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Autore: B_Yul    25/01/2021    0 recensioni
Londra, Dallas, Seoul.
Il futuro di YG incontra la famiglia più potente d'Inghilterra nell'ambito dello spionaggio politico.
I Myong e i Wallace, famiglie da cui proviene Thara, proteggono la loro pupilla inviandola alla ricerca della realizzazione di un sogno nascosto per salvarle la vita.
Riusciranno Jordan, Marvin, Claire e Jamie a proteggere la giovane e promettente signorina Myong?
Riferimenti a cose, fatti e persone puramente casuali e frutto della mia fantasia e passione per le avventure che abbiano a che fare con agenti segreti/spie in genere. Per quanto riguarda date, locations, riferimenti a coordinate geografiche e mezzi di trasporto ecc relativi alla città di Seoul, sarò più precisa possibile anche in base alla mia esperienza sul territorio.
Spero vi piaccia, è un refuso da sognatrice di una non più così giovane kpop stan. Consigli e critiche ben accette, polemiche e prese di posizione banali decisamente meno.
B_Yul
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: G-Dragon, Sorpresa
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cap.12
Stay With Me

“Mandala!”       
Taeyang scrutava il leader intento a riordinare qualche foglio, non aveva ascoltato nessuna anteprima di ciò che avesse scritto. “Stay with me” doveva far parte del suo disco da solista e le strofe di GDragon sarebbero state essenziali per la riuscita del brano. Era agitato Youngbae, per Thara che era sempre di una precisione assurda, per il CEO che doveva approvare quel premaster e per se stesso, che da solo si sentiva sempre un po’ senza punti di riferimento ma aveva bisogno di provarci e ritagliarsi un piccolo spazio per sé.
“Chiamo Thara?”
“No, non ora. Ho registrato le doppie da solo ieri, sono sulla terza traccia, accendile e manda la base. Ci metterò poco”.
“Come vuoi, uno – due – Tre!”
A-yo what’s up baby girl
You’re especially more beautiful today
How’ve you been? It’s awkward between us right now
I just wondered, everything feels so strange
I pretend to be cool and start talking to you so you won’t be uncomfortable
The atmosphere gets better at our cute jokes
Even when I get serious sometimes, you just take it lightly
It’s funny, at some point, the wine and tea are empty
But it feels really full, there’s something
Was so lonely, you know how I feel
I’ve waited all day
You pretend to be strong on purpose to push me out
But you’re softer than anyone else, my darling darling
Ji Yong fece segno a Youngbae di mandare Avanti senza interrompere, voleva liberarsi di quelle strofe alla svelta e concentrarsi poi solo sugli aspetti tecnici.
 
We’re walking on the night streets just like we did before
Close enough for anyone to think we’re lovers
Dancing up on each other at a crowded club
Hey did you maybe flirt with me a little bit
You’re drunk with alcohol, I’m drunk with your eyes, nose, lips, body
Your breath that whispers in my ear paralyzes me
Now baby I will take you home
I’ll hug you tight for one last time
It was on that balcony, early in the morning
Do you remember? We shook our hands
We were so perfect on that day
But I turn around by myself once again falling falling
Quello che aveva scritto era diverso, suonava come “Blue”, come “Somebody to Love”, come quello che scriveva da trainee e Taeyang lo sapeva bene, perché erano stati attaccati come fratelli ed erano cresciuti insieme tra le mura di quelle sale prove. Erano troppo vicini perché quel qualcosa che tornava vivo nel Leader passasse inosservato.
“Non parli sicuramente di una delle tue fiamme”
“Dici? Ahah, ahhh Youngbae. Ti piace?”
“A me piace, Yang si insospettirà ma conosco una persona a cui piacerà davvero molto…”
“Già… Yang…beh, capirà”
“Come ha capito con Seung Hyun e Bom? Nah, ma se vuoi un consiglio, se questo è quello che ti fa scrivere, non mollare.”
“Non so neanche cosa ci sia da mollare Taetae, l’importante è che il tuo disco piaccia a Yang e se tutto va bene non capirà assolutamente nulla. Non sa tutte le cose che sono successe dall’afterparty di Moschino ad oggi”.
“Effettivamente se non le avessi sapute non avrei capito neanche io. Beh, aggiungiamo il finale? Ce l’hai o ne scrivo uno?”
“Lascia il beat e vediamo se la mia idea ti piace”.
For worse and for better,
Just stay with me forever.
E lo ripeté con più enfasi, dandogli più peso, più importanza, curandolo quanto una strofa e prendendo fiato quando il ritornello partì nuovamente. YB sorrideva sornione, certo che tutto ciò avrebbe portato ad un bel polverone ma che, in fondo, Yang non fosse così cinico e distaccato come potesse sembrare. Per Bom e Seunghyun era stato diverso, non avevano mostrato impegno e non avevano interesse nel farlo, ma quei due, pensò, avevano qualcosa di diverso che aveva ridato a G Dragon, quella parte di Ji Yong persa da tempo.
“YB, stai riflettendo troppo. Allora? Che ne dici?”
“Chiudiamola. Mi piace. Certo dovrai darmi i crediti tu a fine disco per averti permesso di scriverle una dichiarazione ma…”
“Non ti allargare”
“Come non detto. È perfetta Ji Yong!” Rise
“Ora possiamo chiamare Thara?”
JiYong abbassò lo sguardo e si grattò leggermente la nuca: “Ecco, c’è un dettaglio che prima mi è sfuggito”.
Taeyang si coprì il viso lasciando scoperto un occhio: “Sarebbe?”
“Stamattina ho svegliato Thara alle cinque perché credevo ci fosse ancora il suo ex. E ora è a casa mia che dorme”.
“Dorme???”
“Dorme. Sta. Dormendo. Smettila di guardarmi così. Ora se tu fai il bravo bimbo, il tuo hyung va a casa, la sveglia e la porta qui nell’indifferenza totale, così che Teddy e Yang non si accorgano di nulla. E non fare battute quando la vedrai”.
Mise la mano sul cuore ancora incapace di trattenere le risate: “Giuro. Ma mi devi un favore con Hyorin”.
“Oh. Ma sarà un piacere yangb.” Annuì doppiamente soddisfatto il leader, fece un inchino ed uscì di soppiatto per raggiungere alla svelta Gangnam e tornare con lei senza dare nell’occhio.
