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Autore: mgrandier    25/01/2021    7 recensioni
La vita è un rincorrersi di fasi differenti, nelle quali si alternano sentimenti, emozioni e priorità diverse, che ci inducono a compiere scelte e finiscono per dare un’immagine di noi parziale, evidenziando un aspetto piuttosto che un altro. Per questo, in un puzzle di fasi e punti di vista, ogni storia corre tra alti e bassi e modifica continuamente lo spunto per la lettura di quello che sta accadendo; per questo, volta per volta, è questione di …
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Nuovo personaggio, Tsubasa Ozora/Holly
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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23. … osservazione
 
Quando oltrepassa le porte scorrevoli, li ritrova esattamente dove li aveva lasciati e incrocia immediatamente lo sguardo di Wakabayashi, scorgendo la sua espressione allegra fin sotto la tesa del cappellino bianco. Lui si china appena, all’altezza di Yuki che è girata di spalle, e le porta una mano alla guancia per indurla a voltarsi in direzione del varco degli arrivi. Riesce a intuire lo sguardo meravigliato di lei e, nell’istante in cui i suoi occhi lo inquadrano, la sorpresa che la investe, dischiudendo le sue labbra in un sorriso colmo di stupore.
- Tsubasa! – la sente chiamare, mentre già lei sta correndo per raggiungerlo, una nuvola di entusiasmo che lo chiude in un abbraccio stretto e gli fa mollare il trolley per stringerla a sé – Tsubasa, sei davvero qui a Amburgo?! –
Yuki si discosta da lui per un attimo, quasi per accertarsi di non aver avuto un abbaglio, e poi torna a stringerlo e a lasciarsi stringere, mentre lui non riesce a trattenersi dal ridere per il suo entusiasmo – Sorpresa! – e gli sembra che lei non riesca davvero a credere che lui sia veramente lì.
Anche il portiere e il suo accompagnatore si avvicinano e, sebbene si sia mantenuto in disparte, ora che lo guarda meglio, Tsubasa riesce a riconoscere in quel giovane biondo e sorridente Hermann Kaltz, il compagno di squadra con cui, ricorda bene, Wakabayashi ha legato di più che con qualsiasi altro. Quando lo raggiungono, Wakabayashi lo saluta con una energica pacca sulla spalla e Yuki, lasciato il collo del fratello, gli si rivolge con gli occhi lucidi.
- Non mi avevi detto niente! – si lamenta quasi, ma il suo tono non è di rimprovero e il suo sguardo al portiere non ha ombre e rivela ancora tanta emozione – E magari lo sapevi da un sacco di tempo … -
- In realtà l’ho scoperto solo questa mattina … - ammette lui, che appare un po’ in imbarazzo, ma riprende subito un piglio sicuro – Ad ogni modo, non avevamo programmi particolari per la giornata e anche per me è stata una sorpresa … interessante! -
Kaltz intanto ha raddrizzato il trolley caduto a terra e li osserva strizzando un po’ lo sguardo, passando da uno all’altro con una espressione curiosa e attenta; per qualche attimo di troppo, forse, si sono dimenticati di lui e quando Wakabayashi se ne rende conto si affretta porvi rimedio, lasciando il giapponese per parlare in inglese – Tsubasa, questo è il mio amico e compagno di squadra Hermann Kaltz! Ti ricordi di lui, vero? –
Tsubasa annuisce e comprende che l’inglese sia la scelta migliore, in quel momento – Come non ricordarlo! – e gli basta vederli insieme, Wakabayashi e l’amico tedesco, con i loro sguardi di intesa, per realizzare in un attimo quanto sia stretto il legame tra loro, un’amicizia che dura da anni, dall’arrivo del portiere ad Amburgo, e un sodalizio sportivo che supera di gran lunga quello che c’è stato tra loro alla Nankatsu e in Nazionale. Non si stupisce del fatto che Kaltz sia presente, ma comprende ancora meglio come stiano le cose quando Yuki torna a parlare, dopo aver scambiato qualche parola in tedesco con il biondo.
