.  

Non sempre riuscivano a ritagliarsi momenti del genere per allenarsi insieme, il loro lavoro come supervisori richiedeva un grande impegno in termini di tempo e, appena erano liberi entrambi, ne approfittavano. Era anche il momento in cui entrambi riuscivano meglio a sfogare le proprie preoccupazioni.  

Era trascorso qualche giorno dal furto dei fascicoli di Vivienne e non avevano ancora avuto del tempo da passare insieme. 

-...e Jake sta diventando insopportabile, a stento mi guarda in faccia!- esclamò Emily, schivando un pugno diretto al suo naso. 

-Dovreste proprio prendere una decisione, farebbe bene a entrambi!- rispose Chris, parando un calcio destinato al suo fianco sinistro.  

-Uh, la fai facile tu! Non è come scaricare Crew- 

-Ah-ah guarda che non è stato semplice- 

-Sì, come no... Rogers ti vedo un po’ stanco, ti sta proprio succhiando tutte le energie quella ragazzina!- 

Chris ebbe un attimo di incertezza ed Emily riuscì ad assestargli un colpo sullo zigomo. Lei scoppiò a ridere, mentre Chris faceva un paio di passi indietro, scuotendo la testa.  

Saltellando sul posto, Chris riprese la guardia.  

-Che cosa le hai raccontato, l’altro giorno?- 

-Alla ragazzina? Niente che già non sapesse-  

Quella volta fu Chris a colpire Emily vicino al ginocchio, facendole perdere l’equilibrio. 

-Non te la prendere con me, è sveglia! E poi le ho solo dato un avvertimento- 

-Che cosa?- esclamò Chris, contrariato. -Cosa le hai detto?- 

-Dai Rogers, non ti preoccupare... niente che già non sapesse, te l’ho detto!- 

 -Ems... ma perché? Perché ti mezzi sempre in mezzo?- 

Lei sorrise, schivando un altro colpo. -Non mi metto in mezzo, vi ho dato... avevate bisogno di una spintarellaun incoraggiamento, vedila così- 

-Non ho bisogno di niente- fece lui, arretrando di un paio di passi. -Non succederà nulla con Vivienne, nulla- 

-Per come la vedo io, sta già succed...- iniziò Emily, prima di essere interrotta da Cristine, la loro collega, che aveva fatto irruzione nella sala e stava correndo verso il ring. 

-Lennox, Rogers! Emma Ryan è a Charlesdale- 

-Che cosa?!- esclamò subito Emily, iniziando a togliersi le protezioni, scendendo dal ring. Chris la seguì. 

-A Charlesdale? Adesso? È proprio lei?- 

-Si, è confermato, è da sola in una tavola calda. Tre squadre si stanno già dirigendo sul luogo, quando tu sei pronta possiamo partire anche noi- 

-Evans?-  

-Evans è nella sala operativa alfa, sta coordinando i cecchini e i mezzi speciali che arriveranno sul luogo- 

-Non ha senso- fece Emlly, mentre si dirigeva spedita ai piani superiori, con Cristine e Chris al seguito. -Niente di tutto questo ha minimamente senso! C’è qualcosa che non va. Chris devi venire con me- 

-Chiaro, devo prima avvertire Avery che non gli darò il cambio- 

-Raddoppia gli agenti su Vivienne, questa storia non mi piace- 

Si cambiarono rapidamente, indossando l’abbigliamento tecnico con cui erano soliti uscire in azione. Prepararono armi e munizioni mentre Cristine li aggiornava sulle caratteristiche del luogo, come esposizione e vie di fuga. 

-Voglio che sia allertato ogni operativo, voglio in aggiunta almeno 10 agenti in borghese che perlustrino il posto e nessuno si deve avvicinare a lei se non ci sono io- 

Cristine, man mano che Emily le impartiva ordini, comunicava celermente le disposizioni ai suoi colleghi mediante una ricetrasmittente. 