Mi svegliai di soprassalto con poca cognizione di luogo, vita, tempo, esistenza e mi guardai intorno. Casa di Ji Yong era ordinatissima, di quell’ordine maniacale che avrei pagato per avere anche solo una tazzina da lavare che mi desse qualcosa a cui pensare nel totale intorpidimento mentale da cui ero sopraffatta in quel momento. Le 10:32 e un gatto sdraiato accanto a me. Cercai di non svegliarlo, non sapevo neanche ne avesse uno, doveva essere sbucato fuori dopo che mi ero addormentata, cercai di fare mente locale sul da farsi e, solo qualche secondo dopo, un lampo di “genio” mi fece quasi urlare: “Cazzo il disco!!”.
Quello sarebbe stato il giorno del primo ascolto ufficiale di Yang aka il giorno del mio licenziamento in tronco dato che avrei dovuto essere al lavoro da un’ora e mezza e invece ero li, vestita e truccata si, ma in piena crisi esistenziale.
Controllai il telefono: nessuna chiamata, solo un messaggio di Ji Yong che mi diceva di aspettare li, che sarebbe venuto a prendermi e io tirai un sospiro di sollievo, non tanto per il non dover andare a piedi quanto per le non telefonate del CEO, Teddy, Taeyang, Claire e Jordan.
Mentre continuavo ad osservare quel tripudio di bianco e rosso, sentii la chiave girare nella serratura, mi voltai lentamente e lo vidi entrare: cappello, occhiali, mascherina.
“Cos’è una rapina?”
Si scoprì la bocca ghignando: “Dongseng sei sveglia vedo, sono venuto a prenderti visto che fuori c’è il diluvio universale e farti venire a piedi non mi sembrava carino. Ma se continui a ridere ti lascio qui”.
“Daaaiii! Mi piace casa tua comunque” Il gatto mi strusciò sui pantaloni: “Anche lui”.
“JinHyung lascia in pace i pantaloni di Thara, l’ultima volta Yang ha riconosciuto i tuoi peli sulla borsa di CL e siamo quasi morti tutti”.
“CL?”
“Che c’è? Non era nemmeno qui, per una volta che lo porto ad una festa ho rischiato di essere strangolato”.
“Sarebbe così grave?”
“No, ma vuole saperlo prima dei media. E quella volta non c’è riuscito. E non era contento”.
“ohh. Beh, Jinhyung, ci vedremo un altro giorno con dei pantaloni non da ufficio”.
Miagolò poco convinto di quel compromesso. Io presi la borsa e mi feci strada verso un G Dragon incuriosito forse dalla mia non chalance, così gli presi la mano e con l’altra gli tirai su di nuovo la mascherina, sorridendo soddisfatta della dormita, lo ammisi a me stessa, e continuai molestarlo con i miei terrificanti aegyo per l’intero, seppur breve, tragitto fermandomi solo all’uscita del parcheggio dove tornammo due perfetti collaboratori professionali: “I tuoi aegyo mi imbarazzano. Non farlo mai più”
“Hai le orecchie rosse uahah oppaaa yaahhh!”
“Ho detto smettila. Sto… se incontriamo Yang e sotto la mascherina sono rosso si insospettirà.”
“Ahh sono tutte scuse per non ammettere che sono davvero adorabile e vorresti che lo facessi più spesso Ji., ammettilo dai! Daaai”
“Mi hai chiamato Ji?”
“Che c’è? Ji Yong è formale. Altrimenti continuerò a chiamarti Oppa o Ji Yong yah. Come preferisci ma sappi che mi annoio facilmente. Dovresti solo accettarmi. Pft”
“…Dongseng.”
“…si?”
Spostò la mia frangetta dietro l’orecchio e abbassò la mascherina, avvicinò le labbra alle mie e con gli occhi nei miei disse: “Basta aegyo quando siamo così vicini alla YG. Ma a casa, fanne quanti ne vuoi, chiamami come vuoi, vieni a giocare col gatto quando vuoi e…”
E stavolta lo baciai io, senza rendermene troppo conto, senza esagerare ma senza aspettare che fosse lui a farlo. Di sfuggita così che non ci vedessero e lui sorrise: “Senti…”
“…si?”
“Non so cosa siamo, ma stasera ti aspetto. Non fare tardi”
Ji Yong rise e le accarezzò la mano, annuì che, si, si sarebbero visti finito il lavoro e le fece segno di entrare dal retro.
Si divisero così momentaneamente per ingannare l’occhio attento di Yang Suk che, però, aveva la brutta abitudine di tenere le tende della studio aperte, cosa che permise a Chaerin, che era li per un consulto veloce sui brani da portare live, di vedere la scena.
CL non era tutta via una delle spasimanti di GD per quanto si potesse pensare il contrario e sperò di poter incontrare uno dei due per dire loro di stare attenti, che se i fotografi avessero saputo prima di Yang, qualcosa sarebbe andato inevitabilmente storto.
Sms-> “Ji Yong-ssi, attento con Thara, se Yang si affaccia è la fine. Per quanto riguarda me, sai che non ho visto niente :P”
Ji Yong sorrise sentendosi uno stupido per aver rischiato proprio li ma guardò Thara scomparire sul retro dell’edificio e lasciò che l’ansia sparisse con lei, cercò di dare un senso a quella voglia di vederla sempre sorridere, a quella voglia di averla vicino e si disse che no, non era bravo con le definizioni e che per una volta, questo avrebbe giocato a suo favore facendogli godere fino in fondo quelle emozioni.
Sms-> “Chaerin-ya, grazie”.
Non c’era un grande equilibrio tra gli alti e i bassi della mia vita, neanche di notte, neanche tra i sogni: erano sogni di zucchero filato o incubi senza mezza via.
Avevo intenzione di completare le registrazioni quella settimana per potermi poi dedicare completamente alla preparazione della promo di Alive e dei vari progetti solisti che sarebbero seguiti, c’erano i MAMA e tutto ciò che fa da contorno ad una qualunque uscita discografica con l’unica differenza che io, facevo parte di un clan che in quel momento aveva deciso di occuparsi del rischio di una guerra nucleare tra USA e Corea del Nord.
Già.
La vita.
“Annyonghaseyo?”
“No, sono io”
E Jordan faceva parte del clan dei puntuali invece.
“Oh, ti pensavo. Come procedono le scorribande tra la CIA e Kim?”
“Beh, diciamo che ti ho chiamato per due motivi. Ho una buona e una cattiva notizia, da dove vuoi che io parta?”
“Conoscendoti la buona notizia è peggio della cattiva, Jordan”.
“Ahhh già, esatto, quindi scelgo io: La buona notizia è che non dovrai più occuparti di Andrew. La cattiva notizia è che dovremo occuparci della sua famiglia”.
