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Autore: _Zaelit_    24/01/2021    0 recensioni
Come cambierebbe la storia di Final Fantasy VII se un'altra creatura aliena fosse caduta sul pianeta, anni fa, oltre a Jenova?
Il Progetto Yoshua R porta alla creazione di una ragazza all'apparenza normale ma che, in realtà, dovrebbe incarnare il potere dei Cetra e uguagliare la forza fisica dei prodotti del Progetto Jenova.
Rainiel non sa di essere nata da un esperimento, esattamente come non lo sa Sephiroth, ma i loro destini percorrono la stessa strada e sono pronti a incrociarsi.
- La Fanfiction è ambientata durante le vicende di Crisis Core ma gli eventi sono stati cambiati per comodità della trama. Alcuni personaggi potrebbero risultare lievemente OOC. Vi è la presenza di coppie canon e noncanon e di personaggi OC. -
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Nuovo personaggio, Sephiroth
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Crisis Core, Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Heiress of Yoshua'
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Lasciandosi alle spalle Vaneja e la fine di un'importante amicizia, il gruppo mise finalmente piede all'interno del laboratorio. Le porte si richiusero alle loro spalle. Quello era il punto di non ritorno.
Rain, Zack e Cloud tenevano la testa bassa. Non erano contenti di ciò che avevano fatto. Van era stata parte del loro gruppo per anni, aveva mangiato al loro tavolo, conversato con loro, spesso usciva con loro per varie occasioni o li invitava ad allenarsi con lei. Erano molto affezionati a lei, che probabilmente iniziava a odiarli.
«Spero di aver fatto la cosa giusta.» sospirò Rain, afflitta, stringendo le mani a pugno lungo i fianchi.
«Abbiamo fatto l'unica cosa possibile.» rispose Zack, posando una mano sulla sua spalla. «E poi... parliamo di Vaneja, ragazzi! Credete che non ci perdonerà?»
A bassa voce, il ragazzo dai capelli corvini lasciò andare una risata alquanto forzata e alternò lo sguardo da Rain a Cloud.
Quest'ultimo distolse la sua attenzione, chiaramente rattristato e preoccupato.
Rainiel tacque ancora per qualche secondo e intanto Sephiroth osservò la sua espressione, pesante del senso di colpa che stava provando. Avrebbe voluto rassicurarla in qualche modo, ma non era il migliore a dare consigli di quel genere. Se non altro, sapeva cosa significasse perdere un amico.
«Ora andiamo.» fu proprio Rain a risvegliare tutti dalle loro riflessioni, prendendo un bel respiro, «Prima mettiamo fine a questa storia, prima potremo tornare da Van.»
«Esattamente. Rimanendo fermi qui non concluderemo nulla.» le diede ragione l'ex-Generale, mettendosi a capo del gruppo. Conosceva quel laboratorio meglio di quanto volesse. «Siate cauti. Non deve sapere che siamo qui.»
Se se ne fosse accorto, chissà quali strane belve, i frutti dei suoi orridi esperimenti, avrebbe aizzato loro contro.
I più giovani lo seguirono, Cloud subito dietro di lui e Zack alle sue spalle, mentre Rainiel chiudeva la coda.
Si guardarono attorno con attenzione: il laboratorio era un posto buio e austero come lo scienziato come vi lavorava, e pur essendo un ambiente molto ampio dava la sensazione che continuasse a mancare l'aria necessaria e che ci si sentisse soffocare al suo interno. Luci verdastre o di un pallido e neutro bianco illuminavano teche e scaffali, ricchi di provette e macchinari di ricerca. Tavoli di ferro muniti di rotelle erano stati accostati alle pareti, e sotto delle fibbie grigie raccoglievano materiali utili a operazioni. Ancora oltre, casse di legno con scritte rosse incise sopra occupavano lo spazio rimasto, in attesa di essere aperte.
Superarono quell'atrio iniziale in religioso silenzio, le armi in pugno per essere pronti a qualsiasi emergenza. Sephiroth si avviò verso una porta scorrevole che, come previsto, si aprì automaticamente non appena vi mise piede davanti.
Strinse le palpebre con sospetto quando la prima stanza gli si rivelò: un corridoio rettangolare, del tutto sgombro, eccezion fatta per due file parallele di celle di vetro verticali, riempite di un liquido verde e fluorescente talmente brillante da non fare vedere del tutto le sagome nere al suo interno, quelle dei soggetti che conservava. Che si trovassero proprio lì era un dato strano quanto curioso, e anche molto preoccupante.