- Kaltz ci farà ancora da autista: se ti conosco bene, non sei ancora abbastanza stanco da aver bisogno di riposo, perciò adesso facciamo un giro in centro e mangiamo qualcosa … poi, più tardi, rientreremo a casa con calma! -
 
Yuki guida il piccolo gruppo guardandosi attorno e indicando ogni manciata di passi qualcosa di nuovo a cui prestare attenzione, che sia un locale, una torre o anche semplicemente uno scorcio; Wakabayashi, al suo fianco, in qualche occasione le suggerisce una deviazione, ricordandole dettagli imperdibili e arricchendo quella che, a tutti gli effetti, diventa una personalissima visita guidata della sua città. Di tanto in tanto, si fermano per raccontare un aneddoto, scambiano battute con Kaltz e, nonostante sia appena arrivato ad Amburgo, riescono a coinvolgere anche lui con il loro fare allegro e cameratesco, tanto da farlo sentire come se facesse parte della cricca da sempre.
- Fermiamoci al Krameramtsstuben[i] per pranzo! – Wakabayashi allunga il braccio indicando un locale dalla facciata in mattoni rossi, i serramenti in legno con cornici di pietra chiara e un’aria decisamente tradizionale che Tsubasa trova molto accattivante – E’ un posto davvero particolare: si può mangiare all’esterno, nel passaggio sul retro e cucinano il miglior pannfish di Amburgo! –
- In effetti, comincio a essere piuttosto affamato … - ammette Tsubasa con un certo imbarazzo - … e questo locale mi sembra davvero l’ideale. –
Tuttavia l’espressione di Kaltz non sembra convinta; il tedesco lancia una occhiataccia al compagno di squadra e poi commenta scettico – Sei un infame, Gen! Tra tutti i locali di Amburgo, devi scegliere proprio questo? –
Yuki guarda sorpresa Wakabayashi e non sa cosa rispondere all’espressione interrogativa di Tsubasa, così il portiere si affretta a dare qualche dettaglio, sotto lo sguardo contrariato del biondo – Kaltz ha un precedente poco … decoroso, qui dentro. –
Tsubasa, sorpreso, sorride a Yuki che sembra non essere ancora in grado di afferrare il resto della storia e il racconto prosegue con maggiori particolari – Dovevamo festeggiare per tre goal rifilati al Bayern ma lui si è lasciato prendere un po’ troppo dall’entusiasmo, oltre che dalla sete … -
- Gen! – il protagonista gli si lancia al collo, in uno scontro tra il bonario e il furibondo, ma per Wakabayashi, più alto e piazzato, alla fine, tra uno strattone e un mezzo ceffone, è possibile terminare il discorso.
- … e ha finito per ballare sopra ad un tavolo … -
- Stronzo! – il ballerino improvvisato protesta ancora e Tsubasa, poco avvezzo ai modi del tedesco, riesce a fatica a trattenersi dal ridere; il colpo finale, tuttavia, è di Yuki, che evidentemente ha realizzato di essere già al corrente dell’aneddoto.
- E’ il locale dove si è spogliato[ii] sul tavolo?! – esclama incredula e la reazione blocca Kaltz che ormai è praticamente sulla schiena di Wakabayashi e caccia quello che sembra un urlo, ma più probabilmente è una imprecazione fortunatamente incomprensibile, che finisce per diventare una risata corale, quando il tedesco scivola a terra picchiandosi una manata in fronte.