“Lo avete fatto fuori?”
“No, lo hanno arrestato ma apparentemente suo fratello non l’ha presa bene e niente, Marvin è piuttosto seccato. Dice che gli idioti lo mal dispongono e se ne va in giro col pitbull tutto il giorno.”
Marvin, era sempre nervoso quando qualcuno cercava di rallentargli i piani. Pur essendo i piani fatti per mantenere la pace tra due stati, ecco. Per altro la famiglia di Andrew non c’entrava nulla con i nostri obiettivi. Erano entrati nel gioco pensando fossimo dei massoni arricchiti in cerca di gioielli o cose simili e poi lui  si era invaghito di me, ma Jordan è alto 190cm e non era troppo entusiasta del fatto che un “Nano” stesse cercando di portargli via la ragazza e quindi …
“Thara?”
“Si?”
“Stai pensando troppo. Concentrati e ascolta: tuo nonno non verrà a Seoul, dice che deve monitorare. Non commenterò oltre su questo. Solo mi ha chiesto di farti sapere che dovrai pulire le attività degli ultimi 8 giorni presenti sulle linee del Presidente e del sottosegretario. Alle forze armate ci pensiamo io e Jamie. Fallo di giorno, a Londra sarà notte e avremo qualche ora di vantaggio su quel coglione”.
“Se per ipotesi io potessi farlo adesso andrebbe bene?”
“Che? Via android?”
“No, ho il pc. È carico, solo sto per entrare in ufficio e non voglio che si insospettiscano vedendomi distratta”.
“Allora lavora tranquilla, domani mattina verso le tue 6:00AM sarò davanti al PC anche io e potrò monitorare il tuo indirizzo IP per evitare che tu venga intercettata. Disattiva tutti i dispositivi di localizzazione, lascia acceso solo quello per me e tuo nonno e di a Ji Yong che se ti fa soffrire è morto. Ciao”
“Ahahah! Ciao! Idiota! A domani”.
Pensai che in fondo fosse meglio rimandare all’indomani mattina come aveva detto, non avrei avuto il problema di Ji Yong in giro per casa e non avrei rischiato di essere interrotta da telefonate o gente che entra all’improvviso in stanza. Presi l’ascensore che mi portò direttamente davanti alla porta di Teddy, che aprì senza bisogno che bussassi e sorrise: “Ti aspettavo, vogliamo finire?”
Annuii e mi affrettai a tirar fuori gli spartiti dei brani. Quello fu uno di quei giorni che ricordai per un bel po’, uno di quelli che partono come gli altri e che si rivelano decisivi. Non sapevo ancora che quella sera avrei preso una delle decisioni più importanti della mia vita.
“Don’t stop the music?”
Teddy spinse play e io tornai a concentrarmi, quella canzone mi piaceva davvero e provandola mi ero immaginata sul palco, consapevole del fatto che sarebbe rimasto un sogno ma in qualche modo felice di dargli voce.
Cercai di dare il massimo in quelle otto ore tonde di lavoro scandite solo da brevi pause di Yang che entrava per ascoltare e annuire compiaciuto e che ogni volta mi ripeteva: “Se fossi venuta a 15 anni ti avrei fatto debuttare al suo posto senza dubbio”.
Teddy dal canto suo aveva uno sguardo perplesso, la scelta di far debuttare Dara era forse stata frutto di più di una riflessione e io non sentivo di poterla additare, di poterla accusare, aveva tutto fuor che la voce e d’altro canto quell’industria camminava sulle ruote dell’estetica e del carisma. Di carisma, Dara, ne aveva sempre avuto da vendere e nonostante fosse considerata poco più che la “fresh face” del gruppo in Corea, io sentivo che fosse giusto aiutarla.
Netta la scansione di minuti, ottave, battiti e brani. Thara aveva fatto il suo lavoro, lo aveva fatto col minimo sforzo vocale ma il massimo impegno mentale e sulla traccia, quella dimestichezza e quella voglia di rivalsa si sentivano troppo per essere ignorate. Yang premeva play e rewind e pausa di continuo pensando che fosse uno spreco di immagine e talento. Pensò che forse per la prima volta quel business di cui tanto si intendeva lo stesse soffocando un po’, avrebbe voluto dare a quella ragazza la giusta chance, la giusta luce ma sapeva di non poterlo ancora fare.
Qualcuno però bussò alla sua porta.
“Ji Yong?”
“Si, sono io. Questa è Ride or Die, manca il ritornello perché l’ho fatto scrivere a Thara. Ecco il testo. Solo serve qualcuno che voglia inciderlo, pensavo a Chaerin o Bom o Lydia”.
Yang socchiuse gli occhi e la mente gli mise davanti un’immagine che poteva dare una risposta alle domande postesi fino a quel momento:
“Ji Yong. Perché non Thara?”
Il leader lo guardò come avesse appena imprecato e non ebbe molta altra scelta che rispondere: “Sarebbe strano leggere Thara Myong nel featuring e ascoltare la voce di Dara, non credi hyung?”
“Già… ma la voce di Thara è pitchata con quella di Hyuna. Solo non potevamo farlo con Dara dal momento che ci sarebbero voluti mesi laddove Thara ha concluso in 8 ore”
A quel punto ci fu un secondo di silenzio, una riflessione che terminò con un assenso mutuale fatto di un gesto e un “Allora è deciso. Avvisa tu Thara. Ji Yong-ya, ricordati che qualunque cosa accada voglio saperlo prima dei giornali”.
Lui fece un inchino e riprese la pen drive con la demo da completare. Non sapeva come avrebbe reagito Thara ma sperò in un si senza troppe preghiere, chè lui, non era poi così bravo a farne e l’idea che dovessero essere insieme su quella traccia gli metteva non poca agitazione.
 
Cercai una soluzione veloce ad un problema che non ero troppo sicura di poter affrontare, mancavano poche ore e mi sarei dovuta collegare con Jordan per eliminare migliaia di files, ma la cosa che mi preoccupava di più era ancora Ji Yong e il nostro strano rapporto. Non avevo mai avuto l’ansia da legame sentimentale, solo non ero neanche il tipo da piede in due scarpe e tutto quel mistero mi faceva venire il mal di testa. Perché ero già abbastanza misteriosa di mio, non avevo certo bisogno di un nuovo alone nella mia vita.
Ma la mia ulteriore riflessione fu interrotta bruscamente da qualcuno che non ebbe certo la cortesia di bussare per entrare nel proprio studio.
“Hey, sei qui?”
“Già. Come va?”