Bastò che stringesse le dita attorno all'elsa della sua katana garantendo una presa migliore, per avvisare gli altri al suo seguito di prepararsi a probabili spiacevoli sorprese. Dopotutto, Hojo li stava aspettando.
Mosse il primo passo e avanzò nel corridoio, seguito dagli altri due.
Rainiel era l'ultima. Stava per raggiungerli. Si fermò per poco tempo a guardare con preoccupazione ciò che la circondava, prima di accelerare il passo per ricongiungersi ai suoi amici. Dopo aver attraversato forse due scarsi metri di distanza, però, sentì un fuoco nascerle nel petto. Fu attraversata da una scarica elettrica, un impulso che non poteva controllare o respingere, un dolore lancinante che le fece bruciare la testa e ogni singolo arto. Pensò di essere stata colpita da qualcuno o qualcosa fino a quel momento nascosto perché, proprio mentre la porta dietro di lei si sigillava, si piegò in due e cadde a terra sulle ginocchia lanciando un grido che cercò in ogni modo di reprimere, tenendosi la testa fra le mani e stringendo gli occhi per l'acuta sofferenza.
I tre uomini davanti a lei furono attirati dal suo urlo e, vedendola a terra, realizzarono l'amara verità che li pose in totale stato d'allerta.
«Rain!» esclamò Sephiroth, dando un colpo di tacco dello stivale al pavimento per scattare in sua direzione e afferrarla al volo per le spalle, un attimo prima che piombasse a terra.
La ragazza si contorceva tra le sue braccia, lamentandosi e soffocando grida di dolore. Come se qualcosa la stesse ferendo dall'interno.
Zack e Cloud la raggiunsero a loro volta con la massima fretta, incapaci di comprendere cosa stesse accadendo finché non sentirono una voce gracchiante riempire la stanza, preceduta da un'acuta risata soddisfatta. Proveniva dall'alto, forse da uno speaker elettrico.
«Benvenuti, cari ospiti. Vi attendevo con molta ansia.»
Al sentire quella voce, gli occhi di Sephiroth si fecero incredibilmente più simili a quelli di un furioso serpente albino pronto ad avvelenare il colpevole.
«Hojo!» alzò la voce, infastidito dal fatto di sentirsi impotente davanti alla sofferenza ignota che stava affliggendo la giovane donna, e più che mai deciso a fargliela pagare, «Cosa le hai fatto?! Rispondi.» ordinò poi.
Zack e Cloud erano sconvolti. Non lo avevano mai visto così arrabbiato, né avevano sentito la sua voce alzarsi a un simile volume.
«Non c'è bisogno di agitarsi tanto, Generale.» rise ancora il professore, nascosto chissà dove. «La risposta è molto semplice e risiede proprio nella nostra cara Rainiel, a livello molecolare. Le sue cellule sono le cellule di Yoshua e, seguendo la mia teoria, è possibile localizzarle e agire su di loro anche a distanza. Attendevo con ansia di poter mettere in pratica la mia ipotesi e, naturalmente, si è dimostrata esatta!» gongolò poi.
«Spiegati, maledetto!» ringhiò Zack, impugnando la spada Potens.
«La stanza dove vi trovate è diventata il mio piccolo parco giochi personale, potremmo quasi definirla la prima tappa che affronterete oggi. Sapevo che sareste riusciti a entrare nel mio laboratorio, per cui ho pensato di preparare una sorpresa.» si schiarì la voce l'anziano, «Ho cosparso il corridoio di sensori capaci di individuare le cellule di Yoshua in vicinanza e attaccarle come farebbero degli anticorpi che debellano una malattia. Aggiungendo il DNA di Rainiel, poi, ho potuto fare in modo che l'effetto su di lei non fosse una semplice e lenta degradazione, ma una sensazione simile all'essere bruciati vivi. Se volete salvarla prima che il dolore la porti allo sfinimento, dunque, vi conviene trovare in fretta una via d'uscita... anche se i miei giocattoli cercheranno di impedirvelo.»
Non appena finì la frase, le capsule di liquido verde ai lati della stanza si aprirono. Il contenuto si riversò all'esterno e, con esso, anche le creature che immediatamente si risvegliarono. Erano più di una dozzina, terrificanti e minacciosi. Sembravano enormi ragni dalle zampe sottili, nere, ma gli otto occhi sul loro viso brillavano del colore della mako. Con grida stridule, mossero arti e zanne verso gli intrusi.