- Non mi lascerai mai in pace per questa faccenda, vero? – è l’ultima lamentela di Kaltz che alla fine non può che prenderla con filosofia e scuotere il capo – Comunque, vi adoro lo stesso e siccome non mi sembra il caso dimostrarlo a quell’armadio del mio portiere, me la prenderò con Hälfte che non può certo tirarmi un sinistro di quelli che sa piazzare Gen … - finendo per circondare le spalle di Yuki con un abbraccio, schioccandole un bacio sonoro sulla guancia - … Tié! –
 
L’appartamento di Wakabayashi è accogliente e si sente subito a proprio agio, mentre Yuki fa gli onori di casa sotto lo sguardo soddisfatto del portiere; Tsubasa si guarda attorno, lascia le scarpe e il trolley nel disimpegno e intuisce dove sia il bagno, ma poi la sua attenzione è tutta per la grande parete vetrata del soggiorno e per quello che riesce a intravedere oltre, così si muove diretto verso il terrazzino incuriosito dalla la sua splendida vista sulla piazza. Yuki lo accompagna e sporgendosi appena dal parapetto in vetro, allunga il braccio con l’indice teso ad indicargli la direzione dell’aeroporto, quella del porto fluviale e di alcune delle zone più famose della città, e lui si lascia guidare in quel viaggio nel cielo di Amburgo ma, alla fine, si rende conto di non avere occhi che per lei, per il suo sguardo vivace e per il suo incarnato insolito, appena dorato. Segue tutto il suo discorrere, il suo raccontare di come sia stato impegnativo, in un primo tempo, abituarsi alla nuova lingua e di quanto adesso, invece, trovi quasi divertente usare il tedesco e arricchire il suo vocabolario; Tsubasa annuisce, interviene e chiede ancora, curioso, in merito ai mezzi di trasporto, all’università, alle nuove amicizie.
Dopo il pomeriggio trascorso insieme a lei, con Wakabayashi e l’amico tedesco, è ancora avido di particolari; gli sembra di essere stato catapultato in un mondo che a mala pena aveva intuito e ha la sensazione che Yuki e la sua vita gli si stiano svelando proprio come Amburgo gli si mostra dal quella loggia, con i suoi colori e i suoi alti e bassi, i dettagli di un universo che non aveva mai osservato davvero. L’ha vista discorrere con il proprietario del Krameramtsstuben, scherzare con Kaltz, raccontare delle sue esperienze, dei corsi e di come si sia abituata ai ritmi e ai modi di Amburgo e della sua gente e Tsubasa non può che riflettere di nuovo su come Yuki sia davvero a proprio agio tra gli occidentali. Lui stesso ha lasciato il Giappone ed è cresciuto molto vivendo in Brasile, prima, e in Spagna poi, acquisendo abitudini e modi di quei paesi; è consapevole di essere sempre stato più espansivo e diretto rispetto allo standard giapponese e di aver sempre un po’ sofferto certi atteggiamenti distaccati, e ora, inquadrando Yuki e la sua vita ad Amburgo, la scopre più simile a sé di quanto avesse mai immaginato.
- Stai bene, qui. – sussurra; non è una domanda, ma una constatazione che gli tende le labbra in un sorriso pieno e si riflette nello sguardo di Yuki che annuisce sicura e risponde subito.
- Se potessi scegliere, resterei ad Amburgo, Tsubasa. Non sento il minimo desiderio di tornare a Nankatsu. – lo ammette apertamente, ma sembra quasi in imbarazzo a rivelare questo desiderio di libertà, perché l’assaggio di questa vita in Europa forse le ha fatto scoprire quanto il Giappone sia piccolo anche per lei.
- Evidentemente è un problema di famiglia … - sdrammatizza lui, perché sa che per entrambi il mondo non è mai stato troppo grande e nei racconti di papà sembrava facile percorrerlo da cima a fondo - … ci piacciono gli orizzonti diversi da quelli del Giappone. – e anche lei sorride e solleva appena le spalle esili, perché nonostante siano lontani da tempo, forse anche lei ora comprende quanto si somiglino.
Quando Wakabayashi li raggiunge, ha con sé un vassoio con salatini e patatine, bibite e bicchieri – Nonostante quello che abbiamo mangiato in centro, devo ammettere che a me è venuta fame: se non metto qualcosa sotto i denti, non arrivo all’ora di cena. Quindi: aperitivo! –
Deposita il tutto sul tavolino e si lascia cadere su una delle due sedute, mentre con un gesto indica l’altra a Tsubasa; attende che anche lui si sia messo comodo e poi si allunga per affondare la grande mano nella ciotola delle patatine – Un po’ di sane schifezze occidentali ci fanno bene, ogni tanto! – Gli basta un cenno di intesa perché Yuki si metta di traverso, tra il bracciolo e le sue gambe, risolvendo senza troppi problemi il fatto che manchi una terza poltroncina – Questo è l’effetto di Yuki sulla mia dieta da sportivo, purtroppo! –
Tsubasa non si fa pregare, sgranocchia qualche salatino e poi si fa ancora curioso – Ti ha fatto imparare a mangiare cibo spazzatura? – senza curarsi troppo del fatto che lei stia mostrando tutta la sua contrarietà e anzi, si intrometta subito.