“Beh…”
Si mise seduto accanto a lei
“Sarebbe la mia sedia ma te lo concedo. Comunque andrebbe tutto bene, ora dipende da te”
Lo guardai sperando non avesse un’altra notizia inquietante da darmi.
“Che vuoi?”
“Ahh… non è una buona idea”
E anche questo non era proprio di aiuto.
“Cosa?”
Continuai a fissarlo nella speranza non mi stesse per chiedere di andare in tour con le 2Ne1 perché né i conati di vomito dai troppi voli, né mentire sulla mia TERZA vita mi sarebbe piaciuto.
“Non fissarmi”. Ji Yong si avvicinò un po’ col testo di RideOrDie e cercò il modo più delicato e diretto allo stesso tempo di dire a Thara che…
“Il CEO vuole sia tu a fare il ritornello. Gli ho detto che è una pessima idea, che mi avresti lanciato oggetti, che avresti lanciato oggetti anche a lui, no quello non l’ho detto ma ho detto che non mi sembrava il caso però lui ha insistito e io…e io…oh?”
“Eh?”
“Dongseng. Che succede?”
Alzai lo sguardo, inaspettatamente non vidi il problema della richiesta considerando il fatto che sarebbe risultato come un feat con Dara: “Oppa… sarebbe come un feat con Dara, cosa vuoi che me ne importi di prestare la voce per un’altra canzone? Lo faccio, a lei farà piacere”
Lui si grattò la testa come fosse in cerca di parole adatte ma capii solo da quell’espressione che, forse, qualcosa di quella richiesta mi stava sfuggendo.
“Mh…?”
“Errhm. Eh”
“Non mi stai dicendo che….”
Ji Yong abbassò la testa sulla scrivania e si coprì con le mani come stesse aspettando un meteorite che di li a poco lo avrebbe colpito:
“Ti prego, ti prego pensaci. Non farmi tornare su ora con un no, la prenderà male e penserà che sei un’ingrata o che vuoi più soldi e mi dirà che devo convincerti io e che lui non mi fa mai richieste quindi per una volta che me ne fa…”
“Va bene”
Ma non si fermava ormai… “E poi ci sono i MAMA e devo accoppiare Youngbae e Seungri vuole un disco da solista non pos….non…eh?”
“Credevo di doverti rinchiudere nell’armadietto. Ho detto che va bene. Se è questo che volete, lo farò”
Forse non compresi bene subito il senso del fare quel ritornello, ci vollero delle settimane e no, non me ne pentii ma mi cambiò ulteriormente la vita.
Certo, in meglio.
Ma questo, lo saprete più avanti.
“Devi volerlo tu. Non pensavo mi dicessi di si, solo non sopporto Yang Suk quando blatera all’infinito  perché qualcuno non lo accontenta. È come i bambini… Haru la prende meglio di lui se qualcuno le dice di no”.
“Non mi dispiace cantare questo ritornello … comunque. Quindi va bene. Quando pensate di farlo?”
“Beh appena avrò sistemato le strofe, credo tra domani e dopo domani. Tu … hai da fare stasera?”
Si, devo combattere il crimine con la CIA.
“Mmh … no, non direi.”
Sorrise … la CIA però era importante, non potevo esattamente permettermi di rimandare.
“Ci vediamo per le nove?”
Si, avrei fatto in tempo ad eseguire il controllo e la pulizia in quel modo:
“Oh, perfetto. Porto il sushi, uscirò più tardi di voi stasera, passerò a prenderlo e cercherò di essere puntuale”.
JYong poggiò un braccio sulla scrivania chinandosi verso Thara e cercò di incrociarne lo sguardo. Thara si sentiva studiata, non le sarebbe piaciuto se fosse stato qualcun altro a farlo ma quegli occhi taglienti le davano la giusta dose di ansia e benessere di cui aveva bisogno per sentirsi a proprio agio.
“Che c’è?”
“Chissà che mi nascondi Thara Myong. Non prendere il tonno, non mi piace. E usa questa …”
Mi passò la sua carta di credito: “è giorno di paga, non offrirai tu, non ti offenderai per questo e il pin è 1836. Chiaro?”
Sbuffai, insieme a me le mie convinzioni femministe e la mia bisnonna dall’oltretomba. Ma accettai il compromesso, non potevo sempre fare a modo mio. Per altro gli avrei comunque comprato il tonno per dispetto se avessi pagato io, usare la sua carta mi avrebbe risparmiato il suo atteggiamento impettito a tavola.
“Sei un piccolo asiatico spocchioso”
“Beh, anche tu lo sei. Quindi fai come ho detto e ci vediamo stasera”.
Mantenni un’aria snob finché non mi baciò e mi trovai costretta a rivedere la mia posizione, avevo tutte le buone intenzioni di smettere di preoccuparmi ma, la verità, è che sapevo che per quanto bello e diverso e forte fosse quello che mi cresceva dentro in quel momento, era destinato a finire e nemmeno nel migliore dei modi considerando, che di li a massimo un anno, una notte qualunque, sarei stata presa e portata in qualche isola sperduta per un periodo sufficiente a rovinare i piani di qualche testa calda del clan di Drew. Prima o poi, la situazione tra Stati Uniti e qualche altro paese sarebbe degenerata, lo sapevamo in molti e tenere d’occhio i giovani aspiranti massoni di quella famiglia era ormai praticamente un hobby ricostituente in confronto. Non ero di buon umore a quel punto ma JiYong era già uscito e mi sentii, almeno per quello, sollevata. Certi giorni mi svegliavo all’alba, fissavo il soffitto finché lo stomaco non chiedesse del cibo in preda alla disperazione e pensavo che, in fondo, avevo vissuto sempre così, una vita normale forse non sarei mai stata in grado di viverla. La cosa che però stava cambiando era che se prima non avrei avuto alcun problema a mentire sulla mia identità, adesso, sentivo un peso enorme sullo stomaco, avevo costantemente bisogno di andarmene al mare e piangere ininterrottamente per qualche ora quando avevo del tempo libero. Non volevo nessuno accanto. Eppure avevo lui. JiYong, era diverso. Era lì in silenzio, che non faceva domande, che mi guardava gestire l’agenda fitta e fare mille telefonate. Era lì che mi stringeva la mano durante i film, che mi voleva accanto durante il master e io non sapevo come spiegargli che accanto, aveva solo metà di me ma lui, mi diceva continuamente che non solo lo sapeva ma pur di non farmi scappare, avrebbe preferito aspettare il momento opportuno per trovare la mia altra metà. “Non sempre i nostri tempi sono quelli del cielo”: lo diceva mio nonno e anche lui, facendomi pensare che forse, comunque, quella mia sosta nel caos di Seoul non fosse proprio casuale.