Risalirono velocemente il quartier generale fino al garage dei mezzi dell’Organizzazione, dove partirono a bordo di una berlina scura.  

Emily contattò Jake, spiegandogli la situazione chiedendogli di raggiungerli a Charlesdale. 

Arrivano in poco tempo. Fuori dal locale in cui si trovava Emma Ryan, seduta a un tavolo davanti a una tazza di caffè, era stato istituito un perimetro lungo il quale avevano preso posto numerosi agenti dell’Organizzazione e altrettanti tiratori scelti che si erano posizionati sugli edifici adiacenti, pronti ad entrare in azione. 

-Aggiornatemi- disse subito Emily, non appena raggiunti gli agenti che stavano coordinando le operazioni sul luogo. 

-Abbiamo fatto evacuare il locale ma è rimasto un civile all’interno. Ryan sa sicuramente che è circondata ma non si è mossa e non ha provato a fuggire-  

-Come hai intenzione di muoverti?- le chiese Chris. 

-Entro e l’arresto, se oppone resistenza la stendo- rispose lei risoluta. 

Con un binocolo professionale osservò Emma Ryan. Emily era incredula, era davvero seduta tranquillamente al tavolo, vicino alla parete finestrata del locale, e sorseggiava il suo caffè. Continuava a pensare e ripensare che la faccenda fosse troppo strana, troppo semplice. 

-Ma perché non ha provato a fuggire? Avete controllato se ci sono esplosivi? Complici? Armi nascoste?-  

-È tutto pulito, non c’è nulla. Sembra non sia armata ma potrebbe avere qualcosa nascosto sotto la felpa che indossa- le rispose uno degli agenti.  

Nel frattempo, sopraggiunse Jake. -Ehi, è proprio Emma Ryan?- 

-Si, è lei. Incredibile. Prendi cinque agenti e vai sul...- 

-Ma io la conosco- 

Chris ed Emily si voltarono sbigottiti a guardare Jake. 

-Che cosa?- 

-Che hai detto Jake?- 

Lui li guardò confuso. -I-io non sono sicuro ma credo di averla già vista, credo di averla conosciuta mesi fa a New York- 

Emily lo fissò truce per qualche istante. -Ne parliamo dopo, non c’è tempo adesso. Prendi cinque agenti e posizionatevi sul retro-. Jake fece un cenno con la testa e si allontanò. 

-Io coordino la squadra di Cristine per la copertura, i tiratori sono pronti in stand by e aspettano un mio ordine- disse Chris, porgendo a Emily un giubbotto antiproiettile. 

Si guardarono negli occhi. -Ce la possiamo fare. Ce la puoi fare- le disse. 

Lei indossò il giubbotto e un caschetto di protezione. -Qualcuno mi dia un auricolare, voglio un collegamento costante con te ed Evans-  

Chris annuì, passandole l’auricolare, prima di imbracciare un fucile ad alta precisione. -Ok. Noi siamo pronti- 

“Si Emily, anche noi siamo pronti” confermò Evans, a distanza. 

Emily si voltò verso il locale e impugnò saldamente la sua pistola.  

Era pronta anche lei. 


*to be continued*



Ciao a tutti voi che siete giunti al termine di questo capitolo, un po' più breve rispetto ai precedenti. 
Spero che la storia vi stia piacendo e ringrazio tutte le persone che stanno proseguendo la lettura. 

Nei prossimi capitoli si entrerà di più nel vivo della storia di Vivienne e Chris, vedremo anche cosa accadrà tra Emily ed Emma e pian piano capiremo il tutta la faccenda. 
Volevo anche ringraziare le persone che hanno inserito questa stora tra le preferite, le seguite e le ricordate, mi scaldate il cuore, grazie! <3 

Come sempre, ogni critica, commento o consiglio è ben accetta, sono sempre pronta a imparare e migliorare.

A presto!
Fra :)

  
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