- Ma quale cibo spazzatura? – sbotta saltando quasi sulle gambe del padrone di casa – Sei tu che compri gli hamburger pur di non cucinare! –
- Ma dai … l’ho fatto solo quando eri occupata a studiare e io sono rientrato tardi: mi era sembrato un pensiero carino. – ribatte Wakabayashi, per poi assottigliare lo sguardo, con le labbra piegate in un sorriso sornione – Avresti preferito la mia cucina, forse? –
Yuki reagisce ridendo tra sé, ma poi sembra ricordare qualcosa – Quando hai voluto cucinare, lo hai fatto egregiamente … -
- Certo, ma Morisaki sta ancora imprecando adesso! – ribatte lui, e nel rimbalzo con Yuki, Tsubasa riconosce una confidenza che gli scalda il cuore, perché trovare Wakabayashi così affezionato a Yuki, scoprirlo nel suo mondo così rilassato e anche spiritoso, ha arricchito l’immagine un po’ rigida che aveva di lui, rendendola più umana e ammirevole, e gli fa pensare che Yuki sia stata davvero fortunata a poterlo conoscere in questo modo.
- E comunque anche io ti ho dimostrato di cavarmela bene ai fornelli. Altro che panini … – lei si difende ancora, ma Wakabayashi scambia un’occhiata complice con Tsubasa, cercando il suo sostegno.
- Anche a casa prepara la sua speciale pasta italiana così piccante da far impallidire i messicani? – gli chiede con tono curioso – Quella sera mi ha quasi fatto andare a fuoco! - e Tsubasa non può che scoppiare a ridere, rischiando di soffocarsi con le patatine e cercando aiuto in un bicchiere di bibita, mentre Yuki arrossisce vistosamente.
- Dai Yuki, non mi sembra che Wakabayashi se la sia presa poi così tanto … - Tsubasa cerca di essere di aiuto, ma lei sembra tenere ancora una sorta di broncio che si scioglie solo quando lui torna a parlare.
- Io scherzo, ma lei mi ha insegnato a preparare qualche buona ricetta e non mi sarà facile fare a meno della sua compagnia. – la guarda da sotto in su e è chiaro sta parlando seriamente, ma poi l’espressione si fa ancora giocosa quando aggiunge – E poi le piacciono i film che guardo io e ci siamo visti tutta la serie degli Avengers almeno tre volte! –
La reazione di Tsubasa resta in bilico, interrotta dalla suoneria di un telefono; Yuki si alza di scatto e corre in soggiorno, dove la sua voce si perde nel rispondere alla chiamata.
Rimasto solo con Wakabayashi, Tsubasa si prende qualche attimo per rilassarsi e indagare – C’è un posto per dormire, qui attorno? – ma l’altro si solleva dallo schienale sorpreso.
- Non resti qui con noi? – gli chiede di rimando – L’appartamento non è grande, ma il divano non è poi così male: è doppio ed è piuttosto comodo. –
- Cos’è? Vuoi aprire un bed and breakfast? – ironizza allora lui e l’altro coglie al volo lo spunto.
- Saremo un po’ stretti, ma non starai peggio che in ritiro, immagino. Almeno non sei in camera con Misaki che dorme con le galline … - sbuffano entrambi, ricordando i trascorsi impegnativi ma felici delle loro avventure sportive ma poi Wakabayashi riprende – Comunque, parlo seriamente: mi fa piacere se resti qui. - Abbassa per un istante lo sguardo, corrugando la fronte e poi sembra parlare tra sé – Prima che arrivasse lei, qui ero sempre stato da solo e quando l’ho invitata a restare non potevo immaginare quanto ne sarei stato felice, in seguito. Te lo devo, Tsubasa. –
Non risponde subito a quella che sembra una specie di confidenza e che, soffiata dalle labbra di Wakabayashi, lo rende felice e orgoglioso della loro inconsueta amicizia; eppure vorrebbe anche lui rivelargli quello che ha percepito, perché il silenzio non rende giustizia all’immagine che durante la giornata si è composta davanti a suoi occhi.