Alle 18:58 arrivai a casa mia, Sushi in frigo pronto per uscire al momento adatto, il PC sul tavolo, l’hard disk di Washington e il telefono che squillava. Era Claire.
Aspettavo Jordan di li a due minuti quindi le risposi forse seccata: “Lasciami il cellulare libero, ti chiamo appena ho finito con Jordan. Scusami!”
Ma non ottenni la risposta che desideravo.
Anzi, ottenni l’ultima che avrei voluto ascoltare.
Avevamo un patto io e Jordan. Quando ci lasciammo, ci scambiammo la promessa che, un giorno, avremmo amato qualcuno tanto da rivelargli tutto sulla nostra identità e lo avremmo fatto distruggendo definitivamente quei Douglas che per anni avevano destabilizzato la nostra vita al solo scopo di sottrarci informazioni che sarebbero stati in grado a malapena di rivendere a qualcuno per due spicci. Fino a quel momento, saremmo stati l’uno il custode delle informazioni dell’altro.
 “Thara salta tutto stasera. Siediti se sei in piedi”
Poteva esserci una sola ragione, però, se quella sera sarebbe saltato tutto.
“Che succede?”
E fu un minuto infinito quello tra me e Claire in silenzio al telefono. Perché qualcosa, per un motivo fin troppo banale, era andato storto e, dopo quella sera, niente sarebbe più andato secondo i piani.
“Jordan, lo abbiamo portato in ospedale. I pitbull di Marvin  stavolta non sono bastati.”
“Che vuol dire? Che gli hanno fatto?”
“Lo hanno colpito alle spalle e aveva dei tagli addosso ma pensavamo fossero superficiali. Dopo un’oretta ha iniziato a lamentarsi per dolori al petto e si è accasciato in sala da pranzo. Tuo nonno ha insistito per portarlo dal suo amico al St. George, a quanto pare qualcuno dei Douglas aveva pagato quattro ragazzini muniti di un pugnale dello spessore di 2mm per colpire Jordan e Marvin esattamente all’altezza del cuore ma abbiamo scovato lo scambio di informazioni in ritardo. Hanno sfruttato il fuso orario con Jamie”.
“…Credo di essere vicina all’infarto adesso”
“No. Ascoltami bene. Stasera non posso aiutarti, ma devi accertarti che il PC non sia intercettato, non devono rilevare la tua posizione. Jamie lo sta coprendo da Dallas ma ora hai esattamente 20 minuti da quando riattaccheremo per fare una pulizia generale senza check. Non importa cosa cancelli, cancella e basta. Pulisci tutto e immergi il PC in acqua bollente per almeno 48h. Ne compreremo uno nuovo. Jamie ha detto che senza Jordan, ora, l’importante è che non ci siano tracce in giro. Marvin sta bene perché per lui i cani hanno fatto in tempo ad uscire, Jordan non sta bene Thara. Ho paura che sia davvero la fine stavolta”.
Cercai di calmarla anche se la mia voglia di urlare e imprecare, aveva ormai superato il confine dell’umano.
“Ce la farà. Smettila subito e non farti trascinare dai pensieri negativi. Stanotte sarà tutto finito e poi resterà solo lo step finale. Devi mantenere la calma per le prossime due ore però o salterà tutto. Un solo flusso di dati e la Corea Del Nord ci dirà di dimenticarci ogni tentativo di mediazione pacifica.
Per non parlare di quel coglione dell’amico di Drew che penserà di aver scoperto una stazione di alieni e si troverà davanti una pila di scartoffie bruciate. Idiota”.
E Claire capì che il mio cervello aveva raggiunto la saturazione forse: “Sei agitata per caso?”
“Assolutamente no, che motivo avrei di esserlo?”
“Beh… magari il motivo non è esattamente qualcosa di correlato alla CIA… non saprei…”
Già…
“Si ok, sono nervosa. Sono stufa di mentirgli. Dovrò sparire nel nulla da un momento all’altro e la verità è che vorrei solo una vita normale adesso”.
Claire rimase in silenzio qualche secondo. Sentii poi solamente un sospiro pesante ed un: “Lo so. Lo vorrei anche io, per tutte e due. Thara non sta scritto da nessuna parte che tu debba sparire. È una tua supposizione. Perché c’è un’alternativa e se pensi sia lui la persona con cui usarla, in qualunque momento tu voglia usarla, la useremo”.
Anche Claire aveva scelto una carriera in vista, d’altro canto pensavo spesso che avessimo scelto il nostro futuro allo scoperto sulla base di quanto sotterraneo fosse il nostro presente. Quel presente, per altro, non lo avevamo scelto. Questo pesava sulle nostre vite dia primi passi mossi negli ambienti pubblici. Dalle scuole ai ristoranti alle discoteche fino alla scalata sociale, fino agli eventi di Vogue e Universal, fino a Los Angeles, fino a Seoul. Eravamo entrambe nel vortice delle bugie da troppo tempo, strette in una morsa che eravamo sicure, prima o poi, ci avrebbe strangolato. Se solo fossi stata libera di essere, pensavo, avrei saputo apprezzare tutto quel cambiare continuo, quel crescere improvviso e ritrovarmi da un paese all’altro ma ero troppo presa dagli “affari di famiglia” in qualunque parte del mondo fossi. Se, in quel momento, nonno Wallace fosse morto, avrei avuto sulle spalle oltre 150 persone sparse per il globo da gestire. Chi ero? Chi volevo essere? Dove stavo cercando di arrivare e perché non potevo lasciare andare quella parte di me in santa pace? Perché proprio io?
“Thara!”
Un urlo secco.
“Che succede?”
“Jordan! Non respira più! Chiamate un medico adesso!!”
Claire chiamò a gran voce i medici e i paramedici, ci fu un minuto di panico e Thara vide tutto scorrerle davanti senza sosta mentre non riusciva neanche a piangere al pensiero che forse, quella sera, una parte di se, sarebbe andata via per sempre. Prese il PC, inserì le password e avvio la modalità nascosta. Jamie era visibilmente attiva con la copertura.
“Bingo” pensò.
Avviò la pulizia in un batter d’occhio. Se Jordan se ne stava andando, non c’era altro da fare adesso.