«So che, per una combriccola come voi, affrontare questa sfida e passare alla seconda tappa non sarà nulla di eccessivamente impegnativo. Il vostro vero nemico... è il tempo. Fatemi un favore ed evitate che la giovane Rainiel muoia, d'accordo? Ci sono ancora molte sorprese che vi attendono... che attendono tutti voi.»
Con ciò, il messaggio terminò e l'altoparlante tacque.
Sephiroth osservò le creature che circondavano il gruppo e si avvicinavano pericolosamente e poi passò ad analizzare Rain, che tuttavia tremava ancora e soffriva come non mai, gli occhi serrati per la tortura per stava subendo.
Ciò gli fece ribollire il sangue nelle vene.
Adagiò con cura la ragazza al suolo e giurò in silenzio di portarla al sicuro. Quei mostri, forse mutati dal gene Yoshua, non avevano possibilità contro uno soltanto di loro.
Zack e Cloud lo affiancarono, a destra e sinistra, creando un cerchio sicuro attorno all'amica stesa a terra. E poi la battaglia iniziò.
Fu un confuso mulinare di spade, stridule grida di belve e schivate all'ultimo secondo che più volte risparmiarono ai guerrieri la possibilità di essere morsi ed avvelenati da quegli esseri simili a ragni.
Il liquido verde scorreva sul pavimento e sfiorò la mano di Rain.
La ragazza iniziò a sentir meno il dolore, non perché questo fosse diminuito d'intensità, ma perché la sua mente e il suo corpo stavano iniziando a cedere. Le sembrava che ogni parte del suo corpo fosse in fiamme, incapace di sfuggire a quell'inferno invisibile che la stava distruggendo cellula dopo cellula. Il suo stesso sangue la stava tenendo prigioniera.
Mentre la sua vista si faceva più opaca e i rumori della battaglia si facevano più lontani, uno dei ragni mutati pensò di attaccarla in quanto nemico più debole, per cui spalancò le fauci innaturali e mosse velocemente le otto zampe appuntite verso di lei, pronto a finire il lavoro che Hojo aveva cominciato.
Fu attento, fortunatamente, Cloud: il ragazzo balzò alle spalle di Rain e la sollevò per le braccia. Questo le diede una scossa che riportò a lei altro dolore ma che, se non altro, le salvò la vita, perché fu trascinata indietro di qualche passo.
Il mostro, non dandosi per vinto, continuò a inseguirla, rischiando persino di rivoltarsi contro Cloud, che provò a fare da scudo umano all'amica dai capelli rossastri.
Quando fu pericolosamente vicino, però, il nemico fu trafitto da una lunghissima lama che lo infilzò al terreno strappandogli un verso di morte, e continuò a muovere le zampe finché la vita non lo abbandonò del tutto.
Sephiroth era su tutte le furie, ma stava conservando la calma necessaria al completamento della missione. Il suo obiettivo principale per il momento era, però, portare Rain in salvo.
La ragazza iniziò a essere scossa da fremiti. Forse stava impazzendo. Poi sentì delle braccia robuste cingerle la schiena e le gambe e sollevarla da terra tenendola in braccio come se fosse niente più che una bambina leggera come una piuma. Attraversata da spasmi, tentò di non muoversi o sarebbe caduta.
Sephiroth la portò dinnanzi alla porta che li avrebbe condotti alla stanza successiva. Sia quella che l'altra, alle loro spalle, erano state sigillate per complicare loro le cose.
Eppure, una porta non sarebbe bastata a fermare la loro avanzata. Soprattutto, non se c'era la vita di Rainiel di mezzo.
Attorno a loro, tutti i nemici giacevano ormai morti, confusi in quello stesso liquido brillante che li aveva ospitati come un grembo fino a qualche minuto prima.
Zack non amava usare la spada Potens se non per occasioni strettamente necessarie, come gli era stato insegnato dal suo mentore Angeal. L'arma rischiava di rovinarsi, ma la vita di una persona era ben più importante della qualità della spessa lama.
La sollevò in aria dopo essersi fermato davanti a quell'unica via di uscita, e un attimo dopo la porta scorrevole di metallo fu tagliata, distrutta.
L'accesso alla stanza successiva era stato rivelato. E i guerrieri vi si precipitarono dentro, sperando di aver fatto appena in tempo da scongiurare quel pericolo.
Rain, fra le braccia di Sephiroth, ora non si muoveva né tremava più. Taceva, e teneva gli occhi chiusi. Che fosse un buono o un pessimo segnale, i suoi compagni non lo sapevano ancora.
 
 
   
 
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