– Non ho mai visto mia sorella così … solare. Mi ha stupito, trovarla così … così. – gli confida mentre tiene lo sguardo sul panorama della città – E’ come se … -
- Genzo! – dal soggiorno, la voce di Yuki arriva appena prima che lei compaia sulla soglia della porta finestra - Era il tutor: mi ha chiamata per avvisarmi che hanno assegnato due studenti all’università di Amburgo, ma non ne conosce ancora i nomi. Forse c’è una speranza … -
L’agitazione è palese, nella voce e nello sguardo che resta incollato a Wakabayashi mentre anche lui sembra provare lo stesso sollievo. – Questa è una piccola buona notizia … - concorda lui, mentre si allunga per afferrare la sua mano e tirarla ancora fino a farla accomodare insieme a sé sulla poltroncina - … e per questo faremo in modo di non pensarci troppo, mentre attendiamo la risposta definitiva. Ok? –
Yuki annuisce tendendo le labbra, inaspettatamente mite, e Wakabayashi, soddisfatto, riprende – Allora, visto che abbiamo fatto un buon aperitivo, per tenerci su di morale, propongo una cena a sorpresa: tu pensi a preparare la tavola e noi ci occupiamo del resto! –
Wakabayashi si è sporto a cercare Tsubasa che, di fronte a quella proposta, resta parecchio spiazzato e si aggrappa ai braccioli, quasi che si stesse ribaltando – Cosa dovremmo fare? –
Ma l’altro riprende, con un sorriso furbo, sollevandosi e accompagnando Yuki ad alzarsi a sua volta, mentre butta un’occhiata al polso, per controllare l’orologio – Tsubasa, vieni con me! Qui attorno ci sono un sacco di ristoranti che fanno asporto e non abbiamo che l’imbarazzo della scelta. –
Yuki vorrebbe protestare, la sua espressione è molto eloquente, ma Tsubasa è già saltato in piedi per seguire Wakabayashi e non vede l’ora di partecipare alla spedizione; a lei non resta che osservarli mentre si preparano ad uscire, allegri e complici, come ragazzini in partenza per una esplorazione avventurosa. In un attimo, Tsubasa varca la soglia di casa e dal corridoio riesce appena ad intuire il fatto che Wakabayashi, prima di seguirlo, si sia avvicinato ancora per un istante a Yuki, per poi raggiungerlo di corsa e chiudere la porta alle proprie spalle.
 
- Non ci capisco assolutamente niente. –
Tsubasa scuote il capo mentre si raddrizza, dopo aver scrutato per qualche minuto il tabellone con il menu completamente scritto in tedesco.
- Questo non è un locale per turisti … - spiega Wakabayashi comprensivo - … qui a fare il menu in due lingue non ci pensano proprio. Però se vuoi provare qualcosa di tipico, visto che oggi abbiamo mangiato pesce, ti posso consigliare questo, il preferito di Yuki. – e poi punta l’indice sulla scritta Grünkohl.
Tsubasa, fiducioso, si affretta ad annuire – Vada per questo. Cosa sarebbe? –
- Salsiccia, patate e cavolo nero: niente male davvero. – si affretta a spiegare l’altro mentre chiama il commesso con un gesto, rapidamente ordina per tre piatti da asporto e si occupa del conto.