Sapeva di essere dall’altra parte del mondo, non c’era tempo per niente che non fosse la certezza di averlo protetto fino all’ultimo istante esattamente come aveva fatto lui con lei. I file, i documenti, i ricordi, nulla importava, quell’hard disk poteva sporcare per sempre la storia di Marvin e Jordan e lei, questo, non poteva permetterlo adesso né mai.
Claire lasciò parlare il vuoto di Thara, ascoltò tutti i movimenti repentini sulla tastiera e capì che la sua amica stava facendo l’impossibile per rendere onore a suo fratello e mantenerne viva solo la parte vissuta alla luce, che di ombre, ne avevano condivise fin troppe.
“Sei un angelo. Ti prometto che fosse l’ultima cosa che faccio, non dovrai rinunciare più a niente”
“Smettila. Non serve, io non lo faccio per questo e so che lo sai e voglio solo che tu stia bene adesso. E non è vero, se fossi un angelo ora lui tornerebbe a respirare”.
E sentii un altro silenzio. Claire, poi, iniziò a piangere ininterrottamente.
Cercai di chiederle cosa stesse succedendo, ebbi il terrore che il peggio non fosse mai davvero arrivato e che quello ne fosse l’inizio. Mi sentii impotente e il PC mi comunicò la fine della pulizia.
“Babe?”
Il respiro mi si fermò in gola, persi almeno 10 battiti.
“Pronto? Marvin?”
“Babe… senti. Sei stata fenomenale. Ma…”
Fu in quel momento che guardai il soffitto rassegnata. Era tutto finito. Quel data base era salvo. Jordan era pulito ma nessuno avrebbe potuto dirglielo.
Piansi. Per la seconda volta da quando ero li, da sola, piansi.
“Ma cosa?”
“Thara Jordan non ha retto all’emorragia che il pugnale aveva già scatenato sul colpo. Io… mi dispiace, mi dispiace”.
“Non è giusto, non è giusto Marvin non è giusto! Volevano colpire me e io me ne sono andata, se non foste rimasti li per proteggermi allora…”
“Thara ascoltami. Sarebbe così fiero di te che neanche puoi immaginarlo. Sappi che ci hai salvato stasera e che il mio debito con te adesso è davvero inestinguibile. Quindi non dirlo neanche per scherzo che rischiamo la vita per te. Mi dispiace sia andata così, purtroppo i cani devono aver mangiato qualcosa da loro. Non lo hanno mai fatto ma stavolta è andata così. Potevo esserci io al suo posto e Dio solo sa…”
“No. Se non devo dirlo io, allora non farlo neanche tu. Perché, di sicuro, questo Jordan non lo vorrebbe. E neanche la sua famiglia. Adesso avrai il doppio del lavoro, questo si, ma mai neanche per un minuto devi pensare che avremmo voluto vederti al suo posto. Non ci posso credere. Claire dove è andata?”
“è di la. La burocrazia è terribilmente puntuale in certi casi. Senti, se non riesci a venire non preoccuparti, non potremo fare una veglia pubblica ma cercherò di portarti Claire presto. Le dirò di richiamarti domani. Stasera, pur non volendo, ho visto che hai dei piani. Tu e Jordan avevate un patto e io non sono nessuno per fare le sue veci ma, quando lo sentirai, da ora, sei libera di trovare la persona a cui lasciare i dettagli su di te. Perché Jordan aveva te. E adesso è giusto tu sappia che niente avrebbe voluto di più che sentirti dire “lui sa chi sono”, ti avrebbe voluta felice. E tutti vogliamo che tu lo sia. Quando ti sentirai pronta per farlo, avrai il tuo hard disk, lo consegnerai a chi senti di farlo e dovrai dirgli la verità così com’è. Come hai fatto tu, lui distruggerà l’hard disk in caso di tua morte precoce perché le informazioni non vadano perse o nelle mani sbagliate. Per lui lo hai fatto tu ma tra le sue volontà che non hai avuto tempo di leggere, c’era la richiesta che per te lo facesse la persona che ami. Era il patto, giusto?”
Quelle lacrime erano sempre più salate e il dolore mi stava spaccando a metà il petto ma formulai un “Si. Era questo” pieno di dubbi e domande su quanto fossi stata egoista a non vedere tutto quell’amore prima. Era così oltre l’amore dei mortali che pensai seriamente di aver avuto accanto un angelo custode per 20 anni.
“lo farò. Non ora. Ma ora so che posso farlo”.
 
 
 
In realtà non ebbi più molti dubbi sul da farsi, presi ciò che di li a poco sarebbe stato cenere, il mio hard disk e il master di Alive, volevo andare da JiYong e non avrei avuto poco tempo per riflettere se non mi fossi cambiata o truccata di nuovo, esattamente ciò che mi serviva: una decisione a freddo, perché se ci avessi riflettuto, non sarei mai uscita.
 
Ma non ero il tipo che potesse decidere a freddo.
Passò una settimana.
Una settimana fatta di fughe, di scuse, di saluti veloci e freddi, di lacrime trattenute di ansia e disagio e un master perfetto e la messa in stampa di Alive con l’inizio della programmazione del Tour. L’uscita di “Fantastic Baby” non mi diede pace tra i come back stage e il tempo costretta in macchina coi suoi occhi puntati addosso. JiYong voleva sapere e io, non avrei avuto più modo di mentire.
Mi diedi il tempo di trovare una soluzione concreta. Una sera, trovai una discarica, guidai fino a li e pagai una buona somma per lo smaltimento veloce di tutta quella roba e rimasero solo le mie informazioni, la mia vita in 64G, pochi ma densi di pezzi di me e della mia famiglia. Un’eredità da lasciare alla soglia dei 21 anni perché, ormai, ero sicura che non mi sarei salvata. Ma una cosa dovevo ancora farla. Per una questione di principio, ormai, i fratelli e gli amici di Andrew dovevano essere beccati e qualcuno avrebbe reso giustizia a Jordan meglio di quanto io potessi, perché Jordan meritava di addormentarsi tranquillo che tutto ciò che aveva cercato di proteggere da quando era poco più che un ragazzino non fosse in pericolo per colpa di una banda di idioti.
Chiamai di nuovo Marvin.
“Thara?”
“I vestiti li ho lasciati vicino casa, li hanno accettati subito. Vado a mettermi al caldo” Parlai in codice per uno strano presentimento: “Sai, non si direbbe data la cappa di smog, ma anche qui fa parecchio freddo”.
Ma quella sera non sarebbe finita lì. Perché il mio presentimento arrivava in ritardo e ancora una volta, pregai che Marvin capisse il mio improvviso cambio di strategia: “A Seoul non avevo mai visto una macchina americana ancora… curioso eh? Beh, forse vivono nel mio stabilimento?”
“Thara…che diamine stai… non uscire dalla macchina per nessun motivo”
Ma qualcuno scese dalla Jaguar dietro di me. Misi in moto sperando di essermi sbagliata. Vidi due ombre avvicinarsi e spensi di nuovo il motore. Con l’incoscienza di chi in fondo non teme troppo il proprio apparente destino, presi il respiro e aspettai.
Bussarono al finestrino.
 
Ma il Cielo, quella sera, fu ancora più buono del solito con me:
“Signorina ma che fa qui a quest’ora?”
Sentii il sospiro pesante di Marvin dall’altra parte.
“Eh… “
Mi mostrò un distintivo: “Siamo funzionari in borghese.”
Ma quel distintivo era familiare. Troppo familiare.
Presi il mio da sotto il sedile:
“Buona sera collega”.
Quello lesse il mio nome. Arretrò. Fece un inchino e mi chiese gentilmente di andare a casa: “Non sappiamo che lei è qui signorina Myong, non ci siamo mai visti ma lei sa dove trovarci in caso di bisogno”.
Marvin a quel punto mi disse di sbrigarmi ad andar via, che era un pericolo scampato ma scampato definitivamente perché se quei funzionari erano disposti a coprire la mia presenza in una discarica subito dopo aver saputo della morte di Jordan, allora sarebbero stati disposti a coprire anche la mia doppia vita e non sarebbe servita più che una telefonata l’indomani per convincerli.
“Non dormire sola stanotte, vai da lui. Digli quello che senti e se non sei pronta, aspetta ancora un po’. Ma non stare sola stasera”.
La verità è che se non avessi avuto già un appuntamento per quella sera con JiYong, non mi sarei mai presentata a casa sua. Perché lui conosceva tante donne, aveva tante amiche e incontrava spesso gente che io non volevo trovare in casa sua a sorpresa qualora fossi stata tanto avventuriera da catapultarmi li senza preavviso. Soprattutto per come mi ero comportata negli ultimi giorni.
Rimasi al telefono in cerca di una strategia per smascherare i Douglas e convenni con Marvin che forse prima o poi si sarebbero rivelati da soli data la mancanza di neuroni attivi dell’intero clan. Bisognava saper attendere. Senza Andrew e suo padre, in realtà, ci rendemmo conto che restava di pericoloso solo la nostra ansia in proposito.
“Sono sotto casa sua. Grazie Marvin”
“Baby mi raccomando. Usa la testa. Ma usa anche il cuore stasera”
Il cancello si aprì, due guardie del corpo mi vennero in contro e lasciai la macchina ad uno dei due mentre l’altro mi accompagnava al portone.
“Signorina Myong, la cena sta per arrivare, prego”
Feci un inchino per ringraziare e, una volta entrata, vidi che di JiYong non c’era ancora traccia. Ma del gatto, di quello si. C’erano già due gomitoli di peli sui miei pantaloni da yoga.
“JinHyung! Guarda, mi hai cucito un maglione sulle gambe!”
Lo presi in braccio e mi misi sul divano ad aspettare che il leader si manifestasse in tutto il suo egocentrismo. Si presentò mezz’ora dopo. Con l’extention verde che da due settimane gli copriva l’occhio. Quello che già di natura teneva più chiuso dei due.
“Vorrei essere uno dei ragni che vivono nel cervello della tua parrucchiera”
“non è stata un’idea sua tanto per iniziare … e poi sei in ritardo”
“Lo so. Sono in ritardo. Ma sei tu che mi hai fatto aspettare … ora torniamo a quella cosa verde ramarro sulla tua faccia”
“NON è VERDE RAMARRO … è verde fluo. E mi serve per le riprese di Inkigayo”.
“Oh beh … allora scusa”
“Perché sei così in ritardo?”
Aveva un tono strano, come se temesse che stessi passando il tempo che avrei dovuto dedicare a lui con qualcun altro.
“Ero al concerto dei Super Junior ma poi niente, ho scoperto che era solo un invito di Heechul a sentirlo cantare sotto la doccia e ho preferito rispettare i nostri piani”.
Si sedette sul divano, gamba accavallata e sguardo fisso verso la TV. Neanche l’ombra di un contatto visivo. Capii che qualcosa gli stesse frullando davvero per la testa.
“Non hai risposto alle telefonate”
Avrei dovuto dirgli tutto quella sera o avrei dovuto mentire e perderlo. Perché non conoscevo tanta gente come me e JiYong, ma sapevo che se avessi inventato una storia, non l’avrebbe bevuta e stavolta, mi avrebbe detto di fingere che tra noi non ci fosse mai stato il dubbio di niente che non fosse un rapporto professionale.
“Non ti ho mai chiesto di rendermi conto della tua vita prima ma è una settimana che sparisci in continuazione, non rispondi al telefono in determinati orari, non vuoi vedermi e quando vuoi vedermi è così tardi che tutto ciò che faccio è vederti dormire sul divano. Thara … non si tratta neanche di questo è solo che … c’è qualcosa e io adesso voglio saperlo”
Mi convinsi che non fosse il momento di piangere o buttarla sul sentimentale.
Cercai un appiglio e capii che anche quello sarebbe stato inutile. Che non sapevo mentire. Capii, guardandolo e pensando che mi sarebbe piaciuto anche con quel ciuffo sintetico, che la sola scelta che avessi in quel momento fosse dire la verità. Solo la verità. Nient’altro che la verità.
“Tu vuoi sapere che succede. Io ora te lo dirò. Ma voglio che tu sappia che mai, mai, ho finto o agito per motivi che non fossero seguire il mio istinto con te. E che la musica è la mia vita davvero. Che qualunque cosa io ti stia per raccontare, non è che io faccia musica per coprirla, al contrario, sto per dirti il motivo per cui ho dovuto smettere di cantare ad un passo dal contratto con Universal. Chiaro? Te lo dirò, perché è giusto che tu lo sappia ma tu, ora, giurami che questo non cambierà il tuo modo di vedermi”.
JiYong era incerto. Il tono di Thara era diverso dal solito, cupo, serio, grave, come se ci fosse qualcosa di troppo grande da spiegare per loro due e per quello che fino a quel momento fossero riuscire a creare. Quanto quelle fondamenta fresche di cemento avrebbero retto se fosse arrivato un terremoto?
Ma a Seoul, i terremoti per fortuna sono rari. Per questo le persone si fidano anche degli edifici a vetri. Fanno luce, sono belli e non importa se un imprevisto rischia di abbatterli. È solo un imprevisto. Non si può convivere con la paura che accada.