Resta ancora una volta stupito nell’ascoltare la disinvoltura con cui Wakabayashi parla in tedesco e fatica a credere che Yuki sia riuscita persino a studiare in una lingua tanto ostica. Quando il portiere lo raggiunge non può che esprimergli la sua ammirazione – Non so come tu abbia potuto adattarti rapidamente al tedesco, sai? Credo che per me, con portoghese e spagnolo, sia stato molto meno difficile. Tra l’altro, io ho studiato portoghese per tre anni, prima di partire per il Brasile[iii]. –
Wakabayashi ride divertito, ma poi, prende a giocare con un sasso a terra, muovendolo con la punta della scarpa, e ammette – I primi mesi sono stati un incubo anche per me: ho avuto poco tempo per prepararmi prima di lascare il Giappone e così ho dovuto seguire corsi intensivi mentre frequentavo una scuola internazionale e mi allenavo con l’Amburgo. –
Il sasso finisce in una fessura del tombino e lui solleva lo sguardo – Poi, superato lo scoglio iniziale, è stato tutto più semplice. Più di tutto, è stato importante avere buoni amici. –
- Parli di Kaltz? – chiede allora incuriosito e Wakabayashi si affretta ad annuire.
- Dopo la diffidenza iniziale e comprensibile, abbiamo legato molto io, Kaltz e Schneider. E’ stato incredibile: trascorrevamo tutto il nostro tempo insieme, dal mattino a scuola, al pomeriggio di allenamento, fino alla sera al dormitorio. –
Wakabayashi tiene lo sguardo basso, sembra concentrato ancora sui sassolini del selciato, ma la sua espressione resta serena e il tono non è risentito nemmeno quando aggiunge – Poi Schneider ha lasciato l’Amburgo e io e Kaltz abbiamo legato anche di più di prima: per me è come un fratello. Forse anche di più. –
- L’ho visto, oggi: è un tipo davvero … strano, ma forte. Anche con Yuki si comporta come se tenesse molto a lei. – constata lui e si ritrova ad osservare il quarto di viso con cui Wakabayashi lo scruta, il sopracciglio sollevato in una espressione divertita.
- Non lo ammetterebbe mai, ma l’adora. –
- Oh, ma si vede! – concorda Tsubasa – Aspetta … com’è che la chiama? Halts … Hal …  Hälfte? Non ho idea di cosa significhi, ma sembrerebbe un nomignolo affettuoso … -
Wakabayashi ride e annuisce – La chiama bessere Hälfte, o anche solo Hälfte. Sarebbe Metà … o la migliore Metà: lui scherza con lei perché è minuta, almeno in confronto a me, - aggiunge, sempre ridendo e sollevando lo sguardo a cercarlo – e anche perché è un modo di dire che si usa tra innamorati … -
- Tra innamorati? – Tsubasa si sorprende, di questo non ha mai sentito parlare – Cioè è un nomignolo per fidanzate? –
- Sì, esattamente: meine bessere Hälfte è la mia metà migliore. – spiega meglio Wakabayashi, paziente, spostando il peso da un piede all’altro e poi trovando una posizione stabile, mentre lo sguardo si fissa in quello dell’amico.
- E cosa c’entra Yuki? – esclama sorpreso Tsubasa scuotendo appena il capo, perché proprio non gli riesce di spiegarsi il perché di un nomignolo simile – E poi … fidanzata? Vuoi dire che c’è qualcuno che fa il filo a mia sorella? -
 
[i] Mi sono informata e tra tutti i locali della città, questo mi ha affascinata: è l’unico complesso con cortile interno e edifici a travatura in legno conservato in Amburgo; gli edifici, costruiti tra il 1620 e il 1676, ospitavano le vedove dei commercianti. Il ristorante è uno spettacolo.
[ii] Vista la scommessa fatta da Kaltz in occasione della finale mondiale, non ho resistito … ho voluto celebrarla con questo episodio
[iii] Non lo ricordo nell’anime, ma l’ho letto nel manga.

Angolo dell'autrice: mi scuso per il ritardo... questo pomeriggio sono arrivata un po' lunga con l'orario della pubblicazione!
Mi ero proposta di riprendere la pubblicazione settimanale ma i vari impegni mi tengono ancora occupata e preferisco non andare a strappi, perciò punto a mantenere questa scadenza, per ora.
Io ringrazio, come sempre, tutti voi che seguite questa storia e mi lasciate il vostro pensiero. Un abbraccio forte
Maddy
  
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