“Parla”
Presi il distintivo, l’hard disk e come prima cosa gli dissi: “Io, sono Thara Myong. Mio nonno è Jedong Myong, vengo da due dinastie di protettori del governo. Uno, Coreano, l’altro Inglese.
L’altro mio nonno, George Wallace è uno degli agenti più anziani di Scotland IARD e io sono un agente segreto.”
Cercò di aprire bocca ma lo fermai: “Aspetta. Non lo dirò mai più se non lo faccio ora”
Annuì nonostante fosse ovviamente, visibilmente colpito. Probabilmente si aspettava più un matrimonio parallelo che una vita intera? Proseguii.
“Dall’età di 16 anni aiuto i miei nonni a proteggere i dati del governo Inglese e Americano e detengo informazioni riservate sullo scambio di Email della Casa Bianca con Kim Jong Un. Il mio compito è mediare, archiviare, distruggere le informazioni che non servono più e, quello di nonno Jedong, prima che morisse, era tradurre.
Sono qui perché dovevo imparare il coreano? No. Sono qui perché per mantenere un profilo basso sul fronte dell’esercito, mio nonno mi ha spinto a perseguire la carriera musicale, diceva che così avrei finalmente sfruttato al massimo entrambe le me che il cielo mi aveva messo a disposizione. Per lui, tutto era un dono del cielo. Così l’anno scorso, quando le cose per me si sono messe male a causa di un colpo di spionaggio, ha deciso che fosse per me il momento di partire.
Ho inviato allora la mia candidatura a YG. Mi hanno preso. Yang forse era colpito dai nomi con cui avevo collaborato o forse sa chi sono, forse no, c’è un tacito consenso per cui io dico cosa c’è da fare perché voi svoltiate in Europa e lui annuisce. Jordan era il mio ragazzo fino a due anni fa. Poi è arrivato Andrew Douglas”
“Dongseng…aspetta. Ti rendi conto di quello che stai dicendo? Perché me lo stai raccontando potrei metterti in pericolo senza volerlo…io…”
“Non potresti mai farlo. Non ho finito”
La freddezza mista a terrore negli occhi di Thara, spinse JiYong ad avvicinarsi a lei e prenderle la mano:
“Ti ascolto. Ho capito”
Presi un respiro profondo:
“Jordan e io avevamo un patto. È stato il mio primo ragazzo, quasi tutte le mie prime volte e quando ci siamo lasciati ci siamo fatti una promessa. Sapevamo che le nostre vite fossero a rischio così abbiamo scambiato gli hard disk con le informazioni sulla nostra vita e la nostra famiglia che aggiornavamo ogni mese per poi rifare lo scambio. Il patto era che qualora avessimo trovato qualcuno con cui scambiare tutte le prime volte restanti tra noi, qualcuno quindi di cui ci saremmo fidati e che avremmo amato al punto da confidargli e affidargli la nostra vera vita, avremmo dato a lei o lui l’hard disk.
Io ho ripreso il mio quando sono partita, questo perché i Douglas, avevano già attaccato i miei genitori e io volevo che almeno questo non li mettesse ulteriormente a rischio. Claire, è la sorella di Jordan e più volte hanno pensato che fosse lei ad averlo. Per questo chiunque sia molto vicino a me deve dare sempre e comunque l’impressione di non avere la più pallida idea di chi io sia davvero. Per questo, non avranno mai sospetti su di voi e ho accettato l’incarico perché la vostra posizione vi rende totalmente insospettabili anche qualora, come ora, io decidessi di scoprirmi fino al punto di mettere a rischio la mia vita.
Jordan però ha lasciato a me il suo hard disk e non ha potuto chiedermelo indietro, perché chi ha messo in pericolo me, ha ucciso lui otto giorni fa”.
Vidi il gelo percorrergli la pelle e gli occhi freddarsi di una paura pura e incontrollabile ma la cosa che mi sconvolse non fu la reazione fisica, quanto la lucidità di quella mente così strana. Scosse la testa e socchiuse gli occhi. Strinse di più la mia mano e disse solo: “Finisci per favore”
“Quando teneva sotto controllo il mio telefono, leggeva i tuoi messaggi e quando è venuto qui, ha detto che mi vedeva cambiata, come se qualcuno mi avesse riacceso … e io.”
Ma in quel momento non riuscii a non piangere, a prenderla con distacco. Mi ritrovai a combattere i singhiozzi e concludere quel discorso folle con: “Se dovessi morire nessuno potrebbe distruggere questo”
Gli porsi l’hard disk e lui indietreggiò nuovamente. Ma teneva ancora la mia mano e, con mia immensa sorpresa, con l’altra lo prese. Non riuscii più a tenermi dentro tutto quel dolore. Se potessi descrivere l’esplosione che sentii, fu come una mina antiuomo, forte che mi accasciai di lato e sentii le convulsioni assalirmi finché il suo corpo, leggero sul mio, fece da calmante e sentii solo un: “Come fa un essere così fragile e indifeso a portare sulle spalle il peso del mondo?”
Cercai di riprendermi e gli chiesi forse con tono fin troppo disperato: “Come fai a non buttarmi fuori di casa e a darmi della pazza per aver provato a metterti in un casino così?”
Ma lui, ostinato a farmi capire che al mondo non c‘è solo ciò che diamo per scontato, mi prese il viso tra le mani: “Tu, sei pazza per esserti fidata di me forse ma io, non posso non essertene grato adesso dongseng. Qualunque follia sia parte di te io la voglio come parte di me adesso. E questo…” Prese l’hard disk: “Non servirà distruggerlo perché nessuno, e dico nessuno, ti farà del male. Chiaro? Nessuno saprà niente e lo metteremo nella mia cassaforte. Basta tenerti tutto dentro però. Quando qualcosa non andrà da adesso in poi, parlane con me. Spero solo che questo non ti porti via da qui”
Thara tirò su col naso, sembrava un gattino indifeso e JiYong continuò a tenerla stretta a sé finchè non fu del tutto, o quasi, tranquilla.
“Non so quanto resterò ma so che quel tempo, voglio passarlo con te”.
Quella sera l’hard disk fu al sicuro, la prima copia di Alive era nella mani del leader e Thara… beh, anche lei era in quelle mani e mentre JiYong le percorreva il corpo col suo tocco leggero e sicuro, quella nuova e fuori programma prima volta si fece spazio lentamente tra le lenzuola di un letto non così nuovo per lei ma che prendeva adesso un nuovo significato.
   
 
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